Diario della caduta di un regime.

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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UncleTom
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Re: Diario della caduta di un regime.

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2 ore fa
79
Il Cav e la squadra di governo:
all'Economia ci sarà un tecnico

Sergio Rame



Sì,...DEL CACAO MERAVIGLIAO
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Re: Diario della caduta di un regime.

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......LO SAO, ...LO SAO, TUTTI VOGLIONO IL CACAO MERAVIGLIAO


ora fa
10
Renzi promette (ancora):
salario minimo a 10 euro

Sergio Rame



Ora Renzi torna a promettere: "Salario minimo a 10 euro"
Renzi non ammette i fallimenti e torna a fare promesse: "Voglio un premier dem"

Sergio Rame - Lun, 08/01/2018 - 10:35





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Matteo Renzi torna a promettere. Lo fa lanciando la proposta di "un salario minimo legale tra i 9 e i 10 euro l'ora".


in forte calo nei sondaggi, l'ex presidente del Consiglio si butta nella mischia impegnandosi per una campagna elettorale nel collegio di Firenze "casa per casa", passando "dall'auto blu alla vespa blu". Ma le idee, spiegate dal segretario del Pd in una intervista al Giorno, sono un déjà vu che, quando si trovava a Palazzo Chigi, non ha portato niente di buono. "Non mi interessa il mio futuro, mi basta che a Palazzo Chigi vada un dem".
Nell'intervista, Renzi attacca a testa bassa sia la Lega Nord sia il Movimento 5 Stelle. "Se Salvini come ha promesso si candiderà qui a Firenze, gli daremo il benvenuto in modo civile - tuona - sperando che anche lui non scappi dal confronto come continua a fare 'cuor di leone' Di Maio...". Quindi, torna a fare promesse rilanciando la proposta di eliminare il canone Rai: "Toglierlo non è la priorità". E, a chi lo attacca, replica seccato: "Ridurre i costi alle famiglie non è demagogia". Ma di slogan demagogici, da quando è salito al potere, ne ha lanciati davvero tanti. E, nemmeno davanti a cattivi risultati, è disposto a fare mea culpa. "Con il Jobs Act - assicura - aumentano le assunzioni, non i licenziamenti". In realtà, come denuncia il presidente di Confimprenditori Stefano Ruvolo, la riforma del lavoro è una "bolla che sta per esplodere". Tanto che rischiano di saltare in aria ben un milione di posti di lavoro.
Per Renzi il premier Paolo Gentiloni "ha governato bene" e, in caso di vittoria, è propenso ad andare avanti con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. "La vera sfida adesso è mettere più denaro in busta paga - spiega al Giorno - e dare vantaggi fiscali a chi reinveste i soldi in azienda. Non temo i licenziamenti ma non mi accontento delle pur tante assunzioni. Lavoro, lavoro, lavoro. Altro che assistenzialismo". Il segretario dem vorrebbe estendere gli 80 euro netti mensili ai genitori per ciascun figlio minorenne. "Fare un figlio non può essere un problema economico - conclude - incoraggiare la maternità passa anche da un sistema di servizi e di aiuti fiscali".

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 80618.html
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Re: Diario della caduta di un regime.

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..................BUFALITALIA


Verso le "elezioni"



FORZA MERLI


La propaganda a meno di un mese dalle elezioni.

La notizia di testa de "Il Giornale" di oggi, riporta:

RETROMARCIA FRANCESE

Le Monde riabilita Berlusconi

Il giornale della sinistra si scusa.Il Cavaliere mai mafioso




iNFATTI. TUTTI NOI, OLTRE IL TELEVISORE E LA LAVATRICE, ABBIAMO IN CASA UNO STALLIERE DI COGNOME MANGANO, E SIAMO SOCI IN AFFARI CON I FRATELLI GRAVIANO
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Re: Diario della caduta di un regime.

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:idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea: :idea:


PER LUCFIG

BUFALIATALIA E' STATO CANCELLATO SONO RIMASTE SOLO IL SIZE, IL GRASETTO, EL'ICLINATO


A TE STABILIRE SE SI TRATTA DI INTERNI O DI ESTERNI






.................BUFALITALIA



Il potere si ottiene e si gestisce così.



Renzi, soffiata da 600mila euro a De Benedetti
Il Pd tace, gli altri attaccano: “È insider trading”


Nella richiesta di archiviazione della Procura di Roma la telefonata dell’ingegnere al suo broker: ‘Compra
i titoli, il decreto passa, me l’ha detto il premier’. Seppe quindi del provvedimento e operò di conseguenza


“Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”. Il 16 gennaio 2015, l’ingegnere Carlo De Benedetti chiama il suo broker Gianluca Bolengo per invitarlo a comprare azioni di banche popolari. L’allora presidente del Gruppo Espresso (che edita Repubblica) gli spiega di aver saputo che a breve il governo varerà la riforma del settore: è stato il premier in persona – dice – a riferirglielo il giorno prima. La clamorosa circostanza è contenuta nella richiesta di archiviazione della Procura di Roma nei confronti di Bolengo, amministratore delegato di Intermonte Spa, indagato per ostacolo alla vigilanza, e consegnata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche
di F. Q.
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Re: Diario della caduta di un regime.

