Diario della caduta di un regime.

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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

UncleTom ha scritto:Passo direttamente alla traduzione in italiano, evitando il dialetto milanese.

Raccontavano i vecchi milanesi, milanesoni, più di 60 anni fa, che una sera in Via Vitruvio (una Via che porta alla stazione Centrale di Milano), due ubriachi in mezzo alla Via, dove passava il tram, videro un puntino luminoso in lontananza.

Il meno ubriaco dei due, disse: “Ma quello è un tram!!”

No, non è un tram, rispose l’altro.

Infatti, all’una di notte era il tram che andava al deposito.

Ma il battibecco tra i due continuò fastidiosamente, fino a quando non si trovarono a sbattere il muso contro il tram.

Il racconto veniva fatto a noi ragazzini non tanto per evidenziare lo stato di ebbrezza dei due ubriachi, ma per farci capire che nella vita, spesso e volentieri, ci sono uomini che fin quando non si trovano a sbattere il muso contro un pericolo non si rendono conto di cosa vanno incontro.

Di questo insegnamento ci siamo resi conto molto presto che questo modo di fare, era una costante nei rapporti sociali.

L’ultimissima di oggi sul Fatto Quotidiano, recita:



Smog, a Torino è allarme: “Chiudete le finestre”
Dagli Euro 3 ai fondi: tutti i ritardi della politica

Nel capoluogo piemontese stop al traffico, ma non basta: “A piedi per poco tempo. No a sport all’aperto”
La colpa non è della siccità: Italia tra infrazioni Ue e Regioni lente su trasporti e piste ciclabili – Leggi


Ambiente & Veleni
“Evitare di aprire porte e finestre“. E’ l’invito del Comune di Torino dopo che la concentrazione di polveri sottili Pm10 è schizzata ulteriormente. “In una situazione così critica” l’assessorato all’Ambiente invita i cittadini ad adottare una “serie di precauzioni“: evitare attività fisica e prolungata all’aperto e, in particolare per anziani, bambini e soggetti con patologie cardiorespiratorie, rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre
di Veronica Ulivieri


L’uomo è una bestia. Finché non ci sbatte il muso se ne frega, se ne sbatte.

Soprattutto se appartiene alla classe politica. Ed in modo particolare a quella di questi anni sciammannati.




IlFattoQuotidiano.it / Ambiente & Veleni




Smog, il Comune di Torino: “Non aprite porte e finestre, non fate sport”. A Lodi e Cremona 9 giorni di sforamento Pm10



Ambiente & Veleni



Nel capoluogo piemontese traffico bloccato di giorno. L'assessorato all'ambiente: "La situazione è critica, servono precauzioni". In 5 città della Lombardia (tra cui Milano) superato i limiti delle polveri sottili da 8 giorni

di F. Q. | 19 ottobre 2017

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Più informazioni su: Chiara Appendino, Giuseppe Sala, Milano, pm10, Polveri Sottili, Smog, Torino



“Evitare di aprire porte e finestre“. E’ l’invito del Comune di Torino dopo che la concentrazione di polveri sottili Pm10 è schizzata a 114 microgrammi al metro cubo, oltre il doppio del limite (50). “In una situazione così critica” l’assessorato all’Ambiente invita i cittadini ad adottare una “serie di precauzioni“: evitare attività fisica e prolungata all’aperto e, in particolare per anziani, bambini e soggetti con patologie cardiorespiratorie, rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre. Per gli spostamenti a piedi o in bicicletta, l’esortazione del Comune di Torino è di “farlo per il più breve tempo possibile muovendosi lontano dalle vie più trafficate”.

Da ieri a Torino è bloccato, dalle 8 alle 19, il traffico di tutte le auto private fino ai diesel Euro 4 compresi, ma sabato il divieto sarà con ogni probabilità esteso agli Euro 5. “Le misure restrittive adottate in questi giorni – spiega l’assessore Alberto Unia – rispondono in primo luogo alla necessità di tutelare la salute di tutti. Per questo motivo, pur consapevole che occorra sopportare qualche disagio, raccomando di rispettare le disposizioni relative alle limitazioni al traffico e, per quanto riguarda il riscaldamento degli ambienti, ricordo che la temperatura non dovrebbe superare i 19 gradi (con tolleranza di 2 gradi) nelle abitazioni e in spazi ed esercizi commerciali”.

La situazione dello smog a Milano, con i livelli di pm10 oltre i limiti consentiti, “nel lungo termine è intollerabile, per questo servono misure strutturali” dice il sindaco Beppe Sala, ha detto a margine della conferenza dei sindaci metropolitani. A Milano da martedì è attivo il blocco del traffico per i veicoli più inquinanti e l’obbligo di abbassare di un grado la temperatura nelle abitazioni. Il sindaco questo fine settimana sarà a Parigi per il vertice delle città C40, le metropoli mondiali. “Io penso che a valle di questa due giorni di lavoro verranno fuori delle proposte di lungo termine, che potrebbero cambiare radicalmente la situazione della città in termini di tipologie di auto, di mezzi anti inquinamento. L’unica via che vedo è, da un lato condividere questa battaglia con le grandi città, dall’altro qualcosa che non sia un buttar la palla avanti, ma dia i tempi giusti alla città per adeguarsi”. Questa battaglia il sindaco di Milano la vorrebbe condividere in particolare “con le città europee che si stanno impegnando sul tema dell’inquinamento, come Londra e Parigi“.

