News dal mondo
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Re: News dal mondo
Pensavo che superati i settant’anni rimanesse poco da scoprire di questa balorda umanità.
Non è così.
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L’élite a caccia di sangue giovane, pare ritardi la vecchiaia
Scritto il 21/6/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Sangue umano? Buono, ottimo. Specie se giovane.
«Quella che una volta era solo una delle fantasie dei teorici della cospirazione – i ricchi ingerivano il sangue dei giovani per favorire la longevità – è ormai una realtà e un vero e proprio business negli Stati Uniti», scrive il blog “
La Crepa nel Muro”, rivelando che diversi miliardari oggi ammettono di essere interessati ad esso.
«Hanno scoperto che il sangue di topi giovani, iniettato in topi anziani, ha un enorme effetto ringiovanente», ha detto Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, alla rivista “Inc Magazine”: «Penso che ci siano un sacco di queste cose, che sono state stranamente sottovalutate».
Ma non è più un esperimento che riguardi solo i topi: la società startup di Jesse Karmazin, Ambrosia, sta facendo la stessa cosa con gli esseri umani.
E molti “paperoni” sono in coda per ricevere il sangue dei giovani.
Come riporta “Vanity Fair”, Ambrosia acquista liquido biologico dalle banche del sangue e ha già circa 100 clienti paganti: alcuni sono tecnologi della Silicon Valley, come Thiel. Ma i compratori non si servono solo da Ambrosia. E comunque, chi ha più di 35 anni ha diritto alle trasfusioni.
Un recente studio pubblicato su “Science” e “Nature Medicine” ha rivelato che trasfondere il sangue di un giovane topo in esemplari più anziani può limitare l’apparire dei sintomi dell’invecchiamento.
Questa scoperta rivoluzionaria potrebbe portare a progressi medici e allo sviluppo di nuovi farmaci, aggiunge “La Crepa nel Muro”. Tuttavia, la rivista medica “Vice Tonic” suggerisce l’esistenza di applicazioni molto più sinistre: scrive che «le élites che invecchiano usano il sangue dei giovani come una sorta di siero di giovinezza».
Una richiesta simile è stata fatta dal giornalista Jeff Bercovici l’anno scorso, dopo aver condotto diverse interviste con gli aristocratici della Silicon Valley, tra cui Peter Thiel, e aver imparato a conoscere questa procedura trasfusionale, chiamata “parabiosis”, in cui viene utilizzato il sangue dei giovani per prevenire l’invecchiamento.
«Ci sono voci diffuse nella Silicon Valley, dove la scienza per l’estensione della vita è un’ossessione popolare».
Si racconta che vari boss dell’hi-tech abbiano già cominciato a praticare la “parabiosis”, spendendo decine di migliaia di dollari per ottenere il sangue, anche perché ripetono la pratica varie volte l’anno.
Nel suo articolo, Bercovici esprime preoccupazione per lo sviluppo di un mercato nero per il sangue dei giovani.
«Mentre non v’è nulla di sbagliato se giovani maggiorenni consenzienti vendono del sangue all’élite, il tema di fondo di questa pratica ha forti radici nell’occulto», avverte “La Crepa nel Muro”.
«Nella maggior parte delle culture moderne, omicidi di massa e sacrifici umani si verificano ancora a cielo aperto sotto la copertura della guerra, e il cannibalismo è un’altra pratica diffusa».
Addirittura: «E’ solo nelle ultime centinaia di anni che le pratiche di cannibalismo non ricevono più pubblicità.
In Europa, intorno al periodo della Rivoluzione Americana, la “medicina dei cadaveri” era molto popolare tra la classe dirigente, Charles II anche ne ha usufruito».
Il dottor Richard Sugg, della Durham University, ha condotto approfondite ricerche nella pratica della “medicina cadavere” tra i reali.
«Il corpo umano è stato ampiamente usato come agente terapeutico con i trattamenti più popolari con carne, ossa e sangue», afferma il medico.
«Il cannibalismo è stato trovato non solo nel Nuovo Mondo, come si credeva, ma anche in Europa», aggiunge Sugg.
Una cosa che ci viene raramente insegnata a scuola, ma che è presente in testi letterari e storici del tempo, è questa: Giacomo I rifiutò la “medicina cadavere”, mentre Carlo II ne fece largo uso.
E anche Carlo I ha fatto ricorso alla “medicina cadavere”. «Insieme a Carlo II, vi sono eminenti pazienti che hanno usufruito di tale tipo di medicina, tra cui Francesco I, il chirurgo di Elisabetta I John Banister, Elizabeth Gray, contessa di Kent, Robert Boyle, Thomas Willis, Guglielmo III e la Regina Maria», sostiene il dottor Sugg.
Se questo non fosse abbastanza strano, aggiunge “La Crepa nel Muro”, l’attuale famiglia reale d’Inghilterra sostiene di essere discendente diretta del principe Vlad III Dracula di Valacchia (moderna Romania): «Il folle e depravato Vlad l’Impalatore, che era conosciuto come un macellaio e che alla fine divenne l’ispirazione per la più famosa storia di vampiri».
A parte il contesto storico e occulto raccapricciante di tali pratiche, continua il blog, v’è una mancanza di dati che suggerisce che il procedimento possa funzionare: nonostante le dichiarazioni di Karmazin, il fondatore di Ambrosia, secondo cui «il sangue giovane sembra invertire il processo di invecchiamento», gli scienziati devono ancora trovare il legame tra una trasfusione di sangue giovane ed eventuali, tangibili benefici per la salute.
Non c’è ancora nessun evidenza clinica che il trattamento sia benefico, sostiene un neuroscienziato come Tony Wyss-Coray della Stanford University, che ha condotto uno studio nel 2014 sul giovane plasma sanguigno nei topi, presentato sulla rivista “Science. Secondo Wyss-Coray, si sta sostanzialmente abusando della fiducia dei “pazienti”.
Anche secondo un altro scienziato, Bradley Wise, è ancora troppo presto per raccomandare trasfusioni di sangue da persone giovani a persone anziane, raccontando loro che potrebbero “disinfiammare” il sistema circolatorio intervenendo in modo positivo nel prevenire gravi patologie come Alzheimer, malattie cardiache, diabete, ictus e cancro.
Ma non tutti la pensano così.
Tra i possibilisti figura Rudolph Tanzi, professore di neurologia a Harvard e direttore dell’Unità di ricerca sulla genetica e l’invecchiamento del Massachusetts General Hospital.
«Sono rimasto davvero a bocca aperta leggendo questi risultati», dichiara a “National Geographic”. Secondo Tanzi, gli studi sul sangue dei topi potrebbero segnare una svolta nella medicina: «In qualche modo il sangue giovane ferma l’infiammazione nel corpo e nel cervello, che è uno dei problemi principali che conducono al deterioramento prodotto dalla vecchiaia».
Vuoi vedere che certe élite lo “sapevano” da sempre?
E che il romanzo di Bram Stoker sul tenebroso succhia-sangue dei Carpazi alludeva a qualcosa di più sinistramente vicino a noi?
Non è così.
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L’élite a caccia di sangue giovane, pare ritardi la vecchiaia
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Sangue umano? Buono, ottimo. Specie se giovane.
«Quella che una volta era solo una delle fantasie dei teorici della cospirazione – i ricchi ingerivano il sangue dei giovani per favorire la longevità – è ormai una realtà e un vero e proprio business negli Stati Uniti», scrive il blog “
La Crepa nel Muro”, rivelando che diversi miliardari oggi ammettono di essere interessati ad esso.
«Hanno scoperto che il sangue di topi giovani, iniettato in topi anziani, ha un enorme effetto ringiovanente», ha detto Peter Thiel, co-fondatore di PayPal, alla rivista “Inc Magazine”: «Penso che ci siano un sacco di queste cose, che sono state stranamente sottovalutate».
Ma non è più un esperimento che riguardi solo i topi: la società startup di Jesse Karmazin, Ambrosia, sta facendo la stessa cosa con gli esseri umani.
E molti “paperoni” sono in coda per ricevere il sangue dei giovani.
