MOVIMENTO 5 STELLE

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UncleTom
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

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lucfig ha scritto:
UncleTom ha scritto:RIPETO LA DOMANDA POSTA IL : Inviato: 25/02/2017, 15:01


MA PERCHE' GIUSEPPE GRILLO SI E' DATO ALLA POLITICA?

QUAL'E' IL VOSTRO PARERE??????????????????????





RIMASTA A TUTTORA COMPLETAMENTE INEVASA
... continua ...

Riassumendo:
1) Grillo apre un blog tra il politico e satirico zeppo di pubblicità su consiglio di Casaleggio che fino a quei tempi nessuno sapeva chi fosse se per non altro un video su youtube dove farneticava un futuro di un miscuglio tra George Orwell e Isaac Asimov

2) Il movimento che segue il blog diventa la prima forza politica del paese con uno stupore collettivo

3) Il movimento rifiuta di governare, vuole l'opposizione. Inoltre rifiuta ogni dialogo con qualsiasi persona e/o forza politica.

4) Chi è dentro e vuole fare politica ovvero alleanze e proposte di leggi viene messo alla porta. Infatti Grillo dice chiaramente che a lui interessa solo il Blog.

5) Il Guru Casaleggio va a Cernobbio. Il movimento cambia. Nasce dopo un anno il direttorio che lo gestisce e si trasforma in partito.

6) Si punta a Roma sulla Raggi, personaggio che ha delle ombre (Previti, Marra, Romeo) e il movimento, al contrario di Pizzarotti, la protegge in una maniera imbarazzante.

7) La Gruber (membro del Bilderberg) diventa sponsor di Casaleggio Jr.

Ripeto credo che la cosa sia partita come "un modo come farsi i soldi senza lavorare" e ad un certo punto è sfuggita di mano e alcuni gruppi di potere ci stanno facendo il pensierino e si stanno trasformando in una nuova forza politica che strizza l'occhio ai poteri forti e vuole controllare la massa utilizzando sistemi che George Orwell aveva intuito.

Il potere non alle ideologie ma alle multinazionali che controllano l'opinione pubblica grazie ad internet.

Domanda: Perché tutto 'sto casino per Marika Cassimatis a Genova?


RIPRENDENDO IL CLIMA DI 5 MESI FA SUL FORUM
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

Ieri Il Marchese del Grillo è venuto allo scoperto, e Ilario Lombardo è intervenuto su La Stampa, ripreso poi da Dagospia:




14 SET 2017 11:36
“IO SO’ IO E VOI NON SIETE UN caXXo”


– LA DIFESA DEL MARCHESE DEL GRILLO: IN SICILIA CANCELLERI L’HO SCELTO IO E ME NE FREGO DEI GIUDICI ED ANCHE DELLE PRIMARIE ON LINE


– BEPPE CI METTE LA FACCIA, MA IL 18/9 IL TRIBUNALE POTREBBE BOCCIARE LA SELEZIONE DEL CANDIDATO M5S. E DOPO 5 GIORNI DI MAIO DOVREBBE ESSERE INDICATO COME PREMIER, SEMPRE DAL VOTO ON LINE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:Ieri Il Marchese del Grillo è venuto allo scoperto, e Ilario Lombardo è intervenuto su La Stampa, ripreso poi da Dagospia:




14 SET 2017 11:36
“IO SO’ IO E VOI NON SIETE UN caXXo”


– LA DIFESA DEL MARCHESE DEL GRILLO: IN SICILIA CANCELLERI L’HO SCELTO IO E ME NE FREGO DEI GIUDICI ED ANCHE DELLE PRIMARIE ON LINE


– BEPPE CI METTE LA FACCIA, MA IL 18/9 IL TRIBUNALE POTREBBE BOCCIARE LA SELEZIONE DEL CANDIDATO M5S. E DOPO 5 GIORNI DI MAIO DOVREBBE ESSERE INDICATO COME PREMIER, SEMPRE DAL VOTO ON LINE


Ilario Lombardo per la Stampa

«Si è passati da una storia che poteva risolversi con una telefonata alle minacce di morte». Quando Mauro Giulivi, l' attivista grillino che rischia di far saltare la candidatura di Giancarlo Cancelleri alla Regione Sicilia, pronuncia questa frase anche l' ultimo tentativo di conciliazione è già fallito. Beppe Grillo ha scelto la strada più pericolosa per il M5S ma anche quella che gli permetterà di non retrocedere di un millimetro di fronte a futuri ricorsi. O almeno così spera.

La possibilità di un accordo con Giulivi c' era. Gli avvocati del comico in un primo momento erano ottimisti. Poi qualcosa è andato storto con la controparte rappresentata dall' avvocato-incubo per il M5S Lorenzo Borré. Gli umori di Grillo hanno fatto il resto. Il leader è stufo delle beghe giudiziarie ma non vuole neanche che il M5S sia permeabile a qualsiasi ricorso.

Per questo, con i suoi legali è pronto a piazzare in mano al giudice una contromossa: sostenere che in qualità di capo politico e garante è nelle sue prerogative dichiarare come legittimo il voto del 9 luglio che ha incoronato Giancarlo Cancelleri e che il tribunale di Palermo ha sospeso. Basterà? Certo, potrebbe non aiutarlo il fatto che ieri sera, all' ora di cena, non era stato ancora pubblicato sul blog di Grillo il dispositivo della sentenza, come aveva chiesto di fare il giudice.

Non propriamente un gesto di distensione e di cortesia agli occhi del magistrato che il 18 settembre potrebbe confermare la sospensione delle Regionarie a 5 Stelle e invalidare il risultato. Il Movimento si troverebbe a dover rifare una votazione in piena campagna elettorale e alla vigilia del grande evento di Rimini dove sabato 23 settembre Luigi Di Maio dovrebbe salire sul palco da candidato premier.

