Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Renzi

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UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO

DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE






Migranti, rivolta dei Giovani Pd contro Renzi
“Piange il cuore, svilito il lavoro sul territorio”
Malumori dopo “aiutiamoli a casa loro”. L’under 30 in direzione: “Sui social ci muoviamo da cretini”
Segretario nazionale Gd: “Subalternità culturale alla destra”. Lettera del gruppo di Milano: “Inaccettabile”

Politica
“Un’uscita infelice”, certo. “Un pastrocchio comunicativo”. Ma non solo: dietro a quell’“aiutiamoli a casa loro” rilanciato nelle scorse ore da Matteo Renzi c’è di più. C’è “la dimostrazione che il partito sta virando a destra”, che “la svolta politica sul tema dell’immigrazione è già avvenuta, senza alcuna consultazione della base”. Questo, almeno, sostengono i dirigenti dei Giovani democratici, che dimostrano la loro insofferenza rispetto al post pubblicato dalla pagina ufficiale del Pd: quello che riprendeva un breve stralcio di “Avanti”, il libro del segretario del partito prossimo all’uscita
di Valerio Valentini



IlFattoQuotidiano.it / Politica



Renzi, proliferano sui giornali gli estratti del libro. Fiscal compact? “Scriteriato”. Pisapia? “Vuole l’Ulivo ma era contro”


Politica


Su tutti i giornali campeggiano le anticipazioni del libro dell'ex premier. La "base della proposta politica del Pd per le prossime elezioni"? Accordo con la Ue per 30 miliardi di deficit in più (con attacco a Monti) e un piano per ridurre il debito. Poi gli attacchi agli scissionisti "preoccupati solo dello scranno". E l'amarcord sui vertici con gli altri leader: "Angela mandò un sms a mia figlia Ester"



di F. Q. | 9 luglio 2017

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Più informazioni su: Debito, Deficit, Fiscal Compact, Giuliano Pisapia, Mario Monti, Massimo D’Alema, Matteo Renzi, PD


La proposta di far salire il deficit al 2,9% del pil per cinque anni per ridurre le tasse e spingere la crescita. A dispetto dello “scriteriato” Fiscal compact che Monti “si è fatto imporre” dall’Europa. L’attacco agli scissionisti Pd, che se ne sono andati “non dopo l’approvazione di una legge contestata” come il Jobs Act ma dopo la pronuncia della Consulta sull’Italicum, perché, è la spiegazione di Matteo Renzi, “se fossero rimasti nel Pd, in parlamento non ci sarebbero più rientrati”. La stoccata ad personam a Massimo D’Alema e Giuliano Pisapia, che “evocano la stagione dell’Ulivo ma allora stavano contro l’Ulivo”. Poi le colpe italiane nell’intervento in Libia e il contestato capitolo sull’emergenza immigrazione, con quelle frasi (“non possiamo accogliere tutti”, “aiutiamoli a casa loro”) che sembrano rubate a un comizio di Matteo Salvini ma che l’ex premier continua a difendere perché, dice, “c’è un abisso tra noi e la Lega”, ma “al tempo stesso dobbiamo smettere di far venire tutti qua, è buon senso”. Infine l’amarcord sugli incontri con gli altri leader: da “Angela” (Merkel) che da un Consiglio europeo “invia personalmente un sms a Ester”, la figlia del segretario dem, fino alla cena di Stato alla Casa Bianca, l’ultima di Barack e Michelle Obama. Sulla disfatta del referendum costituzionale solo poche righe, perché “piangere sul latte versato non serve”. Pillole di narrativa renziana dall’ultimo libro del leader Pd, Avanti. Alle cui anticipazioni domenica tutti i principali quotidiani italiani hanno riservato un richiamo in prima pagina.

