La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
DA DALLA MASSONERIA
AL TERRORISMO
GIOVANNI FRANCESCO CARPEORO
Pagina 158
Brevi cenni di attività
paramassonica e terroristica
Gioele Magaldi ha affermato in un'intervista:
<<Toglietevi dalla testa l'idea che un pazzo solitario abbia compiuto
la strage sul lungomare di Nizza. Non casualmente programmata il 14
luglio 2016, data simbolo della principale rivoluzione europea dalla
massoneria progressista!>>
Ne è in effetti negabile l'automatismo che lega l'automatismo che collega il massacro
francese alla"risposta" andata in scena poche ore dopo in Turchia, Paese amministrato
dall'oligarca Erdogan, esponente del vertice internazionale della super-massoneria di destra.
Magaldi ha raccontato a "Colors Radio":
<<Da fonti riservate sapevo con certezza che in Turchia si stesse preparando
un golpe non il maldestro tentativo cui abbiamo appena assistito, facilmente
controllato da Erdogan, ma un golpe autentico, programmato per l'autunno.
CONTINUA
AL TERRORISMO
GIOVANNI FRANCESCO CARPEORO
Pagina 158
Brevi cenni di attività
paramassonica e terroristica
Gioele Magaldi ha affermato in un'intervista:
<<Toglietevi dalla testa l'idea che un pazzo solitario abbia compiuto
la strage sul lungomare di Nizza. Non casualmente programmata il 14
luglio 2016, data simbolo della principale rivoluzione europea dalla
massoneria progressista!>>
Ne è in effetti negabile l'automatismo che lega l'automatismo che collega il massacro
francese alla"risposta" andata in scena poche ore dopo in Turchia, Paese amministrato
dall'oligarca Erdogan, esponente del vertice internazionale della super-massoneria di destra.
Magaldi ha raccontato a "Colors Radio":
<<Da fonti riservate sapevo con certezza che in Turchia si stesse preparando
un golpe non il maldestro tentativo cui abbiamo appena assistito, facilmente
controllato da Erdogan, ma un golpe autentico, programmato per l'autunno.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
LIBRE news
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segnalazioni
Sycamore, Usa-Siria: il più grande traffico d’armi della storia
Scritto il 21/7/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Migliaia di tonnellate di armi, per miliardi di dollari. Si chiama “Timber Sycamore” e, secondo il giornalista Thierry Meyssan, è stato il più grosso traffico di armi della storia, grazie alla complicità di ben 17 paesi. E’ stato organizzato dalla Cia, sotto Obama, insieme al Pentagono, a servizi Nato e agli alleati mediorientali. Obiettivo: armare l’Isis contro il governo siriano di Bashar Assad. Traffico scoperto e svelato, a suo rischio e pericolo, da una coraggiosa giornalista bulgara, Dilyana Gaytandzhieva, autrice di un clamoroso scoop sul suo giornale di Sofia, “Trud”. Tutto comincia a fine 2016, quando la reporter – durante la liberazione di Aleppo da parte dell’esercito siriano appoggiato dall’aviazione russa – scopre armi di origine bulgara in 9 diversi arsenali abbandonati dai jihadisti. La Bulgaria, ricorda Meyssan, è governata da Boyko Borisov, da tempo identificato come “capomafia” dai servizi internazionali di polizia, che lo ritengono espressione diretta della Sic, uno dei maggiori cartelli criminali europei. Ma né la Nato né l’Ue, organizzazioni in cui la Bulgaria milita, hanno mai contestato l’ascesa al potere da parte di Borisov.
E se la Bulgaria è stata uno dei principali esportatori di armi in Siria, aggiunge Meyssan, ha beneficiato di una “triangolazione segreta” con l’Azerbaigian, sempre sotto copertura Cia: per esportare armi destinate al terrorismo non solo in Siria, ma anche in Libia, in Afghanistan e persino in India. «Dall’inizio delle primavere arabe – premette Meyssan in un report su “Megachip” – la Cia e il Pentagono hanno organizzato un gigantesco traffico di armi in violazione di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Si badi: anche quando società private fanno da paravento, è impossibile esportare “attrezzature sensibili” senza l’autorizzazione dei governi interessati. Qui si tratta di un traffico gigantesco e particolarmente elusivo: gli armamenti trasportati erano infatti di tipo sovietico, per distinguerli da quelli (di fabbricazione Nato) in dotazione alle poche unità non-Isis, ufficialmente inquadrate dal Pentagono. Le altre armi, quelle per i tagliagole dello Stato Islamico, dovevano sembrare sottratte alle truppe di Assad.
Forse, in questa ricostruzione, è di aiuto il nome stesso dell’operazione, “Sycamore”, che designa in inglese l’albero di sicomoro. Ancora una volta, le vicende dell’intelligence militare Nato in Medio Oriente sembrano dimostrare l’adozione di nomi tratti da testi antichi e sacre scritture: il sicomoro è l’albero sul quale, secondo il Vangelo, si arrampicò il gabelliere Zaccheo (inviso al popolo) per poter osservare Gesù senza essere visto. Non che fossero tutti ignari, comunque, delle manovre degli “amici del sicomoro”: già si sapeva, dice Meyssan, che la Cia avesse fatto appello proprio alla famigerata Sic di Borisov per produrre urgentemente il Captagon, la nuova “droga dei soldati” destinata agli jihadisti, distribuita in Libia prima ancora che in Siria. Una inchiesta di Maria Petkova, pubblicata dalla rete di segnalazione investigativa balcanica “Brin”, ha rivelato che tra il 2011 e il 2014 la Cia e il Socom (Pentagon Special Operations Command) avevano acquistato armi per 500 milioni di dollari dalla Bulgaria per conto dell’Isis. «Poi, in seguito, abbiamo appreso che altre armi erano state pagate dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti e trasportate da Saudi Arabian Cargo e Etihad Cargo».
