Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Dopo la Berlusconata con le patate, …risponde Marpionne:
1 ora fa
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"Io leader centrodestra?
Non ci penso per nulla"
Luca Romano
Il centrosinistra sta toccando con mano la sua decomposizione, ma il centrodestra non è certo messo meglio, se si limita a cantare vittoria alle amministrative senza capire cosa è successo.
Littorio Feltri, in crisi di astinenza da 6 anni, si è spinto a mettere in prima pagina la genialata di Silvio venerdì scorso 7 luglio, così:
Eccellente idea di Berlusconi
Marchionne premier
In un colloquio con <<Libero>> Silvio lancia
la candidatura. Nel 2018 il manager lascia
Fiat e si libera: si tratta
di fargli la giusta
proposta
con un enfasi che ricorda il tenente Kessler, nel film “I due marescialli”, quando sul balcone dichiara: “….. e ti genio militare di nostro Fuhrer”. Noi lo ricordiamo perché a questo punto scatta il pernacchio del maresciallo Capurro(Totò)
https://www.youtube.com/watch?v=g8883ENAVEE
Già il giorno successivo aveva cominciato a far marcia indietro dopo l’intervento di Bisignani sul Tempo.
Sono veramente messi male anche loro, perché non possono più ripetere l’inganno del 1994, ad opera del Profeta di Hardcore, allora 58enne, mentre oggi ne ha 81.
E nelle loro file non hanno più uno decente.
Da qui le sparate da fuochi artificiali di Piedigrotta, di Silvio, che non stanno né in cielo né in terra.
E’ solo un misero tentativo di abbindolare i merli dello Stivalone.
E Littorio ha cercato di dargli una mano.
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Dopo la Berlusconata con le patate, …risponde Marpionne:
1 ora fa
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"Io leader centrodestra?
Non ci penso per nulla"
Luca Romano
Il centrosinistra sta toccando con mano la sua decomposizione, ma il centrodestra non è certo messo meglio, se si limita a cantare vittoria alle amministrative senza capire cosa è successo.
Littorio Feltri, in crisi di astinenza da 6 anni, si è spinto a mettere in prima pagina la genialata di Silvio venerdì scorso 7 luglio, così:
Eccellente idea di Berlusconi
Marchionne premier
In un colloquio con <<Libero>> Silvio lancia
la candidatura. Nel 2018 il manager lascia
Fiat e si libera: si tratta
di fargli la giusta
proposta
con un enfasi che ricorda il tenente Kessler, nel film “I due marescialli”, quando sul balcone dichiara: “….. e ti genio militare di nostro Fuhrer”. Noi lo ricordiamo perché a questo punto scatta il pernacchio del maresciallo Capurro(Totò)
https://www.youtube.com/watch?v=g8883ENAVEE
Già il giorno successivo aveva cominciato a far marcia indietro dopo l’intervento di Bisignani sul Tempo.
Sono veramente messi male anche loro, perché non possono più ripetere l’inganno del 1994, ad opera del Profeta di Hardcore, allora 58enne, mentre oggi ne ha 81.
E nelle loro file non hanno più uno decente.
Da qui le sparate da fuochi artificiali di Piedigrotta, di Silvio, che non stanno né in cielo né in terra.
E’ solo un misero tentativo di abbindolare i merli dello Stivalone.
E Littorio ha cercato di dargli una mano.
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Mussolini voleva spezzare le reni alla Grecia. Altri, invece, le vogliono spezzare agli italiani.
Alla sua età, Flavio Briatore, dovrebbe andare a letto presto ed evitare a cena cibi pesanti.
Perché, con cibi pesanti poi si fanno anche sogni pesanti. E non conviene. Meglio evitare.
Un brodino leggero e poi a nanna.
Aveva ragione Sant'Agostino:
“SE NON E’ RISPETTATA LA GIUSTIZIA,
CHE COSA SONO GLI STATI
SE NON DELLE GRANDI BANDE DI LADRI?”
Sant’Agostino, De civitae Dei, IV
Sant'Agostino d'Ippona (375-430 dc)
Politica
lunedì 10/07/2017
Flavio Briatore: “Sogno un’Italia SpA: presidente Berlusconi, Renzi al suo fianco”
“Il ‘Renzusconi’ è l’unica formula a poterci salvare. E poi Matteo è un politico con ancora tanta birra in corpo. Silvio? Intramontabile”. L'imprenditore sulla ricchezza: "Ho trovato a scuola un suo amichetto di sette anni con un Rolex al polso.Non va bene. Ma mio figlio sa che esiste anche la povertà. Viene con me in Kenya"
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di Antonello Caporale | 10 luglio 2017
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“Io faccio il tifo per Renzusconi”.
La crasi riduce a uno i leader di cui Flavio Briatore si dichiara devoto.
Voi del Fatto scrivete così perché siete maligni ma davvero avremmo bisogno del presidente Berlusconi e di Matteo, bravissimo ragazzo e con tanta birra in corpo.
Lei farebbe il consulente da Montecarlo.
Bellissimo clima e grande piattaforma logistica. Sei voli al giorno per Dubai.
Un ricco tra i ricchi. Ha letto Trump? Con tutto il rispetto, non si porterebbe mai un povero al governo. Non è un vincente, né ha dato prova di sapere organizzare la vita degli altri. Un ricco sì.
Approvo l’amico Trump. Non perché sia razzista, poi io come farei ad esserlo avendo conosciuto la povertà. Ma è un fatto che se hai mostrato carattere e forza, se sei un vincente, puoi esibire le tue qualità per il bene comune.
E poi nessuno proibisce al povero di divenire ricco.
Esatto. Io ne sono la prova.
Però a Montecarlo la ricchezza un po’ appesantisce e annoia. Colora di grigio il cielo turchese, vero?
Se da un lato c’è l’orgoglio di essere il secondo gruppo monegasco, dopo quello del principe, per fatturato e la città è stra- ordinaria, l’aeroporto efficiente eccetera, è anche vero che le amicizie possono far pensare, specialmente se si è bambini, che il mondo sia di un solo colore.
Lei è in pensiero per la crescita sana del piccolo Nathan Falco.
Ho trovato a scuola un suo amichetto di sette anni con un Rolex al polso.
Povero figlio!
Non va bene. Ma mio figlio sa che esiste anche la povertà. Viene con me in Kenya.
Al resort di Malindi, l’Africa perduta agli occhi, il mare che sembra una pietra preziosa.
Lo porto anche nei villaggi vicini, dove i bambini giocano con niente. Lui mi dice sempre: sai papà che quei bambini sono poveri ma felici?
La ricchezza non dà felicità.
Esattamente.
È un po’ un guaio l’analisi che fa suo figlio. Eravamo partiti in direzione opposta.
Quei bimbi hanno bisogno di poco per essere felici, davvero. E il mio Falco si trova bene con loro. Lo porto in Kenya, lui deve sapere, deve vedere.
Ci stiamo allontanando dal centro della nostra conversazione: Briatore ideologo di Renzusconi.
Il presidente è un grande, e Matteo ha un piglio che pochi possono vantare. Vedo bene una loro società.
Una Srl, una SpA?
Italia SpA. Presidente Berlusconi, Amministratore delegato Renzi. Non ce n’è per nessuno.
Un manager operativo e un presidente di fortissimo carisma.
Silvio ritorna sempre. È intramontabile.
Briatore consulente.
La burocrazia massacra. Vai al governo e ti perdi nei commi e nei codicilli. Non si può continuare così. L’Italia sta arretrando, sta divenendo un paese di serie B, nessuno ci fila più.
Briatore consulente del governo Renzusconi.
Tre cose fondamentali. Abbassare il costo del lavoro, azzopparlo, spianarlo.
Governo di rottura.
Un dipendente che guadagna 2.500 euro mi deve costare al massimo 3.000 euro. Prima riforma da fare immediatamente.
Seconda riforma.
Flat tax. Stessa tassa uguale per tutti.
Salvini la pensa così. Sei ricco o povero, è uguale.
Il 28 per cento pago io e il 28 per cento paghi tu.
Lei non risiede in Italia.
Le ho fatto l’esempio delle ritenute fiscali in Inghilterra dove ho risieduto per anni. Adesso sono a Montecarlo.
Vero.
Voli quotidiani per la Sardegna, parti quando vuoi per Miami, Londra, New York.
Terza riforma.
Non far gestire più un soldo allo Stato. Brucia i denari, dilapida ricchezze. Non è possibile andare avanti così.
Anche secondo me il Renzusconi potrebbe essere il governo del futuro. I sondaggisti dicono che la vita dell’uno sia legata a quello dell’altro. Simul stabunt, simula cadent.
Il presidente Berlusconi è ancora lì? Fantastico.
Anche Prodi però.
Pazzesco.
Renzi è purtroppo avvolto in un clima di disarmo, come se un pallore generale lo stesse inghiottendo.
Ma ha visto i cinquestelle?
Comprendo.
Senta me, Matteo ha ancora birra in corpo.
Trump è astemio.
E adesso che c’entra?