Il patto con Bruxelles: meno debito, più deficit. Veto al Fiscal compact nei trattati – Il Sole 24 Ore dedica l’apertura al capitolo “A testa alta nel mondo”. La solita sfida a Bruxelles, stavolta declinata in un “piano industriale” che il prossimo esecutivo dovrà, secondo Renzi, “proporre al mondo finanziario ed economico”. Punti chiave, il “veto all’introduzione del Fiscal compact nei trattati” (una delle poche battaglie condivise con l’M5S e secondo Repubblica già fatta propria da Paolo Gentiloni) e “un accordo con le istituzione europee in cui l’Italia si impegna a ridurre il rapporto debito/pil tramite sia una crescita più forte sia un’operazione sul patrimonio che la Cassa depositi e prestiti e il ministero dell’Economia hanno già studiato”. Questo “in cambio del via libera al ritorno per almeno cinque anni ai criteri di Maastricht con il deficit al 2,9%”. Cosa che “permetterà al nostro Paese di avere a disposizione almeno 30 miliardi di euro per i prossimi cinque anni per ridurre la pressione fiscale”. Renzi previene la domanda “E perché non lo hai fatto prima?” dandosi da solo la risposta: “Perché non ce lo potevamo permettere”. Ora che “ci siamo mostrati capaci di fare le riforme”, sostiene il segretario, possiamo invece negoziare alla pari con Bruxelles. E questa “sarà la base della proposta politica del Pd per le prossime elezioni“.

L’sms della Merkel a Ester Renzi e la visita dagli Obama – Il Corriere punta invece sui capitoli rivolti al passato. Si parte dai vertici europei, in cui “il galateo continentale impone a tutti di chiamarsi per nome: Angela, Francois, David: sembriamo tutti in gita scolastica“. E’ a uno di questi vertici che “avendo notato che sto scrivendo un sms a mia figlia – la quale, nella sua passione per la cosa pubblica (ha 11 anni, ndr), ha una naturale simpatia verso le donne che fanno politica -, Angela Merkel mi chiede il telefonino e invia personalmente a Ester un sms”. Poi con la Cancelliera, che pure “non apprezza lo stile con cui apro polemiche in Consiglio”, “nel tempo cresce un rapporto di collaborazione”. Con Obama, Renzi ostenta grande vicinanza: “Mi piacerebbe che l’Italia fosse l’ospite della mia ultima cena di Stato alla Casa Bianca”, gli dice a un certo punto l’ex presidente Usa, nel capitolo riportato da La Stampa. “Ci tengo molto”. E via elogiando: “Chiudiamo in bellezza, chiudiamo con l’Italia”. Segue l’organizzazione della visita di Stato. Pochi mesi dopo gli italiani sarebbero andati alle urne per il referendum sulla riforma costituzionale Boschi-Renzi. “Purtroppo è un Sì che non arriverà mai”, è lo stringato commento. “La speranza di conoscere la sera stessa delle elezioni chi governerà il paese andrà a infrangersi contro il risultato negativo”.
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO

DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE






NON HA ANCORA CAPITO CHE ORMAI E’ FUORI.

PUO’ SOLO FARE UN’ALTRA MARCIA SU ROMA COME SUO NONNO BENITO




58 minuti fa
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Adesso la Ue gela Renzi:
"Parliamo con Gentiloni"

Sergio Rame



• Renzi batte cassa in Europa
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO

DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE






Conti pubblici, Renzi snobbato dalla Ue attacca Dijsselbloem: “Ha pregiudizi”. E rilancia lo sfottò su “chi paga le donne”

Zonaeuro

Il presidente dell'Eurogruppo aveva detto che la proposta dell'ex premier di aumentare il deficit/pil al 2,9% è "fuori dalle regole". Mentre Moscovici aveva fatto sapere che discute solo "con gli interlocutori legittimi", cioè Gentiloni e Padoan. Il segretario Pd: "Pensino agli impegni sui migranti. Dijsselbloem è l'olandese che diceva che gli italiani spendevano i soldi della flessibilità in donne ed alcool. Io gli spiegai che le donne noi non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro. E alle elezioni ha preso solo il 5%"



di F. Q. | 10 luglio 2017

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Il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem? Con lui “abbiamo una battaglia aperta”. E’ “l’olandese che diceva che gli italiani spendevano i soldi della flessibilità in donne ed alcool: io gli spiegai che le donne noi non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro”. E comunque, “alle sue elezioni ha preso il 5%”. Matteo Renzi non ha preso bene le reazioni di Bruxelles alla sua proposta di far salire il deficit al 2,9% del pil per cinque anni per recuperare risorse con cui ridurre le tasse. Tanto meno gli è piaciuta la precisazione che, non essendo più al governo, non è considerato un interlocutore delle istituzioni europee. Apriti cielo. La risposta, arrivata dai microfoni di Radio Montecarlo, è un attacco personale al politico olandese che guida il coordinamento dei ministri delle Finanze dell’Eurozona.