Un appuntamento a cui i grillini arriveranno con gli strascichi delle faide siciliane e con i molti, troppi dubbi sulle regole interne al M5S. Non solo per quello che è successo in questo anno di incertezze e strappi alle regole, di votazioni rifatte per le bizze di Grillo (vedi Genova), di garantismo recuperato ad personam (vedi Virginia Raggi), ma anche perché a otto giorni dall' inizio della festa in Romagna non si sa né come si voterà né chi sfiderà Di Maio.

«Le regole arriveranno prestissimo» promettono dal M5S. Ma in realtà alla Casaleggio Associati, l' azienda che gestirà le primarie sulla piattaforma Rousseau, avrebbero deciso di far sapere all' ultimo momento utile come si voterà. I motivi sono due: non dare tempo a eventuali ricorsi ed evitare che gli hacker, che in estate hanno sguazzato a piacimento dentro Rousseau, si rifacciano vivi e guastino la festa a tutti.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 156154.htm
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

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Se mi sbaglio mi corrigerete






Lucfig, ad una mia precisa domanda, in data, Inviato: 10/04/2017, 10:15 , aveva risposto così:

UncleTom ha scritto:
RIPETO LA DOMANDA POSTA IL : Inviato: 25/02/2017, 15:01


MA PERCHE' GIUSEPPE GRILLO SI E' DATO ALLA POLITICA?

QUAL'E' IL VOSTRO PARERE??????????????????????




RIMASTA A TUTTORA COMPLETAMENTE INEVASA


Cerco di dare il mio parere.

Un Giorno un certo Casaleggio spiega a Grillo come fare soldi a palate in maniera facile facile, senza tournée e giri nei teatri.
Fai un sito web, spara un po' di discussioni calde, fai un’opposizione politica e si guadagnano click e con i click arrivano soldi. Ma per fare questo hai bisogno di una struttura "politica", delle persone che ti seguono, un movimento di opinione che trascinano gli altri. Bastano un milione e vedrai non avrai più bisogno di lavorare ...

Detto fatto. Il movimento parte con l'obiettivo di fare opinione ma ... ma ha un successo che nessuno se l'aspettava e qui iniziano i guai. Beppe e Casaleggio cercano di essere opposizione, negando a Bersani il governo M5S-PD, non vogliono governare, vogliono solo fare click col sito web e il ruolo di opposizione è fondamentale. Ma il M5S cresce e crescono chi inizia a credere che forse forse si può entrare nella stanza dei bottoni e migliorare le cose. Ma il gatto e la volpe non ci stanno, bloccano tutte le iniziative di dialogo (vedi con Civati) e mandano a casa le teste pensanti (Pizzarotti).
Poi Casaleggio muore ed arriva il figlio che a mio parere inizia a pensare di entrare nella stanza dei bottoni, per questo blinda la Raggi e inizia a far crescere uno come Di Maio ed inizia una guerra con il principale competitor: Renzi.

... continua ...

Riassumendo:
1) Grillo apre un blog tra il politico e satirico zeppo di pubblicità su consiglio di Casaleggio che fino a quei tempi nessuno sapeva chi fosse se per non altro un video su youtube dove farneticava un futuro di un miscuglio tra George Orwell e Isaac Asimov

2) Il movimento che segue il blog diventa la prima forza politica del paese con uno stupore collettivo

3) Il movimento rifiuta di governare, vuole l'opposizione. Inoltre rifiuta ogni dialogo con qualsiasi persona e/o forza politica.

4) Chi è dentro e vuole fare politica ovvero alleanze e proposte di leggi viene messo alla porta. Infatti Grillo dice chiaramente che a lui interessa solo il Blog.

5) Il Guru Casaleggio va a Cernobbio. Il movimento cambia. Nasce dopo un anno il direttorio che lo gestisce e si trasforma in partito.

6) Si punta a Roma sulla Raggi, personaggio che ha delle ombre (Previti, Marra, Romeo) e il movimento, al contrario di Pizzarotti, la protegge in una maniera imbarazzante.

7) La Gruber (membro del Bilderberg) diventa sponsor di Casaleggio Jr.

Ripeto credo che la cosa sia partita come "un modo come farsi i soldi senza lavorare" e ad un certo punto è sfuggita di mano e alcuni gruppi di potere ci stanno facendo il pensierino e si stanno trasformando in una nuova forza politica che strizza l'occhio ai poteri forti e vuole controllare la massa utilizzando sistemi che George Orwell aveva intuito.

Il potere non alle ideologie ma alle multinazionali che controllano l'opinione pubblica grazie ad internet.

Domanda: Perché tutto 'sto casino per Marika Cassimatis a Genova?

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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

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CONTINUA



Dagospia, stamani, intervenendo su Luigino Di Maio, scrive:

2. “DIECI ANNI A SPERARE NELLA RIVOLUZIONE PER RITROVARTI ALLA FINE RAPPRESENTATO DA UN CHIERICHETTO.




A otto anni dalla sua fondazione, avvenuta a Milano il 4 ottobre 2009 dal comico e attivista politico Beppe Grillo e dall'imprenditore del web Gianroberto Casaleggio, osservando i risultati con occhio distaccato, né pro, né contro, ma solo facendo una cruda analisi, ieri come oggi, il M5S ha avuto ed ha la funzione del raccoglitore degli scontenti.

Scontenti di Forza Italia, scontenti del PD, scontenti della Lega e certamente di tutte quelle formazioni minori che non riescono a sfondare.

Ma…..può l’essere scontenti del partito di origine un collante per stare insieme?????

Prima o poi l’essere di destra o di sinistra emerge quando si fanno certe scelte.

E di conseguenza inevitabilmente si scontenta una parte e si accontenta l’altra e viceversa.

Bisogna essere dei cervelloni per tenere sempre unito il Movimento.

Il marchese del Grillo e Casaleggio possono essere considerati due cervelloni della politica italiana??????

A me non sembra proprio. Soprattutto in una fase difficilissima come questa.

Sosteneva un amico over ’70, una decina di giorni fa:

“Prossimamente voto 5 Stelle perché è l’ultima speranza”

E poi,…….. se non ci sono le condizioni per una ripartenza?????

Alcide De Gasperi ha governato l’Italia in una fase difficilissima, quella dell’inizio del dopo guerra.

