MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
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Berlusconi è un incantatore di serpenti e di merloni giganti doc. che ha saputo attrarre tanti italiani.
Tanto che gli operai di Mirafiori, in prevalenza “rossi” nei tempi passati, erano diventati di colpo sostenitori azzurri di Farsa Italia e del Profeta del Bunga-Bunga.
Sostenevano che se uno come Silvio che era partito “dal nulla” era diventato così ricco, anche loro, appoggiandolo, sarebbero diventati ricchi.
Chi fosse in realtà Silvio Berlusconi, lo abbiamo scoperto cammin facendo, in quest’ultimo quarto di secolo.
Ma una parte di italiani è così masochista che crede ancora oggi alle balle che racconta.
Berlusconi è affetto anche da quella malattia, che in neuro psichiatria si chiama “Pseudologia fantastica”.
In pratica, lui è il primo a credere alle balle che s’inventa.
Senza entrare nel particolare scientifico, di questo suo stato di grazia ci aveva messo già al corrente Indro Montanelli quando per lavoro era venuto a contatto con la personalità distorta dell’ex cavaliere.
Per difendere sé stesso e le sue aziende dagli interessamenti della magistratura, Berlusconi ha fottuto l’Italia della Seconda Repubblica.
E alla veneranda età di 81 anni, continua imperterrito a farlo.
- Poi sulla scena politica italiana è comparso un altro personaggio affetto da “Pseudologia fantastica”.
- Pinocchio Mussoloni.
- Rispetto a Berlusconi, Mussoloni, ha l’aggravante della malattia del Potere, che avevano, Mussolini, Hitler, e Stalin.
Ma non ha le competenze. E’ una sverza.
- E’ così che con la sua presenza al vertice della politica italiana negli ultimi tre anni, ha definitivamente affossato il Paese.
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Berlusconi è un incantatore di serpenti e di merloni giganti doc. che ha saputo attrarre tanti italiani.
Tanto che gli operai di Mirafiori, in prevalenza “rossi” nei tempi passati, erano diventati di colpo sostenitori azzurri di Farsa Italia e del Profeta del Bunga-Bunga.
Sostenevano che se uno come Silvio che era partito “dal nulla” era diventato così ricco, anche loro, appoggiandolo, sarebbero diventati ricchi.
Chi fosse in realtà Silvio Berlusconi, lo abbiamo scoperto cammin facendo, in quest’ultimo quarto di secolo.
Ma una parte di italiani è così masochista che crede ancora oggi alle balle che racconta.
Berlusconi è affetto anche da quella malattia, che in neuro psichiatria si chiama “Pseudologia fantastica”.
In pratica, lui è il primo a credere alle balle che s’inventa.
Senza entrare nel particolare scientifico, di questo suo stato di grazia ci aveva messo già al corrente Indro Montanelli quando per lavoro era venuto a contatto con la personalità distorta dell’ex cavaliere.
Per difendere sé stesso e le sue aziende dagli interessamenti della magistratura, Berlusconi ha fottuto l’Italia della Seconda Repubblica.
E alla veneranda età di 81 anni, continua imperterrito a farlo.
- Poi sulla scena politica italiana è comparso un altro personaggio affetto da “Pseudologia fantastica”.
- Pinocchio Mussoloni.
- Rispetto a Berlusconi, Mussoloni, ha l’aggravante della malattia del Potere, che avevano, Mussolini, Hitler, e Stalin.
Ma non ha le competenze. E’ una sverza.
- E’ così che con la sua presenza al vertice della politica italiana negli ultimi tre anni, ha definitivamente affossato il Paese.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
INTERMEZZO ALLA RISPOSTA PER PAOLO11
GLI STRUMPTRUPPEN si stanno giocando la sopravvivenza in queste amministrative.
La mummia pensava una sicura riabilitazione a breve, mentre la realtà è un’altra:
La Corte di Strasburgo gela Berlusconi: non sarà candidabile alle ...
http://www.liberoquotidiano.it/.../cort ... verino-inc...
1.
13 mag 2017 - Per emettere le sentenze, poi, la Corte impiega tra i sei e i dieci mesi, per cui il verdetto su Berlusconi non arriverà prima di Aprile 2018, al più .
Quindi devono a tutti i costi vincere per rimanere in pista.
E per vincere usano tutta la propaganda possibile:
Il Grillo perdente
Batosta Cinquestelle: fuori da tutti i ballottaggi importanti
Alessandro Sallusti - Lun, 12/06/2017 - 15:00
commenta
Su queste elezioni amministrative nessuno ci ha messo la faccia, ma Beppe Grillo ce l'ha comunque lasciata.
I Cinquestelle sono fuori da tutti i ballottaggi che contano a solo un anno dai trionfi di Roma e Torino, costruiti soprattutto sulle macerie e sui pasticci di chi li aveva preceduti. Fuori dal generoso cono di luce offerto loro da giornali e tv sul palcoscenico nazionale, i grillini non incantano né convincono. Neppure nella casa madre Genova, neppure a Parma dove tutto iniziò cinque anni fa con Pizzarotti, che resta in corsa proprio perché si è rifiutato di mettere in pratica i dogmi della setta, al punto da esserne espulso.
Le elezioni nazionali, ovvio, sono un'altra storia. Ma è un fatto che per Grillo e compagni il vento non soffia più in poppa come una volta e come loro ancora lasciano credere, al punto di impaurire oltremisura i partiti tradizionali, che ieri hanno invece dimostrato di esistere là dove azzeccano uomini e formule. Sarà un caso, ma nel giorno in cui gli elettori italiani snobbano il populismo grillino, quelli francesi nelle urne si affidano al moderato ed europeista Macron, che dopo aver fatto il pieno per l'Eliseo bissa il successo ottenendo la maggioranza assoluta anche all'Assemblea nazionale. E i francesi bocciano, sonoramente e forse per sempre, il progetto di Marine Le Pen, che i problemi li aveva visti prima degli altri ma che non è stata capace di proporre soluzioni convincenti e praticabili.
