Renzi
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
IlFattoQuotidiano.it / Politica
Sicilia, Claudio Fava: “Il Pd è ostaggio dei capibastone di Alfano. Renzi sa di perdere e quindi ha ceduto la regia a Orlando”
Politica
Intervista al vicepresidente della commissione Antimafia, candidato governatore da Mdp. "I dem hanno un problema di coerenza: hanno scambiato voti sull'isola in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Il M5s? Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti. Come la mafia"
di Giuseppe Pipitone | 1 settembre 2017
commenti (44)
1,1 mila
Più informazioni su: Claudio Fava, Elezioni Regionali Sicilia, Elezioni Sicilia, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Rosario Crocetta, Sicilia
L’accordo tra il Pd e Angelino Alfano? “Presentano come nuova proposta un ceto politico e affaristico che governa da 15 anni. Sono ostaggio dei capibastone”. Le accuse di aver spaccato il centrosinistra? “Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Alfano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete”. Il ruolo di Leoluca Orlando? “Matteo Renzi sa di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle sue mani”. Il Movimento 5 Stelle? “Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti. Come la mafia”. Alle elezioni regionali siciliane mancano due mesi esatti ma la lista dei candidati governatori continua ad allungarsi. L’ultimo nome destinato ad aspirare ufficialmente a Palazzo d’Orleans è quello di Claudio Fava, giornalista e scrittore, eletto deputato nel 2013 con Sinistra ecologia e libertà, vicepresidente della commissione nazionale Antimafia. Indicato all’unanimità come candidato dai bersaniani di Mdp, Fava nei prossimi giorni è in attesa d’incassare il sostegno anche di Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. “Io – dice – non ho chiesto di candidarmi. Ho accettato di mettere a disposizione delle parti la mia candidatura in segno di discontinuità col passato. Ma solo a patto che il fronte della sinistra sia unito”.
Lei, però, si era già candidato alle regionali di cinque anni fa e non era andata benissimo.
Non mi sono candidato, non mi è stata data questa opportunità a causa di una legge borbonica che consente la candidatura solo ai residenti.
Cioè quel famoso intoppo sul certificato di residenza: ha avuto modo di risolverlo?
Trasferita, sì. Comunque è davvero incredibile come si cerchi di mandare il pallone in tribuna citando ancora dopo cinque anni quell’episodio.
Già nel 2012 la sua candidatura era alternativa a quella di Rosario Crocetta sostenuto dal Pd e dall’Udc: la accusarono di aver spaccato il centrosinistra. La stessa accusa che viene fatta oggi dai dem a Mdp.
Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Alfano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete.
La sua candidatura nasce dopo che il Pd si allea con Alfano: è solo questo il problema di Mdp?
Il Pd è alleato con Alfano a Roma da 4 anni. E da 4 anni Alfano influenza pesantemente le scelte del governo. La Sicilia è una conseguenza di queste scelte. Solo che in Sicilia c’è il volto meno nobile di Alfano.
Si riferisce agli Alfaniani di Sicilia, a quelli che sono considerati gli acchiappapreferenze?
C’è il sottosegretario Giuseppe Castiglione, quello dello scandalo del Cara di Mineo, c’è l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, condannato e sotto processo: tutta gente che ha governato in Sicilia per 15 anni, che ha fatto parte di quelle stesse sacche di potere colpevoli della situazione attuale dell’isola. È con questa gente che ci dobbiamo alleare? È con questa gente che si allea il Pd? Io penso che il Pd abbia un problema.
Un problema con la questione morale?
Hanno un problema di coerenza, soprattutto. E poi un problema con l’esperienza di governo. Hanno avuto un’esperienza di governo disastrosa con Crocetta, che adesso provano a dimenticare. E presentano come una nuova fase l’alleanza con il vecchio ceto politico di Alfano. È questa la politica del Pd? Se vogliono essere ostaggio dei capibastone lo facciano, ma non accusino gli altri di minoritarismo.
Eppure Mdp sostiene il governo di Paolo Gentiloni a Roma. Lo stesso governo dove Alfano è ministro degli Esteri.
Io non ho mai votato alcuna fiducia a questo governo.
Anche a Palermo, Mdp è andata con Alfano sostenendo la rielezione di Orlando.
A Palermo c’era un sindaco uscente che aveva ben amministrato e ha costruito attorno a sé un’alleanza dove Alfano è irrilevante. Per le Regionali, invece, si costruisce da zero una coalizione con una centralità tolemaica di Alfano, che è arrivato a dire: il problema non è con chi vado io, ma chi viene con me. Ma il fastidio maggiore non è neanche questo.
E quale è?
Il fatto che abbiano scambiato voti in Sicilia in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Una logica che riduce ancora una volta la Sicilia a un vicereame borbonico.
Però il regista della coalizione è Leoluca Orlando. È lui che ha indicato il nome di Fabrizio Micari, un candidato civico.
Micari ha frequentato le convention di Musumeci come quelle di Faraone. Ho l’impressione che fosse sul mercato già da tempo, come è anche nei suoi diritti. La questione Orlando è diversa.
Com’è?
Sono amico di Leoluca, ma tutto si può dire di lui meno che abbia un “percorso civico” dopo aver trascorso la sua lunga carriera politica all’interno dei partiti. Il fatto che sia lui il regista della coalizione deriva da una scelta di Renzi: è convinto di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle mani di Orlando.
È convinto di perdere anche perché così dicono i sondaggi. A proposito al momento non misurano nemmeno il peso di una candidatura unitaria a sinistra del Pd: che possibilità ha?
Se credessi che fosse un’elezione già chiusa neanche mi candiderei. I sondaggi misurano nomi ipotetici quando ancora non sono ufficiali neanche le candidature.
Al momento il favorito sembra essere Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle. Casualmente il primo exploit dei pentastellati su tutto il territorio nazionale risale proprio alle regionali siciliane del 2012, quando beneficiarono anche della sua mancata candidatura: dopo 5 anni come li vede?
Sicuramente vedo che hanno imparato molto dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti, come la mafia. E poi lanciare lì ogni tanto qualche allusione che invece di voti ne fa prendere parecchi, come il cosiddetto abusivismo di necessità.
Molto forte sembra essere la candidatura di Nello Musumeci: non è che la sinistra divisa riconsegnerà la Regione alla destra?
Musumeci è una persona che stimo. Ma è espressione di una coalizione dove dovrà fare ci conti con decine di capicorrente e assessori indicati dal vecchio sistema politico. Non credo che avrà alcun margine di manovra.
Perché la gente dovrebbe votare lei?
Io penso che a questo giro ci sia la possibilità di scegliere tra un ceto politico vecchio e compromesso con esperienze di governo fallimentari e chi ha mani e cuore liberi da ogni condizionamento.
Twitter: @pipitone87
di Giuseppe Pipitone | 1 settembre 2017
Sicilia, Claudio Fava: “Il Pd è ostaggio dei capibastone di Alfano. Renzi sa di perdere e quindi ha ceduto la regia a Orlando”
Politica
Intervista al vicepresidente della commissione Antimafia, candidato governatore da Mdp. "I dem hanno un problema di coerenza: hanno scambiato voti sull'isola in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Il M5s? Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti. Come la mafia"
di Giuseppe Pipitone | 1 settembre 2017
commenti (44)
1,1 mila
Più informazioni su: Claudio Fava, Elezioni Regionali Sicilia, Elezioni Sicilia, Matteo Renzi, Movimento 5 Stelle, PD, Rosario Crocetta, Sicilia
L’accordo tra il Pd e Angelino Alfano? “Presentano come nuova proposta un ceto politico e affaristico che governa da 15 anni. Sono ostaggio dei capibastone”. Le accuse di aver spaccato il centrosinistra? “Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Alfano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete”. Il ruolo di Leoluca Orlando? “Matteo Renzi sa di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle sue mani”. Il Movimento 5 Stelle? “Ha imparato dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti. Come la mafia”. Alle elezioni regionali siciliane mancano due mesi esatti ma la lista dei candidati governatori continua ad allungarsi. L’ultimo nome destinato ad aspirare ufficialmente a Palazzo d’Orleans è quello di Claudio Fava, giornalista e scrittore, eletto deputato nel 2013 con Sinistra ecologia e libertà, vicepresidente della commissione nazionale Antimafia. Indicato all’unanimità come candidato dai bersaniani di Mdp, Fava nei prossimi giorni è in attesa d’incassare il sostegno anche di Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista. “Io – dice – non ho chiesto di candidarmi. Ho accettato di mettere a disposizione delle parti la mia candidatura in segno di discontinuità col passato. Ma solo a patto che il fronte della sinistra sia unito”.