Come riporta “Vanity Fair”, Ambrosia acquista liquido biologico dalle banche del sangue e ha già circa 100 clienti paganti: alcuni sono tecnologi della Silicon Valley, come Thiel. Ma i compratori non si servono solo da Ambrosia. E comunque, chi ha più di 35 anni ha diritto alle trasfusioni.
Un recente studio pubblicato su “Science” e “Nature Medicine” ha rivelato che trasfondere il sangue di un giovane topo in esemplari più anziani può limitare l’apparire dei sintomi dell’invecchiamento.
Questa scoperta rivoluzionaria potrebbe portare a progressi medici e allo sviluppo di nuovi farmaci, aggiunge “La Crepa nel Muro”. Tuttavia, la rivista medica “Vice Tonic” suggerisce l’esistenza di applicazioni molto più sinistre: scrive che «le élites che invecchiano usano il sangue dei giovani come una sorta di siero di giovinezza».
Una richiesta simile è stata fatta dal giornalista Jeff Bercovici l’anno scorso, dopo aver condotto diverse interviste con gli aristocratici della Silicon Valley, tra cui Peter Thiel, e aver imparato a conoscere questa procedura trasfusionale, chiamata “parabiosis”, in cui viene utilizzato il sangue dei giovani per prevenire l’invecchiamento.
«Ci sono voci diffuse nella Silicon Valley, dove la scienza per l’estensione della vita è un’ossessione popolare».
Si racconta che vari boss dell’hi-tech abbiano già cominciato a praticare la “parabiosis”, spendendo decine di migliaia di dollari per ottenere il sangue, anche perché ripetono la pratica varie volte l’anno.
Nel suo articolo, Bercovici esprime preoccupazione per lo sviluppo di un mercato nero per il sangue dei giovani.
«Mentre non v’è nulla di sbagliato se giovani maggiorenni consenzienti vendono del sangue all’élite, il tema di fondo di questa pratica ha forti radici nell’occulto», avverte “La Crepa nel Muro”.
«Nella maggior parte delle culture moderne, omicidi di massa e sacrifici umani si verificano ancora a cielo aperto sotto la copertura della guerra, e il cannibalismo è un’altra pratica diffusa».
Addirittura: «E’ solo nelle ultime centinaia di anni che le pratiche di cannibalismo non ricevono più pubblicità.
In Europa, intorno al periodo della Rivoluzione Americana, la “medicina dei cadaveri” era molto popolare tra la classe dirigente, Charles II anche ne ha usufruito».
Il dottor Richard Sugg, della Durham University, ha condotto approfondite ricerche nella pratica della “medicina cadavere” tra i reali.
«Il corpo umano è stato ampiamente usato come agente terapeutico con i trattamenti più popolari con carne, ossa e sangue», afferma il medico.
«Il cannibalismo è stato trovato non solo nel Nuovo Mondo, come si credeva, ma anche in Europa», aggiunge Sugg.
Una cosa che ci viene raramente insegnata a scuola, ma che è presente in testi letterari e storici del tempo, è questa: Giacomo I rifiutò la “medicina cadavere”, mentre Carlo II ne fece largo uso.
E anche Carlo I ha fatto ricorso alla “medicina cadavere”. «Insieme a Carlo II, vi sono eminenti pazienti che hanno usufruito di tale tipo di medicina, tra cui Francesco I, il chirurgo di Elisabetta I John Banister, Elizabeth Gray, contessa di Kent, Robert Boyle, Thomas Willis, Guglielmo III e la Regina Maria», sostiene il dottor Sugg.
Se questo non fosse abbastanza strano, aggiunge “La Crepa nel Muro”, l’attuale famiglia reale d’Inghilterra sostiene di essere discendente diretta del principe Vlad III Dracula di Valacchia (moderna Romania): «Il folle e depravato Vlad l’Impalatore, che era conosciuto come un macellaio e che alla fine divenne l’ispirazione per la più famosa storia di vampiri».
A parte il contesto storico e occulto raccapricciante di tali pratiche, continua il blog, v’è una mancanza di dati che suggerisce che il procedimento possa funzionare: nonostante le dichiarazioni di Karmazin, il fondatore di Ambrosia, secondo cui «il sangue giovane sembra invertire il processo di invecchiamento», gli scienziati devono ancora trovare il legame tra una trasfusione di sangue giovane ed eventuali, tangibili benefici per la salute.
Non c’è ancora nessun evidenza clinica che il trattamento sia benefico, sostiene un neuroscienziato come Tony Wyss-Coray della Stanford University, che ha condotto uno studio nel 2014 sul giovane plasma sanguigno nei topi, presentato sulla rivista “Science. Secondo Wyss-Coray, si sta sostanzialmente abusando della fiducia dei “pazienti”.
Anche secondo un altro scienziato, Bradley Wise, è ancora troppo presto per raccomandare trasfusioni di sangue da persone giovani a persone anziane, raccontando loro che potrebbero “disinfiammare” il sistema circolatorio intervenendo in modo positivo nel prevenire gravi patologie come Alzheimer, malattie cardiache, diabete, ictus e cancro.
Ma non tutti la pensano così.
Tra i possibilisti figura Rudolph Tanzi, professore di neurologia a Harvard e direttore dell’Unità di ricerca sulla genetica e l’invecchiamento del Massachusetts General Hospital.
«Sono rimasto davvero a bocca aperta leggendo questi risultati», dichiara a “National Geographic”. Secondo Tanzi, gli studi sul sangue dei topi potrebbero segnare una svolta nella medicina: «In qualche modo il sangue giovane ferma l’infiammazione nel corpo e nel cervello, che è uno dei problemi principali che conducono al deterioramento prodotto dalla vecchiaia».
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E che il romanzo di Bram Stoker sul tenebroso succhia-sangue dei Carpazi alludeva a qualcosa di più sinistramente vicino a noi?
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Re: News dal mondo
In tempi come questi, questo tipo di notizie vanno prese con le molle.
Troppo facile dire “un frigorifero difettoso”.
Difettoso in che senso???
Se difettoso dal punto di vista elettrico perché non sono intervenute le protezioni dell’impianto???
Londra, l'incendio della Grenfell Tower provocato da un frigo difettoso
1/33
Il Messaggero
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4 ore fa
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L'incendio della Grenfell Tower è stato scatenato da un frigorifero difettoso e il rivestimento usato nell'edificio non ha superato i test di sicurezza condotti dopo la tragedia. Lo ha detto la sovrintendente della Met Police Fiona McCormack in una conferenza stampa a Londra.
Secondo la polizia, il modello del frigorifero è un Hotpoint FF175BP. Alcuni testimoni avevano rivelato subito dopo la tragedia che uno dei residenti riteneva che l'incendio fosse divampato a causa di un suo elettrodomestico difettoso. La sovrintendente della Met Police, oltre a ribadire che il bilancio delle vite resta fermo a 79, ha sottolineato che i test di sicurezza condotti come parte dell'indagine sono stati su «scala ridotta» ma hanno permesso di accertare che il rivestimento con funzione isolante della torre era infiammabile come si temeva.
Londra, incendio in un grattacielo: diversi morti (Blitz Tv)
Video:
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... li=BBqg6Qc
Troppo facile dire “un frigorifero difettoso”.
Difettoso in che senso???
Se difettoso dal punto di vista elettrico perché non sono intervenute le protezioni dell’impianto???
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Secondo la polizia, il modello del frigorifero è un Hotpoint FF175BP. Alcuni testimoni avevano rivelato subito dopo la tragedia che uno dei residenti riteneva che l'incendio fosse divampato a causa di un suo elettrodomestico difettoso. La sovrintendente della Met Police, oltre a ribadire che il bilancio delle vite resta fermo a 79, ha sottolineato che i test di sicurezza condotti come parte dell'indagine sono stati su «scala ridotta» ma hanno permesso di accertare che il rivestimento con funzione isolante della torre era infiammabile come si temeva.
Londra, incendio in un grattacielo: diversi morti (Blitz Tv)
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Re: News dal mondo
...IN QUESTO PAZZO, PAZZO, PAZZO MONDO SE NE SENTONO DI TUTTI I COLORI....
