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UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

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L’agenda politica dei nostri nemici: commissariare l’Italia
Scritto il 30/11/17 • nella Categoria: idee
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«C’è una campagna in atto che prelude a un commissariamento dell’Italia nei prossimi mesi. Da qui la necessità di preparare l’opinione pubblica alla svolta che ci attende: un commissariamento del paese per via finanziaria». Lo afferma Alessandro Mangia, ordinario di diritto costituzionale all’università Cattolica di Milano. Esplicito l’editoriale di Antonio Polito il 23 novembre sul “Corriere della Sera”: è un vero e proprio manifesto di rinuncia a quel poco che resta della nostra sovranità, sottolinea Federico Ferraù, che ha intervistato il professor Mangia per “Il Sussidiario”. «A che serve votare, se la politica è quella che vediamo? Forse è meglio rinunciarvi, e farsi governare da altri». Un articolo importante, soprattutto per cvia della testata che lo ospita. Perché votare? «Dovremmo piuttosto chiederci perché oggi si può dire ormai apertamente che votare non serve», replica Mangia. «Che senso ha esercitare un diritto, se questo esercizio non produce nessuna scelta reale?». Si inceppa perfino la democrazia tedesca, nota il “Corriere”, quella che noi avremmo dovuto imitare. E poi la Brexit, la Catalogna, l’Italia dove le urne non daranno una maggioranza. Un panorama desolante, per tutte le democrazie europee: «L’elettore esprime il suo voto scegliendo all’interno di una pluralità di liste, ma i programmi politici che possono essere realizzati da queste liste sono praticamente identici».
Giova ricordare perché, aggiunge il giurista: tutti i partiti «sono condizionati da un’agenda politica comune alla quale non si può sfuggire», quella «scritta nei Trattati europei». Ormai si parla, senza più imbarazzo, di “emigrazione della sovranità” verso “consessi internazionali” che, per loro natura, “non possono decidere democraticamente”. Parlare di emigrazione della sovranità è sbagliato, protesta il professor Mangia: «E’ da un pezzo che nelle dichiarazioni dei nostri politici, da Napolitano in giù, si continua a ripetere che l’Italia per risolvere i suoi problemi deve cedere sovranità. E magari non sappiamo nemmeno di che cosa stiamo parlando. Convincere le persone che la sovranità va ceduta – dichiara il giurista dell’ateneo milanese – significa convincerle a rinunciare alle proprie libertà politiche». Eppure, la legge dice solo che l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia”. Limitare l’esercizio di un diritto non significa cederlo: «Semplicemente, se cedo un diritto quel diritto non è più mio, ma di un altro. Non credo ci voglia una laurea in giurisprudenza per capire questa cosa».
Purtroppo, però, l’Ue scavalca la politica: «Tutte le scelte politiche sono già cristallizzate nei Trattati e al massimo si tratta di vedere come queste scelte politiche di fondo possano essere attuate, con quali tempi e con quali meccanismi». A questo si limitano il Consiglio d’Europa e la Commissione Europea. Sul “Corriere”, Polito rilancia l’allarme populismo? «Populismo rinvia, per opposizione, alla nozione di élite: e populista è il modo in cui le élites qualificano chi contesta il loro ruolo. Se qualcuno, disgraziatamente per lui, mette in dubbio l’utilità o la legittimità di un sistema nettamente oligarchico come quello che si è andato realizzando in Europa, è pronta l’etichetta che lo squalifica». Per Alessandro Mangia, «stiamo assistendo al ritorno degli argomenti cari alla vecchia politica antiparlamentare che l’Italia ha conosciuto negli anni Venti, e che dall’Italia sono transitati in Germania prima del ‘33. Con l’aggiunta al vecchio antiparlamentarismo della teoria nata negli anni Settanta del sovraccarico democratico: troppa democrazia fa male a se stessa e alla “governabilità”.
Gli argomenti sono sempre gli stessi: l’inefficienza della classe politica, la sua corruzione, l’incapacità di prendere decisioni». Stiamo già facendo i nostri “compiti”, ma non abbastanza: l’Italia – ha detto Napolitano – dovrebbe dar retta a Draghi su ordine fiscale e debito. «Ecco l’agenda politica. E ogni agenda politica ha bisogno di un sostegno mediatico». Aggiunge il professore: «Il martellamento continuo sulla necessaria cessione di sovranità e sulla democrazia immatura, troppo incline al populismo e la squalificazione della politica e del Parlamento, preludono a un nuovo commissariamento finanziario del paese da parte dell’Ue. L’insistenza sul debito italiano, la pressione sul sistema bancario e sui problemi di ricapitalizzazione, alla fine generano l’idea che questa soluzione sia naturale e inevitabile». Come si attua una soluzione del genere? «Si rifinanzia il bilancio pubblico o il sistema bancario del paese in difficoltà in cambio di politiche interne imperniate su “strette condizionalità”, se si vuole essere precisi e usare il linguaggio dei Trattati. Beninteso, a fronte di una ulteriore “cessione” di sovranità a chi presta i soldi. E che sta a Bruxelles, a Berlino o altrove».
Se si sbriciola lo Stato di diritto, si svuota anche la democrazia: «Io mi domando, e spero di non essere il solo, perché mai un’Italia governata dall’esterno secondo le logiche del diritto fallimentare dovrebbe essere meglio di un’Italia governata dagli italiani attraverso il voto. E, sinceramente, non so darmi una risposta». Da una parte i tecnocrati europei, che nessuno ha eletto, e dall’altra i loro “contoterzisti” nostrani, il mainstream politico e mediatico. «Quello che vedo avvicinarsi – avverte Alessandro Mangia – è un periodo di turbolenze e di operazioni simili a quelle che abbiamo sperimentato tra il 1991 e il ‘93, stavolta però condotte secondo le logiche della Rule of law e del diritto fallimentare applicato agli Stati». Aggiunge il giurista: «Faccio fatica a credere che campagne di delegittimazione della politica e inviti più o meno velati all’astensione, sulla base dell’argomento “in fondo a cosa serve votare?”, siano fini a se stessi». C’è chi spera, dunque, il un vasto astensionismo. Per contro, nessuno dei raggruppamenti politici in lizza minaccia minimanente di intattare lo strapotere assoluto del dogma neoliberista del rigore di bilancio.
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

