Renzi

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UncleTom
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Re: Renzi

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Consip, cadono tutte le accuse contro Woodcock
È pronta la richiesta di archiviazione per il pm

I magistrati hanno scritto il documento che sarà inviato al gip. Procura: ‘Ancora nessuna determinazione’
Csm, verbale dell’audizione della Musti passata ad arte ai giornali: accuse al consigliere renziano Fanfani


La richiesta di archiviazione è stata scritta. I magistrati romani hanno deciso di chiudere così la vicenda del pm napoletano Henry John Woodcock. Nei prossimi giorni la richiesta sarà inoltrata al gip. Due le accuse mosse al magistrato napoletano. La rivelazione di segreto per la fuga di notizie realizzata con l’articolo del Fatto che svelava l’inchiesta Consip il 21 dicembre 2016 a firma Marco Lillo e il concorso in falso con Giampaolo Scafarto in relazione alla parte di informativa depositata il 9 gennaio che ipotizzava la presenza di Servizi segreti durante alcune attività di indagine
di Valeria Pacelli
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Re: Renzi

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Queste comparse riabilitano al meglio gli attori che hanno affossato la Prima Repubblica, compreso Forlani con la bava alla bocca interrogato in Tribunale da Di Pietro.



Il golpe di latta e la vera partita sulla giustizia

Nel 2018 ci saranno le elezioni politiche e quelle per il rinnovo del Csm. Così politica e giustizia ancora una volta si trovano intrecciate. Mentre l'esplosione del caso Consip è solo l'ultima conseguenza di riforme mai fatte per ragioni di convenienza

Una coincidenza inquietante aleggia sul 2018. L’anno delle elezioni politiche, quando si sceglierà il parlamento del Paese, coinciderà con il rinnovo del Csm, l’organo di autogoverno dei giudici. Due campagne elettorali parallele, due poteri dello Stato che sulla carta sono separati e che, fatalmente, si intrecciano. Imponendo una domanda: perché politica e giustizia sono così legate fra loro anche dopo l’era di Berlusconi? Una prima risposta è celata nel caso Consip, una normale inchiesta divenuta “prodotto derivato” del berlusconismo d’antan, simboleggiato dalla bufera sul presunto golpe - di latta - contro Matteo Renzi e papà Tiziano, roba che fa sorridere il Paese che ancora oggi finge di indagare su Ustica e su Moro.

Sa bene Renzi e sappiamo noi tutti che il problema della giustizia in Italia è un altro. E non riguarda né Consip né gli appalti pubblici che hanno trascinato, a ragione o a torto, il babbo dell’ex premier e una conventicola di toscani amici suoi nella bufera, con la successiva scoperta che in un mucchio di carte senza rilevanza processuale qualcuno (per ragioni da definire) avrebbe sistemato una trappola. E questa trappola sarebbe scattata per un paio di poliziotti “esagitati” o qualche magistrato “smemorato”. Il problema vero è l’effetto che tutto questo produce: rimettere in corsa la politica e il tentativo che la destra fa da anni - e la sinistra comincia a guardare con meno sospetto - di utilizzare il clima generale per una “controriforma della giustizia”, che porterebbe l’Italia indietro. Il rischio non è Consip, dunque, ma che nessuno fermi questa deriva, perché la giustizia è il vero, contorto nodo irrisolto a sinistra del ventennio berlusconiano. Una mancanza grave e dolosa, che oggi si rivolta contro il Paese, quello dove una politica forte avrebbe il dovere di agire subito. Perché non lo fa? Ci sono una ragione politica e una storica. Quella politica è l’effetto prodotto dallo scontro su Consip: il Pd - nel nome di chissà quale disegno eversivo contro se stesso, autore delle nomine da cui partono poi le accuse - finisce per rispolverare gli slogan di Berlusconi, confondendo “privacy” con “impunità”.
Un'inchiesta sul sistema giudiziario malato in copertina sul nuovo numero dell'Espresso: la lettera aperta al ministro Orlando di Lirio Abbate, la guerra delle toghe di Marco Damilano, le assurde lungaggini dei processi di Paolo Biondani sono tra i servizi di prima pagina. E ancora l'ingrandimento sull'ignoranza dei politici e Vatileaks atto terzo, dove Emiliano Fittipaldi svela la nuova guerra dietro le carte uscite dalle Mura Leonine. Dal 24 settembre #domenicaEspresso