Argentina: uomo di 128 anni annuncia al mondo di essere Adolf Hitler
3/34
Notizie.it
Alessandra Boga
9 ore fa
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Il fatto
Facebook Ritrovati in Argentina
Dall’Argentina arriva una notizia shock: un uomo di origine tedesca di nome Herman Guntherberg, che ha la bellezza di 128 anni e vive nella città di Salta, a nord-ovest del Paese sudamericano, ha annunciato al mondo di essere nientemeno che Adolf Hitler, il dittatore nazista.
Intervistato dal giornale El Patriota, ha raccontato di essersi nascosto per anni e di aver potuto rifugiarsi in Argentina nel 1945, grazie ad un passaporto falso procuratogli dalla Gestapo poco prima che finisse la Seconda Guerra Mondiale. Avrebbe deciso di svelarsi solo dopo che i servizi segreti israeliani, il Mossad, hanno annunciato lo scorso anno di voler abbandonare la caccia ai criminali del Terzo Reich, ritenendoli ormai tutti morti. L’uomo ha detto di essere accusato di “molti crimini” dei quali si dichiara innocente, perciò di aver passato tutto quel tempo a nascondersi, ma avrebbe in serbo un’autobiografia in cui racconterà la sua verità. “Sono stato descritto come un cattivo solo perché abbiamo perso la guerra – ha sostenuto –. Quando la gente leggerà il mio lato della storia, cambierà il modo in cui mi percepisce”.
Non gli crede neanche la moglie
La storia lo dice© Facebook La storia lo dice
Naturalmente nessuno crede alla sconvolgente rivelazione di questo ultracentenario, neppure sua moglie Angela Martinez, di nazionalità argentina. La donna ha anzi affermato che il marito ha iniziato a parlare di Hitler solamente due anni fa, quando gli è stato diagnosticato l’Alzheimer. Lei, però, è convinta che Herman sia stato un nazista in quegli anni bui – non sarebbe certo il primo ad essersi rifugiato in Argentina – e ora che non è più in sè, i suoi ricordi sono confusi. La storia dice che Hitler si è suicidato con Eva Braun nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945, assumendo del cianuro e poi sparandosi un colpo di rivoltella alla tempia – la moglie “solo” avvelenandosi” -, come gli aveva suggerito 8 giorni prima il suo medico personale, il Dottor Werner Hasse. Prima di morire, però, il Führer sentiva di dover compiere l’ultima crudeltà: eliminare quanti delle SS lo avevano tradito. Il 29 aprile seppe che Mussolini, con Claretta Petacci, erano stati uccisi dai partigiani e ciò lo rese più determinato al suicidio. Quest’ultimo ebbe alcuni testimoni oculari, che riferirono quanti avvenne, poi, secondo le ultime volontà di Hitler, il suo cadavere e quello di Eva Braun sarebbero stati bruciati e gettati un cratere causato da una bomba. A non credere alla morte del dittatore nazista, fu Stalin, il quale ordinò che gli fossero portate delle prove: esse furono trovate e poi nascoste per sempre, perciò i dubbi a riguardo rimangono, coinvolgendo persino l’FBI.
http://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/ ... spartanntp
Argentina: uomo di 128 anni annuncia al mondo di essere Adolf Hitler
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Dall’Argentina arriva una notizia shock: un uomo di origine tedesca di nome Herman Guntherberg, che ha la bellezza di 128 anni e vive nella città di Salta, a nord-ovest del Paese sudamericano, ha annunciato al mondo di essere nientemeno che Adolf Hitler, il dittatore nazista.
Intervistato dal giornale El Patriota, ha raccontato di essersi nascosto per anni e di aver potuto rifugiarsi in Argentina nel 1945, grazie ad un passaporto falso procuratogli dalla Gestapo poco prima che finisse la Seconda Guerra Mondiale. Avrebbe deciso di svelarsi solo dopo che i servizi segreti israeliani, il Mossad, hanno annunciato lo scorso anno di voler abbandonare la caccia ai criminali del Terzo Reich, ritenendoli ormai tutti morti. L’uomo ha detto di essere accusato di “molti crimini” dei quali si dichiara innocente, perciò di aver passato tutto quel tempo a nascondersi, ma avrebbe in serbo un’autobiografia in cui racconterà la sua verità. “Sono stato descritto come un cattivo solo perché abbiamo perso la guerra – ha sostenuto –. Quando la gente leggerà il mio lato della storia, cambierà il modo in cui mi percepisce”.
Non gli crede neanche la moglie
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Naturalmente nessuno crede alla sconvolgente rivelazione di questo ultracentenario, neppure sua moglie Angela Martinez, di nazionalità argentina. La donna ha anzi affermato che il marito ha iniziato a parlare di Hitler solamente due anni fa, quando gli è stato diagnosticato l’Alzheimer. Lei, però, è convinta che Herman sia stato un nazista in quegli anni bui – non sarebbe certo il primo ad essersi rifugiato in Argentina – e ora che non è più in sè, i suoi ricordi sono confusi. La storia dice che Hitler si è suicidato con Eva Braun nel suo bunker a Berlino il 30 aprile 1945, assumendo del cianuro e poi sparandosi un colpo di rivoltella alla tempia – la moglie “solo” avvelenandosi” -, come gli aveva suggerito 8 giorni prima il suo medico personale, il Dottor Werner Hasse. Prima di morire, però, il Führer sentiva di dover compiere l’ultima crudeltà: eliminare quanti delle SS lo avevano tradito. Il 29 aprile seppe che Mussolini, con Claretta Petacci, erano stati uccisi dai partigiani e ciò lo rese più determinato al suicidio. Quest’ultimo ebbe alcuni testimoni oculari, che riferirono quanti avvenne, poi, secondo le ultime volontà di Hitler, il suo cadavere e quello di Eva Braun sarebbero stati bruciati e gettati un cratere causato da una bomba. A non credere alla morte del dittatore nazista, fu Stalin, il quale ordinò che gli fossero portate delle prove: esse furono trovate e poi nascoste per sempre, perciò i dubbi a riguardo rimangono, coinvolgendo persino l’FBI.
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Re: News dal mondo
Vivere su questo pianeta non è certo una passeggiata. Sia per i tempi che si annunciano, ma anche per il passato prossimo.
I media della carta stampata e della televisione hanno smesso da tempo di fare il giornalismo alla Humphrey Bogart di “Bellezza questa è la stampa”.
Queste notizie per il momento circolano solo sulla rete, fino a quando non verranno presi provvedimenti restrittivi per condizionare anche questo nuovo settore, figlio della Terza Rivoluzione Industriale.
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Dinaro africano: perché Hillary fece assassinare Gheddafi
Scritto il 28/6/17 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Le mail appena rivelate mostrano che la Nato intervenne in Libia perché Gheddafi voleva creare una propria moneta, agganciata all’oro, per competere con l’euro e il dollaro. Lo afferma Brad Hoff su “Foreign Policy”. A capodanno sono state pubblicate oltre 3.000 nuove e-mail della Clinton quando era al Dipartimento di Stato. «La “Cnn” ovviamente si è concentrata sulle più futili», mentre gli analisti si sono soffermati «sulle conferme esplosive ivi contenute: ammissioni di crimini di guerra, infiltrati in Libia sin dall’inizio delle rivolte, la presenza di Al-Qaeda nell’opposizione appoggiata dagli Usa, paesi occidentali che si combattono per il petrolio libico e la preoccupazione per le riserve d’oro e d’argento di Gheddafi che minacciavano l’euro». Il 27 marzo scorso, una nota di Sidney Blumenthal, storico consigliere dei Clinton e raccoglitore di intelligence per Hillary, contiene evidenti testimonianze di crimini di guerra compiuti dai ribelli sostenuti dalla Nato. Citando come fonte un comandante dei ribelli, Blumenthal riferisce confidenzialmente che «sotto l’attacco delle forze aeree e navali degli alleati», le truppe libiche «hanno cominciato sempre più ad unirsi ai ribelli». Commento della fonte: «In confidenza, un comandante ribelle ha detto che le sue truppe continuano a uccidere tutti i mercenari stranieri catturati nei combattimenti».