Il cruccio principale, per tornare all'Italia, resta l'area del non voto, che non accenna a diminuire. Lì dentro non ci sono voti disponibili né per Grillo né per le ali estreme di destra e di sinistra, che essendo voti «militanti» si presume siano tra quelli espressi. È in quell'area di moderati disillusi che in Francia si è infilato Macron, ed è lì che da noi deve lavorare a livello nazionale chi vuole ridimensionare il grillismo. La sceneggiata che ha fatto saltare l'accordo a quattro sulla nuova legge elettorale certo non aiuta a riavvicinare la gente alle urne. Se non sono capaci di fare la legge delle regole, come è possibile che sappiano governare? La domanda è banale, ma loro non lo capiscono e continuano imperterriti a fare danni e a tenere così accesa la fiammella del grillismo, che di suo si spegnerebbe da sola, come dimostrato in questa tornata elettorale amministrativa.
^^^^^^^^^
Centrodestra avanti in 13 città
Il voto in vista dei ballottaggi
Oltre ad aver già conquistato Frosinone, il centrodestra è in vantaggio in altre 13 città contro le sei del centrosinistra
di Luca Romano
3 ore fa
42
^^^^^^^
14 ore fa
622
• 591
• 1
• 30
Grillo non accetta la sconfitta:
"Gongolate, ma è un'illusione"
Luca Romano
^^^^^^
Flop grillino: ecco tutti i risultati
^^^^^^
Una serie nera che non finisce
^^^^^^
15 ore fa
1130
• 1116
• 0
• 14
Lucca, CasaPound vola:
è decisiva ai ballottaggi
Francesco Curridori
Elezioni Comunali 2017
GLI STRUMPTRUPPEN si stanno giocando la sopravvivenza in queste amministrative.
La mummia pensava una sicura riabilitazione a breve, mentre la realtà è un’altra:
La Corte di Strasburgo gela Berlusconi: non sarà candidabile alle ...
http://www.liberoquotidiano.it/.../cort ... verino-inc...
1.
13 mag 2017 - Per emettere le sentenze, poi, la Corte impiega tra i sei e i dieci mesi, per cui il verdetto su Berlusconi non arriverà prima di Aprile 2018, al più .
Quindi devono a tutti i costi vincere per rimanere in pista.
E per vincere usano tutta la propaganda possibile:
Il Grillo perdente
Batosta Cinquestelle: fuori da tutti i ballottaggi importanti
Alessandro Sallusti - Lun, 12/06/2017 - 15:00
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Su queste elezioni amministrative nessuno ci ha messo la faccia, ma Beppe Grillo ce l'ha comunque lasciata.
I Cinquestelle sono fuori da tutti i ballottaggi che contano a solo un anno dai trionfi di Roma e Torino, costruiti soprattutto sulle macerie e sui pasticci di chi li aveva preceduti. Fuori dal generoso cono di luce offerto loro da giornali e tv sul palcoscenico nazionale, i grillini non incantano né convincono. Neppure nella casa madre Genova, neppure a Parma dove tutto iniziò cinque anni fa con Pizzarotti, che resta in corsa proprio perché si è rifiutato di mettere in pratica i dogmi della setta, al punto da esserne espulso.
Le elezioni nazionali, ovvio, sono un'altra storia. Ma è un fatto che per Grillo e compagni il vento non soffia più in poppa come una volta e come loro ancora lasciano credere, al punto di impaurire oltremisura i partiti tradizionali, che ieri hanno invece dimostrato di esistere là dove azzeccano uomini e formule. Sarà un caso, ma nel giorno in cui gli elettori italiani snobbano il populismo grillino, quelli francesi nelle urne si affidano al moderato ed europeista Macron, che dopo aver fatto il pieno per l'Eliseo bissa il successo ottenendo la maggioranza assoluta anche all'Assemblea nazionale. E i francesi bocciano, sonoramente e forse per sempre, il progetto di Marine Le Pen, che i problemi li aveva visti prima degli altri ma che non è stata capace di proporre soluzioni convincenti e praticabili.
Il cruccio principale, per tornare all'Italia, resta l'area del non voto, che non accenna a diminuire. Lì dentro non ci sono voti disponibili né per Grillo né per le ali estreme di destra e di sinistra, che essendo voti «militanti» si presume siano tra quelli espressi. È in quell'area di moderati disillusi che in Francia si è infilato Macron, ed è lì che da noi deve lavorare a livello nazionale chi vuole ridimensionare il grillismo. La sceneggiata che ha fatto saltare l'accordo a quattro sulla nuova legge elettorale certo non aiuta a riavvicinare la gente alle urne. Se non sono capaci di fare la legge delle regole, come è possibile che sappiano governare? La domanda è banale, ma loro non lo capiscono e continuano imperterriti a fare danni e a tenere così accesa la fiammella del grillismo, che di suo si spegnerebbe da sola, come dimostrato in questa tornata elettorale amministrativa.
^^^^^^^^^
Centrodestra avanti in 13 città
Il voto in vista dei ballottaggi
Oltre ad aver già conquistato Frosinone, il centrodestra è in vantaggio in altre 13 città contro le sei del centrosinistra
di Luca Romano
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Grillo non accetta la sconfitta:
"Gongolate, ma è un'illusione"
Luca Romano
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Una serie nera che non finisce
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Lucca, CasaPound vola:
è decisiva ai ballottaggi
Francesco Curridori
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Il punto di vista di Marco Travaglio, in mezzo al kaos 5S:
» Editoriale
martedì 13/06/2017
5 Stelle, le regole del suicidio perfetto
di Marco Travaglio | 13 giugno 2017
•
•
|
Diciamolo: l’impresa di restare fuori da tutti i ballottaggi che contano (tranne Carrara, ma nessuno è perfetto e qualcosa sfugge sempre) non era facile.
Ma i 5Stelle – tutti, da Grillo in giù – ce l’hanno messa tutta e hanno centrato l’obiettivo.
Litigare dappertutto, polverizzarsi in scissioni e sottoscissioni, infilare un autogol dopo l’altro fino a scomparire da tutte le grandi e medie città al voto e, non contenti, persino resuscitare il ripugnante bipolarismo centrodestra-centrosinistra, con particolare riguardo per il duo Berlusconi (vedi alla voce Graviano) – Salvini (vedi alla voce Le Pen).
Questa è roba da professionisti. Chapeau.
Grillo se lo sentiva e infatti nel comizio semideserto a Genova se ne vantava, con una voluttà alla sconfitta quasi poetica, come se la disfatta fosse uno schema lungamente provato in allenamento: “Resteremo fuori da tutto, così nessuno verrà sotto casa a rompermi i coglioni perché il nostro sindaco non piace”.
