Fermate il treno, voglio scendere.

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UncleTom
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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REPUBBLICA ITALIANA: ATTO FINALE

Tromboni si nasce o si diventa???????????????????????????

Tutto s’inventa, pur di non lavorare.






Addio "Lega Nord", Salvini vuole la "Lega dei popoli"
Il segretario federale avrebbe già pronto il nuovo simbolo con il proprio nome e la dicitura "Lega dei popoli" al posto del vecchio "Lega Nord"
Ivan Francese - Mar, 25/07/2017 - 09:46
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Matteo Salvini ci riprova. Il leader del Carroccio torna alla carica e tenta - un'altra volta - di cancellare la parola "Nord" dal nome della Lega.

Coerentemente con la svolta nazionalista, il segretario federale sta pensando a ribattezzare il partito che prese nel 2013 da Roberto Maroni come nuova "Lega dei popoli".
L'indiscrezione, che da tempo gira fra gli altri ranghi del partito di via Bellerio, è filtrata oggi sulla Stampa. Secondo cui Salvini si prepara a scindere lo storico nome che rievoca la Lega dei Comuni lombardi medievali dall'indicazione geografica che per oltre vent'anni è stata il marchio distintivo del movimento fondato da Umberto Bossi: il Nord.
Non che a Salvini il Nord non piaccia, per carità. Ma sono ormai diversi anni che il leader milanese gira il Meridione in lungo e in largo, al grido di "prima gli italiani".
Un precedente, per la verità, sussiste. A ottobre del 2016 era stato il governatore della Lombardia Roberto Maroni, storico militante leghista, a opporsi al cambio di nome: "Penso che, per la storia, ma non solo per il passato, anche per il futuro, la Lega non possa fare a meno della parola Nord". Anche perché all'articolo 1 dello statuto del partito si annuncia a chiare lettere che "la finalità del partito è il conseguimento dell'indipendenza della Padania".
Ora, dopo il congresso federale di Parma in cui Salvini è stato riconfermato alla guida del partito con l'83% dei voti, queste resistenze potrebbero essere piegate più facilmente. Tanto che dalle parti di via Bellerio si mormora che il nuovo simbolo sia già pronto. Con tanto di nome del segretario nel simbolo.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 24320.html
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https://it.wikipedia.org/wiki/Armiamoci_e_partite


Armiamoci e partite
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Armiamoci e partite è una frase proverbiale della lingua italiana, utilizzata per sottolineare e stigmatizzare, in maniera icastica e aforistica, l'atteggiamento di chi si sottrae ai rischi di un'azione da lui stesso promossa o perorata, pur esortando gli altri a intraprenderla.

Uso[modifica | modifica wikitesto]
La frase è spesso usata in un registro linguistico ironico o caricaturale, associandola a un atteggiamento esibito da alcune personalità.
Il "vizio" caratteriale sotteso alla frase viene a volte considerato, al pari del tengo famiglia, come un tratto comportamentale tipico dell'italiano medio[3]. Essa anzi, secondo Bruno Maier, assurge perfino a «emblema o [...] parola d'ordine stessa della furberia italiana»[4]: questo fenomeno, secondo Maier, sarebbe evidente nel primo dopoguerra, quando la frase iniziò a circolare insistentemente, in un periodo in cui l'italiano medio si trovò a dover districarsi tra guerra coloniale in Abissinia, partecipazione alla guerra civile spagnola, e intervento nella seconda guerra mondiale[4].

Citazione in Totò contro Maciste[modifica | modifica wikitesto]
L'esortazione è pronunciata da Totò nel film Totò contro Maciste del 1962, con intento parodistico nei confronti dello stile e della retorica militaresca, quando, nelle vesti di Totokamen, in un'allocuzione al popolo di Tebe, imbeccato da Nino Taranto (alias Tarantenkamen), si rivolge con voce stentorea al suo esercito:
« Tebani, abbiamo lance, spade, frecce, mortaretti, tricche tracchi e castagnole. E con queste armi potenti, dico armi potenti, noi, noi, spezzeremo le reni a Maciste e ai suoi compagni, a Rocco e i suoi fratelli! Valoroso soldato tebano, mio padre da lassù ti guarda e ti protegge. Armiamoci e partite! Io vi seguo dopo »

(Totò in Totò contro Maciste[7])







ARMIAMOCI,..E PARTITE…!!!!!!!!!..............................................................OGGI



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Se non difendiamo i confini
l'immigrazione ci distruggerà

Andrea Pasini



Fiducioso nell’allarme lanciato oggi con estrema perizia e devozione dal sito degli STRUMPTRUPPEN.it, immagino che oggi le italiche genti possedute da un fremito irresistibile per la difesa DEL SACRO SUOLO DELLA PATRIA, correranno in massa, prima dell’ora di cena, presso i CENTRI DI RACCOLTA TRICOLORI, rinunciando CON SUPREMO SPREZZO DEL PERICOLO, a quanto hanno di più sacro in assoluto.