Mentre l’illegalità degli omicidi degli “squadroni della morte” di Hillary è facilmente riconoscibile, dietro al riferimento ai “mercenari stranieri” potrebbe esserci una sinistra realtà, non immediatamente evidente alla maggior parte della gente, scrive Hoff in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”. «Gheddafi era noto per avvalersi di aziende europee e internazionali per lavori di sicurezza e infrastrutture, e guarda caso nessuna di queste è stata presa di mira dai ribelli. Ci sono invece molte testimonianze che dimostrano che civili libici e lavoratori sub-sahariani, popolazione favorita da Gheddafi nelle sue politiche per l’Unione Africana, sono stati obiettivi della “pulizia razziale” dei ribelli, che vedevano i neri libici come troppo legati al regime. Questi ultimi sono stati comunemente etichettati dai ribelli come “mercenari stranieri” per la loro fedeltà assoluta al leader, sono stati soggetti a torture ed esecuzioni e hanno subìto una pulizia etnica. Ne è un esempio Tawergha, città popolata interamente da 30.000 libici “scuri”, scomparsi nell’agosto 2011 dopo la sua presa da parte delle brigate Nrc Misratan, sostenute dalla Nato».
Questi attacchi erano ben noti fin dal 2012 e spesso filmati, come conferma il report del “Telegraph”: «Dopo la cattura di Gheddafi ad agosto, centinaia di lavoratori migranti provenienti dagli Stati vicini sono stati imprigionati da combattenti alleati alle nuove e provvisorie autorità. Accusano gli africani neri di essere mercenari del defunto leader». In più, «sembra che la Clinton venisse personalmente informata dei crimini dei suoi amati combattenti anti-Gheddafi ben prima che questi avvenissero». La mail di Blumenthal, aggiunge Hoff, conferma anche il sospetto che le forze speciali di addestramento avessero collegamenti con Al-Qaeda. Sempre Blumenthal ammette che unità speciali britanniche, francesi ed egiziane stavano formando militanti libici lungo il confine egiziano-libico e nelle periferie di Bengasi. «Questa è la prova definitiva che forze speciali erano sul territorio subito dopo l’inizio delle proteste scoppiate a metà febbraio 2011 a Bengasi». Dal 27 marzo di quella che si era presunto fosse una semplice “rivolta popolare”, operativi esterni stavano già «sovrintendendo al trasferimento di armi e forniture ai ribelli», tra cui «una fornitura apparentemente infinita di fucili Ak-47 e relative munizioni».
Solo alcuni paragrafi dopo questa ammissione, aggiunge Hoff, si invoca invece cautela sulle milizie che queste forze speciali occidentali stavano formando. C’era infatti la preoccupazione che «gruppi radicali terroristici come il Gruppo dei combattenti islamici libici e Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqim) infiltrassero l’Ntc e il suo comando militare». Anche se la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza Onu proposto dalla Francia diceva che la “no-fly zone” sulla Libia era per proteggere civili, una mail di aprile 2011 inviata ad Hillary con l’argomento “il cliente francese e l’oro di Gheddafi” svela altri fini. Indica infatti che Sarkozy «era in prima fila nell’intervento in Libia, per cinque ordini di motivi: ottenere il petrolio libico, consolidare l’influenza nella regione, aumentare la propria reputazione a livello nazionale, affermare il potere militare francese e togliere l’ascendente di Gheddafi sull’“Africa francofona”». La cosa più sorprendente, aggiunge Hoff, è la lunga sezione che descrive l’enorme minaccia posta dalle riserve d’oro e argento del leader, stimate in 143 tonnellate ciascuna, al franco francese (Cfa), che circola come prima moneta africana. Altro che “responsabilità alla protezione”, a tutela dei civili. La spiegazione “riservata” è la seguente: «Questo oro è stato accumulato prima della ribellione attuale ed era destinato a creare una moneta pan-africana basata sul dinaro».
Il piano, continua l’email riservata, era di «dare agli africani francofoni un’alternativa al franco». Secondo gli esperti, questa quantità d’oro e d’argento valeva più di 7 miliardi di dollari. «L’intelligence francese ha scoperto questo progetto poco dopo l’inizio dell’attuale ribellione e questo è il motivo della decisione di Sarkozy». Da notare che il salvataggio dei civili non viene neanche menzionato, chiosa Hoff. «Invece, la grande paura era che la Libia potesse dare indipendenza al Nord Africa col dinaro. L’intelligence francese “ha scoperto” l’alternativa libica all’euro: non poteva essere concesso». All’inizio del conflitto libico, la Clinton accusò formalmente Gheddafi e il suo esercito di usare lo stupro di massa (con l’aiuto del Viagra) come strumento di guerra. «Sebbene numerose organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty, dimostrarono subito la falsità di queste affermazioni, le accuse vennero pompate da politici e media occidentali: visto che infangava il leader libico, la cosa venne presa per buona dai network».
Altra fiaba: il regime “sposta cadaveri” là dove cadono le bombe Nato. E’ lo stesso Blumenthal ad ammettere che sono semplici “rumors”, cui ha dato eco Robert Gates, allora segretario alla difesa, mentre la «narrativa degli stupri» è stata rilanciata da Susan Rice, ambasciatrice Usa all’Onu, nell’accusare pubblicamente la Libia davanti al Consiglio di Sicurezza. «Queste mail confermano che il Dipartimento di Stato non solo sapeva della natura spuria di ciò che Blumenthal chiama “voci” che avevano come fonte esclusiva il lato dei ribelli, ma anche che non ha fatto nulla per impedire che tali false notizie arrivassero ai piani alti, che ne hanno poi dato “credibilità”», conclude Hoff. «Sembra inoltre che la storia del Viagra probabilmente sia stata inventata di sana pianta da Blumenthal stesso». Interamente falso, dunque, il castello di accuse: Gheddafi, semplicemente, doveva cadere. Rappresentava una sfida all’impero euro-atlantico dell’euro e del dollaro, nonché un argine allo jihadismo, che è funzionale alla Nato: andava eliminato, per poter costruire la leggenda successiva, quella dell’Isis.
I media della carta stampata e della televisione hanno smesso da tempo di fare il giornalismo alla Humphrey Bogart di “Bellezza questa è la stampa”.
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Dinaro africano: perché Hillary fece assassinare Gheddafi
Scritto il 28/6/17 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Le mail appena rivelate mostrano che la Nato intervenne in Libia perché Gheddafi voleva creare una propria moneta, agganciata all’oro, per competere con l’euro e il dollaro. Lo afferma Brad Hoff su “Foreign Policy”. A capodanno sono state pubblicate oltre 3.000 nuove e-mail della Clinton quando era al Dipartimento di Stato. «La “Cnn” ovviamente si è concentrata sulle più futili», mentre gli analisti si sono soffermati «sulle conferme esplosive ivi contenute: ammissioni di crimini di guerra, infiltrati in Libia sin dall’inizio delle rivolte, la presenza di Al-Qaeda nell’opposizione appoggiata dagli Usa, paesi occidentali che si combattono per il petrolio libico e la preoccupazione per le riserve d’oro e d’argento di Gheddafi che minacciavano l’euro». Il 27 marzo scorso, una nota di Sidney Blumenthal, storico consigliere dei Clinton e raccoglitore di intelligence per Hillary, contiene evidenti testimonianze di crimini di guerra compiuti dai ribelli sostenuti dalla Nato. Citando come fonte un comandante dei ribelli, Blumenthal riferisce confidenzialmente che «sotto l’attacco delle forze aeree e navali degli alleati», le truppe libiche «hanno cominciato sempre più ad unirsi ai ribelli». Commento della fonte: «In confidenza, un comandante ribelle ha detto che le sue truppe continuano a uccidere tutti i mercenari stranieri catturati nei combattimenti».