Ricordo che lei mandò al suo amico Trump una bottiglia di Amarone della Valpolicella.
E allora?
All’amico astemio manda l’Amarone, che burlone…
Che c’entra? Sapevo che il suo staff lo gradiva, mi promise che un goccio se lo sarebbe fatto.
L’Italia le dà dispiaceri.
Se sta parlando dell’investimento di Otranto io non ho messo un euro e non l’ho perso. Però c’è stato un accanimento mai visto.
Con lei sempre vigili e ossessivi.
Mi infastidisce solo quella pendenza giudiziaria per via della barca.
La Guardia di Finanza ha addentato il suo yacht Force Blue, sembrava uno squalo affamato.
Aspetto l’appello.
Intanto al primo grado condanna per truffa.
Proverò l’innocenza.
Torniamo a Renzusconi che è meglio.
L’unica possibilità, l’ultima per l’Italia. Mi piace l’uno e mi piace l’altro. Il vecchio e il giovane. Due vincenti.
Briatore, spieghi adesso all’umanità dolente che ci legge perché lei mette ai piedi in qualunque situazione si trovi le babbucce.
Le babbucce di color coccodrillo e gli altri prodotti sono il core business di un’azienda (non mia) che fattura 40 milioni di euro.
Lei è uno stratega nato.
Solo marketing.
di Antonello Caporale | 10 luglio 2017
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Mussolini voleva spezzare le reni alla Grecia. Altri, invece, le vogliono spezzare agli italiani.
Alla sua età, Flavio Briatore, dovrebbe andare a letto presto ed evitare a cena cibi pesanti.
Perché, con cibi pesanti poi si fanno anche sogni pesanti. E non conviene. Meglio evitare.
Un brodino leggero e poi a nanna.
Aveva ragione Sant'Agostino:
“SE NON E’ RISPETTATA LA GIUSTIZIA,
CHE COSA SONO GLI STATI
SE NON DELLE GRANDI BANDE DI LADRI?”
Sant’Agostino, De civitae Dei, IV
Sant'Agostino d'Ippona (375-430 dc)
Politica
lunedì 10/07/2017
Flavio Briatore: “Sogno un’Italia SpA: presidente Berlusconi, Renzi al suo fianco”
“Il ‘Renzusconi’ è l’unica formula a poterci salvare. E poi Matteo è un politico con ancora tanta birra in corpo. Silvio? Intramontabile”. L'imprenditore sulla ricchezza: "Ho trovato a scuola un suo amichetto di sette anni con un Rolex al polso.Non va bene. Ma mio figlio sa che esiste anche la povertà. Viene con me in Kenya"
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di Antonello Caporale | 10 luglio 2017
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“Io faccio il tifo per Renzusconi”.
La crasi riduce a uno i leader di cui Flavio Briatore si dichiara devoto.
Voi del Fatto scrivete così perché siete maligni ma davvero avremmo bisogno del presidente Berlusconi e di Matteo, bravissimo ragazzo e con tanta birra in corpo.
Lei farebbe il consulente da Montecarlo.
Bellissimo clima e grande piattaforma logistica. Sei voli al giorno per Dubai.
Un ricco tra i ricchi. Ha letto Trump? Con tutto il rispetto, non si porterebbe mai un povero al governo. Non è un vincente, né ha dato prova di sapere organizzare la vita degli altri. Un ricco sì.
Approvo l’amico Trump. Non perché sia razzista, poi io come farei ad esserlo avendo conosciuto la povertà. Ma è un fatto che se hai mostrato carattere e forza, se sei un vincente, puoi esibire le tue qualità per il bene comune.
E poi nessuno proibisce al povero di divenire ricco.
Esatto. Io ne sono la prova.
Però a Montecarlo la ricchezza un po’ appesantisce e annoia. Colora di grigio il cielo turchese, vero?
Se da un lato c’è l’orgoglio di essere il secondo gruppo monegasco, dopo quello del principe, per fatturato e la città è stra- ordinaria, l’aeroporto efficiente eccetera, è anche vero che le amicizie possono far pensare, specialmente se si è bambini, che il mondo sia di un solo colore.
Lei è in pensiero per la crescita sana del piccolo Nathan Falco.
Ho trovato a scuola un suo amichetto di sette anni con un Rolex al polso.
Povero figlio!
Non va bene. Ma mio figlio sa che esiste anche la povertà. Viene con me in Kenya.
Al resort di Malindi, l’Africa perduta agli occhi, il mare che sembra una pietra preziosa.
Lo porto anche nei villaggi vicini, dove i bambini giocano con niente. Lui mi dice sempre: sai papà che quei bambini sono poveri ma felici?
La ricchezza non dà felicità.
Esattamente.
È un po’ un guaio l’analisi che fa suo figlio. Eravamo partiti in direzione opposta.
Quei bimbi hanno bisogno di poco per essere felici, davvero. E il mio Falco si trova bene con loro. Lo porto in Kenya, lui deve sapere, deve vedere.
Ci stiamo allontanando dal centro della nostra conversazione: Briatore ideologo di Renzusconi.
Il presidente è un grande, e Matteo ha un piglio che pochi possono vantare. Vedo bene una loro società.
Una Srl, una SpA?
Italia SpA. Presidente Berlusconi, Amministratore delegato Renzi. Non ce n’è per nessuno.
Un manager operativo e un presidente di fortissimo carisma.
Silvio ritorna sempre. È intramontabile.
Briatore consulente.
La burocrazia massacra. Vai al governo e ti perdi nei commi e nei codicilli. Non si può continuare così. L’Italia sta arretrando, sta divenendo un paese di serie B, nessuno ci fila più.
Briatore consulente del governo Renzusconi.
Tre cose fondamentali. Abbassare il costo del lavoro, azzopparlo, spianarlo.
Governo di rottura.
Un dipendente che guadagna 2.500 euro mi deve costare al massimo 3.000 euro. Prima riforma da fare immediatamente.
Seconda riforma.
Flat tax. Stessa tassa uguale per tutti.
Salvini la pensa così. Sei ricco o povero, è uguale.
Il 28 per cento pago io e il 28 per cento paghi tu.
Lei non risiede in Italia.
Le ho fatto l’esempio delle ritenute fiscali in Inghilterra dove ho risieduto per anni. Adesso sono a Montecarlo.
Vero.
Voli quotidiani per la Sardegna, parti quando vuoi per Miami, Londra, New York.
Terza riforma.
Non far gestire più un soldo allo Stato. Brucia i denari, dilapida ricchezze. Non è possibile andare avanti così.
Anche secondo me il Renzusconi potrebbe essere il governo del futuro. I sondaggisti dicono che la vita dell’uno sia legata a quello dell’altro. Simul stabunt, simula cadent.
Il presidente Berlusconi è ancora lì? Fantastico.
Anche Prodi però.
Pazzesco.
Renzi è purtroppo avvolto in un clima di disarmo, come se un pallore generale lo stesse inghiottendo.
Ma ha visto i cinquestelle?
Comprendo.
Senta me, Matteo ha ancora birra in corpo.
Trump è astemio.
E adesso che c’entra?
Ricordo che lei mandò al suo amico Trump una bottiglia di Amarone della Valpolicella.
E allora?
All’amico astemio manda l’Amarone, che burlone…
Che c’entra? Sapevo che il suo staff lo gradiva, mi promise che un goccio se lo sarebbe fatto.
L’Italia le dà dispiaceri.
Se sta parlando dell’investimento di Otranto io non ho messo un euro e non l’ho perso. Però c’è stato un accanimento mai visto.
Con lei sempre vigili e ossessivi.
Mi infastidisce solo quella pendenza giudiziaria per via della barca.
La Guardia di Finanza ha addentato il suo yacht Force Blue, sembrava uno squalo affamato.
Aspetto l’appello.
Intanto al primo grado condanna per truffa.
Proverò l’innocenza.
Torniamo a Renzusconi che è meglio.
L’unica possibilità, l’ultima per l’Italia. Mi piace l’uno e mi piace l’altro. Il vecchio e il giovane. Due vincenti.
Briatore, spieghi adesso all’umanità dolente che ci legge perché lei mette ai piedi in qualunque situazione si trovi le babbucce.
Le babbucce di color coccodrillo e gli altri prodotti sono il core business di un’azienda (non mia) che fattura 40 milioni di euro.
Lei è uno stratega nato.
Solo marketing.
di Antonello Caporale | 10 luglio 2017
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Fondi Lega, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere condannati
1/48
Corriere della Sera
Redazione Milano online
CONDIVIDI
Il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, il figlio Renzo, e il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, sono stati condannati nel processo sulle irregolarità nell’utilizzo dei fondi pubblici del movimento politico. Al Senatur sono stati inflitti 2 e 3 mesi, al figlio 1 anno e 6 mesi e a Belsito 2 anni e 6 mesi. Al centro del processo, le presunte spese personali coi rimborsi elettorali del partito. Tra queste, multe per migliaia di euro, la fattura del carrozziere e la laurea in Albania per il «Trota», come veniva chiamato il figlio dell’ex leader della Lega.