È vero che ci sono stati errori. Così come è capitato che alcuni inquirenti abbiano sbagliato in passato, usando male il potere enorme che avevano, ma - se è vero anche che la sinistra non sottomette l’interesse generale a quello del singolo - tali errori non possono diventare la giustificazione morale a una controriforma che riscrive la parola “garantismo” a uso e consumo dei potenti.

Renzi, premier o no, dovrebbe opporsi a questo e rispondere a due banali domande politiche su Consip: chi e perché ha informato papà Tiziano dell’indagine? Perché al vertice della società ha piazzato tal Marroni Luigi, personaggio che ha rapporti con la vita precedente di Renzi nella sua Toscana?
Non rispondere e barricarsi nel complottismo genera il più berlusconiano dei cortocircuiti: non si potrà nemmeno stavolta discutere davvero di giustizia in Parlamento, perché ci sono di mezzo gli affari del Capo.

Arriviamo così alla ragione storica: questo impasse non avviene per colpa di Ultimo o Woodcock (uno dei due pagherà il conto), né dei giornali e delle loro inchieste, ma avviene perché il centrosinistra - per convenienza politica - non ha affrontato il nodo giustizia quando ne aveva la possibilità. Persuaso forse che un Berlusconi sotto scacco fosse la via migliore per indebolirlo. E creando una contaminazione virale anche all’interno del Pd, che oggi somiglia in certe affermazioni ai berluscones dei tempi che furono.

La giustizia, tuttavia, è un Moloch proprio quando la politica è più debole. Per evitare di esserne ostaggio, Renzi e il Pd dovrebbero fare l’opposto di ciò che gli converrebbe sul breve periodo. Promuovere una riforma che affermi il dovere e il potere di indagare e il diritto di sapere cosa fa il Palazzo, rapidamente e nel rispetto della presunzione di innocenza.

Da questa prospettiva, la polemica su Consip appare pretestuosa da qualunque parte la si guardi. Perché l’unico effetto che ha è mescola re ancora di più due ingredienti, politica e giustizia, che sono benefici se tenuti separati quanto nocivi se mischiati. Capaci di generare un’esplosione che apre nuovi spazi di impunità laddove il Paese chiede al contrario severità, rigore e certezze.

Twitter @Tommasocerno
22 settembre 2017


VIDEO:

http://espresso.repubblica.it/opinioni/ ... =HEF_RULLO
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Re: Renzi

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Titolava così, sulla prima pagina, Il Fatto Quotidiano di oggi:



SUICIDIO PD Il Rosatellum favorisce l’ampia alleanza delle destre e fa fuori i 5Stelle
Renzi fa una legge elettorale
ad personam per Berlusconi





Perché tanta meraviglia dalla redazione del Fatto??????????

Il tutto sta funzionando secondo il Piano di Rinascita Democratica di Gelli.

La sinistra doveva essere messa all’angolo. Fatto.

Non mi si dica che Pinocchio Mussoloni è di sinistra!!!!!

E’ di destra e lavora per la destra.

Recita la parte di un esponente di sinistra, ma come Napolitano lavora per la destra.

I quotidiani piduisti, Il Giornale e Libero fanno la loro parte di sostegno propagandistico.

Bollano in continuazione Pinocchio Mussoloni come uomo della sinistra.

Il suo compito era di “rottamare” gli ultimi residui di sinistra del PD. Fatto.

Ci sono voluti ventitre anni dall’avvento di Berlusconi.

Adesso non esiste più opposizione.