Secondo Krešimir Žabec, del quotidiano di Zagabria “Jutarnji List”, alla fine del 2012 la Croazia ha consegnato 230 tonnellate di armi a jihadisti siriani per un valore di 6,5 milioni di dollari. «Il trasferimento in Turchia è stato gestito da tre Ilyushin della compagnia Jordan International Air Cargo, e le armi sono state poi paracadute dall’esercito del Qatar». Secondo Eric Schmitt del “New York Times”, l’intero sistema era stato creato dal generale David Petraeus, allora direttore della Cia, agli ordini di Barack Obama. Nel 2012, continua Meyssan, quando la milizia libanese filo-siriana Hezbollah era sulle tracce del traffico Cia-Socom, venne commesso in Bulgaria un attentato contro turisti israeliani all’aeroporto di Burgas, centro nevralgico di quel traffico. «Ignorando l’inchiesta della polizia bulgara e la relazione del medico legale, il governo di Borisov accusò del crimine Hezbollah mentre l’Unione Europea classificò la resistenza libanese come un’organizzazione terroristica». Posizione poi smentita dal nuovo ministro degli esteri, Kristian Vigenin, dopo la caduta provvisoria di Borisov. E non è tutto. Secondo una fonte curda vicina al Pkk, nel maggio-giugno 2014 i servizi segreti turchi hanno noleggiato treni speciali per consegnare armi ucraine a Raqqa, la “capitale” di Daesh. «Le armi ucraine sono state pagate dall’Arabia Saudita, così come un migliaio di veicoli Hilux (pick-up a doppia cabina) appositamente modificati per resistere alle sabbie del deserto».
Secondo un’altra fonte, belga, l’acquisto dei veicoli era stato negoziato con la ditta giapponese Toyota dalla società saudita Abdul Latif Jameel. E Andrey Fomin della “Oriental Review” aggiunge che il Qatar, «che non voleva essere tagliato fuori, ha acquistato per i jihadisti la versione più recente del complesso di difesa missilistica Air “Pechora-2D” presso la società statale ucraina UkrOboronProm. La consegna è stata effettuata dalla società cipriota Blessway Ltd». Ancora: secondo Jeremy Binnie e Neil Gibson, della rivista professionale di armamenti “Jane’s”, il comando militare Sealift della Us Navy ha pubblicato due bandi nel 2015 per il trasporto delle armi dal porto rumeno di Costanza fino al porto giordano di Aqaba. Il contratto è stato vinto dalla Transatlantic Lines. Trasporto poi «eseguito il 12 febbraio 2016, subito dopo la firma del cessate il fuoco da parte di Washington, in violazione del suo impegno». Pierre Balanian, di “Asia News”, dichiara che questo sistema è stato esteso nel marzo 2017 con l’apertura di una linea marittima regolare della compagnia statunitense Liberty Global Logistics, che collega il porto italiano di Livorno a quello di Aqaba in Giordania, nonché allo scalo marittimo di Gedda in Arabia Saudita.
Secondo il geografo Manlio Dinucci, notista del “Manifesto”, questa linea-fantasma era destinata principalmente alla consegna di blindati in Siria e in Yemen. Stando a due giornalisti turchi, Yörük Işık e Alper Beler, gli ultimi contratti dell’era Obama sono stati eseguiti da Orbital Atk, che ha organizzato, attraverso Chemring e Danish H. Folmer & Co, una linea regolare tra Burgas (Bulgaria) e Gedda. Per la prima volta – precisa Meyssan – stiamo parlando non solo di armi prodotte dalla bulgara Vmz (Vazovski Machine Building Factory), ma anche da Tatra Defense Industrial Ltd, della Repubblica Ceca. «Molte altre operazioni si sono svolte in segreto, come dimostrano gli affari del carico Lutfallah II, ispezionato dalla marina militare libanese il 27 aprile 2012, o il cargo Trader, battente bandiera del Togo, ispezionato dalla Grecia il 1° maggio 2016», aggiunge sempre Meyssan. «Il totale di queste operazioni rappresenta centinaia di tonnellate di armi e munizioni, forse anche migliaia, prevalentemente pagate dalle monarchie assolute del Golfo, con il pretesto di sostenere una “rivoluzione democratica”. In realtà, le petro-dittature intervenivano solo per dispensare l’amministrazione Obama dal rendere conto al Congresso statunitense».
