La Terza Guerra Mondiale

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UncleTom
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Dopo la strage di Barcellona attacco a Cambrils
Uccisi 5 terroristi. “I due attentati sono collegati”


Furgone contro la folla sulla Rambla: 13 morti. Autista ancora in fuga. Tre italiani feriti. 2 arrestati
Blitz nella città a sud di Tarragona (video). E la Cia aveva avvertito la Spagna sul rischio attentati



Mondo
Un altro attacco, sempre con la stessa modalità: investire la gente per strada con un mezzo. Otto ore dopo l’attentato di Barcellona – dove un furgone ha travolto i passanti sulla Rambla, uccidendo 13 persone e ferendone un centinaio – lo scenario stava per ripetersi a Cambrils, località turistica della costa a sud-ovest della capitale catalana. A raccontarlo è la polizia cittadina, che in un blitz ha ucciso cinque sospetti terroristi. E ancor prima dell’attentato a Barcellona, nella notte tra mercoledì a giovedì era esplosa una casa ad Alcanar. Lì erano state ritrovate una dozzina di bombole di gas
di F. Q.
UncleTom
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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18 ago 2017 09:22
1. BRUNO GULOTTA, 35 ANNI, RESIDENTE A LEGNANO, IN LOMBARDIA, IN VACANZA A BARCELLONA CON LA MOGLIE E I FIGLI SAREBBE RIMASTO UCCISO DAL FURGONE KILLER CHE È PIOMBATO SULLA FOLLA PROVOCANDO ALMENO 13 MORTI. AL MOMENTO NON CI SONO CONFERME UFFICIALI
2. ALL'AMBASCIATA ITALIANA IN SPAGNA RISULTA TRE CONNAZIONALI SONO RIMASTI FERITI
3. CENTINAIA DI TURISTI LASCIANO ALBERGHI O CASE AFFITTATI NEL CENTRO DELLA CITTA'
4. UN'AUTO HA INVESTITO UN MEZZO DELLA POLIZIA A CAMBRILS, UCCISI CINQUE TERRORISTI
5. "UNO DEGLI AUTORI DELL'ATTACCO DI OGGI È STATO UCCISO IN UNA SPARATORIA CON LA POLIZIA A SANT JUST DESVERN", UNA DECINA DI CHILOMETRI A OVEST DI BARCELLONA. LO SCRIVE 'LA VANGUARDIA'. L'UCCISO AVREBBE TENTATO DI FORZARE UN POSTO DI BLOCCO



Ansa.it

'All'ambasciata italiana in Spagna risulta finora che tre connazionali sono rimasti feriti nell'attentato a Barcellona'. Lo ha detto a '6 su Radio 1' l'ambasciatore a Madrid Stefano Sannino
Si teme per la vita di un italiano dopo l'attentato che ha colpito Barcellona: si tratta di Bruno Gulotta, residente a Legnano, in Lombardia, che era in vacanza nella città catalana con la moglie e i figli. Gulotta, 35 anni, al momento dell'attacco si trovava sulla Rambla e sarebbe rimasto ucciso dal furgone killer che è piombato sulla folla provocando almeno 13 morti. Al momento tuttavia non ci sono conferme ufficiali della notizia.

La Rambla di Barcellona, colpita a morte da un attentato terroristico ieri, e' stata riaperta al pubblico dopo essere stata completamente ripulita durante la notte. Lo ha constatato un giornalista dell'ANSA. La passeggiata che dal centro conduce al porto della città' rimane pero' chiusa al traffico delle auto. Centinaia di turisti stanno lasciando gli alberghi o gli appartamenti affittati nel centro della citta'.

Colpisce il silenzio. Un silenzio che la Rambla di Barcellona non ha probabilmente mai conosciuto. Un silenzio, nel cuore della notte, interrotto soltanto dai motori dei furgoni blindati dei Mossos d'Esquadra, la polizia catalana che ha isolato quasi totalmente un'area che da Gran Via passando per calle Pelayo raggiunge Plaza de Catalunya e quindi la Rambla colpita a morte, che scende verso il porto della citta'.

Lontano si sentono gli spazzini che lavorano nella grande piazza centrale della metropoli catalana. Poco prima delle due di notte, l'inviato dell'ANSA e' stato uno dei primi giornalisti ad entrare nella 'zona cero', accessibile da poco soltanto a chi ha prenotato una stanza d'albergo sulla Rambla, ma off limits per telecamere e cronisti. Il tempo si e' come fermato, dopo l'attacco terroristico rivendicato dall'Isis che ha fatto almeno 13 morti e decine di feriti.

Il grande marciapiede centrale che porta alla statua di Cristoforo Colombo non e' fruibile, bloccato dai nastri isolanti della polizia. Percorrendo i primi duecento metri della Rambla, presidiata da decine di poliziotti, spesso cortesi ma piuttosto nervosi, si vedono poche tracce del furgone che a zig zag sull'ampio marciapiede ha seminato morte e terrore. Ad un certo punto ci sono due edicole di cartoline rovesciate, in mezzo a vetri frantumati, ma la giovane poliziotta che ci scorta fino all'albergo ci impedisce di fotografarle. "Non siamo a teatro", dice seccamente.

Nella notte blitz polizia a Cambrils, uccisi cinque terroristi. Per governo Catalogna attacco collegato a quello della Rambla
L'attacco della scorsa notte nella localita' turistica di Cambrils e' legato a quello di ieri pomeriggio sulla Rambla a Barcellona. Lo ha detto il ministro regionale degli Interni della Catalogna Joaquim Forn alla radio RA C1 nelle prime ore del mattino precisando che l'attacco ''segue la stessa traccia. C'e' un collegamento''. La polizia non ha dato dettagli dell'attacco a Cambrils ma i media locali affermano che un'automobile ha investito un mezzo della polizia e la gente che si trovava nelle vicinanze.
Otto ore dopo l'attentato di Barcellona, con il suo carico tragico di 13 morti e un centinaio di feriti stimati, lo scenario stava per ripetersi nella notte a Cambrils, localita' turistica della costa a sud-ovest della capitale catalana. Ne e' convinta la polizia locale, che in un blitz ha ucciso cinque sospetti terroristi, confermando in un secondo momento che il gruppo aveva investito alcune persone con un'automobile. Sei i civili investiti che sono rimasti feriti. Nelle prime ore del mattino la polizia aveva riferito che quattro sospetti terroristi erano stati uccisi nella cittadina a sud di Barcellona in un'operazione dei polizia per ''rispondere ad un attacco terroristico''. La polizia regionale della Catalogna aveva detto inizialmente di non poter dire come le sei persone fossero rimaste ferite, e aveva postato sui social network la notizia di un'indagine in corso per accertare se i sospetti attentatori indossassero cinture esplosive da kamikaze, supposizione che si e' poi rivelata fondata.