In Lombardia, spiega l’Arpa, il superamento della media provinciale di 50 microgrammi al metro cubo resiste da 8 giorni nelle province di Milano, Monza, Mantova, Bergamo, Brescia e da 9 in quelle di Lodi e Cremona. Leggermente meglio – si fa per dire – a Pavia (5 giorni di sforamento), Varese (2), Como e Lecco (1). La media provinciale di Milano si attesta su 90 µg/m³. Secondo le previsioni elaborate dal Servizio meteorologico regionale dell’Agenzia, fino a sabato le condizioni meteo resteranno invariate, dunque lievemente favorevoli all’accumulo degli inquinanti. Domenica invece tendenza a condizioni meteo più favorevoli alla loro dispersione, grazie all’alta pressione che subirà un lieve indebolimento con un conseguente peggioramento del tempo già dalle prime ore della giornata. Fino a sabato vento generalmente debole sulla Pianura con qualche temporaneo rinforzo da est nella serata di oggi sulla media e bassa pianura. Domenica invece possibile rinforzo del vento da Nord in particolare nella seconda parte della giornata.


di F. Q. | 19 ottobre 2017
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

......IL RITORNO DELLA BALENA BIANCA......


Veramente sono anni che è tornata, ma si era nascosta sotto mentite spoglie.

Malgrado le correnti democristiane smentiscano, per ottenere il posto di comando, esattamente come nella Prima Repubblica, qualcuno intuisce le manovre.

Il punto di vista di Daniele Scalea:




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Scalea: voto inutile, Pd e Fi costretti a “sgovernare” insieme
Scritto il 19/10/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Una legge elettorale fatta apposta per congelare l’Italia, impedendole di affrontare davvero la devastante crisi che l’attanaglia.

L’esito inevitabile delle elezioni 2018?

Il centrodestra in vantaggio, ma costretto ad allearsi col Pd.

Risultato: l’ennesimo governo “di palazzo”, condannato a subire ogni sorta di diktat europeo.

E’ analisi di Daniele Scalea, specialista del Centro studi politici e strategici “Machiavelli”.

«Questa legge elettorale è stata fatta principalmente per sfavorire il M5S e spingere le forze a sinistra del Pd ad allinearsi con esso».

Non a caso, aggiunge, la cifra principale del Rosatellum-bis è che, «con la sua quota maggioritaria (oltre un terzo dei seggi assegnati), sfavorisce le forze non coalizzate».

Naturalmente, sbarrare la strada ai 5 Stelle è però costato caro ai promotori della legge: «Infatti è improbabile che anche il centrosinistra o il centrodestra raggiungano la quota di voti necessari a formare un governo (calcolata al 40% abbondante).

L’ipotesi più credibile è dunque quella di una grande coalizione trasversale», sostiene Scalea, intervistato da Marina Tantushyan per il newsmagazine “Sputnik News”. «I vincitori sono dunque il Pd e Forza Italia, che in nessun scenario potranno essere tenuti fuori da questa coalizione trasversale».

Dal canto suo, «Berlusconi mantiene un elettorato di fedelissimi che, malgrado il Cavaliere abbia ormai perso il suo smalto e non stia nemmeno proponendo un programma elettorale, è pronto a garantirgli un numero cospicuo di voti».

Con questa legge, osserva Scalea, «potrà verosimilmente realizzare il suo proposito: evitare di dover governare con Salvini premier, ma farlo con Renzi che è a lui molto più congeniale».

Salvo un suo exploit imprevisto e imprevedibile, il Movimento 5 Stelle non potrà raggiungere la maggioranza, insiste l’analista: «Ed essendo una forza ostile alle alleanze e con un programma distante da tutti gli altri partiti, non farà mai parte di alcuna possibile coalizione di governo».

D’altra parte «nemmeno il Pd dovrebbe riuscire a vincere, pur aggregando forze alla sua sinistra e alla sua destra».

Per Scalea «il contesto è scoraggiante, perché l’Italia avrebbe ora bisogno di un governo forte, con soluzioni precise e coraggiose su problemi pressanti come il declino economico e l’immigrazione incontrollata.

Lo scenario sembra invece quello di una nuova legislatura di galleggiamento, con uno o più esecutivi deboli».

Secondo Daniele Scalea, questo panorama mediocre e deludente emergerà già alle elezioni regionali siciliane di novembre: «In Sicilia dovrebbe confermarsi la preminenza riconquistata nazionalmente dal centrodestra, ma anche la forza del M5S e la resistenza del Pd, che continua a mantenere una cospicua base elettorale composta di ceti abbienti, cattolici praticanti, postcomunisti e cittadini d’origine extra-europea».

Un voto destinato dunque a «confermare che l’Italia è divisa in tre».

Pessimistiche le previsioni di Scalea per il voto delle politiche, nella primavera del 2018: «Mi attendo un successo del centrodestra anche più ampio di quello previsto nei sondaggi, trainato – più che dai meriti della coalizione – dal malcontento diffuso per l’immigrazione incontrollata: malcontento non mitigato da un’economia ancora claudicante».

Ma attenzione: «Un paese diviso in tre, l’ambivalenza di Forza Italia che sogna un “Nazzareno bis” e l’indecisione della Lega che non sa farsi realmente partito nazionale, coniugato con una legge elettorale fatta su misura per rendere ingovernabile il paese, ci suggerisce che l’esito sarà un no-contest».


Conseguenze?

Le peggiori: «Il mazzo passerà dalle mani degli elettori a quelle dei giocatori nei palazzi».
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

Caro pancho se ne mesi scorsi 1 segnalazione non bastava, per forza sono arrivato alle lenzuolate




UncleTom

Oggetto del messaggio: Re: Diario della caduta di un regime.