L'ANALISI
Perché la campagna elettorale 2018 sarà un evento storico per l'Italia
Per la prima volta senza finanziamento pubblico e con i social network determinanti, il voto del prossimo anno segna il passaggio finale verso una politica privatizzata e senza regole. Ecco quali sono i rischi
DI MARCO DAMILANO


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Chi paga e chi manipola, sono le due domande che attraversano sotterraneamente la vigilia elettorale italiana, mentre in superficie si discute e si litiga di coalizioni, alleanze, candidati premier. Spettacoli scontati per l’elettore che ne ha già viste tante e che sa già come andrà a finire: con la nascita di schieramenti che si fingeranno uniti e indivisibili fino al giorno del voto, per poi separarsi un istante dopo. La novità della campagna elettorale va cercata altrove, in quello che ti raccontano agenzie di comunicazione, aspiranti spin doctors, sondaggisti, addetti all’immagine.

Chi paga?, si chiedono (sottinteso: chi ci paga?). E chi manipola? Quella del 2018 sarà la prima campagna senza finanziamento pubblico dei partiti, neppure sotto forma di rimborso elettorale, l’ingegnoso marchingegno per aggirare il divieto di elargire soldi pubblici ai partiti inventato nel 2002 dagli allora tesorieri dei principali partiti, Ugo Sposetti per i Ds, Rocco Crimi per Forza Italia, Maurizio Balocchi per la Lega, Luigi Lusi per la Margherita, oggi condannato in appello a sette anni di carcere per appropriazione indebita dei fondi del partito.

Zero soldi per una campagna elettorale che per la prima volta da anni, seconda novità, fa risorgere il collegio uninominale, e dunque la necessità per i candidati di chiedere il voto con manifesti, volantini, pranzi, cene, comizi, convegni: tutte cose costose. Infine, terza novità, l’indispensabilità di internet e dei social network per raggiungere l’elettorato, con il rischio però di favorire le manovre di chi sulla rete diffonde fake news, manipolazioni della realtà, tentativi di influenzare il risultato finale, com’è successo negli Stati Uniti e in Francia.

Queste novità, in fondo, si tengono. Siamo alla fine di una legislatura che ha segnato il definitivo passaggio dalla politica vecchio stile, tutta territorio e rappresentanza, a una politica aerea, leggera, libera dai fardelli del passato, almeno in apparenza. Uno dei primi atti della legislatura 2013-2018 è stato il decreto del governo di Enrico Letta che aboliva i rimborsi elettorali dei partiti, nelle settimane in cui il Parlamento europeo faceva la scelta opposta e approvava un regolamento per finanziare i partiti Ue e le loro fondazioni.