© Fornito da RCS MediaGroup S.p.A.
Fondi Lega, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere condannati
«Sono innocente da ogni accusa — aveva detto il Senatur —, mi sono sempre occupato di politica, sono sempre stato lontano dagli affari economici del partito. C’è qualche indizio, è vero, ma sono meri sospetti non adeguatamente supportati». Nell’ambito della stessa inchiesta, un altro figlio di Bossi, Riccardo, è stato condannato col rito abbreviato a un anno e otto mesi per appropriazione indebita.
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Fondi Lega, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere condannati
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Corriere della Sera
Redazione Milano online
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Il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, il figlio Renzo, e il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, sono stati condannati nel processo sulle irregolarità nell’utilizzo dei fondi pubblici del movimento politico. Al Senatur sono stati inflitti 2 e 3 mesi, al figlio 1 anno e 6 mesi e a Belsito 2 anni e 6 mesi. Al centro del processo, le presunte spese personali coi rimborsi elettorali del partito. Tra queste, multe per migliaia di euro, la fattura del carrozziere e la laurea in Albania per il «Trota», come veniva chiamato il figlio dell’ex leader della Lega.
© Fornito da RCS MediaGroup S.p.A.
Fondi Lega, Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere condannati
«Sono innocente da ogni accusa — aveva detto il Senatur —, mi sono sempre occupato di politica, sono sempre stato lontano dagli affari economici del partito. C’è qualche indizio, è vero, ma sono meri sospetti non adeguatamente supportati». Nell’ambito della stessa inchiesta, un altro figlio di Bossi, Riccardo, è stato condannato col rito abbreviato a un anno e otto mesi per appropriazione indebita.
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
10 lug 2017 19:50
VIZIO-NARIO
- ILVO DIAMANTI: PAPA FRANCESCO E’ L’UNICO CHE DA’ SPERANZA
– GRILLO E RENZI, INVECE, INNESCANO SFIDUCIA
– E PENSARE CHE DUE ANNI FA, MATTEO OCCUPAVA LA FIDUCIA NEL DOMANI… IN FONDO A TUTTI, SEMPRE LUI: BERLUSCONI
- ACCANTO AI POLITICI E AI PARTITI, CHE NON PIACCIONO AGLI ITALIANI, C' È DONALD TRUMP
Ilvo Diamanti per La Repubblica
Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà. Ma anche a costruirla. Perché la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (L' eco del famoso saggio di Berger e Luckmann non è casuale). Per questo ci pare utile riproporre la "Mappa delle parole", come avviene ormai da 7 anni. Perché attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi. Così, anche quest' anno, abbiamo condotto un sondaggio (Demos- Coop) su un campione rappresentativo, particolarmente ampio.
Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che evocano diversi soggetti, eventi, valori; diverse persone e istituzioni del nostro tempo. Ci siamo concentrati, in particolare, sul contesto politico-sociale e mediale. In senso lato. In questo modo abbiamo cercato di combinare il tempo e il sentimento.
Ne emerge una Mappa suggestiva. In qualche misura, complessa. Ma chiara, nelle indicazioni di fondo. Appare definita in tre aree, tre regioni di significato, dai confini - e soprattutto dai contenuti - piuttosto precisi. Agli estremi si oppongono due contesti alternativi.
In alto a destra, c' è il ponte verso il Futuro condiviso. Dove insistono obiettivi attraenti e, appunto, condivisi. La promozione dell' ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perché è necessità "materiale", ma anche un "valore". Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall' altro. Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal - e al - "merito". Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio.
Più in basso, tre parole "pubbliche", ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l' Italia. Dunque: il governo del "demos". Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di "democrazia", oltre ogni "populismo". In mezzo: l' Italia. Popolare e democratica. Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco.
Nonostante tutto: l' unica figura, l' unica persona capace di suscitare passione. E speranza. Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione. Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il PD. Vicino al M5s c' è FI. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L' Uomo Nuovo degli anni Novanta.
Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi invisibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti. Oggi, a sua volta, ai margini. Non per insofferenza ma, piuttosto, per indifferenza. Accanto ai politici e ai partiti, che non piacciono agli italiani, c' è Donald Trump. Spinto alla presidenza degli Usa dal sostegno delle "aree periferiche".
Dall' inquietudine dei "ceti in declino". Per gli italiani: un politico come gli altri. Ma la novità più sorprendente, in mezzo a questo non-luogo semantico, è la presenza di Matteo Renzi. Solo due anni fa: campeggiava nello "spazio futuro". Alternativo a Berlusconi. Mentre oggi sta proprio accanto a Berlusconi. La speranza di ieri si è consumata in fretta. Come le sorti del suo PD. Il PDR. Confuso in mezzo agli altri partiti. "Legato" a FI. E, quindi, risucchiato nell' indifferenza, che è molto peggio dell' anti-politica.
Nella "terra di mezzo", tra il "futuro condiviso" e la "marcia verso il passato", si addensa una pluralità di parole che evocano contrasti e divisioni. Quasi un "Campo di battaglia". L' euro e la UE. Accanto alle "unioni gay". E al mito dell' Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della "nuova" politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di "emozionare".
Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella Mappa, stanno "sotto" i loro partiti: PD e M5s. All' opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù.
Nel "Campo di battaglia" incontriamo l' immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra "Ius soli" e respingimento. Le stesse ONG si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato.
Fra le parole che stanno "in mezzo", non per caso, ritroviamo i "media". Vecchi. Tv e giornali. Mentre la radio resiste, ai confini della "terra promessa". Sull' asse del futuro, i social media li sovrastano. Tuttavia, per costruire il consenso, i media, "tradizionali" restano centrali. La TV, per prima. Da ciò la questione evocata dalle parole del nostro tempo. Il futuro della democrazia.
Perché i soggetti tradizionali della "democrazia rappresentativa" partiti e politici - appaiono delegittimati. Isolati nella regione del "passato". Mentre la Democrazia digitale, "immediata" più che "diretta": è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della "prudenza". Come i social media.
Tra diffidenza e delusione. Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti.
10 lug 2017 19:50
VIZIO-NARIO
- ILVO DIAMANTI: PAPA FRANCESCO E’ L’UNICO CHE DA’ SPERANZA
– GRILLO E RENZI, INVECE, INNESCANO SFIDUCIA
– E PENSARE CHE DUE ANNI FA, MATTEO OCCUPAVA LA FIDUCIA NEL DOMANI… IN FONDO A TUTTI, SEMPRE LUI: BERLUSCONI
- ACCANTO AI POLITICI E AI PARTITI, CHE NON PIACCIONO AGLI ITALIANI, C' È DONALD TRUMP
Ilvo Diamanti per La Repubblica
Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà. Ma anche a costruirla. Perché la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (L' eco del famoso saggio di Berger e Luckmann non è casuale). Per questo ci pare utile riproporre la "Mappa delle parole", come avviene ormai da 7 anni. Perché attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi. Così, anche quest' anno, abbiamo condotto un sondaggio (Demos- Coop) su un campione rappresentativo, particolarmente ampio.
Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che evocano diversi soggetti, eventi, valori; diverse persone e istituzioni del nostro tempo. Ci siamo concentrati, in particolare, sul contesto politico-sociale e mediale. In senso lato. In questo modo abbiamo cercato di combinare il tempo e il sentimento.
Ne emerge una Mappa suggestiva. In qualche misura, complessa. Ma chiara, nelle indicazioni di fondo. Appare definita in tre aree, tre regioni di significato, dai confini - e soprattutto dai contenuti - piuttosto precisi. Agli estremi si oppongono due contesti alternativi.
In alto a destra, c' è il ponte verso il Futuro condiviso. Dove insistono obiettivi attraenti e, appunto, condivisi. La promozione dell' ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perché è necessità "materiale", ma anche un "valore". Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall' altro. Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal - e al - "merito". Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio.
Più in basso, tre parole "pubbliche", ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l' Italia. Dunque: il governo del "demos". Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di "democrazia", oltre ogni "populismo". In mezzo: l' Italia. Popolare e democratica. Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco.
Nonostante tutto: l' unica figura, l' unica persona capace di suscitare passione. E speranza. Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione. Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il PD. Vicino al M5s c' è FI. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L' Uomo Nuovo degli anni Novanta.
Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi invisibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti. Oggi, a sua volta, ai margini. Non per insofferenza ma, piuttosto, per indifferenza. Accanto ai politici e ai partiti, che non piacciono agli italiani, c' è Donald Trump. Spinto alla presidenza degli Usa dal sostegno delle "aree periferiche".
Dall' inquietudine dei "ceti in declino". Per gli italiani: un politico come gli altri. Ma la novità più sorprendente, in mezzo a questo non-luogo semantico, è la presenza di Matteo Renzi. Solo due anni fa: campeggiava nello "spazio futuro". Alternativo a Berlusconi. Mentre oggi sta proprio accanto a Berlusconi. La speranza di ieri si è consumata in fretta. Come le sorti del suo PD. Il PDR. Confuso in mezzo agli altri partiti. "Legato" a FI. E, quindi, risucchiato nell' indifferenza, che è molto peggio dell' anti-politica.
