Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Cristian De Sica dalla Berlinguer
https://www.youtube.com/watch?v=V2fh6TCtK7M
Trasmissione segnalata, perchè da due anni non guardo più la TV
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Trasmissione segnalata, perchè da due anni non guardo più la TV
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Re: Diario della caduta di un regime.
....................BUFALAITALIA
"Libero" di oggi, in prima pagina, mette in evidenza:
I Paesi europei privi di guida politica crescono
Senza governo si sta meglio
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA.
Ma allora perchè sostengono disperatamente SALVINI e BERLUSCONI nella corsa per il potere del 4° livello?????????????????????????
"Libero" di oggi, in prima pagina, mette in evidenza:
I Paesi europei privi di guida politica crescono
Senza governo si sta meglio
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA.
Ma allora perchè sostengono disperatamente SALVINI e BERLUSCONI nella corsa per il potere del 4° livello?????????????????????????
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Re: Diario della caduta di un regime.
La Lega non c'entra con la Dc e il pentapartito. Sono delle cose diverse. Una parte dei conservatori credo che ancora sia fedele agli Usa.UncleTom ha scritto:........................BUFALAITALIA
Nel corso della Prima Repubblica, l'URSS sovvenzionava il PCI, mentre gli USA sovvenzionavano gli avversari.
Al termine della Seconda Repubblica la Russia sovvenziona la destra.
Dalla prima pagina de "La Stampa" di oggi, 11/01/2018:
Rapporto dei democratici al Congresso
L'accusa dagli Usa
"Così la Russia
ha pagato la Lega"
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Re: Diario della caduta di un regime.
....................................BUFALITALIA
Ogni giorno che ci divide dal 4 marzo, lo passeremo così.
CON UNA MAXI PALLA AL GIORNO
OGGI LA MUMMIA DI HARDCORE SI INVENTA I MIRACOLI
"La flat tax sarà miracolosa
e non avrà costi per lo Stato"
Il Cav spiega la sua ricetta fiscale e lancia la coalizione del centrodestra per il voto: "Più forte oggi che in passato"
di Luca Romano
1 ora fa
20
Ogni giorno che ci divide dal 4 marzo, lo passeremo così.
CON UNA MAXI PALLA AL GIORNO
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e non avrà costi per lo Stato"
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Re: Diario della caduta di un regime.
cielo 70 ha scritto:La Lega non c'entra con la Dc e il pentapartito. Sono delle cose diverse. Una parte dei conservatori credo che ancora sia fedele agli Usa.UncleTom ha scritto:........................BUFALAITALIA
Nel corso della Prima Repubblica, l'URSS sovvenzionava il PCI, mentre gli USA sovvenzionavano gli avversari.
Al termine della Seconda Repubblica la Russia sovvenziona la destra.
Dalla prima pagina de "La Stampa" di oggi, 11/01/2018:
Rapporto dei democratici al Congresso
L'accusa dagli Usa
"Così la Russia
ha pagato la Lega"
L'URSS, si spacciava di sinistra ed era il polo di attrazione della sinistra di quella fase.
Oggi PUTIN è un dittatore di destra e favorisce le destre.
Non avrebbe senso che BERLUSCONI sia amico di un dittatore di sinistra.
E' amico di PUTIN perchè è di destra.
SALVINI si è messo in concorrenza per soldi per sopravvivere.
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Re: Diario della caduta di un regime.
…………………………………NOI I BUONI,…….LORO I CATTIVI
Il livello ormai ha raggiunto, quello dell’Asilo Mariuccia
14 ore fa
2306
Il centrodestra stacca Pd e M5S
"Fino a 10 punti di vantaggio"
Sergio Rame
2549
"Vergogna! Ora vattene!"
Operai attaccano Grasso
Sergio Rame
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805
'A tavola con Renzi e la Boschi'
Così l'Ing tramava col governo
Chiara Sarra
8 ore fa
219
Il premier punge Raggi
'Riluttante e inefficiente'
Chiara Sarra
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367
Riecco il maiale di Roma
Da Meloni nuovo video
Angelo Scarano
9 ore fa
195
I livori dell'Annunziata,
badesssa rossa frustrata
che invoca il bavaglio Rai
Paolo Bracalini
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Re: Diario della caduta di un regime.
VERSO LE ELEZIONI
I 5 Stelle salgono, Pd in calo, centrodestra avanti, ma ‘perde’ 12 deputati | Sondaggio
http://www.corriere.it/
di Nando Pagnoncelli
La campagna elettorale sta entrando nel vivo: si sono costituiti nuovi soggetti politici e altri potrebbero presentarsi. Mancano 47 seggi per avere la maggioranza. Il flop delle promesse elettorali. Indecisi e astensionisti al 34 per cento
I 5 Stelle salgono, Pd in calo, centrodestra avanti, ma ‘perde’ 12 deputati | Sondaggio
http://www.corriere.it/
di Nando Pagnoncelli
La campagna elettorale sta entrando nel vivo: si sono costituiti nuovi soggetti politici e altri potrebbero presentarsi. Mancano 47 seggi per avere la maggioranza. Il flop delle promesse elettorali. Indecisi e astensionisti al 34 per cento
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Re: Diario della caduta di un regime.
.....................COME AI TEMPI DI MUSSOLINI ED HITLER
Stamani i discorsi erano tendenzialmente orientati alle affermazioni fatte ieri da Trump, nei confronti di alcuni Paesi centroamericani che producono immigrati che si rivolgono agli Usa.
Commenti tutti dettati dallo stupore circa il modo di esprimersi da parte del Presidente degli Stati Uniti.
In effetti è difficile pensare che Fitzgergald Kennedy potesse arrivare ad esprimersi come Trump.
Non è così per "il Giornale" che sbatte in prima pagina l'articolo di Paolo Guzzanti, titolare del box "Rosso Malpelo.
Scrive Guzzanti:
Bravo Trump:
i <<Paesi cesso>>
esistono
E chi può fugge
Shit holes letteralmente vuol dire <<buchi di merda>> ed è l'espressione che Donald Trump ha usato per indicare Paesi come Haiti o Salvador da cui arrivano fiumi di disperati illegali senza alcuna particolare abilità affetti da depressione, crisi endeica refrattaria alle cure che può offrire la modernità e, quando il cinquantesimo presidente ha chiesto perchè mai l'America dovesse cercare nuovi cittadini assumendoli dagli shit holes anzichè per esempio dalla Norvegia si è scatenato il solito noiosissimo inferno che accompagna ogni sua gaffe. Trump lo sa benissimo e se ne infischia delle reazioni isteriche del mondo di sinistra(...)
