Come se ne viene fuori ?

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UncleTom
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...QUALCUNO CHE SI ACCORGE DI QUELLO CHE REALMENTE STA ACCADENDO IN ITALIA, SEMBRA CHE CI SIA.....





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Blondet: anche Grillo in questa Italia di zombie della politica

Scritto il 01/7/17 • nella Categoria: idee Condividi




Con la disfatta del 5 Stelle, si aggiunge un’altra maceria ai mozziconi, ruderi e rifiuti solidi di cui è ingombra la politica italiana.

Ci avrete fatto caso: il Parlamento è intasato di questi mozziconi, di questi avanzi mal consumati.

Sono scorie di progetti politici falliti, vestigia in rovina di proposte generali di governo dismesse e rifiutate, relitti di proposte di vasto respiro, che suscitarono un tempo grandi speranze nel pubblico, naufragate: quasi sempre per stupidità e imperizia o disonestà dei leader, talora per i siluri di franchi tiratori e fuoco amico invidioso.

Quello di Grillo e dei grillini era un progetto politico: mattoide, fanatico, dogmatico e confuso, ma aveva attratto il 30 per cento degli elettori – perché lo volevano attuato.

Ora si aggiunge alle scorie e agli scarti e alle macerie degli altri.

Sono così tanti che è impossibile elencarli, senza dimenticarne qualcuno: Berlusconi rincretinito e animalista, quel che resta del Popolo delle Libertà che lui ha tradito; Alfano, Casini sopravvivono come maceria affaristico-democristiana; da qualche parte dev’esserci un mozzicone di Mariotto Segni, che vinse i referendum (il totocalcio) e poi perse la schedina.

Si vedono le vistose macerie di Renzi e del renzismo, molto ingombranti. Resta inamovibile Mario Monti, sopravvissuto pietrificato al compito che gli affidarono dall’estero, golpista di lusso pietrificato dalla sua nomina a senatore a vita.

Il visitatore riconosce nella Meloni il residuo storico, lo spezzone inutilizzabile e romanesco del neofascismo; si riconoscono relitti della Margherita, scarti di D’Alema, scorie bersaniane bruciacchiate e annerite, spezzoni stroncati di Ulivo, monconi archeologici di Prodi; la Boldrini è in sé stessa il rudere del NikiVendolismo.

Salvini cerca di ricostruire un progetto politico che fu devastato e ridotto in macerie dal suo stesso fondatore, esempio preclaro di ottusità.

La politica italiana somiglia alla Milano bombardata del 1944.

Meglio, somiglia a una zona archeologica riutilizzata come discarica di rifiuti tossici.

Il guaio è che queste macerie di falliti, relitti, spezzoni sopravvissuti ai rispettivi progetti, ingombrano. Sono pesanti, inamovibili, e restano lì a intralciare il panorama politico, a renderlo illeggibile.

Ogni nuovo relitto che vi si aggiunge rende sempre più improbabile il sorgere di un nuovo progetto, di una nuova proposta d’interesse generale che l’elettorato (o quel che ne resta) possa riconoscere e approvare – o rifiutare.

Mozziconi, resti e sopravvissuti zombificati, hanno questo carattere (non rivelo nulla di nuovo): rinunciato al grande progetto politico da proporre al paese, sopravvivono coltivando le loro minuscole clientele parassitarie.

Berlusconi è inguardabile, ma avendo abbracciato agnellini strapperà qualche voto.

La “dc” residuale di Alfano campa con i finanziamenti pubblici per gli immigrati in Sicilia.

Renzi e i renziani non hanno più altro progetto che restare attaccati alla mammella di miliardi nelle pieghe della presidenza del Consiglio.

La Meloni ha i voti sicuri della tifoseria e dei teppisti der Testaccio, che so.

A nessuno di costoro importa più nulla, in realtà, della politica intesa nel vero senso della parola, la proposta al popolo di un progetto complessivo, su cui cercare e trovare le più vaste convergenze.

No, anzi: a loro basta avere quel 6 per cento che gli assicuri quattro seggi in Parlamento e le mani in pasta nei clientelismi meridionali, in qualche Comune o municipalizzata.

La legge elettorale che voteranno è quella per loro ideale, il proporzionale puro con sbarramento al 4, al 3 per cento: quella che garantisce loro la sopravvivenza, il business degli immigrati nel proprio collegio e comunque qualche ditata di denaro pubblico locale, e l’ingombro continuo e perenne del terreno politico.