Anche lui aveva le sue buone rogne, ma tutti avevano l’idea comune che necessitava ricostruire un Paese distrutto.

Non credo che De Gasperi potesse ottenere lo stesso successo in una fase di disgregazione come questa, dove tutti cercano il potere per mangiare quel poco di carne rimasta intorno all’osso e della sorte dei loro governati se ne sbattono altamente.

I 5 Stelle hanno qualcuno superiore a De Gasperi?

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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

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Depurando il tutto dalla lotta politica in corso per le prossime elezioni:



20 set 2017 09:11
1. LUIGINO DI MAIO VA A BACIARE LA TECA DI SAN GENNARO E MASSIMO GRAMELLINI LO FULMINA


2. “DIECI ANNI A SPERARE NELLA RIVOLUZIONE PER RITROVARTI ALLA FINE RAPPRESENTATO DA UN CHIERICHETTO. DALLA PROSPETTIVA DI DI MAIO POTREBBE ANCHE ESSERE SOLO UN EX VOTO PER GRAZIA RICEVUTA. UN GIOVANE VECCHIO, SENZA STUDI NÉ ESPERIENZE LAVORATIVE, CHE VIENE ISCRITTO ALLA CORSA PER PALAZZO CHIGI NON È UN PREDESTINATO. È UN MIRACOLATO”


3. DA FICO AGLI ORTOSSI, SONO IN MOLTI NEL M5S A NON VOLERE DI MAIO CAPO POLITICO



1 - OPERAZIONE SAN GENNARO
Massimo Gramellini per il “Corriere della Sera”

Osservata dalla prospettiva di un grillino laico, l' immagine di Di Maio, candidato premier per mancanza di prove, che bacia la teca con il sangue liquefatto di San Gennaro giustifica una richiesta di asilo politico all’altro mondo, dove nessuno avrà ancora avuto il coraggio di dirlo a Dario Fo.

Osservata invece dalla prospettiva di San Gennaro, la visione di un politico prono davanti alla sua ampolla è il classico déjà-vu: da Gava a de Magistris, passando per Bassolino, tante sono le labbra di masanielli devoti che attraverso di lui hanno cercato di ingraziarsi il cardinalone e il popolino.

Osservata dalla prospettiva di un elettore cinquestelle della prima ora, la mirabile scena è invece l'epilogo di un'illusione durata dieci anni. Dieci anni a sperare nella rivoluzione per ritrovarti alla fine rappresentato da un chierichetto.

Eppure, osservata dalla prospettiva di Di Maio, quel gesto plateale potrebbe anche essere solo un ex voto per grazia ricevuta. Un giovane vecchio, senza studi né esperienze lavorative memorabili, che viene iscritto da un' azienda privata di comunicazione alla corsa per Palazzo Chigi non è un predestinato. È un miracolato. Era giusto che andasse a sdebitarsi con un esperto del ramo.




2- DAI TERRITORI CRESCE LA FRONDA PER AZZOPPARE DI MAIO
Ilario Lombardo per “la Stampa”

Nemmeno il tempo di godersi la consacrazione che Luigi Di Maio si trova a vivere il paradosso di molti leader. Essere in cima al suo Movimento, celebrato come imminente candidato premier, dotato di fama e potere politico, e allo stesso tempo diventare il principale bersaglio di una guerra interna tra i grillini. Locale e nazionale.

Perché quello che avviene in Sicilia ha conseguenze collaterali sulla sua ascesa alla testa del M5S. In un momento che tra l' altro non è dei migliori ed è tra i più turbolenti della già vivace storia dei 5 Stelle.

Al candidato governatore Giancarlo Cancelleri, uno dei suoi uomini più fidati, Di Maio non ha legato solo un pezzo di campagna elettorale, con il tour in Siclia, le camicie bianche, le cravatte colorate sui social e le rispettive compagne fotografate sulle pagine patinate dei magazine di gossip. Ma ha legato anche il suo destino a breve termine, perché la Sicilia dovrebbe essere il risultato forte su cui il deputato avrebbe costruito la sua corsa a Palazzo Chigi.

E invece le cose non stanno andando per il verso sperato. In Sicilia come a Roma, dove già si agitano le truppe spontanee degli ortodossi al seguito di Roberto Fico, contrari alla decisione di Grillo di abdicare al ruolo di capo politico e di affidarlo al vincitore delle primarie per la premiership.

Così Di Maio rischia di rimanere un leader azzoppato anzitempo e di vedere rovinata la festa della sua incoronazione a Rimini. Per questo, dentro il M5S stanno già approntando le contromosse, legali e disciplinari. A Roma Grillo ha avuto colloqui serrati con il team di avvocati che segue le pratiche sugli innumerevoli ricorsi e si è convinto, come già aveva fatto a Genova contro Marika Cassimatis, che a questo punto è meglio procedere senza ulteriori votazioni: il candidato in Sicilia resta Cancelleri, per volontà del comico, in qualità di garante e (ancora per poco) capo politico del M5S.

Allo stesso modo, Grillo è pronto a usare il suo potere per calmare la fronda interna. Già trapelano le prime minacce di sanzioni, se i più riottosi dovessero continuare a picconare su Di Maio. Ma prima di arrivare a un epilogo così drammatico Grillo ha tentato un ultimo tentativo di conciliazione. Lunedì ha chiamato Fico per chiedergli un faccia a faccia a Roma, prima della partenza. Il deputato, secondo fonti vicine a entrambi, avrebbe rifiutato di incontrare il leader. Fico considera inaccettabile che Grillo si svesta del ruolo più importante. «Beppe devi restare tu il capo politico, non può diventarlo Luigi, serve una figura super partes».

«Ma io - è stata la risposta del comico - rimango il garante». Non è solo Fico a chiedere che Di Maio non diventi capo politico. Sono tanti parlamentari e tantissimi dai territori, tra eletti e non. Ieri Luigi Gallo, deputato che più di altri si è intestato una campagna pubblica sui social, ha rilanciato una lettera sottoscritta dai consiglieri piemontesi: «Beppe - scrivono - riteniamo che la figura del premier non debba coincidere con quella del capo politico».

