Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
IlFattoQuotidiano.it / BLOG / di Antonello Caporale
Politica
Alluvione Livorno, dare l’allerta costa. E non porta voti
di Antonello Caporale | 11 settembre 2017
38
421
Più informazioni su: Livorno, Maltempo
Antonello Caporale
Giornalista
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Non dobbiamo fare i conti con la matematica ma con la nostra coscienza. Il modello di previsione delle bombe d’acqua fallisce una volta su tre. Domenica l’acqua doveva allagare Genova e invece le correnti l’hanno portata a Livorno. Roma aveva la certezza che nel pomeriggio si sarebbe scatenato un temporale importante (fino a 60 millimetri) e invece il nubifragio l’ha ricevuto al mattino e con cadute assai più consistenti (100 millimetri). Solo oggi sono decine le aree del paese sottoposte a vigilanza e colorate dalla Protezione Civile di arancione, il colore del pericolo imminente. Allerta dunque? La verità è più semplice e spietata: il meteo non riesce a definire i singoli punti di crisi, a volte fazzoletti di territorio di qualche migliaio di metri quadrati. Dare l’allerta invece costa, e parecchio. Costa fare uscire uomini e mezzi, costano gli straordinari, e i Comuni senza soldi non hanno granché da spendere.
Al netto delle inefficienze amministrative e delle vere e proprie omissioni di ufficio (la pulitura di tombini e caditoie), resta la questione di sempre: la tutela dell’ambiente è un’emergenza? Diciamoci la verità: se lo fosse, i piani di mitigazione del rischio idrogeologico, già belli ’e pronti, sarebbero in fase di attuazione. I finanziamenti per le opere di raccolta delle acque, di ripulitura dei fiumi, di rimboschimento e difesa dal rischio frane sarebbero continui nel tempo e anzi accresciuti.
Non è così, non funziona così. I piani ci sono, i progetti pure ma i soldi no. E la risposta è nel sostanziale disinteresse della classe dirigente. Non è solo la politica che non cura l’ambiente, e non è solo il campo progressista – come giustamente ha scritto ieri su Repubblica Walter Veltroni – ad aver dimenticato una battaglia che qualche anno fa fioriva sulla sua bocca e la distingueva dagli altri partiti.
La cura dell’ambiente non serve alla politica perché non porta voti, anzi ne toglie com’è noto in tema di abusi edilizi, e il terremoto di Ischia e la campagna elettorale siciliana che sul tema è massimamente comprensiva sono la prova regina. Il mondo dell’impresa non è sollecito a spendere la forza dei suoi interessi per dirottare gli investimenti in questo campo. Sono le grandi opere i business cari alle grandi aziende. Fare, costruire sempre e sempre di più, non mitigare, svuotare, o anche abbattere. E poi ci siamo noi giornalisti. Quante trasmissioni sull’ambiente e sugli scandali, le inefficienze che da esso derivano? E quante invece sull’immigrazione? Quante pagine dei giornali a denunciare l’erosione delle coste, i piani urbanistici incompleti, le montagne squartate? E quante destinate alla cronaca nera? Quanti cronisti a spulciare nei bilanci regionali per documentare quanti soldi restano solo sulla carta? E quanti intenti a redigere la nota politica sulla zuffa quotidiana?
Aspettiamo il disastro per parlarne. Quello di ieri, e quello che verrà.
Politica
Alluvione Livorno, dare l’allerta costa. E non porta voti
di Antonello Caporale | 11 settembre 2017
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Antonello Caporale
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Non dobbiamo fare i conti con la matematica ma con la nostra coscienza. Il modello di previsione delle bombe d’acqua fallisce una volta su tre. Domenica l’acqua doveva allagare Genova e invece le correnti l’hanno portata a Livorno. Roma aveva la certezza che nel pomeriggio si sarebbe scatenato un temporale importante (fino a 60 millimetri) e invece il nubifragio l’ha ricevuto al mattino e con cadute assai più consistenti (100 millimetri). Solo oggi sono decine le aree del paese sottoposte a vigilanza e colorate dalla Protezione Civile di arancione, il colore del pericolo imminente. Allerta dunque? La verità è più semplice e spietata: il meteo non riesce a definire i singoli punti di crisi, a volte fazzoletti di territorio di qualche migliaio di metri quadrati. Dare l’allerta invece costa, e parecchio. Costa fare uscire uomini e mezzi, costano gli straordinari, e i Comuni senza soldi non hanno granché da spendere.
Al netto delle inefficienze amministrative e delle vere e proprie omissioni di ufficio (la pulitura di tombini e caditoie), resta la questione di sempre: la tutela dell’ambiente è un’emergenza? Diciamoci la verità: se lo fosse, i piani di mitigazione del rischio idrogeologico, già belli ’e pronti, sarebbero in fase di attuazione. I finanziamenti per le opere di raccolta delle acque, di ripulitura dei fiumi, di rimboschimento e difesa dal rischio frane sarebbero continui nel tempo e anzi accresciuti.
Non è così, non funziona così. I piani ci sono, i progetti pure ma i soldi no. E la risposta è nel sostanziale disinteresse della classe dirigente. Non è solo la politica che non cura l’ambiente, e non è solo il campo progressista – come giustamente ha scritto ieri su Repubblica Walter Veltroni – ad aver dimenticato una battaglia che qualche anno fa fioriva sulla sua bocca e la distingueva dagli altri partiti.
La cura dell’ambiente non serve alla politica perché non porta voti, anzi ne toglie com’è noto in tema di abusi edilizi, e il terremoto di Ischia e la campagna elettorale siciliana che sul tema è massimamente comprensiva sono la prova regina. Il mondo dell’impresa non è sollecito a spendere la forza dei suoi interessi per dirottare gli investimenti in questo campo. Sono le grandi opere i business cari alle grandi aziende. Fare, costruire sempre e sempre di più, non mitigare, svuotare, o anche abbattere. E poi ci siamo noi giornalisti. Quante trasmissioni sull’ambiente e sugli scandali, le inefficienze che da esso derivano? E quante invece sull’immigrazione? Quante pagine dei giornali a denunciare l’erosione delle coste, i piani urbanistici incompleti, le montagne squartate? E quante destinate alla cronaca nera? Quanti cronisti a spulciare nei bilanci regionali per documentare quanti soldi restano solo sulla carta? E quanti intenti a redigere la nota politica sulla zuffa quotidiana?
Aspettiamo il disastro per parlarne. Quello di ieri, e quello che verrà.
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Re: Diario della caduta di un regime.
DUE MODI DI INTERPRETARE LO STESSO FATTO
Da La Repubblica:
"La propaganda fascista è reato". La Camera approva, ora la legge passa al Senato
1/30
La Repubblica
12 minuti fa
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Un solo articolo che stabilisce il reato di propaganda fascista. Si applica con l'introduzione dell'articolo 293-bis del Codice penale ed è stato approvato in serata dalla Camera. Ora il testo, approvato con 261 sì, 122 no e 15 astenuti, passa al Senato.
Una vittoria per il deputato pd Emanuele Fiano, primo firmatario, che ha sempre sostenuto che "non è una legge liberticida, ma serve a mettere un freno ai rigurgiti neo fascisti e al ritorno dell'ideologia di estrema destra". Una sconfitta per chi, come il capogruppo di Fratelli d'Italia-AN, Fabio Rampelli, attacca il provvedimento perchè "vuole mandare in galera chi produce il vino 'bevo nero e me ne frego', introduce la persecuzione della libertà di opinione".
La legge prevede l'introduzione del reato che punisce "chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco". Una norma che estende la legge Scelba del 1952 e poi la Mancino del '93, portando la legislazione a contemplare anche gesti individuali da punire come il saluto romano e la diffusione di gadget. La nuova norma prevede "la reclusione da sei mesi a due anni" per questa fattispecie di reato, inoltre "la pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici". Come previsto, i numeri alla Camera non hanno riservato sorprese: legge approvata con i voti a favore della maggioranza e della sinistra, contrari Forza Italia, Fdi, Lega Nord e M5S. Al Senato, però, gli equilibri sono più precari.
La legge Fiano è arrivata in aula in un momento particolarmente "caldo". La discussione era partita mentre balzava agli onori della cronaca lo stabilimento balneare di Chioggia trasformato dal gestore in una sorte di tempio del fascismo. Era luglio. Ma adesso, solo per citare l'esempio più eclatante, i giornali si sono occupati dell'intenzione del gruppo neofascista Forza Nuova di organizzare una "marcia" su Roma il prossimo 28 ottobre, anniversario della vera marcia che portò al governo di Mussolini.
http://www.msn.com/it-it/notizie/italia ... spartanntp
Da Il Giornale:
Propaganda fascista è reato FI: "Polpetta al veleno dal Pd"
Alla Camera arriva l'ok all'articolo 1 della legge firmata dal dem Fiano. Gli azzurri: "Ecco le priorità dei democratici"
Franco Grilli - Mar, 12/09/2017 - 23:17
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Via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge, a prima firma Emanuele Fiano (Pd), che introduce l’articolo 293-bis nel codice penale relativo al reato di propaganda fascista.
I voti a favore sono 261, i voti contrari 122 e 15 gli astenuti. Hanno votato a favore Pd, Ap, Mdp, Sinistra italiana, Civici e Innovatori, Ds-Cd. Hanno votato contro M5S, FI, Lega, FdI, i verdiniani. Il testo, composto di un unico articolo, è stato modificato durante l’esame da parte dell’Assemblea. La nuova formulazione recita: "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici". Di fatto dunque la legge voluta dal Pd prosegue il suo percorso in Parlamento.
