Renzi
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Re: Renzi
L'INTERVISTA
D'Alema: «Negoziato surreale, intesa dannosa. Il voto utile alla fine schiaccerà il Pd»
L’ex premier: «Basta appelli all’unità, ma cerchiamo di rispettarci in campagna elettorale». E precisa: «Dopo il voto non ci sarà una maggioranza. Un governo del presidente? La prospettiva è di una forte centralità del Parlamento e noi ci saremo»
di Aldo Cazzullo
shadow
D’Alema, è proprio impossibile l’alleanza con il Pd?
«Sarebbe stata necessaria una svolta radicale di grande impatto sull’opinione pubblica. Non modeste misure di aggiustamento, che ci hanno proposto a parole mentre ce le negavano nei fatti in Parlamento. Un negoziato surreale».
Affidato a Fassino, che lei conosce da una vita.
«Mi stupisco che una persona seria come Piero si sia prestata a un’operazione priva di senso. Non è con questi pannicelli caldi che si ricostruisce l’unità del centrosinistra. Ci vuole una temperatura, come per saldare metalli spezzati».
Ma così vi presentate divisi contro il centrodestra unito e contro Grillo.
«Questa è una sciocchezza fatta scrivere ad arte ai giornali. Non è vero che il centrosinistra perde perché è diviso. Il Pd si è separato da una parte del suo popolo, e non c’è nessuna coalizione che possa porvi rimedio. Il centrosinistra unito ha perso ovunque. Io stesso sono stato a Genova a fare campagna per il candidato del Pd. Mi rispondevano: “È un bravo compagno, ma non possiamo votarlo; perché così voteremmo per Renzi».
Ecco il vero problema: Renzi.
«No. Sono le scelte politiche del Pd a guida renziana. Questa storia del rancore personale è un’altra sciocchezza. Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia».
E se dopo le elezioni Renzi si facesse da parte, il dialogo potrebbe ricominciare?
«Non dipende solo dal leader, per quanto il Pd si stia caratterizzando come partito personale; dipende dalle politiche. Evitiamo che la campagna elettorale sia dominata da una polemica tra di noi. Finiamola con questo tormentone, questo assillo dell’appello unitario; perché così si creano le premesse per le recriminazioni successive. Se noi avremo dei voti, non saranno tolti al Pd, ma recuperati all’astensionismo. Smettiamola con queste sciocchezze che fanno soltanto del male, e cerchiamo di rispettarci. Non siamo dei matti, vogliamo riaprire una prospettiva di governo del Paese, ricostruire un centrosinistra autentico. Se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada. Ce ne sono tanti».
Non è possibile neppure una desistenza nei collegi uninominali, come tra Ulivo e Rifondazione nel 1996?
«Noi avevamo fatto una proposta di buon senso: introdurre il voto disgiunto. Un conto è votare una persona nei collegi, un altro è votare una lista nel proporzionale. Ci hanno chiuso la porta in faccia. Hanno risposto di no con arroganza e cecità politica, ponendo la fiducia sulla nuova legge elettorale».
Di cui lei è grande estimatore.
«È una legge mostruosa, pasticciata, confusa. Il Pd l’ha voluta pensando che il voto utile ci avrebbe schiacciato; poi in Sicilia hanno visto che il voto utile schiaccia loro. Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi. Mi chiedo che gruppo dirigente sia questo: dovrebbero essere gli eredi, oltre che di nobili tradizioni, di una certa professionalità politica. Ma se il bipolarismo diventa tra 5 Stelle e il centrodestra, la cui riunificazione è stata favorita da questa legge scritta dal Pd sotto dettatura di Forza Italia, allora chi non vuole Berlusconi voterà Grillo, e chi non vuole Grillo voterà Berlusconi».
Lei chi sceglierebbe?
«Io voterò per la nostra lista. Non partecipo a questo gioco di società. È inutile fingere che le prossime elezioni siano una sfida finale per il governo: tutti sanno che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola».
A maggior ragione avrebbe senso riunire il centrosinistra, per dargli maggior forza.
«Perché dobbiamo entrare in una dinamica suicida? I nostri elettori reali e potenziali non ci seguirebbero. Non è che, se ci alleiamo con il Pd, quelli che votano per noi votano per il Pd; chi lo pensa vive sulla luna; quelli che votano per noi sono in forte dissenso con il Pd. Quando un partito piccolo si allea con un partito grande, agli occhi degli elettori ne condivide l’ispirazione e ne accetta la leadership. Se una coalizione di questo genere dovesse vincere le elezioni, cosa altamente improbabile, sarebbe naturale che il capo dello Stato desse l’incarico al leader del partito principale. Da cui però ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo».
Renzi è populista?
«A intermittenza, come ha scritto Stefano Folli. Promettere meno tasse per tutti e nel contempo più investimenti: questo è il populismo».
Vede che il problema è lui?
«Prima della scissione disse che gli dispiaceva, ma sul piano elettorale eravamo irrilevanti. Se siamo irrilevanti, non vedo perché dobbiamo essere tormentati in questo modo, come se dipendesse da noi il futuro dell’umanità».
Con Fassino almeno vi siete parlati?
«I giornali hanno scritto di una telefonata di 47 minuti. È durata 4 minuti e mezzo. Ho detto a Piero la verità: non decido io, parla con Speranza. Capisco che scrivere la verità sarebbe stato deludente. Occorreva evocare la presenza del cattivo».
Lei non sarà cattivo, ma Mdp dà l’idea di un’operazione di ceto politico.
«Fassino e Martina da dove vengono? E Renzi? Questa nostra fase costituente è caratterizzata da un’enorme partecipazione della società civile, del cattolicesimo popolare. Le nostre liste saranno le più aperte. La fondazione Italianieuropei ha collaborato all’organizzazione di due convegni con l’Associazione Elpis e la Romana di Studi e Solidarietà, vicine al mondo dei gesuiti e a quello dell’Opus Dei, per parlare di disuguaglianze e migranti. Questi sono gli interlocutori, questi i temi».
E il leader chi sarà?
«Lo decideremo al momento opportuno».
Lei chi vorrebbe? Grasso?
«Attendo disciplinatamente. Se il presidente del Senato decidesse di impegnarsi, sarebbe un valore aggiunto straordinario. È una delle personalità più stimate del Paese».
E Pisapia cosa farà?