LA STORIA NON CAMBIA MAI. GLI ESTIMATORI DI HITLER E MUSSOLINI ESISTONO SEMPRE.
HA AVUTO RAGIONE UMBERTO ECO A PUBBLICARE IL LIBERCOLO "IL FASCISMO ETERNO"
Prima edizione gennaio 2018,. Casa editrice "La nave di Teseo"
Stamani i discorsi erano tendenzialmente orientati alle affermazioni fatte ieri da Trump, nei confronti di alcuni Paesi centroamericani che producono immigrati che si rivolgono agli Usa.
Commenti tutti dettati dallo stupore circa il modo di esprimersi da parte del Presidente degli Stati Uniti.
In effetti è difficile pensare che Fitzgergald Kennedy potesse arrivare ad esprimersi come Trump.
Non è così per "il Giornale" che sbatte in prima pagina l'articolo di Paolo Guzzanti, titolare del box "Rosso Malpelo.
Scrive Guzzanti:
Bravo Trump:
i <<Paesi cesso>>
esistono
E chi può fugge
Shit holes letteralmente vuol dire <<buchi di merda>> ed è l'espressione che Donald Trump ha usato per indicare Paesi come Haiti o Salvador da cui arrivano fiumi di disperati illegali senza alcuna particolare abilità affetti da depressione, crisi endeica refrattaria alle cure che può offrire la modernità e, quando il cinquantesimo presidente ha chiesto perchè mai l'America dovesse cercare nuovi cittadini assumendoli dagli shit holes anzichè per esempio dalla Norvegia si è scatenato il solito noiosissimo inferno che accompagna ogni sua gaffe. Trump lo sa benissimo e se ne infischia delle reazioni isteriche del mondo di sinistra(...)
LA STORIA NON CAMBIA MAI. GLI ESTIMATORI DI HITLER E MUSSOLINI ESISTONO SEMPRE.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Bankitalia può fabbricare miliardi, voi politici non lo sapete?
Scritto il 13/1/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
«Alla fine Salvini, quando parla di economia, passerà il suo tempo a spiegare perché sarebbe per uscire dall’euro anche se non lo mette nel programma e anche se si allea con chi è contrario», afferma Giovanni Zibordi. Berlusconi è inaffidabile, ma qui c’è un problema vero. Scrive il Cavaliere, su Twitter: «Salvini ha da tempo cambiato posizione e non ha più l’idea di uscire dall’euro, sa che è tecnicamente impossibile e comunnque insostenibile per l’economia italiana». E sia Salvini che Berlusconi e Di Maio, aggiunge Zibordi, passeranno il loro tempo a spiegare «come possano trovare circa 100 miliardi per le loro proposte di aumenti di pensioni e sussidi a milioni di persone». La campagna elettorale è partita e chi vuole sostituire Renzi propone: reddito di cittadinanza per 4,5 o 10 milioni di persone, a seconda della versione, oppure reddito “di dignità” (simile, ma non ancora bene specificato) più abolizione della legge Fornero. Le stime per queste due cose vanno dai 50 ai 100 miliardi. Inoltre il centrodestra propone la “flat tax” che è stimata intorno ai 30 miliardi. «Il pubblico italiano è stufo di austerità, ma anche senza aver studiato intuisce che si parla di cifre complessive grosse e non capisce come vengano fuori con i “vincoli di bilancio” dell’Eurozona che i giornali e telegiornali ripetono come i muezzin il Ramadan».
Sul cosa fare, scrive Zibordi sul forum “Cobraf” ripreso da “Come Don Chisciotte”, il grillino Di Maio ha dichiarato: «Niente uscita dall’euro». E, nel caso ci fossero dubbi sulla logica, ha detto che il debito pubblico deve scendere di un 40% (rispetto al Pil). I soldi mancanti? Devono venire da 50 miliardi di taglio della spesa pubblica. Berlusconi? Anche lui si dichiara pro-euro, però «non parla di tagli come Di Maio e quindi è più “a sinistra”». Peccato però che, in questo modo, «i 70 o più miliardi per cancellare la Fornero, il “reddito di dignità” e la “flat tax” esistano solo nei suoi discorsi». Quanto a Salvini, «continua a lanciare frecciate contro l’euro, ma finora nelle proposte non parla più di EurExit e si è alleato con chi non ne vuole proprio uscire (e dice che lui, Salvini, ha cambiato idea)». In sostanza: i candidati alle politiche 2018 promettono spese per 100 miliardi, senza però dire come uscire dal sistema degli euro-vincoli. «Dire che li trovate tagliando le spese o reprimendo l’evasione come fa Di Maio – scrive Zibordi – è come dire che quei soldi li porterà la Befana, specie dopo l’esperienza di Monti».
Ora che la Bce ha creato 2.400 miliardi dal 2012 e assieme alle altre banche centrali ha creato dal nulla 19.000 miliardi dal 2009, «forse la nozione che si possa creare denaro potrebbe essere spiegata agli elettori italiani». A differenza di altre elezioni, continua Zibordi, stavolte l’italiano medio sta ad ascoltare, se si parla di economia. «All’austerità, l’idea che c’è una quantità fissa di soldi e se ne occorrono da una parte ne devi tagliare dall’altra, sono rimasti a credere solo quelli che sentono Oscar Giannino». I candidati dovrebbero quindi spiegare che, invece, «non ci sono ostacoli pratici a creare 100 miliardi per lo Stato, sia in generale che nello specifico, visto che la Bce e le varie banche centrali nazionali hanno ricomprato 900 miliardi di debito sui mercati mentre i deficit pubblici erano di 200 miliardi». Cioè: negli ultimi anni il debito pubblico sui mercati si riduceva nell’Eurozona di 900 miliardi, e la quota dell’Italia era intorno ai 200 miliardi. Ovunque nel mondo, prosegue Zibordi, «le banche centrali hanno comprato una grossa fetta di debito pubblico facendolo sparire dai mercati». In certi casi anche il 40% del debito è stato ritirato dai mercati, «con il risultato che poi gli interessi non pesano più sullo Stato». Per cui, attenzione: «I miliardi per fare redditi di cittadinanza o pensioni o riduzioni di tasse vengono da qui, da quelli che le banche centrali hanno creato e poi usato per ridurre il debito pubblico». E’ un discorso così difficile da fare, per un politico?