Nella "terra di mezzo", tra il "futuro condiviso" e la "marcia verso il passato", si addensa una pluralità di parole che evocano contrasti e divisioni. Quasi un "Campo di battaglia". L' euro e la UE. Accanto alle "unioni gay". E al mito dell' Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della "nuova" politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di "emozionare".
Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella Mappa, stanno "sotto" i loro partiti: PD e M5s. All' opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù.
Nel "Campo di battaglia" incontriamo l' immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra "Ius soli" e respingimento. Le stesse ONG si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato.
Fra le parole che stanno "in mezzo", non per caso, ritroviamo i "media". Vecchi. Tv e giornali. Mentre la radio resiste, ai confini della "terra promessa". Sull' asse del futuro, i social media li sovrastano. Tuttavia, per costruire il consenso, i media, "tradizionali" restano centrali. La TV, per prima. Da ciò la questione evocata dalle parole del nostro tempo. Il futuro della democrazia.
Perché i soggetti tradizionali della "democrazia rappresentativa" partiti e politici - appaiono delegittimati. Isolati nella regione del "passato". Mentre la Democrazia digitale, "immediata" più che "diretta": è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della "prudenza". Come i social media.
Tra diffidenza e delusione. Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
10 lug 2017 19:50
VIZIO-NARIO
- ILVO DIAMANTI: PAPA FRANCESCO E’ L’UNICO CHE DA’ SPERANZA
– GRILLO E RENZI, INVECE, INNESCANO SFIDUCIA
– E PENSARE CHE DUE ANNI FA, MATTEO OCCUPAVA LA FIDUCIA NEL DOMANI… IN FONDO A TUTTI, SEMPRE LUI: BERLUSCONI
- ACCANTO AI POLITICI E AI PARTITI, CHE NON PIACCIONO AGLI ITALIANI, C' È DONALD TRUMP
Ilvo Diamanti per La Repubblica
Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà. Ma anche a costruirla. Perché la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (L' eco del famoso saggio di Berger e Luckmann non è casuale). Per questo ci pare utile riproporre la "Mappa delle parole", come avviene ormai da 7 anni. Perché attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi. Così, anche quest' anno, abbiamo condotto un sondaggio (Demos- Coop) su un campione rappresentativo, particolarmente ampio.
Alle persone intervistate sono state proposte una quarantina di parole, che evocano diversi soggetti, eventi, valori; diverse persone e istituzioni del nostro tempo. Ci siamo concentrati, in particolare, sul contesto politico-sociale e mediale. In senso lato. In questo modo abbiamo cercato di combinare il tempo e il sentimento.
Ne emerge una Mappa suggestiva. In qualche misura, complessa. Ma chiara, nelle indicazioni di fondo. Appare definita in tre aree, tre regioni di significato, dai confini - e soprattutto dai contenuti - piuttosto precisi. Agli estremi si oppongono due contesti alternativi.
In alto a destra, c' è il ponte verso il Futuro condiviso. Dove insistono obiettivi attraenti e, appunto, condivisi. La promozione dell' ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perché è necessità "materiale", ma anche un "valore". Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall' altro. Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal - e al - "merito". Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio.
Più in basso, tre parole "pubbliche", ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l' Italia. Dunque: il governo del "demos". Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di "democrazia", oltre ogni "populismo". In mezzo: l' Italia. Popolare e democratica. Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco.
Nonostante tutto: l' unica figura, l' unica persona capace di suscitare passione. E speranza. Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione. Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il PD. Vicino al M5s c' è FI. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L' Uomo Nuovo degli anni Novanta.
Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi invisibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti. Oggi, a sua volta, ai margini. Non per insofferenza ma, piuttosto, per indifferenza. Accanto ai politici e ai partiti, che non piacciono agli italiani, c' è Donald Trump. Spinto alla presidenza degli Usa dal sostegno delle "aree periferiche".
Dall' inquietudine dei "ceti in declino". Per gli italiani: un politico come gli altri. Ma la novità più sorprendente, in mezzo a questo non-luogo semantico, è la presenza di Matteo Renzi. Solo due anni fa: campeggiava nello "spazio futuro". Alternativo a Berlusconi. Mentre oggi sta proprio accanto a Berlusconi. La speranza di ieri si è consumata in fretta. Come le sorti del suo PD. Il PDR. Confuso in mezzo agli altri partiti. "Legato" a FI. E, quindi, risucchiato nell' indifferenza, che è molto peggio dell' anti-politica.
Nella "terra di mezzo", tra il "futuro condiviso" e la "marcia verso il passato", si addensa una pluralità di parole che evocano contrasti e divisioni. Quasi un "Campo di battaglia". L' euro e la UE. Accanto alle "unioni gay". E al mito dell' Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della "nuova" politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di "emozionare".
Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella Mappa, stanno "sotto" i loro partiti: PD e M5s. All' opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù.
Nel "Campo di battaglia" incontriamo l' immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra "Ius soli" e respingimento. Le stesse ONG si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato.
Fra le parole che stanno "in mezzo", non per caso, ritroviamo i "media". Vecchi. Tv e giornali. Mentre la radio resiste, ai confini della "terra promessa". Sull' asse del futuro, i social media li sovrastano. Tuttavia, per costruire il consenso, i media, "tradizionali" restano centrali. La TV, per prima. Da ciò la questione evocata dalle parole del nostro tempo. Il futuro della democrazia.
Perché i soggetti tradizionali della "democrazia rappresentativa" partiti e politici - appaiono delegittimati. Isolati nella regione del "passato". Mentre la Democrazia digitale, "immediata" più che "diretta": è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della "prudenza". Come i social media.
Tra diffidenza e delusione. Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti.
IL SALUTO ALLA BANDIERA, DI BERLUSCONI, NON SI PUO' PERDERE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 151817.htm
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Massimo Mazzuco, classe 1954, porta con sé i valori della generazione che lo precede e su cui è stato educato.
Lo si comprende quando afferma:
E’ inutile nasconderselo: in questi giorni stiamo provando tutti una forte frustrazione, dovuta alla questione dei vaccini.
E il fatto che il decreto-legge stia per passare grazie ad una mozione di fiducia – senza quindi nemmeno una parvenza di discussione in aula – non fa che aumentare le sensazione di ingiustizia che ci opprime tutti.
Mazzuco avverte la perdita palese della democrazia, dove in un Parlamento imbelle non è più nemmeno sentita la necessità minima di discutere in aula un provvedimento sanitario che interessa la comunità dei cittadini al di là dello schieramento politico di appartenenza.
Da qui avverte che siano in molti a provare una sensazione di ingiustizia e frustrazione.
Ma questa è una fase di transizione in cui il potere dominante della sovragestione, sta abituando quelli che Mazzuco chiama ancora “cittadini”, in sudditi.
A proposito scrive Noam Chomsky nel suo ultimo libro “Così va il mondo”, che siamo immersi in un sistema del tipo <<Compra, consuma, obbedisci>>.
Quindi non stupisce che questo Parlamento esegua pedissequamente gli ordini della sovragestione.
D’altra parte il lavaggio e lo risciacquo del cervello con la televisione e con i mezzi di comunicazione della stampa, hanno già fatto il loro lavoro da tempo.
E questi sono i risultati.
• LIBRE news
• Recensioni
• segnalazioni
Obbligo vaccini: la politica ha abbandonato i genitori italiani
Scritto il 12/7/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
E’ inutile nasconderselo: in questi giorni stiamo provando tutti una forte frustrazione, dovuta alla questione dei vaccini.
E il fatto che il decreto-legge stia per passare grazie ad una mozione di fiducia – senza quindi nemmeno una parvenza di discussione in aula – non fa che aumentare le sensazione di ingiustizia che ci opprime tutti.
Va benissimo andare a Pesaro, stringersi in un abbraccio e contarsi fra di noi.
Ma che ci fossero 5.000 oppure 30.000 persone non fa molta differenza, nel momento in cui i media decidono compatti di non dare nessun risalto particolare a questo evento.
Ed è proprio questo che fa scattare la frustrazione: l’impossibilità di far sentire la propria voce.
Normalmente, il dissenso trova due strade per arrivare al resto della popolazione: la prima è quella di una adeguata eco mediatica, che dia una giusta risonanza alle proprie esigenze.
La seconda è quella di un’adeguata rappresentazione politica, da parte di almeno una fetta dell’arco elettorale.
Finché c’è un partito, per quanto piccolo, che si faccia carico di dare voce alle sue istanze, il cittadino si sente comunque rappresentato e, anche se in minoranza, sa di avere voce in capitolo.
Ma nel momento in cui non solo nessuna testata giornalistica decide di dare appoggio alla tua causa, ma anche nessun partito politico decide di farne la propria bandiera, ecco che scatta la frustrazione.
Il riferimento alla mancata presenza dei 5 Stelle in questa battaglia è fin troppo evidente.