La norma ha scatenato la reazione delle opposizioni. "Follia Pd: bocciata alla Camera la proposta di discutere subito la mozione ’no Bolkestein’ di FdI. La loro priorità? Il delirante ddl Fiano", ha scritto su Twitter la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Critiche anche da Forza Italia: "Rispetto alla normativa penale, questa è davvero la peggiore legislatura che si ricordi. Governo e maggioranza stanno dando vita a una serie di interventi non di sistema, né razionali, ma spot, in cui è la politica, quando non l'ideologia, a dettare la necessità della norma penale", ha affermato il deputato e capogruppo di Forza Italia in commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto. E ancora: "Questo testo, già criticato per l'indeterminatezza dal punto di vista costituzionale e per il mancato coordinamento con le leggi Scelba e Mancino, rischia di diventare una ' polpetta avvelenata' sia per i cittadini sia per i giudici. I primi, infatti, dovranno riuscire a capire nella fumosità della norma cosa sia lecito e cosa no, mentre i secondi si troveranno costretti a risolvere problemi che dovrebbe essere il legislatore a non creare. Si tratta, evidentemente, a prescindere dal merito, di un metodo scellerato che porterà un sistema penale sempre più 'obeso' al definitivo collasso". Infine arriva il commento dell'azzurro Elio Vito: "Priorità del Paese: lavoro e ambiente. Priorità del Pd: oggi lavori parlamentari riprendono con legge per reato propaganda regime fascista!".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 40916.html
Da La Repubblica:
"La propaganda fascista è reato". La Camera approva, ora la legge passa al Senato
1/30
La Repubblica
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Un solo articolo che stabilisce il reato di propaganda fascista. Si applica con l'introduzione dell'articolo 293-bis del Codice penale ed è stato approvato in serata dalla Camera. Ora il testo, approvato con 261 sì, 122 no e 15 astenuti, passa al Senato.
Una vittoria per il deputato pd Emanuele Fiano, primo firmatario, che ha sempre sostenuto che "non è una legge liberticida, ma serve a mettere un freno ai rigurgiti neo fascisti e al ritorno dell'ideologia di estrema destra". Una sconfitta per chi, come il capogruppo di Fratelli d'Italia-AN, Fabio Rampelli, attacca il provvedimento perchè "vuole mandare in galera chi produce il vino 'bevo nero e me ne frego', introduce la persecuzione della libertà di opinione".
La legge prevede l'introduzione del reato che punisce "chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco". Una norma che estende la legge Scelba del 1952 e poi la Mancino del '93, portando la legislazione a contemplare anche gesti individuali da punire come il saluto romano e la diffusione di gadget. La nuova norma prevede "la reclusione da sei mesi a due anni" per questa fattispecie di reato, inoltre "la pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici". Come previsto, i numeri alla Camera non hanno riservato sorprese: legge approvata con i voti a favore della maggioranza e della sinistra, contrari Forza Italia, Fdi, Lega Nord e M5S. Al Senato, però, gli equilibri sono più precari.
La legge Fiano è arrivata in aula in un momento particolarmente "caldo". La discussione era partita mentre balzava agli onori della cronaca lo stabilimento balneare di Chioggia trasformato dal gestore in una sorte di tempio del fascismo. Era luglio. Ma adesso, solo per citare l'esempio più eclatante, i giornali si sono occupati dell'intenzione del gruppo neofascista Forza Nuova di organizzare una "marcia" su Roma il prossimo 28 ottobre, anniversario della vera marcia che portò al governo di Mussolini.
http://www.msn.com/it-it/notizie/italia ... spartanntp
Da Il Giornale:
Propaganda fascista è reato FI: "Polpetta al veleno dal Pd"
Alla Camera arriva l'ok all'articolo 1 della legge firmata dal dem Fiano. Gli azzurri: "Ecco le priorità dei democratici"
Franco Grilli - Mar, 12/09/2017 - 23:17
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Via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge, a prima firma Emanuele Fiano (Pd), che introduce l’articolo 293-bis nel codice penale relativo al reato di propaganda fascista.
I voti a favore sono 261, i voti contrari 122 e 15 gli astenuti. Hanno votato a favore Pd, Ap, Mdp, Sinistra italiana, Civici e Innovatori, Ds-Cd. Hanno votato contro M5S, FI, Lega, FdI, i verdiniani. Il testo, composto di un unico articolo, è stato modificato durante l’esame da parte dell’Assemblea. La nuova formulazione recita: "Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici". Di fatto dunque la legge voluta dal Pd prosegue il suo percorso in Parlamento.
La norma ha scatenato la reazione delle opposizioni. "Follia Pd: bocciata alla Camera la proposta di discutere subito la mozione ’no Bolkestein’ di FdI. La loro priorità? Il delirante ddl Fiano", ha scritto su Twitter la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Critiche anche da Forza Italia: "Rispetto alla normativa penale, questa è davvero la peggiore legislatura che si ricordi. Governo e maggioranza stanno dando vita a una serie di interventi non di sistema, né razionali, ma spot, in cui è la politica, quando non l'ideologia, a dettare la necessità della norma penale", ha affermato il deputato e capogruppo di Forza Italia in commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto. E ancora: "Questo testo, già criticato per l'indeterminatezza dal punto di vista costituzionale e per il mancato coordinamento con le leggi Scelba e Mancino, rischia di diventare una ' polpetta avvelenata' sia per i cittadini sia per i giudici. I primi, infatti, dovranno riuscire a capire nella fumosità della norma cosa sia lecito e cosa no, mentre i secondi si troveranno costretti a risolvere problemi che dovrebbe essere il legislatore a non creare. Si tratta, evidentemente, a prescindere dal merito, di un metodo scellerato che porterà un sistema penale sempre più 'obeso' al definitivo collasso". Infine arriva il commento dell'azzurro Elio Vito: "Priorità del Paese: lavoro e ambiente. Priorità del Pd: oggi lavori parlamentari riprendono con legge per reato propaganda regime fascista!".
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 40916.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Corriere della Sera
LA VOTAZIONE
Milano, 12 settembre 2017 - 19:30
«La propaganda fascista è reato». Ok della Camera, la legge passa al Senato
Primo via libera all’introduzione nel codice penale del reato di propaganda fascista. Polemiche per il caso obelisco.
di Valentina Santarpia
Via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge, a prima firma Emanuele Fiano (Pd), che introduce l’articolo 293-bis nel codice penale relativo al reato di propaganda fascista. I voti a favore sono 261, i voti contrari 122 e 15 gli astenuti. Hanno votato a favore Pd, Ap, Mdp, Sinistra italiana, Civici e Innovatori, Ds-Cd. Hanno votato contro M5S, FI, Lega, FdI, i verdiniani. Il testo, composto di un unico articolo, è stato modificato durante l’esame da parte dell’Assemblea. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Le modifiche
La nuova formulazione recita: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
Il caso obelisco
La proposta ha fatto discutere per una dichiarazione del capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali: Fiano, durante una diretta radiofonica, ha detto di non essere contrario alla cancellazione della scritta Mussolini Dux dall’obelisco dell’Olimpico a Roma. Una frase che gli ha attirato addosso accuse di censura: «Immagino che la prossima proposta di Fiano sarà il rogo dei libri. #obelisco», ha scritto ad esempio su Twitter il segretario del Movimento Nazionale, Gianni Alemanno. «Speriamo che il senatore Fiano non proponga di abbattere» la stazione di Milano, ha scritto su Facebook Viviana Beccalossi, responsabile milanese di Fratelli d’Italia. Ma poi il deputato ha precisato: «Non sono d’accordo con l’abbattimento dei monumenti o edifici dell’epoca del ventennio o con misure iconoclaste di qualsiasi foggia. La cancellazione di quella scritta non è una mia proposta e non è certo una priorità. Non è in alcun modo oggetto della legge che voteremo oggi e per la stessa legge non sarebbe reato. Il provvedimento che votiamo oggi alla Camera si occupa della propaganda o dell’apologia dell’ideologia fascista, non di architettura, arte o altro. Per me quella scritta può rimanere, non è oggetto della mia attenzione».
Il tweet grillino
Si è invece attirato diverse critiche sui social il deputato grillino Carlo Sibilia che durante la discussione nell’aula di Montecitorio ha twittato questa frase: «Oggi la Apple presenta l’iPhone8 e noi in Parlamento siamo costretti dal Pd a discutere di fascismo contro comunismo».
carlo sibilia
✔ @carlosibilia
Oggi la Apple presenta l'#iPhone8 noi in parlamento siamo costretti dal #PD a discutere di #fascismo vs #comunismo ...#fatevoi #AppleEvent
18:22 - 12 set 2017
•
878 878 risposte
•
146 146 Retweet
•
219 219 Mi piace
L’estate difficile
La proposta Fiano, formulata sulla scia delle leggi Scelba e Mancino, arriva dopo settimane in cui l’estrema destra è tornata a farsi sentire. Dallo stabilimento fascista di Chioggia al blitz di CasaPound sul lungomare di Ostia, dai cartelloni che inneggiavano Mussolini Uno di noi con Salvini in provincia di Salerno ai manifesti di Forza Nuova. Per finire con quella marcia di Roma, che la sindaca Virginia Raggi vuole impedire, organizzata per il 28 ottobre, 95° anniversario della marcia che portò Mussolini al potere.
12 settembre 2017 (modifica il 13 settembre 2017 | 07:13)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA VOTAZIONE
Milano, 12 settembre 2017 - 19:30
«La propaganda fascista è reato». Ok della Camera, la legge passa al Senato
Primo via libera all’introduzione nel codice penale del reato di propaganda fascista. Polemiche per il caso obelisco.
di Valentina Santarpia
Via libera dell’Aula della Camera alla proposta di legge, a prima firma Emanuele Fiano (Pd), che introduce l’articolo 293-bis nel codice penale relativo al reato di propaganda fascista. I voti a favore sono 261, i voti contrari 122 e 15 gli astenuti. Hanno votato a favore Pd, Ap, Mdp, Sinistra italiana, Civici e Innovatori, Ds-Cd. Hanno votato contro M5S, FI, Lega, FdI, i verdiniani. Il testo, composto di un unico articolo, è stato modificato durante l’esame da parte dell’Assemblea. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato.
