Diario della caduta di un regime.

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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI: ULTIMO ATTO – LA LUNGA AGONIA




CON FARSA AL ITALIA,………..SI VOLA…………..





7 ore fa
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Fi ora vola nei sondaggi
L'obiettivo di Berlusconi:
il centrodestra al 40%
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI: ULTIMO ATTO – LA LUNGA AGONIA


L’ITALIA ALLO SFASCIO



Questa mattina avevano presentato con la solita grande enfasi, l’ideona dell’ex Cav. Banana.

ANTONIO TAJANI …PREMIER

Adesso l’articolo lo hanno tolto.

In cambio, spunta:


15 minuti fa
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Ora spunta l'idea Tajani
che tenta il centrodestra
Lui: 'Sto bene dove sto'

Luca Romano




Ora l'idea Tajani tenta il centrodestra
Spunta il nome del presidente del Parlamento Ue come possibile candidato premier del centrodestra. Ma Salvini frena
Luca Romano - Lun, 04/09/2017 - 16:50
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L'idea Antonio Tajani tenta fortemente il centrodestra. Il presidente del Parlamento Europeo, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe il candidato premier per il centrodestra.



È su di lui che avrebbe puntato Silvio Berlusconi. "Tajani sarà il jolly con cui Berlusconi si presenterà da Mattarella nel caso in cui la somma dei parlamentari eletti da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e delle altre liste ascrivibili al centrodestra superasse l’asticella della maggioranza alla Camera e al Senato". A scriverlo è il Corriere della Sera che, analizzando i punti di forza che hanno portato il leader azzurro a puntare su Tajani, annovera tra gli altri quello di essere "un mediatore nato", di avere un ottimo legame con Angela Merkel e di essere capace di unire tutti.
"Ho grande stima di Antonio Tajani, apprezzo il ruolo che ha svolto e svolge in Europa, rappresenta un orgoglio e una risorsa per Forza Italia ma non commento indiscrezioni di stampa", ha dichiarato all'AdnKronos Mara Carfagna.
Tuttavia, il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ha subito espresso diverse critiche: "Ho visto che Berlusconi ha cambiato tanti nomi, io mi preoccupo di più del programma e della nostra squadra. Tajani è responsabile di tutte le scelte di questa Europa, dove governa insieme al Pd, una Europa che tutti dicono che cosi come è non va bene. Bisogna tener presente che le decisioni prese da Bruxelles sulle banche, sull'agricoltura, come le sanzioni alla Russia e i regali alla Turchia hanno visto Tajani corresponsabile. Nostro obbiettivo è che il centrodestra vinca e che la Lega sia il primo partito così che saremo noi a indicare leader e squadra di governo".
Sulla stessa linea di pensiero il deputato del gruppo Misto, Maurizio Bianconi: "Leggo che l'ex Cav, rilegittimato dalla Merkel al congresso Ppe di Malta,ha confermato che punta ad un'alleanza permanente con il Cancelliere, prossimo ad una rielezione e di conseguenza indica Tajani "uomo di grandi capacità di mediazione", vicinissimo alle politiche europee filogermaniche, per il premierato post elettorale. In sintesi nel suo abituale linguaggio traverso Berlusconi promette ai suoi elettori e ai suoi alleati, in grande maggioranza, contrari all'Europa merkeliana, ai governi Ppe/ pse (Fi/Pd), proprio quello contro il quale pensano di lavorare e di votare. È proprio vero che quando ci si vuol rovinare non c'è ragionamento o buon senso che tenga: si infila nel baratro a capofitto, con buona pace di chi come il sottoscritto, ormai credo semisolitario, grida, "il vero centrodestra mai con Berlusconi".
Nel pomeriggio è arrivata la risposta del diretto interessato. "Io sto bene dove sto, al Parlamento Europeo. Sto mettendo tutto il mio impegno per guidare questa istituzione che ho l'onere e l'onore di rappresentare. Per quanto riguarda la guida del centrodestra, credo che il miglior candidato per la vittoria si chiami Silvio Berlusconi, non ne vedo altri che possano portare il centrodestra alla vittoria. Il migliore è sempre lui. L'importante è che remiamo tutti insieme guardando sempre all'interesse dei cittadini. Dobbiamo creare una coalizione articolata con FI, Lega, FDI e anche l'Udc di Cesa. Con queste forze possiamo candidarci al governo del Paese e vincere le elezioni", ha dichiarato Antonio Tajani ai microfoni della trasmissione "Ho scelto Cusano - Dentro la notizia", condotta da Gianluca Fabi e Daniel Moretti, su Radio Cusano Campus, emittente dell'Università Niccolò Cusano.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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2017 anno della sfiga????????????

Vabbè che hanno tutti superato la media dei 72 anni, ma quest’anno è una strage.

Se ne stanno andando tutti. Un mondo, quello dell’Italia del dopo guerra è finito





Cinema, è morto l’attore Gastone Moschin: l’architetto Melandri di «Amici miei»


Corriere della Sera
Redazione Online2 ore fa

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A 88 anni è morto l’attore Gastone Moschin. Dopo aver iniziato la carriera nel teatro, Moschin passò al cinema . Il ruolo a cui Moschin deve la popolarità maggiore, è quello dell’architetto inguaribilmente romantico Rambaldo Melandri, protagonista, al fianco di Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Duilio Del Prete, della saga di «Amici miei». Il primo film, diretto da Mario Monicelli, esce nel 1975 e si classifica al primo posto negli incassi della stagione.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Oggi, la redazione di Libre associazione di idee, ha scelto di pubblicare questa recensione dell’avvocato Marco Della Luna.

