Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Faceva notare, uno sconosciuto, all'ingresso dell'Ipercoop di Viale Sarca (Milano), che con un'affluenza sotto il 50%, le elezioni dovrebbero essere annullate.
Per l'esattezza il limite minimo dovrebbe essere 50% + 1, per ritenerle minimamente valide.
A prima vista, lo sconosciuto, dimostrava l'età di chi ha passato l'esperienza della Prima Repubblica, quando andava a votare più dell'80% degli italiani.
Il disinteresse dei tricolori per un atto che un tempo veniva considerato obbligatorio per il sostegno della democrazia, lo deve aver colpito.
Quello che non si rendeva conto, che politicanti e cittadinanza hanno lasciato via libera affinchè questo Paese andazze a Ramengo.
PeppenGrill, userebbe una altro termine.
Gli italiani sono entrati nella fase finale dell'agonia, che il nuovo direttore dell'Espresso, Marco Damilano, ha segnalato nell'ultimo numero uscito domenica scorsa, con il titolo:
Un salto nel vuoto.
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Faceva notare, uno sconosciuto, all'ingresso dell'Ipercoop di Viale Sarca (Milano), che con un'affluenza sotto il 50%, le elezioni dovrebbero essere annullate.
Per l'esattezza il limite minimo dovrebbe essere 50% + 1, per ritenerle minimamente valide.
A prima vista, lo sconosciuto, dimostrava l'età di chi ha passato l'esperienza della Prima Repubblica, quando andava a votare più dell'80% degli italiani.
Il disinteresse dei tricolori per un atto che un tempo veniva considerato obbligatorio per il sostegno della democrazia, lo deve aver colpito.
Quello che non si rendeva conto, che politicanti e cittadinanza hanno lasciato via libera affinchè questo Paese andazze a Ramengo.
PeppenGrill, userebbe una altro termine.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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2 novembre 2017
Tutti i soldi dei fascisti italiani: l'inchiesta sull'Espresso in edicola dal 5 novembre
/Chi finanzia l'estrema destra italiana, da Forza Nuova a Casa Pound? Siamo andati a controllare la rete di società italiane ed estere legate ai neofascisti, trovando aziende di abbigliamento, di servizi, trust all'estero ed entrate da 5 per mille e dall'Unione Europea. La mappa del tesoro dei fascisti la trovate sull'Espresso in edicola da domenica 5 novembre nell'inchiesta a firma di Andrea Palladino, Giovanni Tizian e Stefano Vergine
Video:
http://video.espresso.repubblica.it/tut ... =HEF_RULLO
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Tutti i soldi dei fascisti italiani: l'inchiesta sull'Espresso in edicola dal 5 novembre
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Sicilia, spunta video su presunti brogli: deputato Pd denuncia
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Spunta un video su presunti brogli alle regionali in Sicilia e uno dei neo deputati annuncia querele. L'esponente Pd Luca Sammartino, primo degli eletti all'Assemblea regionale siciliana con quasi 33.000 voti, ha dato mandato ai suoi legali di denunciare per diffamazione l'autore di un video di sei minuti in cui il nome del politico viene accostato ad un presunto caso di frode elettorale nel Comune di Gravina di Catania.
Nel filmato un uomo che si presenta come figlio di un'anziana elettrice, residente a Giardini Naxos (Messina) ma domiciliata in una casa di cura di Gravina, denuncia che la donna, inferma e non autosufficiente, è stata accompagnata domenica a votare, nel seggio speciale allestito nell'ospizio dove vive. L'uomo tra l'altro farebbe rilevare la firma falsa della madre, che secondo quanto sostiene non sarebbe in grado di scrivere. Il video è stato acquisito dalle forze dell'ordine per le verifiche sul caso.