Sono due le persone arrestate perché ritenute coinvolte nell'attentato di Barcellona, dove un furgone ha investito i pedoni sulla Rambla: 13 le persone uccise e diverse decine i feriti. Altre due sarebbero in fuga. Posti di blocco sono stati allestiti alle principali uscite dalla capitale catalana. Un secondo furgone bianco collegato all'attacco a Barcellona è stato trovato nel villaggio di Vic, nei pressi della città: si ipotizza che il mezzo sia stato usato per la fuga.

"Uno degli autori dell'attacco di oggi è stato ucciso in una sparatoria con la polizia a Sant Just Desvern", una decina di chilometri a ovest di Barcellona. Lo scrive La Vanguardia. L'ucciso avrebbe tentato di forzare un posto di blocco.

Finora il bilancio è di tredici morti a Barcellona, dopo che il furgone ha travolto diverse persone sulla Rambla. Sono 80 le persone rimaste ferite e ricoverate negli ospedali, delle quali 15 sono in condizioni molto gravi.

Le verifiche sono ancora in corso ma c'è il rischio di eventuali coinvolgimenti di connazionali italiani nell'attacco a Barcellona, secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina.

In un primo momento la polizia aveva riferito di aver arrestato Driss Oukabir, la cui identità corrispondeva ai documenti forniti per noleggiare il furgone. Ma più tardi un uomo - sempre identificato come Driss Oukabir Soprano - si è presentato al commissariato di Ripoll (Girona), dove risiede, denunciando il furto dei suoi documenti. Lo riferisce La Vanguardia. La polizia aveva diffuso la sua identità e la sua foto come colui che aveva affittato il furgone usato nell'attentato. Il sindaco della località ha confermato l'identità dell'uomo. Gli agenti stanno cercando di chiarire perché Oukabir non abbia denunciato prima il furto e sospettano il fratello minore di Driss, Moussa.

L'Isis ha rivendicato l'attentato di Barcellona attraverso la sua 'agenzia' Amaq, definendo gli attentatori "soldati dello Stato islamico". Lo riferisce il Site, il sito di monitoraggio dell'estremismo islamico sul web, pubblicando una immagine della rivendicazione in arabo.

Il viale è stato transennato ed evacuato. Il conducente aveva abbandonato il veicolo e sarebbe fuggito a piedi. Il furgone è salito sulla parte centrale del celebre viale del centro di Barcellona, percorso da numerosi turisti, e si era schiantato contro una edicola all'altezza dell'incrocio con Carrer Bonsucces dopo avere investito una decina di persone.

Il governo catalano ha deciso tre giorni di lutto nazionale dopo l'attentato di Barcellona.

"Io ero in un negozio, le altre 4 persone che erano con me si sono trovate dietro il furgone che andava addosso alla gente nella zona pedonale. La folla correva". Lo racconta all'ANSA Chiara, una ragazza italiana testimone di quanto è accaduto a Barcellona, e che ha trovato rifugio in un negozio della Rambla. "Adesso non ci fanno uscire, sentiamo che fuori c'è la polizia, ma da qui non vediamo niente. Ci stanno portando al piano inferiore del negozio".
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Strage di Barcellona, ucciso un 35enne italiano
Attacco nella notte a Cambrils. Morti 5 terroristi


Furgone contro la folla sulla Rambla: 13 morti. Ambasciatore Madrid: “Tre italiani feriti”. 3 arrestati
Blitz nella città a sud di Tarragona (video). El Periodico: “Cia avvertì la Spagna del rischio attentati”



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Un altro attacco, sempre con la stessa modalità: investire la gente per strada con un mezzo. Otto ore dopo l’attentato di Barcellona – dove un furgone ha travolto i passanti sulla Rambla, uccidendo 13 persone e ferendone un centinaio – lo scenario stava per ripetersi a Cambrils, località turistica della costa a sud-ovest della capitale catalana. A raccontarlo è la polizia cittadina, che in un blitz ha ucciso cinque sospetti terroristi. E ancor prima dell’attentato a Barcellona, nella notte tra mercoledì a giovedì era esplosa una casa ad Alcanar. Lì erano state ritrovate una dozzina di bombole di gas
di F. Q.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Barcellona, “l’autore della strage è un 18enne”
Le vittime sono 14, anche due cittadini italiani


Furgone travolge folla sulle ramblas. Alla guida sarebbe stato Moussa Oukabir, fratello di Driss, cui
avrebbe rubato i documenti per il noleggio. Nella notte nuovo attacco a Cambrils, morti 5 terroristi



Mondo
Un altro attacco, con la stessa modalità: investire la gente per strada. E probabilmente dirigersi nuovamente a Barcellona per un altro attentato. Otto ore dopo la strage nella capitale catalana – dove un furgone ha colpito le persone che passeggiavano sulle Ramblas, uccidendone 14 e ferendone un centinaio – lo scenario stava per ripetersi nella notte a Cambrils, sud-ovest della capitale catalana. È qui che nella notte la polizia cittadina ha ucciso in un blitz cinque sospetti terroristi: il gruppo aveva investito alcune persone con un’automobile, ferendone sei
di F. Q.
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Il Califfo Abu Bakr al-Baghdadi dato per morto due mesi fa, è risorto.

1. «Il Califfo è morto»: l’annuncio della tv irachena - Il ...
http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/20 ... onferma-al...
Il 'Califfo' è stato dato più volte per morto o ferito ... secondo la quale l'Isis ha confermato in un comunicato la morte del suo leader Abu Bakr al Baghdadi, ...

2. Ucciso a Raqqa il "califfo" Al Baghdadi - Today
http://www.today.it/rassegna/morto-al-baghdadi.html
16/06/2017 • Il Califfo è scappato da Mosul ... leader dell’Isis Ibrahim Abu-Bakr Al Baghdadi, ... Al-Baghdadi è già stato dato per morto svariate volte da quando ...

3. Al-Baghdadi morto ancora: nuova voce sull'uccisione …

http://www.lanotiziagiornale.it/al-bagh ... nuovo-capo
Ormai c’è un annuncio al mese: il Califfo Abu Bakr Al-Baghdadi viene dato per morto da qualche fonte. Questa volta la notizia arriva da un’emittente televisiva ...

e una settimana fa ha dato l’ordine categorico di far deragliare i treni.