Le modifiche
La nuova formulazione recita: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi sovversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
Il caso obelisco
La proposta ha fatto discutere per una dichiarazione del capogruppo Pd in commissione Affari costituzionali: Fiano, durante una diretta radiofonica, ha detto di non essere contrario alla cancellazione della scritta Mussolini Dux dall’obelisco dell’Olimpico a Roma. Una frase che gli ha attirato addosso accuse di censura: «Immagino che la prossima proposta di Fiano sarà il rogo dei libri. #obelisco», ha scritto ad esempio su Twitter il segretario del Movimento Nazionale, Gianni Alemanno. «Speriamo che il senatore Fiano non proponga di abbattere» la stazione di Milano, ha scritto su Facebook Viviana Beccalossi, responsabile milanese di Fratelli d’Italia. Ma poi il deputato ha precisato: «Non sono d’accordo con l’abbattimento dei monumenti o edifici dell’epoca del ventennio o con misure iconoclaste di qualsiasi foggia. La cancellazione di quella scritta non è una mia proposta e non è certo una priorità. Non è in alcun modo oggetto della legge che voteremo oggi e per la stessa legge non sarebbe reato. Il provvedimento che votiamo oggi alla Camera si occupa della propaganda o dell’apologia dell’ideologia fascista, non di architettura, arte o altro. Per me quella scritta può rimanere, non è oggetto della mia attenzione».
Il tweet grillino
Si è invece attirato diverse critiche sui social il deputato grillino Carlo Sibilia che durante la discussione nell’aula di Montecitorio ha twittato questa frase: «Oggi la Apple presenta l’iPhone8 e noi in Parlamento siamo costretti dal Pd a discutere di fascismo contro comunismo».
carlo sibilia
✔ @carlosibilia
Oggi la Apple presenta l'#iPhone8 noi in parlamento siamo costretti dal #PD a discutere di #fascismo vs #comunismo ...#fatevoi #AppleEvent
18:22 - 12 set 2017
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L’estate difficile
La proposta Fiano, formulata sulla scia delle leggi Scelba e Mancino, arriva dopo settimane in cui l’estrema destra è tornata a farsi sentire. Dallo stabilimento fascista di Chioggia al blitz di CasaPound sul lungomare di Ostia, dai cartelloni che inneggiavano Mussolini Uno di noi con Salvini in provincia di Salerno ai manifesti di Forza Nuova. Per finire con quella marcia di Roma, che la sindaca Virginia Raggi vuole impedire, organizzata per il 28 ottobre, 95° anniversario della marcia che portò Mussolini al potere.
12 settembre 2017 (modifica il 13 settembre 2017 | 07:13)
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Re: Diario della caduta di un regime.
SONO SEMPRE GLI STESSI DI 75 ANNI FA.
13 set 2017 10:20
MEIN SACHER
- A MARATEA UN PASTICCERE ESPONE IN VETRINA UNA TORTA AL CIOCCOLATO GLASSATA CON IL FACCIONE DI HITLER E SUBITO SCATTA LA POLEMICA
- UMBERTO AVIGLIANO SI DIFENDE: “ME L’HA CHIESTA UN CLIENTE”
- FOTO CON I PRECEDENTI
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 156061.htm
Bruna Magi per “Libero quotidiano”
E ci risiamo. Con gli attacchi alla storia. Poco tempo fa l'stracismo verso qualsiasi simulacro raffigurante Benito Mussolini, ora a tocca all'alleato storico per colpa del quale il Duce perse la guerra e la vita. Prima l'accusa di apologia del fascismo, ora quella del nazismo. Tutto perché in una pasticceria di Maratea (Potenza), un cliente ha ordinato non la classica Sachertorte (visto le origini austriache del Furher...) ma una sostanziosa megatorta glassata e decorata con il faccione di Adolf, rappresentazione piuttosto riuscita, tanto che il pasticciere, Umberto Avigliano, presubilmente orgoglioso del suo manufatto, l'ha messa in vetrina prima che il cliente la ritirasse.
Apriti cielo! Scandalo da dietrologia ottusa. Ormai è una mania e investe non solo l' Italia, ma ha attecchito bene anche negli Usa. Ma perché non si ragiona? A parte il fatto che chi perde le guerre ha sempre torto, com' è possibile non rendersi conto dell' evoluzione dei tempi e dello scorrere della storia? Il passato storico lascia impronte, nel bene e nel male, finisce sui libri, lo studiamo a scuola, e lo faranno i nostri nipoti e i loro figli. Se qualcuno ha voglia di una torta alla Hitler, non saranno cavoli suoi? Se avesse ordinato una torta alla Stalin, qualcuno si sarebbe preoccupato di apologia del comunismo (quello dei deportati in Siberia, per intenderci)?
E andiamo anche più indietro, furono sterminatori tutti i conquistatori e dittatori, dal grande Alessandro Magno al furibondo Attila, e Napoleone non scherzava di certo, voleva farsi un' Europa unita tutta per lui, a sua misura, ben prima che Adolf la percorresse in lungo e in largo con le truppe del Terzo Reich. Eppure si parla di «impronta napoleonica» a proposito di mille siti e non si scandalizza nessuno, e andate a dire a Macron di abbattere l' Arco di trionfo che «l' empereur» volle per celebrare Austerlitz. Provate a parlare di «impronta hitleriana» o mussoliniana, e vedrete scoppiare la bagarre.
Qualcuno che si ribella c' è, ricordo il sindaco di Roccavignale (ne scrissi) un paesino vicino a Savona, che fece restaurare la tipica scritta «é l' aratro che traccia il solco, ma è il cannone che lo difende» riemersa dal passato sulla parete di un vecchio casale (sindaco di sinistra, ma illuminato). Sosteneva che ormai è storia, cioè quello che diciamo noi, elementare per chiunque sia dotato di minimo buonsenso, e la vinse in consiglio comunale. Se proprio vogliamo andare a vedere, anche la celebrata reale famiglia Windsor di scheletri nell' armadio ne ha accumulati parecchi, grazie all' impero coloniale. Mai che nessuno li sgridi un po', tutti ad occuparsi dei pettegolezzi di corte. Intanto la smania del «dagli al fascista» (definizione abilitata a livello mondiale) come dicevamo dilaga ovunque.
Vedi gli Stati Uniti con l' abbattimento delle statue dei generali confederati (e noi scrivemmo che allora si dovrebbe bruciare persino "Via col vento", best seller mondiale, Rossella O' Hara era una fascistona?), e le accuse di genocidio a Cristoforo Colombo. Alla recente Mostra del Cinema di Venezia, nel corso della conferenza stampa del film di George Clooney, "Suburbicon", l' attrice protagonista Julianne Moore (condensato di politicamente corretto ipersnob), ha detto tutta compunta che lei ha studiato in un liceo che portava il nome di un generale confederato. E che la cosa è terribile, da cambiare, perchè chissà che cosa può far venire in mente agli studenti. Figurarsi, c' è il pericolo che ripristino la schiavitù. Ma perchè è così difficile accettare la storia?
Ammettere la condivisione che i popoli hanno avuto nei confronti dei regimi totalitari? È stato così, punto e basta. Un dubbio mi assale: ma i nani da giardino, non saranno un po' "nazi", con le loro origini legate alle suggestive leggende nordiche dalle quali traeva ispirazione anche il Terzo Reich
QUANDO COMANDAVANO LORO, 75 ANNI FA, UN PANETTIERE ANTIFASCISTA, DI VIA XX SETTEMBRE, AVEVA ESPOSTO LE FOTOGRAFIE AFFIANCATE DI MUSSOLINI E HITLER, SOPRA UNA SCATOLA DI BISCOTTI.
SOLO CHE LA SCATOLA DEI BISCOTTI ERA QUELLA DEI FRATELLI LAZZARONI DI SARONNO, DOVE IL TITOLO DELLA MARCA ERA MESSO IN BELLA EVIDENZA. https://it.wikipedia.org/wiki/Lazzaroni
AI FASCISTI E AI NAZISTI, CHE AVEVANO IL COMANDO IN PIAZZA TRENTO E TRIESTE, POCO DISTANTE, IL DOPPIO SENSO ALLUSIVO NON ERA ANDATA GIU’.
OLTRE ALLA MULTA, IL PANETTIERE E’ STATO ARRESTATO.
NON GLI HANNO CREDUTO CHE AVEVA SOLO QUELLA SCATOLA PER POSARCI SOPRA LE FOTOGRAFIE DEL DUCE E DEL FUHRER, E NON SI ERA ACCORTO DEL TITOLO DELLA MARCA DI BISCOTTI.
LORO POSSONO MULTARTI, ARRESTARTI E FARTI FARE 10 GIORNI DI GALERA.
A CARTE ROVESCIATE, SECONDO LORO, MATTARELLA AVREBBE DOVUTO DARE UN ONOREFICENZA AL MERITO AL PASTICCIERE DI MARATEA.
ATTENTI……APRITE GLI OCCHI…….NON PERMETTETE CHE RITORNINO QUEI TEMPI CON QUESTI UOMINI AL COMANDO…………
13 set 2017 10:20
MEIN SACHER
- A MARATEA UN PASTICCERE ESPONE IN VETRINA UNA TORTA AL CIOCCOLATO GLASSATA CON IL FACCIONE DI HITLER E SUBITO SCATTA LA POLEMICA
- UMBERTO AVIGLIANO SI DIFENDE: “ME L’HA CHIESTA UN CLIENTE”
- FOTO CON I PRECEDENTI
http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 156061.htm
Bruna Magi per “Libero quotidiano”
E ci risiamo. Con gli attacchi alla storia. Poco tempo fa l'stracismo verso qualsiasi simulacro raffigurante Benito Mussolini, ora a tocca all'alleato storico per colpa del quale il Duce perse la guerra e la vita. Prima l'accusa di apologia del fascismo, ora quella del nazismo. Tutto perché in una pasticceria di Maratea (Potenza), un cliente ha ordinato non la classica Sachertorte (visto le origini austriache del Furher...) ma una sostanziosa megatorta glassata e decorata con il faccione di Adolf, rappresentazione piuttosto riuscita, tanto che il pasticciere, Umberto Avigliano, presubilmente orgoglioso del suo manufatto, l'ha messa in vetrina prima che il cliente la ritirasse.