Il campo è libero, si può terminare il progetto Gelliano.
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Re: Renzi

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Il titolo dell'articolo di Aldo Cazzullo, sul Corriere, che intervista il Dalai lema:

«Mai alleati con il Pd,
sarebbe un disastro
Pisapia si candidi
e sia più coraggioso»

L’ex premier: senza maggioranza un governo del presidente
Le differenze tra Craxi e Renzi? Il primo era di sinistra



Sempre le cose a metà.

Le differenze tra Craxi e Renzi? Il primo era di sinistra

Si era di sinistra. Ma di quale sinistra??????
La sinistra famelica e succhialista, che ha portato allo sfascio totale tutta la sinistra europea.

Ma come poteva essere di sinistra Pinocchio Mussoloni se è cresciuto sotto l'ala protettice di Verdini, appartenente alla P2 gelliana??????
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Re: Renzi

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‘La politica e l’incubo della repubblica giudiziaria’
Sembra Forza Italia. Ma è il convegno del Pd




I dem invitano Giuliano Ferrara e Annalisa Chirico a discutere con Luciano Violante. Intercettazioni?
Da abolire. Magistratura? Politicizzata. La prima riforma? Ripristinare l’autorizzazione a procedere





Politica

Sembra Forza Italia nel 1994: Previti e Dell’Utri discutono di giustizia. Invece siamo al Nazareno: il partito di Renzi ospita un dibattito che già dal titolo chiarisce il futuro Pd. “Giustizia e politica: l’incubo della Repubblica giudiziaria“. Relatori? Luciano Violante e Giuliano Ferrara. Modera Annalisa Chirico, portavoce del garantismo estremo. Pronti, via: prima definisce “peso da Novanta” il non certo esile Ferrara, poi introduce Violante e al solo nome viene giù un pezzo di scenografia. Risate. Tutti zitti, invece, quando dal palco si snocciolano le riforme necessarie, fotocopia incattivita del Berlusconi contro cui la sinistra scese in piazza
di Giuseppe Pipitone
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Re: Renzi

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………………………..SCIUPONE L’AFRICANO……………………….


Ovvero, la dimostrazione pratica che l’ex Bel Paese è il più grande allevamento di merli di tutta l’Europa.






28 set 2017 12:59
IL NAZARENO E’ IN ROSSO, MA PER IL SUO TRENO IL DUCETTO SPENDERA’ FINO A 400 MILA EURO


– IL PD HA UN BUCO DI 9,5 MILIONI, IN BUONA PARTE CREATO DALLA CAMPAGNA PER IL REFERENDUM, E 184 DIPENDENTI IN CASSA INTEGRAZIONE. MA RENZI NON BADA A SPESE PER LA CAMPAGNA ELETTORALE (POTREBBE ESSERE PER LUI L'ULTIMA)



Da http://www.huffingtonpost.it


Il Partito democratico ha i conti in rosso, ma il treno di Matteo Renzi che vuole toccare tutte le province italiane costa 400mila euro. Lo riporta un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano.

“In pieno stile renziano, pure stavolta si fa tutto all'ultimo momento. Oltre ai problemi organizzativi e strategici, la prima questione da affrontare sono i soldi, visto che il Pd ha 184 dipendenti in cassa integrazione e un bilancio in rosso di 9,5 milioni di euro, buco lasciato dalla campagna per il Sì al referendum costituzionale di dicembre”.

Ma come sarà il treno di Renzi?
“Per adesso, si sa che il treno (arrivato a Roma nei giorni scorsi) sarà composto da 5 vagoni, tra cui uno adibito a sala stampa e uno come sala riunioni. E che non si tratterà di carrozze speciali, ma di quelle di un intercity appositamente riadattate per utilizzi charter. Il Pd lo prenderà in affitto da Trenitalia a prezzo di mercato. E dunque, per il calcolo dei costi complessivi il riferimento è proprio il listino della società.