Evidentemente gli aspiranti alle 72 vergini del Paradiso islamico (https://wikiislam.net/wiki/Le_72_vergini) non sono ancora pronti e portano avanti il programma precedente:



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Finlandia, accoltellate diverse persone a Turku: un morto e diversi feriti. “Erano in tre e gridavano Allah Akbar”
di F. Q. | 18 agosto 2017

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Una vittima e almeno sei feriti tra i passant: un uomo e cinque donne, scrive il tabloid finlandese Ilta-Sanomat. Uno degli assalitori è stato fermato dalla polizia, un altro invece è stato ucciso
di F. Q. | 18 agosto 2017



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Più informazioni su: Finlandia
Erano in tre e “gridavano Allahu Akbar” quando hanno iniziato ad accoltellare i passanti per strada a Turku, in Finlandia. Una persona è morta e almeno sei – un uomo e cinque donne, scrive il tabloid finlandese Ilta-Sanomat – sono rimaste ferite. Secondo un reporter presente sul posto, almeno un corpo è rimasto a terra e sarebbe stato coperto con un telo. Uno degli assalitori è stato ferito e fermato dalla polizia, un altro invece è stato ucciso.
A seguito dell’attacco le forze dell’ordine hanno annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza all’aeroporto Vantaa e alle stazioni ferroviarie di Helsinki. La polizia ha fatto appello ai residenti di “lasciare” il centro della città. La tv Yle racconta la scena immediatamente successiva all’attacco con diverse persone che giacciono per terra nella zona centrale della città. Diverse persone sono state colpite e la polizia ha sparato a un uomo, mentre testimoni citati dai media hanno raccontato di aver udito molti spari.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... o/3802155/
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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..QUANDO L'APPUNTAMENTO COL DESTINO SUPERA E INIBISCE IL TIMER DELLA VITA...






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Attentato Barcellona, tra le vittime il 35enne Bruno Gulotta. “Si è messo davanti ai figli ed è stato travolto”
di F. Q. | 18 agosto 2017

Mondo
La testata informatica dove lavora, la Tom's Hardware, ha pubblicato un necrologio stamattina sul proprio sito web: "Oggi per noi è giornata di lutto. Ci stringiamo tutti con affetto alla compagna Martina e ai due figlioletti di Bruno". Il giovane era originario di Legnano e si trovava nella capitale catalana in ferie. Il sindaco della sua città d'origine: "Gli hanno stroncato il futuro"
di F. Q. | 18 agosto 2017
0
• 3,5 mila


Più informazioni su: Attentato, Barcellona, Spagna

“Stavano passeggiando sulle Ramblas con i due figli, Aria, di 7 mesi, nel passeggino, e Alessandro, di 6 anni, che il padre teneva per mano. Il van è arrivato all’improvviso. Tutti d’istinto si sono chinati, come a proteggersi”. Pino Bruno, direttore della testata informatica Tom’s Hardware, riferisce il racconto di Martina, 28 anni, la moglie di Bruno Gulotta, 35enne di Legnano ucciso sulla Rambla il 17 agosto. L’uomo era il responsabile marketing del giornale di settore. In vacanza a Barcellona con la famiglia, ieri pomeriggio, quando il furgone ha falciato la folla, si è messo davanti ai figli ed è stato travolto. E anche se la Farnesina non ha ancora confermato, i colleghi hanno già espresso il loro cordoglio dopo avere ricevuto la notizia dalla compagna di Gulotta. Sul sito web dell’azienda è stato pubblicato un necrologio: “Oggi per noi è giornata di lutto. Ci stringiamo tutti con affetto alla compagna Martina e ai due figlioletti di Bruno”. Gulotta lascia due bambini di 5 anni e sette mesi.
02:32
“La notizia ci è giunta all’improvviso ieri sera nel clima spensierato della settimana di ferragosto”, si legge sul sito dell’azienda. “Il collega e amico Bruno Gulotta è stato travolto e ucciso da un infame terrorista nel cuore di Barcellona – continua la società – Era lì in ferie, insieme con la sua compagna e con i due figli. Aveva postato su Facebook le tappe del suo percorso e tutto sembrava procedere come uno si aspetterebbe da un viaggio di vacanza. Una foto da Cannes, una dalle Ramblas di Barcellona. E poi quello che nessuno si aspetta: la morte di un giovane uomo, padre e compagno di vita della madre dei suoi figli, Abbiamo passato la sera e la notte cercando di mantenerci lucidi, a comunicare ai colleghi e ai conoscenti più stretti la notizia e tutti mi chiedevano se fosse uno scherzo macabro o la realtà. E poi abbiamo iniziato a leggere le pubblicazioni dei giornali online che fanno a gara a raccogliere quante più notizie, foto o video di questo giovane italiano morto in un attentato terroristico a Barcellona”.
Il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, ai microfoni di RaiNews 24 ha ribadito che “non c’è nessuna conferma ufficiale dalla Farnesina, ma è sicuro che il nostro concittadino sia morto”. Poi ha chiesto “rispetto per la famiglia di Bruno Gulotta“, che “era giovane e aveva un futuro davanti, che gli è stato stroncato”. “Le istituzioni sono a disposizione della famiglia in questo momento di dolore – ha aggiunto Fratus – Ho sentito il presidente della Regione Lombardia Maroni, il quale si è detto a disposizione per ogni necessità. Anche il Comune di Legnano, naturalmente, è a disposizione della famiglia”. Ai giornalisti che gli hanno chieste se sapesse qualcosa di più preciso sulla dinamica dei fatti e sui tempi per il riconoscimento ufficiale, il sindaco ha risposto: “C’è la polizia spagnola che sta svolgendo le indagini e sul riconoscimento dipende da tante situazioni in evoluzione”.

Il messaggio su Twitter – Il penultimo tweet di Gulotta è incentrato sul fenomeno dell’immigrazione islamica e sulla libera circolazione delle persone. Commentava un articolo dal titolo Libertarismo, diritto di muoversi e immigrazione islamica, definendolo una “lucida, razionale, apolitica analisi del fenomeno dell’immigrazione, da leggere a mente aperta”. Nell’intervento pubblicato da libertycorner.eu si sottolinea come “gli spazi di convivenza sono dei fragili prodotti culturali edificati da culture specifiche che si esprimono in consuetudini, modi di fare, regole di comportamento, forme di correttezza e di cortesia. L’arrivo in massa di persone ostili a questi ecosistemi sociali può portare rapidamente alla loro dissoluzione. Le comunità locali hanno dunque tutto il diritto di proteggere i propri habitat impedendo l’invasione da parte quei gruppi di persone incompatibili sul piano culturale. Occorre comprendere che ciò che caratterizza una società libera non è una determinata costituzione o legislazione, ma una cultura, condivisa intimamente dalla grande maggioranza degli abitanti, che rispetta l’individuo, la sua libertà e la sua proprietà“.