MessaggioInviato: 08/10/2017, 8:13



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UncleTom ha scritto:

:evil: :evil: :evil: :evil:
QUANDO SONO PRESENTI QUESTI EMOTICON, SIGNIFICA CHE L'OVRA PRO NOBIS E' IN AZIONE
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da UncleTom »

QUANDO IL FUTURO E’ GIA’ FUTURO


L’Italia è allo sbando. Piazzisti da quattro soldi stanno tentando l’ennesima sodomidazzione “pro domo sua”

C’è a chi piace e a chi non piace.

Ma le cose stanno così.

Rimane valido il racconto dei due ubriachi che all’una di notte camminavano in mezzo alla strada sui binari del tram, in Via Vitruvio(Milano).

Da lontano si vedeva una lucina.

Il meno ubriaco dei due dice: “E’ un tram”

L’altro, ubriaco marcio, ribatte: “No, non è un tram”

E così procedono per dieci minuti: “Si, è un tram”, “No, non è un tram”

Fino a quando, l’ultimo tram che rientrava in deposito, se lo sono trovati sul muso.

Gli italiani sono come i due ubriachi di Via Vitruvio.

Fino a quando non si prendono la tranvata, non si rendono conto di quel che accade.




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Va’ dove ti porta il quorum, senza il popolo e senza leader
Scritto il 29/10/17 • nella Categoria: idee Condividi


Evviva, habemus Rosatellum.

Giuro che non vi infliggerò un’ennesima immersione, da palombari, nei segreti sommersi della legge elettorale, nei suoi meccanismi infernali e nella contabilità su chi ci guadagna e chi ci perde, chi è rimasto fregato e chi crede di averci guadagnato e invece sarà beffato, o viceversa.

No, vorrei tornare in superficie, e recuperare una visione politica d’insieme.

Da una legge elettorale noi ci aspettiamo due requisiti: che garantisca la rappresentanza e la governabilità.

Il primo requisito coincide con la volontà popolare, il secondo con la certezza che dalle urne esca un governo o quantomeno una maggioranza di governo.

La legge Rosato che è stata approvata ieri dal Senato in via definitiva (ma non eterna, vedrete che sarà presto rimessa in discussione), non garantisce né l’una né l’altra.

Non si tratta di vedere chi se ne avvantaggia e chi ci rimette, perché la questione più grave investe l’Italia e il popolo sovrano.

La rappresentanza, come ormai è ben chiaro, non viene scelta dall’elettore se non in piccola parte e in modo assai indiretto; sono le oligarchie, i capi partito a decidere chi mandare in parlamento.

E grazie all’alchimia dei dosaggi, delle liste e delle coalizioni, un voto passa da così tante rifrazioni che entra in un modo ed esce in un altro.

La volontà popolare si riduce dunque a La Traviata.

Però, noi disperati elettori, ci accontenteremmo almeno di mezzo risultato: almeno ci darà un governo, cioè una maggioranza che avrà i numeri per governare senza trescare e inciuciare, un leader che viene designato come premier, un governo che abbia le premesse per durare l’arco di una legislatura?

Macché. In questo quadro tripolare e frammentato, più frattaglie sparse, la legge elettorale non garantisce che chi prende un voto più degli altri, partito o coalizione che sia, abbia poi i numeri per governare.

E non c’è nemmeno il paracadute del doppio turno per cui se la situazione esce spezzettata al primo colpo, c’è perlomeno un secondo turno in cui si decreta un vincitore.


No. L’apparentamento non avviene prima del voto ma dopo.

Questa legge sembra fatta apposta per il compromesso, per la grande coalizione al centro tra renziani e berlusconiani, più contorno di centrini e chicista, un partito governativo che nasce sempre, a conti fatti.

Ora, noi scafati e ormai provati da ogni esperienza, non ci lasciamo spaventare nemmeno da questa prospettiva e diciamo: va bene, nasce un bel governone di unità nazionale.

Ma per far cosa?

Qual è la linea su cui convergerebbero, il grande disegno politico, le riforme da approvare insieme, la leadership riconosciuta su cui puntare? Silenzio.

Non ci sarebbe una linea ma un accrocco, non c’è un disegno se non quello di andare al governo in condominio e spartirsi un po’ di ministeri, non ci sono riforme condivise perché verranno rimandate a quel domani impossibile quando “governeremo da soli”; e non c’è un leader riconosciuto da entrambi ma si dovrà arrivare a un vicario, un non-leader di compromesso, un profilo basso, se non una mezzacalzetta, che sia pronto a obbedire ai suoi due grandi elettori, senza scontentare gli altri mandanti del governo.




Ecco il quadro.


Siamo preoccupati?


Ma no, dai, come fai a essere ancora preoccupato dopo tante delusioni e fallimenti, come fai a sentirti in pericolo se hai la certezza che la cosa non andrà avanti per molto?


Dunque, niente.


Aspettando godot, cioè la politica, quella seria, quella che decide e rappresenta i popoli, ci limitiamo a vivere alla giornata e vedremo passare davanti a noi, sul Tevere, dopo averle viste armate per il conflitto tra loro, carcasse di destra, di centro, di sinistra, trascinate insieme dalla corrente.

Più qualche gorgo a cinque stelle.

Va’ dove ti porta il quorum.