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Sicilia: hanno votato anche gli interdetti? (Corriere)
https://www.msn.com/it-it/notizie/itali ... spartanntp
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Sicilia, spunta video su presunti brogli: deputato Pd denuncia
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Nel filmato un uomo che si presenta come figlio di un'anziana elettrice, residente a Giardini Naxos (Messina) ma domiciliata in una casa di cura di Gravina, denuncia che la donna, inferma e non autosufficiente, è stata accompagnata domenica a votare, nel seggio speciale allestito nell'ospizio dove vive. L'uomo tra l'altro farebbe rilevare la firma falsa della madre, che secondo quanto sostiene non sarebbe in grado di scrivere. Il video è stato acquisito dalle forze dell'ordine per le verifiche sul caso.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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SICILIA, IL RITORNO DEI “VASA VASA”
Le preferenze agli impresentabili sono 97mila
Musumeci ottiene 108mila consensi in più di Cancelleri. In larga parte arrivano dai voti di 18 candidati
Nella sua maggioranza molti cuffariani, poi Micciché, Romano e pure i leghisti (che arrivano dall’Mpa)
Politica
Le preferenze raccolte dai candidati del centrodestra, sui quali ilfattoquotidiano.it aveva acceso i riflettori durante la campagna elettorale, sono 97.236. Non erano solo indagati o condannati, ma anche quelli con legami familiari o trascorsi personali che sollevavano più di qualche dubbio. Alcuni di quei nomi sono entrati all’Ars. Altri, invece, sono rimasti fuori. Ma il loro apporto alla vittoria di Nello Musumeci è stato fondamentale per la vittoria del governatore e dell’intera coalizione. Lui minimizza: “Ho preso meno voti di quelli ottenuti dalle liste”
di Giuseppe Pipitone
•IL PD – IDEE DOPO IL VOTO? COPIARE IL BERLUSCONI DEL 2005 •La sinistra – Mdp, Si e Civati chiedono l’unità •VIDEO – BERSANI: “GRASSO? CI STAREBBE DA DIO” (DI A.SOFIA)
•BLOG CAPORALE – NESSUN DUBBIO SULL’ONESTÀ DI MUSUMECI. MA NON SI POSSONO SMINUIRE GLI IMPRESENTABILI •BLOG RIZZO – SICILIA, IL GRANDE AFFARE DEL PD
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Re: Diario della caduta di un regime.
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IL TITOLO E L'INIZIO DELL'ARTICOLO SONO STATI COMPLETAMENTE
OSCURATI DALL'OVRA IN SERVIZIO PERMANENTE EFFETTIVO, ANCHE NELLE ORE NOTTURNE
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 60696.html
campeggia in lontananza il suo faccione. Sta lì, alle spalle di Matteo Renzi. Che, sfida al duello televisivo, si è prendetato nonostante la batosta incassata alle elezioni regionali in Sicilia.
"Dispiace che non ci sia Di Maio, mi aveva invitato lui... - tuona il segretario del Pd - è il leader di un partito importante e sarebbe importante che non scappi. Io spero che non accada ma se diventasse presidente del Consiglio non è che può fare lo spaccone". Poi, però, è lui il primo a non farsi carico delle proprie responsabilità, sia sul fallimento elettorale di domenica scorsa sia sulla crisi bancaria che ha travolto il Paese negli ultimi mesi.
A 48 ore dal voto, fatte tutte le analisi e i confronti possibili, la batosta siciliana al Pd fa paura. Il "nuovo bipolarismo" centrodestra-Movimento 5 Stelle non è più solo la schermata di un sondaggio ma, da fotografia del presente, rischia di trasformarsi in un incubo futuro. Tutte le anime dem sono in subbuglio. E l'assalto al quartier generale sembra lanciato. "Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta", scrive nella enews del mattino. "Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone - sottolinea - utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l'avversario scomodo". L'obiettivo, quindi, non cambia: "Se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al Referendum". Avanti, quindi. Ma non tutti, al Nazareno, sembrano convinti di questa linea.
In serata la sfida si sposta nel salotto di Flori. A DiMartedì, pur ammettendo la sconfitta in Sicilia, non se ne fa carico. "Il giudizio sul Pd sarà alle elezioni politiche - spiega - io sono il responsabile di due grandi campagne elettorali, una vinta e una persa. Quella vinta è quella delle europee. Quella persa è quella del referendum". E ci tiene a rimarcare: "Da quando sono segretario abbiamo conquistato cinque Regioni, strappate agli avversari, e due perdute". Ora, però, c'è l'appuntamento dell'anno prossimo. E il Pd rischia un altro flop. Secondo i sondaggi più recenti i dem hanno bruciato cinque punti in cinque mesi. E col Rosatellum rischiano di non toccare palla. Ma, nonostante questo, Renzi non sembra affatto disposto a trattare con Mdp. "La divisione c'è stata quando noi abbiamo lanciato le primarie - spiega - le scelte su chi fa il leader non le prende un signore a cena o un software. Lo decide un popolo che porta due milioni di persone a votare e questa gente merita rispetto".