LE FERIE ESTIVE.



Ad attenderli troveranno chi li guiderà nella nuova grande e straordinaria avventura tricolore, che li ricoprerà di GLORIA E RICONOSCENZA IMPERITURA.

HANNO GIA’ DATO LA LORO SENTITA E INCONDIZIONATA ADESIONE COLORO CHE SARANNO ALLA TESTA DELLA GRANDE SPEDIZIONE:


BERLUSCONI Silvio,……Comandante (Ma ha 81 anni a settembre - dirà qualcuno – Embè chevv’ordì! Si sente giovane da fare il capo della destra, può anche fare il capo spedizione)
SALVINI Matteo,……Vice comandante
SALLUSTI Alessandro,……in camicia nera regolamentare
FELTRI Littorio
FARINA Renato
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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Dopo un’ora (verificato), sugli altri siti non c’è.

Non che la notizia non sia attendibile, ma solo che gli altri siti per il momento, non fanno propaganda per l’avvento del Fascio 2.0



Profughi sbandati in Friuli: si prostituiscono in pieno giorno
Nella città friulana il rapporto fra profughi ed abitanti stabilito dal Viminale è superato del 400%. I migranti sono costretti a dormire per la strada e i più disperati si prostituiscono per pochi soldi
Giuseppe De Lorenzo Giovanni Masini - Sab, 29/07/2017 - 15:56
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Da Pordenone. Venti euro per un rapporto sessuale. Per tanto i profughi che affollano le strade di Pordenone si vendono nel parco Querini, di fronte alla stazione dei treni.

Lo fanno in pieno giorno, sotto il sole di metà luglio, disposti a tutto pur di racimolare qualche euro per tentare la fuga verso l'estero.
Dovrebbero trascorrere il tempo sui libri per imparare l'italiano o impegnati nei corsi di avviamento professionale ma in molti si trovano al parco senza nulla da fare, abbandonati da un sistema di accoglienza evidentemente deficitario. Nella città friulana sono ormai più di quattrocento: oltre il triplo della cifra suggerita da Anci e Viminale di 2,5 profughi ogni mille abitanti.
In parte sono alloggiati in strutture private, in parte abitano all'hub ricavato nell'ex caserma Monti. Ma c'è anche chi è costretto a dormire in strada dalla mancanza di alloggi: il fossato di fronte alla vecchia struttura militare è tappezzato delle coperte e dei materassi degli stranieri che trascorrono le notti all'addiaccio. Una situazione che non è dignitosa per gli stessi profughi e che pone anche un serio problema di degrado (guarda il video).