Sono quasi sicuro che anche Beppe Grillo, a parte la rabbia del momento, sia contento di aver perso voti: la prospettiva di governare davvero, con quell’elettorato di fanatici e idioti che s’era procurato sul web, e la coscienza oscura della sua propria stupidità, lo ha sempre terrorizzato.

Troppa responsabilità, troppa necessità di competenze che non possiede nemmeno lontanamente (e lo sa); la pratica di “selezionare” personale politico dai mattoidi che si propongono sulla rete, e che lui non conosce, è evidentemente un incubo.

Ma quale 33 per cento!

Un confortevole 12 va benissimo, permette di gestire la ditta Casaleggio e Associati confortevolmente, senza assumersi pesi, oneri e rischi di governo, e al riparo dalle critiche e dagli attacchi dei media.

Ora che i grillini non sono più un pericolo, li lasceranno campare.

Occorrerebbe ripulire questo Parlamento con getti potenti di acqua e schiuma disinfettante, come le stalle di Augìa; non basta, però: macerie impietrite, scorie e rifiuti solidificati richiederebbero lanciafiamme e dinamite.

Non è il caso di sognare.

Ma è solo per farvi notare che questo popolo è smarrito, istupidito oggi più di ieri, non per caso.

(Maurizio Blondet, “Un altro rudere si aggiunge a un Parlamento fatto solo di scorie”, dal blog di Blondet del 12 giugno 2017).
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NON E' UN CASO SE IL GIORNALE SIA SUL SITO CHE SUL QUOTIDIANO, FACCIA QUESTA PUBBLICITA':

STORIA
...DEL
FASCISMO
L'OPERA DEFINITIVA


Da sabato 1 luglio
IN EDICOLA



TUTTI I RADDOPPI E E [color] SONO OPERA DELL'OVRA IN AZIONE
LI HO LASCIATI PERCHE' SERVE PER LA TESTIMONIANZA ALLA POLIZIA POSTALE
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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO





CHI DIMENTICA IL PASSATO E’ COSTRETTO A RIVIVERLO
Primo Levi






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Fiamma Negrini: "La mia lista dei Fasci del lavoro contro chi vuol farmi tacere"
Fiamma Negrini rompe il silenzio e, a pochi giorni dalla sua prima apparizione pubblica dopo il polverone del post-voto, si racconta in esclusiva a Il Giornale.it
Elena Barlozzari - Sab, 01/07/2017 - 18:31

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Nomen Omen. Quello di Fiamma Negrini, predestinata ad accendere i bruciori di stomaco dei notabili dell’antifascismo di provincia.

E non solo. Anche i sacerdoti della democrazia senza voto non l’hanno presa bene. Ma dovranno farsene una ragione.
Due giorni fa, infatti, la giovanissima eletta (appena vent’anni) con la lista dei “Fasci Italiani del Lavoro” a Sermide e Felonica, nel Mantovano, si è seduta per la prima volta tra i banchi dell’opposizione. Alla faccia di chi – Boldrini in testa – si era scomodato per chiederne la scomunica. E commenta così, in esclusiva per ilGiornale.it, la sua prima apparizione pubblica: “È andata abbastanza bene”. E qualcuno ha persino applaudito il suo intervento, “erano i ragazzi di Forza Nuova Modena e Rovigo ed anche della gente comune”.
Ma il viso è tirato, lo sguardo stanco, l’espressione tradisce le preoccupazioni passate. Scordatevi di quella ragazzina dal fascino acerbo che si scatta un selfie allo specchio, Fiamma adesso è diventata grande. Quello scatto “rubato” dal suo profilo Facebook è solo un ricordo.
In una manciata di settimane, difficili, si è vista costretta a mettere nel cassetto gli strali di un’adolescenza spensierata. “C’è voluto coraggio” per superare “i giorni dell’intolleranza, dell’intimidazione e della violenza”. Quelli in cui, a parte papà Claudio ed l’inseparabile braccio destro Vincenzo Stravolo, sentiva di avere tutto il mondo contro. Ma lei è rimasta in disparte, spaventata sì, ma in disparte. “Mi rifiuto di scendere a compromessi con chi usa la democrazia per combattere la democrazia, nel tentativo di cancellare il voto del 10,41 per cento dei sermidesi–felonichesi”.
Dice così, adesso, ma fino a qualche mese va non s’aspettava che questa candidatura le sarebbe costata tanto. “Mi ero dimenticata di chi oggi governa la nostra nazione”. Il riferimento alla presidente della Camera, la prima ad aver scatenato la “caccia alla fascista”, è palese. Dopo di lei altri si sono aggiunti, e sono iniziate ad arrivare anche le minacce di morte. E la paura. Che l’ha costretta a lasciare la sua casa, la sua città, per trovare ospitalità “in un luogo sicuro”. Rendendosi irreperibile per tutti. Anche per la stampa che, dal giorno della sua elezione, cerca di strapparle una dichiarazione. Una soltanto.
Ma adesso è tornata e “le cose vanno decisamente meglio”. È arrivato il momento di concentrarsi “sul compito che i cittadini mi hanno assegnato”. A loro e soltanto a loro risponderà. Cercando di tradurre concretamente i punti del suo programma elettorale. Marciare su Sermide e Felonica al passo dell’oca? Ricostruire il partito fascista? Realizzare una scultura di Benito Mussolini nella piazza principale? Nulla di tutto questo. Non metterà nemmeno la camicia nera ai messi comunali. Bensì si occuperà “della riapertura dell’argine del Po, del recupero delle aree verdi e della costruzione di una piscina comunale”. Perché, per lei, “la politica è un mezzo per migliorare la qualità di vita dei cittadini”. Sic et simpliciter.
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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO


Una tragedia italiana

L’ego di Benito Mussolini ha portato l’Italia alla Seconda Guerra Mondiale e a milioni di morti.

Visto che non ci è bastato, adesso si agita Pinocchio Mussoloni.




Dalla prima pagina de il Fatto Quotidiano di oggi, 2 luglio 2017:


PIAZZE CONTRO Matteo a Milano, Giuliano e Pier Luigi a Roma (2 mila persone)
Renzi: “Non mi può fermare nessuno”
Pisapia non lo cita, Bersani lo attacca

o D’ESPOSITO E DE CAROLIS A PAG. 6 - 7


A pagina 6:

Pisapia predica: “Soli si perde”
Renzi sfida: “Non mi fermate”

Esordio a Roma per l’ex sindaco di Milano che invoca un centrosinistra unito
ma ormai i ponti col Pd sono saltati anche se lo scontro non è mai frontale
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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO



Il punto di vista di Massimo Cacciari sulla disintegrazione in corso:







2 lug 2017 12:58
CACCIARI CACCIA TUTTI

- "RENZI HA CAPITO CHE CON BERSANI E PISAPIA RISCHIA DI ESSERE MASSACRATO ALLE ELEZIONI

- PRODI? È STATO MANDATO A CASA DUE VOLTE. IL SUO TENTATIVO DI FARE DA COLLANTE È PATETICO

– ATTENTI ALLA NUOVA DESTRA, LA SINISTRA E’ IMPOTENTE. LA CLASSE DIRIGENTE NON E’ ALL’ALTEZZA…"



Alessandra Longo per la Repubblica

Non sarà presente fisicamente in queste ore agli incontri della sinistra, o meglio delle sinistre in travaglio, però Massimo Cacciari è sempre informatissimo dei fatti. Ha visto l' intervento di Renzi, durissimo, a tratti irridente per esempio quando l' ex premier avverte che «fuori dal Pd non c' è la rivoluzione marxista-leninista ma il Movimento 5Stelle».

Ha visto, sentito, e non ha dubbi: «Renzi ha fatto benissimo a mettere le mani avanti - dice il professore - Ma ti pare che fa la coalizione con Bersani per poi essere massacrato alle elezioni? Ma stiamo scherzando?». Cacciari è in treno, per un tratto accanto a lui si sono seduti due "militanti" diretti a Roma, alla manifestazione di Giuliano Pisapia: «Mi hanno detto: "Andiamo, vediamo, chissà"».
Senza troppe illusioni, persino un filo di stanchezza nella voce. Lui lo definisce un clima complessivamente «malinconico» quello di questa sinistra divisa e intimamente preparata alla sconfitta contro una Nuova Destra che già si profila. Cacciari, che non risparmia critiche a Renzi, è tuttavia tranchant con l' attivismo di Prodi: «È stato mandato a casa due volte. Il suo tentativo di fare da collante è patetico».