«Se prometti 100 miliardi di pensioni, redditi garantiti e tagli di tasse dicendo però che resti dentro i vincoli dell’Eurozona allora sì che vedi facce perplesse e incredule», scrive Zibordi. E perchè il discorso del ritorno alla lira non funziona? «Perchè la gente pensa che i soldi si riducano di valore, che svaluti, e alla fine poi in realtà ci sia meno denaro perchè vale di meno». Non è necessariamente vero: «Bankitalia in questo stesso momento sta stampando euro con cui compra Btp e lo ha fatto ormai per 300 miliardi di Btp senza conseguenze negative. Di questi 300 miliardi ne servono 100 miliardi per ridurre tasse e altre cose. Bankitalia e la Bce “stampano” miliardi e questo va bene, ma li usano solo per togliere il debito dai mercati, renderlo inoffensivo. E’ un ottima cosa, andrebbe fatto sempre nei prossimi anni fino a quando il debito pubblico sparisce quasi tutto dai mercati. Ma una frazione di questi soldi va anche girata alle famiglie e imprese. Nell’insieme, Bce e Bankitalia hanno ora 400 miliardi circa di titoli di Stato italiani, per cui ci si può permettere di darne 100 miliardi indietro al pubblico italiano». Bisogna però che i leader politici lo dichiarino, cioè dicano che la posizione dell’Italia, del prossimo governo italiano, è che il debito pubblico comprato da Bankitalia stampando centinaia di miliardi di euro vada sottratto dal totale.
«Dato quindi che si sta già stampando denaro da parte della banca centrale, che opera per conto dello Stato, bisogna riconoscerlo e dire che non possono essere solo investitori e speculatori finanziari a beneficiarne». Il prossimo governo italiano, continua Zibordi, deve dire che ora tocca a lui creare anche solo una frazione di questi miliardi a beneficio di imprese e lavoratori italiani. Come? Ci sono diverse soluzioni: emissione di crediti fiscali, Btp fiscali, criptovalute. «Sono mezzi di pagamento per le tasse, cioè i crediti fiscali o Btp Fiscali o gli ItCoin: lo Stato li accetta per le tasse, ma non li impone per legge come moneta, altrimenti violerebbe i trattati per i quali solo l’euro è moneta legale». Bankitalia non è d’accordo? Ovvio: «E’ costretta dal suo ruolo istituzionale a mentire, o comunque a dire qualcosa di fuorviante, perché deve difendere il suo potere di creare miliardi dal nulla e impedire allo Stato di fare altrettanto». Ma la verità è che proprio la Banca d’Italia «può creare 300 o anche 600 miliardi senza vincoli, e lo Stato deve chiedere il permesso di spenderne 3 per delle emergenze». Tutto merito dell’euro. «Lo Stato italiano deve tornare a fare quello che per 30 anni ha delegato alla banca centrale, con i risultati di depressione economica, crollo demografico e milioni di sottoccupati e disoccupati», conclude Zibordi. Per farlo non c’è bisogno di tornare prima alla lira: basta denunciare «il bluff delle banche centrali, che creano migliaia di miliardi e predicano agli Stati l’austerità perchè “non ci sono i soldi”».
«Alla fine Salvini, quando parla di economia, passerà il suo tempo a spiegare perché sarebbe per uscire dall’euro anche se non lo mette nel programma e anche se si allea con chi è contrario», afferma Giovanni Zibordi. Berlusconi è inaffidabile, ma qui c’è un problema vero. Scrive il Cavaliere, su Twitter: «Salvini ha da tempo cambiato posizione e non ha più l’idea di uscire dall’euro, sa che è tecnicamente impossibile e comunnque insostenibile per l’economia italiana». E sia Salvini che Berlusconi e Di Maio, aggiunge Zibordi, passeranno il loro tempo a spiegare «come possano trovare circa 100 miliardi per le loro proposte di aumenti di pensioni e sussidi a milioni di persone». La campagna elettorale è partita e chi vuole sostituire Renzi propone: reddito di cittadinanza per 4,5 o 10 milioni di persone, a seconda della versione, oppure reddito “di dignità” (simile, ma non ancora bene specificato) più abolizione della legge Fornero. Le stime per queste due cose vanno dai 50 ai 100 miliardi. Inoltre il centrodestra propone la “flat tax” che è stimata intorno ai 30 miliardi. «Il pubblico italiano è stufo di austerità, ma anche senza aver studiato intuisce che si parla di cifre complessive grosse e non capisce come vengano fuori con i “vincoli di bilancio” dell’Eurozona che i giornali e telegiornali ripetono come i muezzin il Ramadan».
Sul cosa fare, scrive Zibordi sul forum “Cobraf” ripreso da “Come Don Chisciotte”, il grillino Di Maio ha dichiarato: «Niente uscita dall’euro». E, nel caso ci fossero dubbi sulla logica, ha detto che il debito pubblico deve scendere di un 40% (rispetto al Di MaioPil). I soldi mancanti? Devono venire da 50 miliardi di taglio della spesa pubblica. Berlusconi? Anche lui si dichiara pro-euro, però «non parla di tagli come Di Maio e quindi è più “a sinistra”». Peccato però che, in questo modo, «i 70 o più miliardi per cancellare la Fornero, il “reddito di dignità” e la “flat tax” esistano solo nei suoi discorsi». Quanto a Salvini, «continua a lanciare frecciate contro l’euro, ma finora nelle proposte non parla più di EurExit e si è alleato con chi non ne vuole proprio uscire (e dice che lui, Salvini, ha cambiato idea)». In sostanza: i candidati alle politiche 2018 promettono spese per 100 miliardi, senza però dire come uscire dal sistema degli euro-vincoli. «Dire che li trovate tagliando le spese o reprimendo l’evasione come fa Di Maio – scrive Zibordi – è come dire che quei soldi li porterà la Befana, specie dopo l’esperienza di Monti».