“Per il quale il costo dell'affitto varia tra i 20 e i 44 euro a chilometro e dipende da una serie di parametri che concorrono a determinare il valore complessivo tra cui ad esempio: la tipologia di materiale rotabile, l'infrastruttura utilizzata (rete Alta velocità o convenzionale), la qualità dei servizi richiesti a bordo e in stazione, il numero di persone impiegato (...)

“Facendo un conto a spanne su una percorrenza media di 150 chilometri al giorno - a un prezzo intermedio (facciamo per comodità 33 euro a chilometro) per i 45 giorni del tour (durata minima ma potrebbe arrivare a 2 mesi) - si parte da poco meno di 250mila euro, prezzo che può lievitare facilmente se i chilometri percorsi e i giorni del tour aumentano (...) E i costi aumentano e possono arrivare facilmente a 400mila euro o anche più su”.


CONTINUA LA STIRPE DEI NIPOTINI DEL MARCHESE DEL GRILLO.

"IO SO' IO E VOI NON SIETE UN caXXo"
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Re: Renzi

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.......L'APERITIVO DELLE 19,00.....




Inchiesta


Consip, colpo di scena su Tiziano Renzi

Svolta nell’inchiesta sul traffico illecito di influenze della procura di Roma: l’ex ad Marroni ha chiarito ai pm che Carlo Russo, sodale di Renzi senior, non gli ha mai raccomandato l’imprenditore Romeo. Ma solo il gruppo concorrente «nel cuore» di Verdini. L'inchiesta integrale sull'Espresso in edicola da domenica 8 ottobre
DI EMILIANO FITTIPALDI
06 ottobre 2017
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C'è un nuovo colpo di scena nello scandalo della Consip, che può modificare il corso dell’inchiesta della procura di Roma. Un dettaglio che cambierà, forse, la storia di uno dei filoni più importanti e politicamente delicati, ossia quello che coinvolge direttamente Tiziano Renzi, il padre di Matteo, segretario del Partito democratico e probabile candidato premier alle elezioni della primavera 2018.

È noto, infatti, che il babbo dell’ex presidente del Consiglio sia stato iscritto nel registro degli indagati dai pm di Roma per concorso in traffico illecito di influenze insieme al sodale Carlo Russo, con l’accusa di aver chiesto denaro all’imprenditore Alfredo Romeo (indagato per lo stesso reato) in cambio di un loro intervento sull’allora amministratore delegato della Consip Luigi Marroni nell’appalto miliardario chiamato Fm4.

Ebbene, come scrive “L’Espresso” in un'inchiesta pubblicata nel numero di domenica, risulta che lo stesso Marroni abbia spiegato ai magistrati romani che durante gli incontri Russo non gli ha mai fatto pressioni per favorire le imprese di Romeo, come molti avevano finora ventilato e come pizzini e intercettazioni dei carabinieri del Noe facevano immaginare, ma solo quelle del raggruppamento concorrente, guidato dai francesi di Cofely.

Un’azienda che Marroni aveva definito, nei verbali rilasciati il 20 dicembre 2016 agli inquirenti napoletani che hanno dato il via alle indagini finite per competenza nella Capitale, essere «nel cuore» del deputato di Ala Ignazio Abrignani e, soprattutto, del suo capo. Cioè il senatore Denis Verdini.

Le dichiarazioni dell’ex manager di Consip, che durante i primi due verbali “napoletani” aveva detto «di non ricordare il nome» della società riferibile a Russo, complicano non poco il lavoro dei magistrati della procura guidata da Giuseppe Pignatone. Innanzitutto perché indeboliscono, una volta di più, il quadro probatorio contro Tiziano.