Ma Grillo vuole tornare ai suoi spettacoli, calcare palchi dove si sente più a suo agio, lontano dai rituali rissosi della politica. Questa volta sembrerebbe deciso. In realtà lo era anche due anni fa, ai tempi del direttorio, ma non funzionò e alle prime liti si dissolse, costringendolo a tornare.

Secondo il deputato Angelo Tofalo «la dizione capo politico vale per il Parlamento. Grillo resta garante e capo politico, inteso nel senso più ampio». Ma sono rassicurazioni di facciata.

Memore di quanto accaduto con il direttorio, Grillo ha delegato a Davide Casaleggio e allo staff il compito di blindare la futura leadership di Di Maio. Fico, e chi come lui vorrà alzare polveroni, è avvertito: in virtù della sua nuovo carica, Di Maio potrà sanzionare chiunque voglia detronizzarlo. Potrebbe essere il preludio a nuovi addii, anche perché in campagna elettorale non verranno tollerate critiche.

In tutto questo c' è da capire che parte sta interpretando Alessandro Di Battista. Ha promesso di parlare dal palco di Rimini, per spiegare perché non si è candidato contro Di Maio, lasciando che a sfidarlo fossero degli illustri sconosciuti, in una gara dai risvolti comici. Intanto però Di Battista è rimasto nascosto, come sa fare solo lui, senza sbracciarsi troppo di elogi per l' amico Luigi con cui ha stretto un patto di non competizione. Ma i patti, in politica, si fa in fretta a stracciarli.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

……..DIMMI COSA LEGGI E TI DIRO’ CHI SEI…….



Il primo giornale che leggo in biblioteca è il Fatto Quotidiano, ma quando posso leggo anche tutti gli altri nazionali qui al Nord.

Per questo motivo i piddini, paventavano che fossi grillino perché reputavano Travaglio, grillino.

E’ probabile che Travaglio avesse riposto qualche speranza di cambiamento in passato.

Ma vorrei vedere se il direttore del Giornale avesse il coraggio di scrivere qualcosa di simile sul suo “paron”.

Non parliamo poi di Pinocchio Mussoloni.





» Editoriale
mercoledì 20/09/2017
Balla coi pupi
di Marco Travaglio | 20 settembre 2017


|
Mentre festeggiano il decimo anniversario del battesimo al V-Day, i 5Stelle sembrano nati ieri.

Dovrebbero essere in quarta elementare, sono ancora all’asilo nido.

Molti si son fatti le ossa in Comuni, Regioni e Parlamento.

Ma il Movimento continua a gattonare e inciampare come un infante un po’ ritardato.

Con regole o non-regole che andavano bene agli albori, per una piccola forza locale di opposizione, protesta e disturbo, ma non hanno più senso per quello che è – nonostante tutto – il primo partito nazionale.

La figuraccia delle primarie con Di Maio candidato unico e l’ennesimo intoppo leguleio in Sicilia non sono indice di scarsa democrazia.



Ma qualcosa di peggio: la prova dell’eterna immaturità, impreparazione, improvvisazione, inadeguatezza di un movimento che cresce fuori, ma non dentro.



La scelta del candidato premier era l’appuntamento più atteso dopo la lunga corsa avviata 10 anni fa in piazza Maggiore a Bologna dalla lucida follia di Grillo e Casaleggio.

Alle prossime elezioni il M5S si gioca tutto: se resta il proporzionale, è possibile che Mattarella chiami un grillino per il nuovo governo (anche se difficilmente il malcapitato troverà una maggioranza).

Da mesi i militanti attendevano questo traguardo: eppure i vertici sono giunti impreparati, con regole abborracciate last minute e senza una rosa di candidati che rendesse la gara non dico imprevedibile, ma almeno credibile.

Invece quello che doveva essere un momento di festa e orgoglio grillino diventa una pochade che fa ridere tutti.


Intendiamoci. Anche le primarie per la leadership o la premiership Pd sono sempre state prevedibili e scontate, con un sicuro vincitore e alcuni sicuri sconfitti messi lì per perdere, mentre quelle più aperte per i sindaci e i governatori bisognava truccarle per farle vincere a chi di dovere.



Ma nel Pd si confrontano capi di correnti diverse o portatori di programmi differenti.

Invece i 5Stelle mettono al primo posto il programma – unico e immutabile perché “votato dalla Rete” – e all’ultimo il portavoce-esecutore che dovrà realizzarlo senza fiatare. Bastava essere conseguenti e stabilire che il candidato premier lo decide il capo politico, cioè Grillo.

O prevedere le primarie solo se si candida più di un parlamentare.

O evitare le autocandidature e votare in due turni: il primo su una lista con i 130 parlamentari, poi il ballottaggio (dopo le eventuali rinunce) fra i primi classificati.

Come nelle Quirinarie del 2013, quando la democrazia diretta pentastellata sfornò nomi di prim’ordine: Gabanelli, Strada, Rodotà e Zagrebelsky.

Qualunque altro sistema era meglio di quello adottato.

Avrebbe ugualmente vinto Di Maio: perché è il più visibile e istituzionale, è vicepresidente della Camera, da tempo studia da candidato premier e l’unico suo rivale in popolarità, Di Battista, è dalla sua parte.

Ma si sarebbe evitata un’inutile e imbarazzante figuraccia.

Che peraltro è destinata a evaporare in pochi giorni, anche perché non ha alcuna conseguenza pratica: il “candidato premier”, con questa legge elettorale, non esiste se non all’interno dei partiti.

Ma nei 5Stelle è più importante perché deve scegliere e annunciare prima del voto la squadra degli eventuali ministri.

E lì, molto più che nelle primarie, si parrà la loro nobilitate o ignobilitate.

Il risultato elettorale dipende da quella squadra.

Oltreché dalle Regionali in Sicilia.

E anche qui la cronica immaturità grillina ha dato il peggio di sé, sempre per le regole inadeguate.