Professore, partiamo dal sondaggio di Ilvo Diamanti pubblicato ieri da "Repubblica". Il Pd tocca il livello più basso degli ultimi tre anni e il centrodestra di Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia è stimato al 32,9 per cento

«C' è qualcuno che si sorprende? Il trend è quello, mi pare scontatissimo. Sono dati che derivano dallo spettacolo delle continue divisioni, dalla manifesta incapacità di dar vita ad un radicamento sui territori, dalla pochezza della classe dirigente, tolto, sia pur con i suoi limiti, Matteo Renzi. Ho girato molto in questo periodo e ho registrato molta malinconia tra gli elettori della sinistra».

Malinconia, dice. Forse per questo è partita una sorta di "operazione nostalgia" e Prodi riempie le piazze.
«Ma le pare possibile? Questa idea di Prodi collante della sinistra è patetica. Ma che collante vuole fare tra Renzi e Bersani? Una risata omerica seppellirebbe tutti. Renzi se ne rende conto. Mai e poi mai può accettare una cosa del genere. A fare una coalizione così perderebbe un sacco di voti. Il vaso è frantumato e non si possono mettere insieme i cocci. Ci vuole un vaso nuovo».

Resta il fatto che il tentativo di Prodi ha creato anche delle aspettative.
«Vuoi opporre ad una sinistra che non è sinistra l' Ulivo? E allora fallo fino in fondo, fai fino in fondo l' operazione nostalgica Ulivo cento per cento. Lo dico come paradosso, però lo dico in un Paese dove i fratelli si ammazzano e la gente ama i nonni. Una lista Ulivo con Prodi potrebbe far perdere al Pd il 15, 20 per cento. Ma solo un progetto così è in grado di attirare, perché da soli, i Pisapia, i Bersani, le tante correnti, i tanti straccetti, al massimo fanno il 5 per cento.
Renzi intuisce la loro debolezza. E per questo attacca: o vinco io o si va alla Grande Coalizione, un progetto che del resto coltiva dal Nazareno. E direi che lo ha fatto a carte scoperte».

Cosa consiglia?
«Bisognerebbe mantenere i nervi saldi, lavorare per una legge sostanzialmente proporzionale, non farsi troppo male durante le elezioni e soprattutto riconoscere il pericolo dell' affermarsi di una nuova destra».

Nell' Italia alla moviola ecco riapparire Silvio Berlusconi.

«No, non è la sua destra liberista che si sta profilando. Berlusconi non ha né la testa né la forza per essere di nuovo protagonista. E la Lega non è il partito di Bossi ma una formazione di destra europea cui si aggiunge, con una discreta percentuale, Fratelli d' Italia . È da questo humus che nascerà la Nuova Destra, un po' Macron , un po' Le Pen. E non sarà certo Berlusconi, legato al vetusto schema Thatcher/ Reagan a guidarla.

E nemmeno Matteo Salvini, populista e demagogo. La destra di cui stiamo parlando sarà capace di coniugare gli interessi capitalistici con gli elementi sovranisti, nazionalisti, sarà in grado di gestire l' immigrazione con modalità securitarie che soddisfino certo elettorato. Una destra in salsa cinese. Berlusconi può fare solo il padre nobile, il battistrada per ciò che verrà. Il nuovo leader si materializzerà e, ripeto, non sarà né Salvini, né Grillo il quale, fiutata l' aria, sta virando a destra ».

E dall' altra parte?
«Dall' altra parte c' è una sinistra italiana impotente inserita in un contesto europeo drammatico.

Ma qualcuno ha voglia di riflettere e cercare di capire? Qualcuno si chiede perché sono spariti i socialisti francesi e quelli spagnoli, mentre i socialdemocratici tedeschi sopravvivono grazie al meccanismo della Grande coalizione?».

Non abbiamo ancora parlato di Pisapia, della manifestazione a Roma.
«Giuliano è una bravissima persona. Gli auguro di star bene e di vivere mille di questi anni».
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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO




La decomposizione irreversibile del PD, aumenta di giorno in giorno il caos politico di questa fase della storia italiana.

Alla fine, però, gli italiani sono sempre gli stessi di un tempo.