Ora che la Bce ha creato 2.400 miliardi dal 2012 e assieme alle altre banche centrali ha creato dal nulla 19.000 miliardi dal 2009, «forse la nozione che si possa creare denaro potrebbe essere spiegata agli elettori italiani». A differenza di altre elezioni, continua Zibordi, stavolte l’italiano medio sta ad ascoltare, se si parla di economia. «All’austerità, l’idea che c’è una quantità fissa di soldi e se ne occorrono da una parte ne devi tagliare dall’altra, sono rimasti a credere solo quelli che sentono Oscar Giannino». I candidati dovrebbero quindi spiegare che, invece, «non ci sono ostacoli pratici a creare 100 miliardi per lo Stato, sia in generale che nello specifico, visto che la Bce e le varie banche centrali nazionali hanno ricomprato 900 miliardi di debito sui mercati mentre i deficit pubblici erano di 200 miliardi». Cioè: negli ultimi anni il debito pubblico sui mercati si riduceva nell’Eurozona di 900 miliardi, e la quota dell’Italia era intorno ai 200 miliardi. Ovunque nel mondo, prosegue Zibordi, «le banche centrali hanno comprato una grossa fetta di debito pubblico facendolo sparire dai mercati». In certi casi anche il 40% del debito è stato ritirato dai mercati, «con il risultato che poi gli interessi non pesano più sullo Stato». Per cui, attenzione: «I Berlusconi e Salvinimiliardi per fare redditi di cittadinanza o pensioni o riduzioni di tasse vengono da qui, da quelli che le banche centrali hanno creato e poi usato per ridurre il debito pubblico». E’ un discorso così difficile da fare, per un politico?
«Se prometti 100 miliardi di pensioni, redditi garantiti e tagli di tasse dicendo però che resti dentro i vincoli dell’Eurozona allora sì che vedi facce perplesse e incredule», scrive Zibordi. E perchè il discorso del ritorno alla lira non funziona? «Perchè la gente pensa che i soldi si riducano di valore, che svaluti, e alla fine poi in realtà ci sia meno denaro perchè vale di meno». Non è necessariamente vero: «Bankitalia in questo stesso momento sta stampando euro con cui compra Btp e lo ha fatto ormai per 300 miliardi di Btp senza conseguenze negative. Di questi 300 miliardi ne servono 100 miliardi per ridurre tasse e altre cose. Bankitalia e la Bce “stampano” miliardi e questo va bene, ma li usano solo per togliere il debito dai mercati, renderlo inoffensivo. E’ un ottima cosa, andrebbe fatto sempre nei prossimi anni fino a quando il debito pubblico sparisce quasi tutto dai mercati. Ma una frazione di questi soldi va anche girata alle famiglie e imprese. Nell’insieme, Bce e Bankitalia hanno ora Giovanni Zibordi400 miliardi circa di titoli di Stato italiani, per cui ci si può permettere di darne 100 miliardi indietro al pubblico italiano». Bisogna però che i leader politici lo dichiarino, cioè dicano che la posizione dell’Italia, del prossimo governo italiano, è che il debito pubblico comprato da Bankitalia stampando centinaia di miliardi di euro vada sottratto dal totale.
«Dato quindi che si sta già stampando denaro da parte della banca centrale, che opera per conto dello Stato, bisogna riconoscerlo e dire che non possono essere solo investitori e speculatori finanziari a beneficiarne». Il prossimo governo italiano, continua Zibordi, deve dire che ora tocca a lui creare anche solo una frazione di questi miliardi a beneficio di imprese e lavoratori italiani. Come? Ci sono diverse soluzioni: emissione di crediti fiscali, Btp fiscali, criptovalute. «Sono mezzi di pagamento per le tasse, cioè i crediti fiscali o Btp Fiscali o gli ItCoin: lo Stato li accetta per le tasse, ma non li impone per legge come moneta, altrimenti violerebbe i trattati per i quali solo l’euro è moneta legale». Bankitalia non è d’accordo? Ovvio: «E’ costretta dal suo ruolo istituzionale a mentire, o comunque a dire qualcosa di fuorviante, perché deve difendere il suo potere di creare miliardi dal nulla e impedire allo Stato di fare altrettanto». Ma la verità è che proprio la Banca d’Italia «può creare 300 o anche 600 miliardi senza vincoli, e lo Stato deve chiedere il permesso di spenderne 3 per delle emergenze». Tutto merito dell’euro. «Lo Stato italiano deve tornare a fare quello che per 30 anni ha delegato alla banca centrale, con i risultati di depressione economica, crollo demografico e milioni di sottoccupati e disoccupati», conclude Zibordi. Per farlo non c’è bisogno di tornare prima alla lira: basta denunciare «il bluff delle banche centrali, che creano migliaia di miliardi e predicano agli Stati l’austerità perchè “non ci sono i soldi”».
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«Alla fine Salvini, quando parla di economia, passerà il suo tempo a spiegare perché sarebbe per uscire dall’euro anche se non lo mette nel programma e anche se si allea con chi è contrario», afferma Giovanni Zibordi. Berlusconi è inaffidabile, ma qui c’è un problema vero. Scrive il Cavaliere, su Twitter: «Salvini ha da tempo cambiato posizione e non ha più l’idea di uscire dall’euro, sa che è tecnicamente impossibile e comunnque insostenibile per l’economia italiana». E sia Salvini che Berlusconi e Di Maio, aggiunge Zibordi, passeranno il loro tempo a spiegare «come possano trovare circa 100 miliardi per le loro proposte di aumenti di pensioni e sussidi a milioni di persone». La campagna elettorale è partita e chi vuole sostituire Renzi propone: reddito di cittadinanza per 4,5 o 10 milioni di persone, a seconda della versione, oppure reddito “di dignità” (simile, ma non ancora bene specificato) più abolizione della legge Fornero. Le stime per queste due cose vanno dai 50 ai 100 miliardi. Inoltre il centrodestra propone la “flat tax” che è stimata intorno ai 30 miliardi. «Il pubblico italiano è stufo di austerità, ma anche senza aver studiato intuisce che si parla di cifre complessive grosse e non capisce come vengano fuori con i “vincoli di bilancio” dell’Eurozona che i giornali e telegiornali ripetono come i muezzin il Ramadan».