Mentre l’illegalità degli omicidi degli “squadroni della morte” di Hillary è facilmente riconoscibile, dietro al riferimento ai “mercenari stranieri” potrebbe esserci una sinistra realtà, non immediatamente evidente alla maggior parte della gente, scrive Hoff in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”. «Gheddafi era noto per avvalersi di aziende europee e internazionali per lavori di sicurezza e infrastrutture, e guarda caso nessuna di queste è stata presa di mira dai ribelli. Ci sono invece molte testimonianze che dimostrano che civili libici e lavoratori sub-sahariani, popolazione favorita da Gheddafi nelle sue politiche per l’Unione Africana, sono stati obiettivi della “pulizia razziale” dei ribelli, che vedevano i neri libici come troppo legati al regime. Questi ultimi sono stati comunemente etichettati dai ribelli come “mercenari stranieri” per la loro fedeltà assoluta al leader, sono stati soggetti a torture ed esecuzioni e hanno subìto una pulizia etnica. Ne è un esempio Tawergha, città popolata interamente da 30.000 libici “scuri”, scomparsi nell’agosto 2011 dopo la sua presa da parte delle brigate Nrc Misratan, sostenute dalla Nato».
Questi attacchi erano ben noti fin dal 2012 e spesso filmati, come conferma il report del “Telegraph”: «Dopo la cattura di Gheddafi ad agosto, centinaia di lavoratori migranti provenienti dagli Stati vicini sono stati imprigionati da combattenti alleati alle nuove e provvisorie autorità. Accusano gli africani neri di essere mercenari del defunto leader». In più, «sembra che la Clinton venisse personalmente informata dei crimini dei suoi amati combattenti anti-Gheddafi ben prima che questi avvenissero». La mail di Blumenthal, aggiunge Hoff, conferma anche il sospetto che le forze speciali di addestramento avessero collegamenti con Al-Qaeda. Sempre Blumenthal ammette che unità speciali britanniche, francesi ed egiziane stavano formando militanti libici lungo il confine egiziano-libico e nelle periferie di Bengasi. «Questa è la prova definitiva che forze speciali erano sul territorio subito dopo l’inizio delle proteste scoppiate a metà febbraio 2011 a Bengasi». Dal 27 marzo di quella che si era presunto fosse una semplice “rivolta popolare”, operativi esterni stavano già «sovrintendendo al trasferimento di armi e forniture ai ribelli», tra cui «una fornitura apparentemente infinita di fucili Ak-47 e relative munizioni».
Solo alcuni paragrafi dopo questa ammissione, aggiunge Hoff, si invoca invece cautela sulle milizie che queste forze speciali occidentali stavano formando. C’era infatti la preoccupazione che «gruppi radicali terroristici come il Gruppo dei combattenti islamici libici e Al-Qaida nel Maghreb islamico (Aqim) infiltrassero l’Ntc e il suo comando militare». Anche se la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza Onu proposto dalla Francia diceva che la “no-fly zone” sulla Libia era per proteggere civili, una mail di aprile 2011 inviata ad Hillary con l’argomento “il cliente francese e l’oro di Gheddafi” svela altri fini. Indica infatti che Sarkozy «era in prima fila nell’intervento in Libia, per cinque ordini di motivi: ottenere il petrolio libico, consolidare l’influenza nella regione, aumentare la propria reputazione a livello nazionale, affermare il potere militare francese e togliere l’ascendente di Gheddafi sull’“Africa francofona”». La cosa più sorprendente, aggiunge Hoff, è la lunga sezione che descrive l’enorme minaccia posta dalle riserve d’oro e argento del leader, stimate in 143 tonnellate ciascuna, al franco francese (Cfa), che circola come prima moneta africana. Altro che “responsabilità alla protezione”, a tutela dei civili. La spiegazione “riservata” è la seguente: «Questo oro è stato accumulato prima della ribellione attuale ed era destinato a creare una moneta pan-africana basata sul dinaro».
Il piano, continua l’email riservata, era di «dare agli africani francofoni un’alternativa al franco». Secondo gli esperti, questa quantità d’oro e d’argento valeva più di 7 miliardi di dollari. «L’intelligence francese ha scoperto questo progetto poco dopo l’inizio dell’attuale ribellione e questo è il motivo della decisione di Sarkozy». Da notare che il salvataggio dei civili non viene neanche menzionato, chiosa Hoff. «Invece, la grande paura era che la Libia potesse dare indipendenza al Nord Africa col dinaro. L’intelligence francese “ha scoperto” l’alternativa libica all’euro: non poteva essere concesso». All’inizio del conflitto libico, la Clinton accusò formalmente Gheddafi e il suo esercito di usare lo stupro di massa (con l’aiuto del Viagra) come strumento di guerra. «Sebbene numerose organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty, dimostrarono subito la falsità di queste affermazioni, le accuse vennero pompate da politici e media occidentali: visto che infangava il leader libico, la cosa venne presa per buona dai network».
Altra fiaba: il regime “sposta cadaveri” là dove cadono le bombe Nato. E’ lo stesso Blumenthal ad ammettere che sono semplici “rumors”, cui ha dato eco Robert Gates, allora segretario alla difesa, mentre la «narrativa degli stupri» è stata rilanciata da Susan Rice, ambasciatrice Usa all’Onu, nell’accusare pubblicamente la Libia davanti al Consiglio di Sicurezza. «Queste mail confermano che il Dipartimento di Stato non solo sapeva della natura spuria di ciò che Blumenthal chiama “voci” che avevano come fonte esclusiva il lato dei ribelli, ma anche che non ha fatto nulla per impedire che tali false notizie arrivassero ai piani alti, che ne hanno poi dato “credibilità”», conclude Hoff. «Sembra inoltre che la storia del Viagra probabilmente sia stata inventata di sana pianta da Blumenthal stesso». Interamente falso, dunque, il castello di accuse: Gheddafi, semplicemente, doveva cadere. Rappresentava una sfida all’impero euro-atlantico dell’euro e del dollaro, nonché un argine allo jihadismo, che è funzionale alla Nato: andava eliminato, per poter costruire la leggenda successiva, quella dell’Isis.
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Re: News dal mondo
Stephen Hawking, arruolato dalla sovrastruttura per abbattere Trump, o è una notizia con un fondo di verità????
Stephen Hawking: «Piogge acide, temperature di 250° La Terra diventerà come Venere»
1/37
Corriere della Sera
Giovanni Caprara2 ore fa
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«Siamo vicini a un punto di non ritorno oltre il quale il riscaldamento globale diventerà irreversibile. La scelta di Trump potrebbe spingere la Terra oltre questa soglia e farla diventare come Venere, con temperature oltre 250 gradi e piogge di acido solforico». È Stephen Hawking a tratteggiare la terribile prospettiva. Il grande astrofisico, che ha spiegato gli enigmi dei buchi neri, punta il dito contro il presidente americano e la sua decisione di ritirare gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima: «Il cambiamento climatico è uno dei grandi pericoli da affrontare - ha detto in un’intervista alla Bbc per i suoi 75 anni -, se vogliamo fermarlo dobbiamo farlo ora».
Venere è il più caldo dei pianeti del sistema solare e a renderlo tale è un effetto serra con nuvole opache e perenni di acido solforico che impediscono la sua visione diretta. L’ambiente è infernale: il termometro lì può salire anche a 450 gradi, mentre la pressione è quasi cento volte più alta della nostra. Eppure è considerato per molti aspetti un pianeta gemello della Terra, simile in origine per poi degradarsi a causa delle emissioni di anidride carbonica.
http://www.msn.com/it-it/notizie/tecnol ... spartandhp
Stephen Hawking: «Piogge acide, temperature di 250° La Terra diventerà come Venere»
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Giovanni Caprara2 ore fa
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Venere è il più caldo dei pianeti del sistema solare e a renderlo tale è un effetto serra con nuvole opache e perenni di acido solforico che impediscono la sua visione diretta. L’ambiente è infernale: il termometro lì può salire anche a 450 gradi, mentre la pressione è quasi cento volte più alta della nostra. Eppure è considerato per molti aspetti un pianeta gemello della Terra, simile in origine per poi degradarsi a causa delle emissioni di anidride carbonica.
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Re: News dal mondo
ITALIA
UNA STORIA DEL PASSATO
21 lug 2017 09:19
1. FRANCA LEOSINI RACCONTA LA VERITA’ NASCOSTA DI PINO PELOSI SULLA MORTE DI PASOLINI
2. “NEL 2005 FACEVO IN TV ‘OMBRE SUL GIALLO’. LUI MI CHIAMÒ DICENDOMI CHE MI VOLEVA PARLARE IN SEGRETO. CI VEDEMMO IN UN BAR DI PERIFERIA COME AMANTI CLANDESTINI.