Della Luna mette in evidenza il potere totalitario della finanza, che io correggerei in “massonico-finanziario”, che in effetti controlla gran parte del pianeta.

Come accenna nel suo ultimo libro, Della Luna ritiene che questi grandi poteri non riusciranno a piegarci.

Io ho un po’ di dubbi in proposito, guardando la platea che affolla la Repubblica dei Brocchi.

Salvini e Di Maio che sostengono di essere andati alla riunione dell’Ambrosetti solo per farsi conoscere.

Come se in quell’ambiente non li conoscessero già. Ma è il primo passo verso la genuflessione futura verso i poteri forti di terzo livello, quelli a carattere nazionale.

Non sarà di certo il fantasma della vecchia mummia cinese di Hardcore, ricomparso sulla scena del teatrino della politica. Già messo da parte dai poteri forti di primo e secondo livello nel 2011.

E nemmeno il boss dei Grillopardi.

Pinocchio Mussoloni non ci pensa neppure.

Lui si è già genuflesso tre anni fa, in cambio del via libera per diventare ducetto e sa chi veramente comanda.






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Oltre l’agonia: potere totalitario, ma non vincerà per sempre
Scritto il 05/9/17 • nella Categoria: Recensioni Condividi


«Quando saremo completamente sottomessi, non ci renderemo neanche più conto di avere perduto la nostra dignità».

Eppure, i grandi poteri non riusciranno a piegarci: nel suo ultimo saggio, “Oltre l’agonia”, Marco Della Luna spiega «come fallirà il dominio tecnocratico dei poteri finanziari».

Avvocato, Della Luna esercita da anni la professione forense.

Laureato in psicologia a Padova, è un attento studioso degli strumenti psicologici, economici e giuridici di dominazione sociale.

Collabora con riviste come “Tema”, “Il Consapevole”, “Nexus”, “Il Popolo”.

Tra i suoi volumi più recenti, “Euroschiavi”, “Polli da Spennare”, “Basta con questa Italia”.

«Il capitalismo finanziario – afferma – sta diventando sempre più un potere politico assoluto e totalitario», dal momento che «oltre a trasformare l’uomo in merce, degrada la società in due maniere: le infligge ricorrenti crisi e riduce tutti a sudditi senza diritti».

Con il pretesto di dover rassicurare i “mercati”, questo super-potere invisibile «giustifica il controllo sociale attraverso nuovi mezzi elettronici e organici che tracciano e violano l’uomo con tecniche di manipolazione neurale e biologica, applicando gli strumenti della psicologia aziendale».

Prima di spingere lo sguardo “oltre l’agonia”, Della Luna punta al cuore di tenebra del mostro che sta sfigurando l’Italia, mezza Europa e il resto del mondo: «Con il pretesto di dover assicurare a tutti i costi la governance richiesta dagli stessi mercati che hanno destabilizzato la società», il neo-totalitarismo finanziario «crea la giustificazione per controllare la vita sociale attraverso nuovi strumenti elettronici e biologici, che tracciano, violano e manipolano l’uomo fin nella sua integrità neurofisiologica».

Socché, questa “società gestita”, pilotata dall’alto, «è il risultato dell’applicazione degli strumenti della psicologia aziendale», potenziati con tecniche di manipolazione derivati dalle neuroscienze.

Questa raffinata tecnologia «ha dato ai governanti non solo un potere di controllo e intervento su tutti noi prima impensabile, ma anche una nuova struttura del potere stesso».

Una struttura «delocalizzata e politicamente irresponsabile, in cui l’automazione e la smaterializzazione degli strumenti di governo e di arricchimento hanno privato le persone del potere di contrattazione e della partecipazione ai processi decisionali, relegandole al margine dei circuiti produttivi e decisionali».

Questo processo ha generato «un ordine contrario ai bisogni dell’uomo e della biosfera, cementato da un catechismo ideologico “politicamente corretto” che criminalizza, censura e inibisce chi ne critica i fondamenti».

Di fatto, «siamo piegati dalle crisi incalzanti e dalle loro imposizioni, e così accettiamo che la sopravvivenza del sistema produttivo da cui dipendiamo necessiti di un maggior controllo sociale, di una crescente riduzione delle sicurezze personali, delle relazioni comunitarie e delle libertà».

Il capitalismo finanziario, poi, «alimenta il falso dogma della scarsità della moneta e sta diventando sempre più una guida politica assoluta».

Oltre a mercificare l’uomo, questo super-potere apolide «disgrega e degrada la società in due maniere: le infligge ricorrenti crisi e dissolve le sue basi morali in una logica di competizione individualistica».

Nel libro, Della Luna descrive questo minaccioso passaggio epocale, in cui l’umanità sta rischiando tutto.

Per contro, l’autore indica una possibile via di uscita dall’incombente dominio tecnocratico: risiede, per forza di cose, «nella stessa insondabile e incoercibile complessità del mondo, della psiche, dell’Essere».

(Il libro: Marco Della Luna, “Oltre l’agonia. Come fallirà il dominio tecnocratico dei poteri finanziari”, Arianna Editrice, 160 pagine, euro 9,80).
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Carpeoro: ma il fascismo nacque da massoneria e Vaticano
Scritto il 04/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

Attenti al lupo?

Non lasciatevi ingannare: perché se il “lupo” è il fantasma storico del fascismo, a lanciare periodicamente l’allarme sul suo ipotetico, improbabile ritorno sono «faine e donnole», le stesse che quel “lupo” lo fabbricarono, cent’anni fa.