Per Video:
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UncleTom ha scritto:..QUANDO L'APPUNTAMENTO COL DESTINO SUPERA E INIBISCE IL TIMER DELLA VITA...






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Attentato Barcellona, tra le vittime il 35enne Bruno Gulotta. “Si è messo davanti ai figli ed è stato travolto”
di F. Q. | 18 agosto 2017

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La testata informatica dove lavora, la Tom's Hardware, ha pubblicato un necrologio stamattina sul proprio sito web: "Oggi per noi è giornata di lutto. Ci stringiamo tutti con affetto alla compagna Martina e ai due figlioletti di Bruno". Il giovane era originario di Legnano e si trovava nella capitale catalana in ferie. Il sindaco della sua città d'origine: "Gli hanno stroncato il futuro"
di F. Q. | 18 agosto 2017
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“Stavano passeggiando sulle Ramblas con i due figli, Aria, di 7 mesi, nel passeggino, e Alessandro, di 6 anni, che il padre teneva per mano. Il van è arrivato all’improvviso. Tutti d’istinto si sono chinati, come a proteggersi”. Pino Bruno, direttore della testata informatica Tom’s Hardware, riferisce il racconto di Martina, 28 anni, la moglie di Bruno Gulotta, 35enne di Legnano ucciso sulla Rambla il 17 agosto. L’uomo era il responsabile marketing del giornale di settore. In vacanza a Barcellona con la famiglia, ieri pomeriggio, quando il furgone ha falciato la folla, si è messo davanti ai figli ed è stato travolto. E anche se la Farnesina non ha ancora confermato, i colleghi hanno già espresso il loro cordoglio dopo avere ricevuto la notizia dalla compagna di Gulotta. Sul sito web dell’azienda è stato pubblicato un necrologio: “Oggi per noi è giornata di lutto. Ci stringiamo tutti con affetto alla compagna Martina e ai due figlioletti di Bruno”. Gulotta lascia due bambini di 5 anni e sette mesi.
02:32
“La notizia ci è giunta all’improvviso ieri sera nel clima spensierato della settimana di ferragosto”, si legge sul sito dell’azienda. “Il collega e amico Bruno Gulotta è stato travolto e ucciso da un infame terrorista nel cuore di Barcellona – continua la società – Era lì in ferie, insieme con la sua compagna e con i due figli. Aveva postato su Facebook le tappe del suo percorso e tutto sembrava procedere come uno si aspetterebbe da un viaggio di vacanza. Una foto da Cannes, una dalle Ramblas di Barcellona. E poi quello che nessuno si aspetta: la morte di un giovane uomo, padre e compagno di vita della madre dei suoi figli, Abbiamo passato la sera e la notte cercando di mantenerci lucidi, a comunicare ai colleghi e ai conoscenti più stretti la notizia e tutti mi chiedevano se fosse uno scherzo macabro o la realtà. E poi abbiamo iniziato a leggere le pubblicazioni dei giornali online che fanno a gara a raccogliere quante più notizie, foto o video di questo giovane italiano morto in un attentato terroristico a Barcellona”.
Il sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, ai microfoni di RaiNews 24 ha ribadito che “non c’è nessuna conferma ufficiale dalla Farnesina, ma è sicuro che il nostro concittadino sia morto”. Poi ha chiesto “rispetto per la famiglia di Bruno Gulotta“, che “era giovane e aveva un futuro davanti, che gli è stato stroncato”. “Le istituzioni sono a disposizione della famiglia in questo momento di dolore – ha aggiunto Fratus – Ho sentito il presidente della Regione Lombardia Maroni, il quale si è detto a disposizione per ogni necessità. Anche il Comune di Legnano, naturalmente, è a disposizione della famiglia”. Ai giornalisti che gli hanno chieste se sapesse qualcosa di più preciso sulla dinamica dei fatti e sui tempi per il riconoscimento ufficiale, il sindaco ha risposto: “C’è la polizia spagnola che sta svolgendo le indagini e sul riconoscimento dipende da tante situazioni in evoluzione”.

Il messaggio su Twitter – Il penultimo tweet di Gulotta è incentrato sul fenomeno dell’immigrazione islamica e sulla libera circolazione delle persone. Commentava un articolo dal titolo Libertarismo, diritto di muoversi e immigrazione islamica, definendolo una “lucida, razionale, apolitica analisi del fenomeno dell’immigrazione, da leggere a mente aperta”. Nell’intervento pubblicato da libertycorner.eu si sottolinea come “gli spazi di convivenza sono dei fragili prodotti culturali edificati da culture specifiche che si esprimono in consuetudini, modi di fare, regole di comportamento, forme di correttezza e di cortesia. L’arrivo in massa di persone ostili a questi ecosistemi sociali può portare rapidamente alla loro dissoluzione. Le comunità locali hanno dunque tutto il diritto di proteggere i propri habitat impedendo l’invasione da parte quei gruppi di persone incompatibili sul piano culturale. Occorre comprendere che ciò che caratterizza una società libera non è una determinata costituzione o legislazione, ma una cultura, condivisa intimamente dalla grande maggioranza degli abitanti, che rispetta l’individuo, la sua libertà e la sua proprietà“.