Il Tribunale ha annullato le Regionarie vinte da Cancelleri accogliendo il ricorso di tal Giulivi, escluso perché sottoposto a un procedimento disciplinare (non avrebbe sottoscritto il codice etico) notificato con una email dell’Associazione Rousseau.

Posto che ogni forza politica può decidere i criteri che vuole per ammettere o escludere qualcuno dalle sue primarie, dovrebbe usare strumenti un po’ più seri e rispettosi del diritto alla difesa di una email.


Ormai in Sicilia la frittata è fatta (anche qui più per il danno d’immagine che per le effettive conseguenze del giudizio).


Ma, se non si cambiano le regole, casi come questo (e quello di Genova) si moltiplicheranno nella selezione dei candidati alle Politiche. Stavolta il M5S dovrebbe portare almeno 250 parlamentari, di cui 150 nuovi di zecca.

Davvero si pensa di sceglierli con le solite primarie online, città per città, con i videoprovini e il voto di poche decine di iscritti per ciascuno?

O non è meglio un sistema misto che salvi il voto degli iscritti (magari facendoli votare su scala regionale, per evitare scalate di ambienti lobbistici, partitici e malavitosi con poche centinaia di voti), ma lo sottoponga poi al filtro di delegati provinciali che tengano fuori matti, improvvisatori e soprattutto infiltrati?

Nel 2013 i 5Stelle erano outsider alla prima esperienza e senz’alcuna speranza di prendere il potere, dunque attiravano al massimo qualche spostato, ma non i mascalzoni.

Ora i posti in palio sono quasi il doppio. La prospettiva del governo è meno improbabile.

I partiti sono già a caccia di voti per il governissimo dell’inciucio.

E il sistema di selezione grillino è troppo noto e permeabile perché qualcuno non ne abbia studiati i punti deboli per infilarci i suoi portatori d’acqua, pronti a cambiare cavallo alla prima chiamata.

Basta iscrivere a Rousseau qualche decina di infiltrati da ogni città – un po’ alla volta, senza dare nell’occhio – per avere i clic necessari a far eleggere chi si vuole.


E questo, per i 5Stelle, sarebbe molto peggio di una figuraccia: sarebbe il fallimento definitivo.



Il tempo per cambiare c’è, ma è poco.

L’alternativa, come cantava Jacques Brel, è continuare a invecchiare senza diventare adulti


http://www.ilfattoquotidiano.it/premium ... -coi-pupi/
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

La violenza non mi piace. Non mi è mai piaciuta.

Forse, e ripeto forse, è dovuto ad un episodio a cui ho assistito da piccolo nel primo dopo guerra, al termine degli anni ’40.

Ero per mano di mia nonna che andava a fare la spesa.

In Via Marconi, all’altezza dell’incrocio con Via Cattaneo, c’era un fuggi fuggi generale di uomini che urlavano inseguiti dalla polizia.

Erano i poliziotti di Scelba, chiamati comunemente scelbini, che inseguivano gli operai della Breda in sciopero.

Una camionetta con quattro scelbini a bordo armati di tutto punto e con i manganelli in mano sono saliti su un marciapiede ed hanno inchiodato un uomo contro il muro.

Poi sono scesi tutti e quattro con i manganelli in mano ed hanno cominciato a massacrare di botte il malcapitato, che non aveva scampo, impedito dalla camionetta.

Mia nonna a quel punto ha fatto marcia in dietro di colpo, e di corsa mi ha riportato al riparo verso casa.

Come sia andata a finire per quel malcapitato non l’ho mai saputo, anche perché mia nonna per un senso di protezione nei miei riguardi non è mai più tornata sull’argomento.

L’unica cosa che ricordo, è che nella corsa verso casa chiesi a mia nonna perché facevano quelle cose.

La risposta fu: “Perché hanno fame”, ovviamente riferita agli scioperanti.

E da un’operaia della Pirelli non potevo che avere quella risposta.


Non mi piace quindi quello che sta avvenendo, perché porterà inevitabilmente a degli scontri inutili perché la “ragione” viene relegata in soffitta.

Era evidente che determinate forze stavano spingendo a consunzione la democrazia.

L’unica possibilità di salvare il salvabile, era la nascita e l’affermazione di una forza nuova che tentasse di riportare sui binari il treno della democrazia, deragliato.

Avrebbe potuto assumere questa funzione il M5S, ma vuoi per palese incapacità dei singoli o per ordini dall’alto, si è dimostrato e continua a dimostrarsi non all’altezza della situazione.




L'intervento
Io, ex M5S, vi spiego perché le "gigginarie" sono una pagliacciata
"Queste votazioni non sono mai state una cosa seria. E anche chi avesse voluto candidarsi contro Luigi Di Maio per fermare la deriva dei 5 Stelle sarebbe stato ricoperto di fango e poi bloccato, come già successo". Lo sfogo di un ex consigliere comunale grillino, ora critico con il Movimento
di Vittorio Bertola*
18 settembre 2017
26

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Scrivo questo post per ringraziare tutti quelli che, con la massima serietà, mi hanno incoraggiato in questi giorni a partecipare alle "gigginarie", le votazioni per nominare ufficialmente come futuro premier del Movimento 5 Stelle il "candidato naturale" Luigi Di Maio, l'unico italiano che ha già una pensione prima ancora di aver finito gli studi.

Sono tanti, tra cui persone di grande valore, molti di quelli che hanno fondato il M5S in varie parti d'Italia, per poi diventare, come me, dei fuoriusciti o dei critici pensanti; e mi ha fatto piacere che abbiano pensato a me, uno dei pochi critici tecnicamente in regola per candidarsi, come possibile rappresentante della delusione collettiva. Ho tuttavia deciso che non fosse il caso di presentare la mia candidatura, e vi spiego perché.

Intanto, io sono una persona seria, per cui, paradossalmente, avrei potuto accettare più facilmente se le gigginarie fossero state una cosa seria. Cioé, non l'avrei fatto comunque per scelta personale, perché la passione per la politica resta ma prima vengono il mio lavoro e la mia famiglia, che ho sacrificato per troppi anni; per motivi politici, perché comunque non ho alcuna intenzione di rimettere la mia faccia al servizio di ciò che il M5S è diventato oggi, nemmeno come oppositore interno; e perché non so che competenze abbia io per fare il presidente del consiglio (però, se lo può fare Di Maio lo può fare chiunque).