«Non lo so. Mi pare un uomo tormentato, incerto. Nelle dichiarazioni è stato molto più radicale di me, ha chiesto al Pd netta discontinuità di programmi e di leadership. Ora leggo che Campo progressista sta negoziando con il Pd. Mi aspetto siano coerenti. Discontinuità è una parola forte, non un elenchino di promesse per la prossima legislatura».
Pisapia si batte per l’unità a sinistra.
«Capisco il suo afflato, ma questo progetto unitario non ha nessuna consistenza politica né programmatica. Sarebbe stato un segnale esaminare seriamente il provvedimento sull’articolo 18 che avevamo proposto; c’è una certa schizofrenia tra il dire e il fare».
L’abolizione dell’articolo 18 l’avete votata anche voi.
«Io non sono in Parlamento. Molti sono usciti proprio per non votarla. Altri l’hanno votata per una logica di disciplina di partito, cui non intendiamo tornare. Quella controriforma ha contribuito a umiliare il mondo del lavoro. Se togli la tutela contro i licenziamenti ingiusti, cambi il rapporto di forza: la conseguenza infatti è il dilagare della precarietà. Il mio amico Padoan dice che la priorità sono i giovani…».
Invece?
«Invece abbiamo il record europeo di disoccupazione giovanile. E il record di stagisti che lavorano 12 ore al giorno e guadagnano 300 euro al mese. Il governo ha fatto affluire un fiume di soldi verso imprese e banche, e ora non trova 300 milioni per i pensionati. Ho provato una stretta al cuore nel vedere Renzi alla corte di Macron, mentre la Francia colonizza il nostro sistema economico, scala Telecom, fa incetta di marchi; e appena noi tentiamo una mossa in casa sua, nazionalizza i cantieri navali. Io sono un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino. Renzi ha una visione dell’Europa intergovernativa, rivendicativa, da pugni sul tavolo. È all’opposto».
Per il dopo-voto lei ha parlato al «Corriere» di un possibile governo del presidente. Mdp ci sarebbe?
«Quello che stiamo costruendo non sarà più Mdp, sarà qualcosa di significativamente più ampio. La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo».
23 novembre 2017 (modifica il 23 novembre 2017 | 23:21)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
D'Alema: «Negoziato surreale, intesa dannosa. Il voto utile alla fine schiaccerà il Pd»
L’ex premier: «Basta appelli all’unità, ma cerchiamo di rispettarci in campagna elettorale». E precisa: «Dopo il voto non ci sarà una maggioranza. Un governo del presidente? La prospettiva è di una forte centralità del Parlamento e noi ci saremo»
di Aldo Cazzullo
shadow
D’Alema, è proprio impossibile l’alleanza con il Pd?
«Sarebbe stata necessaria una svolta radicale di grande impatto sull’opinione pubblica. Non modeste misure di aggiustamento, che ci hanno proposto a parole mentre ce le negavano nei fatti in Parlamento. Un negoziato surreale».
Affidato a Fassino, che lei conosce da una vita.
«Mi stupisco che una persona seria come Piero si sia prestata a un’operazione priva di senso. Non è con questi pannicelli caldi che si ricostruisce l’unità del centrosinistra. Ci vuole una temperatura, come per saldare metalli spezzati».
Ma così vi presentate divisi contro il centrodestra unito e contro Grillo.
«Questa è una sciocchezza fatta scrivere ad arte ai giornali. Non è vero che il centrosinistra perde perché è diviso. Il Pd si è separato da una parte del suo popolo, e non c’è nessuna coalizione che possa porvi rimedio. Il centrosinistra unito ha perso ovunque. Io stesso sono stato a Genova a fare campagna per il candidato del Pd. Mi rispondevano: “È un bravo compagno, ma non possiamo votarlo; perché così voteremmo per Renzi».
Ecco il vero problema: Renzi.
«No. Sono le scelte politiche del Pd a guida renziana. Questa storia del rancore personale è un’altra sciocchezza. Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia».
E se dopo le elezioni Renzi si facesse da parte, il dialogo potrebbe ricominciare?
«Non dipende solo dal leader, per quanto il Pd si stia caratterizzando come partito personale; dipende dalle politiche. Evitiamo che la campagna elettorale sia dominata da una polemica tra di noi. Finiamola con questo tormentone, questo assillo dell’appello unitario; perché così si creano le premesse per le recriminazioni successive. Se noi avremo dei voti, non saranno tolti al Pd, ma recuperati all’astensionismo. Smettiamola con queste sciocchezze che fanno soltanto del male, e cerchiamo di rispettarci. Non siamo dei matti, vogliamo riaprire una prospettiva di governo del Paese, ricostruire un centrosinistra autentico. Se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada. Ce ne sono tanti».
Non è possibile neppure una desistenza nei collegi uninominali, come tra Ulivo e Rifondazione nel 1996?
«Noi avevamo fatto una proposta di buon senso: introdurre il voto disgiunto. Un conto è votare una persona nei collegi, un altro è votare una lista nel proporzionale. Ci hanno chiuso la porta in faccia. Hanno risposto di no con arroganza e cecità politica, ponendo la fiducia sulla nuova legge elettorale».
Di cui lei è grande estimatore.
«È una legge mostruosa, pasticciata, confusa. Il Pd l’ha voluta pensando che il voto utile ci avrebbe schiacciato; poi in Sicilia hanno visto che il voto utile schiaccia loro. Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi. Mi chiedo che gruppo dirigente sia questo: dovrebbero essere gli eredi, oltre che di nobili tradizioni, di una certa professionalità politica. Ma se il bipolarismo diventa tra 5 Stelle e il centrodestra, la cui riunificazione è stata favorita da questa legge scritta dal Pd sotto dettatura di Forza Italia, allora chi non vuole Berlusconi voterà Grillo, e chi non vuole Grillo voterà Berlusconi».
Lei chi sceglierebbe?
«Io voterò per la nostra lista. Non partecipo a questo gioco di società. È inutile fingere che le prossime elezioni siano una sfida finale per il governo: tutti sanno che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola».
A maggior ragione avrebbe senso riunire il centrosinistra, per dargli maggior forza.