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Attentato Barcellona, Luca Russo seconda vittima italiana. La fidanzata: “Il suo corpo è stato spazzato via”
di F. Q. | 18 agosto 2017

Mondo
Si era laureato in Ingegneria all’università di Padova e aveva 25 anni. Sul social aveva scritto: "Moriamo senza portare via nulla". Era in vacanza in Spagna con la sua ragazza
di F. Q. | 18 agosto 2017
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Più informazioni su: Attentato Barcellona, Facebook

Era in città con la fidanzata e anche lui, come Bruno Gulotta, si trovava sulla Rambla quando un furgone lo ha travolto il pomeriggio del 17 agosto. Luca Russo è la seconda vittima italiana dell’attentato di Barcellona. Venticinque anni, era originario di Marostica e abitava a Bassano del Grappa (Vicenza). Si era laureato in Ingegneria all’università di Padova. Era in vacanza nella città catalana insieme alla ragazza, Marta Scomazzon, che ha riportato fratture al piede e a un gomito, ma non è in gravi condizioni. I suoi genitori sono già partiti stamane per Barcellona. Ed è proprio lei a raccontare dall’ospedale che cosa è successo: “Stavamo camminando assieme – ha detto a sua zia Lucia, raggiunta dall’Ansa – poi ci è venuto addosso il pulmino: io sono caduta e mi sono accorta che Luca non c’era più, non l’ho più visto da quel momento, il suo corpo è stato spazzato via”.
Sulla pagina Facebook di Russo, l’ultimo post visibile è datato 15 giugno. Lì il giovane aveva scritto: “Nasciamo senza portare nulla, moriamo senza portare via nulla. E in mezzo litighiamo per possedere qualcosa”. La sorella Chiara aveva lanciato un appello sul social per ritrovare il fratello, accompagnato dalle immagini di giovani esanimi a terra, insieme ad una foto sorridente di Luca. Tanti i commenti di condoglianze degli amici della ragazza, che fin da ieri si erano attivati online per rintracciarlo. “Utilizziamo Facebook per qualcosa di utile – ha scritto un loro contatto -. Ieri qualche pazzo ha deciso di distruggere un’altra meravigliosa città. In quella città era presente il fratello di una meravigliosa ragazza, e purtroppo di lui non si sa ancora nulla. Sappiamo solo che era lì. Ed indossava dei pantaloncini militari. Fate girare il più possibile, e se qualcuno sa qualcosa, qualsiasi cosa, faccia pure riferimento a me oppure a Chiara. Riportiamolo a casa dalla sua famiglia“.


Sulla morte di Luca Russo è intervenuto anche il sindaco di Bassano del Grappa, Riccardo Poletto. “Siamo sconvolti – ha detto -. Ormai purtroppo siamo abituati a leggere di eventi di questo genere ma non ci si aspetta mai che possa capitare a qualcuno che ti è vicino. Siamo a disposizione della famiglia e pronti a dare qualsiasi forma di sostegno. Faremo un’iniziativa pubblica – ha aggiunto – per dar modo ai bassanesi di esprimere tutta la loro vicinanza alla famiglia e la nostra ferma condanna per questo vile attentato”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... a/3801664/
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Anche la Spagna nel copione “Isis”, con il solito passaporto
Scritto il 18/8/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

«I Mossos, i poliziotti catalani, entrano nel furgone abbandonato sulle Ramblas dopo aver controllato che non avesse esplosivi all’interno e trovano un passaporto spagnolo di un uomo di origine marocchina residente a Melilla, l’enclave iberica in Marocco», scrive la “Stampa”, all’indomani dell’ennesima strage, Barcellona, 17 agosto 2017.

Il solito passaporto? Come quello ritrovato sul cruscotto dell’auto del commando di Charlie Hebdo, quello abbandonato sul posto dallo stragista di Berlino poi ucciso in Italia.

E’ normale, andare a fare un attentato portando con sé il documento d’identità? E’ normale “dimenticarlo” a bordo del mezzo utilizzato per compiere una strage?


Il massacro che inaugurò la modalità dell’investimento di pedoni – Nizza, 14 luglio 2016 – fu preceduto anch’esso da una storia di passaporti: due anni prima, ricorda “Today”, sui social media arabi comparve «un annuncio di “smarrimento” di documenti, intestati a Mohamed Lahouaiej Bouhlel, poi identificato come il franco-tunisino alla guida del camion scagliato contro la folla nell’attacco che ha ucciso almeno 84 persone», a Barcellona.

Se è per questo, ricorda Massimo Mazzucco, passaporti di “kamikaze” furono prodigiosamente ritrovati persino nell’inferno fumante di Ground Zero, l’11 Settembre.

E un altro famoso passaporto, quello di Lee Harvey Oswald, fu prontamente ritrovato a Dallas, a pochi minuti dall’uccisone del presidente Kennedy.

Quella del camion lanciato a bomba contro la folla, sottolinea Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, è una modalità tristemente “pratica”, a basso rischio organizzativo: un furgone non desta sospetti, l’azione criminale può essere rapida, solitaria e micidiale.

Il destino dell’attentatore? Sempre lo stesso: viene abbattuto subito, sul posto, come i 5 kamikaze che avrebbero colpito Cambrils, poco dopo Barcellona, o viene comunque ucciso nel giro di poche ore, al massimo qualche giorno, come Anis Amri, caduto a Milano in un conflitto a fuoco con la polizia italiana dopo aver provocato la “strage di Natale” a Berlino.

Per l’atroce massacro di Barcellona la polizia ha arrestato due sospetti, ma – precisa il “Corriere della Sera – tra questi «non c’è l’autore materiale dell’attentato», che si sarebbe dileguato.

L’uomo identificato, Bouhlel, potrebbe avere le contate: «Se trovano il passaporto, poi lo uccidono», ha sostenuto Maurizio Blondet, in relazione agli altri attentati-fotocopia di Nizza, Berlino e Londra.

Un tragico copione?

Ebbene sì, sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni”: «Dati gli strumenti a disposizione dell’intelligence, è matematicamente impossibile, oggi, che si possano compiere stragi senza disporre di connivenze e coperture, negli apparati di sicurezza, da parte di funzionari infedeli, complici dei veri mandanti dei terroristi».


Per la prima volta, la sigla “Isis” – qualunque cosa significhi – colpisce il Sud Europa, dopo aver mietuto vittime in Francia, Belgio, Germania e Gran Bretagna.

Una minaccia indiretta rivolta all’Italia, paese fortunamente non ancora finito nel mirino, forse anche per il suo ruolo strategico di “autostrada mediterranea” dei migranti?

In realtà, sostiene Carpeoro, «gli addetti ai lavori sanno bene che il dispositivo antiterrorismo del nostro paese è il migliore del mondo».

Dispositivo particolarmente vigile, aggiunge Magaldi, che fornisce una spiegazione ancora una volta di stampo massonico: «Oggi, i servizi segreti italiani collaborano strettamente con settori dei servizi Usa riconducibili alla super-massoneria internazionale progressista, ostile all’egemonia anche stragistica delle Ur-Lodges neo-conservatrici».