Era il momento del mito della politica a costo zero, ad aggiornamento automatico come un sistema operativo, richiesta a gran voce dai nuovi arrivati, i parlamentari del Movimento 5 Stelle e il candidato alla segreteria del Pd Matteo Renzi che l’abolizione dei rimborsi elettorali l’aveva inserita nel programma in cento punti uscito dalla riunione della stazione fiorentina Leopolda nel 2011. Punto numero 7: abolizione finanziamento pubblico, finanziamento privato con il cinque per mille. Punto numero 8: via la stampa di partito perché «con internet chiunque può produrre a costo zero il suo bollettino o il suo house organ». E almeno questo punto è stato attuato, a giudicare da quanto successo: oggi L’Unità non esce più e il Pd di Renzi sponsorizza il bollettino on line Democratica.

Nel frattempo, cinque anni dopo, le casse dei partiti sono desolatamente vuote. Il due per mille che doveva sostituire i rimborsi ha avuto un avvio stentato e ha toccato quota 12 milioni di euro versati dai cittadini, appena il 2,7 per cento dei contribuenti. Calano anche le donazioni e i contributi privati ai partiti: per le persone fisiche da 21 a 12,4 milioni di euro. Aumenta il contributo dei gruppi parlamentari. E le difficoltà di partiti come il Pd che rivendica di essere l’unico soggetto radicato e democratico, e che dunque avrebbe bisogno di soldi per sostenere le sue attività.

Con il due per mille nel 2016 il Pd ha incassato 6,4 milioni, ma nel bilancio del Pd al 31 dicembre 2016 si legge che il partito guidato da Renzi ha accumulato 9,5 milioni di debito, avendo speso quasi 12 milioni di euro per la campagna referendaria sulla nuova Costituzione di un anno fa, più altri due milioni da addebitare ai gruppi parlamentari. Dal primo settembre ci sono 140 dipendenti del partito in cassa integrazione, cui andrebbero aggiunti i giornalisti dell’Unità.

Negli stessi anni in cui la fondazione Open, che organizza il raduno della stazione Leopolda riunito a Firenze per l’ottava volta dal 24 al 26 novembre, ha triplicato le entrate: da 672mila euro a 1,9 milioni . Il Pd e la fondazione Open hanno in comune il leader: come segretario del Pd Renzi stringe, taglia, chiude, con il fedelissimo tesoriere Domenico Bonifazi, come punto di riferimento della fondazione Open, presieduta dal potente avvocato Alberto Bianchi (tra gli altri incarichi, consigliere di amministrazione Enel, consulente Consip) e dal board di cui fanno parte Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai, prospera, attrae risorse, attira finanziatori.

Una fondazione privata guidata da personaggi con incarichi pubblici e di governo, un boiardo di Stato, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, un ministro e chi sembrava destinato a occupare il vertice della struttura sulla cyber-security. Con uno scopo ripetutamente affermato: «La Fondazione supporta le attività e le iniziative di Matteo Renzi, fornendo il suo contributo finanziario, organizzativo e di idee alle attività di rinnovamento della politica italiana, in particolare quelle articolate intorno alla figura di Renzi. Tramite i componenti del Consiglio direttivo ed altre personalità della cultura, dell’economia, del diritto, del mondo dell’impresa e del lavoro da essi coordinate, la Fondazione ha fornito supporto culturale e di idee alla formazione del programma», se non si fosse ancora capito, di lui, «di Renzi».

Il rosso del Pd e gli utili della Open sono il doppio volto e il doppio destino della nuova politica: declino dei partiti come strutture della democrazia meritevoli di aiuto economico da parte dello Stato, ascesa delle formazioni personali con i leader trasformati in fund raiser, procacciatori di finanziamenti in arrivo dai privati. Il modello della fondazione renziana, ma anche di Silvio Berlusconi per Forza Italia e di Beppe Grillo e di Davide Casaleggio per il Movimento 5 Stelle.

La campagna elettorale 2018 rappresenterà da questo punto di vista il passaggio decisivo da un regime all’altro. Dal servizio pubblico alla politica privatizzata. Una caccia al voto affidata ai candidati nei collegi che hanno la responsabilità di tirare su anche il voto di lista (nel Rosatellum non c’è il voto disgiunto tra il nome che corre nel collegio e la lista o la coalizione di liste che lo sostengono in quel territorio), ma che non possono godere del finanziamento pubblico e dell’appoggio economico del partito di appartenenza.