«Perché dobbiamo entrare in una dinamica suicida? I nostri elettori reali e potenziali non ci seguirebbero. Non è che, se ci alleiamo con il Pd, quelli che votano per noi votano per il Pd; chi lo pensa vive sulla luna; quelli che votano per noi sono in forte dissenso con il Pd. Quando un partito piccolo si allea con un partito grande, agli occhi degli elettori ne condivide l’ispirazione e ne accetta la leadership. Se una coalizione di questo genere dovesse vincere le elezioni, cosa altamente improbabile, sarebbe naturale che il capo dello Stato desse l’incarico al leader del partito principale. Da cui però ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo».
Renzi è populista?
«A intermittenza, come ha scritto Stefano Folli. Promettere meno tasse per tutti e nel contempo più investimenti: questo è il populismo».
Vede che il problema è lui?
«Prima della scissione disse che gli dispiaceva, ma sul piano elettorale eravamo irrilevanti. Se siamo irrilevanti, non vedo perché dobbiamo essere tormentati in questo modo, come se dipendesse da noi il futuro dell’umanità».
Con Fassino almeno vi siete parlati?
«I giornali hanno scritto di una telefonata di 47 minuti. È durata 4 minuti e mezzo. Ho detto a Piero la verità: non decido io, parla con Speranza. Capisco che scrivere la verità sarebbe stato deludente. Occorreva evocare la presenza del cattivo».
Lei non sarà cattivo, ma Mdp dà l’idea di un’operazione di ceto politico.
«Fassino e Martina da dove vengono? E Renzi? Questa nostra fase costituente è caratterizzata da un’enorme partecipazione della società civile, del cattolicesimo popolare. Le nostre liste saranno le più aperte. La fondazione Italianieuropei ha collaborato all’organizzazione di due convegni con l’Associazione Elpis e la Romana di Studi e Solidarietà, vicine al mondo dei gesuiti e a quello dell’Opus Dei, per parlare di disuguaglianze e migranti. Questi sono gli interlocutori, questi i temi».
E il leader chi sarà?
«Lo decideremo al momento opportuno».
Lei chi vorrebbe? Grasso?
«Attendo disciplinatamente. Se il presidente del Senato decidesse di impegnarsi, sarebbe un valore aggiunto straordinario. È una delle personalità più stimate del Paese».
E Pisapia cosa farà?
«Non lo so. Mi pare un uomo tormentato, incerto. Nelle dichiarazioni è stato molto più radicale di me, ha chiesto al Pd netta discontinuità di programmi e di leadership. Ora leggo che Campo progressista sta negoziando con il Pd. Mi aspetto siano coerenti. Discontinuità è una parola forte, non un elenchino di promesse per la prossima legislatura».
Pisapia si batte per l’unità a sinistra.
«Capisco il suo afflato, ma questo progetto unitario non ha nessuna consistenza politica né programmatica. Sarebbe stato un segnale esaminare seriamente il provvedimento sull’articolo 18 che avevamo proposto; c’è una certa schizofrenia tra il dire e il fare».
L’abolizione dell’articolo 18 l’avete votata anche voi.
«Io non sono in Parlamento. Molti sono usciti proprio per non votarla. Altri l’hanno votata per una logica di disciplina di partito, cui non intendiamo tornare. Quella controriforma ha contribuito a umiliare il mondo del lavoro. Se togli la tutela contro i licenziamenti ingiusti, cambi il rapporto di forza: la conseguenza infatti è il dilagare della precarietà. Il mio amico Padoan dice che la priorità sono i giovani…».
Invece?
«Invece abbiamo il record europeo di disoccupazione giovanile. E il record di stagisti che lavorano 12 ore al giorno e guadagnano 300 euro al mese. Il governo ha fatto affluire un fiume di soldi verso imprese e banche, e ora non trova 300 milioni per i pensionati. Ho provato una stretta al cuore nel vedere Renzi alla corte di Macron, mentre la Francia colonizza il nostro sistema economico, scala Telecom, fa incetta di marchi; e appena noi tentiamo una mossa in casa sua, nazionalizza i cantieri navali. Io sono un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino. Renzi ha una visione dell’Europa intergovernativa, rivendicativa, da pugni sul tavolo. È all’opposto».
Per il dopo-voto lei ha parlato al «Corriere» di un possibile governo del presidente. Mdp ci sarebbe?
«Quello che stiamo costruendo non sarà più Mdp, sarà qualcosa di significativamente più ampio. La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo».
23 novembre 2017 (modifica il 23 novembre 2017 | 23:21)
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Re: Renzi
OVRA IN AZIONE
» COMMENTI
venerdì 24/11/2017
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
•
•
| 65
Ci siamo: è il gran giorno. Oggi comincia la Leopolda 8, imperdibile sin dal nome: “L8”. Per sceglierlo, i renziani hanno preso tre mesi di ferie. Certo, forse non sarà l’edizione migliore. Non ci sarà la regista Simona Ercolani, stranamente non confermata dopo le edizioni precedenti e la gloriosa campagna referendaria del 4 dicembre. Non ci saranno vip. A dirla tutta, non ci vuole andare nessuno. Non importa: se c’è Renzi, c’è spettacolo. Garantisce Eugenio Scalfari. La Leopolda 8, anzi “L8”, si preannuncia imperdibile. Lo staff renziano sta selezionando le nuove leve da sfoggiare per le prossime elezioni. Il “Renzi Casting” è partito da alcune settimane nel RenziTrain, che sta attraversando l’Italia con straordinario insuccesso e trasversale ignominia.
Il Fatto Quotidiano, grazie a un’operazione di hackeraggio ordita dai sommamente vili Marco Lillo e Davide Vecchi, può qui anticipare i requisiti che l’Amena Lince Goffa di Rignano chiederà ai suoi sudditi. Vediamoli in dettaglio.
Età. I candidati non dovranno avere più di 40 anni, per ostentare sin dall’anagrafe quel senso di nuovo e rottamatorio che esonda – come noto – da tutto ciò che è renziano. Coloro che oseranno candidarsi pur essendo nati prima del 1977 verranno, se va bene, passati per le armi. Se invece andrà loro male, saranno abbonati a forza a “Democratica”, la pubblicazione clandestina diretta da Andrea Romano. Che non legge neanche Andrea Romano.