Affermazioni estremamente impegnative, che Magaldi – già affiliato alla superloggia “Thomas Paine” – probabilmente circostanzierà nel “sequel” del libro “Massoni”, in uscita entro fine anno, scritto forse anche con il contributo di un eminente supermassone molto controverso come il finanziere George Soros, promotore delle Ong che fanno capo a “Open Society”, struttura sospettata di aver ispirato e supportato golpe, “regime change”, primavere arabe e rivoluzioni colorate, fino all’attuale esodo dei migranti africani e mediorientali veso l’Europa, via Italia.

In ogni crimine, la svolta nelle indagini scatta sempre in un momento preciso: quando gli investigatori individuano il movente.

Quello del cosiddetto Mostro di Firenze (16 vittime) non è ancora stato accertato: non a caso, in carcere erano finite soltanto tre persone, i “compagni di merende”, e la sentenza indicava la necessità di sviluppare altre indagini, dato che Pacciani – il cui patrimonio si era misteriosamente gonfiato – non poteva aver fatto tutto da solo, con il semplice “aiuto” di Vanni e Lotti.

Anche per questo, forse – la mancanza di un movente credibile – le autorità giudiziarie hanno riaperto l’inchiesta.

Ipotesi, formulata dall’avvocato di una delle vittime: quegli oscuri delitti accompagnarono in modo cronometrico le tappe di sangue del terrorismo che, all’epoca, devastò l’Italia.

Delitti efferati, per distrarre l’opinione pubblica?

Gli indagatori della “pista esoterica”, come l’avvocato Paolo Franceschetti, propendono per un’altra ipotesi: delitti rituali, atrocemente compiuti secondo modalità “magico-cerimoniali”.

Lo sostenne il criminologo Francesco Bruno, ingaggiato dall’allora capo del Sisde, Vincenzo Parisi: fu il primo a parlare di connotazioni “religiose”.

Nel romanzo “Nel nome di Ishmael”, lo scrittore Giuseppe Genna – con il quale si complimentò Cossiga, per l’acume dimostrato – l’oscura setta che, nel libro, uccide bambini, lo fa nella convinzione di “propiziare” attentati politici che seguono, di poche ore, il ritrovamento dei piccoli cadaveri.

Attentati e omicidi di rilievo internazionale, da Aldo Moro a Olof Palme, fra retroscena popolati da personaggi del calibro di Kissinger.

Per Magaldi, l’ex plenipotenziario della Casa Bianca, nonché fondatore della Trilaterale con David Rockefeller e i Rothschild, è stato anche al vertice della Ur-Lodge “Three Eyes”, che nel libro “Massoni” è indicata come la vera “mente” della Loggia P2 di Licio Gelli e della strategia della tensione in Italia negli anni ‘70.

Un’altra superloggia, la “Hathor Pentalpha”, secondo Magaldi fondata da Bush padre all’inzio degli anni ‘80, sarebbe invece l’ispiratrice del neo-terrorismo internazionale, da Al-Qaeda all’Isis: ne avrebbero fatto parte Osama Bin Laden e il “califfo” Abu Bakr Al-Baghdadi, oltre all’entourage Bush e a politici europei come Tony Blair (inventore delle “armi di distruzione di massa” di Saddam) e Nicolas Sarkozy (fautore dell’abbattimento di Gheddafi), nonché il turco Erdogan (organizzatore, in Turchia, delle “retrovie” dell’Isis nell’attacco alla Siria).

Una “Spectre del terrore”, che disporrebbe di propri uomini in alcune strutture di intelligence, a loro volta capaci di “coltivare” manovalanza islamista per gli attentati.

«La cosiddetta Isis sta aumentando l’intensità delle stragi», ha sostenuto Carpeoro, «perché una parte di quella élite sta “disertando”, si sta sfilando dalla “filiera del terrore”».

Carpeoro azzarda un pronostico: «Nel giro di due anni al massimo, magari attraverso Wikileaks, avremo le prove del fatto che Al-Qaeda e Isis sono un’emanazione dei Bush».
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Chi e perché ha organizzato la tragica farsa di Barcellona
Scritto il 18/8/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

C’è una sola cosa che mi sento di dirvi senza timore di smentita: anche dopo la peggior notte di bisboccia, il mattino dopo ho sempre fornito versioni dell’accaduto più lineari e credibili di quelle degli inquirenti spagnoli.

Sempre. Magari sbiascicando ma mai inondando di cazzate il mio interlocutore come il fiume in piena di non-sense che arriva a getto continuo dalla Catalogna.

Riassumo, per quanto sia riuscito a capirci qualcosa, per sommi capi.

Attorno alle 5 del pomeriggio di ieri, un furgone entra nella rambla all’altezza di Plaza de Catalunya e falcia 13 persone, lasciandone ferite sul selciato oltre un centinaio.

Schiantatosi contro un chiosco, dal van esce una persona con una camicia bianca a righe azzurre, qualcuno dice che stia ridendo e si dilegua.

Prima certezza. chi guidava il furgoncino della strage, l’esecutore materiale, è sparito.

In compenso, fioccano i comprimari come in un film di Woody Allen: prima è un solo complice, con il quale il guidatore fuggitivo si sarebbe asserragliato in un ristorante turco con alcuni ostaggi, pare il personale. Balla.

Poi, gli attentatori diventano quattro: uno in fuga, due arrestati e un morto.

Poi, altro colpo di scena: nella migliore tradizione, dentro il furgone viene trovato un passaporto, spagnolo ma con identità araba: si tratterebbe di un cittadino di origine maghrebina ma residente a Marsiglia.

Et voilà, compare all’orizzonte la pista del radicalismo francese.

Il titolare della carta, però, vistosi tirato in ballo, va dalla polizia a dire che non c’entra un caXXo e che gli hanno rubato i documenti, poi utilizzati per noleggiare il van della strage.

Sarebbe stato il fratello.

Nel frattempo, a Barcellona è caccia all’uomo.

Anzi, agli uomini.

Anzi, no, perché alle 20 la polizia autorizza tutti a uscire dai luoghi pubblici in cui avevano trovato rifugio durante l’emergenza, la rambla parzialmente riapre.

E l’autista? E il presunto complice del ristorante?

Sa il caXXo, spariti. Comincia la danza macabra della contabilità di morti e feriti, cominciano le dichiarazioni ufficiali di solidarietà dal mondo intero, si spegne la Torre Eiffel.

Insomma, la solita menata.