La giornata era iniziata con un coro di fischi al “piano industriale per l’Italia” messo nero su bianco da Renzi nel libro Avanti, in uscita tra due giorni. Se il portavoce di Jean Claude Juncker si è limitato a un gelido “non commentiamo le parole di persone al di fuori della cerchia di governo”, il presidente dell’Eurogruppo e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici sono invece entrati nel merito. “Stare al 2,9% sarebbe fuori dalle regole di bilancio, non è una decisione che un Paese può prendere da solo, in questa unione monetaria ci si sta insieme”, ha risposto Dijsselbloem a chi gli chiedeva un commento alle proposte renziane. “Sono sempre aperto a rendere le regole più efficienti, efficaci, ma non possiamo unilateralmente dire “le regole non sono per me quest’anno e per i prossimi cinque””, ha aggiunto. “Questa non è una decisione che una nazione può prendere da sola”.

Renzi prima ha tirato in ballo l’emergenza migranti: “Ma è possibile che l’Europa ci dica cosa fare e poi non è in grado di mantenere gli impegni per la relocation?” Ho grande rispetto per i commissari europei che siano o meno d’accordo con ‘back to Maastricht’, ma “quando arriveremo a discutere di questa soluzione in Europa non potranno che dire di sì”, ha sostenuto. Poi è passato agli attacchi personali contro Dijsselbloem, “l’olandese che diceva che gli italiani spendevano i soldi della flessibilità in donne ed alcool“. “Io gli spiegai che le donne noi non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro”. Con lui, secondo l’ex premier, “abbiamo una battaglia aperta”. Peraltro, ha rincarato, non è molto amato in patria visto che “alle sue elezioni ha preso il 5%”. Secondo Renzi, Dijsselbloem ha “un pregiudizio“, come “alcuni dirigenti europei”, e “non si rende conto che di fiscal compact e austerity l’Europa muore”.

Moscovici dal canto suo ha argomentato che “l’interesse dell’Italia è continuare a ridurre il deficit per ridurre il debito che pesa sulle generazioni future e impedisce di finanziare i servizi pubblici“. Renzi, nel suo libro, ha a dire il vero evocato, senza entrare nei dettagli, un piano per la riduzione del debito attraverso “un’operazione sul patrimonio che la Cassa depositi e prestiti e il ministero dell’Economia e delle Finanze hanno già studiato”. Nei mesi scorsi si era parlato della possibilità di trasferire a Cdp quote in società partecipate, cosa che nominalmente ridurrebbe il debito. In ogni caso, ha spiegato il commissario, “ogni euro consacrato al servizio del debito è un euro tolto all’istruzione, per gli ospedali, per la sicurezza”. Il francese, in linea con Juncker, ha poi rimarcato di avere rapporti solo con “gli interlocutori legittimi di oggi, cioè Gentiloni e Padoan, con cui ho una relazione estremamente costruttiva e positiva”. Mentre “è da un anno che non ho scambi col mio amico Matteo Renzi”.

“Vorrei davvero che l’Italia resti quello che è: un partner affidabile, credibile e impegnato nella zona euro”, ha avvertito poi il commissario. “Ci serve un’Italia al centro della zona euro, che rispetta le regole che sono intelligenti e che sono applicate in maniera intelligente e flessibile nel suo caso”. Ma, ha rincarato, “l’Italia è veramente il Paese che non può lamentarsi delle osservazioni della Commissione, essendo il solo Paese che ha beneficiato di tutta la flessibilità del Patto: investimenti, riforme, terremoti“. Clausole di flessibilità invocate proprio dal governo Renzi. Nessuna solidarietà all’ex premier dall’allora suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che si è sottratto alle domande sull’opportunità di aumentare il deficit spiegando: “Mi sembra che siano temi per la prossima legislatura”
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Re: Renzi

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UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
L’accusa di Brunetta, nei confronti di Pinocchio Mussoloni, è quella di aver svenduto l’Italia, accettando il carico degli immigrati in cambio della flessibilità dei conti.
Veramente non mi pare che ci sia stata tutta questa flessibilità. E l'Europa è composta da stati diversi. La Francia e la Spagna si sono chiusi verso gli immigrati ma non c'entrano nulla coi conti italiani. Invece la Francia, che è in difficoltà nell'economia, ha rinunciato al proverbiale nazionalismo per dare retta a tutto quello che dice la Germania.
cielo 70
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Re: Renzi