Apriti cielo! Scandalo da dietrologia ottusa. Ormai è una mania e investe non solo l' Italia, ma ha attecchito bene anche negli Usa. Ma perché non si ragiona? A parte il fatto che chi perde le guerre ha sempre torto, com' è possibile non rendersi conto dell' evoluzione dei tempi e dello scorrere della storia? Il passato storico lascia impronte, nel bene e nel male, finisce sui libri, lo studiamo a scuola, e lo faranno i nostri nipoti e i loro figli. Se qualcuno ha voglia di una torta alla Hitler, non saranno cavoli suoi? Se avesse ordinato una torta alla Stalin, qualcuno si sarebbe preoccupato di apologia del comunismo (quello dei deportati in Siberia, per intenderci)?
E andiamo anche più indietro, furono sterminatori tutti i conquistatori e dittatori, dal grande Alessandro Magno al furibondo Attila, e Napoleone non scherzava di certo, voleva farsi un' Europa unita tutta per lui, a sua misura, ben prima che Adolf la percorresse in lungo e in largo con le truppe del Terzo Reich. Eppure si parla di «impronta napoleonica» a proposito di mille siti e non si scandalizza nessuno, e andate a dire a Macron di abbattere l' Arco di trionfo che «l' empereur» volle per celebrare Austerlitz. Provate a parlare di «impronta hitleriana» o mussoliniana, e vedrete scoppiare la bagarre.
Qualcuno che si ribella c' è, ricordo il sindaco di Roccavignale (ne scrissi) un paesino vicino a Savona, che fece restaurare la tipica scritta «é l' aratro che traccia il solco, ma è il cannone che lo difende» riemersa dal passato sulla parete di un vecchio casale (sindaco di sinistra, ma illuminato). Sosteneva che ormai è storia, cioè quello che diciamo noi, elementare per chiunque sia dotato di minimo buonsenso, e la vinse in consiglio comunale. Se proprio vogliamo andare a vedere, anche la celebrata reale famiglia Windsor di scheletri nell' armadio ne ha accumulati parecchi, grazie all' impero coloniale. Mai che nessuno li sgridi un po', tutti ad occuparsi dei pettegolezzi di corte. Intanto la smania del «dagli al fascista» (definizione abilitata a livello mondiale) come dicevamo dilaga ovunque.
Vedi gli Stati Uniti con l' abbattimento delle statue dei generali confederati (e noi scrivemmo che allora si dovrebbe bruciare persino "Via col vento", best seller mondiale, Rossella O' Hara era una fascistona?), e le accuse di genocidio a Cristoforo Colombo. Alla recente Mostra del Cinema di Venezia, nel corso della conferenza stampa del film di George Clooney, "Suburbicon", l' attrice protagonista Julianne Moore (condensato di politicamente corretto ipersnob), ha detto tutta compunta che lei ha studiato in un liceo che portava il nome di un generale confederato. E che la cosa è terribile, da cambiare, perchè chissà che cosa può far venire in mente agli studenti. Figurarsi, c' è il pericolo che ripristino la schiavitù. Ma perchè è così difficile accettare la storia?
Ammettere la condivisione che i popoli hanno avuto nei confronti dei regimi totalitari? È stato così, punto e basta. Un dubbio mi assale: ma i nani da giardino, non saranno un po' "nazi", con le loro origini legate alle suggestive leggende nordiche dalle quali traeva ispirazione anche il Terzo Reich
QUANDO COMANDAVANO LORO, 75 ANNI FA, UN PANETTIERE ANTIFASCISTA, DI VIA XX SETTEMBRE, AVEVA ESPOSTO LE FOTOGRAFIE AFFIANCATE DI MUSSOLINI E HITLER, SOPRA UNA SCATOLA DI BISCOTTI.
SOLO CHE LA SCATOLA DEI BISCOTTI ERA QUELLA DEI FRATELLI LAZZARONI DI SARONNO, DOVE IL TITOLO DELLA MARCA ERA MESSO IN BELLA EVIDENZA. https://it.wikipedia.org/wiki/Lazzaroni
AI FASCISTI E AI NAZISTI, CHE AVEVANO IL COMANDO IN PIAZZA TRENTO E TRIESTE, POCO DISTANTE, IL DOPPIO SENSO ALLUSIVO NON ERA ANDATA GIU’.
OLTRE ALLA MULTA, IL PANETTIERE E’ STATO ARRESTATO.
NON GLI HANNO CREDUTO CHE AVEVA SOLO QUELLA SCATOLA PER POSARCI SOPRA LE FOTOGRAFIE DEL DUCE E DEL FUHRER, E NON SI ERA ACCORTO DEL TITOLO DELLA MARCA DI BISCOTTI.
LORO POSSONO MULTARTI, ARRESTARTI E FARTI FARE 10 GIORNI DI GALERA.
A CARTE ROVESCIATE, SECONDO LORO, MATTARELLA AVREBBE DOVUTO DARE UN ONOREFICENZA AL MERITO AL PASTICCIERE DI MARATEA.
ATTENTI……APRITE GLI OCCHI…….NON PERMETTETE CHE RITORNINO QUEI TEMPI CON QUESTI UOMINI AL COMANDO…………
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Re: Diario della caduta di un regime.
Per fortuna che alla conclusione di quest’estate all’insegna del risorto PNF 2.0, qualche antifascista è rimasto.
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Politica
Banalizziamo il fascismo!
di Mauro Barberis | 13 settembre 2017
33
• 15
•
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Più informazioni su: Apologia del Fascismo, Fascismo, Fascisti, Ius Soli
Mauro Barberis
Docente di Diritto, Università di Trieste
Post | Articoli
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Tre notizie di ieri, in ordine di maggiore e minore somiglianza a barzellette. Prima, un pasticciere di Maratea (Potenza) espone in vetrina una torta con la faccia di Hitler, commissionata da un cliente. Seconda, un supplente al Nautico di Camogli (Genova) è postato su Facebook mentre fa il saluto romano, pare costretto (?) da quei mattacchioni dei suoi studenti. Terza, la Camera approva una legge contro la propaganda fascista, gadget e saluti romani compresi, con il voto contrario di Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle. Il tutto lo stesso giorno in cui la maggioranza rinuncia allo legge sulla cittadinanza ai figli di immigrati (cosiddetto ius soli), nel tripudio degli stessi oppositori.
Cosa c’è di comune alle tre barzellette? Ma la banalizzazione del fascismo: what else? Nel primo caso, il pasticciere s’è affrettato a giustificarsi dicendo che non era stata una sua idea: e ci mancava solo che lo fosse. Nel secondo, il Provveditore e il Nautico si affrettano a stracciarsi le vesti annunciando inchieste sugli studenti: e pure lì, il minimo sindacale. Nel terzo, la notizia dell’approvazione della legge produce centinaia di migliaia di like sui social: confermando che, nella campagna elettorale permanente in cui viviamo da anni, resta molto più facile fare una legge contro la propaganda fascista che una legge di civiltà per riconoscere un elementare diritto umano.
Continuiamo così, allora: banalizziamo il fascismo. Fingiamo di scandalizzarci per le torte naziste e i saluti romani, esprimiamo soddisfazione per l’ennesima legge-manifesto, fatta per la comunicazione più che per la sostanza. Così, fare torte naziste, filmare supplenti in difficoltà con gli smartphone sdoganati dalla ministra Fedeli, commerciare busti del Duce diventeranno definitivamente quel che già sono: goliardate di cattivo gusto, non reati penali. Mentre il pianeta verrà governato sempre più spesso da autentici fascisti, derubricati dai più a zuzzurelloni anti-establishment. Ehi, a proposito, parliamo di Donald Trump il 22 settembre all’Università di Bergamo, iniziate a organizzare i torpedoni.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... o/3854273/
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Cosa c’è di comune alle tre barzellette? Ma la banalizzazione del fascismo: what else? Nel primo caso, il pasticciere s’è affrettato a giustificarsi dicendo che non era stata una sua idea: e ci mancava solo che lo fosse. Nel secondo, il Provveditore e il Nautico si affrettano a stracciarsi le vesti annunciando inchieste sugli studenti: e pure lì, il minimo sindacale. Nel terzo, la notizia dell’approvazione della legge produce centinaia di migliaia di like sui social: confermando che, nella campagna elettorale permanente in cui viviamo da anni, resta molto più facile fare una legge contro la propaganda fascista che una legge di civiltà per riconoscere un elementare diritto umano.
Continuiamo così, allora: banalizziamo il fascismo. Fingiamo di scandalizzarci per le torte naziste e i saluti romani, esprimiamo soddisfazione per l’ennesima legge-manifesto, fatta per la comunicazione più che per la sostanza. Così, fare torte naziste, filmare supplenti in difficoltà con gli smartphone sdoganati dalla ministra Fedeli, commerciare busti del Duce diventeranno definitivamente quel che già sono: goliardate di cattivo gusto, non reati penali. Mentre il pianeta verrà governato sempre più spesso da autentici fascisti, derubricati dai più a zuzzurelloni anti-establishment. Ehi, a proposito, parliamo di Donald Trump il 22 settembre all’Università di Bergamo, iniziate a organizzare i torpedoni.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Piazzapulita, Formigli: “Preoccupato dal clima d’odio. Noi contro le bufale dei politici”. “Gabanelli? Venga a La7”
di Alberto Sofia | 13 settembre 2017
9
448
Più informazioni su: Corrado Formigli, Milena Gabanelli, Piazzapulita
Tornerà in onda giovedì 14 settembre alle 21.10 su La7, con un reportage da Raqqa, già roccaforte e “capitale” dell’Isis, la nuova stagione di Piazzapulita. Ad anticipare quali saranno le tematiche della nuova stagione è stato lo stesso conduttore Corrado Formigli, nel corso di una conferenza stampa a Roma, al museo Maxxi: “Il nostro programma si pone al crocevia tra la politica internazionale e quella nazionale. Difficile leggere i fatti nazionali senza guardare oltre i nostri confini”, ha spiegato. “Viviamo un momento di imbarbarimento. La sconfitta dell’Isis, che tutti speriamo avvenga il prima possibile, si porterà pure una scia di imbarbarimento pericolosa. Non sapremo mai quante saranno le vittime civili di questa guerra”, ha continuato Formigli.