In altre parole, il Parlamento Usa doveva restare all’oscuro dell’operazione “Sycamore”. «Tutto questo traffico era sotto il controllo personale del generale Petraeus, dapprima attraverso la Cia, di cui era direttore, poi tramite la società di investimenti finanziari Kkr, per la quale ha lavorato successivamente». Petraeus ovviamente «ha beneficiato dell’assistenza di alti funzionari, occasionalmente sotto la presidenza di Barack Obama e poi – massicciamente – sotto quella di Donald Trump». Gli Usa in cabina di regia, più alleati europei (Belgio, Croazia), nazioni Nato come la Turchia, paesi mediorientali (Giordania) e petro-monarchie del Golfo. E non solo: Meyssan rivela anche il ruolo, fin qui segreto, di uno Stato ex-sovietico come l’Azerbaigian, grande produttore di petrolio attraverso le piattaforme di Baku sul Mar Caspio. Secondo Sibel Edmonds, agente “pentita” dell’Fbi, poi fondatrice della National Security Whistleblowers Coalition (associazione che diffonde notizie riservate e imbarazzanti) l’Azerbaigian vanta un passato estremamente collaborativo, nei confronti del terrorismo Cia: sotto il presidente Heydar Aliyev, dal 1997 al 2001 ha ospitato a Baku nientemeno che la primula rossa di Al-Qaeda, il medico egiziano Ayman Al-Zawahiri, già braccio destro di Osama Bin Laden.
Al-Zawahiri sarebbe stato nascosto a Baku «su richiesta della Cia». Sebbene fosse ufficialmente ricercato dall’Fbi, aggiunge Meyssan, il super-terrorista «viaggiò regolarmente su aerei della Nato in Afghanistan, Albania, Egitto e Turchia». Di più: avrebbe anche «ricevuto frequenti visite dal principe Bandar Bin Sultan dell’Arabia Saudita». Per i suoi rapporti in materia di sicurezza con Washington e Riad, aggiunge Meyssan, l’Azerbaigian – la cui popolazione è in prevalenza sciita – si è unito alla sunnita Ankara, «che lo sostiene nel suo conflitto con l’Armenia per la secessione della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh)». L’anziano, storico presidente Heydar Aliyev è morto negli Stati Uniti nel 2003, lasciando il posto al figlio Ilham Aliyev. Dopo la fine dell’Urss, la Camera di Commercio Usa-Azerbaigian è diventata «il retrobottega di Washington», esibendo accanto al presidente Aliyev personaggi del calibro di Richard Armitage, James Baker, Zbigniew Brzezinski, Dick Cheney, Henry Kissinger, Richard Perle, Brent Scowcroft e John Sununu.
Secondo la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva, nel 2015 il ministro per i trasporti Ziya Mammadov ha messo la compagnia statale Silk Way Airlines a disposizione della Cia, con spese a carico dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, sotto la copertura di “voli diplomatici”, al riparo dalle ispezioni previste dalla Convenzione di Vienna. «In meno di tre anni – sottolinea Meyssan – oltre 350 voli hanno beneficiato di questo straordinario privilegio». Naturalmente, aggiunge, il “voli diplomatici” non sono autorizzati a trasportare materiale bellico. Ma a chiudere un occhio – oltre agli Stati coinvolti direttamente nel traffico – furono paesi come Germania, Serbia, Polonia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Gran Bretagna, più Turchia e Israele. Risultato: «In meno di tre anni, la Silk Way Airlines ha trasportato armamenti per un valore di almeno un miliardo di dollari». Secondo Dilyana Gaytandzhieva, l’organizzazione clandestina ha trafficato armi anche in Pakistan e Congo, sempre a carico di sauditi ed Emirati. Alcune delle armi consegnate in Arabia Saudita sarebbero state “reindirizzate” in Sudafrica e quelle arrivate in Pakistan sarebbero servite a commettere attentati “islamisti” in India, mentre quelle trasportate in Afghanistan «sarebbero pervenute ai Talebani, sotto il controllo degli Stati Uniti, che fingono di combatterli».
In questi anni, conclude Meyssan, tra i principali mercanti d’armi figurano le aziende statunitensi Chemring, Culmen International, Orbital Atk e Purple Shovel. Poi i caucasici: «Oltre alle armi di tipo sovietico prodotte dalla Bulgaria, l’Azerbaigian, sotto la responsabilità del ministro dell’industria della difesa Yavar Jamalov, acquistò delle scorte in Serbia, Repubblica Ceca e anche in altri Stati, dichiarando ogni volta che l’Azerbaigian era il destinatario finale di questi acquisti». Per quanto riguarda il materiale elettronico di intelligence, «Israele ha messo a disposizione la ditta Elbit Systems, che ha finto di essere il destinatario finale, in quanto l’Azerbaigian non ha il diritto di acquistare questo tipo di apparecchiature». Israele, che ha finto di essere neutrale lungo tutto il conflitto siriano, ha comunque bombardato più volte l’esercito di Damasco. Ogni volta, Tel Aviv ha accampato «il pretesto di aver distrutto armi destinate agli Hezbollah libanesi». In realtà, oggi sappiamo che Israele ha supervisionato le consegne di armi agli jihadisti, rivestendo quindi un ruolo centrale nella guerra sporca contro la Siria. Per l’Onu, falsificare certificati di consegna per la fornitura di armi a mercenari e terroristi è un crimine internazionale. L’operazione Timber Sycamore, nei suoi vari aspetti, è il caso criminale più importante di traffico di armi nella storia: «Coinvolge almeno 17 Stati e rappresenta diverse decine di migliaia di tonnellate di armi per svariati miliardi di dollari».