“Cedete lo passo” tu.

Dal film L’armata Brancaleone
https://www.youtube.com/watch?v=wfsfFYOpJS4

Nei cespuglietti della sinistra vige la regola : “Cedete lo passo” tu.

Nel numero dell’Espresso di domenica scorsa, Marco Damilano ad un certo punto scrive:

…..Prodi lavorerà per unire e se non funzionerà lo denuncerà pubblicamente: <<Dopo aver fatto di tutto per evitarlo, rischiamo di assistere a un disastro…….>>


Non ci vuole la sfera di cristallo per capire quali saranno le conseguenze di una simile ottusità mescolata ad egoismi personali.


IlFattoQuotidiano.it / Politica

Falcone e Montanari esclusi da Pisapia e Bersani. “In piazza con loro? Ma se ci hanno detto che non potevamo partecipare”
IlFattoQuotidiano.it / Politica


di Angela Gennaro | 2 luglio 2017
5
• 231


Più informazioni su: Centrosinistra, Giuliano Pisapia, Sinistra, Tomaso Montanari

A sinistra del centrosinistra: è l’assemblea nazionale della rete delle Città in Comune. L’incontro è a Roma, e vede in campo la rete delle liste che si sono presentate negli ultimi due anni in tutta Italia in alternativa al Pd. “C’è bisogno di credibilità e di programmi, non di seguire i consigli di Scalfari che propone di mettersi insieme per andare dietro a Mario Draghi e a un’Europa che ci sta impoverendo”, tuona Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista. “Non possiamo certo aspettare Pisapia e Bersani: la sinistra non può essere né quella che ha approvato il Jobs Act né quella che ha approvato la Riforma Fornero. Vogliamo fare in Italia una sinistra come quella di Podemos in Spagna, Melenchon in Francia, Corbyn in Inghilterra. Nessuna di queste ha chiesto di nazionalizzare le banche a cui vanno miliardi di denaro pubblico”. “Noi saremmo anche andati a piazza Santi Apostoli da Pisapia, ma ci hanno detto che l’happening era riservato solo a coloro che fino a quel momento avevano partecipato a quel percorso”, dice l’avvocata Anna Falcone, già protagonista della campagna per il no al referendum del 4 dicembre e ora, con Tomaso Montanari, in prima fila per questa nuova “piattaforma di sinistra”. Il prossimo appuntamento, dopo le assemblee locali, è quello di una riunione nazionale prevista tra fine settembre e inizio ottobre. “Lavoro, salute, ambiente, territorio, scuola: questa è la proposta politica che intendiamo costruire”, spiega. “Non solo ripristinare l’articolo 18 ma garantire tutela a tutti i lavoratori. Non vogliamo i diritti minimi: vogliamo costruire una democrazia ambiziosa e compiuta”. La questione delle alleanze, assicura, non li appassiona: “Lavoreremo con tutti coloro che vogliono aderire a un programma chiaro: ripartire dalla Costituzione e attuarla. Anche Pisapia e Bersani, certo: sono valutazioni che si fanno ex post. Renzi no: il suo Pd ha attuato un disegno neoliberista di demolizione dello Stato e dei diritti”. “Si sono scompaginati gli scenari politici”, dice da Sinistra Italiana Stefano Fassina. “Si è rotto il Pd, c’è in campo un pezzo di cittadinanza attiva molto qualificata con Montanari e Falcone. Facciamo le primarie per la leadership e per il programma e lavoriamo tutti insieme. Anche con Pisapia e Bersani, se riuscissimo a trovare un terreno in comune. Avere una sinistra che si limita a fare testimonianza non interessa più a nessuno”
di Angela Gennaro | 2 luglio 2017

VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07 ... e/3702175/
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO




Sulla copertina dell’Espresso n° 27, oggi in edicola, campeggia in bella evidenza questo titolo:


Ci rifanno neri
Dal voto delle città riemerge la destra. In versione leghista,
populista e razzista. Capace di attrarre anche i consensi
dei 5Stelle. E se Berlusconi la riunisce, può vincere.
Mentre la sinistra si lacera
.


In pratica L’Espresso non fa altro che riportare i maldipancia sentiti in questa città, dopo una scoppola di portata storica, che sono sostanzialmente maldipancia nazionali.