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cielo 70 ha scritto:
UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
L’accusa di Brunetta, nei confronti di Pinocchio Mussoloni, è quella di aver svenduto l’Italia, accettando il carico degli immigrati in cambio della flessibilità dei conti.
Veramente non mi pare che ci sia stata tutta questa flessibilità. E l'Europa è composta da stati diversi. La Francia e la Spagna si sono chiusi verso gli immigrati ma non c'entrano nulla coi conti italiani. Invece la Francia, che è in difficoltà nell'economia, ha rinunciato al proverbiale nazionalismo che invece doveva per queste ragioni contrapporre per dare retta a tutto quello che dice la Germania.
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cielo 70 ha scritto:
cielo 70 ha scritto:
UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
L’accusa di Brunetta, nei confronti di Pinocchio Mussoloni, è quella di aver svenduto l’Italia, accettando il carico degli immigrati in cambio della flessibilità dei conti.
Veramente non mi pare che ci sia stata tutta questa flessibilità. E l'Europa è composta da stati diversi. La Francia e la Spagna si sono chiusi verso gli immigrati ma non c'entrano nulla coi conti italiani. Invece la Francia, che è in difficoltà nell'economia, ha rinunciato al proverbiale nazionalismo che invece doveva per queste ragioni contrapporre per dare retta a tutto quello che dice la Germania.



Dal sito.
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce

in questo momento


Politica | Di F. Q.
Conti pubblici, Renzi torna alla carica
“Vinceremo noi come sulla flessibilità”
Il ritorno a Maastricht bocciato dall’Ue



•La proposta del segretario Pd: far salire il deficit al 2,9% del pil
•Il presidente dell’Eurogruppo: “fuori dalle regole di bilancio”
•La replica di Renzi: “Pregiudizi anti-italiani”
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO



11 lug 2017 19:28
MATTEO SFIDA IL RIDICOLO


– LA UE BOCCIA L’IDEA DI SFONDARE IL DEFICIT? E LUI: “UN FILM GIA’ VISTO”. E RICORDA: ANCHE 3 ANNI FA BRUXELLES BOCCIO’ LA FLESSIBILITA’, POI CI SIAMO PRESI 20 MILIARDI


– QUESTA VOLTA A STOPPARLO CI SONO PERO' GENTILONI E PADOAN


- LA PAZZA IDEA DELLE OLIMPIADI A NAPOLI



Da il Messaggero


Lo scontro con l'Ue «è un film già visto: tre anni fa, quando abbiamo fatto la battaglia per la flessibilità, l'Europa all'inizio diceva «non esiste». E invece nel giro dei sei mesi, combattendo una battaglia durissima, la flessibilità ce la siamo presa, 20 miliardi. È stato un successo politico. La proposta di tornare a Maastricht chiunque governerà sarà ripresa perché è talmente forte e articolata che segnerà il dibattito e la partita la vinceremo». Lo dice il segretario del Pd Matteo Renzi a Radio Kiss Kiss in merito allo scontro con Bruxelles andato in scena ieri.

«Chiunque sarà presidente del Consiglio la mia proposta» di superamento del fiscal compact e ritorno ai parametri di Maastricht con il deficit al 2,9% «sarà presa in considerazione, continua l'ex premier. È importante che gli altri partiti e le altre forze politiche italiane capiscano che non è solo la proposta del Pd e di Renzi ma serve agli italiani: se potessimo con la riduzione del debito avere un margine di 30 miliardi, potremmo allargare la platea degli 80 euro, o introdurre l'assegno universale per i figli. Intervenire sui figli, sul costo del lavoro, sul ceto medio si può fare se si abbassano 30 miliardi di tasse.

<Questa idea funziona e sono convinto che anche altri partii, dalla destra alla sinistra, dovrebbero prenderla in considerazione». E poi: «Abbiamo tolto l'Imu, fatto gli 80 euro. Un passettino in avanti è stato fatto, io dico: continuiamo con più velocità in questa direzione. Abbiamo fatto tante cose alcune bene, altre male ma noi vogliamo andare avanti».

L'intervista radiofonica è anche l'occasione per tornare sulla polemica del post targato Pd pubblicato e subito cancellato da facebook: «Aiutiamoli davvero a casa loro è una frase di buonsenso - si difende Renzi -. Salvini lo dice ma non lo fa. Il 99% degli italiani dice una cosa semplice: dobbiamo salvare tutte le vite umane e integrare chi viene da noi, non a caso sono a favore dello ius soli, tuttavia non possiamo pensare che vengano tutti da noi. C'è un numero chiuso oltre il quale non si può andare perché l'Italia non può essere il Paese che accoglie tutti. Se leviamo un po' di ideologia vediamo che le mie proposte sono condivisibili dalla stragrande maggioranza delle persone».