Agitarne lo spettro, oggi?

E’ comodo: in quel modo, “faine e donnole” «possono continuare indisturbate ad aggirarsi per i pollai».

Fuor di metafora: i voraci mustelidi (le faine e le donnole, appunto) altro non sarebbero che la massoneria e il Vaticano, cioè i due veri genitori (occulti) del movimento politico reazionario fondato negli anni ‘20 dall’ex dirigente socialista Benito Mussolini.

E’ la ricostruzione che Gianfranco Carpeoro affida al suo prossimo saggio, “Il compasso, il fascio e la mitra”, in uscita tra qualche mese.

Retroscena in arrivo, documenti alla mano: furono le dirigenze massoniche e cattoliche a pianificare l’ascesa del fascismo, fino alla sua rimozione dopo il ventennio, per poi continuare – attraverso la sovragestione finanziaria del paese – a reggere i destini economici dell’Italia anche nel dopoguerra, sempre attraverso una tacita spartizione “bipartisan” del potere.

«Il fascismo nasce da uno scontro folle, violentissimo e senza esclusione di colpi, tra la massoneria e il Vaticano», dichiara Carpeoro in diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights”.

«Il fascismo nasce favorito dalla massoneria», ma poi si trasforma: «Da masso-fascismo diventa catto-fascismo», quindi «scarica la massoneria (la mette finanche fuorilegge) e si allea col Vaticano».

E alla fine, il movimento fascista «viene tradito, e annullato, da queste due forze: massoneria e Vaticano».

Il regista della reintroduzione del Vaticano nel sistema politico italiano?

«E’ un signore che ha un nome evocativo: si chiama Gentiloni, è il nonno dell’attuale premier».

Dopo la presa di Roma del 1870, ricorda il “Giornale”, Pio IX aveva decretato, con il “non expedit”, che i credenti italiani non partecipassero più alla politica.

Decisione confermata dal successore, Leone XIII.

Ma Pio X, pontefice dal 1903, aveva capito che il blocco non era ulteriormente sostenibile: «C’era da affrontare il “pericolo rosso”, ovvero i socialisti, e quindi occorreva accordarsi con i liberali, rappresentati dal capo del governo Giovanni Giolitti».

Lo stesso Giolitti, continua il “Giornale”, aveva fatto una mossa da grande giocatore introducendo il suffragio universale maschile, per cui alle elezioni del 1913 gli aventi diritto al voto sarebbero passati da 3 a 8 milioni.

«Lo Stato liberale rischiava grosso, ma anche la Chiesa: se il Papa avesse confermato il “non expedit”, il Parlamento poteva cadere in mano ai socialisti; per evitarlo, i cattolici avrebbero dovuto appoggiare i liberali.

Quella di Giolitti fu una strategia vincente, però lo Stato laico finiva per ammettere implicitamente, dopo quasi mezzo secolo, che non era possibile governare l’Italia senza la Chiesa».

Il tramite dell’accordo, raggiunto nel 1912, fu il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, dirigente dell’Azione Cattolica.

Obiettivo del Vaticano: mobilitare gli elettori cattolici per «opporsi a ogni proposta di legge contro le istituzioni religiose», ma anche tutelare le scuole cattoliche, battersi per l’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche, respingere qualsiasi legge divorzista.

«Il “non expedit” venne tolto, e il patto venne applicato in 330 collegi su 508, tutti quelli dove c’era il pericolo che vincessero i socialisti».

Quel patto, aggiunge il “Giornale”, doveva rimanere segreto.

«Ma Gentiloni – che ci teneva a entrare nella storia, e infatti ci è entrato – rivelò sia le clausole sia il nome dei candidati che vi avevano aderito.

Si scoprì così che molti erano massoni, ovvero nemici mortali della Chiesa, almeno in teoria».

Nemici giurati, ma pronti a mettersi d’accordo per spartirsi il potere, sostiene Carpeoro, in un mondo dove – dietro le apparenze – si bada al sodo, e l’alleato di oggi può diventare l’avversario di domani.

«I massoni, che favoriscono il fascismo – dichiara Carpeoro – sono gli stessi che poi lo vanno ad appendere a testa in giù, Mussolini».

Pochi sanno che quando il Duce fu appeso a testa in giù, a piazzale Loreto, «c’era un’intera loggia del Grande Oriente d’Italia».

Una loggia presente al gran completo, che pronunciò anche delle parole rituali, in quella macabra circostanza: «Non vi scordate che l’Appeso, nei tarocchi, è la carta derivante dal capovolgimento dell’Imperatore», sottolina Carpeoro, di cui pochi mesi fa è uscito in libreria il primo volume del saggio “Summa Symbolica”.

Un libro edito da L’Età dell’Aquario, che rivela l’alfabeto – spesso arcano – dei simboli che ci circondano.

“Faine e donnole, massoneria e Vaticano, fascismo e poi antifascismo: «Sotto questo profilo – continua Carpeoro – ci sono dei termini di continuità, perché poi anche la Repubblica nasce all’insegna di un patto, sia pure abbastanza belligerante, tra massoneria e Vaticano».

Risvolti di una storia che vive di chiaroscuri: «La massoneria imparerà a infiltrarsi nel Vaticano e il Vaticano imparerà a infiltrarsi nella massoneria, però poi in realtà il sistema economico verrà garantito da Mediobanca, che è l’istituzione finanziaria massonica, e dalle istituzioni finanziarie vaticane, principalmente dalle cosiddette banche cattoliche, che poi confluiranno, in termini di collegamento, nel sistema Ior».