(Marcello Veneziani, “Senza popolo e senza leader”, da “Il Tempo” del 27 ottobre 2017, ripreso dal blog del Movimento Roosevelt).
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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IL FASCISMO 2.0 E' GIA' COMINCIATO












BERLUSCONI

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Stragi mafiose del ’93, Silvio Berlusconi indagato
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Roberto Bernocchi2 ore fa

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© Facebook Stragi mafiose del ’93, Silvio Berlusconi indagato
Silvio Berlusconi, insieme a Marcello Dell’Utri, è nuovamente indagato nell’ambito dell’inchiesta che riguarda i mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993. Quelle stragi colpirono diverse città, tra cui Roma, Firenze e Milano. In particolare, la Procura di Firenze ha ottenuto la possibilità di riaprire il fascicolo che era stato chiuso nel 2011. Inoltre, sempre la Procura di Firenze ha delegato nuovi accertamenti alla Direzione Investigativa Antimafia. L’obiettivo è quello di verificare nel dettaglio le parole pronunciate in carcere dal boss Giuseppe Graviano.
Silvio Berlusconi indagato
Silvio Berlusconi di nuovo indagato nell’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose che sono avvenute nel 1993 e che colpirono diverse città. Tra cui Milano, Roma e Firenze. Oltre all’ex Premier, è stato nuovamente indagato anche Marcello Dell’Utri.
In particolar modo, la Procura di Firenze è riuscita ad ottenere la riapertura del fascicolo che era stato chiuso nel 2011, delegando nuovi accertamenti alla Direzione Investigativa Antimafia. L’obiettivo di questa nuova inchiesta è quella di valutare e verificare nel dettaglio le parole che sono state pronunciate in carcere da parte del boss Giuseppe Graviano.
Il boss, infatti, è stato intercettato dai pubblici ministeri di Palermo che fanno parte del processo rinominato “Trattativa Stato-Mafia”. In quelle conversazioni, Graviano parlava dell’ex Presidente del Consiglio e dell’ex senatore i Forza Italia.
Le intercettazioni
Nelle intercettazioni registrate dai pm si può sentire Graviano, il boss condannato per le stragi, parlare insieme al suo compagno di cella, il camorrista Umberto Adinolfi. In particolar modo, in una conversazione Graviano dice: “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia. Per questo c’è stata l’urgenza”.
E poi ancora: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi. Lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa. Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”.
Parole che il legale di Silvio Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, ha definito come notizie infamanti prima del voto, sottolineando anche che l’ex Premier non ha mai avuto avuto alcun contatto nè diretto nè indiretto con Graviano.
Nel frattempo, però, sono state depositate quattordici mesi di intercettazioni al processo di Palermo, dove è attualmente indagato Dell’Utri. Tutto il dossier è stato poi inviato dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi alle procure di Firenze e Caltanissetta. Che sono quelle che indagano sulle strage avvenute nel 1992 e nel 1993.
La Procura di Firenze ha deciso di riaprire l’inchiesta, quella di Caltanissetta sta ancora valutando come agire. Nonostante il legale di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, sotenga che nelle intercettazioni Graviano non parli di Berlusconi, i super esperti nominati dalla Corte d’Assise invece danno ragione alla Procura. Proprio per questo motivo, i giudici hanno convocato direttamente il boss delle stragi per sapere da lui la sua versione dei fatti.
ALTRO SU MSN:
Berlusconi sorridente lascia Capri facendo selfie con sostenitori e curiosi (Corriere Tv)


https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... spartanntp


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Stragi del '93, Berlusconi indagato di nuovo: riparte la macchina del fango
Il boss Graviano intercettato in carcere tira in ballo Berlusconi. E riparte il tritacarne giudiziario. Con le toghe che riaprono un fascicolo già archiviato nel 2011
Giovanni Neve - Mar, 31/10/2017 - 09:26
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L'assalto giudiziario è ripartito. Preciso come un orologio. A pochi giorni dalle elezioni elettorali in Sicilia e a meno di un semestre dalle politiche, ecco che i magistrati vanno a indagare nuovamente Silvio Berlusconi.



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Lo accusano, insieme a Marcello Dell'Utri, di essere il mandante occulte delle stragi mafiose del 1993 che insanguinarono Firenze, Roma e Milano. La notizia, ovviamente, viene data da Corriere della Sera e Repubblica. A ogni appuntamento elettorale, sempre la stessa storia. A questo giro, con il centrodestra nettamente in testa nei sondaggi, il tritacarne elettorale viene oliato dalla procura di Firenze che ha fatto riaprire dal giudice per le indagini preliminari un fascicolo già archiviato nel 2011.
La procura del capoluogo toscano già altre due volte aveva aperto un'inchiesta su Berlusconi. L'ultima era stata, appunto, archiviata sei anni fa. Ora avrebbe ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo sull'ex premier e Dell'Utri, dopo aver ricevuto da Palermo le trascrizioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano. I pm di Palermo lo avevano intercettato durante il processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. "Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza", diceva il padrino al camorrista Umberto Adinolfi mentre facevano l'ora d'aria nel braccio del 41 bis del carcere di Ascoli Piceno. Era il 10 aprile dell'anno scorso. "Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i vecchi - raccontava Graviano - lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa". E ancora: "Trent'anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi...". Gli omissis, però, sono molti. E la maggior parte delle frasi sono di dubbia interpretazione. Il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha comunque delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche.
Per riasprire un fascicolo già chiuso da almeno cinque anni, i pm di Firenze vanno a fidarsi di un boss in carcere dal 1994. Parole che l'avvocato Nicolò Ghedini non fatica a bollare come "illazioni infamanti" pubblicate ad hoc "prima del voto". D'altra parte Berlusconi non ha mai avuto "alcun contatto né diretto né indiretto con Graviano". Ma quello, che ancora oggi vediamo in atto, è il solito schema del tritacarne giudiziario messo in piedi per colpire e screditare l'avversario politico.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 58330.html

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Stragi di mafia, Berlusconi e Dell’Utri indagati
dopo i colloqui in cella del boss Graviano (audio)
La procura di Firenze ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo dell’inchiesta sui mandanti occulti
a seguito delle intercettazioni in carcere dell’uomo di Cosa Nostra. Ecco le sue parole (esclusiva Sekret)