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Sycamore, Usa-Siria: il più grande traffico d’armi della storia
Scritto il 21/7/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Migliaia di tonnellate di armi, per miliardi di dollari. Si chiama “Timber Sycamore” e, secondo il giornalista Thierry Meyssan, è stato il più grosso traffico di armi della storia, grazie alla complicità di ben 17 paesi. E’ stato organizzato dalla Cia, sotto Obama, insieme al Pentagono, a servizi Nato e agli alleati mediorientali. Obiettivo: armare l’Isis contro il governo siriano di Bashar Assad. Traffico scoperto e svelato, a suo rischio e pericolo, da una coraggiosa giornalista bulgara, Dilyana Gaytandzhieva, autrice di un clamoroso scoop sul suo giornale di Sofia, “Trud”. Tutto comincia a fine 2016, quando la reporter – durante la liberazione di Aleppo da parte dell’esercito siriano appoggiato dall’aviazione russa – scopre armi di origine bulgara in 9 diversi arsenali abbandonati dai jihadisti. La Bulgaria, ricorda Meyssan, è governata da Boyko Borisov, da tempo identificato come “capomafia” dai servizi internazionali di polizia, che lo ritengono espressione diretta della Sic, uno dei maggiori cartelli criminali europei. Ma né la Nato né l’Ue, organizzazioni in cui la Bulgaria milita, hanno mai contestato l’ascesa al potere da parte di Borisov.
E se la Bulgaria è stata uno dei principali esportatori di armi in Siria, aggiunge Meyssan, ha beneficiato di una “triangolazione segreta” con l’Azerbaigian, sempre sotto copertura Cia: per esportare armi destinate al terrorismo non solo in Siria, ma anche in Libia, in Afghanistan e persino in India. «Dall’inizio delle primavere arabe – premette Meyssan in un report su “Megachip” – la Cia e il Pentagono hanno organizzato un gigantesco traffico di armi in violazione di numerose risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu». Si badi: anche quando società private fanno da paravento, è impossibile esportare “attrezzature sensibili” senza l’autorizzazione dei governi interessati. Qui si tratta di un traffico gigantesco e particolarmente elusivo: gli armamenti trasportati erano infatti di tipo sovietico, per distinguerli da quelli (di fabbricazione Nato) in dotazione alle poche unità non-Isis, ufficialmente inquadrate dal Pentagono. Le altre armi, quelle per i tagliagole dello Stato Islamico, dovevano sembrare sottratte alle truppe di Assad.
Forse, in questa ricostruzione, è di aiuto il nome stesso dell’operazione, “Sycamore”, che designa in inglese l’albero di sicomoro. Ancora una volta, le vicende dell’intelligence militare Nato in Medio Oriente sembrano dimostrare l’adozione di nomi tratti da testi antichi e sacre scritture: il sicomoro è l’albero sul quale, secondo il Vangelo, si arrampicò il gabelliere Zaccheo (inviso al popolo) per poter osservare Gesù senza essere visto. Non che fossero tutti ignari, comunque, delle manovre degli “amici del sicomoro”: già si sapeva, dice Meyssan, che la Cia avesse fatto appello proprio alla famigerata Sic di Borisov per produrre urgentemente il Captagon, la nuova “droga dei soldati” destinata agli jihadisti, distribuita in Libia prima ancora che in Siria. Una inchiesta di Maria Petkova, pubblicata dalla rete di segnalazione investigativa balcanica “Brin”, ha rivelato che tra il 2011 e il 2014 la Cia e il Socom (Pentagon Special Operations Command) avevano acquistato armi per 500 milioni di dollari dalla Bulgaria per conto dell’Isis. «Poi, in seguito, abbiamo appreso che altre armi erano state pagate dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti e trasportate da Saudi Arabian Cargo e Etihad Cargo».
Secondo Krešimir Žabec, del quotidiano di Zagabria “Jutarnji List”, alla fine del 2012 la Croazia ha consegnato 230 tonnellate di armi a jihadisti siriani per un valore di 6,5 milioni di dollari. «Il trasferimento in Turchia è stato gestito da tre Ilyushin della compagnia Jordan International Air Cargo, e le armi sono state poi paracadute dall’esercito del Qatar». Secondo Eric Schmitt del “New York Times”, l’intero sistema era stato creato dal generale David Petraeus, allora direttore della Cia, agli ordini di Barack Obama. Nel 2012, continua Meyssan, quando la milizia libanese filo-siriana Hezbollah era sulle tracce del traffico Cia-Socom, venne commesso in Bulgaria un attentato contro turisti israeliani all’aeroporto di Burgas, centro nevralgico di quel traffico. «Ignorando l’inchiesta della polizia bulgara e la relazione del medico legale, il governo di Borisov accusò del crimine Hezbollah mentre l’Unione Europea classificò la resistenza libanese come un’organizzazione terroristica». Posizione poi smentita dal nuovo ministro degli esteri, Kristian Vigenin, dopo la caduta provvisoria di Borisov. E non è tutto. Secondo una fonte curda vicina al Pkk, nel maggio-giugno 2014 i servizi segreti turchi hanno noleggiato treni speciali per consegnare armi ucraine a Raqqa, la “capitale” di Daesh. «Le armi ucraine sono state pagate dall’Arabia Saudita, così come un migliaio di veicoli Hilux (pick-up a doppia cabina) appositamente modificati per resistere alle sabbie del deserto».