Quindi, conclude lo studioso, c’è poco da fidarsi del ricorrente monito sul possibile ritorno del fascismo: «Fa parte del sistema di equilibrio-squilibrio tra i due veri sistemi organizzati», cioè la massoneria e il Vaticano.

Sono loro il potere, quello autentico: e se ogni tanto riesumano lo spettro del fascismo, gridando “attenti al lupo”, è per poter continuare, «in quanto faine e donnole», ad «aggirarsi indisturbate per i pollai».
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI: ULTIMO ATTO - LO SFASCIO TOTALE




Di cosa si nutrono gli "Italiani brava gente", in questa fase di collassamento della REPUBBLICA DEI BROCCHI:



Dal sito, msm.com:

Alfonso Signorini, sul cast della nuova edizione del Grande Fratello Vip: 'sei famoso perché sei fratello di. Dai, non è il massimo
BANG Showbiz
Bang Showbiz6 ore fa

Il Grande Fratello Vip inizierà lunedì prossimo, ma già si scatenano le polemiche.
Il direttore di 'Chi', Alfonso Signorini, che anche quest'anno affiancherà Ilary Blasi nella conduzione del reality show, se da un lato afferma che il cast di quest'anno sarà più forte di quello precedente, dall'altro ha detto la sua a proposito di alcuni concorrenti della nuova edizione, precisando anche di non conoscerli tutti.
"Alt Non li conosco tutti tutti. Da telespettatore, per esempio, non so chi siano Gianluca Impastato, il comico di Colorado, né Luca Onestini, il tronista di Uomini e Donne, o Ignazio Moser", ha affermato.
Poi si è posto la domanda se per essere considerato vip basti essere fratello o sorella di qualcuno che è famoso. Il riferimento è chiaramente a Jeremias e Cecilia, rispettivamente fratello e sorella di Belén.
" ... Ma basta essere fratello (Jeremias) o sorella (Cecilia) di Belen Rodriguez per essere considerati dei vip? Per me no! Ma anche per i due ragazzi: tu sei famoso perché sei 'fratello di'. Dai, non è il massimo. Meglio avere dei talenti propri... ", ha affermato con decisione.
E ha proseguito: " ... Io nella 'Casa' voglio più Cecilia e meno Belen. Ormai non le distinguo più. Anche sui social: stesse foto sexy, stessa posa, stesso 'lato b' sporgente ...".
Alla fine, a chi lo ha rimproverato di essere indulgente con quelli che conosce, ha risposto: "Ok. Nella scorsa edizione la Prati e la Marini erano sicure di essere raccomandate da me. Ma con loro ho usato più bastone che carota. La stessa convinzione oggi ce l'ha Cristiano Malgioglio. Mi scrive, mi chiama "tesoro". Malgioglio, come si dice: "Attaccati e ciaone".
/it-it/intrattenimento/notizie/alfonso-signorini-sul-cast-della-nuova-edizione-del-grande-fratello-vip-sei-famoso-perch%c3%a9-sei-fratello-di-dai-non-%c3%a8-il-massimo/ar-AAro3n7?


li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp GF Vip, pioggia di critiche /it-it/intrattenimento/notizie/cristiana-capotondi-al-festival-di-venezia-la-scollatura-stupisce-tutti/ar-AArnIAQ?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp Capotondi, look che stupisce /it-it/money/storie-principali/

la-rai-taglia-il-compenso-di-bruno-vespa-del-30percent-guadagner%c3%a0-12-milioni-per-120-serate/ar-AAroy0P?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp Vespa, stipendio decurtato del 30% /it-


it/sport/calcio/altro-flop-per-largentina-dybala-e-icardi-sul-banco-degli-imputati/ar-AArnTvL?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp Argentina, flop Icardi e Dybala /it-it/sport/calcio/berardi-gaglia-o-chiesa-chi-pu%c3%b2-aiutare-litalia/ar-


AArnSjX?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp Crisi Italia, largo ai giovani?


/it-it/motori/newcars/nissan-leaf-nuova-arma-elettrica/ar-AArnm9V?li=AAaxHVJ&ocid=spartanntp Nissan Leaf, nuova arma elettrica




Perchè il potere di terzo livello si dovrebbe preoccupare più di tanto di quello che accade in Italia oggi.???????

Tanto, "gli italiani brava gente", si accontentano di quello che gli diamo in pasto tutti i santi giorni
Da mò.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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LA REPUBBLICA DEI BROCCHI: ULTIMO ATTO - LO SFASCIO TOTALE





"Il capitalismo non è bello e non è giusto,
ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo
posto restiamo estremamente perplessi"

John Maynard KEYNES




Quando si presenta ingiusto

Se il vaccino serve per prevenire dalle malattie la specie umana, benvenga.
Se deve solo ingrassare gli azionisti delle multinazionali farmaceutiche perché il businnes è businnes, allora se lo ficchino in quel posto.
Io la penso così.




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Vaccinisti di tutto il mondo unitevi: ecco la Gavi di Bill Gates
Scritto il 07/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi

«Esiste, in questo nostro mondo globalizzato, anche una “alleanza globale per i vaccini”, di nome Gavi».

Essendo globale ha un nome inglese, “Global Alliance for Vaccines and Immunisation”.

E’ fuori da ogni controllo pubblico, fondata nel 2000 dalla “Bill and Melinda Gates Foundation” con l’obiettivo di “incrementare l’accesso a vaccini nuovi e sottoutilizzati” per i bambini che vivono nei paesi poveri.

I vaccini “nuovi”, scrive Sonia Savioli, ormai compaiono a un ritmo sempre più incalzante, e che siano sottoutilizzati lo decidono loro.