Mafie
Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono indagati per le stragi di mafia del 1993. L’inchiesta riguarda i mandanti occulti degli attentati a Firenze, Roma e Milano e la procura del capoluogo toscano ha già ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo chiuso nel 2011. I nuovi accertamenti della Direzione investigativa antimafia riguardano le intercettazioni dei colloqui tenuti in carcere dal boss Giuseppe Graviano
di F. Q.
•”Berlusca mi ha chiesto questa cortesia”: così Graviano assegna all’ex premier il ruolo di ispiratore delle stragi (di G. pipitone)
•video – il pm Teresi: “Graviano dice Berlusca. Stragi e B.? Ipotesi prescritte ma sarebbero d’interesse per la storia” (di m. lillo)
•Associazione vittime di via dei Georgofili: “Verità e processo, non manfrine da operetta”
UncleTom
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Silvio Berlusconi indagato
Silvio Berlusconi di nuovo indagato nell’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi mafiose che sono avvenute nel 1993 e che colpirono diverse città. Tra cui Milano, Roma e Firenze. Oltre all’ex Premier, è stato nuovamente indagato anche Marcello Dell’Utri.
In particolar modo, la Procura di Firenze è riuscita ad ottenere la riapertura del fascicolo che era stato chiuso nel 2011, delegando nuovi accertamenti alla Direzione Investigativa Antimafia. L’obiettivo di questa nuova inchiesta è quella di valutare e verificare nel dettaglio le parole che sono state pronunciate in carcere da parte del boss Giuseppe Graviano.
Il boss, infatti, è stato intercettato dai pubblici ministeri di Palermo che fanno parte del processo rinominato “Trattativa Stato-Mafia”. In quelle conversazioni, Graviano parlava dell’ex Presidente del Consiglio e dell’ex senatore i Forza Italia.
Le intercettazioni
Nelle intercettazioni registrate dai pm si può sentire Graviano, il boss condannato per le stragi, parlare insieme al suo compagno di cella, il camorrista Umberto Adinolfi. In particolar modo, in una conversazione Graviano dice: “Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia. Per questo c’è stata l’urgenza”.
E poi ancora: “Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi. Lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa. Trent’anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi…”.
Parole che il legale di Silvio Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, ha definito come notizie infamanti prima del voto, sottolineando anche che l’ex Premier non ha mai avuto avuto alcun contatto nè diretto nè indiretto con Graviano.
Nel frattempo, però, sono state depositate quattordici mesi di intercettazioni al processo di Palermo, dove è attualmente indagato Dell’Utri. Tutto il dossier è stato poi inviato dai pm Di Matteo, Del Bene, Tartaglia e Teresi alle procure di Firenze e Caltanissetta. Che sono quelle che indagano sulle strage avvenute nel 1992 e nel 1993.
La Procura di Firenze ha deciso di riaprire l’inchiesta, quella di Caltanissetta sta ancora valutando come agire. Nonostante il legale di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, sotenga che nelle intercettazioni Graviano non parli di Berlusconi, i super esperti nominati dalla Corte d’Assise invece danno ragione alla Procura. Proprio per questo motivo, i giudici hanno convocato direttamente il boss delle stragi per sapere da lui la sua versione dei fatti.
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Lo accusano, insieme a Marcello Dell'Utri, di essere il mandante occulte delle stragi mafiose del 1993 che insanguinarono Firenze, Roma e Milano. La notizia, ovviamente, viene data da Corriere della Sera e Repubblica. A ogni appuntamento elettorale, sempre la stessa storia. A questo giro, con il centrodestra nettamente in testa nei sondaggi, il tritacarne elettorale viene oliato dalla procura di Firenze che ha fatto riaprire dal giudice per le indagini preliminari un fascicolo già archiviato nel 2011.
La procura del capoluogo toscano già altre due volte aveva aperto un'inchiesta su Berlusconi. L'ultima era stata, appunto, archiviata sei anni fa. Ora avrebbe ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo sull'ex premier e Dell'Utri, dopo aver ricevuto da Palermo le trascrizioni dei colloqui in carcere del boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano. I pm di Palermo lo avevano intercettato durante il processo sulla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia. "Berlusconi mi ha chiesto questa cortesia, per questo c'è stata l'urgenza", diceva il padrino al camorrista Umberto Adinolfi mentre facevano l'ora d'aria nel braccio del 41 bis del carcere di Ascoli Piceno. Era il 10 aprile dell'anno scorso. "Lui voleva scendere, però in quel periodo c'erano i vecchi - raccontava Graviano - lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa". E ancora: "Trent'anni fa, venticinque anni fa, mi sono seduto con te, giusto? Ti ho portato benessere. Poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché ti rimangono i soldi...". Gli omissis, però, sono molti. E la maggior parte delle frasi sono di dubbia interpretazione. Il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, ha comunque delegato alla polizia giudiziaria lo svolgimento di verifiche.
Per riasprire un fascicolo già chiuso da almeno cinque anni, i pm di Firenze vanno a fidarsi di un boss in carcere dal 1994. Parole che l'avvocato Nicolò Ghedini non fatica a bollare come "illazioni infamanti" pubblicate ad hoc "prima del voto". D'altra parte Berlusconi non ha mai avuto "alcun contatto né diretto né indiretto con Graviano". Ma quello, che ancora oggi vediamo in atto, è il solito schema del tritacarne giudiziario messo in piedi per colpire e screditare l'avversario politico.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 58330.html

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Stragi di mafia, Berlusconi e Dell’Utri indagati
dopo i colloqui in cella del boss Graviano (audio)
La procura di Firenze ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo dell’inchiesta sui mandanti occulti
a seguito delle intercettazioni in carcere dell’uomo di Cosa Nostra. Ecco le sue parole (esclusiva Sekret)