Tuttavia, candidarsi con la possibilità concreta di rovesciare la deriva del Movimento 5 Stelle verso un partito qualunque, di riportarlo ai principi originari, di cacciare i mediocri che ne hanno preso il controllo e gli esagitati che ne sono i pretoriani in rete, o perlomeno di avviare un dibattito serio con la base, di provocare un sussulto di coscienza negli ex cittadini attivi ora diventati militanti, avrebbe avuto un senso.

Ma questa possibilità non c'è, e questo è evidente - oltre che dai precedenti, vedi il caso di Genova - da come è stata concepita tutta l'operazione: con l'annuncio il venerdì pomeriggio per il lunedì mattina, senza alcun preavviso, senza alcuna indicazione di cosa sarebbe successo dopo, senza comunque il tempo per alcun tipo di approfondita discussione collettiva, visto che già si era detto che sabato prossimo sarebbe stato tutto finito.

Se anche io o qualsiasi altro candidato davvero alternativo ci fossimo messi in gioco, anche solo per provocazione, avrebbero trovato una scusa per escluderci; o peggio ci avrebbero fatto correre in una gara truccata, in cui prima ci avrebbero rovesciato addosso una tonnellata di fango, descrivendoci come rosicatori in cerca di visibilità o di un contentino, e poi ci avrebbero sottoposti al gioco di una piattaforma priva di trasparenza, frequentata ormai quasi solo da squadristi da social e truppe in carriera; e infine, dopo averci concesso dieci voti in tutto, ci avrebbero usati per legittimare la nomina di Di Maio, già decisa dall'alto da un pezzo.

Con questa gente ho, abbiamo già perso troppo tempo: non vale la pena nemmeno di partecipare al voto. Si facciano la loro strada da soli, chiusi in un circoletto di mediocrità, di ambizioni sproporzionate alle capacità, di complottismi, di propaganda e di rabbia popolare montata ad arte, con cui nessuna persona dotata di un minimo di raziocinio e di credibilità vuole più avere a che fare (l'avete letta la lista dei "grandi artisti" di Rimini?). Forse troveranno all'ultimo altri candidati semisconosciuti per fingere una democrazia di cartone, ma la votazione per acclamazione di un candidato unico, il perfetto contrario della partecipazione popolare attiva, sarebbe un ottimo simbolo per smascherare il loro inganno.

Magari, nel triste panorama politico dell'Italia odierna, Di Maio e soci andranno anche al governo, regalandoci inferni lastricati di buone intenzioni, diktat ideologici da stato libero di Bananas, e disastri su scala nazionale. Ma non avranno la soddisfazione di poter dire che, ancora una volta, sono riusciti a sfruttare le energie e le intelligenze dei cittadini e degli attivisti di un tempo per legittimare la propria personale scalata al potere.

*Vittorio Bertola è stato consigliere comunale a Torino per il Movimento 5 Stelle. Questo post è stato prima pubblicato sulla pagina Facebook di Bertola e poi, con l'autorizzazione dell'autore, riprodotto sull'Espresso
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UncleTom
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

Dove Pierfranco Pelizzetti, mette in mutande il vice presidente della Camera (ormai ardente, non nel senso della pasta, come l’intendono i romani).





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Dietro la maschera, la piccola Italia (padronale) di Di Maio
Scritto il 23/9/17 • nella Categoria: idee Condividi


La doppia investitura di Luigi Di Maio quale leader e candidato premier dei Cinquestelle dovrebbe favorire la compiuta definizione del profilo ideologico del Movimento.

Naturalmente, sempre che il farsi da parte del guru fondatore Grillo non sia, come già altre volte, una gag; quanto la presa d’atto che la politica è materia troppo aggrovigliata per un banalizzatore che affronta a battute ogni questione.

Eccoci dunque alla consacrazione di vertice del giovanotto plastificato, una sorta di Barbie al maschile della politica nostrana, che già più volte ha rivelato la propria dipendenza da una cultura pre-moderna, bagno di coltura per modelli di rappresentazione retrogradi tendenti al reazionario nostalgico.


Se, nella fase magmatica dopo il primo Vaffa bolognese 2007, nel grillismo confluivano molte anime unificate dall’indignazione (Sinistra rosso antico, Destra anti-sistema, ambientalismo, sanculottismo ribellista e sanfedismo rurale), sicché era opportuno coltivare vaghezze identitarie per ragioni di marketing politico, ora sembra giunto il momento di gettare la maschera.


Grazie al giovane emergente/emerso dal milieu profondo Sud. Perfettamente sintonico con la cultura ForzaLega incistata nel milieu della Milano berlusconizzata, da cui proviene l’uomo realmente “forte” nella cabina di regia pentastellata: il consulente aziendale soft Davide Casaleggio.


Ma che Di Maio sia un destrorso in proprio lo dimostra già la scelta dei consulenti: un po’ di politologi NeoLib della Luiss, suggeritori del posizionamento ottimale nel bacino del revival destrorso più oscurantista (da qui la scelta avversa allo jus soli e contro le nozze omosessuali; toni insolitamente trucidi in bocca a un perbenino, tipo la definizione di “taxi del mare” per le Ong), soprattutto l’incarico per un paper sul tema del lavoro affidato al sociologo de La Sapienza Mimmo De Masi (pare per la modica cifra di 50mila euro).


E De Masi, magari cazzeggiando in un caffè vista mare di Ravello, celebra da una vita l’ozio inteso come il massimo della civiltà post-industriale; alla faccia di torme crescenti di inoccupati e precarizzati, che non sanno come quadrare i conti già dalla seconda settimana del mese.


Ma questo approccio tanto piace al giovane Cinquestelle, proprio per le fisime subliminali evocate: il modello latifondistico-fancazzista da baroni meridionali; quelli che si facevano crescere l’unghia del mignolo, come i mandarini confuciani, per esplicitare la loro assoluta estraneità a qualsivoglia attività manuale.