Secondo un’altra fonte, belga, l’acquisto dei veicoli era stato negoziato con la ditta giapponese Toyota dalla società saudita Abdul Latif Jameel. E Andrey Fomin della “Oriental Review” aggiunge che il Qatar, «che non voleva essere tagliato fuori, ha acquistato per i jihadisti la versione più recente del complesso di difesa missilistica Air “Pechora-2D” presso la società statale ucraina UkrOboronProm. La consegna è stata effettuata dalla società cipriota Blessway Ltd». Ancora: secondo Jeremy Binnie e Neil Gibson, della rivista professionale di armamenti “Jane’s”, il comando militare Sealift della Us Navy ha pubblicato due bandi nel 2015 per il trasporto delle armi dal porto rumeno di Costanza fino al porto giordano di Aqaba. Il contratto è stato vinto dalla Transatlantic Lines. Trasporto poi «eseguito il 12 febbraio 2016, subito dopo la firma del cessate il fuoco da parte di Washington, in violazione del suo impegno». Pierre Balanian, di “Asia News”, dichiara che questo sistema è stato esteso nel marzo 2017 con l’apertura di una linea marittima regolare della compagnia statunitense Liberty Global Logistics, che collega il porto italiano di Livorno a quello di Aqaba in Giordania, nonché allo scalo marittimo di Gedda in Arabia Saudita.
Secondo il geografo Manlio Dinucci, notista del “Manifesto”, questa linea-fantasma era destinata principalmente alla consegna di blindati in Siria e in Yemen. Stando a due giornalisti turchi, Yörük Işık e Alper Beler, gli ultimi contratti dell’era Obama sono stati eseguiti da Orbital Atk, che ha organizzato, attraverso Chemring e Danish H. Folmer & Co, una linea regolare tra Burgas (Bulgaria) e Gedda. Per la prima volta – precisa Meyssan – stiamo parlando non solo di armi prodotte dalla bulgara Vmz (Vazovski Machine Building Factory), ma anche da Tatra Defense Industrial Ltd, della Repubblica Ceca. «Molte altre operazioni si sono svolte in segreto, come dimostrano gli affari del carico Lutfallah II, ispezionato dalla marina militare libanese il 27 aprile 2012, o il cargo Trader, battente bandiera del Togo, ispezionato dalla Grecia il 1° maggio 2016», aggiunge sempre Meyssan. «Il totale di queste operazioni rappresenta centinaia di tonnellate di armi e munizioni, forse anche migliaia, prevalentemente pagate dalle monarchie assolute del Golfo, con il pretesto di sostenere una “rivoluzione democratica”. In realtà, le petro-dittature intervenivano solo per dispensare l’amministrazione Obama dal rendere conto al Congresso statunitense».
In altre parole, il Parlamento Usa doveva restare all’oscuro dell’operazione “Sycamore”. «Tutto questo traffico era sotto il controllo personale del generale Petraeus, dapprima attraverso la Cia, di cui era direttore, poi tramite la società di investimenti finanziari Kkr, per la quale ha lavorato successivamente». Petraeus ovviamente «ha beneficiato dell’assistenza di alti funzionari, occasionalmente sotto la presidenza di Barack Obama e poi – massicciamente – sotto quella di Donald Trump». Gli Usa in cabina di regia, più alleati europei (Belgio, Croazia), nazioni Nato come la Turchia, paesi mediorientali (Giordania) e petro-monarchie del Golfo. E non solo: Meyssan rivela anche il ruolo, fin qui segreto, di uno Stato ex-sovietico come l’Azerbaigian, grande produttore di petrolio attraverso le piattaforme di Baku sul Mar Caspio. Secondo Sibel Edmonds, agente “pentita” dell’Fbi, poi fondatrice della National Security Whistleblowers Coalition (associazione che diffonde notizie riservate e imbarazzanti) l’Azerbaigian vanta un passato estremamente collaborativo, nei confronti del terrorismo Cia: sotto il presidente Heydar Aliyev, dal 1997 al 2001 ha ospitato a Baku nientemeno che la primula rossa di Al-Qaeda, il medico egiziano Ayman Al-Zawahiri, già braccio destro di Osama Bin Laden.
Al-Zawahiri sarebbe stato nascosto a Baku «su richiesta della Cia». Sebbene fosse ufficialmente ricercato dall’Fbi, aggiunge Meyssan, il super-terrorista «viaggiò regolarmente su aerei della Nato in Afghanistan, Albania, Egitto e Turchia». Di più: avrebbe anche «ricevuto frequenti visite dal principe Bandar Bin Sultan dell’Arabia Saudita». Per i suoi rapporti in materia di sicurezza con Washington e Riad, aggiunge Meyssan, l’Azerbaigian – la cui popolazione è in prevalenza sciita – si è unito alla sunnita Ankara, «che lo sostiene nel suo conflitto con l’Armenia per la secessione della Repubblica di Artsakh (Nagorno-Karabakh)». L’anziano, storico presidente Heydar Aliyev è morto negli Stati Uniti nel 2003, lasciando il posto al figlio Ilham Aliyev. Dopo la fine dell’Urss, la Camera di Commercio Usa-Azerbaigian è diventata «il retrobottega di Washington», esibendo accanto al presidente Aliyev personaggi del calibro di Richard Armitage, James Baker, Zbigniew Brzezinski, Dick Cheney, Henry Kissinger, Richard Perle, Brent Scowcroft e John Sununu.