E dunque, chi paga? Chi finanzierà il partito? Chi finanzierà i singoli candidati? Chi salderà il conto di manifesti, volantini, tipografie, agenzie di comunicazione, le sale e i teatri affittati per un incontro, i sondaggi, gli staff, gli alberghi e la benzina per affrontare una sfida che riguarda collegi grandi come città, da 400mila elettori per la Camera? Come se non bastasse, incombono sui candidati i reati introdotti dalle ultime riforme, dal voto di scambio politico-mafioso al traffico illecito di influenze. A complicare la ricerca di fondi e finanziamenti privati.

A tutte le domande, naturalmente, si può dare una risposta diversa. Che non c’è più bisogno di finanziare una campagna sul territorio vecchio stile, con i comizi nel ristorante o i convegni negli scantinati di cemento armato degli alberghi vicini alle stazioni. Perché basta la rete per raggiungere il consenso (e anche i fondi). Il social power, il potere di raccogliere amici, followers, soldi e voti tramite le campagne che di virtuale non hanno più nulla. O anche scatenando e indirizzando il flusso del discredito e dello scandalo addosso agli avversari politici.

L’allarme è già stato lanciato, a proposito di presunte interferenze straniere e delle pressioni della Russia di Vladimir Putin sui movimenti italiani ostili all’Europa e alla Nato, come il Movimento 5 Stelle e la Lega. La manipolazione e il traffico di fake news saranno i convitati della prossima campagna elettorale, la più social della storia. Ma sarebbe un errore pensare a M5S come un partito incapace di affrontare la sfida territoriale. Le ultime elezioni regionali siciliane dimostrano il contrario: Stefano Zito a Siracusa ha raccolto 18mila voti, Matteo Mangiacavallo a Agrigento 15mila voti, Angela Foti e Gianina Ciancio a Catania 11mila e 10mila. E anche per i loro colleghi candidati alle politiche, i post-grillini, bisognerà vedere chi paga e chi manipola.
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© Riproduzione riservata 30 novembre 2017
cielo 70
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da cielo 70 »

Benetton mi pare che sia quello che ha delocalizzato nell'Asia perché i lavoratori possono lavorare anche 15 ore al giorno.
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

……..L’ITALIA DEI FANCAZZISTI


DA WIKIPEDIA

MATTEO SALVINI
In gioventù frequenta il centro sociale Leoncavallo, che influenza fortemente il suo orientamento politico: da lì in poi si schiererà con le correnti di estrema sinistra della Lega, tra cui in particolare ricordiamo il fatto di essere stato fondatore e leader dei Comunisti Padan


ROBERTO MARONI

All'età di 16 anni (1971) milita in un gruppo marxista-leninista[4] di Varese; fino al 1979 frequenta il movimento d'estrema sinistra Democrazia Proletaria[5].
In questo periodo ha un'esperienza come conduttore radiofonico in una radio libera, Radio Varese[6].

UMBERTO BOSSI
Gli inizi dell'impegno in politica[modifica | modifica wikitesto]
Esistono diverse testimonianze della militanza a sinistra di Umberto Bossi negli anni giovanili, anche se non fu un sessantottino. Nei primi anni settanta ha militato, in rapida successione, nel gruppo comunista de il manifesto, nel Partito di Unità Proletaria per il comunismo, di estrema sinistra, nell'Arci e nei movimenti ambientalisti.[9]
Nel 1975 risulta iscritto al Partito Comunista Italiano, previo versamento di un contributo d'iscrizione presso la sezione locale di Verghera di Samarate. Dai registri ufficiali dell'organizzazione risulta essere registrato in qualità di medico, pur non avendo mai conseguito il titolo abilitante all'esercizio della professione[10][11] (al riguardo, alcuni articoli giornalistici, suffragati dalla dichiarazione della prima moglie Gigliola Guidali, suggeriscono che avrebbe lasciato credere di svolgere la professione medica per un certo lasso di tempo).[11][12][13][14][15]





Il Paese che non ama
di Mauro Munafò



30 nov
Il senso di Matteo Salvini per i fascisti

Matteo Salvini ha sempre un'opinione su tutto e una gran voglia di commentare qualunque episodio dell'attualità possa fargli comodo per raccogliere consensi.