Sul cosa fare, scrive Zibordi sul forum “Cobraf” ripreso da “Come Don Chisciotte”, il grillino Di Maio ha dichiarato: «Niente uscita dall’euro». E, nel caso ci fossero dubbi sulla logica, ha detto che il debito pubblico deve scendere di un 40% (rispetto al Pil). I soldi mancanti? Devono venire da 50 miliardi di taglio della spesa pubblica. Berlusconi? Anche lui si dichiara pro-euro, però «non parla di tagli come Di Maio e quindi è più “a sinistra”». Peccato però che, in questo modo, «i 70 o più miliardi per cancellare la Fornero, il “reddito di dignità” e la “flat tax” esistano solo nei suoi discorsi». Quanto a Salvini, «continua a lanciare frecciate contro l’euro, ma finora nelle proposte non parla più di EurExit e si è alleato con chi non ne vuole proprio uscire (e dice che lui, Salvini, ha cambiato idea)». In sostanza: i candidati alle politiche 2018 promettono spese per 100 miliardi, senza però dire come uscire dal sistema degli euro-vincoli. «Dire che li trovate tagliando le spese o reprimendo l’evasione come fa Di Maio – scrive Zibordi – è come dire che quei soldi li porterà la Befana, specie dopo l’esperienza di Monti».
Ora che la Bce ha creato 2.400 miliardi dal 2012 e assieme alle altre banche centrali ha creato dal nulla 19.000 miliardi dal 2009, «forse la nozione che si possa creare denaro potrebbe essere spiegata agli elettori italiani». A differenza di altre elezioni, continua Zibordi, stavolte l’italiano medio sta ad ascoltare, se si parla di economia. «All’austerità, l’idea che c’è una quantità fissa di soldi e se ne occorrono da una parte ne devi tagliare dall’altra, sono rimasti a credere solo quelli che sentono Oscar Giannino». I candidati dovrebbero quindi spiegare che, invece, «non ci sono ostacoli pratici a creare 100 miliardi per lo Stato, sia in generale che nello specifico, visto che la Bce e le varie banche centrali nazionali hanno ricomprato 900 miliardi di debito sui mercati mentre i deficit pubblici erano di 200 miliardi». Cioè: negli ultimi anni il debito pubblico sui mercati si riduceva nell’Eurozona di 900 miliardi, e la quota dell’Italia era intorno ai 200 miliardi. Ovunque nel mondo, prosegue Zibordi, «le banche centrali hanno comprato una grossa fetta di debito pubblico facendolo sparire dai mercati». In certi casi anche il 40% del debito è stato ritirato dai mercati, «con il risultato che poi gli interessi non pesano più sullo Stato». Per cui, attenzione: «I miliardi per fare redditi di cittadinanza o pensioni o riduzioni di tasse vengono da qui, da quelli che le banche centrali hanno creato e poi usato per ridurre il debito pubblico». E’ un discorso così difficile da fare, per un politico?
«Se prometti 100 miliardi di pensioni, redditi garantiti e tagli di tasse dicendo però che resti dentro i vincoli dell’Eurozona allora sì che vedi facce perplesse e incredule», scrive Zibordi. E perchè il discorso del ritorno alla lira non funziona? «Perchè la gente pensa che i soldi si riducano di valore, che svaluti, e alla fine poi in realtà ci sia meno denaro perchè vale di meno». Non è necessariamente vero: «Bankitalia in questo stesso momento sta stampando euro con cui compra Btp e lo ha fatto ormai per 300 miliardi di Btp senza conseguenze negative. Di questi 300 miliardi ne servono 100 miliardi per ridurre tasse e altre cose. Bankitalia e la Bce “stampano” miliardi e questo va bene, ma li usano solo per togliere il debito dai mercati, renderlo inoffensivo. E’ un ottima cosa, andrebbe fatto sempre nei prossimi anni fino a quando il debito pubblico sparisce quasi tutto dai mercati. Ma una frazione di questi soldi va anche girata alle famiglie e imprese. Nell’insieme, Bce e Bankitalia hanno ora 400 miliardi circa di titoli di Stato italiani, per cui ci si può permettere di darne 100 miliardi indietro al pubblico italiano». Bisogna però che i leader politici lo dichiarino, cioè dicano che la posizione dell’Italia, del prossimo governo italiano, è che il debito pubblico comprato da Bankitalia stampando centinaia di miliardi di euro vada sottratto dal totale.
«Dato quindi che si sta già stampando denaro da parte della banca centrale, che opera per conto dello Stato, bisogna riconoscerlo e dire che non possono essere solo investitori e speculatori finanziari a beneficiarne». Il prossimo governo italiano, continua Zibordi, deve dire che ora tocca a lui creare anche solo una frazione di questi miliardi a beneficio di imprese e lavoratori italiani. Come? Ci sono diverse soluzioni: emissione di crediti fiscali, Btp fiscali, criptovalute. «Sono mezzi di pagamento per le tasse, cioè i crediti fiscali o Btp Fiscali o gli ItCoin: lo Stato li accetta per le tasse, ma non li impone per legge come moneta, altrimenti violerebbe i trattati per i quali solo l’euro è moneta legale». Bankitalia non è d’accordo? Ovvio: «E’ costretta dal suo ruolo istituzionale a mentire, o comunque a dire qualcosa di fuorviante, perché deve difendere il suo potere di creare miliardi dal nulla e impedire allo Stato di fare altrettanto». Ma la verità è che proprio la Banca d’Italia «può creare 300 o anche 600 miliardi senza vincoli, e lo Stato deve chiedere il permesso di spenderne 3 per delle emergenze». Tutto merito dell’euro. «Lo Stato italiano deve tornare a fare quello che per 30 anni ha delegato alla banca centrale, con i risultati di depressione economica, crollo demografico e milioni di sottoccupati e disoccupati», conclude Zibordi. Per farlo non c’è bisogno di tornare prima alla lira: basta denunciare «il bluff delle banche centrali, che creano migliaia di miliardi e predicano agli Stati l’austerità perchè “non ci sono i soldi”».