Bruttini. I candidati dovranno essere bruttini. Ciò si ritiene necessario per far sì che Renzi possa continuare a coltivare l’illusione di non essere la copia stinta di Mister Bean, ma la variante aitante di Johnny Depp. È per questo che il Diversamente Statista si fa circondare dai Nardella, Lotti, Faraone, Anzaldi e Filippo Sensi. Nei rari casi in cui ad accompagnarlo c’è uno appena più guardabile (e non ci vuol molto), Renzi si cruccia. E a quel punto infierisce. È il caso di Matteo Richetti, zimbellato settimane fa in una diretta Instagram perché “stai perdendo i capelli.” Richetti ci è rimasto malissimo, ma non ha detto nulla: fedele al Duce, fino alla fine. Eia Renzi alalà.
Carfagne Deboli. Le candidate dovranno corrispondere allo stereotipo, da tempo sdoganato in tivù, delle droidi invasate. Meglio ancora, delle “Carfagne che non ce l’hanno fatta”: carucce, ma poi non così tanto; fedelissime al Capo, ma ancor più impreparatissime. Insomma: quelle che, quando ti ci imbatti, pensi: “Accidenti, in confronto Mara Carfagna pare Rosa Luxemburg”.
Gessati. Il look dei puledri renziani dovrà uniformarsi ai gessati di Ernesto “Ciaone” Carbone, affinché il quadro d’insieme ricordi Goodfellas di Martin Scorsese.
Poster. Tutti i candidati dovranno avere in camera il poster di Dario Nardella vestito da John Wayne ne Il grinta. I poster sono in vendita nel sito ufficiale di Maria Teresa Meli a 600 euro l’uno. Scontati.
Parla come Renzi. I candidati dovranno improvvisare alcune frasi da usare qualora fossero ospiti in radio o tivù. Qualche esempio: “Noi siamo per il futuro”. “Il cambiamento è Salvezza”. “Chi dice no è un gufo”. “Renzi è Luce, Boschi è Vita, Orfini è il nuovo Ardiles”. “Kennedy l’ha ammazzato Di Maio”. “La Gualmini mi ricorda Nilde Iotti, però io ci ho poca memoria”. E via così.
Voodoo Raggi. I Balilla Renziani più dotati verranno premiati con “Voodoo Raggi”, un bambolotto cucito a mano da Pina Picierno grazie al quale si potrà metaforicamente infilzare il sindaco di Roma. Per portarle sfiga, o anche solo per passare il tempo.
Filosofo di riferimento: Mario Lavia.
Programma preferito: La ruota della fortuna, ma solo perché è lì che ha iniziato Renzi. E tutto sommato, almeno come preparazione, lì è rimasto.
Artisti preferiti: Bono Vox. Però solo quello recente.
Giornalista preferito: Claudia Fusani. Che forse non è neanche una giornalista. Quindi è perfetta.
Scrittore preferito: Massimo Recalcati. Anche se non lo si è mai letto. Soprattutto se non lo si è mai letto.
Momento più bello della vita. Cenare a Eataly a lume di candela con Gozi, ascoltando Il Volo e riguardando Dirty Dancing, magari immaginando che “Baby” sia Alessia Morani e Patrick Swayze quel rubacuori impenitente di Genny Migliore.
https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... -bono-vox/
GUARDATE IL TITOLO IN ALTO!!!!!!
E' MANCANTE.
CANCELLATO DALL'OVRA
» COMMENTI
venerdì 24/11/2017
Leopolda 2017, i requisiti del perfetto renziano
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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venerdì 24/11/2017
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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Ci siamo: è il gran giorno. Oggi comincia la Leopolda 8, imperdibile sin dal nome: “L8”. Per sceglierlo, i renziani hanno preso tre mesi di ferie. Certo, forse non sarà l’edizione migliore. Non ci sarà la regista Simona Ercolani, stranamente non confermata dopo le edizioni precedenti e la gloriosa campagna referendaria del 4 dicembre. Non ci saranno vip. A dirla tutta, non ci vuole andare nessuno. Non importa: se c’è Renzi, c’è spettacolo. Garantisce Eugenio Scalfari. La Leopolda 8, anzi “L8”, si preannuncia imperdibile. Lo staff renziano sta selezionando le nuove leve da sfoggiare per le prossime elezioni. Il “Renzi Casting” è partito da alcune settimane nel RenziTrain, che sta attraversando l’Italia con straordinario insuccesso e trasversale ignominia.
Il Fatto Quotidiano, grazie a un’operazione di hackeraggio ordita dai sommamente vili Marco Lillo e Davide Vecchi, può qui anticipare i requisiti che l’Amena Lince Goffa di Rignano chiederà ai suoi sudditi. Vediamoli in dettaglio.
Età. I candidati non dovranno avere più di 40 anni, per ostentare sin dall’anagrafe quel senso di nuovo e rottamatorio che esonda – come noto – da tutto ciò che è renziano. Coloro che oseranno candidarsi pur essendo nati prima del 1977 verranno, se va bene, passati per le armi. Se invece andrà loro male, saranno abbonati a forza a “Democratica”, la pubblicazione clandestina diretta da Andrea Romano. Che non legge neanche Andrea Romano.
Bruttini. I candidati dovranno essere bruttini. Ciò si ritiene necessario per far sì che Renzi possa continuare a coltivare l’illusione di non essere la copia stinta di Mister Bean, ma la variante aitante di Johnny Depp. È per questo che il Diversamente Statista si fa circondare dai Nardella, Lotti, Faraone, Anzaldi e Filippo Sensi. Nei rari casi in cui ad accompagnarlo c’è uno appena più guardabile (e non ci vuol molto), Renzi si cruccia. E a quel punto infierisce. È il caso di Matteo Richetti, zimbellato settimane fa in una diretta Instagram perché “stai perdendo i capelli.” Richetti ci è rimasto malissimo, ma non ha detto nulla: fedele al Duce, fino alla fine. Eia Renzi alalà.
Carfagne Deboli. Le candidate dovranno corrispondere allo stereotipo, da tempo sdoganato in tivù, delle droidi invasate. Meglio ancora, delle “Carfagne che non ce l’hanno fatta”: carucce, ma poi non così tanto; fedelissime al Capo, ma ancor più impreparatissime. Insomma: quelle che, quando ti ci imbatti, pensi: “Accidenti, in confronto Mara Carfagna pare Rosa Luxemburg”.
Gessati. Il look dei puledri renziani dovrà uniformarsi ai gessati di Ernesto “Ciaone” Carbone, affinché il quadro d’insieme ricordi Goodfellas di Martin Scorsese.