Un clima d’odio che per Formigli, con le “dovute proporzioni”, si ricollega anche a quanto avviene in Italia e in Europa, anche sul tema dell’immigrazione: “Dobbiamo evitare questo clima. Minniti? Sta facendo il suo lavoro da ministro dell’Interno, ma esiste un problema etico: qual è il prezzo che noi paghiamo per fare argine all’immigrazione? Se ci disinteressiamo di cosa accade in Niger, Libia e Mali ci sarà un problema etico grave del quale dovremo rispondere”, ha continuato Formigli al Fattoquotidiano.it.
“Punteremo su inchieste e serietà del prodotto giornalistico. Cercheremo di difenderci dalle bufale dei politici”, ha poi aggiunto Formigli, ricordando quali saranno gli aspetti su cui punterà Piazzapulita. “Ho paura che la politica soffi sul clima d’intolleranza e sulle paure rispetto a tutto ciò che non è ‘nostro’. Cercheremo di spegnere questo clima di paura quando ci sembrerà immotivato”, ha continuato.
Per poi concludere sul caso Gabanelli: “Se sposo la petizione del Fatto per riportarla in Tv? Io firmerei un appello per portarla a La7“, ha ironizzato. “Lei è una grandissima giornalista, ma se tornerà in Rai ne sarò felice uguale. Perché pago il canone come tutti e voglio vederla in onda”, ha concluso Formigli.
VIDEO DA NON PERDERE:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/09 ... 7/3854496/
Piazzapulita, Formigli: “Preoccupato dal clima d’odio. Noi contro le bufale dei politici”. “Gabanelli? Venga a La7”
di Alberto Sofia | 13 settembre 2017
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Più informazioni su: Corrado Formigli, Milena Gabanelli, Piazzapulita
Tornerà in onda giovedì 14 settembre alle 21.10 su La7, con un reportage da Raqqa, già roccaforte e “capitale” dell’Isis, la nuova stagione di Piazzapulita. Ad anticipare quali saranno le tematiche della nuova stagione è stato lo stesso conduttore Corrado Formigli, nel corso di una conferenza stampa a Roma, al museo Maxxi: “Il nostro programma si pone al crocevia tra la politica internazionale e quella nazionale. Difficile leggere i fatti nazionali senza guardare oltre i nostri confini”, ha spiegato. “Viviamo un momento di imbarbarimento. La sconfitta dell’Isis, che tutti speriamo avvenga il prima possibile, si porterà pure una scia di imbarbarimento pericolosa. Non sapremo mai quante saranno le vittime civili di questa guerra”, ha continuato Formigli.
Un clima d’odio che per Formigli, con le “dovute proporzioni”, si ricollega anche a quanto avviene in Italia e in Europa, anche sul tema dell’immigrazione: “Dobbiamo evitare questo clima. Minniti? Sta facendo il suo lavoro da ministro dell’Interno, ma esiste un problema etico: qual è il prezzo che noi paghiamo per fare argine all’immigrazione? Se ci disinteressiamo di cosa accade in Niger, Libia e Mali ci sarà un problema etico grave del quale dovremo rispondere”, ha continuato Formigli al Fattoquotidiano.it.
“Punteremo su inchieste e serietà del prodotto giornalistico. Cercheremo di difenderci dalle bufale dei politici”, ha poi aggiunto Formigli, ricordando quali saranno gli aspetti su cui punterà Piazzapulita. “Ho paura che la politica soffi sul clima d’intolleranza e sulle paure rispetto a tutto ciò che non è ‘nostro’. Cercheremo di spegnere questo clima di paura quando ci sembrerà immotivato”, ha continuato.
Per poi concludere sul caso Gabanelli: “Se sposo la petizione del Fatto per riportarla in Tv? Io firmerei un appello per portarla a La7“, ha ironizzato. “Lei è una grandissima giornalista, ma se tornerà in Rai ne sarò felice uguale. Perché pago il canone come tutti e voglio vederla in onda”, ha concluso Formigli.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Nazitalia
Il vento fascista dalle periferie al Parlamento
Gli squadristi sono tornati in strada. Soffiano sul fuoco delle migrazioni e della crisi economica. Mentre crescono i consensi, i loro slogan tracimano nelle istituzioni
DI GIOVANNI TIZIAN - FOTO DI ESPEN RASMUSSEN
01 agosto 2017
Braccia tese dietro le barricate. Ombre nere sulle periferie, strette nella morsa del degrado. Scontri con le forze dell’ordine per difendere «il diritto alla casa degli italiani» nelle borgate, sempre più distanti dai centri storici, da Palazzo Chigi, dal Parlamento, dal Campidoglio.
I fascisti sono tornati. Eredi dei “Boia chi molla”, fomentano e guidano le proteste. I loro consensi crescono, e sono entrati anche in diversi consigli comunali. I loro linguaggi e le loro parole d’ordine tracimano dai gruppi minoritari alle forze politiche più grosse, anche in Parlamento. Ostentano saluti romani sul web e nelle strade, organizzano ronde per la “sicurezza urbana” o contro gli ambulanti stranieri sulle spiagge, e perfino navi per bloccare gli sbarchi dei migranti.
La nostalgia del passato e la xenofobia si confondono nella retorica populista. Parole d’ordine: sovranità, frontiere e muri, no ius soli, prima gli italiani, famiglia, élite corrotte. Non disdegnano la violenza fisica: si allenano nelle palestre militanti, si sfogano nei concerti d’area, si addestrano nelle curve degli stadi, dove spesso fede politica e criminalità diventano miscela esplosiva. Programmano raduni annuali: quest’anno il più importante è vicino a Reggio Calabria, dove negli anni Settanta i moti di Reggio sono stati il grande banco di prova dell’eversione nera. E c’è anche chi, per soldi o per gloria, imbraccia il fucile per unirsi ai battaglioni filorussi che combattono in Ucraina, nel Donbass.
Periferie, la prima linea
“Prima gli italiani”, è il grido dei guerrieri urbani del neofascismo romano. L’avanguardia che ha alzato il livello dello scontro sociale. Soffiano, i militanti neri, sulla miccia della guerra tra poveri delle periferie. «Resistenza etnica», la definisce Giuliano Castellino, ultras della Roma, leader del movimento “Roma ai Romani”, vicino a Forza Nuova. Castellino ha nel suo curriculum anche un apparizione nella Destra di Storace. “Roma ai romani”, insieme a Forza Nuova e CasaPound, si batte per «il diritto alla casa delle sole famiglie italiane».
Il 23 gennaio scorso, al Trullo, quartiere popolare di Roma, il gruppo si è mobilitato per difendere dallo sfratto una giovane coppia di romani abusivi, lei 17 anni e incinta, lui 20 anni e precario: a pagarne le conseguenze una famiglia egiziana, padre, madre e cinque figli, a cui la casa era stata assegnata. Dalla protesta all’azione, con i capi della destra radicale al fianco degli emarginati. A distanza di poco tempo si sono verificati altri due episodi simili. A San Basilio, periferia romana al centro di forti interessi criminali, a una famiglia di origine marocchina è stato impedito di entrare nell’alloggio assegnatole dal Comune: l’azione ha ricevuto la solidarietà di Forza Nuova e di “Roma ai Romani”. Tre settimane fa a Tor Bella Monaca, altro sobborgo dilaniato da spaccio e mafie varie, Howlader Dulal, 52 anni, cittadino italiano ma originario del Bangladesh, è stato aggredito. Aveva finalmente ottenuto l’appartamento popolare, ma il colore della pelle ha fatto la differenza: «Negro, qui non c’è posto per te. Le case sono tutte occupate», gli hanno urlato, ignoti, mentre lo picchiavano.
Basta un soffio e il focolaio divampa. I movimenti neofascisti hanno trovato il loro campo di battaglia. Ecco cosa scriveva Castellino sulla sua pagina Facebook qualche giorno fa: «Il popolo di Tor Bella Monaca ha dimostrato con i fatti che Roma e i Romani sono sempre più con i fascisti». In un altro post del 15 giugno dettava la linea: «La patria si difende a calci e pugni». Nella foto pubblicata c’è anche il camerata Maurizio Boccacci, 60 anni, capo dell’organizzazione Militia Italia, storico leader dell’estrema destra dei Castelli Romani, già animatore di presidi di solidarietà a favore dell’ex capo delle SS naziste Erich Priebke, tra gli esecutori dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Negli ultimi mesi Boccacci non ha perso un’udienza del processo Mafia Capitale: maglia verde militare, ascoltava in silenzio le accuse rivolte al suo amico Massimo Carminati, il “Cecato” dei Nuclei armati rivoluzionari. Boccacci e Castellino hanno anche un nemico comune: Emanuele Fiano, il parlamentare del Pd riferimento della comunità ebraica. «Fiano delle tue leggi ce ne freghiamo, eccoti il saluto romano», recitava uno striscione sequestrato dalla Digos di Roma al gruppo di Castellino. Dello stesso tenore le esternazioni social di Boccacci: «Fiano, pezzo di ... Siamo fascisti e tanto basta».
Skinhead nelle istituzioni
I gruppi della destra estrema si sentono forti. Sospinti dal vento che spira nel Paese e in Europa, hanno alzato il livello dello scontro. Legittimati dalle campagne xenofobe alimentate da leader dal grande seguito come Matteo Salvini. I flirt tra Lega e forze neofasciste - per quanto Salvini si sforzi di negarlo - non sono, del resto, un mistero.