«Alla fine Salvini, quando parla di economia, passerà il suo tempo a spiegare perché sarebbe per uscire dall’euro anche se non lo mette nel programma e anche se si allea con chi è contrario», afferma Giovanni Zibordi. Berlusconi è inaffidabile, ma qui c’è un problema vero. Scrive il Cavaliere, su Twitter: «Salvini ha da tempo cambiato posizione e non ha più l’idea di uscire dall’euro, sa che è tecnicamente impossibile e comunnque insostenibile per l’economia italiana». E sia Salvini che Berlusconi e Di Maio, aggiunge Zibordi, passeranno il loro tempo a spiegare «come possano trovare circa 100 miliardi per le loro proposte di aumenti di pensioni e sussidi a milioni di persone». La campagna elettorale è partita e chi vuole sostituire Renzi propone: reddito di cittadinanza per 4,5 o 10 milioni di persone, a seconda della versione, oppure reddito “di dignità” (simile, ma non ancora bene specificato) più abolizione della legge Fornero. Le stime per queste due cose vanno dai 50 ai 100 miliardi. Inoltre il centrodestra propone la “flat tax” che è stimata intorno ai 30 miliardi. «Il pubblico italiano è stufo di austerità, ma anche senza aver studiato intuisce che si parla di cifre complessive grosse e non capisce come vengano fuori con i “vincoli di bilancio” dell’Eurozona che i giornali e telegiornali ripetono come i muezzin il Ramadan».
Sul cosa fare, scrive Zibordi sul forum “Cobraf” ripreso da “Come Don Chisciotte”, il grillino Di Maio ha dichiarato: «Niente uscita dall’euro». E, nel caso ci fossero dubbi sulla logica, ha detto che il debito pubblico deve scendere di un 40% (rispetto al Di MaioPil). I soldi mancanti? Devono venire da 50 miliardi di taglio della spesa pubblica. Berlusconi? Anche lui si dichiara pro-euro, però «non parla di tagli come Di Maio e quindi è più “a sinistra”». Peccato però che, in questo modo, «i 70 o più miliardi per cancellare la Fornero, il “reddito di dignità” e la “flat tax” esistano solo nei suoi discorsi». Quanto a Salvini, «continua a lanciare frecciate contro l’euro, ma finora nelle proposte non parla più di EurExit e si è alleato con chi non ne vuole proprio uscire (e dice che lui, Salvini, ha cambiato idea)». In sostanza: i candidati alle politiche 2018 promettono spese per 100 miliardi, senza però dire come uscire dal sistema degli euro-vincoli. «Dire che li trovate tagliando le spese o reprimendo l’evasione come fa Di Maio – scrive Zibordi – è come dire che quei soldi li porterà la Befana, specie dopo l’esperienza di Monti».
Ora che la Bce ha creato 2.400 miliardi dal 2012 e assieme alle altre banche centrali ha creato dal nulla 19.000 miliardi dal 2009, «forse la nozione che si possa creare denaro potrebbe essere spiegata agli elettori italiani». A differenza di altre elezioni, continua Zibordi, stavolte l’italiano medio sta ad ascoltare, se si parla di economia. «All’austerità, l’idea che c’è una quantità fissa di soldi e se ne occorrono da una parte ne devi tagliare dall’altra, sono rimasti a credere solo quelli che sentono Oscar Giannino». I candidati dovrebbero quindi spiegare che, invece, «non ci sono ostacoli pratici a creare 100 miliardi per lo Stato, sia in generale che nello specifico, visto che la Bce e le varie banche centrali nazionali hanno ricomprato 900 miliardi di debito sui mercati mentre i deficit pubblici erano di 200 miliardi». Cioè: negli ultimi anni il debito pubblico sui mercati si riduceva nell’Eurozona di 900 miliardi, e la quota dell’Italia era intorno ai 200 miliardi. Ovunque nel mondo, prosegue Zibordi, «le banche centrali hanno comprato una grossa fetta di debito pubblico facendolo sparire dai mercati». In certi casi anche il 40% del debito è stato ritirato dai mercati, «con il risultato che poi gli interessi non pesano più sullo Stato». Per cui, attenzione: «I Berlusconi e Salvinimiliardi per fare redditi di cittadinanza o pensioni o riduzioni di tasse vengono da qui, da quelli che le banche centrali hanno creato e poi usato per ridurre il debito pubblico». E’ un discorso così difficile da fare, per un politico?
«Se prometti 100 miliardi di pensioni, redditi garantiti e tagli di tasse dicendo però che resti dentro i vincoli dell’Eurozona allora sì che vedi facce perplesse e incredule», scrive Zibordi. E perchè il discorso del ritorno alla lira non funziona? «Perchè la gente pensa che i soldi si riducano di valore, che svaluti, e alla fine poi in realtà ci sia meno denaro perchè vale di meno». Non è necessariamente vero: «Bankitalia in questo stesso momento sta stampando euro con cui compra Btp e lo ha fatto ormai per 300 miliardi di Btp senza conseguenze negative. Di questi 300 miliardi ne servono 100 miliardi per ridurre tasse e altre cose. Bankitalia e la Bce “stampano” miliardi e questo va bene, ma li usano solo per togliere il debito dai mercati, renderlo inoffensivo. E’ un ottima cosa, andrebbe fatto sempre nei prossimi anni fino a quando il debito pubblico sparisce quasi tutto dai mercati. Ma una frazione di questi soldi va anche girata alle famiglie e imprese. Nell’insieme, Bce e Bankitalia hanno ora Giovanni Zibordi400 miliardi circa di titoli di Stato italiani, per cui ci si può permettere di darne 100 miliardi indietro al pubblico italiano». Bisogna però che i leader politici lo dichiarino, cioè dicano che la posizione dell’Italia, del prossimo governo italiano, è che il debito pubblico comprato da Bankitalia stampando centinaia di miliardi di euro vada sottratto dal totale.