Di questo passo passerà alla storia, mutatis mutandis, come l’erede inconsapevole di quell’altro grande sconfittista che era Riccardo Lombardi, nel ritratto di Indro Montanelli: “Più che il potere, amava la catastrofe, per la quale sembrava che madre natura lo avesse confezionato… con un volto che il Carducci avrebbe definito ‘piovorno’, e di cui nessun pittore sarebbe riuscito a riprodurre le notturne fattezze senza ritrarlo su uno sfondo di cielo livido, solcato da voli di corvi e stormi di procellarie: questo era Lombardi, e così sempre mi apparve.
In cosa consistesse il suo alto pensiero politico, non so.
Ma non credo che sia la cosa, di lui, più importante”.
Ora che il capolavoro, almeno per questa tornata amministrativa, è compiuto, è bene riepilogarne le tappe, in quello che già si annuncia come un prezioso manuale di istruzioni per la Caporetto perfetta.
Mossa n. 1. Hai un sindaco, Federico Pizzarotti, che 5 anni fa ti ha fatto conquistare il primo capoluogo: Parma. Non ruba, governa benino, fa quel che può e annuncia solo quel poco che fa, sottovoce.
È anche un gran rompicoglioni, refrattario agli ordini di scuderia.
Tenerselo stretto e coprirlo di attenzioni, oltre a levargli ogni alibi per la fuga, sarebbe la migliore smentita ai detrattori che dipingono il Movimento come una caserma agli ordini di Grillo&Casaleggio.
Ergo lo scaricano con una sospensione disciplinare di un anno, lo attaccano un giorno sì e l’altro pure, non lo chiamano mai, lo regalano agli avversari e candidano al suo posto un carneade che non mette in fila due parole in croce. Risultato: 3,18%.
Mossa n. 2. Genova è la città del fondatore, segnata dai disastri del Pd e poi della sinistra.
Il luogo ideale per tentare il colpaccio.
Che fare?
Una bella rissa fra il capogruppo in Comune, Paolo Putti, e la capogruppo in Regione, Alice Salvatore.
Il primo se ne va con tutti i consiglieri pentastellati e si associa alla sinistra.
La seconda tenta di imporre il direttore d’orchestra Luca Pirondini.
Che però alle Comunarie perde con tal Marika Cassimatis.
Onde annientare le residue possibilità che questa ce la faccia, si annullano le Comunarie (spiegazione di Grillo: “Fidatevi di me”) per rifarle con un solo candidato: Pirondini.
Che stavolta riesce a vincerle.
Il Tribunale dà ragione alla Cassimatis e i 3 candidati di area si dividono i voti.
Risultato: ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra.
Mossa n. 3. Palermo è il capoluogo della prima Regione che potrebbe andare ai 5Stelle, ma il sindaco Leoluca Orlando pesca anche nel territorio di caccia grillino.
I locali deputati pentastellati si mettono subito d’impegno e si fan beccare nello scandalo delle firme false: migliaia di nomi veri ricopiati in una notte per sanarne uno con la residenza sbagliata, il tutto nel 2012, quando il M5S non piazzò nemmeno un consigliere.
I geni vengono indagati e interrogati dai pm, ma pensano bene di non rispondere.
Grillo li sospende, quelli polemizzano pure.
Le Comunarie le vince l’avvocato Ugo Forello, ex Addiopizzo, che si porta dietro una scia di sospetti sulle cause dei commercianti antiracket.
Segue immancabile faida interna, con denunce in Procura e diffusione di un audio che spiega perché Forello non va bene.
Risultato: Orlando sindaco per la quinta volta davanti a un suo ex fedelissimo passato a destra con la benedizione di Cuffaro.
Mossa n. 4. Taranto è l’ideale per i 5Stelle: il governo annuncia il “salvataggio” dell’Ilva che avvelena la città, con 6mila esuberi.
Difficile mancare il ballottaggio.
Ma si trova il modo: il vertice cittadino sostiene un candidato, ma altri Meetup si mettono di traverso con altri nomi (esattamente come a L’Aquila, a Piacenza, a Padova ecc.).
Da Roma si pensa di non presentare il simbolo, magari appoggiando l’ex procuratore anti-Ilva Sebastio, sostenuto da liste civiche. Idea troppo brillante: si rischierebbe di vincere.
Infatti subito accantonata.
Le Comunarie last minute le vince con ben 107 voti l’avvocato Francesco Nevoli.
Che inizia la campagna elettorale alla vigilia del voto.
Risultato: solito ballottaggio destra-sinistra.
Mossa n. 5. Incassata la débâcle, si dà la colpa alle liste civiche coi partiti dietro; si vanta la “crescita lenta, ma inesorabile”; si esulta per i trionfi di Sarego e Parzanica; si fanno sparate anonime sui giornaloni contro i pochi volti noti e vincenti (Di Maio, Raggi, Appendino), in vista della grande, spettacolare, definitiva disfatta nazionale.
Prossima mossa. Vista la strepitosa riuscita del sistema di selezione a caso o a caXXo, si completa l’opera passando direttamente dall’“uno vale uno” al “l’uno vale l’altro”.
Al posto delle Comunarie, sorteggio dei candidati dagli elenchi telefonici.
» Editoriale
martedì 13/06/2017
5 Stelle, le regole del suicidio perfetto
di Marco Travaglio | 13 giugno 2017
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Diciamolo: l’impresa di restare fuori da tutti i ballottaggi che contano (tranne Carrara, ma nessuno è perfetto e qualcosa sfugge sempre) non era facile.
Ma i 5Stelle – tutti, da Grillo in giù – ce l’hanno messa tutta e hanno centrato l’obiettivo.
Litigare dappertutto, polverizzarsi in scissioni e sottoscissioni, infilare un autogol dopo l’altro fino a scomparire da tutte le grandi e medie città al voto e, non contenti, persino resuscitare il ripugnante bipolarismo centrodestra-centrosinistra, con particolare riguardo per il duo Berlusconi (vedi alla voce Graviano) – Salvini (vedi alla voce Le Pen).
Questa è roba da professionisti. Chapeau.