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26134.html

L'amministrazione comunale di centrodestra fa di tutto per impedire l'arrivo di altri richiedenti asilo, ma la città sembra attirarne in numero sempre crescente: "Dei disperati che arrivano in Sicilia col barcone qui non c'è traccia - spiega l'assessore alla Sicurezza, Emanuele Loperfido - Per la maggior parte sono afghani e pachistani che provengono dalla rotta balcanica oppure arrivano qui dopo essere stati espulsi da altri Paesi Ue. Su internet hanno sparso la voce che ottenere i documenti sia più facile che in altre città."
Come non bastasse, alcune reti di attivisti sono accusate di aver favorito i bivacchi diurni e notturni negli spazi verdi della città, senza che sia ancora stata trovata una soluzione definitiva.
Nonostante la stragrande maggioranza delle coop che si occupano dell'accoglienza proponga programmi d'integrazione assai impegnativi, moltissimi migranti trascorrono infatti il proprio tempo al parco.
Senza soldi e senza nulla da fare, più d'uno finisce nel giro della piccola criminalità: basta passeggiare fra gli alberi perché nel giro di poche ore ci vengano offerti sia della droga che dei rapporti sessuali, venduti per pochi euro e alla luce del sole.
Un abitante della zona che preferisce mantenere l'anonimato racconta di aver assistito a rapporti orali nei parcheggi del centro direzionale poco dopo l'ora di pranzo. Per fortuna non si può parlare di un vero e proprio racket del sesso, ma le segnalazioni simili - sia pure senza che sia ancora stata sporta nessuna denuncia - ricorrono con sempre maggior frequenza.
Nel frattempo la Croce Rossa ha annunciato l'intenzione di aprire un nuovo dormitorio per strappare alla strada quanti più stranieri possibile. Il Comune preferirebbe che gli arrivi venissero concentrati altrove - magari nei paesi limitrofi dove la percentuale di migranti sulla popolazione è ben al di sotto delle quote indicate dall'Anci - e nel frattempo mobilita i vigili urbani per pattugliare i parchi pubblici. I migranti nel frattempo trascorrono le giornate senza far nulla: dormono, fumano, attendono i pasti distribuiti dalla Croce Rossa. Qualcuno dei più disperati si prostituisce fra i cespugli. Entro qualche minuto avrà venti euro in più.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 26134.html
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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COME LO VOGLIAMO CLASSIFICARE QUESTO INGEGNERE ITALIANO???




Da: http://www.ilfattoquotidiano.it/


Cervelli in fuga | Di A. Dall'Oca


Ingegnere a Londra. “In
Italia vivevo da precaria
Costretta ad andarmene
anche se non volevo”
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Re: Fermate il treno, voglio scendere.

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UncleTom ha scritto:COME LO VOGLIAMO CLASSIFICARE QUESTO INGEGNERE ITALIANO???




Da: http://www.ilfattoquotidiano.it/


Cervelli in fuga | Di A. Dall'Oca


Ingegnere a Londra. “In
Italia vivevo da precaria
Costretta ad andarmene
anche se non volevo”



IlFattoQuotidiano.it / Cervelli in fuga





Ingegnere a Londra. “Avrei voluto restare in Italia, ma ho vissuto solo il girotondo di contratti a termine”

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Cervelli in fuga


Giovanna Trianni, 41 anni, è manager alla Rms, la Risk Management Solutions, colosso britannico che opera nel settore della prevenzione del rischio. "Da quando sono qui credo di aver realizzato molto. Ho consolidato la mia carriera, ho preso casa in un paese diverso dal mio. Ma la verità è che non avrei mai voluto andarmene"

di Annalisa Dall'Oca | 7 agosto 2017

commenti (213)
 1,1 mila



Più informazioni su: Cervelli in Fuga Regno Unito, Ingegneria, Londra, Regno Unito


Il lieto fine alle volte lascia in bocca un po’ di amarezza, perché per riuscire ci sono casi in cui bisogna partire. Giovanna Trianni, 41 anni, italiana a Londra, lo sa bene. Originaria di Gallipoli, in Puglia, il suo è un curriculum importante: laureata in Ingegneria Elettronica, nel 2007 ha concluso all’Università di Pavia un dottorato di ricerca in Elaborazione di dati da satellite per il monitoraggio e l’analisi dei disastri naturali, tema che nel Belpaese è più che caldo, e di esperti nel campo ce ne sarebbe davvero bisogno. Eppure, come tanti ‘cervelli’ prima e dopo di lei, presa la pergamena, per Giovanna è iniziato il valzer precariato. “Per anni ho vissuto un girotondo di contratti a termine”, racconta dal suo piccolo appartamento inglese. Un colpo di fortuna trovare una casetta a un prezzo onesto completamente ristrutturata, specie in una città dove la vita, va detto, costa cara. “Ho lavorato per un anno e mezzo come consulente all’Agenzia Spaziale Europea a Frascati, poi tre anni al centro di ricerca della Commissione Europea a Ispra (Va), e ancora nessuna prospettiva reale di rimanere in Italia”. Alla fine l’opportunità è arrivata, sì, ma Oltralpe. E oggi Giovanna è manager alla Rms, la Risk Management Solutions, colosso britannico che opera nel settore della prevenzione del rischio.