«Quando ho perso (il referendum, ndr) volevo andarmene - dice poi - mi sono dimesso da tutto, da presidente del Consiglio e segretario del Pd. Ma quando hai un milione di persone che dicono: ripartiamo insieme, non ti puoi dimettere da cittadino... allora sono tornato sui miei passi. Poi ho il grande orgoglio di dire che mi sono dimesso da tutto e siamo talmente pochi che in Italia potremmo fare un club».

Infine l'idea di fare le Olimpiadi a Napoli: «Una proposta ruffiana? Possono dirmi tutto ma non riesco a lisciare il pelo, anzi se fossi meno tranchant nei rapporti a volte sarebbe meglio. Avendo fatto il sindaco, dico che Napoli ha tutte le condizioni per avere un progetto pluriennale davanti, quello che serve è un progetto complessivo. Un'esperienza analoga a quella di Napoli l'ha avuta Barcellona che con le Olimpiadi ha avuto una crescita strepitosa e oggi è uno dei riferimenti in Europa». «La candidatura sarebbe per il 2028 o per il 2032, ma decide il Coni».

«A Roma ci hanno fatto fare una figuraccia. Aver detto no alle Olimpiadi è stato un errore clamoroso», aggiunge il segretario del Pd. E ricorda: «A Napoli ci sono state tante polemiche e un po' di tensione con il sindaco ma quando pensi a Napoli pensi all'enorme potenzialità di questo territorio, a volte sprecate. Il mio libro è molto umano e racconta l'esperienza meravigliosa che ho vissuto facendo tre anni il presidente del Consiglio e poi ripartendo da zero: nei miei incontri più volte sono stato a Napoli. Noi su Napoli abbiam messo un sacco di soldi, da Bagnoli alle eco balle a Pompei. Ma in questo rapporto con la vostra straordinaria città, mi è venuto in mente che è l'immagine di una città che ha il futuro dalla propria parte: sono tante le difficoltà che non possiamo che migliorare».


http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 151912.htm
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO




10 lug 2017 20:16
RENZI IL BULLO TROVA CHIUSO A BRUXELLES


- ACCOGLIENZA GLACIALE DALL’EUROPA PER LA PROPOSTA DI TENERE IL DEFICIT AL 2,9% PER CINQUE ANNI SBATTENDOSENE DELLA RIDUZIONE DEL DEBITO. MOSCOVICI: ‘IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO PESA SULLE GENERAZIONI FUTURE E IMPEDISCE DI INVESTIRE’


- DIJSSELBLOEM E JUNCKER IN CORO, E MATTEUCCIO PROMETTE BATTAGLIA




Da http://www.repubblica.it

Accoglienza tiepida se non fredda a Bruxelles per la proposta lanciata da Matteo Renzi di tenere il deficit al 2,9% per cinque anni per liberare risorse per spingere la crescita economica. "È interesse dell'Italia continuare a ridurre il deficit per ridurre il debito pubblico che pesa sulle generazioni future e impedisce di investire: ogni euro per far fronte al debito è un euro in meno alla scuola, agli ospedali, all'economia", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici prima di entrare all'Eurogruppo.

"Ci serve un'Italia al centro della zona euro, che rispetta le regole che sono intelligenti e che sono applicate in maniera intelligente e flessibile nel suo caso", ha spiegto ricordando che "l'Italia è veramente il Paese che non può lamentarsi delle osservazioni della Commissione, essendo il solo Paese che ha beneficiato di tutta la flessibilità del Patto: investimenti, riforme, terremoti".

Netta chiusura anche da parte del presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. "Non ho letto l'intervista, ma - ha detto riferendosi alla proposta di Renzi - sarebbe fuori dalle regole. Non è una decisione che un Paese può prendere da solo". Parole che non sono piaciute all'ex premier italiano che sostiene che Dijsselbloem ha un 'pregiudizio' nei confronti dell'Italia e comunque la proposta sul deficit al 2,9% "non l'ha letta".