Ma se c'è una cosa che vive con fastidio è dover dire la sua su episodi che vedono come protagonisti fascisti e movimenti di estrema destra in generale.

La sua agenda mediatica e politica si basa quasi esclusivamente sul tema dei migranti: qualunque deviazione non gli fa comodo.

Non stupisce quindi che sul suo profilo Facebook non si vedano mai condanne di atti razzisti o nazistoidi o, quando compaiono, c'è sempre un qualche secondo livello di lettura che tende a minimizzare l'accaduto.

Oggi, ad esempio, dei cronisti lo hanno chiamato al telefono per chiedergli se aveva intenzione di condannare l'episodio di Como, dove un gruppo di Naziskin è entrato in un centro pro migranti con una chiara azione intimidatrice che, per fortuna, è finita senza che nessuno si facesse male.

Il commento del leader della Lega Nord cerca, ovviamente, di sminuire il fatto. Ve lo riporto per intero:

«Il problema dell'Italia è solo Renzi, non i presunti fascisti. Lui si occupa di fake news e del ritorno del fascismo che non esiste. Certo che entrare in casa di altri non invitati non è elegante - ma il tema dell'invasione dei migranti sottolineato dai skinheads è evidente».

Tralasciando l'assurdità di una frase come un "problema sottolineato dagli Skinheads" (questo sarebbe sottolineare un problema?), mi ha particolarmente colpito la parte in cui dice che «entrare in casa di altri non invitati non è elegante».

Non è elegante. Detto dallo stesso Salvini che, parlando di legittima difesa, proclamava: «Se entri in casa mia in piedi, sai che puoi uscirne steso.
Stai in casa tua e vai a lavorare, così non rischi niente».

Ci saremmo aspettati un po' di coerenza da lui.

Per assurdo allora pretenderei il diritto di sparare ai nazisti tanto quanto ai ladri che entrassero in casa mia no?.

Ma lasciando da parte questa mia provocazione che lascia il tempo che trova, anche oggi purtroppo assistiamo alla legittimazione di comportamenti squadristi da parte delle forze politiche italiane.

Un processo che va avanti da anni e che, tuttavia, non riesco ancora a trovare normale.

http://munafo.blogautore.espresso.repub ... =HEF_RULLO
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

UN PAESE ALLO SFASCIO, DEVE SCEGLIERE – ( 1 )




Tra meno di cinque mesi gli italiani saranno chiamati a scegliere da chi essere sgovernati.

La confusione è totale e al massimo livello.

Le correnti di pensiero ci riportano ad un Paese allo sfascio.

Il tratto comune è che l’Italia dopo la Prima Repubblica e l'esperienza della Seconda, è allo sfascio, non c’è più classe dirigente.

Con la caduta della Dc e dei suoi alleati, gli italiani potevano sperare su un ricambio.

Ora, questa speranza non c’è più.




Da Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”


Ingegnere (Debenedetti- ndt) , anche lei, come Scalfari, tra Berlusconi e Di Maio voterebbe Berlusconi?
«Ovviamente mi asterrei».

Non vale. Bisogna scegliere.
«È una questione improponibile. Si può restare a casa, o votare scheda bianca. Berlusconi fa venire in mente quando, rovistando tra le cose vecchie, si trova un abito in disuso; e infilando una mano nella tasca spunta un vecchio biglietto del tram già obliterato».




CONTINUA
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Come se ne viene fuori con il prossimo Parlamento senza maggioranze ?
Montanari e Falcone dicono che " Liberi e uguali " è una occasione sprecata per la sinistra, l'operazione dal basso non ha avuto luogo, Grasso è stato incoronato dall'alto , soprattutto per volere del MDP, contravvenendo ai principi scritti dalla base di SI e Possibile.
Questo è vero solo in parte perché Grasso ha più volte ripetuto NON IO , MA NOI , non un laeder , ma un popolo.
UncleTom
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Iscritto il: 11/10/2016, 2:47

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

iospero ha scritto:Come se ne viene fuori con il prossimo Parlamento senza maggioranze ?
Montanari e Falcone dicono che " Liberi e uguali " è una occasione sprecata per la sinistra, l'operazione dal basso non ha avuto luogo, Grasso è stato incoronato dall'alto , soprattutto per volere del MDP, contravvenendo ai principi scritti dalla base di SI e Possibile.
Questo è vero solo in parte perché Grasso ha più volte ripetuto NON IO , MA NOI , non un laeder , ma un popolo.