Poster. Tutti i candidati dovranno avere in camera il poster di Dario Nardella vestito da John Wayne ne Il grinta. I poster sono in vendita nel sito ufficiale di Maria Teresa Meli a 600 euro l’uno. Scontati.
Parla come Renzi. I candidati dovranno improvvisare alcune frasi da usare qualora fossero ospiti in radio o tivù. Qualche esempio: “Noi siamo per il futuro”. “Il cambiamento è Salvezza”. “Chi dice no è un gufo”. “Renzi è Luce, Boschi è Vita, Orfini è il nuovo Ardiles”. “Kennedy l’ha ammazzato Di Maio”. “La Gualmini mi ricorda Nilde Iotti, però io ci ho poca memoria”. E via così.
Voodoo Raggi. I Balilla Renziani più dotati verranno premiati con “Voodoo Raggi”, un bambolotto cucito a mano da Pina Picierno grazie al quale si potrà metaforicamente infilzare il sindaco di Roma. Per portarle sfiga, o anche solo per passare il tempo.
Filosofo di riferimento: Mario Lavia.
Programma preferito: La ruota della fortuna, ma solo perché è lì che ha iniziato Renzi. E tutto sommato, almeno come preparazione, lì è rimasto.
Artisti preferiti: Bono Vox. Però solo quello recente.
Giornalista preferito: Claudia Fusani. Che forse non è neanche una giornalista. Quindi è perfetta.
Scrittore preferito: Massimo Recalcati. Anche se non lo si è mai letto. Soprattutto se non lo si è mai letto.
Momento più bello della vita. Cenare a Eataly a lume di candela con Gozi, ascoltando Il Volo e riguardando Dirty Dancing, magari immaginando che “Baby” sia Alessia Morani e Patrick Swayze quel rubacuori impenitente di Genny Migliore.
https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... -bono-vox/
GUARDATE IL TITOLO IN ALTO!!!!!!
E' MANCANTE.
CANCELLATO DALL'OVRA
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venerdì 24/11/2017
Leopolda 2017, i requisiti del perfetto renziano
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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Re: Renzi
UncleTom ha scritto:OVRA IN AZIONE
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venerdì 24/11/2017
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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Ci siamo: è il gran giorno. Oggi comincia la Leopolda 8, imperdibile sin dal nome: “L8”. Per sceglierlo, i renziani hanno preso tre mesi di ferie. Certo, forse non sarà l’edizione migliore. Non ci sarà la regista Simona Ercolani, stranamente non confermata dopo le edizioni precedenti e la gloriosa campagna referendaria del 4 dicembre. Non ci saranno vip. A dirla tutta, non ci vuole andare nessuno. Non importa: se c’è Renzi, c’è spettacolo. Garantisce Eugenio Scalfari. La Leopolda 8, anzi “L8”, si preannuncia imperdibile. Lo staff renziano sta selezionando le nuove leve da sfoggiare per le prossime elezioni. Il “Renzi Casting” è partito da alcune settimane nel RenziTrain, che sta attraversando l’Italia con straordinario insuccesso e trasversale ignominia.
Il Fatto Quotidiano, grazie a un’operazione di hackeraggio ordita dai sommamente vili Marco Lillo e Davide Vecchi, può qui anticipare i requisiti che l’Amena Lince Goffa di Rignano chiederà ai suoi sudditi. Vediamoli in dettaglio.
Età. I candidati non dovranno avere più di 40 anni, per ostentare sin dall’anagrafe quel senso di nuovo e rottamatorio che esonda – come noto – da tutto ciò che è renziano. Coloro che oseranno candidarsi pur essendo nati prima del 1977 verranno, se va bene, passati per le armi. Se invece andrà loro male, saranno abbonati a forza a “Democratica”, la pubblicazione clandestina diretta da Andrea Romano. Che non legge neanche Andrea Romano.
Bruttini. I candidati dovranno essere bruttini. Ciò si ritiene necessario per far sì che Renzi possa continuare a coltivare l’illusione di non essere la copia stinta di Mister Bean, ma la variante aitante di Johnny Depp. È per questo che il Diversamente Statista si fa circondare dai Nardella, Lotti, Faraone, Anzaldi e Filippo Sensi. Nei rari casi in cui ad accompagnarlo c’è uno appena più guardabile (e non ci vuol molto), Renzi si cruccia. E a quel punto infierisce. È il caso di Matteo Richetti, zimbellato settimane fa in una diretta Instagram perché “stai perdendo i capelli.” Richetti ci è rimasto malissimo, ma non ha detto nulla: fedele al Duce, fino alla fine. Eia Renzi alalà.
Carfagne Deboli. Le candidate dovranno corrispondere allo stereotipo, da tempo sdoganato in tivù, delle droidi invasate. Meglio ancora, delle “Carfagne che non ce l’hanno fatta”: carucce, ma poi non così tanto; fedelissime al Capo, ma ancor più impreparatissime. Insomma: quelle che, quando ti ci imbatti, pensi: “Accidenti, in confronto Mara Carfagna pare Rosa Luxemburg”.
Gessati. Il look dei puledri renziani dovrà uniformarsi ai gessati di Ernesto “Ciaone” Carbone, affinché il quadro d’insieme ricordi Goodfellas di Martin Scorsese.
Poster. Tutti i candidati dovranno avere in camera il poster di Dario Nardella vestito da John Wayne ne Il grinta. I poster sono in vendita nel sito ufficiale di Maria Teresa Meli a 600 euro l’uno. Scontati.
Parla come Renzi. I candidati dovranno improvvisare alcune frasi da usare qualora fossero ospiti in radio o tivù. Qualche esempio: “Noi siamo per il futuro”. “Il cambiamento è Salvezza”. “Chi dice no è un gufo”. “Renzi è Luce, Boschi è Vita, Orfini è il nuovo Ardiles”. “Kennedy l’ha ammazzato Di Maio”. “La Gualmini mi ricorda Nilde Iotti, però io ci ho poca memoria”. E via così.
Voodoo Raggi. I Balilla Renziani più dotati verranno premiati con “Voodoo Raggi”, un bambolotto cucito a mano da Pina Picierno grazie al quale si potrà metaforicamente infilzare il sindaco di Roma. Per portarle sfiga, o anche solo per passare il tempo.
Filosofo di riferimento: Mario Lavia.
Programma preferito: La ruota della fortuna, ma solo perché è lì che ha iniziato Renzi. E tutto sommato, almeno come preparazione, lì è rimasto.