Soprattutto i piddini, che vedono nelle beghe infinite senza conclusione del loro partito, stendere il tappeto rosso per la vittoria di Berlusconi.
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO






Marco Damilano ha scritto il suo articolo per L’Espresso, titolandolo:

Venti di destra

Sovranisti,populisti,
antiparlamentaristi,
nazionalisti, fascisti…
E uniti possono vincere


Non c’è sufficiente consapevolezza di un pericolo a destra nella vita politica italiana, ad avvertirlo, sembra preistoria, era stato Aldo Moro, in un consiglio nazionale della Dc nel 1961, all’indomani della fallita svolta autoritaria del governo Tambroni.

Viene la vertigine, perché da allora sono passati decenni, repubbliche, riforme costituzionali, partiti secolari sono tramontati, leadership scintillanti sono appassite, ma resta l’errore di avversari e analisti: la sottovalutazione, la mancanza di consapevolezza, l’incapacità di vedere cosa si muove nel profondo, nel sotterraneo della società.

E come un fantasma, un fiume carsico che riaffiora appena trovi lo sbocco, in questa estate 2017 di deserto della politica, di piazze vuote e urne prosciugate, rispunta la Destra.

CONTINUA
pancho
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Re: Come se ne viene fuori ?

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UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
Marco Damilano ha scritto il suo articolo per L’Espresso, titolandolo:

Venti di destra

Sovranisti,populisti,
antiparlamentaristi,
nazionalisti, fascisti…
E uniti possono vincere


Non c’è sufficiente consapevolezza di un pericolo a destra nella vita politica italiana, ad avvertirlo, sembra preistoria, era stato Aldo Moro, in un consiglio nazionale della Dc nel 1961, all’indomani della fallita svolta autoritaria del governo Tambroni.

Viene la vertigine, perché da allora sono passati decenni, repubbliche, riforme costituzionali, partiti secolari sono tramontati, leadership scintillanti sono appassite, ma resta l’errore di avversari e analisti: la sottovalutazione, la mancanza di consapevolezza, l’incapacità di vedere cosa si muove nel profondo, nel sotterraneo della società.

E come un fantasma, un fiume carsico che riaffiora appena trovi lo sbocco, in questa estate 2017 di deserto della politica, di piazze vuote e urne prosciugate, rispunta la Destra.

CONTINUA
Allora la mia domanda e' questa:PERCHE RISPPUNTA LA DESTRA?

Se voglio essere coerente con me stesso poiche precedentemente ho messo in discussione il termine di SINISTRA quindi, se vale per la sinistra ancor più puo' valere per la DESTRA se in questi 2 termini ognuno di noi puo' dare la propria interpretazione?

Come al gioco dell'oca ritorniamo sempre da capo con i ns discordi se una volta per tutte non decidiamo che significato dare ORA a questi termini.
E qui per non ripetermi vi rimando a quanto da me scritto precedentemente sul 3D di Antonio sul tema della rivincita di Marx.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO



Un altro motivo del perché siamo all’ultimo atto.



4 lug 2017 11:45
VOLETE LA DIMOSTRAZIONE CHE I PARTITI SONO MORTI? IN QUATTRO ANNI 324 PARLAMENTARI HANNO CAMBIATO CASACCA 502 VOLTE

- IN NESSUNA DEMOCRAZIA AL MONDO UN TERZO DI DEPUTATI E SENATORI VOLTEGGIA DA UN PADRONE ALL’ALTRO A SECONDA DELLE CONVENIENZE

- NON DOVENDO NULLA AGLI ELETTORI, RINCORRONO CHI HA IL POTERE DI “NOMINARLI”


Fabio Martini per “la Stampa”

Oramai i "nostri" sono diventati specialisti inimitabili. Unici al mondo. Già da qualche anno i parlamentari italiani stavano scalando le classifiche internazionali del trasformismo, ma l' ultimo dato - reso noto da Openpolis - fissa un dato strabiliante. Inarrivabile.

Dall' inizio della legislatura - era la primavera del 2013 - sino ad oggi i cambi di gruppo sono stati 502, circa 10 al mese: un valzer che ha coinvolto sino ad oggi 324 parlamentari, il 34% del totale. Un "turismo parlamentare" senza eguali nel mondo occidentale e che non trova riscontri nella storia italiana, sia nella stagione che diede il via al trasformismo nell' Ottocento, ma neppure durante la vituperata Prima Repubblica: in quell' epoca la transumanza da un gruppo parlamentare all' altro era un fenomeno pressoché sconosciuto.