L'immagine che dà Renzi è di uno che è sempre pronto ad auto-assolversi. Sia sui fallimenti politici sia sui crisi, come quella bancaria, che stanno mettendo in ginocchio il Paese. E così, se lo si sta ad ascoltare, la colpa va sempre a qualcun altro. "La vicenda Banca Etruria - dice - è una delle tante che le falsità che invadono la rete hanno trasformato in qualcosa di diverso". E per il Monte dei Paschi di Siena va in giro a raccontare la stessa identica storia. "È una banca su cui ci sono troppi misteri - dice - a cominciare da quel pover'uomo che è morto in quel modo, nel 2013: David Rossi". Ma non parla delle colpe dei dem. Poi, però, non si fa problemi a puntare il dito contro Bankitalia e contro il premier Paolo Gentiloni che sullo scranno di via Nazionale ha confermato Ignazio Visco. E qui trapela la forte "nostalgia" del segretario del Pd per Palazzo Chigi. È lì che vorrebbe tornare per manovrare il Paese. Lui è convinto di riuscirci ("Siamo il primo partito, il centrodestra si spacca ogni giorno"), gli italiani un po' meno.
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UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:................................LA LUNGA AGONIA
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Nel filmato un uomo che si presenta come figlio di un'anziana elettrice, residente a Giardini Naxos (Messina) ma domiciliata in una casa di cura di Gravina, denuncia che la donna, inferma e non autosufficiente, è stata accompagnata domenica a votare, nel seggio speciale allestito nell'ospizio dove vive. L'uomo tra l'altro farebbe rilevare la firma falsa della madre, che secondo quanto sostiene non sarebbe in grado di scrivere. Il video è stato acquisito dalle forze dell'ordine per le verifiche sul caso.
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campeggia in lontananza il suo faccione. Sta lì, alle spalle di Matteo Renzi. Che, sfida al duello televisivo, si è prendetato nonostante la batosta incassata alle elezioni regionali in Sicilia.
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A 48 ore dal voto, fatte tutte le analisi e i confronti possibili, la batosta siciliana al Pd fa paura. Il "nuovo bipolarismo" centrodestra-Movimento 5 Stelle non è più solo la schermata di un sondaggio ma, da fotografia del presente, rischia di trasformarsi in un incubo futuro. Tutte le anime dem sono in subbuglio. E l'assalto al quartier generale sembra lanciato. "Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta", scrive nella enews del mattino. "Dire che il problema sono io per il voto in Sicilia si colloca nello stesso filone - sottolinea - utilizzare ogni mezzo per togliere di mezzo l'avversario scomodo". L'obiettivo, quindi, non cambia: "Se il Pd fa il Pd e smette di litigare al proprio interno possiamo raggiungere, insieme ai nostri compagni di viaggio, la percentuale che abbiamo preso nelle due volte in cui io ho guidato la campagna elettorale: il 40%, raggiunto sia alle Europee che al Referendum". Avanti, quindi. Ma non tutti, al Nazareno, sembrano convinti di questa linea.
In serata la sfida si sposta nel salotto di Flori. A DiMartedì, pur ammettendo la sconfitta in Sicilia, non se ne fa carico. "Il giudizio sul Pd sarà alle elezioni politiche - spiega - io sono il responsabile di due grandi campagne elettorali, una vinta e una persa. Quella vinta è quella delle europee. Quella persa è quella del referendum". E ci tiene a rimarcare: "Da quando sono segretario abbiamo conquistato cinque Regioni, strappate agli avversari, e due perdute". Ora, però, c'è l'appuntamento dell'anno prossimo. E il Pd rischia un altro flop. Secondo i sondaggi più recenti i dem hanno bruciato cinque punti in cinque mesi. E col Rosatellum rischiano di non toccare palla. Ma, nonostante questo, Renzi non sembra affatto disposto a trattare con Mdp. "La divisione c'è stata quando noi abbiamo lanciato le primarie - spiega - le scelte su chi fa il leader non le prende un signore a cena o un software. Lo decide un popolo che porta due milioni di persone a votare e questa gente merita rispetto".
L'immagine che dà Renzi è di uno che è sempre pronto ad auto-assolversi. Sia sui fallimenti politici sia sui crisi, come quella bancaria, che stanno mettendo in ginocchio il Paese. E così, se lo si sta ad ascoltare, la colpa va sempre a qualcun altro. "La vicenda Banca Etruria - dice - è una delle tante che le falsità che invadono la rete hanno trasformato in qualcosa di diverso". E per il Monte dei Paschi di Siena va in giro a raccontare la stessa identica storia. "È una banca su cui ci sono troppi misteri - dice - a cominciare da quel pover'uomo che è morto in quel modo, nel 2013: David Rossi". Ma non parla delle colpe dei dem. Poi, però, non si fa problemi a puntare il dito contro Bankitalia e contro il premier Paolo Gentiloni che sullo scranno di via Nazionale ha confermato Ignazio Visco. E qui trapela la forte "nostalgia" del segretario del Pd per Palazzo Chigi. È lì che vorrebbe tornare per manovrare il Paese. Lui è convinto di riuscirci ("Siamo il primo partito, il centrodestra si spacca ogni giorno"), gli italiani un po' meno.