I presunti falsi del capitano Giampaolo Scafarto hanno tentato di inchiodare Renzi senior (e lo stesso Romeo) a un incontro privato di cui non ci sono altre evidenze nelle intercettazioni. Adesso il nuovo verbale di Marroni non permette più al cerchio delle indagini di chiudersi. Se Russo e Tiziano si facevano promettere (come si legge nel pizzino che i pm presumono scritto da Romeo) 32.500 euro al mese come prezzo per la loro mediazione con Marroni (30 mila per «T.», che i pm presumono poter essere Renzi senior, e 2.500 per «R.C.», ossia l’imprenditore con un passato nella farmaceutica), come mai Russo quando si incontrava con il numero uno di Consip non sponsorizzava Romeo, ma spingeva l’amministratore di Consip a favorire i suoi acerrimi nemici?

Se Marroni dice la verità ci sono altre domande a cui la procura sta tentando di dare una risposta. Perché Carlo Russo, se fosse davvero anche lui sponsor del raggruppamento francese, ha offerto i suoi servizi a Romeo? È un truffatore che, usando il nome dei Renzi, ha preso per i fondelli il re del facility management del Paese per strappargli denari o collaborazioni economiche? O era d'accordo con Tiziano fin dall’inizio, in modo da ottenere benefici sia dal napoletano, sia dal gruppo rivale? Prove di rapporti tra Russo e aziende concorrenti a Romeo però – almeno negli atti depositati – non ci sono. L'inchiesta sul filone politico diventa sempre più complessa.

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© Riproduzione riservata 06 ottobre 2017


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Re: Renzi

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NELLA REPUBBLICA DEI BROCCHI, NELL'ULTIMO ATTO, ORMAI OLTRE LA FRUTTA, IL CAFFE' E L'AMMAZZA CAFFE', L'ITALIETTA FUNZIONA COSI'.


".....E’ il lato pop della politica, tanto amato da Berlusconi. Che d’altra parte negli ultimi mesi si è fatto immortalare nelle situazioni più “normali”: per esempio nel tempio ultracommerciale del consumo veloce, l’Autogrill, intento a osservare la mitologica noce di prosciutto al pepe....."



NEGLI ULTIMI 80/90 ANNI NON E' CAMBIATO NIENTE.
ECCO, IL DUZE AVIATORE, IL DUZE CAVALLERIZZO, IL DUZE, CHE MIETE IL GRANO A TORSO NUDO, IL DUZE CHE PREMIA LE GIOVANI ITALIANE, PROPINATO NEI CINE GIORNALI LUCE
OGGI IL CINEGIONALE LUCE HA LASCIATO IL POSTO A "CHI".




Renzi su Chi diventa “il leader della porta accanto, in pieno Obama Style”. Un’altra “Storia Italiana” 16 anni dopo Berlusconi
di F. Q.

Foto con luce al tramonto, l'ex premier in scooter, in chiesa coi figli, a chiacchiera con un barista o in campo per giocare a tennis. Il segretario Pd torna in un servizio del settimanale Mondadori - il cui editore è la famiglia del leader di Fi - che ricorda tanto la biografia del Cavaliere distribuita per le Politiche del 2001. Qual era la notizia? La famiglia dell'ex sindaco si è trasferita nel capoluogo
di F. Q. | 6 ottobre 2017
26
799
Più informazioni su: Chi, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi

Matteo Renzi, il “leader della porta accanto”. Matteo Renzi, “molto amato”. Matteo Renzi, in “pieno Obama style”. Non è Democratica, il giornale del Pd. Ma Chi, il settimanale di gossip più letto d’Italia, edito da Mondadori. A metà tra una rassicurante fiction di RaiUno e una fiaba della buonanotte dove il “bene vince sempre sul male”, Chi sfodera quasi una nuova Storia italiana, come quella che fu recapitata a tutti gli italiani – alcuni volenti, molti nolenti – prima delle elezioni politiche del 2001: era la biografia di Silvio Berlusconi in 125 pagine in cui si raccontavano le gesta del Cavaliere dalle palazzine milanesi alla televisione, dai trionfi sportivi con il Milan fino allo sbarco in politica. Carta patinata, testi e foto introvabili.
Su Chi cambia il soggetto, la protagonista è la famiglia Renzi. In pieno stile berlusconiano, “Matteo” si avvicina al popolo, perché vive come il popolo e sta in mezzo al popolo. Va in chiesa con i ragazzi la domenica, “si intrattiene con il barista della zona”, si ritaglia un’ora di tempo per giocare a tennis, insegna alla sede fiorentina della Stanford University (chissà se qualche studente regalerà alla rete un filmato con “tutti gli shish dell’ex premier”), gira in motorino per le strade di Firenze. Nelle foto, fatte come si deve, con tanto di luce al tramonto che rimbalza sul Ponte Vecchio a illuminare il volto di “Matteo”, si vedono anche i figli. Non pixelati, come la minore età vorrebbe se il servizio non fosse, in qualche modo, concordato.
La “notizia” al centro del servizio è il trasferimento della famiglia Renzi da Pontassieve al centro di Firenze. D’altronde, Agnese è insegnante di ruolo all’Istituto Peano di Firenze e “gestire la famiglia da pendolare” non è facile. Non è la prima volta che Renzi compare sulle pagine del rotocalco Mondadori. In molti se lo ricordano – nelle settimane di silenzio che seguirono la sconfitta al referendum costituzionale – intento a comprare detersivi in offerta alla Coop, la faccia assorta e il carrello pieno di prodotti di uso quotidiano.
E’ il lato pop della politica, tanto amato da Berlusconi. Che d’altra parte negli ultimi mesi si è fatto immortalare nelle situazioni più “normali”: per esempio nel tempio ultracommerciale del consumo veloce, l’Autogrill, intento a osservare la mitologica noce di prosciutto al pepe. E tanto amato pure da Renzi, che sulle pagine di Chi appare come “uno di noi”. Avvicinabile. Popolare. L’amico che trovi al bar e il vicino di casa in cui ti imbatti uscendo dalla chiesa. Perché “a Firenze – chiude il servizio – Renzi si vede mentre fa la spesa o parla con i professori dei suoi figli. Proprio come piace a lui”. E, c’è da scommetterci, anche all’amico Silvio.

di F. Q. | 6 ottobre 2017
UncleTom
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Re: Renzi

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EMILIANO
FITTIPALDI

GLI IMPOSTORI
INCHIESTA SUL POTERE



“Un inchiesta giornalistica è la pazien-
te fatica di portare alla luce i fatti, di-
mostrali nella loro forza incoercibile e
nella loro durezza.
Il buon giornalismo sa che i fatti non
sono mai al sicuro nelle mani del po-
tere e se ne fa custode nell’interesse
dell’opinione pubblica.”
GIUSEPPE D’AVANZO



“Il giornalismo è l’atto di dare alle stam-
pe ciò che qualcun altro non vorrebbe
mai veder pubblicato.
Tutto il resto sono pubbliche relazioni”
(attribuita a GEORGE ORWELL)


3.
Il Giglio nero

Da quando scrivo su “l’Espresso”, se Roma è uno dei miei campi di ricerca privilegiati, fare le pulci ai governi nazionali è rimasta sempre la missione principale del mio lavoro.

Negli anni ho indagato su vari presidenti del Consiglio che si sono alternati a Palazzo Chigi, su ministri e sottosegretari, su consiglieri e circoli del potere che periodicamente a ogni elezione politica, si passano il testimone del comando.

“L’Espresso” è un settimanale con la storica cultura di centrosinistra, ma ha sempre permesso ai suoi inchiestisti di investigare di investigare su personaggi e leader di ogni partito e colore politico: ho scritto degli scandali dei Democratici di sinistra durante il governo di Romano Prodi, dei chiacchierati uomini del governo tecnico di Mario Monti, come il sistema di potere del ministro dell’Ambiente Corrado Clini, e quelli vicini a Enrico Letta.

Nel mezzo, mi sono occupato dei segreti e delle vicende incredibili del quarto governo Berlusconi, iniziato nel 2008 e concluso nel 2011.