"Questa - ha detto Matteo Renzi - è una battaglia aperta che abbiamo con il presidente dell'Eurogruppo, l'olandese che disse che gli italiani spendono i soldi della flessibilità in donne e alcool. Io gli spiegai che le donne noi non le paghiamo, a differenza di alcuni di loro. Il problema centrale è che c'è un pregiudizio di alcuni dirigenti europei, come il presidente dell'Eurogruppo, che non si rende conto che di fiscal compact e austerity l'Europa muore".

Il segretario Pd ha chiarito, poi, che la proposta di ritorno a Maastricht "sarà sviluppata nella prossima legislatura e sarà pienamente compatibile con le regole dell'Ue, vedremo se a quel punto ci sarà ancora Dijsselbloem alla guida dell'Eurogruppo". Sempre parlando di regole e austerity, Renzi ha ammesso di aver avuto una parte di responsabilità negli scontri con la Germania: "In Italia davano tutti colpa alla Merkel. Io ci ho litigato tante volte, ma è sbagliato continuare ad attribuire le responsabilità ad altri come fanno molti politici italiani...Noi dobbiamo fare le battaglie perché la Germania rispetti le regole sul surplus commerciale, sulle banche tedesche, ma non voglio dare ad altri responsabilità di cose che sono nostre", aggiunge.

Poco prima era stato un portavoce del presidente della Commissione Jean Claude Juncker a spiegare che il capo dell'esecutivo Ue "ha un'ottima relazione con il primo ministro dell'italia, Paolo Gentiloni, così

come il commissario in carica" per gli affari economici e finanziari Moscovici, "con il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. La commissione non commenta i commenti di chi è fuori da questo circolo".


http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 151867.htm
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO









IlFattoQuotidiano.it / Politica



Renzi: “Io a Palazzo Chigi? Non fu golpe, ha smosso l’Italia: lo rifarei”. Letta: “Silenzio esprime meglio il disgusto”

Politica
Il segretario dem alla presentazione del suo libro "Avanti" ritorna sulle polemiche sul suo arrivo a Palazzo Chigi nel 2014 dopo il voto in direzione: "Lo volle la minoranza", dice. Il suo avversario preferisce non esprimersi: "Da tempo ho deciso di guardare avanti e non saranno queste ennesime scomposte provocazioni a farmi cambiare idea"
di F. Q. | 12 luglio 2017
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1,7 mila


Più informazioni su: Enrico Letta, Matteo Renzi, PD

Per Matteo Renzi fu un atto di “democrazia interna” e di certo non un “golpe”, per Enrico Letta solo il silenzio può rispondere: “Sono convinto che esprima meglio il disgusto e mantenga meglio le distanze”. E’ il libro del segretario Pd “Avanti” a riaprire l’eterna ferita inflitta all’ex presidente del Consiglio nel 2014 quando, dopo il voto in direzione Pd, prese il posto di Letta e divenne presidente del Consiglio. “Il governo Letta”, ha detto oggi nel corso della presentazione del suo libro, “era fermo, le parole di Roberto Speranza in direzione sono agli atti. Quella fu un’operazione di democrazia interna: essendo in streaming la direzione, è a disposizione il verbale”. Quindi attribuisce parte della responsabilità alla minoranza Pd. E poi insiste: “Quello del 2014 non fu un golpe di palazzo, ma un’operazione voluta dalla minoranza Pd. Fu un’operazione che ha smosso l’italia e la rifarei domattina”. A queste parole ha risposto poco dopo Enrico Letta, o meglio ha respinto ogni domanda limitandosi a dire: “Mi è tornata in mente una frase ascoltata tanto tempo fa: ‘Sono convinto che il silenzio esprima meglio il disgusto e mantenga meglio le distanze’. Da tempo ho deciso di guardare avanti e non saranno queste ennesime scomposte provocazioni a farmi cambiare idea. Gli italiani sono saggi e sanno giudicare”.