Artisti preferiti: Bono Vox. Però solo quello recente.
Giornalista preferito: Claudia Fusani. Che forse non è neanche una giornalista. Quindi è perfetta.
Scrittore preferito: Massimo Recalcati. Anche se non lo si è mai letto. Soprattutto se non lo si è mai letto.
Momento più bello della vita. Cenare a Eataly a lume di candela con Gozi, ascoltando Il Volo e riguardando Dirty Dancing, magari immaginando che “Baby” sia Alessia Morani e Patrick Swayze quel rubacuori impenitente di Genny Migliore.
https://www.ilfattoquotidiano.it/premiu ... -bono-vox/
GUARDATE IL TITOLO IN ALTO!!!!!!
E' MANCANTE.
CANCELLATO DALL'OVRA
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venerdì 24/11/2017
Leopolda 2017, i requisiti del perfetto renziano
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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Re: Renzi
UncleTom ha scritto:UncleTom ha scritto:OVRA IN AZIONE
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venerdì 24/11/2017
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
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Ci siamo: è il gran giorno. Oggi comincia la Leopolda 8, imperdibile sin dal nome: “L8”. Per sceglierlo, i renziani hanno preso tre mesi di ferie. Certo, forse non sarà l’edizione migliore. Non ci sarà la regista Simona Ercolani, stranamente non confermata dopo le edizioni precedenti e la gloriosa campagna referendaria del 4 dicembre. Non ci saranno vip. A dirla tutta, non ci vuole andare nessuno. Non importa: se c’è Renzi, c’è spettacolo. Garantisce Eugenio Scalfari. La Leopolda 8, anzi “L8”, si preannuncia imperdibile. Lo staff renziano sta selezionando le nuove leve da sfoggiare per le prossime elezioni. Il “Renzi Casting” è partito da alcune settimane nel RenziTrain, che sta attraversando l’Italia con straordinario insuccesso e trasversale ignominia.
Il Fatto Quotidiano, grazie a un’operazione di hackeraggio ordita dai sommamente vili Marco Lillo e Davide Vecchi, può qui anticipare i requisiti che l’Amena Lince Goffa di Rignano chiederà ai suoi sudditi. Vediamoli in dettaglio.
Età. I candidati non dovranno avere più di 40 anni, per ostentare sin dall’anagrafe quel senso di nuovo e rottamatorio che esonda – come noto – da tutto ciò che è renziano. Coloro che oseranno candidarsi pur essendo nati prima del 1977 verranno, se va bene, passati per le armi. Se invece andrà loro male, saranno abbonati a forza a “Democratica”, la pubblicazione clandestina diretta da Andrea Romano. Che non legge neanche Andrea Romano.
Bruttini. I candidati dovranno essere bruttini. Ciò si ritiene necessario per far sì che Renzi possa continuare a coltivare l’illusione di non essere la copia stinta di Mister Bean, ma la variante aitante di Johnny Depp. È per questo che il Diversamente Statista si fa circondare dai Nardella, Lotti, Faraone, Anzaldi e Filippo Sensi. Nei rari casi in cui ad accompagnarlo c’è uno appena più guardabile (e non ci vuol molto), Renzi si cruccia. E a quel punto infierisce. È il caso di Matteo Richetti, zimbellato settimane fa in una diretta Instagram perché “stai perdendo i capelli.” Richetti ci è rimasto malissimo, ma non ha detto nulla: fedele al Duce, fino alla fine. Eia Renzi alalà.
Carfagne Deboli. Le candidate dovranno corrispondere allo stereotipo, da tempo sdoganato in tivù, delle droidi invasate. Meglio ancora, delle “Carfagne che non ce l’hanno fatta”: carucce, ma poi non così tanto; fedelissime al Capo, ma ancor più impreparatissime. Insomma: quelle che, quando ti ci imbatti, pensi: “Accidenti, in confronto Mara Carfagna pare Rosa Luxemburg”.
Gessati. Il look dei puledri renziani dovrà uniformarsi ai gessati di Ernesto “Ciaone” Carbone, affinché il quadro d’insieme ricordi Goodfellas di Martin Scorsese.
Poster. Tutti i candidati dovranno avere in camera il poster di Dario Nardella vestito da John Wayne ne Il grinta. I poster sono in vendita nel sito ufficiale di Maria Teresa Meli a 600 euro l’uno. Scontati.
Parla come Renzi. I candidati dovranno improvvisare alcune frasi da usare qualora fossero ospiti in radio o tivù. Qualche esempio: “Noi siamo per il futuro”. “Il cambiamento è Salvezza”. “Chi dice no è un gufo”. “Renzi è Luce, Boschi è Vita, Orfini è il nuovo Ardiles”. “Kennedy l’ha ammazzato Di Maio”. “La Gualmini mi ricorda Nilde Iotti, però io ci ho poca memoria”. E via così.
Voodoo Raggi. I Balilla Renziani più dotati verranno premiati con “Voodoo Raggi”, un bambolotto cucito a mano da Pina Picierno grazie al quale si potrà metaforicamente infilzare il sindaco di Roma. Per portarle sfiga, o anche solo per passare il tempo.
Filosofo di riferimento: Mario Lavia.
Programma preferito: La ruota della fortuna, ma solo perché è lì che ha iniziato Renzi. E tutto sommato, almeno come preparazione, lì è rimasto.
Artisti preferiti: Bono Vox. Però solo quello recente.
Giornalista preferito: Claudia Fusani. Che forse non è neanche una giornalista. Quindi è perfetta.
Scrittore preferito: Massimo Recalcati. Anche se non lo si è mai letto. Soprattutto se non lo si è mai letto.
Momento più bello della vita. Cenare a Eataly a lume di candela con Gozi, ascoltando Il Volo e riguardando Dirty Dancing, magari immaginando che “Baby” sia Alessia Morani e Patrick Swayze quel rubacuori impenitente di Genny Migliore.