Si va a dormire con il computo fermo a 13 morti e oltre 100 feriti,

15 dei quali gravi. Ma, colpo di scena, attorno all’una di notte scatta una seconda parte del presunto piano terroristico, questa volta a un centinaio di chilometri da Barcellona, a Cambrils, di fatto la Pinarella di Cervia di Tarragona: chi non va a immolarsi lì per trovare gloria eterna, santo cielo!

I morti sarebbero 5, tutti terroristi che avrebbero cercato di emulare il commando di Barcellona, facendo però solo 7 feriti, tre dei quali pare poliziotti.

Tre sono anche le versioni che danno altrettanti quotidiani spagnoli dell’accaduto: due terroristi sarebbero stati ammazzati in uno scontro a fuoco e tre all’interno del van; tutti e cinque uccisi all’interno del van; quattro morti, di cui due per ferite di armi da taglio e uno in fuga. Anche qui, chiarezza assoluta. In compenso la notte folle di Cambrils ha un elemento in comune: i cinque terroristi avrebbero tutti indossato cinture da kamikaze. Finte, ovviamente.

Ora, capite da soli che mancano solo un trapezista uzbeko e un odontotecnico macedone e il quadro di questa caccia all’uomo pare completo.

C’è tutto: il furgone-killer, l’autista in fuga, il passaporto, lo scambio di persona, il secondo commando e i kamikaze annientati.

Roman Polanski pagherebbe oro per l’esclusiva.

Ovviamente, l’Isis ha rivendicato l’atto come opera di suoi soldati.

Lo ha fatto un po’ alla caXXo, però, tipo conferenza stampa per l’addio al calcio di Antonio Cassano: prima sì, poi no, poi la versione ufficiale.

Ormai anche “Site” di Rita Katz fatica a credere alle cazzate che spara e tende a scordarsi le rivendicazioni, salvo metterci pezze ben peggiori del buco.

Insomma, abbiamo un clamoroso caso di violazione di una zona interdetta da parte di un furgone killer e poi una serie di eventi che definire quantomeno poco chiari è dir poco.

Ci sono i morti e i feriti, per carità: lungi da me mettere in campo tesi tipo quelle dei figuranti pagati o dei manichini con il succo di pomodoro addosso.

Resta il fatto che lasciar fare a un mezzo squinternato – come al solito, noto alla polizia – equivale a non aver fatto il proprio dovere: non credo minimamente al fatto che la polizia catalana sia precipitata in un vortice di errori e incapacità tali.

A meno che, stante l’approssimarsi del referendum sull’indipendenza da Madrid e il rischio di nuove elezioni anticipate, qualcuno non si sia divertito a far fare loro una bella figura di merda in mondovisione, dimostrando inconsciamente come sia necessario stare uniti per vincere la minaccia terroristica.

La quale era pressoché sparita, dopo un paio di colpi di coda tutti da ridere in Francia (tipo l’attentatore in retromarcia che arriva indisturbato davanti alla sede dell’antiterrorismo), salvo ora ritornare in grande stile.

Ah, dimenticavo: uno dei fermati/latitanti – visto che non si capisce un caXXo, inserisco entrambe i ruoli – sarebbe di Melilla, una delle due enclave spagnole in Marocco sotto assedio dalla nuova tratta dei migranti, la quale dopo mesi e mesi di fedeltà al Mediterraneo, ha stranamente deciso di cambiare rotta nelle ultime due settimane, scegliendo la penisola iberica come meta dei viaggi di fine stagione.

Nel caso a Ceuta e Melilla, nelle prossime settimane, servisse usare il pugno duro – magari anche con scafisti e Ong – chi potrebbe dire nulla, a fronte di un sospettato e 13 morti sul marciapiedi?

E poi, culmine dei culmini, ecco che due mesi fa la Cia avrebbe avvisato le autorità catalane proprio del forte rischio di un attentato sulle Ramblas durante l’estate. E i catalani?

Niente, duri come il muro: e adesso si piangono vittime e inseguono fantasmi in camicia bianca a righe azzurre.

Incredibilmente, l’avviso della Cia è stata la seconda notizia giunta ieri da Barcellona, dopo quella del camion sulla folla: che tempismo, trattandosi di materiale d’intelligence, non vi pare?

D’altronde, ultimamente con il tempismo e i servizi gli americani ci vanno forte, basti vedere il caso Regeni, riesploso dalla sera alla mattina nella noia sudaticcia di Ferragosto.

Ma attenzione, perché come ci mostra questo video tratta dalla diretta, della “Cnn” di ieri pomeriggio spesso anche le cose raffazzonate, possono risultare utili: soprattutto quando una delle principali tv del mondo scende così in basso da mettere in relazione diretta quanto accaduto a Charlottesville e sta grigliando il presidente Usa fra le critiche con l’attacco a Barcellona, dicendo che i perpetratori di quest’ultimo avrebbero forse preso esempio dai suprematisti in azione in Virginia.

Insomma, in prime time, l’americano medio, il quale non sa nemmeno dove stia Barcellona, viene indottrinato sul rischio che quanto sta accadendo in America attorno ai monumenti confederati possa addirittura ispirare gli atti di terrore dell’Isis.

E tranquilli, nessuno – di fronte a quei corpi sul marciapiedi – si chiederà come mai, di colpo, i miliziani dello Stato islamico abbiano deciso di venir meno a una delle loro regole numero uno, ovvero applicare il martirio a ogni loro azione.

A Barcellona, nessuno era intenzionato a morire.

Anche perché, al netto delle chiacchiere dei presunti “esperti anti-terrorismo” che parlano di un reticolo di contatti e cellule ben radicate nel territorio, a Barcellona sono morti solo civili: l’autista è in fuga e gli altri presunti membri del commando non si sa bene quale fine abbiano fatto. Né, se esistano.

I cinque di Cambrils, poi, se è andata come dicono, più che terroristi erano partecipanti a un addio al celibato con sorpresa, finito male.

Occorreva dare un po’ di adrenalina da paura all’Europa, adagiatasi troppo sulla sua ritrovata serenità post-elezioni francesi?

Serve aprire un fronte spagnolo del timore radicalista e dei foreign fighters?

Bisogna minare alla radice il referendum sull’indipendenza di Barcellona da Madrid?

Bisogna tenere vivo lo spaventa-folle chiamato Isis in Europa, dopo le debacle sul campo in Siria e Iraq?

O magari fiaccare lo spirito che in febbraio ha portato in piazza, proprio a Barcellona, 200mila persone per dire sì all’arrivo di migranti, in nome dell’accoglienza e della solidarietà?