Fino a quando, nel 1994 curiosamente col sistema maggioritario, i numeri via via si sono ingrossati e nel corso di questa legislatura il "turismo parlamentare" è diventato fenomeno di massa: a memoria d' uomo mai era capitato in una democrazia matura che un parlamentare su tre cambiasse casacca.

LA FINE DEI PARTITI
Un fenomeno che sembra fatto apposta per essere oggetto di una generica indignazione contro i parlamentari "sporchi e cattivi" di questa ultima generazione. Ma il boom della transumanza parlamentare ha molte cause. Tanto per cominciare i partiti non sono più quelli di una volta. Oramai ci mettono poco a sfarinarsi.

Le forze politiche entrate in Parlamento ad inizio legislatura hanno subito diverse scomposizioni nell' arco di 4 anni. Il Pdl si è diviso tra la berlusconiana Forza Italia e l'alfaniana Alternativa popolare, i parlamentari di Scelta civica di Monti si sono sparpagliati, dando vita ad una frammentata diaspora e un processo simile ha coinvolto Sel di Vendola, Sinistra Italiana, Possibile di Pippo Civati.

Continue secessioni hanno investito anche il Pd (con la nascita di Mdp) e Cinque Stelle e soltanto Lega nord e Fratelli d'Italia hanno mantenuto la loro conformazione originale.
Come documenta Openpolis, escludendo il Gruppo Misto, alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono diretta emanazione di quanto uscito dalle elezioni Politiche del 2013: Pd, M5s, Lega e Fratelli d' Italia. Risultato finale: nella legislatura dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, i "trasmigranti" sono quasi raddoppiati rispetto alla precedente.

A CACCIA DI NUOVI PADRONI
Ma l'autentico moltiplicatore del "turismo parlamentare" è un altro. Spiega il professor Gianfranco Pasquino, uno dei maestri della Scienza politica italiana: «Per effetto di una legge elettorale che ha portato in Parlamento i nominati, i parlamentari non rappresentano più nessuno. Nè gli elettori del collegio, nè quelli che li sceglievano con le preferenze.

Nessuno sa chi siano ma non sappiamo neppure chi siano i loro elettori. Parlamentari svincolati da qualsiasi mandato e dunque il loro movimento è in gran parte determinato dal calcolo: chi mi rinominerà? Un "movimento" che incide anche sul processo legislativo: quando i parlamentari si spostano, votano come vuole il loro nuovo "padrone" e anche per questo preferiscono il voto palese. In questo trasformismo non c' è nulla di folcloristico. Solo calcoli, previsioni, aspettative. Per i nominati la parola giusta, ahimé, è schiavi».

Meno democrazia Un' altra ragione del boom del trasformismo parlamentare la spiega un osservatore privilegiato come Pino Pisicchio, presidente del Gruppo misto della Camera, eletto deputato per la prima volta nel 1987: «Il fenomeno è scoppiato con i partiti personali e con l' annullamento totale delle garanzie della democrazia interna: se il leader, che ha in mano la selezione delle nomine parlamentari, fa strame delle regole democratiche, che strumenti ha l' opposizione interna per contrastarlo e far valere le sue ragioni? Nessuno. E infatti l' unica via resta quella della scissione, della secessione, dell' uscita laterale».

I casi limite Il boom delle trasmigrazioni ha determinato fenomeni originalissimi. Come il continuo cambio dei nomi dei gruppi parlamentari. Gli "Alfaniani" sono usciti dal Popolo delle libertà il 18 novembre 2013 e decisero di chiamarsi "Nuovo centrodestra". Una definizione presto invecchiata per un partito che ha continuato a far parte di governi a guida Pd, e infatti nel dicembre del 2014 l' Ncd è diventato "Area popolare (Ncd-Udc)".

Ma a dicembre del 2016 si slitta su "Area popolare-Ncd-Centristi per l' Italia", mentre a febbraio del 2017 si passa a "Area popolare-Ncd-Centristi per l' Europa" e nel marzo dello stesso anno si approda ad "Alternativa popolare-Centristi per l' Europa-Ncd". Infinite scomposizioni hanno preso corpo al Senato.
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