DAI TITOLI DI TESTA
Dalle banche al voto in Sicilia
Renzi si auto-assolve su tutto
Dopo il flop in Sicilia, Renzi non fa mea culpa: "Il giudizio sul Pd sarà alle politiche". E sul crac di Etruria: "Solo falsità"
di Sergio Rame
4 ore fa
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Re: Diario della caduta di un regime.
I COMMENTI DEI CAMERATI ALL'ARTICOLO POSTATO SOPRA
E' TUTTA UNA LOTTA TRA CORRENTI DEMOCRISTIANE PER SEDERSI SULLA CADREGA
Commenti
Leonida55
Mar, 07/11/2017 - 22:15
"rinunci all'immunità parlamentare". Detta così sembra che Renzi minacci di schierargli contro la magistratura. ma che è al suo servizio e a quello del PD per risolvere le controversie? Una frase molto deludente che indica la pochezza di chi l'ha pronunciata, e lascia ombre su come agisce la magistratura.
Mobius
Mar, 07/11/2017 - 22:17
Ma che vadano al diavolo tutti e due, no?
Celcap
Mar, 07/11/2017 - 22:23
Chi lo dice sa di esserlo! Si diceva così quando eravamo bambini ad un altro bambino che diceva una cosa stupida. A parte l’inutile Di Maio che é già stupido di suo ma che il cialtrone dia del suo ad un altro é tipico degli spacconi come lui. E comunque chi avrebbe voluto vedere la cosiddetta sfida in tv non ha perso niente ma proprio niente solo parole e nient’altro che parole.
idleproc
Mar, 07/11/2017 - 22:40
Me lo son guardato. Renzi disse: "mio fratello se ne è andato dall'Italia perché tutti avrebbero detto che sono il fratello di Renzi." Pure io: starei a far sopravvivenza nell'Artico sotto falso nome.
onefirsttwo
Mar, 07/11/2017 - 22:40
Dimmi quando dimmi quando quando vai a c. una buona volta : dimmi quando quando quando andrai a c. una buona voltaaaaa : dimmi quando quando quando vai a c. così tiro la cateneeelllaaaaa . Yeeeeeeeeaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh .
DRAGONI
Mar, 07/11/2017 - 22:46
ALLA FINE SI E' DATO VITA AD UNA BAMBINESCA SCENEGGIATA IN CUI IL TOSCO HA MESSO IL MEGLIO DI SE STESSO!!
E' TUTTA UNA LOTTA TRA CORRENTI DEMOCRISTIANE PER SEDERSI SULLA CADREGA
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Leonida55
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"rinunci all'immunità parlamentare". Detta così sembra che Renzi minacci di schierargli contro la magistratura. ma che è al suo servizio e a quello del PD per risolvere le controversie? Una frase molto deludente che indica la pochezza di chi l'ha pronunciata, e lascia ombre su come agisce la magistratura.
Mobius
Mar, 07/11/2017 - 22:17
Ma che vadano al diavolo tutti e due, no?
Celcap
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Chi lo dice sa di esserlo! Si diceva così quando eravamo bambini ad un altro bambino che diceva una cosa stupida. A parte l’inutile Di Maio che é già stupido di suo ma che il cialtrone dia del suo ad un altro é tipico degli spacconi come lui. E comunque chi avrebbe voluto vedere la cosiddetta sfida in tv non ha perso niente ma proprio niente solo parole e nient’altro che parole.
idleproc
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Me lo son guardato. Renzi disse: "mio fratello se ne è andato dall'Italia perché tutti avrebbero detto che sono il fratello di Renzi." Pure io: starei a far sopravvivenza nell'Artico sotto falso nome.
onefirsttwo
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Dimmi quando dimmi quando quando vai a c. una buona volta : dimmi quando quando quando andrai a c. una buona voltaaaaa : dimmi quando quando quando vai a c. così tiro la cateneeelllaaaaa . Yeeeeeeeeaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh .
DRAGONI
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ALLA FINE SI E' DATO VITA AD UNA BAMBINESCA SCENEGGIATA IN CUI IL TOSCO HA MESSO IL MEGLIO DI SE STESSO!!
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Re: Diario della caduta di un regime.
AD USO E CONSUMO DEI MERLI CAMERATI IN CAMICIA NERA.