Grillo se lo sentiva e infatti nel comizio semideserto a Genova se ne vantava, con una voluttà alla sconfitta quasi poetica, come se la disfatta fosse uno schema lungamente provato in allenamento: “Resteremo fuori da tutto, così nessuno verrà sotto casa a rompermi i coglioni perché il nostro sindaco non piace”.
Di questo passo passerà alla storia, mutatis mutandis, come l’erede inconsapevole di quell’altro grande sconfittista che era Riccardo Lombardi, nel ritratto di Indro Montanelli: “Più che il potere, amava la catastrofe, per la quale sembrava che madre natura lo avesse confezionato… con un volto che il Carducci avrebbe definito ‘piovorno’, e di cui nessun pittore sarebbe riuscito a riprodurre le notturne fattezze senza ritrarlo su uno sfondo di cielo livido, solcato da voli di corvi e stormi di procellarie: questo era Lombardi, e così sempre mi apparve.
In cosa consistesse il suo alto pensiero politico, non so.
Ma non credo che sia la cosa, di lui, più importante”.
Ora che il capolavoro, almeno per questa tornata amministrativa, è compiuto, è bene riepilogarne le tappe, in quello che già si annuncia come un prezioso manuale di istruzioni per la Caporetto perfetta.
Mossa n. 1. Hai un sindaco, Federico Pizzarotti, che 5 anni fa ti ha fatto conquistare il primo capoluogo: Parma. Non ruba, governa benino, fa quel che può e annuncia solo quel poco che fa, sottovoce.
È anche un gran rompicoglioni, refrattario agli ordini di scuderia.
Tenerselo stretto e coprirlo di attenzioni, oltre a levargli ogni alibi per la fuga, sarebbe la migliore smentita ai detrattori che dipingono il Movimento come una caserma agli ordini di Grillo&Casaleggio.
Ergo lo scaricano con una sospensione disciplinare di un anno, lo attaccano un giorno sì e l’altro pure, non lo chiamano mai, lo regalano agli avversari e candidano al suo posto un carneade che non mette in fila due parole in croce. Risultato: 3,18%.
Mossa n. 2. Genova è la città del fondatore, segnata dai disastri del Pd e poi della sinistra.
Il luogo ideale per tentare il colpaccio.
Che fare?
Una bella rissa fra il capogruppo in Comune, Paolo Putti, e la capogruppo in Regione, Alice Salvatore.
Il primo se ne va con tutti i consiglieri pentastellati e si associa alla sinistra.
La seconda tenta di imporre il direttore d’orchestra Luca Pirondini.
Che però alle Comunarie perde con tal Marika Cassimatis.
Onde annientare le residue possibilità che questa ce la faccia, si annullano le Comunarie (spiegazione di Grillo: “Fidatevi di me”) per rifarle con un solo candidato: Pirondini.
Che stavolta riesce a vincerle.
Il Tribunale dà ragione alla Cassimatis e i 3 candidati di area si dividono i voti.
Risultato: ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra.
Mossa n. 3. Palermo è il capoluogo della prima Regione che potrebbe andare ai 5Stelle, ma il sindaco Leoluca Orlando pesca anche nel territorio di caccia grillino.
I locali deputati pentastellati si mettono subito d’impegno e si fan beccare nello scandalo delle firme false: migliaia di nomi veri ricopiati in una notte per sanarne uno con la residenza sbagliata, il tutto nel 2012, quando il M5S non piazzò nemmeno un consigliere.
I geni vengono indagati e interrogati dai pm, ma pensano bene di non rispondere.
Grillo li sospende, quelli polemizzano pure.
Le Comunarie le vince l’avvocato Ugo Forello, ex Addiopizzo, che si porta dietro una scia di sospetti sulle cause dei commercianti antiracket.
Segue immancabile faida interna, con denunce in Procura e diffusione di un audio che spiega perché Forello non va bene.
Risultato: Orlando sindaco per la quinta volta davanti a un suo ex fedelissimo passato a destra con la benedizione di Cuffaro.
Mossa n. 4. Taranto è l’ideale per i 5Stelle: il governo annuncia il “salvataggio” dell’Ilva che avvelena la città, con 6mila esuberi.
Difficile mancare il ballottaggio.
Ma si trova il modo: il vertice cittadino sostiene un candidato, ma altri Meetup si mettono di traverso con altri nomi (esattamente come a L’Aquila, a Piacenza, a Padova ecc.).
Da Roma si pensa di non presentare il simbolo, magari appoggiando l’ex procuratore anti-Ilva Sebastio, sostenuto da liste civiche. Idea troppo brillante: si rischierebbe di vincere.
Infatti subito accantonata.
Le Comunarie last minute le vince con ben 107 voti l’avvocato Francesco Nevoli.
Che inizia la campagna elettorale alla vigilia del voto.
Risultato: solito ballottaggio destra-sinistra.
Mossa n. 5. Incassata la débâcle, si dà la colpa alle liste civiche coi partiti dietro; si vanta la “crescita lenta, ma inesorabile”; si esulta per i trionfi di Sarego e Parzanica; si fanno sparate anonime sui giornaloni contro i pochi volti noti e vincenti (Di Maio, Raggi, Appendino), in vista della grande, spettacolare, definitiva disfatta nazionale.
Prossima mossa. Vista la strepitosa riuscita del sistema di selezione a caso o a caXXo, si completa l’opera passando direttamente dall’“uno vale uno” al “l’uno vale l’altro”.
Al posto delle Comunarie, sorteggio dei candidati dagli elenchi telefonici.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STRUMPTRUPPEN ALL'ATTACCO
Grillo adesso prova a cambiare linea e strizza l'occhio alla Lega di Salvini
Il leader punta sul Carroccio per costruire un asse di governo Ma nel Movimento è caos: Casaleggio è sempre più irritato
Giampiero Timossi - Mer, 14/06/2017 - 08:01
commenta
Roma - Legàmi. Quelli che il Movimento Cinque Stelle ora vuole costruire con la Lega di Matteo Salvini, e quelli che adesso vorrebbe sciogliere con il Pd di Matteo Renzi.