Lei, però, si era già candidato alle regionali di cinque anni fa e non era andata benissimo.
Non mi sono candidato, non mi è stata data questa opportunità a causa di una legge borbonica che consente la candidatura solo ai residenti.
Cioè quel famoso intoppo sul certificato di residenza: ha avuto modo di risolverlo?
Trasferita, sì. Comunque è davvero incredibile come si cerchi di mandare il pallone in tribuna citando ancora dopo cinque anni quell’episodio.
Già nel 2012 la sua candidatura era alternativa a quella di Rosario Crocetta sostenuto dal Pd e dall’Udc: la accusarono di aver spaccato il centrosinistra. La stessa accusa che viene fatta oggi dai dem a Mdp.
Fossimo andati con loro avrebbero detto: che ci fanno con Alfano? In Sicilia la coerenza e la libertà d’opinione sono diventate caratteristiche inutili, desuete.
La sua candidatura nasce dopo che il Pd si allea con Alfano: è solo questo il problema di Mdp?
Il Pd è alleato con Alfano a Roma da 4 anni. E da 4 anni Alfano influenza pesantemente le scelte del governo. La Sicilia è una conseguenza di queste scelte. Solo che in Sicilia c’è il volto meno nobile di Alfano.
Si riferisce agli Alfaniani di Sicilia, a quelli che sono considerati gli acchiappapreferenze?
C’è il sottosegretario Giuseppe Castiglione, quello dello scandalo del Cara di Mineo, c’è l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, condannato e sotto processo: tutta gente che ha governato in Sicilia per 15 anni, che ha fatto parte di quelle stesse sacche di potere colpevoli della situazione attuale dell’isola. È con questa gente che ci dobbiamo alleare? È con questa gente che si allea il Pd? Io penso che il Pd abbia un problema.
Un problema con la questione morale?
Hanno un problema di coerenza, soprattutto. E poi un problema con l’esperienza di governo. Hanno avuto un’esperienza di governo disastrosa con Crocetta, che adesso provano a dimenticare. E presentano come una nuova fase l’alleanza con il vecchio ceto politico di Alfano. È questa la politica del Pd? Se vogliono essere ostaggio dei capibastone lo facciano, ma non accusino gli altri di minoritarismo.
Eppure Mdp sostiene il governo di Paolo Gentiloni a Roma. Lo stesso governo dove Alfano è ministro degli Esteri.
Io non ho mai votato alcuna fiducia a questo governo.
Anche a Palermo, Mdp è andata con Alfano sostenendo la rielezione di Orlando.
A Palermo c’era un sindaco uscente che aveva ben amministrato e ha costruito attorno a sé un’alleanza dove Alfano è irrilevante. Per le Regionali, invece, si costruisce da zero una coalizione con una centralità tolemaica di Alfano, che è arrivato a dire: il problema non è con chi vado io, ma chi viene con me. Ma il fastidio maggiore non è neanche questo.
E quale è?
Il fatto che abbiano scambiato voti in Sicilia in cambio di una modifica della legge elettorale a Roma. Una logica che riduce ancora una volta la Sicilia a un vicereame borbonico.
Però il regista della coalizione è Leoluca Orlando. È lui che ha indicato il nome di Fabrizio Micari, un candidato civico.
Micari ha frequentato le convention di Musumeci come quelle di Faraone. Ho l’impressione che fosse sul mercato già da tempo, come è anche nei suoi diritti. La questione Orlando è diversa.
Com’è?
Sono amico di Leoluca, ma tutto si può dire di lui meno che abbia un “percorso civico” dopo aver trascorso la sua lunga carriera politica all’interno dei partiti. Il fatto che sia lui il regista della coalizione deriva da una scelta di Renzi: è convinto di perdere, quindi ha messo tutta la questione siciliana nelle mani di Orlando.
È convinto di perdere anche perché così dicono i sondaggi. A proposito al momento non misurano nemmeno il peso di una candidatura unitaria a sinistra del Pd: che possibilità ha?
Se credessi che fosse un’elezione già chiusa neanche mi candiderei. I sondaggi misurano nomi ipotetici quando ancora non sono ufficiali neanche le candidature.
Al momento il favorito sembra essere Giancarlo Cancelleri del Movimento 5 Stelle. Casualmente il primo exploit dei pentastellati su tutto il territorio nazionale risale proprio alle regionali siciliane del 2012, quando beneficiarono anche della sua mancata candidatura: dopo 5 anni come li vede?
Sicuramente vedo che hanno imparato molto dalla vecchia tradizione politica siciliana: parlare poco delle cose che non fanno prendere voti, come la mafia. E poi lanciare lì ogni tanto qualche allusione che invece di voti ne fa prendere parecchi, come il cosiddetto abusivismo di necessità.
Molto forte sembra essere la candidatura di Nello Musumeci: non è che la sinistra divisa riconsegnerà la Regione alla destra?
Musumeci è una persona che stimo. Ma è espressione di una coalizione dove dovrà fare ci conti con decine di capicorrente e assessori indicati dal vecchio sistema politico. Non credo che avrà alcun margine di manovra.
Perché la gente dovrebbe votare lei?
Io penso che a questo giro ci sia la possibilità di scegliere tra un ceto politico vecchio e compromesso con esperienze di governo fallimentari e chi ha mani e cuore liberi da ogni condizionamento.
Twitter: @pipitone87
di Giuseppe Pipitone | 1 settembre 2017
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
LE DISAVVENTURE DI UN SUPER CACCIABALLEROS
2 set 2017 18:41
“AVETE RUBATO LO DICE A SUA SORELLA”, RENZI A MUSO DURO CONTRO UNA CONTESTATRICE A BOLOGNA SUL TEMA DEL "SALVA BANCHE": “IL MIO RAPPORTO CON GLI ISTITUTI DI CREDITO? HO DUE MUTUI…”
- SU CONSIP: “NON VEDO L’ORA CHE VENGA FUORI LA SENTENZA”
- E POI SALE SUL CARRO DI MINNITI: "GIUSTO BLOCCARE GLI SBARCHI"
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155340.htm
2 set 2017 18:41
“AVETE RUBATO LO DICE A SUA SORELLA”, RENZI A MUSO DURO CONTRO UNA CONTESTATRICE A BOLOGNA SUL TEMA DEL "SALVA BANCHE": “IL MIO RAPPORTO CON GLI ISTITUTI DI CREDITO? HO DUE MUTUI…”
- SU CONSIP: “NON VEDO L’ORA CHE VENGA FUORI LA SENTENZA”
- E POI SALE SUL CARRO DI MINNITI: "GIUSTO BLOCCARE GLI SBARCHI"
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155340.htm
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
UncleTom ha scritto:LE DISAVVENTURE DI UN SUPER CACCIABALLEROS
2 set 2017 18:41
“AVETE RUBATO LO DICE A SUA SORELLA”, RENZI A MUSO DURO CONTRO UNA CONTESTATRICE A BOLOGNA SUL TEMA DEL "SALVA BANCHE": “IL MIO RAPPORTO CON GLI ISTITUTI DI CREDITO? HO DUE MUTUI…”
- SU CONSIP: “NON VEDO L’ORA CHE VENGA FUORI LA SENTENZA”
- E POI SALE SUL CARRO DI MINNITI: "GIUSTO BLOCCARE GLI SBARCHI"
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155340.htm
- E POI SALE SUL CARRO DI MINNITI: "GIUSTO BLOCCARE GLI SBARCHI"
Secondo la denuncia della Bonino, sepolta da un’assordante silenzio del guidatore & soci, Pinocchio Mussoloni si è allargato con la Ue chiedendo di sforare nel bilancio in cambio dell’ospitalità dei migranti.