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venerdì 24/11/2017
Leopolda 2017, i requisiti del perfetto renziano
di Andrea Scanzi | 24 novembre 2017
PER ORIGINALE, VEDI:
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Re: Renzi
Leopolda
Boom di incassi per la fondazione di Renzi. Mentre il Pd perde donatori
Da quando Matteo è segretario, il suo giglio magico ha triplicato le entrate, ma il partito ha registrato un crollo. Sull'Espresso in edicola da domenica 26 novembre l'inchiesta con i finanziatori privati della politica
di Giovanni Tizian e Stefano Vergine
Video Cosa c'è sul nuovo numero
Boom di incassi per la fondazione di Renzi. Mentre il Pd perde donatori
Da quando Matteo è segretario, il suo giglio magico ha triplicato le entrate, ma il partito ha registrato un crollo. Sull'Espresso in edicola da domenica 26 novembre l'inchiesta con i finanziatori privati della politica
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Re: Renzi
UncleTom ha scritto:Leopolda
Boom di incassi per la fondazione di Renzi. Mentre il Pd perde donatori
Da quando Matteo è segretario, il suo giglio magico ha triplicato le entrate, ma il partito ha registrato un crollo. Sull'Espresso in edicola da domenica 26 novembre l'inchiesta con i finanziatori privati della politica
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ANTICIPAZIONE
Leopolda, boom di incassi per la fondazione Open di Renzi. Mentre il Pd perde donatori
Da quando l'ex sindaco di Firenze è diventato segretario, le elargizioni private ricevute dal partito sono calate di un terzo. Ma sono cresciute quelle al giglio magico. E tra i finanziatori persino fiduciarie dal nome misterioso. Sull'Espresso in edicola da domenica 26 novembre l'inchiesta con tutti i finanziatori privati della politica
DI GIOVANNI TIZIAN E STEFANO VERGINE
24 novembre 2017
127
Matteo Renzi alla Leopolda del 2016 C'è una strana tendenza iniziata in concomitanza alla sua ascesa ai vertici del Pd. Da quando Matteo Renzi è diventato segretario, le donazioni private ricevute dal partito sono calate di un terzo. Contemporaneamente sono quasi triplicate quelle incassate dalla sua fondazione. I numeri non lasciano spazio a interpretazioni. Dal 2013 al 2016 le contribuzioni liberali ricevute dalla fondazione Open sono passate da 672 mila a 1,9 milioni di euro, mentre quelle incassate dal Pd sono calate dagli 11,6 milioni del 2013 agli 8,1 milioni dell’anno scorso.
L'inchiesta dell'Espresso in edicola con Repubblica da domenica 26 novembre traccia il profilo dei grandi finanziatori della politica, analizzando i dati delle donazioni private di cui hanno beneficiato i partiti negli ultimi dieci anni. Una radiografia del passato per comprendere il futuro. Perché le prossime elezioni saranno le prime senza finanziamento pubblico. Con i capitali privati destinati a pesare più che mai sulla campagna elettorale.
Quello della fondazione renziana Open, organizzatrice in questi giorni della Leopolda, è solo uno dei tanti casi analizzati dal settimanale. Un caso sintomatico della strada intrapresa da diversi leader politici. Gli imprenditori hanno infatti preferito sostenere la creatura del giglio magico, piuttosto che il partito di cui l'ex sindaco di Firenze è segretario.
Chi paga e chi manipola: sono le due vere domande che ci accompagneranno in vista delle elezioni del 2018. Nel nuovo numero dell'Espresso mostriamo chi sono dal 2008 a oggi i grandi finanziatori privati della politica, sempre più importanti con la fine del finanziamento pubblico e dei rimborsi elettorali, e chi invece cerca di manipolare, qui e all'estero, l'agenda politica. Poi le polemiche sulla "Matria" proposta sull'Espresso dalla scrittrice Michela Murgia che ritorna sul tema e risponde agli attacchi ricevuti; la nuova puntata dei Paradise Papers; il rapporto dgli italiani con le cure e le malattie. E infine un inserto straordinario: la matita poetica di Makkox racconta in una graphic novel, con i testi di Lirio Abbate, il boss di Cosa Nostra Totò Riina
La tendenza potrebbe aver colpito anche altre forze politiche, ma è difficile verificarlo dato che la fondazione Open è una delle poche a pubblicare bilanci e liste dei donatori. O almeno di quelli che non si sono opposti a questa operazione di trasparenza. Spulciando i resoconti della fondazione che sostiene Renzi si legge che finora ha ricevuto donazioni pari a 5,5 milioni di euro. Tesoretto a cui hanno contribuito oltre un centinaio di imprese.
In cima alla classifica dei donatori di Matteo c'è il finanziere Davide Serra, 225 mila euro finora versati. Subito dietro – 200 mila euro - si piazza Vincenzo Onorato, armatore napoletano proprietario della compagnia di traghetti Moby, che da un paio d'anni ha acquisito anche il controllo dell'ex azienda pubblica Tirrenia. Operazione tuttora sotto i riflettori dell'Antitrust.
Al fianco dei grandi finanziatori convivono donatori poco noti. Tra i più recenti c'è per esempio la Assisi Project, tra i cui azionisti troviamo Giacomo Straffi, collega e socio, in un'altra impresa, del senatore Nicola Di Girolamo, condannato per la vicenda Fastweb-Telecom Sparkle.
C'è l'ex numero due del ministero dell'Economia, Lorenzo Codogno, che ha donato 30 mila euro attraverso una società inglese, la Mci Research and Management, il cui socio di maggioranza è il finanziere Claudio Zampa, italiano con base in Svizzera. E c'è pure una misteriosa fiduciaria: la S. Andrea Mf 1117, di cui non è possibile conoscere i soci, ma che di certo ha molti interessi in Italia essendo azionista di ben 51 aziende.
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Re: Renzi
FORLANI, PER MOLTO MENO SI ERA ECLISSATO.
SPARITO PER SEMPRE DALLA SCENA POLITICA
Renzi o Berlusconi? “Buffone, buffone”. Il segretario Pd fa tappa in provincia https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... 4007240/di Livorno: l’accoglienza alla stazione
54
2,2 mila
Più informazioni su: Livorno, Matteo Renzi, PD, Toscana, Tour
Matteo Renzi contestato alla stazione di Castagneto Carducci, in provincia di Livorno. A protestare in occasione della tappa Toscana del tour del segretario Pd, qualche centinaio di persone che urlano: “Buffone, parolaio“. Qualcuno lo tranquillizza con un cartello: “Stai sereno”
SPARITO PER SEMPRE DALLA SCENA POLITICA
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Re: Renzi
UncleTom ha scritto:FORLANI, PER MOLTO MENO SI ERA ECLISSATO.