«Che fare adesso? Basta ascoltare le parole di Salvini, la sua apertura nei nostri confronti, la strada per governare dopo le prossime elezioni non potrà che essere questa: turiamoci il naso e lavoriamo per un'intesa sulla Lega», commentavano due giorni fa nell'entourage della sindaca Chiara Appendino. Torino, a questo punto della storia, non è una città come un'altra: rappresenta il confine di un'idea dell'intesa che non può andare oltre, quella tra il populismo grillino e la sinistra italiana. Il laboratorio è saltato in area con i 1.500 feriti di piazza San Carlo, quando tutti gli esponenti della sinistra torinese sono saltati al collo della sindaca Appendino. Quella strada si è chiusa anche così, fallimento sancito poi in modo più eclatante dalla rottura del patto su Tedeschellum. Poi è arrivato il voto amministrativo di domenica, la vittoria del centrodestra al primo turno, il forte risultato della Lega, il crollo del M5s. E allora via, Grillo lancia un nuovo giro di giostra, convinto che all'esercito che lo segue in Rete si possa somministrare tutto e il contrario di tutto.
Stavolta parla dei campi rom e attacca: «Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e delle tendopoli». E Virginia Raggi, sindaca di Roma, deve fare la sua parte e infatti così è, scrive a Paola Basilone, prefetto di Roma e chiede che vista «la forte presenza migratoria e il continuo flusso di cittadini stranieri», bisogna che il ministero dell'Interno intervenga con «una moratoria sui nuovi arrivi». Poi aggiunge: «Mi auguro davvero che il governo che tenga conto di queste mie parole e chiederò un incontro al responsabile del Viminale per intervenire sul tema degli arrivi incontrollati». Così scrive e dice la sindaca che un anno fa ha conquistato il Campidoglio anche grazie all'intellighenzia di sinistra capitolina, quei salotti sempre meno radical-chic delusi dal renzismo. Pazienza, molti di loro hanno già confessato che non la rivoteranno «mai più», inutile mantenere la linea, meglio impegnarsi con il nuovo obiettivo dettato dal capo, continuare a flirtare con la Lega.
Si adegua Chiara Appendino, meno spudorata. Perché il primo ad attacar briga è stato Piero Fassino, il predecessore. Dopo quasi un anno di «pace armata», Fassino ha iniziato a sparar fendenti sul caso dei feriti in piazza San Carlo e non si è più fermato. Nuovo oggetto del contendere l'istruttoria della Corte dei Conti che riguarda il rendiconto del 2015. Ieri l'ultima replica di Appendino: «In questo anno abbiamo ridotto le spese, alzato le entrare e cercato la maggiore efficienza possibile, mentre abbiamo un ex sindaco che non ha mai fatto scelte strutturali per non perdere il consenso e ora si limita a scaricare le sue responsabilità». Boom, il laboratorio-Torino è saltato in area, il populismo impopolare non guarda più a sinistra, l'ordine del capo comico è provare a convincere la Lega e i suoi elettori. Tutto mentre Davide Casaleggio, sempre più irritato dalle piroette del politico Grillo, si ostina a pensare ai programmi, alla formazione dei nuovi quadri e a una selezione aziendale dei futuri candidati. Per il momento ha strappato solo il mea-culpa di Luigi Di Maio. Intervistato da Il Fatto Quotidiano ha ammesso: «Abbiamo parlato troppo di legge elettorale. Dovevamo parlare di più del reddito di cittadinanza». Un legame difficile da trovare.
Grillo adesso prova a cambiare linea e strizza l'occhio alla Lega di Salvini
Il leader punta sul Carroccio per costruire un asse di governo Ma nel Movimento è caos: Casaleggio è sempre più irritato
Giampiero Timossi - Mer, 14/06/2017 - 08:01
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Roma - Legàmi. Quelli che il Movimento Cinque Stelle ora vuole costruire con la Lega di Matteo Salvini, e quelli che adesso vorrebbe sciogliere con il Pd di Matteo Renzi.
«Che fare adesso? Basta ascoltare le parole di Salvini, la sua apertura nei nostri confronti, la strada per governare dopo le prossime elezioni non potrà che essere questa: turiamoci il naso e lavoriamo per un'intesa sulla Lega», commentavano due giorni fa nell'entourage della sindaca Chiara Appendino. Torino, a questo punto della storia, non è una città come un'altra: rappresenta il confine di un'idea dell'intesa che non può andare oltre, quella tra il populismo grillino e la sinistra italiana. Il laboratorio è saltato in area con i 1.500 feriti di piazza San Carlo, quando tutti gli esponenti della sinistra torinese sono saltati al collo della sindaca Appendino. Quella strada si è chiusa anche così, fallimento sancito poi in modo più eclatante dalla rottura del patto su Tedeschellum. Poi è arrivato il voto amministrativo di domenica, la vittoria del centrodestra al primo turno, il forte risultato della Lega, il crollo del M5s. E allora via, Grillo lancia un nuovo giro di giostra, convinto che all'esercito che lo segue in Rete si possa somministrare tutto e il contrario di tutto.
Stavolta parla dei campi rom e attacca: «Ora a Roma si cambia musica. Chiusura dei campi rom, censimento di tutte le aree abusive e delle tendopoli». E Virginia Raggi, sindaca di Roma, deve fare la sua parte e infatti così è, scrive a Paola Basilone, prefetto di Roma e chiede che vista «la forte presenza migratoria e il continuo flusso di cittadini stranieri», bisogna che il ministero dell'Interno intervenga con «una moratoria sui nuovi arrivi». Poi aggiunge: «Mi auguro davvero che il governo che tenga conto di queste mie parole e chiederò un incontro al responsabile del Viminale per intervenire sul tema degli arrivi incontrollati». Così scrive e dice la sindaca che un anno fa ha conquistato il Campidoglio anche grazie all'intellighenzia di sinistra capitolina, quei salotti sempre meno radical-chic delusi dal renzismo. Pazienza, molti di loro hanno già confessato che non la rivoteranno «mai più», inutile mantenere la linea, meglio impegnarsi con il nuovo obiettivo dettato dal capo, continuare a flirtare con la Lega.