Non solo la loro mossa vigliacca di sfilarsi dal confronto sui vaccini (per paura di venire etichettati come antivax) ha lasciato senza rappresentanza una grossa fetta di popolazione, ma ormai sistematicamente da oltre un mese i cinque stelle stanno comunque perdendo terreno nei sondaggi.
Galleggiavano nelle vicinanze del 30% nel mese di maggio, e ora sono scesi intorno al 27.
E purtroppo questo trend sembra destinato a continuare, nel senso che più i 5 Stelle cercano di apparire “responsabili” e “degni di governare”, più finiscono per assomigliare sempre di più agli altri partiti, ovvero ad entità ambigue e poco rispettabili, il cui vero scopo non sia quello di difendere gli interessi dei cittadini, ma di difendere quelli di coloro che li controllano.
Come diceva Honoré de Balzac, «da quando le società esistono, un governo è sempre stato, per forza di cose, un contratto di assicurazione concluso fra i ricchi contro i poveri».
Forza 5 Stelle, avanti di questo passo sarete presto anche voi “degni di governare”.
(Massimo Mazzucco, “La frustrazione”, dal blog “Luogo Comune” dell’11 luglio 2017).
(https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Mazzucco)
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
Massimo Mazzuco, classe 1954, porta con sé i valori della generazione che lo precede e su cui è stato educato.
Lo si comprende quando afferma:
E’ inutile nasconderselo: in questi giorni stiamo provando tutti una forte frustrazione, dovuta alla questione dei vaccini.
E il fatto che il decreto-legge stia per passare grazie ad una mozione di fiducia – senza quindi nemmeno una parvenza di discussione in aula – non fa che aumentare le sensazione di ingiustizia che ci opprime tutti.
Mazzuco avverte la perdita palese della democrazia, dove in un Parlamento imbelle non è più nemmeno sentita la necessità minima di discutere in aula un provvedimento sanitario che interessa la comunità dei cittadini al di là dello schieramento politico di appartenenza.
Da qui avverte che siano in molti a provare una sensazione di ingiustizia e frustrazione.
Ma questa è una fase di transizione in cui il potere dominante della sovragestione, sta abituando quelli che Mazzuco chiama ancora “cittadini”, in sudditi.
A proposito scrive Noam Chomsky nel suo ultimo libro “Così va il mondo”, che siamo immersi in un sistema del tipo <<Compra, consuma, obbedisci>>.
Quindi non stupisce che questo Parlamento esegua pedissequamente gli ordini della sovragestione.
D’altra parte il lavaggio e lo risciacquo del cervello con la televisione e con i mezzi di comunicazione della stampa, hanno già fatto il loro lavoro da tempo.
E questi sono i risultati.
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Obbligo vaccini: la politica ha abbandonato i genitori italiani
Scritto il 12/7/17 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
E’ inutile nasconderselo: in questi giorni stiamo provando tutti una forte frustrazione, dovuta alla questione dei vaccini.
E il fatto che il decreto-legge stia per passare grazie ad una mozione di fiducia – senza quindi nemmeno una parvenza di discussione in aula – non fa che aumentare le sensazione di ingiustizia che ci opprime tutti.
Va benissimo andare a Pesaro, stringersi in un abbraccio e contarsi fra di noi.
Ma che ci fossero 5.000 oppure 30.000 persone non fa molta differenza, nel momento in cui i media decidono compatti di non dare nessun risalto particolare a questo evento.
Ed è proprio questo che fa scattare la frustrazione: l’impossibilità di far sentire la propria voce.
Normalmente, il dissenso trova due strade per arrivare al resto della popolazione: la prima è quella di una adeguata eco mediatica, che dia una giusta risonanza alle proprie esigenze.
La seconda è quella di un’adeguata rappresentazione politica, da parte di almeno una fetta dell’arco elettorale.
Finché c’è un partito, per quanto piccolo, che si faccia carico di dare voce alle sue istanze, il cittadino si sente comunque rappresentato e, anche se in minoranza, sa di avere voce in capitolo.
Ma nel momento in cui non solo nessuna testata giornalistica decide di dare appoggio alla tua causa, ma anche nessun partito politico decide di farne la propria bandiera, ecco che scatta la frustrazione.
Il riferimento alla mancata presenza dei 5 Stelle in questa battaglia è fin troppo evidente.
Non solo la loro mossa vigliacca di sfilarsi dal confronto sui vaccini (per paura di venire etichettati come antivax) ha lasciato senza rappresentanza una grossa fetta di popolazione, ma ormai sistematicamente da oltre un mese i cinque stelle stanno comunque perdendo terreno nei sondaggi.
Galleggiavano nelle vicinanze del 30% nel mese di maggio, e ora sono scesi intorno al 27.
E purtroppo questo trend sembra destinato a continuare, nel senso che più i 5 Stelle cercano di apparire “responsabili” e “degni di governare”, più finiscono per assomigliare sempre di più agli altri partiti, ovvero ad entità ambigue e poco rispettabili, il cui vero scopo non sia quello di difendere gli interessi dei cittadini, ma di difendere quelli di coloro che li controllano.
Come diceva Honoré de Balzac, «da quando le società esistono, un governo è sempre stato, per forza di cose, un contratto di assicurazione concluso fra i ricchi contro i poveri».
Forza 5 Stelle, avanti di questo passo sarete presto anche voi “degni di governare”.
(Massimo Mazzucco, “La frustrazione”, dal blog “Luogo Comune” dell’11 luglio 2017).
(https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Mazzucco)
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
4,7 milioni di italiani in povertà: record storico
In 10 anni sono triplicati. Picco per gli under 35
Istat: nel 2016 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con 3 o più figli minori è salita dal 18,3%
del 2015 al 26,8%. Così sono aumentati dal 10,9% a 12,5%, pari a 1 milione e 292mila, i bambini poveri
Economia & Lobby
Un incremento costante. E nel 2016 il picco. Dieci anni fa gli italiani in povertà assoluta, cioè quelli che non possono permettersi un paniere di beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile, erano 1,66 milioni. Lo scorso anno l’Istat ne ha contati 4,74 milioni. Rispetto al 2015 le persone in stato di grave indigenza sono aumentate “solo” di 150mila unità, cosa che secondo l’istituto di statistica equivale a una “sostanziale stabilità“. Ma tra 2006 e 2016 se ne contano oltre 3 milioni in più. Picco negli anni peggiori della crisi: nel 2008 i poveri assoluti sono aumentati di 400mila unità di Chiara Brusini
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
4,7 milioni di italiani in povertà: record storico
In 10 anni sono triplicati. Picco per gli under 35
Istat: nel 2016 l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie con 3 o più figli minori è salita dal 18,3%
del 2015 al 26,8%. Così sono aumentati dal 10,9% a 12,5%, pari a 1 milione e 292mila, i bambini poveri
Economia & Lobby
Un incremento costante. E nel 2016 il picco. Dieci anni fa gli italiani in povertà assoluta, cioè quelli che non possono permettersi un paniere di beni e servizi essenziali per uno standard di vita accettabile, erano 1,66 milioni. Lo scorso anno l’Istat ne ha contati 4,74 milioni. Rispetto al 2015 le persone in stato di grave indigenza sono aumentate “solo” di 150mila unità, cosa che secondo l’istituto di statistica equivale a una “sostanziale stabilità“. Ma tra 2006 e 2016 se ne contano oltre 3 milioni in più. Picco negli anni peggiori della crisi: nel 2008 i poveri assoluti sono aumentati di 400mila unità di Chiara Brusini
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
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Partiti morti, 500 parlamentari (1 su 3) han cambiato casa
Scritto il 13/7/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Oramai i “nostri” sono diventati specialisti inimitabili. Unici al mondo.
Già da qualche anno i parlamentari italiani stavano scalando le classifiche internazionali del trasformismo, ma l’ultimo dato – reso noto da “Openpolis” – fissa un dato strabiliante. Inarrivabile.
Dall’inizio della legislatura – era la primavera del 2013 – sino ad oggi i cambi di gruppo sono stati 502, circa 10 al mese: un valzer che ha coinvolto sino ad oggi 324 parlamentari, il 34% del totale.
Un “turismo parlamentare” senza eguali nel mondo occidentale e che non trova riscontri nella storia italiana, sia nella stagione che diede il via al trasformismo nell’Ottocento, ma neppure durante la vituperata Prima Repubblica: in quell’epoca la transumanza da un gruppo parlamentare all’altro era un fenomeno pressoché sconosciuto.
Fino a quando, nel 1994, curiosamente col sistema maggioritario, i numeri via via si sono ingrossati e nel corso di questa legislatura il “turismo parlamentare” è diventato fenomeno di massa: a memoria d’uomo mai era capitato in una democrazia matura che un parlamentare su tre cambiasse casacca.
Un fenomeno che sembra fatto apposta per essere oggetto di una generica indignazione contro i parlamentari “sporchi e cattivi” di questa ultima generazione.
Ma il boom della transumanza parlamentare ha molte cause.
Tanto per cominciare i partiti non sono più quelli di una volta.
Oramai ci mettono poco a sfarinarsi.
Le forze politiche entrate in Parlamento ad inizio legislatura hanno subito diverse scomposizioni nell’arco di 4 anni.