E non perché i migranti non siano un problema, anzi ma perché occorre creare nell’opinione pubblica un clima particolare proprio in certe roccaforti dell’immaginario collettivo liberale, quale Barcellona è.

Chissà, può essere tutto e può essere nulla.

Ma quando si parla senza il minimo dubbio di reticolati di contatti e commando jihadisti sul territorio a fronte di un autista-killer sparito nel nulla, il dubbio che quelle lacrime e quei volti straziati dalla paura siano strumentali a qualcosa, sorge davvero spontaneo.

E si staglia nitido. Come un documento nella cabina di un van.

Perché ricordatevi che la paura deve essere il vostro unico Dio.

(Mauro Bottarelli, “A Barcellona manca solo un idraulico moldavo, poi il cast è al completo. Ma il segnale è arrivato”, dal blog “Rischio Calcolato” del 18 agosto 2017).
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Mondo
Attentato a Barcellona, mattanza sulla Rambla: la mappa del terrore s’allarga e sfiora l’Italia

di Giampiero Gramaglia | 18 agosto 2017
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Più informazioni su: Attentato Barcellona, Barcellona, Terrorismo

Giampiero Gramaglia
Giornalista, consigliere IAI
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Non c’è estate, per gli assassini del Califfo: non vanno in vacanza, i soldati del sedicente e ormai sbrindellato Stato islamico. Anzi, in rotta a Mosul e a Raqqa, senza più territori da difendere, o città dove arroccarsi, i foreign fighters tornano a casa, o rinunciano a partire, e fanno così crescere la minaccia in Europa: si sapeva che la frustrazione delle sconfitte tra Iraq e Siria alzava il rischio altrove.
Che il calendario del terrore segni in rosso sangue le nostre feste – il Natale di Berlino, il Capodanno di Istabul– o le ricorrenze e i luoghi simbolo – il 14 luglio di Nizza, Westminster a Londra – era già tragicamente noto. Che i veicoli lanciati sulla folla siano divenuti l’arma elettiva – basso costo ed elevata efficacia, senza la necessità di procurarsi armi e di fabbricare esplosivi e senza neppure bisogno a priori di kamikaze – era pure drammaticamente noto.
Ma gli eventi catalani delle ultime 36 ore, che non sono solo la mattanza sulla Rambla di Barcellona, segnalano due sviluppi importanti: il ritorno in azione di una cellula articolata, composta di almeno una decina di persone – secondo gli elementi finora disponibili -, capace di articolare e attuare piani letali e complessi e di colpire quasi contemporaneamente in luoghi diversi e distanti, come accadde la notte del Bataclan a Parigi – una situazione potenzialmente molto più pericolosa dei “lupi solitari” degli ultimi episodi -; e l’estensione alla Spagna dell’area degli attacchi, circoscritta, negli ultimi 30 mesi, a Francia, Benelux, Germania, Gran Bretagna, con sporadici episodi altrove – Svezia -, mentre gli episodi di terrore in Turchia hanno spesso matrici fra di loro diverse e solo talora riconducibili all’attacco all’Europa degli jihadisti.
Le due novità accrescono l’apprensione e, oggettivamente, avvicinano il pericolo all’Italia, che, nell’Europa un tempo “occidentale”, resta l’unico grande Paese esente da attacchi: conseguenza, certo, dell’opera di prevenzione e contrasto di intelligence e forze dell’ordine; ed effetto, anche, delle caratteristiche diverse (rispetto ad altri Paesi) della presenza islamica in Italia.
Non che gli italiani non abbiano già pagato un tributo di sangue all’offensiva jihadista in Europa: ci sono state vittime italiane a Parigi e a Berlino, soprattutto a Nizza, ora anche a Barcellona. Ma deve esserci consapevolezza – nelle autorità e nei cittadini – che il rischio di un attacco “a casa nostra” aumenta: non abbiamo una patente d’immunità.
Come l’Italia, anche la Spagna, che era già stata colpita, l’11 marzo 2004, alla stazione ferroviaria di Atocha, a Madrid, dal più sanguinoso attentato di al Qaida in Europa, ha intercettato e arrestato, o espulso, negli ultimi mesi decine o – andando indietro nel tempo – centinaia di integralisti. E, come l’Italia, anche la Spagna ha una storia di terrorismo interno che ha addestrato a prevenzione e contrasto forze di sicurezza e inquirenti. Ma non basta a evitare il peggio, non è bastato.
L’intreccio degli eventi in Catalogna è complesso ed è ancora da chiarire: un’esplosione, nella notte tra mercoledì e giovedì, ad Alcanar, inizialmente attribuita a una fuga di gas, ma che potrebbe invece essere prodromo a quanto poi avvenuto – terroristi stavano forse preparando ordigni; l’attacco con un van sulla Rambla, 13 morti, un centinaio di feriti; la fuga del terrorista alla guida e dei complici; l’arresto di almeno due persone; il giallo del marocchino di nazionalità francese e residenza spagnola che avrebbe – o no – affittato il o i furgoni (ce n’è un secondo coinvolto); l’uccisione di un sospetto a Sant-Just (che potrebbe non avere a che fare con la vicenda principale); infine, l’auto con cinque persone a bordo dotate di cinture esplosive intercettata la notte a Cambrils sulla costa catalana – uccisi tutti i presunti terroristi, feriti fra gli agenti e la gente in strada.
La successione degli episodi, non necessariamente tutti correlati, è impressionante. Inoltre, il piano di fuga attuato sulla Rambla può suggerire nuovi scenari per quanto avvenuto a Nizza e Berlino e magari anche alla movida di Londra il 3 giugno. In attesa degli sviluppi delle indagini, il brusio di giubilo sui siti dell’integralismo, al diffondersi delle notizie da Barcellona, e la rivendicazione – precoce, rispetto alla tradizione – dell’attentato fatta dal sedicente Stato islamico sono ulteriori prove che la belva ferita è più pericolosa che mai.
Barcellona e la Rambla sono simbolo di accoglienza fraternità, internazionalizzazione. Barcellona è una delle capitali, forse la capitale per eccellenza, del programma Erasmus, ogni anno luogo d’incontro di decine di migliaia di studenti provenienti da tutta Europa. Il nostro Continente, e pure l’Italia, sono fitti di luoghi analoghi: lì, l’attacco va temuto; e lì è più difficile da prevenire, se non ci si vuole arrendere a priori al nemico, militarizzando la nostra vita.


di Giampiero Gramaglia | 18 agosto 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/08 ... a/3801167/
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