IERI IN GRANDE SPOLVERO SULLA PRIMA PAGINA DE "IL GIORNALE"
AI MERLI NON BISOGNA DIRE CHE ANCORA UNA VOLTA HA VINTO LA MAFIA
Tramortiti
Si vota, vince il centrodestra e perdono tutti gli altri. Questo è l'unico dato che conta delle elezioni siciliane
Alessandro Sallusti - Mar, 07/11/2017 - 15:01
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Si vota, vince il centrodestra e perdono tutti gli altri. Questo è l'unico dato che conta delle elezioni siciliane, in linea con le ultime amministrative in giro per l'Italia.
Secondo gli elettori siculi, gli impresentabili - per stare nel tema della polemica che ha accompagnato la campagna elettorale - non sono i candidati di Nello Musumeci, ma chi li aveva messi all'indice, dalla sinistra ai grillini usciti entrambi tramortiti dalle urne. Se per Renzi è stata una disfatta annunciata che avrà conseguenze pesanti sulla sua leadership, a Di Maio rode davvero tanto. Evidentemente non si aspettava di stare con il suo governatore Giancarlo Cancelleri ben cinque punti sotto il centrodestra, per di più con l'aiuto consistente di migliaia elettori di sinistra che - perso per perso - hanno utilizzato il voto disgiunto (non previsto per le Politiche): lista Pd, candidato governatore Cinquestelle.
Se devo dire, la faccia di queste sconfitte non è tanto quella di Matteo Renzi (che peraltro si è ben guardato di mostrarla) ma quella di Luigi Di Maio che già si sentiva viceré delle Due Sicilie. Il ragazzo torna a Roma con le pive nel sacco senza neppure riconoscere - e questo la dice lunga sulla rabbia che cova - la vittoria al rivale Musumeci, inedito sgarbo che neppure la Clinton si sentì di fare con il pur odiato Trump.
Il dato politico, al netto delle preferenze ai governatori, parla chiaro: centrodestra 42,2 per cento, Cinquestelle 26,7, Pd-sinistra 25,2, Alfano 4,1 (risultato umiliante che lo lascia fuori dal parlamento della sua Regione e segna probabilmente la sua definitiva fine politica). Obiezione: ma il centrodestra è una coalizione, non un partito. Certo, lo è da sempre e sempre lo sarà, pena la sua estinzione. Lo sa bene Silvio Berlusconi, che nonostante Forza Italia sia il partito più votato della compagine - come dimostra anche questa tornata - a differenza di Renzi ha sempre rispettato e accontentato gli alleati anche nei momenti di maggiore tensione. Questo è il muro su cui, da Occhetto in poi, sono andati a sbattere tutti, dai rivali dichiarati ai traditori (vedi Fini e Alfano) agli opinionisti che hanno già dato per morto il Cavaliere e il suo schieramento almeno una decina di volte dalla sua discesa in campo. E ancora oggi si è dimostrato che Renzi e Grillo non solo non sono invincibili, ma forse neppure dei vincenti.
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IERI IN GRANDE SPOLVERO SULLA PRIMA PAGINA DE "IL GIORNALE"
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Tramortiti
Si vota, vince il centrodestra e perdono tutti gli altri. Questo è l'unico dato che conta delle elezioni siciliane
Alessandro Sallusti - Mar, 07/11/2017 - 15:01
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Si vota, vince il centrodestra e perdono tutti gli altri. Questo è l'unico dato che conta delle elezioni siciliane, in linea con le ultime amministrative in giro per l'Italia.
Secondo gli elettori siculi, gli impresentabili - per stare nel tema della polemica che ha accompagnato la campagna elettorale - non sono i candidati di Nello Musumeci, ma chi li aveva messi all'indice, dalla sinistra ai grillini usciti entrambi tramortiti dalle urne. Se per Renzi è stata una disfatta annunciata che avrà conseguenze pesanti sulla sua leadership, a Di Maio rode davvero tanto. Evidentemente non si aspettava di stare con il suo governatore Giancarlo Cancelleri ben cinque punti sotto il centrodestra, per di più con l'aiuto consistente di migliaia elettori di sinistra che - perso per perso - hanno utilizzato il voto disgiunto (non previsto per le Politiche): lista Pd, candidato governatore Cinquestelle.
Se devo dire, la faccia di queste sconfitte non è tanto quella di Matteo Renzi (che peraltro si è ben guardato di mostrarla) ma quella di Luigi Di Maio che già si sentiva viceré delle Due Sicilie. Il ragazzo torna a Roma con le pive nel sacco senza neppure riconoscere - e questo la dice lunga sulla rabbia che cova - la vittoria al rivale Musumeci, inedito sgarbo che neppure la Clinton si sentì di fare con il pur odiato Trump.