“Avanti”, da giorni ormai reso pubblico sui giornali con anticipazioni e stralci pubblicati, sta facendo molto discutere alimentando polemiche e rotture dentro lo stesso Partito democratico. Il caso è scoppiato quasi subito con le pagine dedicate all’immigrazione e quell'”aiutiamoli a casa loro” che ha provocato una (semi) rivolta tra i suoi e i fuoriusciti. Ora il dibattito torna sul 2014 e su quel passaggio di consegne tanto contestato. “Più che le forme del galateo istituzionale”, ha scritto Renzi, “il passaggio di consegne lascia alla cronaca una mia frase: ‘Enrico stai sereno‘. Espressione che adesso non posso usare più con nessuno, ma che in realtà avevo pronunciato con un sorriso pacifico qualche settimana prima, intervistato su La7 da Daria Bignardi. Un messaggio affettuoso e rassicurante, lo ‘Stai sereno’, fino ad allora. Ma adesso in Italia nessuno pronuncia più questa esortazione senza temere di essere travisato”. Renzi ci tiene a scrivere che quella frase era sincera: “Che il mio ‘Stai sereno’ fosse sincero lo dimostrano alcune intercettazioni con un importante generale italiano. Avete letto bene: intercettazioni . Perché nello stesso momento in cui partecipo alle Invasioni barbariche vengo intercettato al telefono con un importante generale italiano, in quel momento indagato e sotto ascolto senza che naturalmente io lo sappia”, ha continuato Renzi, accennando al caso Consip. “E’ la prima volta in cui faccio conoscenza del Noe il nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri che su incarico di un pm di Napoli, Woodcock, mi intercetta. (…)Le intercettazioni dimostrano la mia buona fede nel rapporto con Letta. Dico infatti al generale che mi chiede se esista la possibilità di un cambio della guardia che no, non c’è. Nel gennaio 2014, parlando al telefono, ancora escludo categoricamente qualsiasi cambio della guardia a Palazzo Chigi”. Una versione totalmente diversa a quella che si può trovare nel dialogo intercettato il 10 gennaio 2014 nell’ambito dell’inchiesta sulla Cpl Concordia. L’ex premier parla al telefono con l’allora numero due della Guardia di finanza Michele Adinolfi e dice: “E sai, a questo punto, c’è prima l’Italia, non c’è niente da fare. Mettersi a discutere per buttare all’aria tutto, secondo me alla lunga sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace, il nostro amico. Però…”. L’incapace è Letta, mentre sulla possibilità di rimpasto, lui dirà che serve un “rimpastone“.
UncleTom
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Re: Renzi

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REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO










13 lug 2017 15:09
APOCALISSE PD

- RISCHIO DI UNA NUOVA SCISSIONE TRA I DEM, PER LOTTI E LA BOSCHI L’USCITA DI ORLANDO E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO


– IL "DUCETTO" SMANIA PER FARSI UN NUOVO PARTITO


– AVVISO AI NAVIGATI DEL NAZARENO: SECONDO I SONDAGGI UN PD CHE PERDE ALTRI PEZZI SAREBBE PUNITO SONORAMENTE DAGLI ELETTORI




Massimo Franco per il Corriere della Sera
 
La metafora della «tenda» sta diventando pericolosamente virale. Da quando Romano Prodi, fondatore dell' Ulivo, ex premier ed ex presidente della Commissione europea, ha raccontato di avere piantato una tenda simbolica vicino al Pd, intorno al partito di Matteo Renzi è spuntato un vero e proprio camping. Ma non si tratta di un accampamento costruito da dirigenti in sintonia con la leadership renziana: semmai è il contrario.
 


Sono «tende» tirate su da chi si sente in una sorta di limbo, con un piede fuori e uno dentro: spiazzato politicamente ma non ancora sicuro di dovere andare altrove. Sono minoranze che per adesso aspettano di capire se nel «giglio magico» prevarrà l' idea di una formazione tagliata su misura sul leader, senza la possibilità di spazi per i critici; o se il Pd sopravviverà. Ma si comincia a considerare seriamente la possibilità di una nuova rottura: un po' voluta, un po' subìta.
 


Qualcuno sta già trattando per uscire; altri sperano che alla fine prevalga un progetto più inclusivo. A settembre si dovrebbe capire se sta per consumarsi la seconda scissione in pochi mesi: alla vigilia di un voto regionale in Sicilia che si presenta come una sfida proibitiva; e a pochi mesi da elezioni politiche destinate a ridisegnare i rapporti di forza in Parlamento. «Vedo un pericolo serio.
 


È vero che per il momento lo strappo è stato rinviato. Non è scongiurato, però», spiega uno dei dirigenti storici del Pd. «E la mia sensazione è che Matteo lo stia sottovalutando. Non ha ancora capito che, se ci fosse un' altra scissione, il partito non reggerebbe». Non essere riuscito a ottenere le elezioni anticipate ha reso il vertice più assertivo verso il governo di Paolo Gentiloni. Ha acuito la sindrome del complotto contro il segretario; e acuito la voglia di un' altra resa dei conti.
 