Il Pdl si è diviso tra la berlusconiana Forza Italia e l’alfaniana Alternativa Popolare, i parlamentari di Scelta Civica di Monti si sono sparpagliati, dando vita ad una frammentata diaspora e un processo simile ha coinvolto Sel di Vendola, Sinistra Italiana, “Possibile” di Pippo Civati.
Continue secessioni hanno investito anche il Pd (con la nascita di Mdp) e Cinque Stelle, e soltanto Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno mantenuto la loro conformazione originale.
Come documenta “Openpolis”, escludendo il gruppo misto, alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono diretta emanazione di quanto uscito dalle elezioni politiche del 2013: Pd, M5s, Lega e Fratelli d’ Italia.
Risultato finale: nella legislatura dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, i “trasmigranti” sono quasi raddoppiati rispetto alla precedente.
Ma l’autentico moltiplicatore del “turismo parlamentare” è un altro.
Spiega il professor Gianfranco Pasquino, uno dei maestri della scienza politica italiana: «Per effetto di una legge elettorale che ha portato in Parlamento i “nominati”, i parlamentari non rappresentano più nessuno.
Né gli elettori del collegio, né quelli che li sceglievano con le preferenze.
Nessuno sa chi siano, ma non sappiamo neppure chi siano i loro elettori. Parlamentari svincolati da qualsiasi mandato, e dunque il loro movimento è in gran parte determinato dal calcolo: chi mi rinominerà?
Un “movimento” che incide anche sul processo legislativo: quando i parlamentari si spostano, votano come vuole il loro nuovo “padrone” e anche per questo preferiscono il voto palese. In questo trasformismo non c’ è nulla di folcloristico.
Solo calcoli, previsioni, aspettative.
Per i “nominati” la parola giusta, ahimé, è schiavi».
Un’altra ragione del boom del trasformismo parlamentare la spiega un osservatore privilegiato come Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto della Camera, eletto deputato per la prima volta nel 1987: «Il fenomeno è scoppiato con i partiti personali e con l’annullamento totale delle garanzie della democrazia interna: se il leader, che ha in mano la selezione delle nomine parlamentari, fa strame delle regole democratiche, che strumenti ha l’opposizione interna per contrastarlo e far valere le sue ragioni? Nessuno.
E infatti l’unica via resta quella della scissione, della secessione, dell’uscita laterale».
Il boom delle trasmigrazioni ha determinato fenomeni originalissimi.
Come il continuo cambio dei nomi dei gruppi parlamentari.
Gli “alfaniani” sono usciti dal Popolo delle Libertà il 18 novembre 2013 e decisero di chiamarsi “Nuovo Centrodestra”. Una definizione presto invecchiata per un partito che ha continuato a far parte di governi a guida Pd, e infatti nel dicembre del 2014 l’Ncd è diventato “Area Popolare” (Ncd-Udc).
Ma a dicembre del 2016 si slitta su “Area Popolare-Ncd-Centristi per l’Italia”, mentre a febbraio del 2017 si passa a “Area Popolare-Ncd-Centristi per l’Europa” e nel marzo dello stesso anno si approda ad “Alternativa Popolare-Centristi per l’Europa-Ncd”.
Infinite scomposizioni hanno preso corpo al Senato.
Esemplare il caso del gruppo “Grandi Autonomie e Libertà”, che per dare spazio alle sue tante componenti ha cambiato denominazione 14 volte.
Ma una volta superato ogni record, fra qualche mese potrebbe maturare la novità: su iniziativa di Pisicchio, la presidente della Camera ha convocato la Giunta del Regolamento e in autunno potrebbe essere approvata una riforma dei regolamenti parlamentari, con tanto di disincentivi per le transumanze “facili”.
(Fabio Martini, “Volete la dimostrazione che i partiti sono morti”, articolo pubblicato da “La Stampa” e ripreso da “Dagospia” il 3 luglio 2017).
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Partiti morti, 500 parlamentari (1 su 3) han cambiato casa
Scritto il 13/7/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Oramai i “nostri” sono diventati specialisti inimitabili. Unici al mondo.
Già da qualche anno i parlamentari italiani stavano scalando le classifiche internazionali del trasformismo, ma l’ultimo dato – reso noto da “Openpolis” – fissa un dato strabiliante. Inarrivabile.
Dall’inizio della legislatura – era la primavera del 2013 – sino ad oggi i cambi di gruppo sono stati 502, circa 10 al mese: un valzer che ha coinvolto sino ad oggi 324 parlamentari, il 34% del totale.
Un “turismo parlamentare” senza eguali nel mondo occidentale e che non trova riscontri nella storia italiana, sia nella stagione che diede il via al trasformismo nell’Ottocento, ma neppure durante la vituperata Prima Repubblica: in quell’epoca la transumanza da un gruppo parlamentare all’altro era un fenomeno pressoché sconosciuto.
Fino a quando, nel 1994, curiosamente col sistema maggioritario, i numeri via via si sono ingrossati e nel corso di questa legislatura il “turismo parlamentare” è diventato fenomeno di massa: a memoria d’uomo mai era capitato in una democrazia matura che un parlamentare su tre cambiasse casacca.
Un fenomeno che sembra fatto apposta per essere oggetto di una generica indignazione contro i parlamentari “sporchi e cattivi” di questa ultima generazione.
Ma il boom della transumanza parlamentare ha molte cause.
Tanto per cominciare i partiti non sono più quelli di una volta.
Oramai ci mettono poco a sfarinarsi.
Le forze politiche entrate in Parlamento ad inizio legislatura hanno subito diverse scomposizioni nell’arco di 4 anni.
Il Pdl si è diviso tra la berlusconiana Forza Italia e l’alfaniana Alternativa Popolare, i parlamentari di Scelta Civica di Monti si sono sparpagliati, dando vita ad una frammentata diaspora e un processo simile ha coinvolto Sel di Vendola, Sinistra Italiana, “Possibile” di Pippo Civati.
Continue secessioni hanno investito anche il Pd (con la nascita di Mdp) e Cinque Stelle, e soltanto Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno mantenuto la loro conformazione originale.
Come documenta “Openpolis”, escludendo il gruppo misto, alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono diretta emanazione di quanto uscito dalle elezioni politiche del 2013: Pd, M5s, Lega e Fratelli d’ Italia.
Risultato finale: nella legislatura dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, i “trasmigranti” sono quasi raddoppiati rispetto alla precedente.
Ma l’autentico moltiplicatore del “turismo parlamentare” è un altro.
Spiega il professor Gianfranco Pasquino, uno dei maestri della scienza politica italiana: «Per effetto di una legge elettorale che ha portato in Parlamento i “nominati”, i parlamentari non rappresentano più nessuno.
Né gli elettori del collegio, né quelli che li sceglievano con le preferenze.
Nessuno sa chi siano, ma non sappiamo neppure chi siano i loro elettori. Parlamentari svincolati da qualsiasi mandato, e dunque il loro movimento è in gran parte determinato dal calcolo: chi mi rinominerà?
Un “movimento” che incide anche sul processo legislativo: quando i parlamentari si spostano, votano come vuole il loro nuovo “padrone” e anche per questo preferiscono il voto palese. In questo trasformismo non c’ è nulla di folcloristico.
Solo calcoli, previsioni, aspettative.
Per i “nominati” la parola giusta, ahimé, è schiavi».
Un’altra ragione del boom del trasformismo parlamentare la spiega un osservatore privilegiato come Pino Pisicchio, presidente del gruppo misto della Camera, eletto deputato per la prima volta nel 1987: «Il fenomeno è scoppiato con i partiti personali e con l’annullamento totale delle garanzie della democrazia interna: se il leader, che ha in mano la selezione delle nomine parlamentari, fa strame delle regole democratiche, che strumenti ha l’opposizione interna per contrastarlo e far valere le sue ragioni? Nessuno.
E infatti l’unica via resta quella della scissione, della secessione, dell’uscita laterale».
Il boom delle trasmigrazioni ha determinato fenomeni originalissimi.
Come il continuo cambio dei nomi dei gruppi parlamentari.
Gli “alfaniani” sono usciti dal Popolo delle Libertà il 18 novembre 2013 e decisero di chiamarsi “Nuovo Centrodestra”. Una definizione presto invecchiata per un partito che ha continuato a far parte di governi a guida Pd, e infatti nel dicembre del 2014 l’Ncd è diventato “Area Popolare” (Ncd-Udc).
Ma a dicembre del 2016 si slitta su “Area Popolare-Ncd-Centristi per l’Italia”, mentre a febbraio del 2017 si passa a “Area Popolare-Ncd-Centristi per l’Europa” e nel marzo dello stesso anno si approda ad “Alternativa Popolare-Centristi per l’Europa-Ncd”.
Infinite scomposizioni hanno preso corpo al Senato.
Esemplare il caso del gruppo “Grandi Autonomie e Libertà”, che per dare spazio alle sue tante componenti ha cambiato denominazione 14 volte.