«Dato quindi che si sta già stampando denaro da parte della banca centrale, che opera per conto dello Stato, bisogna riconoscerlo e dire che non possono essere solo investitori e speculatori finanziari a beneficiarne». Il prossimo governo italiano, continua Zibordi, deve dire che ora tocca a lui creare anche solo una frazione di questi miliardi a beneficio di imprese e lavoratori italiani. Come? Ci sono diverse soluzioni: emissione di crediti fiscali, Btp fiscali, criptovalute. «Sono mezzi di pagamento per le tasse, cioè i crediti fiscali o Btp Fiscali o gli ItCoin: lo Stato li accetta per le tasse, ma non li impone per legge come moneta, altrimenti violerebbe i trattati per i quali solo l’euro è moneta legale». Bankitalia non è d’accordo? Ovvio: «E’ costretta dal suo ruolo istituzionale a mentire, o comunque a dire qualcosa di fuorviante, perché deve difendere il suo potere di creare miliardi dal nulla e impedire allo Stato di fare altrettanto». Ma la verità è che proprio la Banca d’Italia «può creare 300 o anche 600 miliardi senza vincoli, e lo Stato deve chiedere il permesso di spenderne 3 per delle emergenze». Tutto merito dell’euro. «Lo Stato italiano deve tornare a fare quello che per 30 anni ha delegato alla banca centrale, con i risultati di depressione economica, crollo demografico e milioni di sottoccupati e disoccupati», conclude Zibordi. Per farlo non c’è bisogno di tornare prima alla lira: basta denunciare «il bluff delle banche centrali, che creano migliaia di miliardi e predicano agli Stati l’austerità perchè “non ci sono i soldi”».
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Re: Diario della caduta di un regime.
13 gen 2018 12:20
1. APERTA LA CAMPAGNA ELETTORALE 2018! ARRIVA LA MANNAIA PER SILVIO BERLUSCONI
2. LA PROCURA DI MILANO APRE UN'INCHIESTA SULLA VENDITA DEL MILAN: IPOTESI RICICLAGGIO
3. "LA STAMPA": IL PM FABIO DE PASQUALE SOSPETTA UNA CESSIONE A PREZZO GONFIATO E IL SUCCESSIVO RIENTRO DI UNA CIFRA FUORI MERCATO ATTRAVERSO CANALI INTERNAZIONALI
4. NELL’APRILE 2017 BERLUSCONI AVEVA VENDUTO IL CLUB A MISTER LI PER 740 MILIONI DI EURO
5. I DUBBI SULLA PROVENIENZA DEI FONDI DA HONG KONG - L'INCHIESTA DEL NEW YORK TIMES
6. A BERLUSCONI NON POTEVA CAPITARE DI PEGGIO. PUO’ PERDERE IL VOTO DI MILIONI DI TIFOSI 7. LA PROCURA DI MILANO SMENTISCE PROCEDIMENTI PENALI SULLA COMPRAVENDITA DEL MILAN
Emilio Randacio per la Stampa
Il sospetto di una vendita gonfiata: una cifra fuori mercato pagata attraverso canali internazionali. È questa l' ipotesi di lavoro da cui sono partite una serie di verifiche per accertare la reale provenienza del denaro con cui la società rossonera, per 31 anni nelle mani di Silvio Berlusconi, è passata nell' aprile scorso per 740 milioni all' imprenditore cinese Yonghong Li.
In realtà un modo, secondo le ipotesi investigative, per schermare il rientro in Italia di una sostanziosa cifra.
Dopo mesi di dubbi, inchieste giornalistiche, ombre sulla vendita della squadra milanista, è la procura di Milano a cercare di capire esattamente la regolarità dell' intera operazione. In gran segreto, nei giorni scorsi, i pm hanno avviato un' inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio, certamente un problema per Silvio Berlusconi in questo periodo di campagna elettorale. Il faro acceso dalla procura vede in prima linea il procuratore aggiunto Fabio de Pasquale.
Un iter discusso, come si diceva: un passaggio di consegne del Milan, dopo anni di successi sotto la presidenza berlusconiana, travagliato e infinito. Per sgombrare il campo da equivoci e voci che si rincorrevano, l' estate scorsa era stato l' avvocato storico dell' ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, a consegnare in procura i documenti per attestare la regolare provenienza del denaro cinese («lecita provenienza di fondi», l' esatta dizione del documento ufficiale passato al vaglio di esperti di finanza).
Alla base dell' apertura dell' inchiesta avvenuta poche settimane fa, ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario. Da dove sia partita la svolta, al momento non è ancora chiaro. Una traccia, si deduce, che risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong. Di certo, ci sono elementi nuovi che smentirebbero la regolarità di una bella fetta dell' operazione.
Una cifra monstre quella ufficializzata nell' aprile scorso: 740 milioni di euro, pagati in due tranche e con la copertura dei debiti. Monstre perchè fino al passaggio di proprietà, il Milan era reduce da diversi campionati deludenti, campagne acquisti sotto tono rispetto ai suoi standard, continui cambi di allenatori in panchina. Campioni venduti e sostituiti con seconde linee o giovani promesse. Da anni, l' ex Cavaliere aveva dichiarato pubblicamente di voler abdicare, «a malincuore», lasciare quell' amore che gli aveva regalato molti successi sportivi, in Italia e all' estero.
Il primo a farsi sotto era stato lo sconosciuto broker thailandese, Bee Taechaubol. Addirittura 960 i milioni che l' uomo sarebbe stato disposto a versare nelle casse Fininvest. Poi, di mese in mese, la trattativa si era misteriosamente arenata dopo due anni di annunci roboanti, presentazioni in alberghi di lusso di Milano.
L' advisor che seguiva il broker nella trattativa, la società finanziaria ticinese, Tax &Finance, era finita nel mirino di un' inchiesta milanese per una frode fiscale a molti zeri. Un socio fondatore era finito in carcere con l' accusa di aver creato strutture finanziarie per permettere ai propri clienti di eludere il fisco. Nelle carte della Finanza, c' era anche il nome di «Mr Bee» per alcune telefonate che parlavano dell' imminente passaggio della maggioranza del Milan.
Bee, dopo un paio di comunicati ufficiali, si era eclissato senza spiegazioni credibili («l' acquisizione si è arenata per le cattive condizioni di salute di Berlusconi», la laconica giustificazione di Bee).
Trascorrono pochi mesi e si materializza l' attuale azionista: Yonghong Li. Presentazione sontuosa, campagna acquisti che i tifosi rossoneri non ricordavano da anni, e tante promesse sui futuri successi calcistici.
Eppure, nel novembre scorso, un' inchiesta del «New York Times», faceva a pezzi la nuova proprietà della squadra milanese. Yonghong Li, risultava «sconosciuto sia in Italia che in Cina». Non solo, secondo l' inchiesta finanziaria dell' autorevole quotidiano della Grande Mela, nemmeno le presunte attività estrattive della Guizhou Fuquan Group - società di riferimento del finanziere cinese-, avrebbero avuto questo lustro che veniva invece trionfalmente annunciato. Li «non risulta nemmeno tra gli uomini cinesi più importanti e ricchi», la sospettosa chiosa.