Un esempio di joint venture politica con queste sembianze ha preso forma a Monza. La nuova giunta di centrodestra, Lega inclusa, ha nominato assessore allo Sport Andrea Arbizzoni. Eletto con Fratelli d’Italia, la comunità ideale da cui proviene è però Lealtà - Azione, gruppo d’area skinhead radicato in Lombardia. Arbizzoni tra il 2009 e il 2012 aveva ricoperto il medesimo ruolo ai tempi del sindaco leghista Mariani. Ma l’assessore - ultras nel tempo libero - non è l’unico ad avere avuto accesso ai palazzi delle istituzioni. Stefano Pavesi, pure lui di Lealtà - Azione, è stato eletto con la Lega Nord nel municipio 8 di Milano. Si è fatto notare fin da subito nel giorno della commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, secondo lui «una logica conseguenza del vile attentato dei partigiani». Il 26 gennaio scorso, invece, all’incontro organizzato da una costola di Lealtà - Azione, dal titolo “Come il gender vuol sostituirsi all’uomo e alla donna”, ha partecipato Jari Colla, consigliere regionale del Carroccio. Matteo Salvini ripete spesso che fascismo e antifascismo sono ormai concetti del secolo scorso, che gli italiani vogliono guardare avanti. Salvo, poi, esprimere solidarietà al nostalgico del Duce titolare del lido di Chioggia. E non sembrano guardare oltre i movimenti di estrema destra che hanno trovato una sponda nella Lega. Come i militanti di Lealtà - Azione, appunto, che ogni anno salutano con il braccio teso i caduti della Repubblica sociale italiana nel cimitero Maggiore di Milano.
Pugni e cinghiate
Anche le squadracce sono tornate. E a volte usano le cinghie per punire i detrattori. Il 12 febbraio scorso a Vignanello, in provincia di Viterbo, Paolo, poco più che ventenne, viene aggredito da una quindicina di militanti di CasaPound. Colpevole secondo il branco di aver commentato sui social una vignetta sul movimento: “Chi mette il parmigiano sulla pasta al tonno non merita rispetto”. Versione ironica dello slogan reale con cui CasaPound ha tappezzato alcune città: “Chi scappa dalla guerra abbandonando famiglia, mogli e figli non merita rispetto”.
«Fermati», gli hanno intimato mentre una mano lo trascinava a terra. «Non devi più prendere in giro CasaPound». E giù botte. Sulla scena anche Jacopo Polidori, leader locale del movimento. «Con fare minaccioso batteva la cintura sul palmo della mano e poi sferrava quattro o cinque colpi sulla schiena di Paolo, non desistendo alle sue suppliche», hanno scritto i magistrati. A Paolo hanno fratturato il naso, rotto un dente e le cinghiate gli hanno lasciato delle escoriazioni sul dorso. «La prossima volta ti fai i cazzi tuoi», gli ha detto uno dei picchiatori prima di andarsene. Il 20 ottobre ci sarà il processo a carico di Polidori. Il leader nazionale di CasaPound, Gianluca Iannone, non ha condannato il gesto.
Ostia patria nostra
Nel decimo municipio della Capitale, a Ostia, fra tre mesi si andrà alle urne per scegliere il nuovo presidente. Sarà il primo voto post scioglimento per mafia. Un anno fa alle ultime comunali CasaPound ha ottenuto il due per cento, e in alcuni seggi ha toccato punte del 10. In particolare a Nuova Ostia, zona popolare e con un alto tasso di criminalità. Un risultato che se venisse confermato a ottobre garantirebbe a Casa Pound un consigliere municipale. Nella stessa area di massimo consenso per il movimento, secondo i detective e la procura di Roma comanda il clan Spada. Un gruppo criminale, al centro di molti sospetti e di varie retate, l’ultima il 12 aprile scorso.
A Ostia CasaPound ha organizzato ronde su richiesta per cacciare i venditori abusivi stranieri dalla spiaggia. Sostiene le famiglie italiane che hanno occupato le case popolari a rischio sfratto. Accusa il Pd e commissario prefettizio del degrado in cui versa il municipio. Tra le figure del movimento che hanno riscosso più successo c’è Carlotta Chiaraluce, alter ego del responsabile del litorale romano, Luca Marsella. Candidata alle ultime comunali, ha raccolto più di 1.300 voti. Entrambi non hanno speso una parola sul potere locale del clan Spada. Forse perché in sintonia con i militanti di CasaPound c’è Roberto Spada, fratello di Carmine detto “Romoletto”, ritenuto dall’antimafia di Roma il capo del clan. I contatti con CasaPound risalgono all’anno scorso, titolo dell’iniziativa “Giovinezza in piazza”, promossa dal movimento di Iannone e dalla scuola di danza della moglie del fratello del boss.
Le foto che ritraevano Spada con i referenti locali di CasaPound innescarono polemiche politiche, ma a distanza di tempo i rapporti non si sono interrotti. Anzi, stando ai commenti pubblicati su Facebook, pare l’amicizia sia reciproca. L’ultimo contatto a fine giugno, quando Carlotta Chiaraluce sulla pagina di Roberto Spada ha scritto: «Ro’ più tardi passiamo», riferendosi a una grigliata in spiaggia organizzata da Spada, che vanta tra gli amici anche altri militanti dell’organizzazione di Iannone. Non deve stupire. È lo stesso Roberto Spada che sui social si schiera sulle posizioni del movimento dell’estrema destra. È contrario allo Ius soli, vorrebbe chiudere le frontiere. E condivide lo slogan “Prima gli italiani”. Tolleranza zero. Anche se, per paradosso, la sua famiglia ha origini nomadi.
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Il vento fascista dalle periferie al Parlamento
Gli squadristi sono tornati in strada. Soffiano sul fuoco delle migrazioni e della crisi economica. Mentre crescono i consensi, i loro slogan tracimano nelle istituzioni
DI GIOVANNI TIZIAN - FOTO DI ESPEN RASMUSSEN
01 agosto 2017
Braccia tese dietro le barricate. Ombre nere sulle periferie, strette nella morsa del degrado. Scontri con le forze dell’ordine per difendere «il diritto alla casa degli italiani» nelle borgate, sempre più distanti dai centri storici, da Palazzo Chigi, dal Parlamento, dal Campidoglio.
I fascisti sono tornati. Eredi dei “Boia chi molla”, fomentano e guidano le proteste. I loro consensi crescono, e sono entrati anche in diversi consigli comunali. I loro linguaggi e le loro parole d’ordine tracimano dai gruppi minoritari alle forze politiche più grosse, anche in Parlamento. Ostentano saluti romani sul web e nelle strade, organizzano ronde per la “sicurezza urbana” o contro gli ambulanti stranieri sulle spiagge, e perfino navi per bloccare gli sbarchi dei migranti.
La nostalgia del passato e la xenofobia si confondono nella retorica populista. Parole d’ordine: sovranità, frontiere e muri, no ius soli, prima gli italiani, famiglia, élite corrotte. Non disdegnano la violenza fisica: si allenano nelle palestre militanti, si sfogano nei concerti d’area, si addestrano nelle curve degli stadi, dove spesso fede politica e criminalità diventano miscela esplosiva. Programmano raduni annuali: quest’anno il più importante è vicino a Reggio Calabria, dove negli anni Settanta i moti di Reggio sono stati il grande banco di prova dell’eversione nera. E c’è anche chi, per soldi o per gloria, imbraccia il fucile per unirsi ai battaglioni filorussi che combattono in Ucraina, nel Donbass.
Periferie, la prima linea
“Prima gli italiani”, è il grido dei guerrieri urbani del neofascismo romano. L’avanguardia che ha alzato il livello dello scontro sociale. Soffiano, i militanti neri, sulla miccia della guerra tra poveri delle periferie. «Resistenza etnica», la definisce Giuliano Castellino, ultras della Roma, leader del movimento “Roma ai Romani”, vicino a Forza Nuova. Castellino ha nel suo curriculum anche un apparizione nella Destra di Storace. “Roma ai romani”, insieme a Forza Nuova e CasaPound, si batte per «il diritto alla casa delle sole famiglie italiane».
Il 23 gennaio scorso, al Trullo, quartiere popolare di Roma, il gruppo si è mobilitato per difendere dallo sfratto una giovane coppia di romani abusivi, lei 17 anni e incinta, lui 20 anni e precario: a pagarne le conseguenze una famiglia egiziana, padre, madre e cinque figli, a cui la casa era stata assegnata. Dalla protesta all’azione, con i capi della destra radicale al fianco degli emarginati. A distanza di poco tempo si sono verificati altri due episodi simili. A San Basilio, periferia romana al centro di forti interessi criminali, a una famiglia di origine marocchina è stato impedito di entrare nell’alloggio assegnatole dal Comune: l’azione ha ricevuto la solidarietà di Forza Nuova e di “Roma ai Romani”. Tre settimane fa a Tor Bella Monaca, altro sobborgo dilaniato da spaccio e mafie varie, Howlader Dulal, 52 anni, cittadino italiano ma originario del Bangladesh, è stato aggredito. Aveva finalmente ottenuto l’appartamento popolare, ma il colore della pelle ha fatto la differenza: «Negro, qui non c’è posto per te. Le case sono tutte occupate», gli hanno urlato, ignoti, mentre lo picchiavano.
Basta un soffio e il focolaio divampa. I movimenti neofascisti hanno trovato il loro campo di battaglia. Ecco cosa scriveva Castellino sulla sua pagina Facebook qualche giorno fa: «Il popolo di Tor Bella Monaca ha dimostrato con i fatti che Roma e i Romani sono sempre più con i fascisti». In un altro post del 15 giugno dettava la linea: «La patria si difende a calci e pugni». Nella foto pubblicata c’è anche il camerata Maurizio Boccacci, 60 anni, capo dell’organizzazione Militia Italia, storico leader dell’estrema destra dei Castelli Romani, già animatore di presidi di solidarietà a favore dell’ex capo delle SS naziste Erich Priebke, tra gli esecutori dell’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Negli ultimi mesi Boccacci non ha perso un’udienza del processo Mafia Capitale: maglia verde militare, ascoltava in silenzio le accuse rivolte al suo amico Massimo Carminati, il “Cecato” dei Nuclei armati rivoluzionari. Boccacci e Castellino hanno anche un nemico comune: Emanuele Fiano, il parlamentare del Pd riferimento della comunità ebraica. «Fiano delle tue leggi ce ne freghiamo, eccoti il saluto romano», recitava uno striscione sequestrato dalla Digos di Roma al gruppo di Castellino. Dello stesso tenore le esternazioni social di Boccacci: «Fiano, pezzo di ... Siamo fascisti e tanto basta».