3. “MI DISSE CHE ESSENDO MORTI I SUOI GENITORI NON AVEVA PIÙ PAURA CHE FOSSERO AMMAZZATI PER LE SUE RIVELAZIONI. DUNQUE VOLEVA DIRMI LA VERITÀ A CHE IL FIGLIO NON LO PENSASSE ASSASSINO. MI RACCONTÒ CHE ERA ANDATO IN QUELLO STERRATO, POI ERANO INTERVENUTE ALTRE PERSONE CHE AVEVANO TENUTO FERMO LUI E MASSACRATO PASOLINI..."
1 - LEOSINI: “COSI MI RACCONTO CHE A OSTIA NON ERA SOLO”
Michela Tamburrino per “la Stampa”
Franca Leosini e molto commossa. Nel suo vocabolario non e contemplato il diritto al giudizio mentre c’e un capitolo intero sul dovere dell’aiuto. Lei, icona di un giornalismo investigativo corretto, elegante e altamente specializzato, Pino Pelosi lo conosceva bene.
Leosini, quando vi eravate incontrati per la prima volta?
«Tutto e iniziato nel 1998. Di Pasolini non si parlava quasi piu, Pelosi era in carcere per uno dei suoi “reatucci”, come li chiamava: furti. Mi aveva ripetuto la versione del processo, che lui non lo conosceva e che per resistere alle sue avances lo aveva ammazzato. Io gli confutai punto su punto il racconto ma lui niente».
Si fece un bel po’ di anni per quell’omicidio confessato.
«Dieci anni per omicidio in concorso con ignoti che non furono mai cercati. Pasolini bisognava metterlo a tacere anche da morto, seppellendolo nella vergogna».
Poi?
«Poi decisi di aiutarlo. Pelosi rubava perché giurava di non trovare lavoro a causa dell’omicidio Pasolini? Glielo trovai io il lavoro, puliva i giardini».
Ma non è finita qui vero?
«Nel 2005 facevo in tv “Ombre sul giallo”. Lui mi chiamò dicendomi che mi voleva parlare in segreto. Ci vedemmo in un bar di periferia come amanti clandestini. Mi disse che essendo morti i genitori non aveva più paura che fossero ammazzati per le sue rivelazioni. Dunque voleva dirmi la verità a che il figlio non lo pensasse assassino. Mi raccontò che era andato in quello sterrato, poi erano intervenute altre persone che avevano tenuto fermo lui e massacrato Pasolini. Con queste rivelazioni feci riaprire il caso. Quando ne parlammo in trasmissione gli avvocati della famiglia Pasolini, Marazzita e Calvi rimasero basiti».
Nel tempo non l’ha mai abbandonato vero?
«Mai. Nel 2014 ci siamo incontrati e abbiamo parlato ancora di tutto quello che era successo. Lui mi disse una cosa brutta per la quale lo sgridai. Disse che se si fosse accusato di aver ucciso il signor Rossi non sarebbe successo tutto quello che era accaduto. Non potevo ammettere una dichiarazione come questa e, appunto, fui dura con lui e gli contestai una serie di cose che non mi stavano bene. Con ANSA Pelosi lo facevo spesso».
Ma come mai si era instaurato questo rapporto tra di voi?
«Io ho seguito Pelosi per misericordia, l’ho aiutato in tutto, anche nel decorso della sua malattia terribile, senza dirlo, nella più totale discrezione. L’ho fatto operare al Gemelli e l’ho fatto visitare da un urologo dalla Fondazione Veronesi e tutto gratuitamente. E per questo devo dire grazie a Paolo Veronesi che è stato molto generoso».
L’aveva sentito negli ultimi giorni?
«L’altro ieri, mi aveva pregato di andarlo a trovare, l’avrei fatto domani, troppo tardi. Ho tentato di tenerlo in vita il più a lungo possibile e sono contenta di averlo fatto».
2 - IL RAGAZZO DI BORGATA CHE UCCISE IL POETA
Marco Belpoliti per “la Repubblica”
L'ha ucciso lui. Il ragazzo dal naso schiacciato e dai capelli ricci, che staziona la sera con gli amici a piazza dei Cinquecento dinanzi alla Stazione Termini, sguardo intemerato e strafottente. Un angelo dell'infernuccio di quello slargo, dove gravitano marchettari e nullafacenti, ragazzi di borgata e piccoli delinquenti, spacciatori e curiosi. Vittime innocenti e piccoli carnefici.
L'ha ammazzato a colpi di bastone, e poi passandogli sopra con quell' auto su cui è salito, invitato dall'uomo che probabilmente già conosce, almeno di fama. L'automobile, Alfa Romeo GT 2000 color grigio metallizzato è lo strumento con cui il più celebre intellettuale italiano, Per Paolo Pasolini, è andato all' appuntamento con la morte, da Termini all'Idroscalo di Ostia. E lui, l' assassino, è Pino Pelosi, morto ieri a Roma, a 59 anni, dopo una lunga malattia.
La morte ha le fattezze di Pino "la Rana"? Difficile crederlo, eppure sì. L' ha confessato: «Ho ucciso Pasolini». Difficile pensare che l'abbia fatto da solo, eppure chi l'abbia aiutato, chi c'era quella notte a Ostia, non si è mai saputo, e forse non lo si saprà mai. Dopo il delitto Pino guida contromano l'Alfa Romeo GT 2000 sul lungomare di Ostia. Lo fermano i carabinieri. L'auto di chi è? A chi l' hai presa? Prima dice di averla rubata. Non si fa forse così tra quelli di piazza dei Cinquecento?
L'auto è l'oscuro oggetto del desiderio. PPP lo sa e con quella vettura sportiva, veloce, aerodinamica, fotografata poco tempo prima da Pino Pedriali, carica i ragazzi e corre verso il mare. L'ha ucciso lui, dopo un rapporto sessuale consumato nell'auto.
Pelosi ha detto che questa è stata la causa scatenante: i modi e le maniere di quel rapporto. Ne ha dette tante di cose e spesso contraddittorie. Ha affermato e smentito, ha aggiunto, circostanziato, e poi negato, cambiato versione. Tenere dietro a tutte le verità dette da Pino "la Rana" è quasi impossibile, si riempie un dossier, una serie di faldoni. Così sono gli atti giudiziari che ne sono seguiti. La verità non è mai venuta a galla, non si è mai saputo perché e come. E soprattutto chi?
Può "la Rana" aver ucciso quell'uomo tutto muscoli, scattante, sportivo? La mattina del 2 novembre 1975, giorno dei morti, una donna esce dalla sua casupola e va verso lo spiazzo dove la notte si fermano le auto con i fari spenti. Le sembra di scorgere un mucchio di rifiuti. Guarda meglio: è un uomo. «Come un gatto bruciato », dirà agli inquirenti. Una poltiglia di polvere e sangue. Pino ribadisce di essergli ripassato sopra più volte. I processi, le indagini aperte e chiuse, poi riaperte e di nuovo chiuse, non accerteranno mai la verità. Un gorgo d'ipotesi, di teoremi, d'indizi, di prove, di fantasie, di immaginazioni. Nessuna certezza. PPP l'hanno ammazzato perché si era interessato degli affari sporchi dell'Eni.
Aveva ficcato il naso nelle storie politiche e affaristiche di quegli anni. Il segreto starebbe in Petrolio il romanzo che PPP stava scrivendo e che ora, sostengono alcuni, contiene la chiave del mistero. Un capitolo scomparso sarebbe la prova del delitto politico. Dice di averlo Marcello Dell' Utri.
Mafia, Banda della Magliana, trame nere, bombe fasciste, servizi segreti e altro ancora.
Un lungo filo di storie italiane sembra collegare, si dice, la storia di quell' omicidio a Pino "la Rana", al borgataro che accetta il passaggio di quell' uomo dal viso duro e dalla vocina sottile, che gli propone: «Facciamo un giro?».
Pino sa dove vuole portarlo con la sua scattante Alfa GT 2000, a cosa mira PPP. Non si tira indietro, dopo il diniego di due amici. Va con lui. Ha diciassette anni. Un minorenne. Pasolini ama i ragazzi. Non gli uomini adulti del suo stesso sesso. Solo i ragazzini. La foto di Pino che i giornali pubblicano a qualche giorno di distanza lo ritraggono con una giacca e sotto un maglioncino bianco e nero.