Secondo la giornalista bulgara Dilyana Gaytandzhieva, nel 2015 il ministro per i trasporti Ziya Mammadov ha messo la compagnia statale Silk Way Airlines a disposizione della Cia, con spese a carico dell’Arabia Saudita e degli Emirati Arabi, sotto la copertura di “voli diplomatici”, al riparo dalle ispezioni previste dalla Convenzione di Vienna. «In meno di tre anni – sottolinea Meyssan – oltre 350 voli hanno beneficiato di questo straordinario privilegio». Naturalmente, aggiunge, il “voli diplomatici” non sono autorizzati a trasportare materiale bellico. Ma a chiudere un occhio – oltre agli Stati coinvolti direttamente nel traffico – furono paesi come Germania, Serbia, Polonia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Gran Bretagna, più Turchia e Israele. Risultato: «In meno di tre anni, la Silk Way Airlines ha trasportato armamenti per un valore di almeno un miliardo di dollari». Secondo Dilyana Gaytandzhieva, l’organizzazione clandestina ha trafficato armi anche in Pakistan e Congo, sempre a carico di sauditi ed Emirati. Alcune delle armi consegnate in Arabia Saudita sarebbero state “reindirizzate” in Sudafrica e quelle arrivate in Pakistan sarebbero servite a commettere attentati “islamisti” in India, mentre quelle trasportate in Afghanistan «sarebbero pervenute ai Talebani, sotto il controllo degli Stati Uniti, che fingono di combatterli».
In questi anni, conclude Meyssan, tra i principali mercanti d’armi figurano le aziende statunitensi Chemring, Culmen International, Orbital Atk e Purple Shovel. Poi i caucasici: «Oltre alle armi di tipo sovietico prodotte dalla Bulgaria, l’Azerbaigian, sotto la responsabilità del ministro dell’industria della difesa Yavar Jamalov, acquistò delle scorte in Serbia, Repubblica Ceca e anche in altri Stati, dichiarando ogni volta che l’Azerbaigian era il destinatario finale di questi acquisti». Per quanto riguarda il materiale elettronico di intelligence, «Israele ha messo a disposizione la ditta Elbit Systems, che ha finto di essere il destinatario finale, in quanto l’Azerbaigian non ha il diritto di acquistare questo tipo di apparecchiature». Israele, che ha finto di essere neutrale lungo tutto il conflitto siriano, ha comunque bombardato più volte l’esercito di Damasco. Ogni volta, Tel Aviv ha accampato «il pretesto di aver distrutto armi destinate agli Hezbollah libanesi». In realtà, oggi sappiamo che Israele ha supervisionato le consegne di armi agli jihadisti, rivestendo quindi un ruolo centrale nella guerra sporca contro la Siria. Per l’Onu, falsificare certificati di consegna per la fornitura di armi a mercenari e terroristi è un crimine internazionale. L’operazione Timber Sycamore, nei suoi vari aspetti, è il caso criminale più importante di traffico di armi nella storia: «Coinvolge almeno 17 Stati e rappresenta diverse decine di migliaia di tonnellate di armi per svariati miliardi di dollari».
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Re: La Terza Guerra Mondiale
NEL MIRINO ANCHE LA CINA
Trump risponde al test
Aerei sopra la Nord Corea
PROVA DI FORZA degli Usa contro la Corea del Nord che, col suo ultimo test balistico, ha lanciato un missile in grado di raggiungere l’America. In risposta a Kim Jong–un, due bombardieri americani hanno sorvolato la penisola coreana, mentre Donald Trump ha messo in guardia la Cina: “Non permetteremo più" che Pechino si limiti solo a parlare e non aiuti gli Stati Uniti con la Corea del Nord, ha scritto su Twitter. Gli Usa hanno realizzato un’esercitazione di dieci ore con le forze armate sud coreane e giapponesi.
Lunedì 31 Luglio 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Trump risponde al test
Aerei sopra la Nord Corea
PROVA DI FORZA degli Usa contro la Corea del Nord che, col suo ultimo test balistico, ha lanciato un missile in grado di raggiungere l’America. In risposta a Kim Jong–un, due bombardieri americani hanno sorvolato la penisola coreana, mentre Donald Trump ha messo in guardia la Cina: “Non permetteremo più" che Pechino si limiti solo a parlare e non aiuti gli Stati Uniti con la Corea del Nord, ha scritto su Twitter. Gli Usa hanno realizzato un’esercitazione di dieci ore con le forze armate sud coreane e giapponesi.
Lunedì 31 Luglio 2017 | IL FATTO QUOTIDIANO |
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Re: La Terza Guerra Mondiale
SE NON CE L'AVESSERO DETTO GLI STRUMTRUPPEN, SAREMMO RIMASTI ALL'OSCURO DI TUTTO.