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.................BUFALITALIA


Il mercato delle vacche





Politica | Di F. Q.

Salvini: ‘Con noi via obbligo vaccini’
Ma da Forza Italia arriva la chiusura
Romani: ‘Non sarà nel programma’
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Re: Diario della caduta di un regime.

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.......................BUFALAITALIA



Come ai tempi delle correnti democristiane.

5 ore fa 2303
"De Benedetti è stato preso
con le mani nella marmellata"
Luca Romano

(BERLUSCONI)


4 ore fa 447
"Quella mia telefonata?

Non c'è nulla di illecito'
Luca Romano

(PINOCCHIO MUSSOLONI)
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Nel corso della Prima Repubblica, l'URSS sovvenzionava il PCI, mentre gli USA sovvenzionavano gli avversari.

Al termine della Seconda Repubblica la Russia sovvenziona la destra.

Dalla prima pagina de "La Stampa" di oggi, 11/01/2018:

Rapporto dei democratici al Congresso
L'accusa dagli Usa
"Così la Russia
ha pagato la Lega"
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Trattativa, Di Matteo: “Riina aveva diversi canali
di comunicazione con Berlusconi e Dell’Utri”

Per la procura di Palermo il capo dei capi non sapeva di essere intercettato. Il pm nella requisitoria cita
le sue frasi sull’ex premier: “Mi cercava, mi ha mandato a questo, gli abbiamo fatto cadere le antenne”


Mafie


“Erano diversi i canali di comunicazione tra Riina-Dell’Utri-Berlusconi. È lo stesso Riina che lo racconta mentre è intercettato in carcere senza sapere di essere ascoltato”. È uno dei primi passaggi della requisitoria del pm Nino Di Matteo al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il magistrato recita alcune delle frasi intercettate in carcere al capomafia: “Ma noi altri abbiamo bisogno di Giovanni Brusca per cercare Dell’Utri? Questo Dell’Utri è una persona seria…”, diceva Riina al codetenuto Alberto Lorusso
di F. Q.

•“Berlusca” o “bravissimo”: ecco l’audio dell’intercettazione del boss Graviano in carcere. Esclusiva Sekret •Berlusconi e Dell’Utri indagati a Firenze dopo le intercettazioni di Graviano (video) •“Così Mori e Dell’Utri trattarono con la mafia” (di m. lillo)



https://www.ilfattoquotidiano.it/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Il centrosinistra è evidentemente spaccato, ma il centrodestra non è assolutamente da meno.

Scrive in prima pagina "il Giornale":

LA STRATEGIA DEL LEADER

Salvini, lo strappo
sui vaccini
è un segnale
di nervosismo

di Adalberto Signore

Matteo Salvini sa bene quanto delicato e divisivo sia il tema dei vaccini.
Eppure - con un tweet di prima mattina - il segretario della Lega non esita a prendere le posizione destinata a fare discutere perchè da una parte strizza l'occhio alla crociata no-vax dei Cinque stelle e dall'altra provoca la scontata presa di distanze di FORZA ITALIA.