«Loro chi? Gavi sta a Ginevra, dice di collegare settore pubblico e privato (traduzione: il pubblico sono gli Stati che pagano, il privato le industrie farmaceutiche che vendono).

Ma ci sono anche le agenzie Onu e le Ong, che finanziano o sono finanziate, in questa superalleanza.

E cioè, sempre gli Stati che pagano, con le nostre tasse».

Nel gennaio 2000, la Fondazione Gates spese 750 milioni di dollari (deducibili dalle tasse) per creare Gavi.

Scopo dichiarato, non solo di “reperire risorse finanziarie” per i vaccini già presenti sul mercato, ma anche per crearne di nuovi, «i quali permetteranno di reperire nuove e ingenti risorse finanziarie a chi li fa e li vende».

Altro obiettivo dichiarato: «Arrivare a farli pagare, i vaccini, ai governi delle nazioni “in via di sviluppo”».

E chi c’è a dirigere questa “Alleanza per i vaccini” che dice di volere il bene dei bambini dei paesi poveri?

A tirare le fila, scrivela Savioli sul “Cambiamento”, è Ngozi Okonjo Iweala, una robusta signora nigeriana con un curriculum impressionante: già ministra delle finanze e degli esteri nel governo nigeriano, prima ancora direttrice della Banca Mondiale, ora siede nella dirigenza della Fondazione Rockfeller.

«Si vede che la signora ha una marcia in più.

E il quotidiano britannico “The Guardian”, infatti, la definisce “una speranza per l’Africa”».

Non è il solo: un coro di lodi viene cantato attorno alla ex ministra nigeriana.

«Gli unici che nel coro stonano un po’, peccato, sono proprio i nigeriani», che nel 2016 chiedevano conto alla signora Ngozi Okonjo – attraverso l’Alta Corte federale di Lagos – di 30 bilioni di naira (moneta locale, pari a 130 miliardi di euro) scomparsi dai bilanci statali quand’era al dicastero delle finanze.

Poi, sempre nel 2016, una richiesta di indagine su di lei inviata alla Icc (Corte Criminale Internazionale) per uno scandalo di traffico di armi ammontante a due miliardi e rotti, questa volta di dollari.

Tra i sommi dirigenti di Gavi, continua Sonia Savioli, c’è anche David Sidwell, una specchiata carriera di banchiere internazionale tra Morgan Stanley, Jp Morgan e Ubs.

«Del resto, la Gavi non fa mistero della sua propensione finanziaria».
A parte il bla-bla sul salvare i bambini, quando si passa alle cose serie ecco come presenta se stessa ai suoi “clienti”.

Il titolo è “Il modello affaristico Gavi”, che “raccoglie la domanda dei paesi poveri, e invia ai produttori un chiaro segnale che vi è un ampio mercato percorribile per i vaccini” e “Il sostegno dei donatori… renderà possibile per i produttori fare nuovi investimenti per aumentare la produzione”.

Gavi si impegna anche a “migliorare la salute del mercato dei vaccini fino a far sì che la produzione incontri la richiesta”, lavora affinché “siano ridotti al minimo i rischi per i fornitori” e si adopera anche per procurare ai “produttori” “risorse, informazioni e incentivi per superare gli impedimenti ed entrare e competere nel mercato”.

«Come azienda non c’è male», chiosa Savioli.

«Noi italiani possiamo testimoniare che hanno fatto un buon lavoro».
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Ai camerati nostalgici sempre più fedeli del "nero", duro e puro, questa rivisitazione della storia gli farà venire i vermi.....


.....Figura chiave, un esponente di vertice della “libera muratoria” dell’epoca, vicino al Duce, che all’ultimo minuto avrebbe svelato al Vaticano le vere intenzioni del dittatore: simulare la sua deposizione e assegnare a Galeazzo Ciano la guida della futura Rsi, Repubblica Sociale Italiana, con l’incarico di sfilarsi dalla guerra ormai perduta e cercare di far dimenticare il fascismo,

abbracciando elementi di socialismo



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Carpeoro: un massone tradì Mussolini, che voleva arrendersi
Scritto il 08/9/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi


Mussolini organizzò personalmente l’auto-golpe del 25 luglio, per evitare all’Italia di essere invasa dai nazisti?

Archivi massonici finora rimasti top secret potrebbero gettare luce su un clamoroso retroscena della storia italiana.

Figura chiave, un esponente di vertice della “libera muratoria” dell’epoca, vicino al Duce, che all’ultimo minuto avrebbe svelato al Vaticano le vere intenzioni del dittatore: simulare la sua deposizione e assegnare a Galeazzo Ciano la guida della futura Rsi, Repubblica Sociale Italiana, con l’incarico di sfilarsi dalla guerra ormai perduta e cercare di far dimenticare il fascismo, abbracciando elementi di socialismo.

Una prospettiva allarmante per la Santa Sede, che avrebbe fatto fallire il piano, provocando il precipitare degli eventi – fino alla fucilazione di Ciano – dopo aver tempestivamente riferito ai tedeschi le reali intenzioni dell’entourage mussoliniano.

E’ l’ipotesi alla quale sta lavorando Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo” (Revoluzioni), già a capo della massoneria italiana di rito scozzese, quella di Piazza del Gesù, custode di archivi riservati come quello del duca-conte Carlo Alberto Di Tullio, dirigente fascista lombardo.