La Ue a questo punto è così sputtanata che sul caso preferisce tacere.
Adesso Pinocchio Mussoloni che non è più alla guida dell’autobus Italia, per convenienza del momento dice cose diametralmente opposte a quando faceva l’autista.
Noi sappiamo che il soggetto è fatto così.
Pronuncia frasi a secondo della convenienza del momento.
Quello che non si riesce a capire è perché una parte di italiani lo segue ancora.
Aveva annunciato che se perdeva il Referendum avrebbe lasciato la politica.
E’ ancora qua a spaccare i maroni.
Ma si può pensare di poter andare avanti con un soggetto che avrebbe ispirato Collodi, se fosse stato un uomo del suo tempo?
Ma chi sono questi italiani che mangiano balle alla mattina a colazione, a pranzo, a merenda e cena??????
Hanno uno stomaco di struzzo che digeriscono tutto?????????????
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
5 set 2017 15:08
DOPO AVER ROTTAMATO IL PD, IL DUCETTO MANDA IN SOFFITTA PURE IL SUO BLOG, APERTO SUBITO DOPO LA TRANVATA DEL REFERENDUM. L’ULTIMO POST DI RENZI E’ DEL 10 LUGLIO. SI E' ACCORTO CHE NESSUNO VA PIU' SUI BLOG, ESISTONO SOLO I SOCIAL (E SOLO I MEME, NEI SOCIAL)
- I SONDAGGI TAROCCATI DEL NAZARENO: MEGLIO CRISTO O BARABBA?
Pasquale Napolitano per ‘il Giornale’
L'avvio è scoppiettante: un post ogni due settimane per incalzare Beppe Grillo sul terreno della comunicazione via web. Otto mesi dopo, Matteo Renzi rivede i piani: il blog del rottamatore non decolla. Il segretario dei Pd valuta l' ipotesi di «rottamare» la principale arma soffiata all' artiglieria grillina. L' ultimo post sul blog è del 10 luglio. Il bilancio è impietoso: i messaggi dell' ex sindaco di Firenze non riscuotono più di 100 commenti. Nulla rispetto alle fucilate del comico genovese.
Eppure, il 25 gennaio, giorno dell' esordio del blog, Renzi precisa che «non si tratta di un luogo (virtuale) per reduci». Anzi, scrive l' ex capo del governo - «il blog è il luogo dove camminare verso il futuro. Insieme, in tanti». Il cammino si è interrotto velocemente. In viaggio (virtuale) sono rimasti in pochi, a giudicare dall' insuccesso della piattaforma renziana.
E sempre in tema di rottamazione renziana, ieri è stato il turno del presidente uscente della Regione Sicilia Rosario Crocetta: il governatore, dopo un incontro al Nazareno con il segretario del Pd, ha deciso di ritirare la candidatura per le regionali in Sicilia e sostenere Fabrizio Micari. «Mi prendo 18 ore per sentire i miei», ha spiegato il presidente siciliano che si dice disposto a rinunciare alla candidatura a governatore e alle primarie: «Non sono uno che sfascia tutto».
Chiusa la partita siciliana, grazie all' accordo Crocetta-Micari, il leader del Pd punta ora al rilancio della propria leadership. Da tempo, il fallimento del blog ne è la prova, l' intera strategia di comunicazione è in crisi. Il messaggio del rottamatore non sfonda. Gli interventi pubblici di Renzi sono invettive monotematiche contro D' Alema, Europa e magistrati del caso Consip.
Il ritorno di Renzi al Nazareno, dopo la pausa estiva, rinfrancato anche da un sondaggio realizzato da Emg che lo vedrebbe avanti a Di Maio e Salvini sulla popolarità dei leader, è nel segno dell' operazione rilancio. Il 25 settembre, da Roma, il segretario dei dem partirà in treno per toccare tutte le province italiane. Esperimento non nuovo nel panorama politico italiano: nel 2001, Francesco Rutelli utilizzò lo stesso mezzo per la campagna elettorale che lo portò alla sconfitta contro Silvio Berlusconi. Renzi cambia strada, passando dalla piazza virtuale a quella reale.
Nell' ottica della nuova strategia si inquadrerebbe anche il coinvolgimento di Walter Veltroni, che ieri ha incontrato sia Renzi che il premier Gentiloni, per la conferenza programmatica del Pd di ottobre. Sul piano politico, ius soli e alleanze sono i due dossier che il segretario dem si prepara ad affrontare per l' autunno pre-elettorale. In casa Pd si è consumato lo strappo sulle alleanza tra il presidente del Matteo Orfini e il portavoce Matteo Richetti.
Per Orfini «una coalizione che vada da Angelino Alfano a Giuliano Pisapia non potrà essere riproposta a livello nazionale». Il presidente Pd ha smentito Richetti che in un' intervista alla Stampa aveva aperto all' ipotesi di «un listone unico con Alfano a Pisapia». Più delicata la partita sullo ius soli: il Pd spinge per l' approvazione del provvedimento prima di Natale. Sapendo di non avere i numeri in Parlamento ma soprattutto di minare la tenuta del governo Gentiloni.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155506.htm
DOPO AVER ROTTAMATO IL PD, IL DUCETTO MANDA IN SOFFITTA PURE IL SUO BLOG, APERTO SUBITO DOPO LA TRANVATA DEL REFERENDUM. L’ULTIMO POST DI RENZI E’ DEL 10 LUGLIO. SI E' ACCORTO CHE NESSUNO VA PIU' SUI BLOG, ESISTONO SOLO I SOCIAL (E SOLO I MEME, NEI SOCIAL)
- I SONDAGGI TAROCCATI DEL NAZARENO: MEGLIO CRISTO O BARABBA?
Pasquale Napolitano per ‘il Giornale’
L'avvio è scoppiettante: un post ogni due settimane per incalzare Beppe Grillo sul terreno della comunicazione via web. Otto mesi dopo, Matteo Renzi rivede i piani: il blog del rottamatore non decolla. Il segretario dei Pd valuta l' ipotesi di «rottamare» la principale arma soffiata all' artiglieria grillina. L' ultimo post sul blog è del 10 luglio. Il bilancio è impietoso: i messaggi dell' ex sindaco di Firenze non riscuotono più di 100 commenti. Nulla rispetto alle fucilate del comico genovese.
Eppure, il 25 gennaio, giorno dell' esordio del blog, Renzi precisa che «non si tratta di un luogo (virtuale) per reduci». Anzi, scrive l' ex capo del governo - «il blog è il luogo dove camminare verso il futuro. Insieme, in tanti». Il cammino si è interrotto velocemente. In viaggio (virtuale) sono rimasti in pochi, a giudicare dall' insuccesso della piattaforma renziana.