Skinhead nelle istituzioni
I gruppi della destra estrema si sentono forti. Sospinti dal vento che spira nel Paese e in Europa, hanno alzato il livello dello scontro. Legittimati dalle campagne xenofobe alimentate da leader dal grande seguito come Matteo Salvini. I flirt tra Lega e forze neofasciste - per quanto Salvini si sforzi di negarlo - non sono, del resto, un mistero.
Un esempio di joint venture politica con queste sembianze ha preso forma a Monza. La nuova giunta di centrodestra, Lega inclusa, ha nominato assessore allo Sport Andrea Arbizzoni. Eletto con Fratelli d’Italia, la comunità ideale da cui proviene è però Lealtà - Azione, gruppo d’area skinhead radicato in Lombardia. Arbizzoni tra il 2009 e il 2012 aveva ricoperto il medesimo ruolo ai tempi del sindaco leghista Mariani. Ma l’assessore - ultras nel tempo libero - non è l’unico ad avere avuto accesso ai palazzi delle istituzioni. Stefano Pavesi, pure lui di Lealtà - Azione, è stato eletto con la Lega Nord nel municipio 8 di Milano. Si è fatto notare fin da subito nel giorno della commemorazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, secondo lui «una logica conseguenza del vile attentato dei partigiani». Il 26 gennaio scorso, invece, all’incontro organizzato da una costola di Lealtà - Azione, dal titolo “Come il gender vuol sostituirsi all’uomo e alla donna”, ha partecipato Jari Colla, consigliere regionale del Carroccio. Matteo Salvini ripete spesso che fascismo e antifascismo sono ormai concetti del secolo scorso, che gli italiani vogliono guardare avanti. Salvo, poi, esprimere solidarietà al nostalgico del Duce titolare del lido di Chioggia. E non sembrano guardare oltre i movimenti di estrema destra che hanno trovato una sponda nella Lega. Come i militanti di Lealtà - Azione, appunto, che ogni anno salutano con il braccio teso i caduti della Repubblica sociale italiana nel cimitero Maggiore di Milano.
Pugni e cinghiate
Anche le squadracce sono tornate. E a volte usano le cinghie per punire i detrattori. Il 12 febbraio scorso a Vignanello, in provincia di Viterbo, Paolo, poco più che ventenne, viene aggredito da una quindicina di militanti di CasaPound. Colpevole secondo il branco di aver commentato sui social una vignetta sul movimento: “Chi mette il parmigiano sulla pasta al tonno non merita rispetto”. Versione ironica dello slogan reale con cui CasaPound ha tappezzato alcune città: “Chi scappa dalla guerra abbandonando famiglia, mogli e figli non merita rispetto”.
«Fermati», gli hanno intimato mentre una mano lo trascinava a terra. «Non devi più prendere in giro CasaPound». E giù botte. Sulla scena anche Jacopo Polidori, leader locale del movimento. «Con fare minaccioso batteva la cintura sul palmo della mano e poi sferrava quattro o cinque colpi sulla schiena di Paolo, non desistendo alle sue suppliche», hanno scritto i magistrati. A Paolo hanno fratturato il naso, rotto un dente e le cinghiate gli hanno lasciato delle escoriazioni sul dorso. «La prossima volta ti fai i cazzi tuoi», gli ha detto uno dei picchiatori prima di andarsene. Il 20 ottobre ci sarà il processo a carico di Polidori. Il leader nazionale di CasaPound, Gianluca Iannone, non ha condannato il gesto.
Ostia patria nostra
Nel decimo municipio della Capitale, a Ostia, fra tre mesi si andrà alle urne per scegliere il nuovo presidente. Sarà il primo voto post scioglimento per mafia. Un anno fa alle ultime comunali CasaPound ha ottenuto il due per cento, e in alcuni seggi ha toccato punte del 10. In particolare a Nuova Ostia, zona popolare e con un alto tasso di criminalità. Un risultato che se venisse confermato a ottobre garantirebbe a Casa Pound un consigliere municipale. Nella stessa area di massimo consenso per il movimento, secondo i detective e la procura di Roma comanda il clan Spada. Un gruppo criminale, al centro di molti sospetti e di varie retate, l’ultima il 12 aprile scorso.
A Ostia CasaPound ha organizzato ronde su richiesta per cacciare i venditori abusivi stranieri dalla spiaggia. Sostiene le famiglie italiane che hanno occupato le case popolari a rischio sfratto. Accusa il Pd e commissario prefettizio del degrado in cui versa il municipio. Tra le figure del movimento che hanno riscosso più successo c’è Carlotta Chiaraluce, alter ego del responsabile del litorale romano, Luca Marsella. Candidata alle ultime comunali, ha raccolto più di 1.300 voti. Entrambi non hanno speso una parola sul potere locale del clan Spada. Forse perché in sintonia con i militanti di CasaPound c’è Roberto Spada, fratello di Carmine detto “Romoletto”, ritenuto dall’antimafia di Roma il capo del clan. I contatti con CasaPound risalgono all’anno scorso, titolo dell’iniziativa “Giovinezza in piazza”, promossa dal movimento di Iannone e dalla scuola di danza della moglie del fratello del boss.
Le foto che ritraevano Spada con i referenti locali di CasaPound innescarono polemiche politiche, ma a distanza di tempo i rapporti non si sono interrotti. Anzi, stando ai commenti pubblicati su Facebook, pare l’amicizia sia reciproca. L’ultimo contatto a fine giugno, quando Carlotta Chiaraluce sulla pagina di Roberto Spada ha scritto: «Ro’ più tardi passiamo», riferendosi a una grigliata in spiaggia organizzata da Spada, che vanta tra gli amici anche altri militanti dell’organizzazione di Iannone. Non deve stupire. È lo stesso Roberto Spada che sui social si schiera sulle posizioni del movimento dell’estrema destra. È contrario allo Ius soli, vorrebbe chiudere le frontiere. E condivide lo slogan “Prima gli italiani”. Tolleranza zero. Anche se, per paradosso, la sua famiglia ha origini nomadi.
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© Riproduzione riservata 01 agosto 2017
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Re: Diario della caduta di un regime.
Perché un 'uomo di 81 anni, che necessita di assistenza e manutenzione per scendere in pista come una Ferrari, si dà così tanto da fare??????????
«Ecco tutte le mosse per candidare Berlusconi. Ma sarà durissima»
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Corriere della Sera
Dino Martirano
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ROMA - Uno squadrone di avvocati convocati da Silvio Berlusconi si sta preparando per la trasferta di Strasburgo dove il 22 novembre si celebrerà l’attesissima udienza davanti alla grande chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu): quel giorno i giudici europei stabiliranno se il Senato italiano ha commesso oppure no un abuso applicando la legge Severino e deliberando nel 2013 la decadenza dal seggio parlamentare dell’ex premier dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale. Nel collegio difensivo del Cavaliere - oltre Niccolò Ghedini e Franco Coppi e lo specialista di Cedu Andrea Saccucci - c’è l’avvocato Piero Longo, deputato di Forza Italia, che spiega: «La battaglia è difficilissima ma vale la pena combatterla fino in fondo».
Avvocato, i tempi della Corte permetteranno a Berlusconi, nel caso la sentenza sia a lui favorevole, di essere riammesso al Senato prima della fine della legislatura?
«La grande chambre è fissata per il 22 novembre ma per avere la pubblicazione della sentenza bisognerà attendere i tempi estenuanti della burocrazia europea. Ci sono da considerare i passaggi tecnici delle traduzioni degli atti. Possono decidere anche lo stesso giorno ma non si può dire quando avremo la pubblicazione della sentenza. È improbabile che il tutto avvenga entro il mese di febbraio del 2018».
Ma la sentenza potrebbe arrivare prima delle elezioni politiche del 2018, se si dovesse votare a maggio.
«Questa tempistica potrebbe essere probabile. Ma c’è una ragione politica, non solo italiana, che regolerà i tempi: perché si tratta di stabilire se un leader europeo, un ex premier, ha avuto una decisione conforme alla legge oppure no. Non è semplice il quesito da sciogliere».
Ammettiamo che la Corte dia ragione a Berlusconi...
«Per la riammissione in Senato sarà lo stessa Aula a decidere se riconsiderare la sua decisione del 2013. E il Senato, in forza dell’autodichia, può decidere quello che crede. Fino a non applicare la sentenza di Strasburgo eventualmente favorevole a Berlusconi pur rischiando un conflitto tra istituzioni sull’immediata esecuzione della stessa». Parallelamente, l’ex premier punta sulla riabilitazione che, se arrivasse prima delle elezioni, neutralizzerebbe gli effetti della «Severino» consentendogli di candidarsi alle politiche 2018. «L’8 marzo del 2018 scattano i tre anni dal momento in cui è stata espiata la pena. Decide il tribunale di Sorveglianza di Roma, luogo di residenza di Berlusconi, ma anche qui non c’è certezza sui tempi».
Gli altri procedimenti penali a carico di Berlusconi costituiscono un ostacolo sulla strada della riabilitazione?
«No, per la riabilitazione si deve guadare al comportamento successivo alla condanna». Berlusconi «riabilitato» sarebbe candidabile, dunque? «La Severino si applica “salvo che sia intervenuta la riabilitazione”».
La candidatura «con riserva», cioè in attesa di una pronuncia, potrebbe essere una soluzione?
«Potrebbe».
E il ricorso al Tar davanti nel caso l’Ufficio centrale elettorale dovesse cassare la candidatura di un Berlusconi non ancora non riabilitato?
«Come ci insegnava il grande professore Leopoldo Mazzarolli, con la giustizia amministrativa è fattibile tutto quello che è possibile. Tutto e il contrario di tutto».