Capo dell’Ovra di Pavia sotto la Rsi, Di Tullio fu poi “graziato” dal tribunale partigiano presiediuto da Oscar Luigi Scalfaro: con l’aiuto della Croce Rossa – utilizzando la sua carica – il futuro “gran maestro” Di Tullio aveva messo in salvo decine di ebrei, dopo l’8 settembre 1943.

Lo studio di Carpeoro, probabilmente destinato a essere condensato in un volume di prossima pubblicazione, potrebbe comprovare – documenti alla mano (nomi, date, eventi circostanziati) – quella che suona come la possibile “vera storia” del 25 luglio, con il Gran Consiglio del Fascismo al quale, a quel punto, non restò che deporre – davvero – Mussolini, il quale poi sarà confinato sul Gran Sasso e, di lì e poco, “liberato” (suo malgrado?) dai paracadutisti del Führer guidati da Otto Skorzeny.

Ammesso che l’ipotetico piano di Mussolini per tentare di passare al post-fascismo fosse autentico e realistico, quanto sarebbe cambiata la storia italiana se fosse andato in porto?

Il futuro governo Ciano sarebbe stato protetto dalla longa manus degli inglesi, dai quali il giovane Mussolini era stato a lungo stipendiato come loro agente?

Domande che restano nel mondo delle ipotesi, di fronte alla drammatica realtà dell’8 settembre 1943, con l’Italia in balia degli eventi dopo il proclama Badoglio, che lasciava l’esercito allo sbando, senza ordini precisi, e quindi nelle mani degli ex alleati tedeschi, prontamente trasformatisi in invasori.

Sullo choc dell’8 Settembre l’Italia ha prodotto un vastissimo patrimonio di testimonianze.

Tra le meno note quella di Nuto Revelli, lo scrittore del “Mondo dei vinti”.

Militare di carriera (tenente degli alpini) era un fascista convinto, fino alla tragedia della ritirata di Russia, che concluderà a modo suo: spedendo a casa, a Cuneo, tre fucili mitragliatori, in vista della resa dei conti con fascisti e nazisti.

Nel memorabile “La guerra dei poveri” (Einaudi), il giovane Nuto – a cui la guerra fascista ha aperto gli occhi, mostrandogli la brutalità e la corruzione del regime – descrive con sgomento, in pagine memorabili, il disfascimento della Quarta Armata, tornata precipiosamente in Italia, attraverso le Alpi, dopo aver abbandonato il Sud della Francia.

Anche la “Guerra dei poveri” rivela come, in fondo, la realtà storica è fatta anche di chiaroscuri: lo stato maggiore della Quarta Armata, pur fascista, aveva al seguito centinaia di ebrei, sottratti alla Gestapo.

La loro storia, sempre Nuto Revelli la racconterà in una delle sue ultime opere, “Il prete giusto”, che dà la parola a un umile e coraggioso sacerdote, don Raimondo Viale (poi “sospeso a divinis” dalle autorità vaticane), che riuscì a mettere in salvo le famiglie ebree giunte in Italia insieme ai soldati in fuga dalla Provenza.

Regione francese che poi lo stesso Revelli contribuì a liberare – altra pagina di storia poco nota – esportando oltralpe la guerra partigiana dopo aver contrastato duramente le colonne corazzate tedesche in valle Stura, sulle montagne cuneesi.

La liberazione mise fine a 20 mesi di spaventosa violenza, inaugurati dall’eroico sacrificio della Divisione Aqui che, sull’isola greca di Cefalonia, rifiutò di arrendersi ai tedeschi.

Un bilancio di sangue, quello della Resistenza, che secondo gli storici ammonta a decine di migliaia di vittime.

Davvero le si sarebbe potute risparmiare, se non fosse stato sabotato (come ipotizza Carpoero) il piano mussoliniano per uscire in sordina dal conflitto mondiale, abbandonando la Germania ed evitando gli orrori della guerra civile?

^^^^^^^
Nel memorabile “La guerra dei poveri” (Einaudi), il giovane Nuto – a cui la guerra fascista ha aperto gli occhi, mostrandogli la brutalità e la corruzione del regime

La corruzione esiste da sempre d'appertutto, ma da noi ha tre marce in più. E' un tipico prodotto tricolore come la pizza, la pastasciutta al ragù, la mozzarella e il barbera........
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Negli anni '50 ci avevano fatto credere:

E' la stampa, bellezza
https://www.youtube.com/watch?v=u3WpqsgTXUQ
e da non perdere, il successivo I tre giorni del condor

Oggi, invece, la stampa è questa:




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Addio giornalismo, l’agenda news è redatta da servizi segreti

Scritto il 06/9/17 • nella Categoria: idee Condividi

Cos’è il mainstream?

Quando in America si faceva l’esaltazione del giornalismo, il “Quarto Potere” era un’altra cosa.

Questa cosa non c’è più.

Questo giornalismo non esiste più.

È ormai storia.

Adesso siamo nella Comunicazione Mondiale Centralizzata.

È la fine di un processo.

Quello che si vede in superficie sono i proprietari: Murdoch, la “Bbc”, la “Cnn”… questa gente sono i magnati, ma non contano granché.

Anche loro sono stati messi sui binari da un sistema centrale unificato della comunicazione, che va al di là dei giornali e delle televisioni che vedete.

Siamo in un’altra epoca della storia dell’uomo.

L’informazione è unificata.

Noi tutti – italiani, francesi, tedeschi – siamo immersi in un flusso informativo che viene deciso da alcuni centri molto limitati di persone, i quali determinano ogni giorno l’agenda del giorno.

E tutti coloro che sono dentro questo sistema, e che non lo conoscono, non fanno che seguire più o meno le norme che vengono dettate da qualche parte.