E sempre in tema di rottamazione renziana, ieri è stato il turno del presidente uscente della Regione Sicilia Rosario Crocetta: il governatore, dopo un incontro al Nazareno con il segretario del Pd, ha deciso di ritirare la candidatura per le regionali in Sicilia e sostenere Fabrizio Micari. «Mi prendo 18 ore per sentire i miei», ha spiegato il presidente siciliano che si dice disposto a rinunciare alla candidatura a governatore e alle primarie: «Non sono uno che sfascia tutto».
Chiusa la partita siciliana, grazie all' accordo Crocetta-Micari, il leader del Pd punta ora al rilancio della propria leadership. Da tempo, il fallimento del blog ne è la prova, l' intera strategia di comunicazione è in crisi. Il messaggio del rottamatore non sfonda. Gli interventi pubblici di Renzi sono invettive monotematiche contro D' Alema, Europa e magistrati del caso Consip.
Il ritorno di Renzi al Nazareno, dopo la pausa estiva, rinfrancato anche da un sondaggio realizzato da Emg che lo vedrebbe avanti a Di Maio e Salvini sulla popolarità dei leader, è nel segno dell' operazione rilancio. Il 25 settembre, da Roma, il segretario dei dem partirà in treno per toccare tutte le province italiane. Esperimento non nuovo nel panorama politico italiano: nel 2001, Francesco Rutelli utilizzò lo stesso mezzo per la campagna elettorale che lo portò alla sconfitta contro Silvio Berlusconi. Renzi cambia strada, passando dalla piazza virtuale a quella reale.
Nell' ottica della nuova strategia si inquadrerebbe anche il coinvolgimento di Walter Veltroni, che ieri ha incontrato sia Renzi che il premier Gentiloni, per la conferenza programmatica del Pd di ottobre. Sul piano politico, ius soli e alleanze sono i due dossier che il segretario dem si prepara ad affrontare per l' autunno pre-elettorale. In casa Pd si è consumato lo strappo sulle alleanza tra il presidente del Matteo Orfini e il portavoce Matteo Richetti.
Per Orfini «una coalizione che vada da Angelino Alfano a Giuliano Pisapia non potrà essere riproposta a livello nazionale». Il presidente Pd ha smentito Richetti che in un' intervista alla Stampa aveva aperto all' ipotesi di «un listone unico con Alfano a Pisapia». Più delicata la partita sullo ius soli: il Pd spinge per l' approvazione del provvedimento prima di Natale. Sapendo di non avere i numeri in Parlamento ma soprattutto di minare la tenuta del governo Gentiloni.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 155506.htm
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
PARACULEIDE AI TEMPI DEL KAOS
0 set 2017 12:12
“GENTILONI CANDIDATO PREMIER”
– IL GOVERNATORE PUGLIESE EMILIANO, CAPO DI UNA DELLE CORRENTI DI MINORANZA PD, SFIDA RENZI
- IL PATTO TRA MATTEUCCIO E "ER MOVIOLA" AL MOMENTO TIENE MA L’EX ROTTAMATORE SA CHE IL TEMA "GENTILONI PREMIER" SARA’ USATO COME TESTA D'ARIETE DAI SUOI OPPOSITORI IN CASO DI SCONFITTA IN SICILIA
Carlo Bertini per la Stampa
«Abbiamo bisogno di istituzioni rassicuranti», sorride con tono soffice Paolo Gentiloni di fronte ai manager della Fiera del Levante.
E proprio a questo pensano i tanti che lo vedrebbero bene candidato premier alle politiche. A rompere il tabù, scandendo in pubblico per primo un' idea che frulla nella testa di molti nel Pd e che inquieta assai i renziani, è Michele Emiliano, che fa gli onori di casa.
«Se Gentiloni, come io mi auguro, assumesse la leadership del centrosinistra, immagino che il suo contributo al paese, all' Italia, e anche al centrosinistra sarebbe ancora più importante».
Il governatore pugliese, capo di una delle correnti di minoranza, lancia una sfida a Renzi sul piano del consenso al sud, conscio di allargare un solco non ricomponibile da qui alle politiche, con tutte le conseguenze del caso sulle liste: come spiegano i pugliesi a lui vicini, «da luglio Renzi non dà segnali, malgrado la disponibilità offerta da Michele. E lo stesso dicasi per Orlando...».
Il Guardasigilli ha un centinaio di parlamentari uscenti che temono di non rientrare in gioco, assistendo impotenti a quello che gli avversari del segretario Pd chiamano «il clima di chiusura in un bunker» di un «partito dell' autosufficienza»: e quindi i peones delle minoranze si sentirebbero forse più tranquilli cambiando cavallo.
Non a caso, a dare voce a questa suggestione, che si fa largo tra le truppe, di un "Gentiloni candidato" era stato qualche giorno fa un graduato di rango: Cesare Damiano, il presidente della commissione Lavoro che fa parte della corrente di Orlando. Del resto, i fuoriusciti tendenza Bersani raccontano che «da dentro al Pd, da Orlando, da Franceschini, continua ad arrivare un messaggio a Pisapia: dopo la probabile batosta in Sicilia guarderemo Renzi negli occhi e gli spiegheremo che lui è il segretario Pd, ma che per vincere serve un centrosinistra unito e dunque un leader della coalizione capace di ricucire.
E una legge elettorale che agevoli la costruzione di una coalizione». E non è un caso che sabato prossimo Orlando terrà a Roma la prima iniziativa della sua associazione Dems, dal titolo molto esplicativo: «Un nuovo centrosinistra, per unire l' Italia». Presenti Carlo Calenda, Giuliano Pisapia e Nicola Zingaretti.
«La scelta di Renzi di fare tutto da solo restringe le sue possibilità - mette in guardia Damiano - considerato il fatto che oggi vengono premiati leader come Gentiloni, capaci di unire più che dividere». Il terreno per forgiare la nuova leadership, secondo Mdp, potrebbe essere la legge di bilancio: «Gentiloni può diventare il leader di un rinnovato centrosinistra se si smarca da Renzi e apre a Mdp sulla manovra...».
Peccato che i due interessati, Renzi e Gentiloni, abbiano trovato un modus vivendi che li ha portati a gestire i conflitti senza dare nell' occhio. E a chiudere un patto di ferro, raccontano i renziani, sul tema che avrebbe potuto diventare un tormentone: la durata della legislatura. Decisione in capo al Quirinale certo, ma che premier ed ex premier agevoleranno. Dopo aver concordato un compromesso: si potrà chiudere dopo la manovra a fine dicembre, come chiesto qualche settimana fa dal capogruppo Ettore Rosato, andando però a votare non di corsa a febbraio, ma a metà marzo. Come avevano di fatto prefigurato esponenti vicini a Gentiloni.
Il leader Pd, che pure ieri in Sicilia ha fatto i complimenti al premier, sa bene che il tema "Gentiloni candidato" verrà usato come testa d' ariete se si perdesse nell' isola. Ma per i renziani il tentativo di spallata finale non andrà in porto, soprattutto perché la massa dei peones Pd che aspirano alla ricandidatura ci penserà due volte a schierarsi contro il segretario in carica. Per non dire dell' altro fattore: l'assenza di una coalizione. Fattore non indifferente, perché i convitati di pietra, ovvero i compagni di Mdp e lo stesso Pisapia, non sono in procinto di stringere patti col Pd. «Gentiloni candidato è uno scenario improbabile», taglia corto Massimiliano Smeriglio, uno dei big di Campo progressista. «Poi certo, ha riportato nel paese un clima di maggiore serenità, ma se e quando rinasceranno le coalizioni, noi chiederemo innovazione e primarie...».