Si adegua Chiara Appendino, meno spudorata. Perché il primo ad attacar briga è stato Piero Fassino, il predecessore. Dopo quasi un anno di «pace armata», Fassino ha iniziato a sparar fendenti sul caso dei feriti in piazza San Carlo e non si è più fermato. Nuovo oggetto del contendere l'istruttoria della Corte dei Conti che riguarda il rendiconto del 2015. Ieri l'ultima replica di Appendino: «In questo anno abbiamo ridotto le spese, alzato le entrare e cercato la maggiore efficienza possibile, mentre abbiamo un ex sindaco che non ha mai fatto scelte strutturali per non perdere il consenso e ora si limita a scaricare le sue responsabilità». Boom, il laboratorio-Torino è saltato in area, il populismo impopolare non guarda più a sinistra, l'ordine del capo comico è provare a convincere la Lega e i suoi elettori. Tutto mentre Davide Casaleggio, sempre più irritato dalle piroette del politico Grillo, si ostina a pensare ai programmi, alla formazione dei nuovi quadri e a una selezione aziendale dei futuri candidati. Per il momento ha strappato solo il mea-culpa di Luigi Di Maio. Intervistato da Il Fatto Quotidiano ha ammesso: «Abbiamo parlato troppo di legge elettorale. Dovevamo parlare di più del reddito di cittadinanza». Un legame difficile da trovare.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
PERCHE’ GIUSEPPE GRILLO COME POLITICO NON VALE UN caXXo E SI DIMOSTRA UN’OPPORTUNISTA COME TUTTI GLI ALTRI
Politica | Di F. Q.
Migranti, il M5s sceglie la linea dura
“Convergenze con Lega. Ma no alleanze”
Renzi: “Minniti garanzia più di Di Maio”
CAMBIA ROTTA PER OPPORTUNISMO. COSI’ NON E’ PIU’ CREDIBILE.
LA FASE POLITICA RICHIEDE SCELTE CHE HANNO UN SENSO ED IN CUI SI CREDE.
SCELTE PER MANTENERE IL CONSENSO, PERCHE’ QUESTO TEMA PAGA, E’ SOLO DA OPPORTUNISTI DELLA POLITICA
Politica | Di F. Q.
Migranti, il M5s sceglie la linea dura
“Convergenze con Lega. Ma no alleanze”
Renzi: “Minniti garanzia più di Di Maio”
CAMBIA ROTTA PER OPPORTUNISMO. COSI’ NON E’ PIU’ CREDIBILE.
LA FASE POLITICA RICHIEDE SCELTE CHE HANNO UN SENSO ED IN CUI SI CREDE.
SCELTE PER MANTENERE IL CONSENSO, PERCHE’ QUESTO TEMA PAGA, E’ SOLO DA OPPORTUNISTI DELLA POLITICA
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Il deputato Pisano
«Di questo passo ci daranno pure la cravatta verde E io non ci sto»
ROMA Onorevole Girolamo Pisano, ha visto il post di Grillo e le frasi della sindaca Raggi? Parole o stretta vera contro gli immigrati?
«Per ora sono solo chiacchiere. Ma temo che diventeranno atti concreti».
Siete tutti d’accordo?
«No. Ho già detto ai miei in Campania che tra un po’ gli sarà chiesto di mettersi la cravatta verde della Lega».
La indosserà?
«Mai. Sono di Salerno e i meridionali con la Lega non possono andare d’accordo. Se ci alleiamo con loro, abbandono i 5 Stelle. In quel caso ci sarebbe una spaccatura, una parte se ne andrebbe».
La prospettiva di alleanza con Salvini è concreta?
«Con una legge elettorale proporzionale è naturale che si vada verso un’alleanza con la Lega. Io non ci sto, ma magari i prossimi che arrivano saranno più docili».
Luigi Di Maio incontra gli ambasciatori europei come candidato premier.
«Mah, ho molti dubbi che sarà lui il candidato».
Farà un passo indietro?
«Gli daranno un calcio nel sedere».
E perché dovrebbero?
«La base lo vede come un ragazzino senza esperienza. Non lo dico io, eh, ma è quello che si sente».
Non è troppo tardi per defenestrarlo?
«Se decidessero di mettere in sella un esterno, tipo Davigo, Di Maio che farebbe? Obbedirebbe».
Le amministrative sono andate male.
«Già. Fino a quando non avremo anche noi liste d’appoggio, andremo a sbattere. E poi deve finire il vincolo dei due mandati. La base chiede impegno, ma nei Comuni c’è chi perde soldi: guadagnano pochissimo, con la prospettiva di dover lasciare presto».
Sono le regole M5S.
«Sono tutti inutili tabù che alla fine, di fatto, crolleranno. Altrimenti non si vince più».
Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Di questo passo ci daranno pure la cravatta verde E io non ci sto»
ROMA Onorevole Girolamo Pisano, ha visto il post di Grillo e le frasi della sindaca Raggi? Parole o stretta vera contro gli immigrati?
«Per ora sono solo chiacchiere. Ma temo che diventeranno atti concreti».
Siete tutti d’accordo?
«No. Ho già detto ai miei in Campania che tra un po’ gli sarà chiesto di mettersi la cravatta verde della Lega».
La indosserà?
«Mai. Sono di Salerno e i meridionali con la Lega non possono andare d’accordo. Se ci alleiamo con loro, abbandono i 5 Stelle. In quel caso ci sarebbe una spaccatura, una parte se ne andrebbe».
La prospettiva di alleanza con Salvini è concreta?
«Con una legge elettorale proporzionale è naturale che si vada verso un’alleanza con la Lega. Io non ci sto, ma magari i prossimi che arrivano saranno più docili».
Luigi Di Maio incontra gli ambasciatori europei come candidato premier.
«Mah, ho molti dubbi che sarà lui il candidato».
Farà un passo indietro?
«Gli daranno un calcio nel sedere».
E perché dovrebbero?
«La base lo vede come un ragazzino senza esperienza. Non lo dico io, eh, ma è quello che si sente».
Non è troppo tardi per defenestrarlo?
«Se decidessero di mettere in sella un esterno, tipo Davigo, Di Maio che farebbe? Obbedirebbe».
Le amministrative sono andate male.
«Già. Fino a quando non avremo anche noi liste d’appoggio, andremo a sbattere. E poi deve finire il vincolo dei due mandati. La base chiede impegno, ma nei Comuni c’è chi perde soldi: guadagnano pochissimo, con la prospettiva di dover lasciare presto».
Sono le regole M5S.
«Sono tutti inutili tabù che alla fine, di fatto, crolleranno. Altrimenti non si vince più».
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
QUANDO LE SOCIETA’ CROLLANO SI ASSISTE A QUESTI SPETTACOLI
57 minuti fa
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Genova per noi grillini:
"Meglio votare la Lega
che sporcarsi con il Pd"
Giampiero Timossi
La notizia è ovviamente pubblicata dall’organo ufficiale degli STRUMPTRUPPEN, che per la loro sopravvivenza usano tutti i mezzi.