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Renzi o Berlusconi? “Buffone, buffone”. Il segretario Pd fa tappa in provincia https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... 4007240/di Livorno: l’accoglienza alla stazione
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LA VOX POPULI
Domenico✔ Abbonato Digital ● 7 ore fa
Ormai questo tipo fa solo compassione . Ripete sempre le stesse cose e non si rende conto che ha stancato , di buffoni come lui ne abbiamo le tasche piene . Lui è Berlusconi sono la vergogna dell´italia .
Nick09✔ Sostenitore ● 5 ore fa
Dalle mie parti c’ una massima che recita: “chi semina...raccoglie”.
Quello che fa riflettere è vedere invece come la gente si dimentica presto di quello che fanno i nostri Amministratori e Governanti.
Per esempio le cause dell’immediato cambio della Compagine di Governo nel 2011, i famosi 4 miliardi di Euro dati ad una Compagnia aerea e la nomina dei “Generali coraggiosi”, oppure le Leggi “ad personam” e i Lodi dichiarati incostituzionali, per non parlare di prescrizioni e di condanne.
DANY61✔ Sostenitore ● 5 ore fa
La tristezza è che la maggior parte di sta gente l'avrà pure votato.
UberAlles42✔ Sostenitore ● 5 ore fa
Non deve essere stata una bella idea il viaggio in ferrovia. Mi piacerebbe sentire cosa ne pensano gli sponsor.
l_dipietro✔ Sostenitore ● 6 ore fa
Ma tanto ... Renzie non vede e non sente ... Inoltre ricordo un paio di SUE DICHIARAZIONI SOLENNI:
1) la mia scorta sarà la gente
2) se perdo il referendum, vado a casa e mi ritiro dalla politica
.... che dire ...
Giacomo Terrevoli ↪ l_dipietro ● 6 ore fa
buffone?
enzolabarbera1938@libero.it✔ Sostenitore ● 6 ore fa
-
Evidentemente farsi dare del buffone, lo tranquillizza. Potrebbero dirgliene di peggio. Che cosa ridicola. enzo
badklaus ● 5 ore fa
è tutto diversamente amore... he...he...he...
gino bonatesta ● 5 ore fa
No dai, il buffone è poco ma va bene ma parolaio no, davvero. Paragonarlo a Bertinotti con tutti i suoi salotti no dai e poi, il parolaio, quello vero aveva (ha) tutta un'altra "stoffa". (cachemire come minimo)
unadeitanti ● 5 ore fa
Renzi è diventato un arma di distruzione di massa, della massa del Pd che tra poco si ritroverà con meno voti di Angelino.
jacgio ● 5 ore fa
solita accoglienza..che merita
Tonio Mio ● 6 ore fa
Il solito comitato di accoglienza. Immagino che questo sia il modo di far politica di chi si definisce paladino della democrazia.
Ichnusae ● 6 ore fa
Ridicoli, se pensano che rensi se ne preoccupi stanno freschi, è dai tempi dall'asilo che se lo sente dire, e non è mai guarito.
Giacomo Terrevoli ● 6 ore fa
e vanno dicendo che loro ci sanno fare in politica ...
Mauro b ● 6 ore fa
-
La stessa accoglienza l'hanno ricevuta in passato soltanto Craxi quando gli lanciarono le monetine e Silvio il giorno che andò al quirinale per dimettersi...
hucco ● 6 ore fa
Berlusconi e Renzi:le più grandi sciagure dell'Italia degli ultimi 25 anni.......
-
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- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
…..……….CAMPANE A MORTO PER UNA REPUBBLICA
………DAI PADRI COSTITUENTI, ……….AI PADRI ROTTAMATORI
STORIA DELL’ESPERIENZA DELLA PRIMA FASE REPUBBLICANA ITALIANA
La Costituente (1946-1947)
Radici storiche della Costituzione
http://www.storiaxxisecolo.it/larepubbl ... lica3c.htm
Oggi, 30 Novembre 2017, la casa editrice Paper FIRST, pubblica il libro di Andrea Scanzi, RENZUSCONI
………………………..RENZU
………………………..SCONI
L’ALLIEVO RIPETENTE CHE (NON) SUPERO’ IL MAESTRO
SULLA COPERTINA DELL’ULTIMA PAGINA POSSIAMO LEGGERE:
<<B. ha sempre tentato di mettere insieme tutte le forze
di centrodestra e, quando ci è riuscito, ha vinto; Renzi ha
sempre tentato di distruggere tutte le forze di centrosinistra
e alla fine è riuscito là dove persino B. aveva fallito: distrug-
gere il Pd. B. ha impiegato vent’anni prima di stufare
gli italiani; a Renzi ne sono bastati quattro. B., almeno
all’inizio, qualche manager e intellettuale di peso
al governo e in Parlamento lo portò; Renzi si è circondato
fin da subito della classe dirigente più mediocre e imbaraz-
zante che la storia ricordi. Anche su questo fronte il libro
di Scanzi è un preziosissimo catalogo degli orrori,
un reperto d’epoca per non dimenticare>>.
Dalla prefazione di Marco Travaglio
CONTINUA
………DAI PADRI COSTITUENTI, ……….AI PADRI ROTTAMATORI
STORIA DELL’ESPERIENZA DELLA PRIMA FASE REPUBBLICANA ITALIANA
La Costituente (1946-1947)
Radici storiche della Costituzione
http://www.storiaxxisecolo.it/larepubbl ... lica3c.htm
Oggi, 30 Novembre 2017, la casa editrice Paper FIRST, pubblica il libro di Andrea Scanzi, RENZUSCONI
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L’ALLIEVO RIPETENTE CHE (NON) SUPERO’ IL MAESTRO
SULLA COPERTINA DELL’ULTIMA PAGINA POSSIAMO LEGGERE:
<<B. ha sempre tentato di mettere insieme tutte le forze
di centrodestra e, quando ci è riuscito, ha vinto; Renzi ha
sempre tentato di distruggere tutte le forze di centrosinistra
e alla fine è riuscito là dove persino B. aveva fallito: distrug-
gere il Pd. B. ha impiegato vent’anni prima di stufare
gli italiani; a Renzi ne sono bastati quattro. B., almeno
all’inizio, qualche manager e intellettuale di peso
al governo e in Parlamento lo portò; Renzi si è circondato
fin da subito della classe dirigente più mediocre e imbaraz-
zante che la storia ricordi. Anche su questo fronte il libro
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