0 set 2017 12:12
“GENTILONI CANDIDATO PREMIER”
– IL GOVERNATORE PUGLIESE EMILIANO, CAPO DI UNA DELLE CORRENTI DI MINORANZA PD, SFIDA RENZI
- IL PATTO TRA MATTEUCCIO E "ER MOVIOLA" AL MOMENTO TIENE MA L’EX ROTTAMATORE SA CHE IL TEMA "GENTILONI PREMIER" SARA’ USATO COME TESTA D'ARIETE DAI SUOI OPPOSITORI IN CASO DI SCONFITTA IN SICILIA
Carlo Bertini per la Stampa
«Abbiamo bisogno di istituzioni rassicuranti», sorride con tono soffice Paolo Gentiloni di fronte ai manager della Fiera del Levante.
E proprio a questo pensano i tanti che lo vedrebbero bene candidato premier alle politiche. A rompere il tabù, scandendo in pubblico per primo un' idea che frulla nella testa di molti nel Pd e che inquieta assai i renziani, è Michele Emiliano, che fa gli onori di casa.
«Se Gentiloni, come io mi auguro, assumesse la leadership del centrosinistra, immagino che il suo contributo al paese, all' Italia, e anche al centrosinistra sarebbe ancora più importante».
Il governatore pugliese, capo di una delle correnti di minoranza, lancia una sfida a Renzi sul piano del consenso al sud, conscio di allargare un solco non ricomponibile da qui alle politiche, con tutte le conseguenze del caso sulle liste: come spiegano i pugliesi a lui vicini, «da luglio Renzi non dà segnali, malgrado la disponibilità offerta da Michele. E lo stesso dicasi per Orlando...».
Il Guardasigilli ha un centinaio di parlamentari uscenti che temono di non rientrare in gioco, assistendo impotenti a quello che gli avversari del segretario Pd chiamano «il clima di chiusura in un bunker» di un «partito dell' autosufficienza»: e quindi i peones delle minoranze si sentirebbero forse più tranquilli cambiando cavallo.
Non a caso, a dare voce a questa suggestione, che si fa largo tra le truppe, di un "Gentiloni candidato" era stato qualche giorno fa un graduato di rango: Cesare Damiano, il presidente della commissione Lavoro che fa parte della corrente di Orlando. Del resto, i fuoriusciti tendenza Bersani raccontano che «da dentro al Pd, da Orlando, da Franceschini, continua ad arrivare un messaggio a Pisapia: dopo la probabile batosta in Sicilia guarderemo Renzi negli occhi e gli spiegheremo che lui è il segretario Pd, ma che per vincere serve un centrosinistra unito e dunque un leader della coalizione capace di ricucire.
E una legge elettorale che agevoli la costruzione di una coalizione». E non è un caso che sabato prossimo Orlando terrà a Roma la prima iniziativa della sua associazione Dems, dal titolo molto esplicativo: «Un nuovo centrosinistra, per unire l' Italia». Presenti Carlo Calenda, Giuliano Pisapia e Nicola Zingaretti.
«La scelta di Renzi di fare tutto da solo restringe le sue possibilità - mette in guardia Damiano - considerato il fatto che oggi vengono premiati leader come Gentiloni, capaci di unire più che dividere». Il terreno per forgiare la nuova leadership, secondo Mdp, potrebbe essere la legge di bilancio: «Gentiloni può diventare il leader di un rinnovato centrosinistra se si smarca da Renzi e apre a Mdp sulla manovra...».
Peccato che i due interessati, Renzi e Gentiloni, abbiano trovato un modus vivendi che li ha portati a gestire i conflitti senza dare nell' occhio. E a chiudere un patto di ferro, raccontano i renziani, sul tema che avrebbe potuto diventare un tormentone: la durata della legislatura. Decisione in capo al Quirinale certo, ma che premier ed ex premier agevoleranno. Dopo aver concordato un compromesso: si potrà chiudere dopo la manovra a fine dicembre, come chiesto qualche settimana fa dal capogruppo Ettore Rosato, andando però a votare non di corsa a febbraio, ma a metà marzo. Come avevano di fatto prefigurato esponenti vicini a Gentiloni.
Il leader Pd, che pure ieri in Sicilia ha fatto i complimenti al premier, sa bene che il tema "Gentiloni candidato" verrà usato come testa d' ariete se si perdesse nell' isola. Ma per i renziani il tentativo di spallata finale non andrà in porto, soprattutto perché la massa dei peones Pd che aspirano alla ricandidatura ci penserà due volte a schierarsi contro il segretario in carica. Per non dire dell' altro fattore: l'assenza di una coalizione. Fattore non indifferente, perché i convitati di pietra, ovvero i compagni di Mdp e lo stesso Pisapia, non sono in procinto di stringere patti col Pd. «Gentiloni candidato è uno scenario improbabile», taglia corto Massimiliano Smeriglio, uno dei big di Campo progressista. «Poi certo, ha riportato nel paese un clima di maggiore serenità, ma se e quando rinasceranno le coalizioni, noi chiederemo innovazione e primarie...».
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
15 set 2017 11:20
RENZI S’AVVIA A PERDERE LA BATTAGLIA DI VIA NAZIONALE
– IL TRIS MATTARELLA-GENTILONI-DRAGHI VOGLIONO LA CONFERMA DI VISCO E IL CAZZARO DI RIGNANO NON SA COME ORGANIZZARE LA RITIRATA
– COME ANTICIPATO DA DAGOSPIA, PER EVITARE UNA GUERRA FRA ISTITUZIONI, IL GOVERNATORE STA MEDITANDO IL PASSO INDIETRO
Alessandro Barbera per la Stampa
Talvolta le regole della politica hanno una logica ferrea: si può cambiare il governatore della Banca d' Italia mentre si insedia una Commissione parlamentare di inchiesta, per di più a ridosso dalle elezioni? Ovvio che no. I resoconti che rimbalzano dai palazzi sembrano confermare l' assunto: Ignazio Visco è sempre più vicino alla riconferma alla guida di Palazzo Koch.
Fino a qualche settimana fa non ci avrebbero scommesso in molti. Matteo Renzi ha fatto un lungo pressing per ottenere un avvicendamento, ma alla fine contro di lui si è saldato un asse fra Quirinale, Palazzo Chigi e Banca centrale europea. Anche il Movimento Cinque Stelle ha tentato la spallata con il sostegno del presidente Adusbef Elio Lannutti, che proprio in queste ore raccoglie firme sul web contro la riconferma di Visco.
Il più deciso a percorrere la linea della continuità è Sergio Mattarella, e per ragioni che travalicano la preferenza per questo o quel candidato. Il quadro politico è già abbastanza complesso: manca l' accordo per modificare la legge elettorale, e non si può escludere la possibilità che dal voto esca un parlamento senza una maggioranza chiara. Il timore del Quirinale è che un avvicendamento alla Banca d' Italia possa venire male interpretato dai mercati e innescare una pericolosa crisi di sfiducia: Mattarella l' avrebbe detto apertamente in un colloquio piuttosto teso con Renzi non più tardi di dieci giorni fa.
Sin dalla pubblicazione del suo libro di memorie dei mille giorni a Palazzo Chigi («Avanti») il leader Pd ha deciso di attaccare frontalmente la Banca d' Italia. Ai suoi occhi Visco è responsabile di non averlo messo in guardia per tempo da quanto sarebbe accaduto nel sistema bancario, in particolare sul fallimento di Etruria e di altre tre piccole banche nel 2014. «Sbagliai a fidarmi», ha scritto l' ex premier.
In realtà alcune delle scelte di Renzi furono sacrosante (su tutte la trasformazione delle Popolari venete in società per azioni) e l' impopolarità che ne seguì ebbe a che fare con errori precedenti di vigilati e vigilanti. Tant' é. «Spero facciano una scelta all' altezza del compito», ha detto a Radio Capital l' altro giorno.