Mafie
Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono indagati per le stragi di mafia del 1993. L’inchiesta riguarda i mandanti occulti degli attentati a Firenze, Roma e Milano e la procura del capoluogo toscano ha già ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo chiuso nel 2011. I nuovi accertamenti della Direzione investigativa antimafia riguardano le intercettazioni dei colloqui tenuti in carcere dal boss Giuseppe Graviano
di F. Q.
•”Berlusca mi ha chiesto questa cortesia”: così Graviano assegna all’ex premier il ruolo di ispiratore delle stragi (di G. pipitone)
•video – il pm Teresi: “Graviano dice Berlusca. Stragi e B.? Ipotesi prescritte ma sarebbero d’interesse per la storia” (di m. lillo)
•Associazione vittime di via dei Georgofili: “Verità e processo, non manfrine da operetta”






IlFattoQuotidiano.it / Mafie / Cosa Nostra










VIDEO:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... o/3946945/




Stragi di mafia: Berlusconi e Dell’Utri indagati a Firenze dopo le intercettazioni di Graviano (audio esclusivo)

Cosa Nostra


La procura toscana ha ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo sui mandanti occulti dopo aver ricevuto la registrazione dei colloqui in carcere del boss, di cui Sekret, il nuovo format di inchiesta di Marco Lillo disponibile sulla piattaforma Loft, ha diffuso l'audio sul nostro sito. Il legale dell’ex premier Ghedini: “Notizie infamanti prima del voto”



di F. Q. | 31 ottobre 2017

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Più informazioni su: Giuseppe Graviano, Graviano, Mafia, Silvio Berlusconi, Stragi, Stragi del '93






Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri sono indagati per le stragi di mafia del 1993 come possibili mandanti occulti degli attentati a Firenze, Roma e Milano. Il capo della procura del capoluogo toscano, Giuseppe Creazzo, ha già ottenuto dal gip la riapertura del fascicolo che era stato archiviato nel 2011. Sono stati così disposti nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia. Agli investigatori è stato chiesto di passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo sulla ‘trattativa Stato-mafia’, mentre parlava con un compagno di cella nel carcere di Ascoli Piceno, forse dell’ex presidente del Consiglio e dell’ex senatore di Forza Italia, che sta scontando una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Le intercettazioni, con molti omissis, sono state depositate al processo di Palermo, nel giugno scorso. Ecco l’audio dell’intercettazione di Graviano pubblicata il 20 ottobre scorso in esclusiva su ilfattoquotidiano.it. Sekret, il nuovo format di inchiesta di Marco Lillo – presto disponibile sulla nostra piattaforma Loft – ha pensato di diffondere il video con l’audio (con la trascrizione effettuata dalla Dia) in modo che ciascuno possa farsi la sua idea sulle parole pronunciate da Graviano in carcere.



Le intercettazioni – “Ascoltato” durante l’ora d’aria per mesi, per i pm Graviano avrebbe in più occasioni fatto cenno o chiamato in causa Silvio Berlusconi, dal padrino definito col diminutivo “Berlusca”. “Non ha mai pronunciato quella parola”, ha dichiarato nei giorni scorsi il legale di Dell’Utri, l’avvocato Giuseppe Di Peri, che ha incaricato un esperto di riascoltare i dialoghi registrati arrivando a conclusioni assai diverse. Il nastro è stato depositato agli atti del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, in cui Dell’Utri è imputato. La parole detta dal boss, per il tecnico della difesa, sarebbe “benissimo” o “bravissimo”. Una differenza non di poco conto visto che, secondo l’accusa, Graviano avrebbe sostenuto, parlando col co-detenuto Umberto Adinolfi, che “Berlusca” avrebbe ricevuto una cortesia da Cosa nostra. E che la mafia avrebbe, per l’ex premier, fatto le stragi. “Berlusca mi ha chiesto questa cortesia… per questo c’è stata l’urgenza. Lui voleva scendere… però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa”, è la frase trascritta dall’esperto della Procura. Linguaggio criptico che per i pm è una chiara allusione alle stragi del ’92 che vedrebbero l’allora imprenditore, già intenzionato a scendere in campo, come ispiratore e la mafia come esecutrice, nel tentativo di dare una spallata alla vecchia politica, già in bilico per Tangentopoli.

Nei suoi dialoghi con Adinolfi, Berlusconi viene descritto da Graviano come un traditore. “Quando ha iniziato negli anni ’70 ha iniziato con i piedi giusti, mettiamoci la fortuna che si è ritrovato ad essere quello che è. Quando lui si è ritrovato un partito così nel ’94 si è ubriacato e ha detto ‘Non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato’. Pigliò le distanze e ha fatto il traditore”, racconta il boss ad Adinolfi. Un Berlusconi ingrato, quello descritto da Graviano, che lascerebbe marcire al carcere duro persone innocenti che per lui si sono sacrificate, dunque, mentre sarebbe disposto a pagare il silenzio delle “buttane“, dice il capomafia.