Il dato politico, al netto delle preferenze ai governatori, parla chiaro: centrodestra 42,2 per cento, Cinquestelle 26,7, Pd-sinistra 25,2, Alfano 4,1 (risultato umiliante che lo lascia fuori dal parlamento della sua Regione e segna probabilmente la sua definitiva fine politica). Obiezione: ma il centrodestra è una coalizione, non un partito. Certo, lo è da sempre e sempre lo sarà, pena la sua estinzione. Lo sa bene Silvio Berlusconi, che nonostante Forza Italia sia il partito più votato della compagine - come dimostra anche questa tornata - a differenza di Renzi ha sempre rispettato e accontentato gli alleati anche nei momenti di maggiore tensione. Questo è il muro su cui, da Occhetto in poi, sono andati a sbattere tutti, dai rivali dichiarati ai traditori (vedi Fini e Alfano) agli opinionisti che hanno già dato per morto il Cavaliere e il suo schieramento almeno una decina di volte dalla sua discesa in campo. E ancora oggi si è dimostrato che Renzi e Grillo non solo non sono invincibili, ma forse neppure dei vincenti.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 60600.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Musumeci, pronti via: un neoeletto già arrestato
De Luca fa video dai domiciliari: “Già lo sapevo”
Associazione a delinquere finalizzata all’evasione: l’impresentabile (Udc) messo in lista nonostante fosse
già stato fermato nel 2011. Domenica ha preso 5mila preferenze. ‘Ha organizzato sistema di false fatture’
Giustizia & Impunità
Era già finito nei guai negli anni scorsi Cateno De Luca (Udc-Sicilia Vera), deputato neo eletto in Sicilia, uno dei candidati di Nello Musumeci. E questa mattina il politico, già deputato dell’Ars ed ex sindaco di Fiumedinisi (Messina), è stato arrestato. Solo tre giorni fa, De Luca ha ottenuto ben 5.418 voti alle regionali siciliane. Per gli inquirenti era uno dei “promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro” di F. Q.
•video – “Lombardo vada affanculo. Grillo un puparo”. Così parlava Cateno De Luca nel 2012 (di g. ruccia)
•video – De Luca e il “coraggio di osare”: così si presentava il deputato siciliano arrestato. Il video dello spot elettorale
•video – Salvini: “Uno di quelli che si era proposto a noi per portarci i voti” (di m.lanaro)
•il ritorno dei ‘vasa vasa’: Micciché, Romano e gli altri. Musumeci vince con 97mila voti ‘impresentabili’ (di g. pipitone)
•le reazioni – M5s: “Schifo. Emergenza legalità anche a politiche”. Bindi: “Leggi inadeguate”
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Musumeci, pronti via: un neoeletto già arrestato
De Luca fa video dai domiciliari: “Già lo sapevo”
Associazione a delinquere finalizzata all’evasione: l’impresentabile (Udc) messo in lista nonostante fosse
già stato fermato nel 2011. Domenica ha preso 5mila preferenze. ‘Ha organizzato sistema di false fatture’
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Era già finito nei guai negli anni scorsi Cateno De Luca (Udc-Sicilia Vera), deputato neo eletto in Sicilia, uno dei candidati di Nello Musumeci. E questa mattina il politico, già deputato dell’Ars ed ex sindaco di Fiumedinisi (Messina), è stato arrestato. Solo tre giorni fa, De Luca ha ottenuto ben 5.418 voti alle regionali siciliane. Per gli inquirenti era uno dei “promotori di un’associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro” di F. Q.
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A casa un elettore su due: nessuno dice la verità all’Italia
Scritto il 09/11/17 • nella Categoria: segnalazioni
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Attacca Mario Draghi sparando sul suo pupillo di Bankitalia, il governatore Ignazio Visco (difeso e prontamente confermato da tutti, Gentiloni e Padoan in testa). E nel suo libro, “Avanti”, l’ex rottamatore se la prende col pensiero unico che nel 2011 ha commissariato la repubblica piazzando a Palazzo Chigi il sicario Mario Monti, l’uomo che ha inserito il pareggio di bilancio nella Costituzione grazie ai voti di Berlusconi e Bersani, sotto il ricatto dello spread, mentre Draghi (sempre lui) si limitava ad assistere allo spettacolo, affidato alla regia istituzionale dell’ineffabile Napolitano. Ma poi, al dunque, Matteo Renzi resta a bordo campo: va in televisione a sbeffeggiare il fantasma di Luigi Di Maio, che l’ha sfidato a duello e poi è scappato, ma evita di sfiorare qualsiasi verità scomoda negli studi de La7, da Giovanni Floris. In quella stessa rete televisiva, poco prima, persino il “talebano” Brunetta aveva ammesso, dalla Gruber, che l’astensionismo in Sicilia (dove non ha votato neppure un elettore su due) è la vera calamità politica nazionale, tale da oscurare la vittoria del centrodestra e la disfatta del Pd, surclassato dal candidato dei 5 Stelle.