Renzi ha provato ad avanzare candidature alternative, ma senza successo. Ha accarezzato l' ipotesi di Piercarlo Padoan, ma chi l' avrebbe sostituito al Tesoro in un momento così delicato? Altri candidati non avevano l' esperienza necessaria, su tutti l' economista Marco Fortis. Quelli con il curriculum giusto non mancherebbero: dall' economista Lucrezia Reichlin al membro della vigilanza Bce Ignazio Angeloni fino al capo dell' Autorità bancaria europea Andrea Enria. Paolo Gentiloni in principio si è reso disponibile a valutarle, ma nessuno di questi è mai davvero entrato in partita.
A fare la differenza ha pesato la «leale collaborazione» (così la definiscono a Palazzo Chigi e al Quirinale) di Visco nei mesi complicati dei salvataggi bancari, da Mps alle banche venete. «Non possiamo fare una scelta che non sia condivisa con Via Nazionale», confida un esponente di governo che chiede di non essere citato.
Come accade in questi casi non si può però escludere del tutto il colpo di scena: c' è chi racconta di un Visco stanco e disgustato dalle polemiche, e per questo pronto al passo indietro. In ogni caso la scelta del Quirinale ricadrebbe su due candidati interni: il direttore generale Salvatore Rossi o uno dei membri del direttorio, Fabio Panetta, rappresentante della Banca d' Italia alla vigilanza europea.
RENZI S’AVVIA A PERDERE LA BATTAGLIA DI VIA NAZIONALE
– IL TRIS MATTARELLA-GENTILONI-DRAGHI VOGLIONO LA CONFERMA DI VISCO E IL CAZZARO DI RIGNANO NON SA COME ORGANIZZARE LA RITIRATA
– COME ANTICIPATO DA DAGOSPIA, PER EVITARE UNA GUERRA FRA ISTITUZIONI, IL GOVERNATORE STA MEDITANDO IL PASSO INDIETRO
Alessandro Barbera per la Stampa
Talvolta le regole della politica hanno una logica ferrea: si può cambiare il governatore della Banca d' Italia mentre si insedia una Commissione parlamentare di inchiesta, per di più a ridosso dalle elezioni? Ovvio che no. I resoconti che rimbalzano dai palazzi sembrano confermare l' assunto: Ignazio Visco è sempre più vicino alla riconferma alla guida di Palazzo Koch.
Fino a qualche settimana fa non ci avrebbero scommesso in molti. Matteo Renzi ha fatto un lungo pressing per ottenere un avvicendamento, ma alla fine contro di lui si è saldato un asse fra Quirinale, Palazzo Chigi e Banca centrale europea. Anche il Movimento Cinque Stelle ha tentato la spallata con il sostegno del presidente Adusbef Elio Lannutti, che proprio in queste ore raccoglie firme sul web contro la riconferma di Visco.
Il più deciso a percorrere la linea della continuità è Sergio Mattarella, e per ragioni che travalicano la preferenza per questo o quel candidato. Il quadro politico è già abbastanza complesso: manca l' accordo per modificare la legge elettorale, e non si può escludere la possibilità che dal voto esca un parlamento senza una maggioranza chiara. Il timore del Quirinale è che un avvicendamento alla Banca d' Italia possa venire male interpretato dai mercati e innescare una pericolosa crisi di sfiducia: Mattarella l' avrebbe detto apertamente in un colloquio piuttosto teso con Renzi non più tardi di dieci giorni fa.
Sin dalla pubblicazione del suo libro di memorie dei mille giorni a Palazzo Chigi («Avanti») il leader Pd ha deciso di attaccare frontalmente la Banca d' Italia. Ai suoi occhi Visco è responsabile di non averlo messo in guardia per tempo da quanto sarebbe accaduto nel sistema bancario, in particolare sul fallimento di Etruria e di altre tre piccole banche nel 2014. «Sbagliai a fidarmi», ha scritto l' ex premier.
In realtà alcune delle scelte di Renzi furono sacrosante (su tutte la trasformazione delle Popolari venete in società per azioni) e l' impopolarità che ne seguì ebbe a che fare con errori precedenti di vigilati e vigilanti. Tant' é. «Spero facciano una scelta all' altezza del compito», ha detto a Radio Capital l' altro giorno.
Renzi ha provato ad avanzare candidature alternative, ma senza successo. Ha accarezzato l' ipotesi di Piercarlo Padoan, ma chi l' avrebbe sostituito al Tesoro in un momento così delicato? Altri candidati non avevano l' esperienza necessaria, su tutti l' economista Marco Fortis. Quelli con il curriculum giusto non mancherebbero: dall' economista Lucrezia Reichlin al membro della vigilanza Bce Ignazio Angeloni fino al capo dell' Autorità bancaria europea Andrea Enria. Paolo Gentiloni in principio si è reso disponibile a valutarle, ma nessuno di questi è mai davvero entrato in partita.
A fare la differenza ha pesato la «leale collaborazione» (così la definiscono a Palazzo Chigi e al Quirinale) di Visco nei mesi complicati dei salvataggi bancari, da Mps alle banche venete. «Non possiamo fare una scelta che non sia condivisa con Via Nazionale», confida un esponente di governo che chiede di non essere citato.
Come accade in questi casi non si può però escludere del tutto il colpo di scena: c' è chi racconta di un Visco stanco e disgustato dalle polemiche, e per questo pronto al passo indietro. In ogni caso la scelta del Quirinale ricadrebbe su due candidati interni: il direttore generale Salvatore Rossi o uno dei membri del direttorio, Fabio Panetta, rappresentante della Banca d' Italia alla vigilanza europea.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
15 set 2017 11:43
"IL MIO ARRESTO FU UN ABUSO E IL PD CHIESE LA MIA TESTA”
- L’EX SINDACO DI VENEZIA, GIORGIO ORSONI, SI TOGLIE I MACIGNI DALLE SCARPE CONTRO RENZI: “BISOGNEREBBE DARE UN CALCIO POLITICO A CHI DECISE DI DARLO A ME. LO SCANDALO DEL MOSE È UNA VICENDA TUTTA ROMANA CON DIRAMAZIONI REGIONALI. MI HANNO VOLUTO TIRARE IN MEZZO”
F.Fur. per “la Repubblica”
«Quella della procura è stata un' aggressione mediatica nei confronti miei e della città. E finalmente il tribunale mi ha reso giustizia». L'avvocato Giorgio Orsoni, ex sindaco di Venezia a capo di una giunta di centrosinistra dimessosi dopo l' arresto per finanziamento illecito ai partiti nello scandalo del Mose, ha atteso la sentenza seduto alla scrivania del suo studio, la famiglia al fianco.
«L'ho aspettata qui, dove sono stato sempre negli ultimi anni», spiega. Lasciandosi andare poi a una battuta che scioglie la tensione di un' attesa nervosa durata tutta la giornata: «Mi ha telefonato un amico da Berlino che mi ha detto di aver appena incontrato un giudice: sì, c' è un giudice a Berlino, perché io non ho mai preso soldi».
Orsoni, come ha reagito alla notizia dell'assoluzione?
«Come vuole che l'abbia presa: certo, sono felice dell' esito anche se la sentenza non mi soddisfa del tutto, perché per una parte delle imputazioni c'è l’assoluzione mentre per l'altra c' è la prescrizione. Resta però la grande tristezza e grande amarezza per quello che è successo il 4 giugno di tre anni fa».
Quello fu il giorno della maxi retata e lei finì agli arresti domiciliari...
«Io credo che sia stato un abuso vero e proprio della procura, un' aggressione fatta a me e alla città».
Qualche giorno dopo il Pd la scaricò e le chiese di dimettersi. Tre anni dopo pensa che qualcuno dovrebbe chiederle scusa?