E questa “qualche parte” sono i servizi segreti, che si sono organizzati da tempo per gestire questo tipo di informazione e che la determinano.

I canali principali sono quelli noti, la “Cnn”, la “Bbc”: queste sono le portaerei, insieme alla “Reuters”, all’“Associated Press”, ovvero l’informazione anglosassone, che determina tutta l’informazione dell’Occidente e gran parte dell’informazione mondiale.

Se tu stai dentro a questi binari vai bene.

Se vai fuori da questi binari esci dal giornalismo mainstream.

Se tu stai dentro tu sei costretto a raccontare bugie.

Non c’è via di mezzo, perché loro selezionano i quadri.

Io faccio i nomi.

Chi è il presidente della Rai? Monica Maggioni (ndr: selezionata per la carica di presidente della Commissione Trilaterale).

E per diventare presidente della Rai dovete passare attraverso una serie di prove.

Non venite nominati per caso alla testa della più importante compagnia informatrice che influisce su 60 milioni di persone.

Pensate che il potere lasci questi posti in mano a chiunque?

Non è così, toglietevelo dalla testa.

La signora Maggioni viene selezionata, così come quasi tutti i direttori dei più importanti giornali e telegiornali italiani, sulla base del suo fermo e determinato criterio di raccontare ciò che dice il mainstream e basta.

Lei sta lì per difendere la porta di ingresso.

Si chiama “gatekeeper”.

Riguarda tutti i grandi nomi del giornalismo italiano, senza eccezione alcuna.

Quasi, perché in qualche caso si può uscire dai binari.

Ma solo per un pochino, senza esagerare.

Per alcune questioni c’è il tabù assoluto.

E questo lo sanno tutti, a memoria, non c’è bisogno che glielo dicano.

Dell’11 Settembre non si deve parlare.

Nessuno dei giornali del mainstream ne parla.

Quelle rare volte che lo fanno – accade nel mio caso specifico, essendomi ingaggiato nella questione senza mezzi termini – ti circondano con 4 o 5 giornalisti, che ti impediscono di parlare o che ti interrompono, a cominciare dal conduttore.

Ti fanno parlare così ti possono dire “se ne è parlato”.

Soltanto che non se ne è parlato per niente, perché non ti danno modo di parlare.

È solo un esempio.

Questo è il mainstream.

E questo mainstream è potentissimo.

È invalicabile.

È costruito in modo tale che non se ne possa uscire.

Il mainstream è nutrito da una serie di sofisticati meccanismi di condizionamento dell’opinione pubblica.

Sofisticatissimi.

Ci sono interi edifici che lavorano per nutrire il mainstream di notizie false, o di notizie mezze false, o di notizie false per un terzo, a seconda dei casi.

E queste notizie diventano norma.

Ormai nel giornalismo contemporaneo non c’è più il criterio della verifica delle notizie.

Nessuno dei giornalisti dei più importanti giornali italiani pubblica notizie verificando la fonte.

Si prende la fonte che viene fornita dal mainstream.

Volete un esempio?

La stampa è nemica della pace.

Quando, dopo l’11 Settembre, ci fu l’attacco americano contro l’Iraq, che fu preparato con molta precisione dagli uffici di cui vi ho parlato, il segretario di Stato Colin Powell si dirige al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e a un certo punto alza una mano e mostra al mondo intero una fialetta, dicendo: «Abbiamo le prove che Saddam Hussein ha le armi di distruzione di massa». Nessuno dei giornali e delle televisioni italiane verificò quella notizia. E tutti i giornali italiani, all’unanimità assoluta, pubblicarono la fotografia di Colin Powell che alzava la mano, e dissero: «Saddam Hussein ha le armi di distruzione di massa».

Qualcuno lo mise anche tra virgolette, ma chi è che legge le virgolette?

Soltanto gli specialisti.

Tutti hanno letto sulle prime pagine dei giornali l’annuncio dell’invasione, l’annuncio di una guerra che avrebbe ucciso mezzo milione di iracheni. Mezzo milione di uomini e donne, vecchi, bambini sono stati massacrati sulla base di quella fialetta, che a posteriori si è scoperto che era una truffa. Lo capite quello che sto dicendo? È stata fatta una guerra che ha portato all’uccisione di Saddam Hussein, alla distruzione, conquista e colonizzazione di un paese e alla morte di mezzo milione di persone – probabilmente molte di più – sulla base di una menzogna.

Ma qui io non me la prendo con chi ha detto la menzogna.

Me la prendo con tutti i colleghi che quel giorno, senza verificare nulla – nulla! – accettarono la versione che era stata loro proposta a loro, come a Colin Powell, ironicamente.

Perché poi io sono amico di Gorbaciov e un giorno mi raccontò che lui era stato negli Stati Uniti e aveva parlato con Colin Powell.

E gli chiese: «Ma che cosa è successo?».

È un racconto di Gorbaciov, una rivelazione che non ho mai fatto.

Colin Powell si girò, lo guardò in faccia e disse: «Hanno ingannato anche me».

Voi capite il giro, vero?

E questo è il mondo nel quale voi vivete e del quale voi vi nutrite tutti i giorni.