Ma una volta superato ogni record, fra qualche mese potrebbe maturare la novità: su iniziativa di Pisicchio, la presidente della Camera ha convocato la Giunta del Regolamento e in autunno potrebbe essere approvata una riforma dei regolamenti parlamentari, con tanto di disincentivi per le transumanze “facili”.
(Fabio Martini, “Volete la dimostrazione che i partiti sono morti”, articolo pubblicato da “La Stampa” e ripreso da “Dagospia” il 3 luglio 2017).
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
I tentativi di “Colpo di Stato”, in Italia sono stati 3.
1) Il Piano Solo, del Generale De Lorenzo, anno 1964.
Piano Solo - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Solo
2) Il Golpe Borghese, anno 1970
Golpe Borghese - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Golpe_Borghese
3) La paura di Ciampi, anno 1993
Ciampi: "La notte del '93 con la paura del golpe" - Repubblica.it
http://www.repubblica.it › Politica
Tutti i tre andati male.
Allora Gelli pensò al Piano di Rinascita Democratica, affidato alle cure di Berlusconi, ma che in effetti doveva demolire la democrazia in Italia.
Come risulta da un sondaggio di qualche mese fa, di Ilvo Diamanti, su La Repubblica, 8 italiani su 10 rivogliono l’uomo forte.
Piano piano, la destra sta preparando gli italiani alla seconda edizione del Fascismo.
Su Il Giornale di oggi, Sallusti si cimenta all’opera di adattamento degli italiani al superamento della Democrazia.
Ma la Storia non si distrugge
Fascista è comprimere idee e libertà, anche se queste non costituiscono minaccia concreta alle istituzioni o alla sicurezza pubblica
Alessandro Sallusti - Mer, 12/07/2017 - 16:40
commenta
Fascista non è essere fascista o simpatizzante del Ventennio ma impedire con la forza che qualcuno lo sia.
Fascista è comprimere come proposto dall'onorevole Fiano del Pd - idee e libertà anche se queste non costituiscono minaccia concreta alle istituzioni o alla sicurezza pubblica. Fascista è cancellare, distruggere come vorrebbe fare la Boldrini monumenti e architetture che, anche nel male, sono un pezzo di storia di questo Paese. Fascista, insomma, è essere comunista, ideologia peraltro molto più sanguinosa e tragica della prima.
Quella che sembra la classica polemica estiva l'inasprimento delle norme contro l'apologia del fascismo è in realtà un pericoloso rigurgito illiberale. L'Italia si è già dotata di leggi per impedire la ricostituzione di un partito fascista e di strumenti per vigilare che nostalgie o passioni restino confinate nella sfera privata. Invadere pure quella, sanzionando anche la mera circolazione o il possesso di documenti, foto e ridicoli gadget che rimandano al Ventennio, non solo è tecnicamente impossibile, ma è cosa da dittatura.
Siamo al rogo dei cimeli, alla caccia alle streghe. Oggi il fascismo, domani a chi tocca? Perché no, ai comunisti, a lungo alleati e simpatizzanti dell'Unione Sovietica di Stalin (abbiamo invece vie dedicate a Stalingrado, città eretta in onore di un boia). E perché no, mettere al bando tutto ciò che riporta a Pio IX, il Papa che si oppose con le armi all'Unità d'Italia.
Questa offensiva estiva contro le basilari libertà di opinione non solo è umiliante per una democrazia, è più semplicemente stupida. La circolazione delle idee e dei loro simboli non può costituire reato. Abbiamo più cautele nei confronti dei simpatizzanti dell'Isis che di un innocuo bagnino affascinato dal Duce. Per espellerli infatti occorre provare che la loro infatuazione sia sul punto di trasformarsi in atti pericolosi, trovare indizi di una complicità attiva con terroristi conclamati.
Se per fascismo intendiamo il pericolo di quel preciso periodo storico possiamo dormire sonni tranquilli. Non invece se per fascismo intendiamo un rigurgito di leggi illiberali. Perché per metterle in atto non necessita portare la camicia bruna e intonare Faccetta nera. A volte basta la faccia rassicurante di un deputato del Pd. Come quella di Fiano.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 19004.html
DALLA GUERRA DI LIBERAZIONE ALLA GUERRA DI DISINTEGRAZIONE
I tentativi di “Colpo di Stato”, in Italia sono stati 3.
1) Il Piano Solo, del Generale De Lorenzo, anno 1964.
Piano Solo - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Solo
2) Il Golpe Borghese, anno 1970
Golpe Borghese - Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Golpe_Borghese
3) La paura di Ciampi, anno 1993
Ciampi: "La notte del '93 con la paura del golpe" - Repubblica.it
http://www.repubblica.it › Politica
Tutti i tre andati male.
Allora Gelli pensò al Piano di Rinascita Democratica, affidato alle cure di Berlusconi, ma che in effetti doveva demolire la democrazia in Italia.
Come risulta da un sondaggio di qualche mese fa, di Ilvo Diamanti, su La Repubblica, 8 italiani su 10 rivogliono l’uomo forte.
Piano piano, la destra sta preparando gli italiani alla seconda edizione del Fascismo.
Su Il Giornale di oggi, Sallusti si cimenta all’opera di adattamento degli italiani al superamento della Democrazia.
Ma la Storia non si distrugge
Fascista è comprimere idee e libertà, anche se queste non costituiscono minaccia concreta alle istituzioni o alla sicurezza pubblica
Alessandro Sallusti - Mer, 12/07/2017 - 16:40
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Fascista non è essere fascista o simpatizzante del Ventennio ma impedire con la forza che qualcuno lo sia.
Fascista è comprimere come proposto dall'onorevole Fiano del Pd - idee e libertà anche se queste non costituiscono minaccia concreta alle istituzioni o alla sicurezza pubblica. Fascista è cancellare, distruggere come vorrebbe fare la Boldrini monumenti e architetture che, anche nel male, sono un pezzo di storia di questo Paese. Fascista, insomma, è essere comunista, ideologia peraltro molto più sanguinosa e tragica della prima.
Quella che sembra la classica polemica estiva l'inasprimento delle norme contro l'apologia del fascismo è in realtà un pericoloso rigurgito illiberale. L'Italia si è già dotata di leggi per impedire la ricostituzione di un partito fascista e di strumenti per vigilare che nostalgie o passioni restino confinate nella sfera privata. Invadere pure quella, sanzionando anche la mera circolazione o il possesso di documenti, foto e ridicoli gadget che rimandano al Ventennio, non solo è tecnicamente impossibile, ma è cosa da dittatura.
Siamo al rogo dei cimeli, alla caccia alle streghe. Oggi il fascismo, domani a chi tocca? Perché no, ai comunisti, a lungo alleati e simpatizzanti dell'Unione Sovietica di Stalin (abbiamo invece vie dedicate a Stalingrado, città eretta in onore di un boia). E perché no, mettere al bando tutto ciò che riporta a Pio IX, il Papa che si oppose con le armi all'Unità d'Italia.
Questa offensiva estiva contro le basilari libertà di opinione non solo è umiliante per una democrazia, è più semplicemente stupida. La circolazione delle idee e dei loro simboli non può costituire reato. Abbiamo più cautele nei confronti dei simpatizzanti dell'Isis che di un innocuo bagnino affascinato dal Duce. Per espellerli infatti occorre provare che la loro infatuazione sia sul punto di trasformarsi in atti pericolosi, trovare indizi di una complicità attiva con terroristi conclamati.
Se per fascismo intendiamo il pericolo di quel preciso periodo storico possiamo dormire sonni tranquilli. Non invece se per fascismo intendiamo un rigurgito di leggi illiberali. Perché per metterle in atto non necessita portare la camicia bruna e intonare Faccetta nera. A volte basta la faccia rassicurante di un deputato del Pd. Come quella di Fiano.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 19004.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
REPUBBLICA ITALIANA : ULTIMO ATTO
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venerdì 14/07/2017
La stalla fascista da cui i buoi sono già usciti
di Antonio Padellaro | 14 luglio 2017
•
•
| 22
Nella vicenda di Punta Canna l’attenzione mediatica si è comprensibilmente concentrata sugli aspetti offensivi e grotteschi (l’apologia del fascismo del duce balneare Gianni Scarpa) tralasciando il messaggio politico più insidioso condensato nel cartello pedagogico che recita: “In un paese devastato da ladri istituzionali e maleducati qui ci sono le regole che mancano, ordine, pulizia , disciplina, severità”.
Nel mondo a parte che l’Italia democratica e antifascista si rifiuta di frequentare quelle parole sono senso comune e suscitano approvazione.
Parliamo delle fiaccolate che divampano da Nord-est a Nord-ovest ogniqualvolta si annunci l’arrivo di extracomunitari richiedenti asilo o irregolari.
E non importa se molti o pochi ma per questioni diciamo così di principio (immigrati fora dai ball).
Parliamo del cosiddetto popolo della popolare Zanzara, su Radio24, che ogni pomeriggio scatena gli istinti peggiori contro extracomunitari, rom, ebrei, comunisti gay e assimilati, straordinaria materia di studio per comprendere “il presente che nutre il fascismo” (Nadia Urbinati su la Repubblica).