Le strade per la candidatura di Berlusconi sembrano tutte in salita, non trova?
«Il diritto è così. E il diritto europeo è ancora peggio. D’altronde, il ricorso a Strasburgo lo abbiamo fatto nel 2013. E siamo nel 2017».
«Ecco tutte le mosse per candidare Berlusconi. Ma sarà durissima»
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ROMA - Uno squadrone di avvocati convocati da Silvio Berlusconi si sta preparando per la trasferta di Strasburgo dove il 22 novembre si celebrerà l’attesissima udienza davanti alla grande chambre della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu): quel giorno i giudici europei stabiliranno se il Senato italiano ha commesso oppure no un abuso applicando la legge Severino e deliberando nel 2013 la decadenza dal seggio parlamentare dell’ex premier dopo la sua condanna definitiva per frode fiscale. Nel collegio difensivo del Cavaliere - oltre Niccolò Ghedini e Franco Coppi e lo specialista di Cedu Andrea Saccucci - c’è l’avvocato Piero Longo, deputato di Forza Italia, che spiega: «La battaglia è difficilissima ma vale la pena combatterla fino in fondo».
Avvocato, i tempi della Corte permetteranno a Berlusconi, nel caso la sentenza sia a lui favorevole, di essere riammesso al Senato prima della fine della legislatura?
«La grande chambre è fissata per il 22 novembre ma per avere la pubblicazione della sentenza bisognerà attendere i tempi estenuanti della burocrazia europea. Ci sono da considerare i passaggi tecnici delle traduzioni degli atti. Possono decidere anche lo stesso giorno ma non si può dire quando avremo la pubblicazione della sentenza. È improbabile che il tutto avvenga entro il mese di febbraio del 2018».
Ma la sentenza potrebbe arrivare prima delle elezioni politiche del 2018, se si dovesse votare a maggio.
«Questa tempistica potrebbe essere probabile. Ma c’è una ragione politica, non solo italiana, che regolerà i tempi: perché si tratta di stabilire se un leader europeo, un ex premier, ha avuto una decisione conforme alla legge oppure no. Non è semplice il quesito da sciogliere».
Ammettiamo che la Corte dia ragione a Berlusconi...
«Per la riammissione in Senato sarà lo stessa Aula a decidere se riconsiderare la sua decisione del 2013. E il Senato, in forza dell’autodichia, può decidere quello che crede. Fino a non applicare la sentenza di Strasburgo eventualmente favorevole a Berlusconi pur rischiando un conflitto tra istituzioni sull’immediata esecuzione della stessa». Parallelamente, l’ex premier punta sulla riabilitazione che, se arrivasse prima delle elezioni, neutralizzerebbe gli effetti della «Severino» consentendogli di candidarsi alle politiche 2018. «L’8 marzo del 2018 scattano i tre anni dal momento in cui è stata espiata la pena. Decide il tribunale di Sorveglianza di Roma, luogo di residenza di Berlusconi, ma anche qui non c’è certezza sui tempi».
Gli altri procedimenti penali a carico di Berlusconi costituiscono un ostacolo sulla strada della riabilitazione?
«No, per la riabilitazione si deve guadare al comportamento successivo alla condanna». Berlusconi «riabilitato» sarebbe candidabile, dunque? «La Severino si applica “salvo che sia intervenuta la riabilitazione”».
La candidatura «con riserva», cioè in attesa di una pronuncia, potrebbe essere una soluzione?
«Potrebbe».
E il ricorso al Tar davanti nel caso l’Ufficio centrale elettorale dovesse cassare la candidatura di un Berlusconi non ancora non riabilitato?
«Come ci insegnava il grande professore Leopoldo Mazzarolli, con la giustizia amministrativa è fattibile tutto quello che è possibile. Tutto e il contrario di tutto».
Le strade per la candidatura di Berlusconi sembrano tutte in salita, non trova?
«Il diritto è così. E il diritto europeo è ancora peggio. D’altronde, il ricorso a Strasburgo lo abbiamo fatto nel 2013. E siamo nel 2017».
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Re: Diario della caduta di un regime.
Nazitalia
Legge antifascismo, le destre: «Vergogna! Viva il Duce sempre». E Sgarbi va dai neonazisti
Un Francesco Storace scatenato («Un bel saluto romano non ve lo leva nessuno») critica la legge Fiano, lanciando l'hastag #wids. Alemanno, Meloni e Salvini: «Inutile e liberticida, si vuole nascondere l'insuccesso dello ius soli». E spunta la partecipazione del noto critico d'arte all'evento di Lealtà Azione
DI FEDERICO MARCONI
13 settembre 2017
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«Alla vergognosa legge di Fiano rispondiamo “Viva il Duce Sempre”».
Scrive così Francesco Storace su Facebook lanciando l’hashtag
L’ARTICOLO CONTINUA
Legge antifascismo, le destre: «Vergogna! Viva il Duce sempre». E Sgarbi va dai neonazisti
Un Francesco Storace scatenato («Un bel saluto romano non ve lo leva nessuno») critica la legge Fiano, lanciando l'hastag #wids. Alemanno, Meloni e Salvini: «Inutile e liberticida, si vuole nascondere l'insuccesso dello ius soli». E spunta la partecipazione del noto critico d'arte all'evento di Lealtà Azione
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Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:Nazitalia
Legge antifascismo, le destre: «Vergogna! Viva il Duce sempre». E Sgarbi va dai neonazisti
Un Francesco Storace scatenato («Un bel saluto romano non ve lo leva nessuno») critica la legge Fiano, lanciando l'hastag #wids. Alemanno, Meloni e Salvini: «Inutile e liberticida, si vuole nascondere l'insuccesso dello ius soli». E spunta la partecipazione del noto critico d'arte all'evento di Lealtà Azione
DI FEDERICO MARCONI
13 settembre 2017
«Alla vergognosa legge di Fiano rispondiamo “Viva il Duce Sempre”».
Scrive così Francesco Storace su Facebook lanciando l’hashtag
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#WIDS e esprimendo tutta la sua contrarietà per l’approvazione della Camera della legge che introduce il reato di propaganda fascista. «L’ho scritto per dirvi con chiarezza il mio pensiero, altro che paura della galera. E non credo che sia solo il mio pensiero» continua l’esponente del Movimento Nazionale per la Sovranità «Se ci riuscite poete cancellare una scritta da un obelisco, ma non una frase e il rispetto per un Ventennio di storia nazionale dal cuore e dalla testa di milioni di italiani». Conclude: «E un bel saluto romano non ve lo leva nessuno».
«È una legge ridicola e liberticida» per l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno «votata da meno della metà dei deputati. Con il passaggio della proposta di Fiano, il centrosinistra ha voluto nascondere il fallimento dello Ius Soli». Nella nota il leader del Movimento Nazionale per la Sovranità prosegue: «Non è criminalizzando gadget e mandando in galera i ragazzi che fanno il saluto romano che si difende la democrazia. I veri pericoli per la nostra Repubblica sono il condizionamento dei poteri forti sui mezzi di informazione, la propaganda del terrorismo islamico e la negazione della sovranità popolare imposta dalle logiche della globalizzazione. Problemi che la sinistra si guarda d’affrontare».
La provocazione del deputato di Fratelli d'Italia durante la votazione della legge Fiano sulla 'gestualità a rischio': «Attenti italiani! D'ora in poi sarà vietato sporgere il mento, mettere le mani sui fianchi, e fare il saluto romano»
Anche per Giorgia Meloni la legge è «una follia liberticida»: un testo «delirante, una pagliacciata». «Secondo voi uno Stato può vietare di muovere il proprio corpo come meglio si crede?» ha scritto la leader di Fratelli d’Italia in un post su Twitter mentre era in corso la votazione in aula.
«Con tutti i problemi che hanno gli italiani, il PD vuole cancellare la scritta "DUX" dai monumenti.
Questi sono matti, le Idee e la Storia non si processano» ha scritto il segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Lega che, durante il dibattito alla Camera, era tra i partiti più agguerriti contro la proposta Fiano.
Ancora non pervenute le reazioni dei movimenti di estrema destra, che piuttosto esultano per la decisione del centrosinistra di fermare la discussione in aula sullo ius soli. Nessun commento sui profili social di CasaPound. Simone Di Stefano, vicepresidente di Cpi, rilancia un post del segretario cultura della formazione: «Il fatto che Fiano voglia abbattere i simboli del fascismo può preoccupare i fascisti. Il fatto che non sappia sostituirli con nulla dovrebbe preoccupare tutti» scrive Adriano Scianca, che continua «Non siete nulla, nessuno vi ricorderà, nessuno vi rimpiangerà
Anche Forza Nuova al momento tace. Su Facebook però mette in mostra l’adesione di Lotta Studentesca, costola giovanile del movimento, alla marcia su Roma del prossimo 28 ottobre. Anche il movimento neonazista di Lealtà-Azione non ha ancora commentato. L’ultimo post sulla pagina Facebook pubblicizza l’iniziativa del prossimo 21 settembre “La bellezza salverà il mondo contro la cultura dell’orrore”. Ospite d’eccezione: Vittorio Sgarbi.
Anche il Movimento 5 Stelle, che aveva proposto la modifica della proposta Fiano, considera la legge «inutile e dannosa». «Il Pd ha scelto la via della pura demagogia, partorendo una legge sbagliata, di facciata, per recuperare un minimo di consenso elettorale, e di propaganda, per dare un po’ di visibilità a Fiano» dichiarano i pentastellati della Commissione Giustizia della Camera «la legge sarà un ostacolo per l’applicazione delle leggi Scelba e Mancino».
Il deputato Dem Emanuele Fiano difende il suo lavoro. «Il principio di libertà è alla base della legge che noi abbiamo fortemente voluto» afferma l’esponente del Pd «Non vogliamo limitare la libertà di opinione di nessuno, ma impedire che la nostra libertà sia offuscata dai veleni del fascismo. Di quelle idee di odio, violente, razziste, non si può fare apologia e propaganda».
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