Poi altre foto nel corso degli anni, mentre invecchiava, senza mai perdere la strafottenza di quello sguardo. Neppure anni più tardi, dopo la sentenza sulla sua colpevolezza passata in giudicato, la libertà condizionata ottenuta nel 1983, i trascorsi per altri reati comuni e un periodo di lavoro alla cooperativa 29 Giugno - quella di Salvatore Buzzi, ieri condannato a 19 anni: destini incrociati.
Oggi che non c'è più, che anche lui è morto, ne sono trascorsi quarantadue di anni da quella notte maledetta. L'assassino del poeta porta con sé nella morte il proprio segreto. Ha scritto PPP: «La morte non è/ nel non poter comunicare/ ma non nel poter più essere compresi».
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 152722.htm
UNA STORIA DEL PASSATO
21 lug 2017 09:19
1. FRANCA LEOSINI RACCONTA LA VERITA’ NASCOSTA DI PINO PELOSI SULLA MORTE DI PASOLINI
2. “NEL 2005 FACEVO IN TV ‘OMBRE SUL GIALLO’. LUI MI CHIAMÒ DICENDOMI CHE MI VOLEVA PARLARE IN SEGRETO. CI VEDEMMO IN UN BAR DI PERIFERIA COME AMANTI CLANDESTINI.
3. “MI DISSE CHE ESSENDO MORTI I SUOI GENITORI NON AVEVA PIÙ PAURA CHE FOSSERO AMMAZZATI PER LE SUE RIVELAZIONI. DUNQUE VOLEVA DIRMI LA VERITÀ A CHE IL FIGLIO NON LO PENSASSE ASSASSINO. MI RACCONTÒ CHE ERA ANDATO IN QUELLO STERRATO, POI ERANO INTERVENUTE ALTRE PERSONE CHE AVEVANO TENUTO FERMO LUI E MASSACRATO PASOLINI..."
1 - LEOSINI: “COSI MI RACCONTO CHE A OSTIA NON ERA SOLO”
Michela Tamburrino per “la Stampa”
Franca Leosini e molto commossa. Nel suo vocabolario non e contemplato il diritto al giudizio mentre c’e un capitolo intero sul dovere dell’aiuto. Lei, icona di un giornalismo investigativo corretto, elegante e altamente specializzato, Pino Pelosi lo conosceva bene.
Leosini, quando vi eravate incontrati per la prima volta?
«Tutto e iniziato nel 1998. Di Pasolini non si parlava quasi piu, Pelosi era in carcere per uno dei suoi “reatucci”, come li chiamava: furti. Mi aveva ripetuto la versione del processo, che lui non lo conosceva e che per resistere alle sue avances lo aveva ammazzato. Io gli confutai punto su punto il racconto ma lui niente».
Si fece un bel po’ di anni per quell’omicidio confessato.
«Dieci anni per omicidio in concorso con ignoti che non furono mai cercati. Pasolini bisognava metterlo a tacere anche da morto, seppellendolo nella vergogna».
Poi?
«Poi decisi di aiutarlo. Pelosi rubava perché giurava di non trovare lavoro a causa dell’omicidio Pasolini? Glielo trovai io il lavoro, puliva i giardini».
Ma non è finita qui vero?
«Nel 2005 facevo in tv “Ombre sul giallo”. Lui mi chiamò dicendomi che mi voleva parlare in segreto. Ci vedemmo in un bar di periferia come amanti clandestini. Mi disse che essendo morti i genitori non aveva più paura che fossero ammazzati per le sue rivelazioni. Dunque voleva dirmi la verità a che il figlio non lo pensasse assassino. Mi raccontò che era andato in quello sterrato, poi erano intervenute altre persone che avevano tenuto fermo lui e massacrato Pasolini. Con queste rivelazioni feci riaprire il caso. Quando ne parlammo in trasmissione gli avvocati della famiglia Pasolini, Marazzita e Calvi rimasero basiti».
Nel tempo non l’ha mai abbandonato vero?
«Mai. Nel 2014 ci siamo incontrati e abbiamo parlato ancora di tutto quello che era successo. Lui mi disse una cosa brutta per la quale lo sgridai. Disse che se si fosse accusato di aver ucciso il signor Rossi non sarebbe successo tutto quello che era accaduto. Non potevo ammettere una dichiarazione come questa e, appunto, fui dura con lui e gli contestai una serie di cose che non mi stavano bene. Con ANSA Pelosi lo facevo spesso».
Ma come mai si era instaurato questo rapporto tra di voi?
«Io ho seguito Pelosi per misericordia, l’ho aiutato in tutto, anche nel decorso della sua malattia terribile, senza dirlo, nella più totale discrezione. L’ho fatto operare al Gemelli e l’ho fatto visitare da un urologo dalla Fondazione Veronesi e tutto gratuitamente. E per questo devo dire grazie a Paolo Veronesi che è stato molto generoso».
L’aveva sentito negli ultimi giorni?
«L’altro ieri, mi aveva pregato di andarlo a trovare, l’avrei fatto domani, troppo tardi. Ho tentato di tenerlo in vita il più a lungo possibile e sono contenta di averlo fatto».
2 - IL RAGAZZO DI BORGATA CHE UCCISE IL POETA
Marco Belpoliti per “la Repubblica”
L'ha ucciso lui. Il ragazzo dal naso schiacciato e dai capelli ricci, che staziona la sera con gli amici a piazza dei Cinquecento dinanzi alla Stazione Termini, sguardo intemerato e strafottente. Un angelo dell'infernuccio di quello slargo, dove gravitano marchettari e nullafacenti, ragazzi di borgata e piccoli delinquenti, spacciatori e curiosi. Vittime innocenti e piccoli carnefici.
L'ha ammazzato a colpi di bastone, e poi passandogli sopra con quell' auto su cui è salito, invitato dall'uomo che probabilmente già conosce, almeno di fama. L'automobile, Alfa Romeo GT 2000 color grigio metallizzato è lo strumento con cui il più celebre intellettuale italiano, Per Paolo Pasolini, è andato all' appuntamento con la morte, da Termini all'Idroscalo di Ostia. E lui, l' assassino, è Pino Pelosi, morto ieri a Roma, a 59 anni, dopo una lunga malattia.
La morte ha le fattezze di Pino "la Rana"? Difficile crederlo, eppure sì. L' ha confessato: «Ho ucciso Pasolini». Difficile pensare che l'abbia fatto da solo, eppure chi l'abbia aiutato, chi c'era quella notte a Ostia, non si è mai saputo, e forse non lo si saprà mai. Dopo il delitto Pino guida contromano l'Alfa Romeo GT 2000 sul lungomare di Ostia. Lo fermano i carabinieri. L'auto di chi è? A chi l' hai presa? Prima dice di averla rubata. Non si fa forse così tra quelli di piazza dei Cinquecento?
L'auto è l'oscuro oggetto del desiderio. PPP lo sa e con quella vettura sportiva, veloce, aerodinamica, fotografata poco tempo prima da Pino Pedriali, carica i ragazzi e corre verso il mare. L'ha ucciso lui, dopo un rapporto sessuale consumato nell'auto.
Pelosi ha detto che questa è stata la causa scatenante: i modi e le maniere di quel rapporto. Ne ha dette tante di cose e spesso contraddittorie. Ha affermato e smentito, ha aggiunto, circostanziato, e poi negato, cambiato versione. Tenere dietro a tutte le verità dette da Pino "la Rana" è quasi impossibile, si riempie un dossier, una serie di faldoni. Così sono gli atti giudiziari che ne sono seguiti. La verità non è mai venuta a galla, non si è mai saputo perché e come. E soprattutto chi?