La propaganda de Il Giornale è evidente.
Però mi richiamano alla memoria “i ricconi” Usa che si nutrono di sangue giovane per sopravvivere, come sembra risultare dall’articolo di LIBRE di oggi, presente in:
http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 768#p50768
57 minuti fa
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Genova per noi grillini:
"Meglio votare la Lega
che sporcarsi con il Pd"
Giampiero Timossi
La notizia è ovviamente pubblicata dall’organo ufficiale degli STRUMPTRUPPEN, che per la loro sopravvivenza usano tutti i mezzi.
La propaganda de Il Giornale è evidente.
Però mi richiamano alla memoria “i ricconi” Usa che si nutrono di sangue giovane per sopravvivere, come sembra risultare dall’articolo di LIBRE di oggi, presente in:
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
DAL SITO DEGLI STRUMPTRUPPEN:
6 ore fa
515
Ma Grillo non si arrende:
"Scaliamo pure l'inferno"
Gianni Carotenuto
6 ore fa
515
Ma Grillo non si arrende:
"Scaliamo pure l'inferno"
Gianni Carotenuto
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
REPUBBLICA ITALIANA: ULTIMO ATTO
LA FASE DEL KAOS
Parole, parole, parole, ........soltanto parole.
Commenti
sabato 22/07/2017
Roma, punto e a capo anche per i 5stelle
di Antonio Padellaro | 22 luglio 2017
| 15
Dopo la sentenza su Mafia Capitale, che non è più Mafia Capitale ma Corruzione Capitale o Mazzetta Capitale come preferite, la deputata del M5S Roberta Lombardi ha dichiarato quanto segue: “In 20 anni hanno distrutto Roma ma basta alibi, ora è evidente che le responsabilità sono tutte nostre, ora tocca a noi e dobbiamo dimostrare di che pasta siamo fatti, senza scuse” (Il Messaggero). Basta alibi dunque: è quanto avevamo detto più modestamente su queste pagine ogniqualvolta la sindaca Raggi (ma non solo lei) chiamava in causa “quelli di prima”. Cercando di spiegare ai propri sfiduciati concittadini le non migliorate (diciamo così) condizioni di vivibilità della loro (nostra) meravigliosa e sfortunata città con il disastro trovato in Campidoglio.
Adesso abbiamo un’autorevole esponente dei 5Stelle che gira lo sguardo dal passato al presente e al futuro prossimo come se quella sentenza rappresentasse insieme il punto di non ritorno e il punto a capo, forse l’ultimo, per la giunta Capitale. Dopodiché “ora tocca a noi” e “senza scuse” poiché “è evidente che ora le responsabilità sono tutte nostre”. C’è qualcosa di più interessante del rovistare nei retropensieri della Lombardi, che spesso non ha condiviso la gestione politica e amministrativa della sindaca (con stile meno colorito della senatrice Paola Taverna ma con asprezze non dissimili): le beghe interne se le vedranno loro. Andiamo alla sostanza del non detto così come lo abbiamo inteso: cara Virginia mancano pochi mesi alle elezioni politiche e se in questi pochi mesi tu e la tua giunta non riuscirete a imprimere una sterzata decisiva nel governo della città il tuo fallimento fatalmente si ribalterà sul tuo e nostro MoVimento con effetti ancora più disastrosi delle ultime amministrative perché per colpa della vostra inettitudine rischiamo di perdere la storica occasione di guidare il governo del Paese.
Dunque per cortesia datevi una mossa e “dimostriamo di che pasta siamo fatti”. Non ci sembra una rappresentazione così lontana dalla realtà anche perché i timori sui destini dell’Urbe sono intimamente legati alla domanda che qualcuno comincia a farsi sul destino del movimento di Grillo e Casaleggio. E cioè: come mai malgrado la crisi progressiva del Pd renziano, come mai malgrado la frantumazione della sinistra parolaia, come mai malgrado il dissidio tra Berlusconi e Salvini che sgonfia le gomme del centrodestra, come mai malgrado la desolazione circostante, secondo tutti i sondaggi il M5S non riesce a sfondare la linea Maginot del 30 per cento?
Lusinghiero risultato certo ma non abbastanza per garantire quella decisiva supremazia elettorale indispensabile a una forza che fonda il proprio stesso essere sull’autosufficienza e sul rifiuto delle alleanze.
Qual è la zavorra che impedisce alla navicella pentastellata di librarsi fino all’empireo, perché no, del 40 per cento e del premio di maggioranza? Eppure in questa legislatura i principali impegni presi con i cittadini sono stati mantenuti. L’opposizione parlamentare c’è stata, e senza apparenti cedimenti. L’onestà pure, se si eccettuano i pasticci siciliani sulle firme e qualche piccolo mariuolo pizzicato qua e là. L’impegno per il reddito di cittadinanza e contro i vitalizi non è mancato. C’è stato sì qualche scivolone sull’(impossibile) uscita dall’Euro, una certa superficialità nel trattare la questione vaccini, gli strafalcioni sul Venezuela di Pinochet o su Napoleone ad Auschwitz.
Tutti peccati veniali in fondo se messi a confronto con lo scandalo Consip o con i numeri della disoccupazione giovanile. Ecco perché la vera zavorra dei 5Stelle ha quattro lettere e si chiama: Roma. Non bastassero le buche nella strade, i trasporti pubblici al collasso e la mancata raccolta dei rifiuti con le vicende giudiziarie Marra e Romeo la giunta Raggi ha dovuto affrontare una dolorosa questione morale.
Insopportabile per l’anima dura e pura del movimento (“commessi degli errori”, ripete la Lombardi). Perciò la sindaca deve capire non è più tempo di trovate bizzarre tipo riesumazione del sesterzio o funivie. Perciò con Mafia Capitale finiscono gli alibi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... i-5stelle/
LA FASE DEL KAOS
Parole, parole, parole, ........soltanto parole.