COMPRENDERE LA POLITICA






CHI DIMENTICA IL PASSATO E' COSTRETTO A RIVIVERLO
PRIMO LEVI


NAZITALIA
«Oggi boicottaggio, domani esecuzione». Dopo il blitz di Forza Nuova continuano le minacce
Inchiesta della magistratura dopo l'azione intimidatoria di dodici camerati. E sui social network tanta solidarietà alla redazione dell'Espresso. Ma non si fermano i vergognosi attacchi. Intanto Fiore scrive a Minniti: «Perché si dà la colpa a me?»
DI FEDERICO MARCONI
07 dicembre 2017
10

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Tanta solidarietà. Il giorno dopo la farneticante azione intimidatoria di dodici fascisti di Forza Nuova in molti hanno espresso la loro vicinanza alle redazioni dell’Espresso e Repubblica. Dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella in giù, tutti si sono detti vicini ai due giornali. Il ministro Minniti si è presentato nella redazione di via Cristoforo Colombo a pochi minuti dal blitz fascista. E persino Salvini, che pochi giorni fa aveva liquidato come una ragazzata l’irruzione dei naziskin di Como, ha espresso la propria «solidarietà. Sono sempre per la libertà di stampa. Alla faziosità di Repubblica rispondo con idee, non con minacce».

la Repubblica
✔ @repubblica
Il ministro #Minniti a @repubblica dopo il blitz di #ForzaNuova: "Serve una risposta molto netta e chiara. Sono convinto ci sarà una risposta corale contro questo brutto segnale"
17:12 - 6 dic 2017


Parte l'inchiesta della magistratura. Le forze dell'ordine hanno già identificato e denunciato a piede libero due militanti. Le ipotesi di reato formulate da Francesco Caporale, procuratore aggiunto di Roma nonché coordinatore del 'pool' antiterrorismo, sono violenza privata, manifestazione non autorizzata e accensione di artifizi pirotecnici in luogo aperto al pubblico.


Ci vogliono mettere sotto assedio per le nostre idee e per le nostre inchieste. Per questo non è possibile nessuna timidezza: bisogna schierarsi

Il segretario nazionale di Forza Nuova, Roberto Fiore intanto scrive al Viminale. Dopo l’azione dei dodici camerati aveva dichiarato: «È il primo atto di una guerra politica contro il gruppo Espresso e contro il PD. Stanno portando avanti un'opera di mistificazione e di criminalizzazione che vuole mettere fuori gioco Forza Nuova». E adesso rincara la dose: «Signor Ministro, nella mia gioventù ho assistito al sacrificio di una gioventù che, fomentata dall' odio della stampa, fu protagonista, spesso involontaria, di una sanguinosa stagione di violenza. La Repubblica, come il gruppo Espresso, si è resa responsabile di inchieste basate su notizie false e teoremi inconsistenti, in cui famiglie intere (come la mia) sono state gettate nella melma mediatica, in cui si è sproloquiato di episodi di violenza mai verificatisi e, quindi, stralciati dalle indagini».


Dopo aver alzato per mesi il livello del confronto, spesso sfociato nella violenza, adesso il leader di Forza Nuova ha paura: «Non mi sorprenderebbe se qualche anarchico o altri violenti di professione, il cui odio è stato ben rinfocolato dagli articoli di cui sopra, prendesse la decisione di agire contro Forza Nuova». «Di chi sarebbe, poi, la colpa?» chiede retoricamente al ministro «del sottoscritto, che ha incanalato la legittima protesta verso azioni certamente vivaci, ma totalmente rispettose dell’integrità fisica e morale delle persone, o di chi ha calunniato, diffamato e distorto la realtà?». E in conclusione arriva una richiesta di protezione: «Egregio signor Ministro, preferisco di gran lunga un po’ di fumogeni oggi che un funerale domani».

Sui social network, tanta solidarietà. Ma anche vergogna. I video e la rivendicazione di Forza Nuova, pubblicati su Facebook, sono pieni di mi piace, condivisioni, commenti. Alcuni esprimono il loro sdegno per l’azione squadrista. Molti invece scrivono il loro appoggio ai protagonisti del ridicolo blitz. Segno che, purtroppo, c’è molta gente che condivide i deliri forzanovisti.