(Giulietto Chiesa, “Il Sistema Centrale Unificato della comunicazione”, da “ByoBlu” del 14 agosto 2017).
erding
Messaggi: 1188
Iscritto il: 21/02/2012, 22:55

Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da erding »

Da facebook di Francesco Briganti

"... senza luce ...
Quando si spegne la luce, quando tutto intorno dovesse regnare il buio più tetro e scuro, quando le nebbie dell'incertezza,
attraverso un andare a senso perde anche il senso stesso dell'andare, ecco che l'uomo accoglie un qualsiasi barlume come
punto di riferimento e come meta verso cui convergere.
Quanto più si procedesse a tentoni, tanto più quel barlume assumerà aspetti di importanza. Quanto più il cammino diventasse
impervio ed irto di ostacoli, tanto più ogni possibile appoggio diverrà elemento insostituibile di sostegno ed aiuto.
L'uomo, animale sociale per eccellenza, animale assassino per eccellenza, animale egoista ed egocentrico per eccellenza
è anche, fatte le debite, doverose, eccezioni, anche un animale vigliacco per eccellenza e, dunque, la sua congenita paura,
anche del vivere stesso, lo rende schiavo, a seguire uno slancio di egoistico altruismo, del rapportarsi con il proprio intorno
e bisognoso di punti di riferimento e di fari luminosi cui indirizzare una qualsiasi meta quando non fosse la propria stessa esistenza.
L'egoistico altruismo, ossimoro filosofico esistenziale, ha nel proprio equilibrio il significato stesso delle società civili.
Lì dove questo equilibrio si mantenesse in un rapporto paritario le condizioni di vita del complesso sociale e di ogni singola
componente, troverebbero una propria collocazione, una propria importanza ed una propria funzione e ragione di ruolo,
di retribuzione, di validità di diritti, di obbligo di doveri.
Dove, invece, l'ago della bilancia pendesse verso l'egoismo o verso un altruismo esagerato, si verrebbero a creare,
sia nell'uno che nell'altro caso, condizioni di diseguaglianza, di sottomissione e/o di prevaricazione, discriminazioni
varie e strapoteri o anarchia. Insomma ogni convenzione sociale verrebbe man mano a cadere, i diritti e/o i doveri prenderebbero
il sopravvento gli uni sugli altri e si finirebbe per perdere ogni forma di rispetto innanzitutto verso sé stessi e poi e come
succedanea conseguenza verso tutti gli altri.
La storia, quella vera, quella a ripetersi puntualmente, quella che a pochi uomini insegna ed alla maggioranza appare senza
significato venendone relegata in un comparto privo di conseguenze, dice che succede sempre così ovunque nel mondo,
quali che siano la genesi, l'ambiente, la longitudine e la latitudine considerate.
La storia, infatti, non è genitrice ma è figlia; non è causa, ma è conseguenza. Essa è, perciò, figlia dell'uomo e l'uomo,
purtroppo per lui, è uguale a sé stesso in ogni parte di questo pianeta.
Per tutto ciò è stato questo anche il destino dell'Italia e degli Italiani i quali, a non esser diversi dagli altri ed anzi ad
essere gli interpreti tra i principi dell'ignoranza, delle amnesie storiche e dei peggiori difetti dell'uomo in quanto tale,
ad un certo punto della loro cronaca quotidiana, il cui insieme nel tempo determina poi la STORIA, hanno perso ogni
gradiente di parità tra l'altruismo e l'egoismo ed hanno fatto di una terra solare e grandemente illuminata un stanza buia
dove ogni procedere è frutto del caso ed in cui è grasso che cola riuscire a non sbattere mortalmente il muso contro
questo o quello scoglio improvviso.
Non ci sono se e non ci sono ma!. Chiunque con un minimo di onestà intellettuale non dovrebbe evitare di confrontarsi con
la realtà che lo circonda ed anzi dovrebbe farne analisi razionale e, persino, cinica addivenendo alla conclusione che " l
'è tutto sbagliato, l'è tutto da rifare ! ".
Il prossimo 5 novembre, nel proseguire un cammino in un buio pesto e asfissiante, si potrebbe cominciare ad accendere
qualche barlume di resipiscenza e, dunque, di cambiamento. Si potrebbe anelare a quelle finestre sull'infinito che, da decenni
oramai, sono sprangate o si aprono su tristi muri di contenzione o su squallidi e grigi cortili, per almeno cercare dell'aria
pura e senza prevedibili e scontati inquinanti.
Tutto sta nel decidere se continuare ad essere bestie da soma, asini buoni a trasportare sacchi di sale e pietre sempre più
onerose o finalmente essere destrieri purosangue ...
all'ultima curva prima della dirittura d'arrivo!." (Francesco Briganti)


L'uomo, solo nel bisogno, nell'estremo bisogno, riesce a far scattare quel “egoistico altruismo” che lo rende, purtroppo (a quanto pare)
apparentemente e momentaneamente, saggio. Difatti, basta ricorrere all'insegnamento che ci offre una giusta analisi storica
a partire dal mito biblico ad evidenziare che l'uomo deve sbatterci il muso per capire che ci si salva solo insieme e che,
solo rispettando l'altro e la natura, si trova pace ed armonia. Difatti l'Italia ha dato il meglio di se quando nella seconda guerra
mondiale e nell'immediato dopoguerra, quando tutto sembrava compromesso, il BISOGNO ha portato i migliori italiani a fare
sinergia e a stipulare un nobile patto, a darsi una Carta che guidasse le generazioni future. Nel frattempo a Ventotene
alcuni sognatori elaboravano una nobile, coraggiosa idea per una grande, pacifica, evoluta Europa. Passato il bisogno,
scordati gli orrori della guerra ci si è adagiati e perduto quel rigore etico morale necessario a tenere a bada gli egoismi vari,
individuali e di lobby e ci siamo ritrovati dove ci troviamo per aver disatteso quelle norme di saggezza che ci si era dati.
Un saluto. erding

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