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sabato 22/07/2017
Roma, punto e a capo anche per i 5stelle
di Antonio Padellaro | 22 luglio 2017
| 15
Dopo la sentenza su Mafia Capitale, che non è più Mafia Capitale ma Corruzione Capitale o Mazzetta Capitale come preferite, la deputata del M5S Roberta Lombardi ha dichiarato quanto segue: “In 20 anni hanno distrutto Roma ma basta alibi, ora è evidente che le responsabilità sono tutte nostre, ora tocca a noi e dobbiamo dimostrare di che pasta siamo fatti, senza scuse” (Il Messaggero). Basta alibi dunque: è quanto avevamo detto più modestamente su queste pagine ogniqualvolta la sindaca Raggi (ma non solo lei) chiamava in causa “quelli di prima”. Cercando di spiegare ai propri sfiduciati concittadini le non migliorate (diciamo così) condizioni di vivibilità della loro (nostra) meravigliosa e sfortunata città con il disastro trovato in Campidoglio.
Adesso abbiamo un’autorevole esponente dei 5Stelle che gira lo sguardo dal passato al presente e al futuro prossimo come se quella sentenza rappresentasse insieme il punto di non ritorno e il punto a capo, forse l’ultimo, per la giunta Capitale. Dopodiché “ora tocca a noi” e “senza scuse” poiché “è evidente che ora le responsabilità sono tutte nostre”. C’è qualcosa di più interessante del rovistare nei retropensieri della Lombardi, che spesso non ha condiviso la gestione politica e amministrativa della sindaca (con stile meno colorito della senatrice Paola Taverna ma con asprezze non dissimili): le beghe interne se le vedranno loro. Andiamo alla sostanza del non detto così come lo abbiamo inteso: cara Virginia mancano pochi mesi alle elezioni politiche e se in questi pochi mesi tu e la tua giunta non riuscirete a imprimere una sterzata decisiva nel governo della città il tuo fallimento fatalmente si ribalterà sul tuo e nostro MoVimento con effetti ancora più disastrosi delle ultime amministrative perché per colpa della vostra inettitudine rischiamo di perdere la storica occasione di guidare il governo del Paese.
Dunque per cortesia datevi una mossa e “dimostriamo di che pasta siamo fatti”. Non ci sembra una rappresentazione così lontana dalla realtà anche perché i timori sui destini dell’Urbe sono intimamente legati alla domanda che qualcuno comincia a farsi sul destino del movimento di Grillo e Casaleggio. E cioè: come mai malgrado la crisi progressiva del Pd renziano, come mai malgrado la frantumazione della sinistra parolaia, come mai malgrado il dissidio tra Berlusconi e Salvini che sgonfia le gomme del centrodestra, come mai malgrado la desolazione circostante, secondo tutti i sondaggi il M5S non riesce a sfondare la linea Maginot del 30 per cento?
Lusinghiero risultato certo ma non abbastanza per garantire quella decisiva supremazia elettorale indispensabile a una forza che fonda il proprio stesso essere sull’autosufficienza e sul rifiuto delle alleanze.
Qual è la zavorra che impedisce alla navicella pentastellata di librarsi fino all’empireo, perché no, del 40 per cento e del premio di maggioranza? Eppure in questa legislatura i principali impegni presi con i cittadini sono stati mantenuti. L’opposizione parlamentare c’è stata, e senza apparenti cedimenti. L’onestà pure, se si eccettuano i pasticci siciliani sulle firme e qualche piccolo mariuolo pizzicato qua e là. L’impegno per il reddito di cittadinanza e contro i vitalizi non è mancato. C’è stato sì qualche scivolone sull’(impossibile) uscita dall’Euro, una certa superficialità nel trattare la questione vaccini, gli strafalcioni sul Venezuela di Pinochet o su Napoleone ad Auschwitz.
Tutti peccati veniali in fondo se messi a confronto con lo scandalo Consip o con i numeri della disoccupazione giovanile. Ecco perché la vera zavorra dei 5Stelle ha quattro lettere e si chiama: Roma. Non bastassero le buche nella strade, i trasporti pubblici al collasso e la mancata raccolta dei rifiuti con le vicende giudiziarie Marra e Romeo la giunta Raggi ha dovuto affrontare una dolorosa questione morale.
Insopportabile per l’anima dura e pura del movimento (“commessi degli errori”, ripete la Lombardi). Perciò la sindaca deve capire non è più tempo di trovate bizzarre tipo riesumazione del sesterzio o funivie. Perciò con Mafia Capitale finiscono gli alibi.
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... i-5stelle/
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
REPUBBLICA ITALIANA: ULTIMO ATTO,......VERSO LA FINE
Nella copertina di chiusura del suo ultimo libro:
LA REPUBBLICA
DEI BROCCHI
IL DECLINO DELLA CLASSE
DIRIGENTE ITALIANA
Sergio Rizzo ha scritto:
Non sanno usare il congiuntivo.
Pensano solo al loro interesse, e spesso senza neanche molta
furbizia.
Non conoscono vergogna, e non prendono lezioni da nessuno.
Sono mediocri, ma si credono i migliori.
E sono la nostra classe dirigente.
A conferma, Pinocchio Mussoloni, interviene sullo stesso tema di quella
nullità assoluta di Giachetti:
Politica | Di F. Q.
Atac, Renzi: “M5s raccomandano amici”
Raggi: “Segretario Pd diffama. Querelo”
Ai suoi: “Chi polemizza si mette fuori”
Il bue che da del cornuto all'asino.
E' LA FINE.
Proprio lui, che nelle raccomandazioni di amici è una macchina da guerra.
Nella copertina di chiusura del suo ultimo libro:
LA REPUBBLICA
DEI BROCCHI
IL DECLINO DELLA CLASSE
DIRIGENTE ITALIANA
Sergio Rizzo ha scritto:
Non sanno usare il congiuntivo.
Pensano solo al loro interesse, e spesso senza neanche molta
furbizia.
Non conoscono vergogna, e non prendono lezioni da nessuno.
Sono mediocri, ma si credono i migliori.
E sono la nostra classe dirigente.
A conferma, Pinocchio Mussoloni, interviene sullo stesso tema di quella
nullità assoluta di Giachetti:
Politica | Di F. Q.
Atac, Renzi: “M5s raccomandano amici”
Raggi: “Segretario Pd diffama. Querelo”
Ai suoi: “Chi polemizza si mette fuori”
Il bue che da del cornuto all'asino.
E' LA FINE.
Proprio lui, che nelle raccomandazioni di amici è una macchina da guerra.
Chi c’è in linea
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