Può "la Rana" aver ucciso quell'uomo tutto muscoli, scattante, sportivo? La mattina del 2 novembre 1975, giorno dei morti, una donna esce dalla sua casupola e va verso lo spiazzo dove la notte si fermano le auto con i fari spenti. Le sembra di scorgere un mucchio di rifiuti. Guarda meglio: è un uomo. «Come un gatto bruciato », dirà agli inquirenti. Una poltiglia di polvere e sangue. Pino ribadisce di essergli ripassato sopra più volte. I processi, le indagini aperte e chiuse, poi riaperte e di nuovo chiuse, non accerteranno mai la verità. Un gorgo d'ipotesi, di teoremi, d'indizi, di prove, di fantasie, di immaginazioni. Nessuna certezza. PPP l'hanno ammazzato perché si era interessato degli affari sporchi dell'Eni.
Aveva ficcato il naso nelle storie politiche e affaristiche di quegli anni. Il segreto starebbe in Petrolio il romanzo che PPP stava scrivendo e che ora, sostengono alcuni, contiene la chiave del mistero. Un capitolo scomparso sarebbe la prova del delitto politico. Dice di averlo Marcello Dell' Utri.
Mafia, Banda della Magliana, trame nere, bombe fasciste, servizi segreti e altro ancora.
Un lungo filo di storie italiane sembra collegare, si dice, la storia di quell' omicidio a Pino "la Rana", al borgataro che accetta il passaggio di quell' uomo dal viso duro e dalla vocina sottile, che gli propone: «Facciamo un giro?».
Pino sa dove vuole portarlo con la sua scattante Alfa GT 2000, a cosa mira PPP. Non si tira indietro, dopo il diniego di due amici. Va con lui. Ha diciassette anni. Un minorenne. Pasolini ama i ragazzi. Non gli uomini adulti del suo stesso sesso. Solo i ragazzini. La foto di Pino che i giornali pubblicano a qualche giorno di distanza lo ritraggono con una giacca e sotto un maglioncino bianco e nero.
Poi altre foto nel corso degli anni, mentre invecchiava, senza mai perdere la strafottenza di quello sguardo. Neppure anni più tardi, dopo la sentenza sulla sua colpevolezza passata in giudicato, la libertà condizionata ottenuta nel 1983, i trascorsi per altri reati comuni e un periodo di lavoro alla cooperativa 29 Giugno - quella di Salvatore Buzzi, ieri condannato a 19 anni: destini incrociati.
Oggi che non c'è più, che anche lui è morto, ne sono trascorsi quarantadue di anni da quella notte maledetta. L'assassino del poeta porta con sé nella morte il proprio segreto. Ha scritto PPP: «La morte non è/ nel non poter comunicare/ ma non nel poter più essere compresi».
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Re: News dal mondo
ITALIA
Meteo, fulmini e saette: da domani cambia tutto
1/33
Il Mattino
5 ore fa
VEDI:
http://www.msn.com/it-it/meteo/storiepr ... ocid=wispr
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Re: News dal mondo
ITALIA
Da http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti
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Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti
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Re: News dal mondo
UncleTom ha scritto:ITALIA
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Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti
IlFattoQuotidiano.it / Economia & Lobby
Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti. “Nessun accesso ai conti”
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/co ... /articoli/
Economia & Lobby
Secondo le risultanze della banca, una prima violazione sembra essere avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2016, mentre è stata appena individuata una seconda intrusione avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2017
di F. Q. | 26 luglio 2017
9
210
Più informazioni su: Milano, Unicredit
UniCredit ha subito un attacco informatico che ha violato i dati di 400mila clienti italiani. Secondo quanto riferito dalla banca si tratta di informazioni relative solo a prestiti personali. Non sono stati acquisiti dati per l’accesso ai conti o che permettano transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban. UniCredit ha informato le autorità, a annuncia un esposto alla Procura di Milano.
Secondo le risultanze della banca, una prima violazione sembra essere avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2016, mentre è stata appena individuata una seconda intrusione avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2017. Si ritiene che nei due periodi siano stati violati i dati di circa 400.000 clienti in Italia. La banca precisa “che non è stato acquisito nessun dato, quali le password, che possa consentire l’accesso ai conti dei clienti o che permetta transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban. UniCredit ha informato le autorità competenti ed ha avviato uno specifico audit sul tema”. In mattinata, formalizzerà un esposto in procura a Milano. La banca “ha inoltre immediatamente adottato tutte le azioni necessarie volte ad impedire il ripetersi di tale intrusione informatica”.
Unicredit ha messo a disposizione il numero verde dedicato 800 323285 per i clienti che desiderino ulteriori informazioni. Il personale della propria filiale di riferimento è a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione. La banca contatterà i clienti interessati mediante canali di comunicazione specifici. Per ragioni di sicurezza non verranno utilizzate la posta elettronica o le telefonate dirette. “La tutela e la sicurezza dei dati dei propri clienti sono per Unicredit una assoluta priorità e nell’ambito del recente piano industriale Transform 2019 il gruppo sta investendo 2,3 miliardi di euro per rafforzare e rendere sempre più efficaci i propri sistemi informatici”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... i/3755238/
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Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti
Cosa sappiamo dell'attacco hacker a Unicredit
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AgiNews
4 ore fa
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Attacco hacker© AgiNews Attacco hacker
Hacker in azione sui clienti di Unicredit: negli scorsi mesi hanno prelevato i dati di 400mila persone, ma secondo quanto riporta Repubblica nessun codice o password che permetta di operare senza autorizzazione sui conti correnti. A comunicare l'incursione informatica è stata la stessa banca, che in una nota denuncia "di aver subito una intrusione informatica in Italia con accesso non autorizzato a dati di clienti italiani relativi solo a prestiti personali" e precisa che la falla si è aperta "attraverso un partner commerciale esterno italiano".
La banca ricostruisce la cronologia degli attacchi:
1.Settembre-ottobre 2016
2.Giugno-luglio 2017
"Si ritiene che nei due periodi siano stati violati i dati di circa 400.000 clienti in Italia", aggiunge la banca che poi rassicura i suoi correntisti precisando che "non è stato acquisito nessun dato, quali le password, che possa consentire l'accesso ai conti dei clienti o che permetta transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici IBAN".
IlFattoQuotidiano.it / Economia & Lobby
Unicredit, attacco informatico in Italia: violati i dati di 400mila clienti. “Nessun accesso ai conti”
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Economia & Lobby
Secondo le risultanze della banca, una prima violazione sembra essere avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2016, mentre è stata appena individuata una seconda intrusione avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2017
di F. Q. | 26 luglio 2017
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Più informazioni su: Milano, Unicredit
UniCredit ha subito un attacco informatico che ha violato i dati di 400mila clienti italiani. Secondo quanto riferito dalla banca si tratta di informazioni relative solo a prestiti personali. Non sono stati acquisiti dati per l’accesso ai conti o che permettano transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban. UniCredit ha informato le autorità, a annuncia un esposto alla Procura di Milano.
Secondo le risultanze della banca, una prima violazione sembra essere avvenuta nei mesi di settembre e ottobre 2016, mentre è stata appena individuata una seconda intrusione avvenuta nei mesi di giugno e luglio 2017. Si ritiene che nei due periodi siano stati violati i dati di circa 400.000 clienti in Italia. La banca precisa “che non è stato acquisito nessun dato, quali le password, che possa consentire l’accesso ai conti dei clienti o che permetta transazioni non autorizzate. Potrebbe invece essere avvenuto l’accesso ad alcuni dati anagrafici e ai codici Iban. UniCredit ha informato le autorità competenti ed ha avviato uno specifico audit sul tema”. In mattinata, formalizzerà un esposto in procura a Milano. La banca “ha inoltre immediatamente adottato tutte le azioni necessarie volte ad impedire il ripetersi di tale intrusione informatica”.
Unicredit ha messo a disposizione il numero verde dedicato 800 323285 per i clienti che desiderino ulteriori informazioni. Il personale della propria filiale di riferimento è a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione. La banca contatterà i clienti interessati mediante canali di comunicazione specifici. Per ragioni di sicurezza non verranno utilizzate la posta elettronica o le telefonate dirette. “La tutela e la sicurezza dei dati dei propri clienti sono per Unicredit una assoluta priorità e nell’ambito del recente piano industriale Transform 2019 il gruppo sta investendo 2,3 miliardi di euro per rafforzare e rendere sempre più efficaci i propri sistemi informatici”.
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