Alcuni continuano con le minacce. «Oggi boicottaggio, domani processo e esecuzione», «Alcune persone dicono che la penna sia più forte della spada. Noi utilizzeremo la spada contro chi cercherà di perpetrare crimini come l’ibridazione e la distruzione della razza fondante». Altri invece ribadiscono il loro sostegno incondizionato al partito: «Grandi Forza Nuova e il fascismo. È ora di riprendersi l’Italia», «Ottimo lavoro, era ora! Anzi siete stati troppo gentili e pacifici», «Dal ponte delle Aquile al Colosseo Quadrato: mille e più sogni per riprendersi uno Stato», «Andate avanti e lasciate perdere quelli che vi criticano perché non sono italiani!»

Ci sono poi le discussioni sul fascismo. «Siamo arrivati al punto che se ti dimostri nazionalista e pensi prima ai problemi enormi… degli italiani… sei fascista» scrive un utente. «Ma se pensare prima ai problemi degli italiani, vuol dire essere fascista» gli risponde un altro «allora sono fascista». Conclude un terzo: «Mi associo, mi sento tremendamente fascista!».

C’è anche chi espone teorie antisemite, con idee che sembrano riprese dal Protocollo dei savi di Sion. «Nulla contro gli ebrei, però non si può negare il fatto che la loro forza economica e finanziaria influenza la politica» commenta un utente, scatenando la discussione. «È vero!! Le più grandi associazioni massoniche che dominano il mondo della finanza, banche e stampa mondiali sono giudei!! È un dato di fatto!!» una delle tante risposte. Un utente poi la butta sui testi religiosi: «Lo conoscete il Talmud? Loro ci vedono come inferiori noi cristiani… da sottomettere ed eliminare!!».

Un blitz annunciato. L’azione dei forzanovisti di mercoledì 6 dicembre era stata comunicata lo scorso 23 novembre in un video sui social network. Alle inchieste dell’Espresso, Forza Nuova avrebbe risposto con «azioni militanti che mineranno a difendere l’onore dei patrioti in lotta contro gli oppressori». Anche qui, tra i commenti, il solito sostegno minaccioso degli utenti: «Accendete i forni».
Riproduzione riservata 07 dicembre 2017
PER VIDEO, VEDI:
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO

CONTINUA
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

A LATERE






LA SECONDA REPUBBLICA SI CHIUDE IN MODO DECISAMENTE PEGGIORE DELLA PRIMA






L’appunto di Falcone su Berlusconi, scoperto da un collaboratore del giudice

https://www.msn.com/it-it/video/notizie ... spartanntp
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

.....COMANDO IO.....

......NO, COMANDO IO......


OVRA IN AZIONE

QUESTA REPUBBLICA NON HA PIU' CLASSE DIRIGENTE.


MA SOLO DIGERENTE.....




Renzi in caduta attacca il Cav:
"Non governo con Mr Spread"

Prima le fake news sul referendum poi il golpe del 2011: Renzi ha perso consensi e ora non sa più come risalire la china
di Andrea Indini
36 minuti fa
38
UncleTom
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da UncleTom »

iospero ha scritto:
Come se ne viene fuori con il prossimo Parlamento senza maggioranze ?







IlFattoQuotidiano.it / BLOG di Luca Fazzi

Neofascisti, perché i giovani si avvicinano alle destre? La politica (sorda) è complice

Politica | 10 dicembre 2017
15
• 349


Più informazioni su: Antifascisti, Neofascismo, Neofascisti

Luca Fazzi
Docente in Sociologia presso l'Università di Trento
Post | Articoli


Il 16 maggio 1974 usciva sul Corriere della sera un articolo sul fascismo degli antifascisti.

In quel testo l’autore, Pierpaolo Pasolini, denunciava l’ambiguità delle reazioni dei cosiddetti antifascisti nei confronti del riemergere di manifestazioni da parte di frange dell’estrema destra giovanile che inneggiavano all’esperienza del ventennio mussoliniano.

“In realtà – scriveva Pasolini commentando i discorsi indignati della politica e dell’intellighenzia istituzionale – ci comportiamo con i fascisti, e parlo soprattutto di quelli giovani, razzisticamente.

Non nascondiamocelo: tutti sapevano, nella nostra vera coscienza, che quando uno di quei giovani decideva di essere fascista, ciò era puramente casuale, non era che un gesto, immotivato e irrazionale.

Ma nessuno ha mai parlato con loro o a loro.

Li abbiamo subito accettati come rappresentanti inevitabili del Male”.