Nella cerchia renziana più stretta, la prospettiva della scissione è vista con una punta di irritata rassegnazione; e in parte anche come una liberazione da oppositori interni vissuti come una fastidiosa zavorra. Esponenti del governo come il ministro Luca Lotti e la sottosegretaria a Palazzo Chigi, Maria Elena Boschi, tendono a vedere l' uscita dal Pd del capo della minoranza più consistente, il Guardasigilli Andrea Orlando, solo come una questione di tempo: sembrano non chiedersi più «se» andrà via ma solo «quando».
 

E questo nonostante Orlando ripeta che cercherà fino all' ultimo di rimanere e di scongiurare la seconda scissione; e che terrà aperto da dentro il Pd un canale di dialogo con la formazione nascente dell' ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, perché comunque bisognerà tornare a parlarsi.
 
Insomma, l' incognita è se almeno in una parte del vertice si stia lavorando per provocare la rottura o per evitarla. Nell' attesa, il «camping» democratico si allarga. Si fanno strada il timore e il sospetto che il vertice punti a sostituire i segretari non renziani nei congressi provinciali dopo l' estate: un assaggio di quello che avverrebbe nelle liste per il Parlamento. La guerra interna che si sta combattendo a livello locale, dall' Emilia Romagna alla Calabria, viene considerata una controprova della resa dei conti in incubazione.


 
Forse si tratta di paure esagerate, sebbene le reazioni alle critiche di personaggi della maggioranza come il ministro Dario Franceschini siano state dure, perfino ruvide. La domanda è se sia frutto degli spigoli caratteriali di Renzi, di una strategia che non esclude un secondo trauma, o di entrambi.
In questo caso la prospettiva, a sentire gli avversari, sarebbe di un segretario tentato a fine estate di archiviare il Pd per lanciare in modo esplicito il proprio partito.
 
Una forza agile, fedele, magari intorno al 15-20 per cento ma in grado di far valere il proprio peso nelle trattative per il governo, in un Parlamento senza maggioranze: sebbene a Bersaglio Mobile su La 7 Renzi abbia ribadito di volere il 40 per cento «per governare da soli»; e dal vertice si smentisca qualunque ipotesi di scissione e si ricordi che a ottobre si celebrerà il decennale della fondazione del Pd: un' occasione per ricucire, non per lacerare. Il problema sarebbe solo di evitare «un congresso permanente» e di rimettere in discussione una strategia e una leadership confermate appena due mesi fa.
 


Dunque, la situazione rimane in bilico: nulla è scontato. Lo stesso Renzi forse intuisce che un partito destinato a perdere altri pezzi viene punito: i sondaggi forniscono più di un indizio.
 
C' è chi gli ha fatto notare che, ponendo il limite dei tre mandati parlamentari, rischia di accelerare le dinamiche centrifughe. «Quando Mino Martinazzoli annunciò questa regola per il Partito popolare negli Anni Novanta, in pochi giorni si ritrovò la scissione del Ccd di Pier Ferdinando Casini», ricorda uno dei protagonisti di allora. E evoca il terrore di centinaia di deputati e senatori quasi certi di non essere ricandidati.
 
Ma il tema è ancora più di fondo. La convinzione è che se dovesse prevalere la spinta a escludere le minoranze e dunque a facilitare un altro strappo, non esisterebbe più il Pd. L' uscita di Orlando potrebbe portare con sé quasi per inerzia quella di Franceschini e dell' altro ministro, Graziano Delrio, finora leali alleati del segretario. Prodi pianterebbe la sua «tenda» sempre più lontano dal Pd.
 
L' incontro di ieri a Bologna con Pisapia e Orlando può essere vista come una conferma.


La somma di questi corpo a corpo non promette riconciliazioni, semmai strappi progressivi. Ma l' esito prevedibile è che alla fine non ci sarebbero più il partito, opposto agli scissionisti entrati nell' orbita della nebulosa di Pisapia: ci sarebbe la metamorfosi renziana di ciò che resta del Pd, e dall' altra parte un nuovo Ulivo.
 
Il «camping» diventerebbe un vero agglomerato con ambizioni e consistenza almeno pari a quelli del partito d' origine. Ma Renzi, se vuole, è ancora in tempo per impedirlo. Il problema è questo: se vuole.
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