Anni durante i quale mi sono concentrato sulle infiltrazioni camorristiche nell’esecutivo, sugli affari del casalese Nicola Cosentino piazzato al dicastero dell’Economia, sulla presunta compravendita dei senatori della così cosiddetta “Operazione Libertà” con cui il Cavaliere ha tentato di abbattere i rivali politici di sinistra attraverso la corruzione degli eletti del popolo di faccendieri come Giampaolo Tarantini e Valter Lavitola, sulle “cene eleganti” di un presidente del Consiglio occupato a non governare il paese in una fase difficilissima della vita sociale ed economica, ma a frequentare avvenenti ragazze, a volte minorenni, trasformate in consiglieri regionali e deputati al Parlamento europeo.

CONTINUA
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Re: Renzi

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IlFattoQuotidiano.it / Politica


Dieci anni del Pd, Veltroni a Renzi e Gentiloni: “Non abbiate paura della parola ‘sinistra’. Fate legge sullo Ius soli”


Politica
L'ex segretario e fondatore ha aperto la cerimonia al Teatro Eliseo di Roma: "Il governo Prodi è stato il migliore della storia della Repubblica". Che però non è stato nemmeno invitato
di F. Q. | 14 ottobre 2017
124
1,3 mila


Più informazioni su: Ius Soli, Matteo Renzi, PD, Walter Veltroni


Fa la foglia di fico e il Grillo Parlante. Celebra il primo governo di Romano Prodi , sottolineandone l’ingombrante assenza, e chiede a segretario e presidente del Consiglio seduti in prima fila che quello che rimane il primo partito della sinistra italiana abbia il coraggio di portare a compimento il cammino della legge sullo Ius soli. Nel giorno della festa per i 10 anni del Partito Democratico del quale fu tra i fondatori, Walter Veltroni ha aperto la cerimonia al Teatro Eliseo di Roma.
“Il Pd nacque con 10 anni di ritardo, doveva essere il consolidamento dell’Ulivo – ha detto l’ex segretario – il governo Prodi del ’96 fu il migliore della storia della Repubblica in primo luogo per l’autorevolezza di chi lo presiedeva: Romano Prodi”, ha proseguito Veltroni svolgendo la funzione della foglia di fico, utile alla dirigenza a simboleggiare sul palco gli ultimi scampoli di quella sinistra che nel partito non c’è più ma sottolineando contemporaneamente l’assenza del Professore, non presente in sala perché non invitato. “Perché non c’è?“, grida qualcuno dalla platea tra gli applausi per il fondatore dell’Ulivo, i cui rapporti con il segretario Matteo Renzi si sono fatti sempre più difficili negli ultimi mesi.




02:45






“Quell’esperienza finì uccisa da due mali storici della sinistra, il massimalismo e le divisioni – ha proseguito Veltroni – il Pd nacque per raccontare una nuova storia al Paese: finalmente ci si unisce e non ci si tirano i piatti alla prima occasione”. Ma i piatti sono volati, eccome (“l’elettore aspetta questa notizia: un giorno, anche solo 24 ore, senza un litigio, una divisione, una scissione che rendono più deboli noi e più forti gli altri”), e anche oggi che continuano a farlo l’ex sindaco di Roma vuole guardare avanti: “Il passato è passato. Non ci resta che il futuro. Vorrei che il nostro sguardo si alzasse sulla polvere delle baruffe quotidiane”.
Per costruire il futuro, ha proseguito Veltroni vestendo i panni del Grillo Parlante, bisogna cominciare dal presente: “Non abbiamo paura della parola ‘sinistra‘”, ha detto l’ex segretario, rivolgendo un invito al segretario Renzi e al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ad avere il coraggio di realizzare una legge recentemente definita dagli stessi “una battaglia di civiltà”: “Vorrei che la legislatura si concludesse con l’approvazione dello Ius soli. Paolo e Matteo, fate ciò che è necessario”.
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