Come dire: si balla ancora sul Titanic, ma l’equipaggio si sta ammutinando: la nave va di male in peggio, e gli ufficiali di bordo fingono di non saperlo. Sperano ancora in Renzi o addirittura nel redivivo mago Silvio, l’uomo dei miracoli sempre e solo annunciati. In questa gara in stile fantasy giganteggia il surreale Bersani, che celebra le “magnifiche sorti e progressive” dell’ipotetico leader Pietro Grasso, silente guida di una improbabile coalizione “civica” delle forze “di sinistra”, quelle cioè che hanno lesionato la Costituzione con Monti, per poi sparare nelle gambe a Renzi, che voleva cancellare il Senato elettivo. Bersani non ricorda? Normale: il suo nemico è Renzi, come lo è stato per vent’anni Berlusconi (salvo poi accomodarsi nelle larghe intese, raccomandate dai killer politici di Bruxelles, Berlino e Francoforte). Il paese oscilla tra stato di coma e pre-rivolta? Tranquilli: gli addetti ai lavori si sono già rifugiati nel Rosatellum, scongiurando il rischio che una delle “ditte” prenda nettamente il sopravvento. I 5 Stelle? Felicissimi eterni secondi, anche loro al riparo dal pericolo di andare davvero al governo, della Sicilia e dell’Italia.
Meglio evitare di dover fare i conti col vero padrone, che non è la casta di Roma ma quella che si mimetizza tra la burocrazia Ue, cioè la perfetta tribuna istituzionale dalla quale infliggere crisi su crisi, in dosi sapienti, con una preoccupazione prevalente: fare in modo che in un paese come l’Italia non si alzi nessuno a dire, davvero, come stanno le cose, e per colpa di chi. Si annuncia l’ennesimo slittamento dell’età pensionabile? La cosa viene presentata come un fenomeno fisiologico, dovuto all’allungarsi dell’aspettativa di vita. Berlusconi, Renzi, Grillo: non uno che protesti davvero, bocciando come inaccettabile la confisca (ormai storica) della sovranità finanziaria dello Stato, costretto a trasformarsi in spietato esattore, a costo di sabotare l’economia nazionale, cioè il futuro di chi oggi ha vent’anni. Sanno tutti benissimo com’è andata, ma tacciono – a partire da Salvini, che oggi preferisce stare al riparo (elettorale) di Forza Italia, pronta a rinegoziare al ribasso, con la Merkel, un piccolo ruolo in Europa per una piccola Italia, ridimensionata dagli strateghi euro-tedeschi nel solito modo, “comprando” politici italiani a suon di poltrone e pagandoli per tacere (se non per fare goal nella propria porta, come i vari D’Alema, Prodi e Bersani).
Il sistema si sta sfasciando? Niente paura: accorre l’infermiere Di Maio col cerotto del “reddito di cittadinanza” finanziato senza mettere in discussione il tabù del 3%, cioè la magia nera degli orchi finanziari, quelli del pensiero unico che Renzi denuncia solo nei libri, lontano dalle telecamere. E intanto, un elettore su due e resta a casa: l’hanno capito, in Sicilia, che il voto sarebbe stato inutile. Smettere di votare, però, vuol dire arrendersi. La vera partita, dice Brunetta, sta nel riconquistare la fiducia degli astensionisti. Già: ma con quali idee? Con quale coraggio, con quali uomini? Basterebbe dire, finalmente, la verità. Spiegare che l’iper-tassazione è un crimine, come tutti gli autogoal provocati dallo slogan “ce lo chiede l’Europa”, fino a sprofondare il paese in un cortocircuito sistemico, una pericolosa rassegnazione al peggio. Sospirano, i reggenti, sapendo che le regole della crisi sono truccate: ma si guardano bene dal denunciarlo. E sperano, in fondo, che l’Italia continui a sopportare tutto, a dormire. Ci contano Draghi, la Merkel, Juncker e tutte le altre maschere del potere neoliberista, che è riuscito nell’impresa titanica di demolire anche la memoria dello Stato sovrano, la stessa consapevolezza che possa esistere un Piano-B. “There is non alternative”, diceva la Thatcher: e siamo ancora lì, grazie anche ai nostri politici dormienti.