Adesso i pm palermitani le hanno inviate ai colleghi di Firenze. Toccherà a una nuova perizia stabilire se quei riferimenti erano a Berlusconi e a Forza Italia. Il legale di Berlusconi, l’avvocato Nicolò Ghedini, ha replicato parlando di “illazioni e notizie infamanti prima del voto, non avendo mai avuto alcun contatto il presidente Berlusconi, né diretto né indiretto, con il signor Graviano”.


di F. Q. | 31 ottobre 2017
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Nazitalia

Il vento fascista dalle periferie al Parlamento

Gli squadristi sono tornati in strada. Soffiano sul fuoco delle migrazioni e della crisi economica. Mentre crescono i consensi, i loro slogan tracimano nelle istituzioni


di Giovanni Tizian - foto di Espen Rasmussen
01 agosto 2017


http://espresso.repubblica.it/attualita ... =undefined
cielo 70
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da cielo 70 »

Qualsiasi cosa, ma qui sul pericolo che governino i populisti i democratici e i forzisti faranno l'ennesimo governissimo servo dei poteri forti. Anche questa è destra.
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Dalla prima pagina de Il Fatto Quotidiano



I M P U N I T À Indagato per strage, torna alle origini: “Manette solo per reati di sangue”
B. riforma la giustizia: niente più arresti per tangenti, furti e stupri


In Sicilia per la chiusura della campagna elettorale a sostegno di Musumeci, il leader di Forza Italia rilancia l’idea di una cauzione che eviti il carcere. Non una parola sulla mafia e le bombe del ‘93 né sul Pd futuro alleato post elezioni
> D’ESPOSITO A PAG. 3
UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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IN PREPARAZIONE DEL FASCISMO 2.0.



IlFattoQuotidiano.it / Giustizia & Impunità

Intercettazioni, processi più lunghi e meno lotta ai corrotti. Ok al decreto in nome della privacy (di pochi)
di Giovanna Trinchella | 2 novembre 2017

Giustizia & Impunità

Processi più lunghi, più difficili e più lenti e meno libertà di stampa.
Il decreto sulle intercettazioni, approvato dal Consiglio dei ministri, raggiunge l'insolito risultato di mettere d'accordo una volta tanto accusa e difesa: il provvedimento è criticato sia dalla Anm che dall'Unione delle camere penali, ovvero il sindacato degli avvocati

di Giovanna Trinchella | 2 novembre 2017
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Più informazioni su: Andrea Orlando, Anm, Avvocati, Corruzione, Intercettazioni, Trojan

Processi più lunghi, più difficili e più lenti e meno libertà di stampa. Il decreto sulle intercettazioni, approvato dal Consiglio dei ministri, raggiunge l’insolito risultato di mettere d’accordo, una volta tanto, accusa e difesa: il provvedimento è criticato sia dalla Anm che dall’Unione delle camere penali, ovvero il sindacato degli avvocati.

Attese moltissimo dalla politica, le nuove norme erano invocate da tempo non per migliorare l’amministrazione della giustizia ma per evitare fughe di notizie e tutelare la privacy anche se come ha già dimostrato il Fattoquotidiano.it i casi di violazione negli ultimi 20 anni sono stati pochissimi: una ventina.

Eppure il governo si dice soddisfatto.

“Il provvedimento che abbiamo approvato in via preliminare non restringe la possibilità dei magistrati di utilizzare le intercettazioni, non interviene sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, interviene solo su come vengono selezionate le intercettazioni” commenta il ministro della Giustizia, Andrea Orlando.

“Avremo ovviamente un passaggio parlamentare per arricchire nelle commissioni questa proposta ma – spiega il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – finalmente dopo anni di discussione abbiamo una soluzione che a mio avviso è giusta ed equilibrata“.

Che piace molto ad Alfano e molto meno al M5s.

L’Associazione nazionale magistrati parla di “arretramento“, i penalisti di “deboli garanzie per la difesa” e la Federazione nazionale della Stampa ricorda che “il giro di vite sulle intercettazioni non è stato però accompagnato da alcuna norma per tutelare i cronisti minacciati e scoraggiare l’uso e l’abuso delle cosiddette querele bavaglio.

Evidentemente quest’ultima non è considerata una priorità”.

Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto, invece il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui”.

Dal primo vaglio della polizia giudiziaria all’udienza stralcio
Un “primo vaglio” alle intercettazioni, come lo chiama il ministro della Giustizia Andrea Orlando, sarà effettuato dalla polizia giudiziaria “sotto il controllo del magistrato”.

Il pubblico ministero – a cui spetta di verificare l’irrilevanza delle comunicazioni intercettate o di chiederne la trascrizione con decreto motivato – ha ora il compito di dettare le istruzioni e le direttive necessarie agli ufficiali di polizia giudiziaria per concretizzare l’obbligo di informarlo sui contenuti delle conversazioni di cui possa apparire dubbia la rilevanza.

Quindi il lavoro del pm inizierà prima e sarà più lungo perché gli investigatori dovranno sempre e comunque riferire: se si moltiplica questo nuovo compito per ogni fascicolo che prevede l’uso di intercettazioni si capisce che i tempi non potranno che essere più lunghi.

Quel vaglio, per Orlando, “spinge a togliere ciò che non è penalmente rilevante dall’insieme delle intercettazioni che vengono utilizzate nel corso del procedimento”.

Ma anche quello che non è penalmente rilevante può essere di interesse pubblico e non potremmo né scriverlo né leggerlo; basti pensare alle intercettazioni in cui l’ex premier Renzi parla del “golpe” ai danni di Letta.

Lo schema di decreto vieta la trascrizione, anche sommaria, delle comunicazioni o conversazioni irrilevanti per le indagini nonché di quelle concernenti dati personali sensibili, imponendo che nel verbale siano indicate solo la data, l’ora e il dispositivo su cui la registrazione è stata effettuata.

Il pm diviene il garante della riservatezza della documentazione: a lui spetta la custodia, in un apposito archivio riservato, del materiale irrilevante e inutilizzabile, con facoltà di visione ed ascolto, ma non di copia, da parte dei difensori e del giudice.

Quindi gli avvocati non si troveranno sullo stesso piano dell’accusa perché non avranno la possibilità di studiare le conversazioni avendo tutto il tempo possibile.