GIOVEDÌ 3 AGOSTO 2017
Quotidiano diretto da ALESSANDRO SALLUSTI
Prima notizia in prima pagina in taglio alto:
SIAMO IN GUERRA
La Libia ordina
di bombardare
le navi italiane
Al Arabiya: Haftar colpirà chi si avvicina alla costa
NESSUN ALTRO QUOTIDIANO APRE COSI'
Possiamo quindi cominciare a cantare:
Tripoli Bel suol d'Amore
https://www.youtube.com/watch?v=z8kwf0ETocA
GIOVEDÌ 3 AGOSTO 2017
Quotidiano diretto da ALESSANDRO SALLUSTI
Prima notizia in prima pagina in taglio alto:
SIAMO IN GUERRA
La Libia ordina
di bombardare
le navi italiane
Al Arabiya: Haftar colpirà chi si avvicina alla costa
NESSUN ALTRO QUOTIDIANO APRE COSI'
Possiamo quindi cominciare a cantare:
Tripoli Bel suol d'Amore
https://www.youtube.com/watch?v=z8kwf0ETocA
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Re: La Terza Guerra Mondiale
5 ago 2017 17:40
“SIAMO PRONTI A UNA GUERRA PREVENTIVA”
- IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE AMERICANO MCMASTER LANCIA UN MESSAGGIO A KIM JONG UN: “CI SONO PIANI PER PORRE FINE ALLE MINACCE DI UN ATTACCO NUCLEARE DELLA COREA DEL NORD VERSO GLI STATI UNITI. L’OPZIONE MILITARE E’ SUL TAVOLO”
Da http://www.ansa.it
Gli Stati Uniti sono pronti a tutte le opzioni per contrastare la minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord, compresa quella di una guerra preventiva". Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale americano H.R. McMaster in una intervista alla Mnsbc.
"Se mi chiedete se stiamo preparando piani per una guerra preventiva rispondo di si', una guerra per porre fine alle minacce di un attacco nucleare della Corea del Nord verso gli Stati Uniti", ha affermato McMaster.
"Il presidente Trump - ha aggiunto - e' stato molto chiaro su questo. Ha detto che non tollererà più le minacce della Corea del Nord. Per lui e' intollerabile che abbiano armi nucleari che possano minacciare gli Usa. L'opzione militare e' dunque sul tavolo". McMaster ha aggiunto di essere consapevole che ogni attacco alla Corea del Nord potrebbe portare a "una guerra molto costosa che potrebbe causare sofferenze immense soprattutto alla popolazione sudcoreana".
“SIAMO PRONTI A UNA GUERRA PREVENTIVA”
- IL CONSIGLIERE PER LA SICUREZZA NAZIONALE AMERICANO MCMASTER LANCIA UN MESSAGGIO A KIM JONG UN: “CI SONO PIANI PER PORRE FINE ALLE MINACCE DI UN ATTACCO NUCLEARE DELLA COREA DEL NORD VERSO GLI STATI UNITI. L’OPZIONE MILITARE E’ SUL TAVOLO”
Da http://www.ansa.it
Gli Stati Uniti sono pronti a tutte le opzioni per contrastare la minaccia nucleare rappresentata dalla Corea del Nord, compresa quella di una guerra preventiva". Lo ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale americano H.R. McMaster in una intervista alla Mnsbc.
"Se mi chiedete se stiamo preparando piani per una guerra preventiva rispondo di si', una guerra per porre fine alle minacce di un attacco nucleare della Corea del Nord verso gli Stati Uniti", ha affermato McMaster.
"Il presidente Trump - ha aggiunto - e' stato molto chiaro su questo. Ha detto che non tollererà più le minacce della Corea del Nord. Per lui e' intollerabile che abbiano armi nucleari che possano minacciare gli Usa. L'opzione militare e' dunque sul tavolo". McMaster ha aggiunto di essere consapevole che ogni attacco alla Corea del Nord potrebbe portare a "una guerra molto costosa che potrebbe causare sofferenze immense soprattutto alla popolazione sudcoreana".
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Gli Usa sfidano la Nord Corea:
"Pronti per guerra preventiva"
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster: "Dobbiamo rispondere a qualunque minaccia"
di Luca Romano
2 ore fa
129
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Gli Usa sfidano la Nord Corea: "Pronti per guerra preventiva"
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster: "Dobbiamo rispondere a qualunque minaccia"
Luca Romano - Sab, 05/08/2017 - 17:00
commenta
Continua a salire la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord.
Dopo le ultime provocazioni di Kim Jong Un, adesso gli Stati Uniti sono pronti ad una risposta chiara e dura. E ad alazare i toni dello scontro è proprio Washington con le parole del consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster intervistato da Msnbc: "Gli Stati Uniti sono pronti a tutte le opzioni per contrastare la cresente minaccia della Corea del Nord, compreso il lancio di una guerra preventiva". "La domanda è se stiamo preparando dei piani per una guerra preventiva - ha detto McMaster rispondendo alle domande del giornalista - una guerra che impedisca alla Corea del Nord di minacciare gli Stati Uniti con un’arma nucleare. Il presidente è stato molto chiaro in proposito - ha aggiunto il generale Usa - ha detto che non intende tollerare che la Corea del Nord possa rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti. Se la Corea del Nord ha armi nucleari che possono minacciare gli Stati Uniti questo è intollerabile nella prospettiva del presidente. Quindi, ovviamente - ha concluso - dobbiamo fornire tutte le opzioni per farlo e questo include una opzione militare". Intanto Washington ha presentato un risoluzione che sarà messa ai voti dal Consiglio di Sicurezza che colpisce la Corea del Nord, puntando a privarla di introiti per 1 miliardo di euro. Un’enormita per un Paese, che tranne che per le armi, è poverissimo. Il testo prevede il blocco alle esportazioni di carbone (già bloccate dalla Cina, l’unico alleato di Pyongyang malgrado le ultime aperture russe, benche solo in chiave anti americana), ferro, piombo e prodotti ittici. Si tratta della rappresaglia, appoggiata dai Paesi Occidentali tra i Quindici, al lancio di due missili balistici intercontinentali (il 4 e il 28 luglio scorso) Icbm nordcoreani in grado, soprattutto il secondo, di colpire tutti gli Stati Uniti.