“Gli inglesi sono un po’ rigidi su certe cose, ma anche generosi


Gli inizi, precisa Giovanna, sono stati duri, “gli inglesi sono un po’ rigidi su certe cose. Ad esempio, per aprire un conto in banca ci vuole una prova di residenza (una bolletta, un contratto di affitto) ma nessuna agenzia ti affitta una casa senza un conto in banca su cui addebitare il canone. È un po’ un cane che si morde la coda e ci vuole pazienza e perseveranza”. Ma poi capitano quei piccoli avvenimenti che infondono coraggio, e l’entusiasmo finisce per superare velocemente qualsivoglia frustrazione. “La generosità degli inglesi, ad esempio. Ricordo che, appena comprata casa, i materiali usati per qualche lavoro domestico, lasciati in giardino, presero fuoco. In men che non si dica tutto il vicinato è accorso con secchi d’acqua: la casa si è riempita di gente sconosciuta che prendeva acqua dalla cucina e dal bagno e la versava sull’incendio. All’arrivo dei vigili del fuoco, quando hanno giudicato che tutto fosse sotto controllo, i vicini si sono dileguati nel nulla. Molti di loro non so nemmeno chi fossero e non li ho mai potuti ringraziare. Sono fatti cosi, gli inglesi”. Ancora, sorride Giovanna, “una volta, a Victoria Station, mentre salivo le scale con un’enorme valigia, ho sentito un ‘do you need help?’ provenire da dietro di me, ma non ho fatto nemmeno in tempo a rispondere che il signore aveva preso la mia valigia, l’aveva depositata in cima alle scale ed era corso a prendere il suo treno senza nemmeno voltarsi. Gli ho urlato un ‘grazie’, ma non credo mi abbia sentita”.


“Avrei voluto contribuire allo sviluppo del mio paese, invece di lasciare che una nazione estera che non ha concorso alla mia formazione traesse vantaggio delle mie competenze


In generale, riflette l’ingegnere pugliese, “da quando sono a Londra credo di aver realizzato molto. Ho consolidato la mia carriera, ho preso casa in un paese diverso dal mio. Ma la verità è che se avessi trovato un’occupazione che mi permettesse di realizzarmi dal punto di vista professionale non avrei mai lasciato l’Italia. Ho studiato tutta la mia vita in scuole pubbliche, e avrei voluto contribuire allo sviluppo del mio paese, invece di lasciare che una nazione estera che non ha concorso alla mia formazione traesse vantaggio delle mie competenze”. Allo stesso tempo, però, alza le spalle Giovanna, “sono sicura che nemmeno adesso, dopo questa esperienza, in Italia non troverei le possibilità che mi sono state offerte in Inghilterra. Ci ho provato, lo scorso anno, a tornare: ma anche dopo nove anni dalla mia laurea e una posizione da manager mi sono state offerte solo posizioni da neolaureata alle prime armi”.

In questo senso, la Brexit fa un po’ paura. “In termini pratici non è cambiato ancora nulla dopo il voto, ma temiamo lo scossone ed emotivamente sono mutate molte cose. Avevo cominciato a sentire questo paese come mio, ora mi sento come un innamorato respinto. E’ una strana sensazione”. E come londinese d’adozione, Giovanna ha vissuto lo shock del terrorismo, “l’attentato del London Bridge mi ha toccata particolarmente perché è avvenuto in luoghi che riconosco come miei, passo di lì ogni mattina per andare al lavoro nello Square Mile”. Ma amare Londra, sorride l’ingegnere italiano, “è facile: è una città in cui nessuno si volta per strada a squadrarti per come sei vestito, truccato o pettinato. E poi c’è l’apertura mentale delle persone, le infinite possibilità che offre. ‘London is open’ è il motto del sindaco Sadiq Khan, ed è veramente cosi”.


“Il prezzo della sicurezza economica è alto, si lasciano indietro gli affetti, le abitudini. Ma non sorprende che tanti italiani decidano di andare via

E oggi, a guardarsi indietro, la sua scelta di vita Giovanna la sostiene senza incertezze. “Il prezzo della sicurezza economica è alto, si lasciano indietro tante cose, gli affetti, le abitudini, i luoghi cari. Ma non sorprende che tanti italiani decidano di andare via, giovani e meno giovani: da un lato l’Italia sponsorizza lauree e dottorati di cui non sa cosa farsi, e dall’altro, finiti gli studi, cosa c’è? Una situazione economica e politica stagnante, un costo del lavoro esagerato e la conseguente paura delle aziende di investire”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... e/3779216/
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