MA SI ERANO ACCORDATI APPENA QUALCHE GIORNO FA AD HARDCORE???????????????????????????????????
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Giannuli: spiegate alla sinistra che le tasse vanno tagliate
Scritto il 12/1/18 • nella Categoria: idee
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Da circa venti anni assistiamo ad una sceneggiata per cui la sinistra (o quel che si definisce tale) è il partito delle tasse che, appena ha il governo, si affretta golosamente ad aumentare, e la destra è quella che protesta e strepita contro questi aumenti (“Stanno mettendo le mani in tasca agli italiani!”), ma che poi, andata al governo, non solo non toglie nessuno di quegli aumenti, ma ne aggiunge di suoi. Per la sinistra si tratta di un riflesso condizionato che la induce a pensare che le tasse siano un bene in sé, perché servono a finanziare la spesa sociale e come meccanismo di redistribuzione della ricchezza. Ma le cose sono molto più complicate. In primo luogo, si pone un problema di quantità: quale è la soglia di un prelievo fiscale sopportabile? Non poniamo la questione in termini etici, ma in termini economici: è evidente che più alto è il prelievo fiscale e meno soldi hanno i cittadini per i consumi e, se i consumi calano, ne soffrono le imprese che, oltre certi livelli di guardia, potrebbero crollare una dopo l’altra, provocando un crollo occupazionale. Si innesca così in circolo vizioso, per cui l’aumento delle disoccupazione riduce ulteriormente il monte salari e, quindi i consumi; questo produce nuovi fallimenti, e così via.
Peraltro la flessione occupazionale, in termini lineari, produce anche una contrazione del gettito fiscale, con il risultato di spingere ad una nuova stretta per mantenere costante il gettito. E di questo passo si fa bancarotta. Naturalmente ci sono una serie di soglie per cui il risultato finale può prodursi più o meno lentamente. Ed esistono anche controtendenze che limitano gli effetti negativi di un’eccessiva pressione fiscale: ad esempio, evasione fiscale e lavoro nero, per quanto condannabili sul piano morale e indesiderabili su quello politico, però hanno l’effetto di sottrarre una parte della ricchezza all’appropriazione statale, mantenendo quindi, almeno in parte, il potere d’acquisto dei cittadini. Con il risultato che più è elevata la pressione fiscale, più aumenta la propensione a pratiche illegali o condannabili come evasione e lavoro nero, il che poi sposta il carico del gettito inevaso sulle spalle dei contribuenti onesti o che non possono sottrarsi agli obblighi fiscali, il che moltiplica tanto le ingiustizie sociali quanto gli effetti antieconomici dell’eccessivo carico fiscale.
Dunque occorre capire quale possa essere una soglia accettabile di pressione, e qui dobbiamo constatare che da 6 anni in qua, la pressione (grazie ai governi del Pd o magari sostenuti dall’esterno dal Pd, come il governo Monti) è salita a circa il 55% del Pil, tenendo conto, oltre che della tassazione diretta, di quella indiretta, dei ticket, delle tariffe dei servizi pubblici, eccetera. Un prelievo di quelle dimensioni sarebbe eccessivo anche per un breve periodo, ma qui ormai siamo entrati nell’ordine di idee che questo è un livello “normale” destinato a durare a tempo indeterminato. Il secondo ordine di problemi è chi sia il soggetto tassato, in che misura e con quali meccanismi. Una delle grandi falsità del neoliberismo è quella per la quale, siccome i ricchi sono quelli che hanno più potenziale di spesa, più detassiamo i ricchi (secondo le politiche di tassazione regressiva sul reddito inaugurate dalla Reaganomics negli Usa degli anni Ottanta), più aumentano i consumi e, quindi, si spinge verso una dinamica virtuosa.
Chiunque sappia qualcosa di economia e non sia un venduto sa che la propensione all’accumulazione è direttamente proporzionale al reddito: il “ricco” (usiamo questo termine vago) spende una parte minima del proprio reddito in consumi, poi spende una quota più alta di esso in investimenti nell’economia reale, ma la parte più consistente la accumula come riserva di valore in impieghi finanziari che, in quanto tali, sono improduttivi se non nella parte (più o meno minoritaria) destinata all’economia reale. Più denaro resta immobilizzato nella riserva finanziaria, meno risorse ci sono a disposizione. In terzo luogo è decisivo come si spende il gettito fiscale. La sinistra immagina (o fa finta di crederci) che la voce più consistente sia quella della spesa sociale (pensioni, sanità, istruzione, ammortizzatori sociali) il che non è vero, se non in parte. Sicuramente le voci che abbiamo indicato sono consistenti, ma ci sono anche capitoli di spesa tutt’altro che irrilevanti come la spesa militare, quella per i lavori pubblici e, soprattutto, quella per il personale della Pa (per cui, dando lo stipendio a un fannullone, si fa una spesa improduttiva, ma si sostengono i consumi).
In ciascuno di questi capitoli di spesa ci sono sprechi e diseconomie che si potrebbero rivedere facendo dimagrire la spesa complessiva, senza per questo danneggiare la spesa sociale. Ma, soprattutto, ci sono spese assolutamente negative come i compensi eccessivi ai dirigenti, l’eccessivo numero di enti che neppure alimentano i consumi ma finiscono in rendita finanziaria, ed è qui che occorre andare col machete (ma ne riparleremo). Poi c’è una spesa direttamente finanziaria: gli interessi per il debito che crescono costantemente (siamo a 84 miliardi l’anno, destinati a crescere perché in 4 anni di governo Pd il debito è cresciuto di altri 200 miliardi). Ma se la spesa rimane questa, il gettito fiscale non ce la fa e si produce nuovo debito, nonostante l’aumento delle tasse. Ma con questo livello di pressione fiscale non c’è ripresa immaginabile e, prima o poi, lo sbocco è il default. Dunque, per una vera ripresa, occorre tagliare il prelievo fiscale con una cura drastica: diciamo almeno 7-8 punti in un anno. E per far questo occorre una vera spending review (non l’attuale pagliacciata) e ricontrattare le condizioni di debito. Ma questo nella sinistra chi lo dice? Chi si preoccupa del fatto che il prelievo fiscale è diventato un moltiplicatore di ingiustizie sociali?
(Aldo Giannuli, “Perché la sinistra non capisce niente della questione fiscale”, dal blog di Giannuli del 2 gennaio 2018).
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