Quella manualità su cui si è costruita la cultura operaia, che pone al centro della propria visione del mondo il lavoro come riscatto.

Ma che terrorizza i ceti premoderni della rendita e del parassitismo; propugnatori di istanze che hanno alimentato tutte le insorgenze reazionarie del passato, prossimo e remoto.

Sempre combattendo il lavoro organizzato.

E – quindi – la cultura della modernità.

Affidandosi a leader incolti, come il nostro fuori corso arrembante.

Che non solo confonde Venezuela con Cile o ignora chi sia un maestro quale Luciano Gallino.

Peggio, identifica il reddito di cittadinanza in qualcosa di analogo al New Deal.

Per cui un paracadute contro la miseria diventerebbe un improbabile investimento riproduttivo di sviluppo che si auto-alimenta.

E quando parla di finanziare le attività economiche non sa distinguere l’impresa innovativa dall’azienducola interstiziale.

Quello che conta sono le dimensioni micro, nella permanente avversione verso il lavoro organizzato.

Lo spauracchio di padroni e padroncini che accomuna un altro golden boy della nostra politica: il ministro Calenda, il cui curriculum professionale si riduce al ruolo d’assistente alla corte di quell’uomo del fare, quel risanatore d’aziende del Cordero Di Montezemolo.

Perché stupirsi se con la fanfaluca ministeriale dell’impresa 4.0, quella che espelle lavoratori investendo in robotizzazione, ci troviamo in presenza di una (modesta) ripresa senza nuova occupazione.

Con questi giovanotti da aperitivo spritz h24, presunti rifondatori, il mondo operoso se ne va a ramengo.

Per un vecchio liberale gobettiano, che in giovinezza propugnava il progetto “alleanza dei produttori”, il messaggio è oltremodo deprimente.

(Pierfranco Pellizzetti, “Di Maio leader, il M5S getta la maschera”, da “Micromega” del 19 settembre 2017).
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE

Messaggio da UncleTom »

23 set 2017 15:22
''NON SO SE VOTEREI ANCORA IL MOVIMENTO. DI MAIO PREMIER? NON CREDO''

- TRAVAGLIO NON CI STA A PASSARE PER IL MEGAFONO GRILLINO: ''IL M5S NASCE AL V-DAY DA UNA CAMPAGNA COMINCIATA DA ME E PETER GOMEZ MOLTI ANNI PRIMA CHE GRILLO SI DESSE ALLA POLITICA. CERTE COSE PRIMA LE HO SCRITTE IO E POI LORO LE HANNO TRADOTTE IN PROGRAMMA POLITICO''

- LE PRIMARIE? ''UNA FIGURACCIA''

- E SU PISAPIA-BERSANI...



Alberto Maggi per http://www.Affaritaliani.it


Il tuo editoriale sul Movimento 5 Stelle non è piaciuto al popolo grillino e su Internet ti hanno attaccato in molti. Come l'hai presa?
"Pazienza, ce ne faremo una ragione. Non scrivo i testi perché qualcuno sia contento, li scrivo perché credo che sia giusto dire quello che penso. D'altronde quell'articolo era abbastanza argomentato e se lo vogliono capire bene, altrimenti non sono mica obbligati".

Nell'immaginario collettivo l'idea è che Marco Travaglio e Il Fatto Quotidiano siano filo-grillini. Non è così?
"E' un'idea molto sbagliata e quindi chi lo pensa viene smentito da questo articolo e verrà smentito anche in futuro".

Ma come nasce questa idea?
"Da due circostanze. La prima è che il M5S nasce al V-Day da una campagna cominciata da me e Peter Gomez molti anni prima che Grillo si desse alla politica: quella contro i condannati in Parlamento".

Poi cosa è successo?
"Moltissimi di coloro che hanno dato vita al M5S sono lettori dei nostri libri e condividono le nostre battaglie. Molti li riconosco dopo anni e mi ricordo di averli incrociati quando eravamo tutti più giovani: all'epoca di quelle battaglie non esisteva nemmeno nel grembo di Giove il M5S. C'è una sintonia su alcuni punti: nasce dal fatto che certe cose prima le ho scritte io e poi loro le hanno tradotte in programma politico. E quindi non posso essere in dissenso con le idee che ho sempre avuto soltanto perché adesso le sostiene qualcun altro. Menomale che è così".

Qual è l'altra ragione per cui la gente pensa che siate vicini ai 5 Stelle?
"Gli altri giornali li picchiano a prescindere, sia quando hanno ragione sia quando hanno torto. Caso clamoroso è quello della candidatura di Roma per le Olimpiadi".

Cioè?
"Quando a dire no erano Mario Monti e i partiti retrostanti, tutti ad applaudire. Quando quattro anni dopo la Raggi fa la stessa identica cosa, tutti i giornaloni a sparare a zero. Ma le avrebbero sparato addosso anche se avesse detto sì, perché la Raggi ha torto per definizione visto che è una 5 Stelle".

E voi invece che atteggiamento avete verso il M5S?
"Esattamente come con tutti gli altri: quando fanno bene li elogiamo e quando fanno male li critichiamo. Il fatto che non li picchiamo tutti i giorni a prescindere è considerata un'adesione al M5S. Naturalmente ci credono i loro nemici e magari ci crede anche qualcuno di loro. Dopodiché si rendono conto quotidianamente che siamo un giornale libero, dove si esprimono consensi e dissensi a seconda di chi se lo merita".

Qual è l'errore principale commesso dai 5 Stelle? Le primarie 'bulgare' per il candidato premier?
"Di errori ne hanno fatti tanti. Ma l'unico che non hanno fatto è quello di voler imporre con dei trucchi bulgari la candidatura di Di Maio".