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A casa un elettore su due: nessuno dice la verità all’Italia
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Come dire: si balla ancora sul Titanic, ma l’equipaggio si sta ammutinando: la nave va di male in peggio, e gli ufficiali di bordo fingono di non saperlo. Sperano ancora in Renzi o addirittura nel redivivo mago Silvio, l’uomo dei miracoli sempre e solo annunciati. In questa gara in stile fantasy giganteggia il surreale Bersani, che celebra le “magnifiche sorti e progressive” dell’ipotetico leader Pietro Grasso, silente guida di una improbabile coalizione “civica” delle forze “di sinistra”, quelle cioè che hanno lesionato la Costituzione con Monti, per poi sparare nelle gambe a Renzi, che voleva cancellare il Senato elettivo. Bersani non ricorda? Normale: il suo nemico è Renzi, come lo è stato per vent’anni Berlusconi (salvo poi accomodarsi nelle larghe intese, raccomandate dai killer politici di Bruxelles, Berlino e Francoforte). Il paese oscilla tra stato di coma e pre-rivolta? Tranquilli: gli addetti ai lavori si sono già rifugiati nel Rosatellum, scongiurando il rischio che una delle “ditte” prenda nettamente il sopravvento. I 5 Stelle? Felicissimi eterni secondi, anche loro al riparo dal pericolo di andare davvero al governo, della Sicilia e dell’Italia.
Meglio evitare di dover fare i conti col vero padrone, che non è la casta di Roma ma quella che si mimetizza tra la burocrazia Ue, cioè la perfetta tribuna istituzionale dalla quale infliggere crisi su crisi, in dosi sapienti, con una preoccupazione prevalente: fare in modo che in un paese come l’Italia non si alzi nessuno a dire, davvero, come stanno le cose, e per colpa di chi. Si annuncia l’ennesimo slittamento dell’età pensionabile? La cosa viene presentata come un fenomeno fisiologico, dovuto all’allungarsi dell’aspettativa di vita. Berlusconi, Renzi, Grillo: non uno che protesti davvero, bocciando come inaccettabile la confisca (ormai storica) della sovranità finanziaria dello Stato, costretto a trasformarsi in spietato esattore, a costo di sabotare l’economia nazionale, cioè il futuro di chi oggi ha vent’anni. Sanno tutti benissimo com’è andata, ma tacciono – a partire da Salvini, che oggi preferisce stare al riparo (elettorale) di Forza Italia, pronta a rinegoziare al ribasso, con la Merkel, un piccolo ruolo in Europa per una piccola Italia, ridimensionata dagli strateghi euro-tedeschi nel solito modo, “comprando” politici italiani a suon di poltrone e pagandoli per tacere (se non per fare goal nella propria porta, come i vari D’Alema, Prodi e Bersani).
Il sistema si sta sfasciando? Niente paura: accorre l’infermiere Di Maio col cerotto del “reddito di cittadinanza” finanziato senza mettere in discussione il tabù del 3%, cioè la magia nera degli orchi finanziari, quelli del pensiero unico che Renzi denuncia solo nei libri, lontano dalle telecamere. E intanto, un elettore su due e resta a casa: l’hanno capito, in Sicilia, che il voto sarebbe stato inutile. Smettere di votare, però, vuol dire arrendersi. La vera partita, dice Brunetta, sta nel riconquistare la fiducia degli astensionisti. Già: ma con quali idee? Con quale coraggio, con quali uomini? Basterebbe dire, finalmente, la verità. Spiegare che l’iper-tassazione è un crimine, come tutti gli autogoal provocati dallo slogan “ce lo chiede l’Europa”, fino a sprofondare il paese in un cortocircuito sistemico, una pericolosa rassegnazione al peggio. Sospirano, i reggenti, sapendo che le regole della crisi sono truccate: ma si guardano bene dal denunciarlo. E sperano, in fondo, che l’Italia continui a sopportare tutto, a dormire. Ci contano Draghi, la Merkel, Juncker e tutte le altre maschere del potere neoliberista, che è riuscito nell’impresa titanica di demolire anche la memoria dello Stato sovrano, la stessa consapevolezza che possa esistere un Piano-B. “There is non alternative”, diceva la Thatcher: e siamo ancora lì, grazie anche ai nostri politici dormienti.
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