«Le scuse non si chiedono, al limite si porgono. Mi lasci dire, però, che bisognerebbe dare un calcio politico a chi decise di darlo a me».
Si riferisce alla vice segretaria del Pd Debora Serracchiani che dichiarò che a Venezia non c'erano più le condizioni per andare avanti con la sua giunta?
«No, mi riferisco a qualcuno che sta più in alto».
A Matteo Renzi?
«Guardi, basta leggere le cronache di quei giorni per capire a chi mi riferisco...».
Lei ritiene che, con queste quattro assoluzioni, l'inchiesta del Mose ne esca azzoppata?
«No, questo non lo credo. Ne esce sconfitto però il tentativo della procura di coinvolgermi in questa vicenda cui il tribunale, con questa sentenza, ha reso giustizia. Quella del 4 giugno è stata una operazione mediatica, c'era la Biennale, a Venezia c'era la stampa di tutto il mondo. Sapevano che con l'arresto del sindaco di Venezia la notizia avrebbe fatto il giro del mondo, sarebbe stata pubblicata da tutti i giornali, come poi è avvenuto. Lo scandalo del Mose è una vicenda tutta romana con diramazioni regionali. Mi hanno voluto tirare in mezzo».
Ma chi avrebbe voluto tirarla in mezzo, e perché?
«Per capirlo bisognerebbe leggersi le migliaia di carte del processo».
È stato l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, uno dei grandi accusatori, a dichiarare di averle fatto consegnare i soldi per la campagna elettorale. Si riferisce a lui?
«A lui e tanti altri, ma ora non voglio fare nomi. Da sindaco stavo cominciando a mettere in crisi un sistema rodato e nei miei confronti c' era voglia di rivalsa».
Tornerà a fare politica?
«Io non ho mai fatto politica, mi sono soltanto messo a disposizione di Venezia. Non credo che succederà più».
"IL MIO ARRESTO FU UN ABUSO E IL PD CHIESE LA MIA TESTA”
- L’EX SINDACO DI VENEZIA, GIORGIO ORSONI, SI TOGLIE I MACIGNI DALLE SCARPE CONTRO RENZI: “BISOGNEREBBE DARE UN CALCIO POLITICO A CHI DECISE DI DARLO A ME. LO SCANDALO DEL MOSE È UNA VICENDA TUTTA ROMANA CON DIRAMAZIONI REGIONALI. MI HANNO VOLUTO TIRARE IN MEZZO”
F.Fur. per “la Repubblica”
«Quella della procura è stata un' aggressione mediatica nei confronti miei e della città. E finalmente il tribunale mi ha reso giustizia». L'avvocato Giorgio Orsoni, ex sindaco di Venezia a capo di una giunta di centrosinistra dimessosi dopo l' arresto per finanziamento illecito ai partiti nello scandalo del Mose, ha atteso la sentenza seduto alla scrivania del suo studio, la famiglia al fianco.
«L'ho aspettata qui, dove sono stato sempre negli ultimi anni», spiega. Lasciandosi andare poi a una battuta che scioglie la tensione di un' attesa nervosa durata tutta la giornata: «Mi ha telefonato un amico da Berlino che mi ha detto di aver appena incontrato un giudice: sì, c' è un giudice a Berlino, perché io non ho mai preso soldi».
Orsoni, come ha reagito alla notizia dell'assoluzione?
«Come vuole che l'abbia presa: certo, sono felice dell' esito anche se la sentenza non mi soddisfa del tutto, perché per una parte delle imputazioni c'è l’assoluzione mentre per l'altra c' è la prescrizione. Resta però la grande tristezza e grande amarezza per quello che è successo il 4 giugno di tre anni fa».
Quello fu il giorno della maxi retata e lei finì agli arresti domiciliari...
«Io credo che sia stato un abuso vero e proprio della procura, un' aggressione fatta a me e alla città».
Qualche giorno dopo il Pd la scaricò e le chiese di dimettersi. Tre anni dopo pensa che qualcuno dovrebbe chiederle scusa?
«Le scuse non si chiedono, al limite si porgono. Mi lasci dire, però, che bisognerebbe dare un calcio politico a chi decise di darlo a me».
Si riferisce alla vice segretaria del Pd Debora Serracchiani che dichiarò che a Venezia non c'erano più le condizioni per andare avanti con la sua giunta?
«No, mi riferisco a qualcuno che sta più in alto».
A Matteo Renzi?
«Guardi, basta leggere le cronache di quei giorni per capire a chi mi riferisco...».
Lei ritiene che, con queste quattro assoluzioni, l'inchiesta del Mose ne esca azzoppata?
«No, questo non lo credo. Ne esce sconfitto però il tentativo della procura di coinvolgermi in questa vicenda cui il tribunale, con questa sentenza, ha reso giustizia. Quella del 4 giugno è stata una operazione mediatica, c'era la Biennale, a Venezia c'era la stampa di tutto il mondo. Sapevano che con l'arresto del sindaco di Venezia la notizia avrebbe fatto il giro del mondo, sarebbe stata pubblicata da tutti i giornali, come poi è avvenuto. Lo scandalo del Mose è una vicenda tutta romana con diramazioni regionali. Mi hanno voluto tirare in mezzo».
Ma chi avrebbe voluto tirarla in mezzo, e perché?
«Per capirlo bisognerebbe leggersi le migliaia di carte del processo».
È stato l'ex presidente del Consorzio Venezia Nuova Giovanni Mazzacurati, uno dei grandi accusatori, a dichiarare di averle fatto consegnare i soldi per la campagna elettorale. Si riferisce a lui?
«A lui e tanti altri, ma ora non voglio fare nomi. Da sindaco stavo cominciando a mettere in crisi un sistema rodato e nei miei confronti c' era voglia di rivalsa».
Tornerà a fare politica?
«Io non ho mai fatto politica, mi sono soltanto messo a disposizione di Venezia. Non credo che succederà più».
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
L'OVRA SI E' DATA DA FARE PERCHE' QUESTO POST NON VENISSE PUBBLICATO
...IL KAOS AL TERMINE DELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI.....
Il kaos di questa fase è creato ad arte. Serve per disviare la mente dell'opinione pubblica, così si possono sepellire le malefatte precedenti.
Da il Fatto:
Consip, non è un colpo di Stato ma uno scoop
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Per dimostrare la congiura inesistente, si falsificano i fatti. Accusando della stessa cosa inquirenti e Fatto
Ricostruzione – Dall’intercettazione tra l’ex premier e Adinolfi alle parole della pm di Modena (di M. Lillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -al-golpe/
Quando Craxi gridava al golpe contro i partiti che rubavano, gli tiravano le monetine. Quando B. gridava al golpe contro se stesso e le sue aziende, gli ridevano in faccia. Ora che Salvini grida al golpe contro la Lega che si fregava i finanziamenti pubblici, lo prendono a pernacchie. Invece, se Renzi, Franceschini, Orfini, Zanda, Pinotti e altri noti statisti gridano al golpe giudiziario dei carabinieri e del pm Woodcock contro lo stesso Renzi (mai indagato), tutti li prendono sul serio. Politici e giornali. Che però manipolano i dati di fatto
di Marco Travaglio
•accuse e risposte – il pm di Modena accusa il Noe: “Scafarto e De Caprio mi dissero ‘Arriviamo a Renzi’”. “Falso. Mai detto” •l’ex premier – Renzi: “Caso utilizzato per gettarmi fango” •il premier – Gentiloni: “Inaccettabili comportamenti che screditano istituzioni” •pm contro pm – Woodcock indagato per falso •il processo – PRIMA SENTENZA: gasparri patteggia
•WOODCOCK POTEVA INTERCETTARE TIZIANO RENZI DURANTE LA CAMPAGNA REFERENDARIA. NON LO FECE PER “RISPETTO ISTITUZIONALE”
^^^^^^^^^
Il quotidiano degli STRUMPTRUPPEN, va in soccorso di chi appartiene alla stessa famiglia GELLIANA
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Il pm che inquisisce solo vip
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
36 minuti fa
28
...IL KAOS AL TERMINE DELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI.....