"Pronti per guerra preventiva"
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster: "Dobbiamo rispondere a qualunque minaccia"
di Luca Romano
2 ore fa
129
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Gli Usa sfidano la Nord Corea: "Pronti per guerra preventiva"
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster: "Dobbiamo rispondere a qualunque minaccia"
Luca Romano - Sab, 05/08/2017 - 17:00
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Continua a salire la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord.
Dopo le ultime provocazioni di Kim Jong Un, adesso gli Stati Uniti sono pronti ad una risposta chiara e dura. E ad alazare i toni dello scontro è proprio Washington con le parole del consigliere per la Sicurezza Nazionale, H.R. McMaster intervistato da Msnbc: "Gli Stati Uniti sono pronti a tutte le opzioni per contrastare la cresente minaccia della Corea del Nord, compreso il lancio di una guerra preventiva". "La domanda è se stiamo preparando dei piani per una guerra preventiva - ha detto McMaster rispondendo alle domande del giornalista - una guerra che impedisca alla Corea del Nord di minacciare gli Stati Uniti con un’arma nucleare. Il presidente è stato molto chiaro in proposito - ha aggiunto il generale Usa - ha detto che non intende tollerare che la Corea del Nord possa rappresentare una minaccia per gli Stati Uniti. Se la Corea del Nord ha armi nucleari che possono minacciare gli Stati Uniti questo è intollerabile nella prospettiva del presidente. Quindi, ovviamente - ha concluso - dobbiamo fornire tutte le opzioni per farlo e questo include una opzione militare". Intanto Washington ha presentato un risoluzione che sarà messa ai voti dal Consiglio di Sicurezza che colpisce la Corea del Nord, puntando a privarla di introiti per 1 miliardo di euro. Un’enormita per un Paese, che tranne che per le armi, è poverissimo. Il testo prevede il blocco alle esportazioni di carbone (già bloccate dalla Cina, l’unico alleato di Pyongyang malgrado le ultime aperture russe, benche solo in chiave anti americana), ferro, piombo e prodotti ittici. Si tratta della rappresaglia, appoggiata dai Paesi Occidentali tra i Quindici, al lancio di due missili balistici intercontinentali (il 4 e il 28 luglio scorso) Icbm nordcoreani in grado, soprattutto il secondo, di colpire tutti gli Stati Uniti.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La notizia conquista la prima pagina dei siti dei quotidiani nazionali:
Mondo | Di F. Q.
La risposta degli Usa alla Corea del Nord
“Siamo pronti a una guerra preventiva
contro le minacce di attacco nucleare”
TENSIONE
Nord Corea, pugno duro degli Stati Uniti:
‘Pronti a tutto, anche a guerra preventiva’
http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
Mondo | Di F. Q.
La risposta degli Usa alla Corea del Nord
“Siamo pronti a una guerra preventiva
contro le minacce di attacco nucleare”
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Nord Corea, pugno duro degli Stati Uniti:
‘Pronti a tutto, anche a guerra preventiva’
http://www.corriere.it/index.shtml?refresh_ce
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Deve far molto caldo anche in quella parte dell'Est asiatico......
"Mare di fuoco sugli Usa"
L'ultima minaccia di Kim
Sempre più isolato (anche dalla Cina, che vota sì alle sanzioni Onu), il regime di Pyongyang tona a sfidare il mondo
di Raffaello Binelli
32 minuti fa
4
"Mare di fuoco sugli Usa"
L'ultima minaccia di Kim
Sempre più isolato (anche dalla Cina, che vota sì alle sanzioni Onu), il regime di Pyongyang tona a sfidare il mondo
di Raffaello Binelli
32 minuti fa
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Si vede che gli SRUMPTRUPPEN non lo sanno ancora......ma rimedieranno presto....
•Ultima ora•
nigeria, assalto a una chiesa cattolica. i media locali: "almeno 20 morti"
•Ultima ora•
nigeria, assalto a una chiesa cattolica. i media locali: "almeno 20 morti"
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Re: La Terza Guerra Mondiale
UncleTom ha scritto:Si vede che gli SRUMPTRUPPEN non lo sanno ancora......ma rimedieranno presto....
•Ultima ora•
nigeria, assalto a una chiesa cattolica. i media locali: "almeno 20 morti"
Mentre, per il Corriere della Sera:
NELLO STATO DI ANAMBRA
Nigeria, attacco in una chiesa cattolica
«Più di 100 morti, uccisi durante messa»
Adesso, lo sanno.
Ma il modo di comunicare è diverso.
Sangue cristiano in Nigeria
dopo una sparatoria in chiesa
Commando entra in azione nella chiesa di St.Philips a Ozubulu, nel sud del Paese. Spari sui fedeli, decine le vittime
di Raffaello Binelli
poco fa
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Ma il modo di comunicare è diverso.
Uomini armati e con il volto coperto fanno irruzione e sparano in chiesa a Ozubulu, nel sud del Paese
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