Parliamo della realtà che formicola sotto la superficie della Repubblica nata dalla Costituzione, un’Italia che per mille motivi si sente calpestata e che ricicla simboli del passato anche i più abietti con la stessa voluttà di chi spacca a sassate le vetrine per lasciare comunque un segno.
Un’Italia sporca, brutta e cattiva che a lungo andare potrebbe riservarci qualche non gradita sorpresa, come è accaduto all’America che ha portato in braccio Donald Trump alla Casa Bianca.
Da questa sommaria lista abbiamo volutamente escluso le forze cosiddette “populiste” come la Lega di Matteo Salvini e i 5Stelle per la semplice ragione che pur coltivando con diversa intensità xenofobia e cultura antimoderna rappresentano, ancora, dentro le istituzioni, un argine e insieme un filtro alle pulsioni più allarmanti della crescente rabbia collettiva.
Ecco perché certamente animato dalle migliori intenzioni il ddl Fiano che inasprisce le sanzioni contro i comportamenti apologetici del fascismo appare come una medicina tardiva e inefficace.
Come sempre accade quando si tenta di colpire gli effetti e non le cause della malattia.
Il fascismo del presente, del resto, vive e lotta a pieno titolo nelle istituzioni democratiche.
Quelli del movimento di CasaPound, per esempio, autoproclamatisi “fascisti del terzo millennio”, nella tornata amministrativa di qualche giorno fa hanno colto un lusinghiero successo a Lucca (quasi l’8%) e per un soffio non ha determinato l’elezione a sindaco del candidato del centrodestra. Bissando così il 6% dell’anno scorso a Bolzano (da uno a tre consiglieri) dove addirittura hanno sperimentato prove di dialogo col Pd.
Per non parlare di Monza dove l’altro ieri è stato nominato un assessore del movimento neonazista LibertàAzione.
02:07
Perciò vorremmo chiedere pacatamente a Fiano come sia possibile oggi impedire ai corpi militarizzati di Casa Pound di esibire labari e braccia tese nelle sfilate per le strade di Roma o di Milano quando proprio predicando ordine, pulizia, disciplina, severità, ovvero i medesimi “valori” del camerata con la bandana di Chioggia stanno in modo del tutto legittimo raccogliendo vasti consensi tra gli elettori?
Ha un senso chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da quel dì, e ci riferiamo ai tanti giovanotti e giovanotte che in quei lugubri raduni inneggiano al duce senza averne la minima cognizione storica, mossi esclusivamente dall’impulso di sputare sulla democrazia come se fosse un app da cancellare sull’iPhone.
Intollerabile certo, ma esattamente come risulta insopportabile la solita frase fatta che accompagna i rituali dibattiti “sul ruolo della scuola che dovrebbe educare i giovani al rispetto della memoria”.
Al che per reazione uno davvero diventa fascista anche se non vuole.
È chiaro a tutti che il fascismo contemporaneo si nutre anche dei problemi lasciati per troppo tempo a marcire dalla democrazia, che esso cresce e prospera sullo sputtanamento progressivo della politica, sulla distruzione del lavoro, sulle guerre infinite tra i poveri italiani e gli immigrati ancora più disperati, sulla solitudine esistenziale che alligna sulle “macerie dell’etica comunitaria” (Urbinati).
Ma soprattutto la voglia di un “uomo forte” è come un pugno sul tavolo davanti all’ossessiva coazione a ripetere che ogni sera ci giunge dagli schermi televisivi.
Finché capita che Vittorio Feltri interpellato per la milionesima volta sulla questione che mai sarà risolta dell’immigrazione prorompa in un liberatorio: “Basta non ne posso più” e se ne vada a cena. Che fu in fondo lo stesso grido esausto con cui la democrazia liberale esalò l’ultimo respiro prima dell’avvento del bagnino Benito.
VIDEO-2:
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... ia-usciti/
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venerdì 14/07/2017
La stalla fascista da cui i buoi sono già usciti
di Antonio Padellaro | 14 luglio 2017
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| 22
Nella vicenda di Punta Canna l’attenzione mediatica si è comprensibilmente concentrata sugli aspetti offensivi e grotteschi (l’apologia del fascismo del duce balneare Gianni Scarpa) tralasciando il messaggio politico più insidioso condensato nel cartello pedagogico che recita: “In un paese devastato da ladri istituzionali e maleducati qui ci sono le regole che mancano, ordine, pulizia , disciplina, severità”.
Nel mondo a parte che l’Italia democratica e antifascista si rifiuta di frequentare quelle parole sono senso comune e suscitano approvazione.
Parliamo delle fiaccolate che divampano da Nord-est a Nord-ovest ogniqualvolta si annunci l’arrivo di extracomunitari richiedenti asilo o irregolari.
E non importa se molti o pochi ma per questioni diciamo così di principio (immigrati fora dai ball).
Parliamo del cosiddetto popolo della popolare Zanzara, su Radio24, che ogni pomeriggio scatena gli istinti peggiori contro extracomunitari, rom, ebrei, comunisti gay e assimilati, straordinaria materia di studio per comprendere “il presente che nutre il fascismo” (Nadia Urbinati su la Repubblica).
Parliamo della realtà che formicola sotto la superficie della Repubblica nata dalla Costituzione, un’Italia che per mille motivi si sente calpestata e che ricicla simboli del passato anche i più abietti con la stessa voluttà di chi spacca a sassate le vetrine per lasciare comunque un segno.
Un’Italia sporca, brutta e cattiva che a lungo andare potrebbe riservarci qualche non gradita sorpresa, come è accaduto all’America che ha portato in braccio Donald Trump alla Casa Bianca.
Da questa sommaria lista abbiamo volutamente escluso le forze cosiddette “populiste” come la Lega di Matteo Salvini e i 5Stelle per la semplice ragione che pur coltivando con diversa intensità xenofobia e cultura antimoderna rappresentano, ancora, dentro le istituzioni, un argine e insieme un filtro alle pulsioni più allarmanti della crescente rabbia collettiva.
Ecco perché certamente animato dalle migliori intenzioni il ddl Fiano che inasprisce le sanzioni contro i comportamenti apologetici del fascismo appare come una medicina tardiva e inefficace.
Come sempre accade quando si tenta di colpire gli effetti e non le cause della malattia.
Il fascismo del presente, del resto, vive e lotta a pieno titolo nelle istituzioni democratiche.
Quelli del movimento di CasaPound, per esempio, autoproclamatisi “fascisti del terzo millennio”, nella tornata amministrativa di qualche giorno fa hanno colto un lusinghiero successo a Lucca (quasi l’8%) e per un soffio non ha determinato l’elezione a sindaco del candidato del centrodestra. Bissando così il 6% dell’anno scorso a Bolzano (da uno a tre consiglieri) dove addirittura hanno sperimentato prove di dialogo col Pd.
Per non parlare di Monza dove l’altro ieri è stato nominato un assessore del movimento neonazista LibertàAzione.
02:07
Perciò vorremmo chiedere pacatamente a Fiano come sia possibile oggi impedire ai corpi militarizzati di Casa Pound di esibire labari e braccia tese nelle sfilate per le strade di Roma o di Milano quando proprio predicando ordine, pulizia, disciplina, severità, ovvero i medesimi “valori” del camerata con la bandana di Chioggia stanno in modo del tutto legittimo raccogliendo vasti consensi tra gli elettori?
Ha un senso chiudere la stalla quando i buoi sono scappati da quel dì, e ci riferiamo ai tanti giovanotti e giovanotte che in quei lugubri raduni inneggiano al duce senza averne la minima cognizione storica, mossi esclusivamente dall’impulso di sputare sulla democrazia come se fosse un app da cancellare sull’iPhone.
Intollerabile certo, ma esattamente come risulta insopportabile la solita frase fatta che accompagna i rituali dibattiti “sul ruolo della scuola che dovrebbe educare i giovani al rispetto della memoria”.
Al che per reazione uno davvero diventa fascista anche se non vuole.
È chiaro a tutti che il fascismo contemporaneo si nutre anche dei problemi lasciati per troppo tempo a marcire dalla democrazia, che esso cresce e prospera sullo sputtanamento progressivo della politica, sulla distruzione del lavoro, sulle guerre infinite tra i poveri italiani e gli immigrati ancora più disperati, sulla solitudine esistenziale che alligna sulle “macerie dell’etica comunitaria” (Urbinati).
Ma soprattutto la voglia di un “uomo forte” è come un pugno sul tavolo davanti all’ossessiva coazione a ripetere che ogni sera ci giunge dagli schermi televisivi.
Finché capita che Vittorio Feltri interpellato per la milionesima volta sulla questione che mai sarà risolta dell’immigrazione prorompa in un liberatorio: “Basta non ne posso più” e se ne vada a cena. Che fu in fondo lo stesso grido esausto con cui la democrazia liberale esalò l’ultimo respiro prima dell’avvento del bagnino Benito.
VIDEO-2:
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... ia-usciti/
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