Il kaos di questa fase è creato ad arte. Serve per disviare la mente dell'opinione pubblica, così si possono sepellire le malefatte precedenti.
Da il Fatto:
Consip, non è un colpo di Stato ma uno scoop
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Per dimostrare la congiura inesistente, si falsificano i fatti. Accusando della stessa cosa inquirenti e Fatto
Ricostruzione – Dall’intercettazione tra l’ex premier e Adinolfi alle parole della pm di Modena (di M. Lillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -al-golpe/
Quando Craxi gridava al golpe contro i partiti che rubavano, gli tiravano le monetine. Quando B. gridava al golpe contro se stesso e le sue aziende, gli ridevano in faccia. Ora che Salvini grida al golpe contro la Lega che si fregava i finanziamenti pubblici, lo prendono a pernacchie. Invece, se Renzi, Franceschini, Orfini, Zanda, Pinotti e altri noti statisti gridano al golpe giudiziario dei carabinieri e del pm Woodcock contro lo stesso Renzi (mai indagato), tutti li prendono sul serio. Politici e giornali. Che però manipolano i dati di fatto
di Marco Travaglio
•accuse e risposte – il pm di Modena accusa il Noe: “Scafarto e De Caprio mi dissero ‘Arriviamo a Renzi’”. “Falso. Mai detto” •l’ex premier – Renzi: “Caso utilizzato per gettarmi fango” •il premier – Gentiloni: “Inaccettabili comportamenti che screditano istituzioni” •pm contro pm – Woodcock indagato per falso •il processo – PRIMA SENTENZA: gasparri patteggia
•WOODCOCK POTEVA INTERCETTARE TIZIANO RENZI DURANTE LA CAMPAGNA REFERENDARIA. NON LO FECE PER “RISPETTO ISTITUZIONALE”
^^^^^^^^^
Il quotidiano degli STRUMPTRUPPEN, va in soccorso di chi appartiene alla stessa famiglia GELLIANA
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Il pm che inquisisce solo vip
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
36 minuti fa
28
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
UncleTom ha scritto:L'OVRA SI E' DATA DA FARE PERCHE' QUESTO POST NON VENISSE PUBBLICATO
...IL KAOS AL TERMINE DELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI.....
Il kaos di questa fase è creato ad arte. Serve per disviare la mente dell'opinione pubblica, così si possono sepellire le malefatte precedenti.
Da il Fatto:
Consip, non è un colpo di Stato ma uno scoop
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Per dimostrare la congiura inesistente, si falsificano i fatti. Accusando della stessa cosa inquirenti e Fatto
Ricostruzione – Dall’intercettazione tra l’ex premier e Adinolfi alle parole della pm di Modena (di M. Lillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -al-golpe/
Quando Craxi gridava al golpe contro i partiti che rubavano, gli tiravano le monetine. Quando B. gridava al golpe contro se stesso e le sue aziende, gli ridevano in faccia. Ora che Salvini grida al golpe contro la Lega che si fregava i finanziamenti pubblici, lo prendono a pernacchie. Invece, se Renzi, Franceschini, Orfini, Zanda, Pinotti e altri noti statisti gridano al golpe giudiziario dei carabinieri e del pm Woodcock contro lo stesso Renzi (mai indagato), tutti li prendono sul serio. Politici e giornali. Che però manipolano i dati di fatto
di Marco Travaglio
•accuse e risposte – il pm di Modena accusa il Noe: “Scafarto e De Caprio mi dissero ‘Arriviamo a Renzi’”. “Falso. Mai detto” •l’ex premier – Renzi: “Caso utilizzato per gettarmi fango” •il premier – Gentiloni: “Inaccettabili comportamenti che screditano istituzioni” •pm contro pm – Woodcock indagato per falso •il processo – PRIMA SENTENZA: gasparri patteggia
•WOODCOCK POTEVA INTERCETTARE TIZIANO RENZI DURANTE LA CAMPAGNA REFERENDARIA. NON LO FECE PER “RISPETTO ISTITUZIONALE”
^^^^^^^^^
Il quotidiano degli STRUMPTRUPPEN, va in soccorso di chi appartiene alla stessa famiglia GELLIANA
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Il pm che inquisisce solo vip
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
36 minuti fa
28
I camerati Gelliani, oggi STRUMPTRUPPEN, sul loro quotidiano della propaganda spinta, in prima pagina in alto, scrivevano:
POLITICA E GIUSTIZIA
LA VERITA SUI COMPLOTTI
Dopo l’inchiesta taroccata contro Renzi la sinistra «scopre» le toghe politicizzate
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:L'OVRA SI E' DATA DA FARE PERCHE' QUESTO POST NON VENISSE PUBBLICATO
...IL KAOS AL TERMINE DELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI.....
Il kaos di questa fase è creato ad arte. Serve per disviare la mente dell'opinione pubblica, così si possono sepellire le malefatte precedenti.
Da il Fatto:
Consip, non è un colpo di Stato ma uno scoop
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Per dimostrare la congiura inesistente, si falsificano i fatti. Accusando della stessa cosa inquirenti e Fatto
Ricostruzione – Dall’intercettazione tra l’ex premier e Adinolfi alle parole della pm di Modena (di M. Lillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -al-golpe/
Quando Craxi gridava al golpe contro i partiti che rubavano, gli tiravano le monetine. Quando B. gridava al golpe contro se stesso e le sue aziende, gli ridevano in faccia. Ora che Salvini grida al golpe contro la Lega che si fregava i finanziamenti pubblici, lo prendono a pernacchie. Invece, se Renzi, Franceschini, Orfini, Zanda, Pinotti e altri noti statisti gridano al golpe giudiziario dei carabinieri e del pm Woodcock contro lo stesso Renzi (mai indagato), tutti li prendono sul serio. Politici e giornali. Che però manipolano i dati di fatto
di Marco Travaglio
•accuse e risposte – il pm di Modena accusa il Noe: “Scafarto e De Caprio mi dissero ‘Arriviamo a Renzi’”. “Falso. Mai detto” •l’ex premier – Renzi: “Caso utilizzato per gettarmi fango” •il premier – Gentiloni: “Inaccettabili comportamenti che screditano istituzioni” •pm contro pm – Woodcock indagato per falso •il processo – PRIMA SENTENZA: gasparri patteggia
•WOODCOCK POTEVA INTERCETTARE TIZIANO RENZI DURANTE LA CAMPAGNA REFERENDARIA. NON LO FECE PER “RISPETTO ISTITUZIONALE”
^^^^^^^^^
Il quotidiano degli STRUMPTRUPPEN, va in soccorso di chi appartiene alla stessa famiglia GELLIANA
Così giornali e politici stravolgono la realtà
Il pm che inquisisce solo vip
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
Tra grandi flop e trame. Ama intercettare a strascico, e per questo è già stato bacchettato. Ecco tutti i suoi errori
36 minuti fa
28
I camerati Gelliani, oggi STRUMPTRUPPEN, sul loro quotidiano della propaganda spinta, in prima pagina in alto, scrivevano:
POLITICA E GIUSTIZIA
LA VERITA SUI COMPLOTTI
Dopo l’inchiesta taroccata contro Renzi la sinistra «scopre» le toghe politicizzate
Mentre sul Fatto:
Tutto quello
che dice Renzi
è falso
LILLO A PAG. 4 - 5
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 16 ospiti