In questi giorni il mantra del ritorno dei fascisti, i discorsi di accusa pronunciati da politici e giornalisti di ogni ordine e grado, le manifestazioni militanti tese a riaffermare i valori fondanti della libertà e della giustizia non si sprecano.

Anche l’ex premier Matteo Renzi si è unito al coro commentando con un emblematico quanto vuoto, “bellissimo”, la sfilata dei migliaia di manifestanti a Como contro l’irruzione dei ragazzi di “Veneto fronte skinead” a una riunione di associazioni pro migranti.

Rilanciare un’offensiva mediatica e politica antifascista nel 2017 ha naturalmente un valore simbolico molto importante, perché la Repubblica italiana si dovrebbe basare su principi democratici contrari a ogni forma di totalitarismo e discriminazione.

Ma questo non dovrebbe esimere dal domandarsi per quali ragioni un numero sempre maggiore di giovani è attratto da ideologie totalitarie e abbraccia gruppi come Forza Nuova o CasaPound di dichiarata ispirazione fascista.

Quali sono le motivazioni del riemergere del Male, si chiederebbe Pasolini se fosse ancora in vita.

E’ sufficiente per avere la coscienza pulita stigmatizzare queste azioni?

Possiamo attribuire solo a nuovi cattivi maestri o giovani esaltati la responsabilità del ritorno a slogan e iconografie che speravamo di avere dimenticato?

O si tratta anche di qualcosa di altro, di meno visibile, più sottile ma non per questo meno micidiale?

Se l’investimento in istruzione non fosse stato oggetto di tagli trentennali da parte dei diversi governi di centrodestra e centrosinistra e l’Italia avesse ancora a cuore la cultura e l’educazione (non quella della buona scuola aziendalizzata o dei bonus giovani pro Amazon) qualche analogia con il periodo antecedente alla nascita del fascismo negli anni Venti non sarebbe difficile da individuare.

La crisi economica che attanaglia il ceto medio, la distruzione sistematica delle sicurezze del welfare, la tutela delle rendite di posizione, la precarizzazione occupazionale, e l’aumento delle diseguaglianze hanno contribuito ad aumentare in modo drammatico la rabbia sociale.

La gestione dei flussi migratori centrata interamente sull’accoglienza e incapace di garantire percorsi di reale integrazione ha al contempo favorito il diffondersi di sentimenti di insicurezza che costituiscono l’humus culturale della ricerca di una nuova supremazia nazionale degli autoctoni rispetto ai nuovi arrivati.

La politica che è stata complice per un trentennio di questi processi di disgregazione del tessuto economico e sociale non solo non ha compreso la gravità dei processi di frantumazione in atto ma ha chiuso entrambi gli occhi a lungo rispetto allo sdoganamento delle culture politiche antidemocratiche diventate oggi il nuovo moloch da combattere in nome della democrazia istituzionale.




Berlusconi, il futuro alleato del Partito Democratico, è stato il primo a riconoscere legittimazione nell’alveo costituzionale ai vecchi fascisti e ex fascisti di Alleanza nazionale.




La cosiddetta sinistra democratica, dilaniata da continue liti per il controllo della leadership interna che ricordano i conflitti del movimento socialista diviso tra il massimalismo di Menotti Serrati e il riformismo pragmatico di Turati e Treves è stata protagonista delle pagine più infamanti della democrazia nazionale contribuendo alla caduta dell’Ulivo e all’avvento dei rottamatori del partito padronale di Renzi.

Incapaci di cogliere le dinamiche della società, ministri e deputati di ogni partito trascorrono ormai le serate a litigare in televisione in cerca di un’audience che preferisce, sfinita, emigrare sul canale della finale del Grande Fratello.

In questo quadro da fine Impero, è facile attribuire ai giovani di Forza Nuova o CasaPound la patente di neofascisti e di adepti del Grande Male.

Cosa ci sta dietro manifestazioni di intolleranza e razzismo esplicitato in modo così gretto e sfrontato nessuno o quasi se lo chiede.

Forse è solo ignoranza rispetto alla storia.

Forse arroganza.

O forse c’è anche altro.

Chiedersi perché questi ragazzi hanno scelto la strada della contestazione radicale del sistema economico politico e sociale dominante non è naturalmente semplice.

Vorrebbe dire anche domandarsi quanto noi tutti, come cittadini, elettori e italiani, abbiamo contribuito allo sfascio della nostra nazione.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/1 ... e/4030016/
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