L’esclusione del diritto di copia riguarda soltanto i verbali di trascrizione delle conversazioni intercettate e si spiega con la necessità di impedirne la diffusione; le registrazioni rimangono invece accessibili e “possono essere trasposte su idoneo supporto per agevolare le ovvie esigenze dei difensori”.

Il provvedimento stabilisce le modalità di accesso all’archivio riservato e la sorveglianza sul suo funzionamento da parte del procuratore della Repubblica.

La procedura individuata dal provvedimento prevede quindi due fasi temporalmente distinte: il deposito delle conversazioni e delle comunicazioni e quindi la successiva acquisizione delle comunicazioni e conversazioni rilevanti.

Nella prima fase il pm è tenuto a elencare fin da subito le comunicazioni e conversazioni ritenute utili a fini di prova, in modo da permettere ai difensori di apprendere immediatamente quale potrà essere il contenuto delle richieste di acquisizione del pubblico ministero; successivamente il giudice provvede all’acquisizione su richiesta di pm e difensori e a seguito di contraddittorio fra le parti procede anche d’ufficio allo stralcio delle registrazioni e dei verbali di cui è vietata l’utilizzazione; la documentazione non acquisita viene immediatamente restituita al pm per la sua conservazione nell’archivio riservato. “Un altro aspetto preoccupante riguarda la fase del contraddittorio all’atto della selezione delle intercettazioni rilevanti, che vedrebbe la difesa in una posizione di inaccettabile debolezza – dice Francesco Petrelli, Segretario dell’Ucpi, Unione Camere Penali Italiane che si dice preoccupato per le intercettazioni tra legale e assistito – la selezione dovrebbe avvenire, davanti al giudice, con pm e difensore in una condizione di parità.

Ma questo si ottiene solo se si hanno i tempi e i modi per avere una conoscenza approfondita di tutto il materiale intercettato. Mentre il pm opera su un materiale che ben conosce perché magari l’indagine è durata dei mesi, il difensore dovrebbe conoscere l’intero materiale in pochi giorni ed esprimersi in tempi e modi assolutamente inadeguati”.

Sui trojan “un passo indietro rispetto alle sezione Unite della Cassazione”
Un altro fronte incandescente è quello dell’uso dei trojan ossia “i captatori informatici, in pc o smartphone”.

Non potranno essere usati, come aveva spiegato il Fatto Quotidiano, nei reati dei colletti bianchi in forma associata ma soltanto per mafia e terrorismo.

L’uso è sempre consentito, senza particolari vincoli, per i reati più gravi, in primis terrorismo e mafia, ma per tutti gli altri reati dovranno essere esplicitamente motivate, nei decreti di autorizzazione, le ragioni e le modalità.

Il trojan potrà essere utilizzato, tra persone presenti in ambito domiciliare, soltanto se si procede per quei reati gravissimi.

Inoltre, a causa dell’invasività dello strumento, la legge delega stabilisce espressamente che ”l’attivazione del microfono avvenga solo in conseguenza di apposito comando inviato da remoto e non con il solo inserimento del captatore informatico, nel rispetto dei limiti stabiliti nel decreto autorizzativo del giudice”.

In tal modo il giudice dovrà motivare, quando non si tratti di delitti di criminalità organizzata o terrorismo, sulle ragioni della modalità di intercettazione prescelta e indicare gli ambienti in cui la stessa debba avvenire, secondo un progetto investigativo che implica l’individuazione dei luoghi in cui si sposterà il dispositivo mobile controllato.

“Un passo indietro”, come lo definisce Eugenio Albamonte numero uno dell’Anm, rispetto alla sentenza delle sezioni Unite della Cassazione del 28 aprile 2016 che aveva stabilito che il trojan era utilizzabile “limitatamente a procedimenti relativi a delitti di criminalità organizzata, anche terroristica… nonché quelli comunque facenti capo a un’associazione per delinquere, con esclusione del mero concorso di persone nel reato”.

Con il decreto invece, spiega Albamonte, “non c’è la forma associativa per gli altri reati“: dalla corruzione in giù.

Una ulteriore “deroga in negativo” per Albamonte, riguarda il decreto d’urgenza che il pubblico ministero poteva attivare per qualsiasi reato nei casi previsti dalla legge.

Ora il testo prevede che il “pubblico ministero può disporre” l’intercettazione tra presenti soltanto “con decreto motivato … soltanto nei procedimenti” per mafia, terrorismo, pedofilia e associazione a delinquere.

Non è tutto da buttare il decreto: “Lo sforzo è apprezzabile – si legge in una nota -.

Bene che sia stato centrato l’obiettivo di piena tutela della privacy e della riservatezza di chi con le indagini nulla c’entra: condividiamo questo aspetto”.

Rimane però un limite importante: l’utilizzo dei captatori informatici, “questa è la parte più debole della riforma.

Si tratta di un arretramento che non risponde allo spirito della giurisprudenza.

Non si è compreso che questo strumento tecnico serve a mettere al passo coi tempi le capacità investigative”.

Sei mesi per l’attuazione, ma prima ci saranno le elezioni
Il decreto infine prevede un periodo di 180 giorni per consentire ai singoli uffici di operare le opportune indicazioni funzionali per dare attuazione alle norme.

Il procuratore della Repubblica, al quale viene affidata la direzione e la sorveglianza dell’archivio riservato, dovrà impartire entro sei mesi dall’entrata in vigore della riforma le prescrizioni necessarie a garantire la tutela del segreto su quanto custodito al suo interno.

Le elezioni arriveranno prima.

di Giovanna Trinchella | 2 novembre 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11 ... i/3952615/
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