Perché?
"Avrebbe vinto le primarie in qualunque modo le avessero fatte, anche se avessero convinto Fico e altri presunti dissidenti, perché non esistono dissidenti, a correre. Non è un movimento che fa le primarie per decidere quale programma avere e quale linea prendere, è un movimento che parte da un progetto - giusto o sbagliato che sia - con dei portavoce 'esecutori' che quel progetto devono interpretare. Le primarie non erano fra la linea Di Maio e la linea eventuale Fico o la linea eventuale Di Battista, perché la linea è uguale per tutti".

Quindi a che cosa servono le primarie del M5S?
"A decidere chi è più in grado di portare avanti quel progetto. Non è come il Pd che se vince Renzi ha una linea e se vince Bersani ne ha un'altra opposta. L'errore è stato quello di non essere furbi e di non essere ipocriti. Perché se fossero stati furbi, ipocriti e manigoldi - come sono gli altri che fanno le primarie - avrebbero trovato qualche foglia di fico per fingere una competizione all'ultimo sangue che in realtà era già segnata fin dall'inizio. Come sono sempre segnate le primarie del Pd, fin dall'inizio".

In che senso?

"Bastava che prendessero Fico, Morra, la Lezzi o altri due o tre dei volti più visibili che non sono considerati dei fedelissimi di Di Maio e tutti avrebbero dovuto scrivere che erano primarie vere. In realtà hanno sbagliato proprio a fare le primarie".

Ovvero?
"Avrebbero dovuto dire: signori, se ci sono altri candidati parlamentari le facciamo. Se non ci sono, perché nessuno vuole prendere il 5% e passare alla storia come lista del 5%, le primarie non le facciamo perché il candidato naturale è Di Maio. L'unico che poteva insidiarlo era Di Battista che però ha detto in tutte le salse che non si candida perché sostiene Di Maio. Venuta meno la candidatura di Di Battista non c'era più partita. Non è una primaria anti-democratica, è una figuraccia: così le primarie non vanno fatte".

Quindi è sbagliato dire che sono primarie bulgare...
"Non sono bulgare. Sono scontate come quelle di tutti i partiti che le fanno. Possono essere una festa di partito, ma nessuno ha mai aspettato le primarie per conoscere il nome del leader. Detto questo, gli errori che ho segnalato sono ben altri".

Cioè?
"Il fatto che sono arrivati trafelati e impreparati a un traguardo che era atteso da mesi e che avrebbero dovuto gestire meglio. O facendo i furbi, costringendo qualcuno a candidarsi per andare a perdere, o lasciando perdere le primarie".

E il caos sulle regionarie in Sicilia?
"E' un altro tipo di problema. Ha a che fare con le regole di selezione dei candidati. In quel caso la selezione dei candidati non era scontata".

In che senso?
"Sono competizioni nelle quali il candidato preferito dai vertici del movimento rischia di perdere, come è accaduto a Genova. Hanno tutto il diritto di dire 'tu non ti puoi candidare perché non sei in linea con il movimento o perché sei sotto procedimento disciplinare (come nel caso siciliano)'. Solo che i procedimenti disciplinari non si fanno mandando una mail alla persona: vanno seguite procedure più serie e rispettose anche del diritto di difesa. Il giudice infatti non gli ha negato il diritto di fare provvedimenti disciplinari interni, gli ha detto di seguire delle procedure più trasparenti. Altrimenti la persona esclusa ha tutto il diritto di dire 'io devo essere candidato'. Poi, se lo avessero candidato, non sarebbe cambiato niente perché avrebbe comunque vinto Cancelleri e non quel signore che nessuno sa chi è. E' un problema di regole, che sono le stesse di quando erano un piccolo movimento".

Ma non è più così...
"Esatto, ora che sono la prima forza politica del Paese, hanno tutti gli occhi addosso e hanno ormai degli avvocati che si divertono, come questo che ha assistito il siciliano, e prima le genovese, a riempire di ricorsi infilandosi dentro ai punti deboli del regolamento. Facciano un regolamento più maturo, da prima forza del Paese, anche se devono abbandonare regole a cui sono affezionati".

Quante chance ha Di Maio di diventare presidente del Consiglio?
"Di diventare presidente del Consiglio incaricato, moltissime. Nel senso che basta arrivare primi in un sistema proporzionale o che premi le liste e non le coalizioni. Però una volta che ottiene l'incarico deve prendere il suo 30-32% e arrivare al 51. Quindi le possibilità che il presidente del Consiglio incaricato formi il governo e ottenga la fiducia del Parlamento dipendono dalle capacità dell'eventuale premier incaricato Di Maio di trovare i voti in Aula".

Tu credi a un governo 5 Stelle-Lega?
"No, perché spaccherebbe il movimento che avrà più seggi al Sud che al Nord. Quindi moltissimi parlamentari del Sud se ne andrebbero e sarebbero più numerosi di quelli che gli porterebbe la Lega".

E un esecutivo con la sinistra (Mdp, Pisapia etc...)?
"Su alcuni temi - ambientali, economici e sociali - hanno più sintonia con quell'ambiente lì. Questo discorso potrebbe diventare interessante se la sinistra trovasse una sintesi e si presentasse con una sola lista. E a quel punto con un leader come Bersani, e non certo come Pisapia, potrebbe ambire al 10%.

Ed è chiaro che diventerebbe un interlocutore interessante per i 5 Stelle. Ma se i 5 Stelle vogliono incontrare altre esperienze e portarsele nella propria maggioranza, devono costruirsele adesso. Non possono pensare di andare in Parlamento a dire 'chi ci sta ci sta': prenderebbero una bella nasata e poi la palla passerebbe al secondo classificato che avrebbe già tutti gli inciuci pronti per fare il governissimo".

Se domenica prossima ci fossero le elezioni politiche, chi voteresti?
"Non lo so in questo momento. L'ultima volta ho votato i 5 Stelle, ma mi interessa molto sapere che cosa vogliono fare in politica estera ed economica, dove c'è ancora molta confusione nel programma. E soprattutto mi interessa vedere se è vero che hanno pronta una squadra di ministri all'altezza della situazione".

O 5 Stelle o non voti...
"Non lo so, dipende da quello che succede. Certo, in questo momento non vedo grandi alternative".
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