LA PROCURA SMENTISCE "LA STAMPA"
http://www.corrieredellosport.it/ - «Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan», lo ha dichiarato il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco. Smentita l'indiscrezione riportata questa mattina da La Stampa. Allo stato attuale nessun commento dal Milan.
TUTTI I RISCHI DELL'EX PREMIER COSÌ IL GIOCATTOLO SPORTIVO PUÒ DIVENTARE UN BOOMERANG
Ugo Magri per la Stampa
A 50 giorni dal voto, non gli potrebbe capitare di peggio. Perché questa tegola, se cadesse, sarebbe molto diversa da tutte le altre inchieste giudiziarie piovute sulla testa di Berlusconi, alle quali il Cav è sempre sopravvissuto e che puntualmente, anzi, gli hanno consentito di presentarsi come vittima innocente della «giustizia a orologeria».
Stavolta c' è di mezzo il «suo» Milan, l' indagine riguarda certe modalità della vendita cinese. Soprattutto, sono parte in causa milioni di tifosi, i quali rischiano di andare alle urne con un doppio sospetto. Se tutti i dubbi non venissero ben chiariti, potrebbero chiedersi a chi mai Silvio ha venduto la squadra da lui proclamata «più titolata al mondo», dopo aver giurato di volerla mettere in mani sicure.
E si domanderebbero increduli come abbia potuto, il loro presidentissimo, concludere così malamente una «love story» trentennale, perché lui il Milan l' ha amato davvero, macchiandola con un simile sotterfugio da commedia all' italiana. Si aggiungano gli sfottò degli juventini, dei «cugini» interisti e di tutte le altre tifoserie che non perderebbero occasione per infierire. Insomma: proprio mentre sull' onda dei sondaggi pregustava già un trionfale ritorno, l' ex premier corre adesso un pericolo.
Può diventare il bersaglio del popolo che più l' ha osannato e in parte seguito nella sua avventura politica, se è vero quanto dicono, che un terzo degli elettori «azzurri» sono in realtà rossoneri.
Per un personaggio che sulle glorie sportive ha fabbricato tanta parte della sua popolarità, l' inchiesta sarebbe politicamente la nemesi (nel senso di destino vendicativo).
Grazie al pallone, l' ex premier è salito sul piedistallo, per colpa del calcio potrebbe farsi sfuggire l' ultima agognata rivincita. Chi ha la memoria lunga potrebbe obiettare: non è il primo scandalo calcistico berlusconiano. Vent' anni fa ce ne fu un altro, quando l' uomo fece carte false per accaparrarsi a suon di miliardi un talento del Toro, Gianluigi Lentini. Ma nel 2002 venne prosciolto per prescrizione.
E comunque i milanisti veri non fecero una piega perché l' imbroglio, se tale fu veramente, era destinato a rafforzare la squadra, nell' ottica della Curva dunque a fin di bene, meritevole di cori e applausi, mentre il Milan di oggi è un povero diavolo che annaspa a metà classifica dopo un lustro di privazioni e di stenti.
La differenza appare abissale. Allora Berlusconi si presentava ai raduni in elicottero, con la Cavalcata delle Valchirie di sottofondo in perfetto stile «Apocalypse Now». Corteggiava e comprava tutti gli assi in circolazione, da Gullit a Van Basten, ma senza limitarsi allo shopping: a suo modo rivoluzionava l' ambiente. Quel Berlusconi era un innovatore che, attraverso il calcio, voleva trasmettere un' idea gioiosa, anzi gaudente dello sport e della vita, della televisione e della politica di cui poi con la «discesa in campo» (guarda un po', altra metafora sportiva) nel '94 seppe raccogliere i frutti.
Erano altri tempi, perché ancora esistevano le bandiere, i calciatori-simbolo e i presidenti-mecenate. Poi, col secondo millennio, il mondo pallonaro dei russi e degli emiri è diventato eccessivo, «troppo» perfino per le mire grandiose di Berlusconi. La sua ritirata ha avuto inizio dieci anni fa, con l' ultima Champions vinta ad Atene. Chi fu testimone di quella notte ne ricorda il sorriso triste, crepuscolare. Il Milan era diventato un peso per i conti dell' azienda e anche per la politica berlusconiana. Sbarazzarsene era inevitabile. Ma forse avrebbe meritato un epilogo migliore.
1. APERTA LA CAMPAGNA ELETTORALE 2018! ARRIVA LA MANNAIA PER SILVIO BERLUSCONI
2. LA PROCURA DI MILANO APRE UN'INCHIESTA SULLA VENDITA DEL MILAN: IPOTESI RICICLAGGIO
3. "LA STAMPA": IL PM FABIO DE PASQUALE SOSPETTA UNA CESSIONE A PREZZO GONFIATO E IL SUCCESSIVO RIENTRO DI UNA CIFRA FUORI MERCATO ATTRAVERSO CANALI INTERNAZIONALI
4. NELL’APRILE 2017 BERLUSCONI AVEVA VENDUTO IL CLUB A MISTER LI PER 740 MILIONI DI EURO
5. I DUBBI SULLA PROVENIENZA DEI FONDI DA HONG KONG - L'INCHIESTA DEL NEW YORK TIMES
6. A BERLUSCONI NON POTEVA CAPITARE DI PEGGIO. PUO’ PERDERE IL VOTO DI MILIONI DI TIFOSI 7. LA PROCURA DI MILANO SMENTISCE PROCEDIMENTI PENALI SULLA COMPRAVENDITA DEL MILAN
Emilio Randacio per la Stampa
Il sospetto di una vendita gonfiata: una cifra fuori mercato pagata attraverso canali internazionali. È questa l' ipotesi di lavoro da cui sono partite una serie di verifiche per accertare la reale provenienza del denaro con cui la società rossonera, per 31 anni nelle mani di Silvio Berlusconi, è passata nell' aprile scorso per 740 milioni all' imprenditore cinese Yonghong Li.
In realtà un modo, secondo le ipotesi investigative, per schermare il rientro in Italia di una sostanziosa cifra.
Dopo mesi di dubbi, inchieste giornalistiche, ombre sulla vendita della squadra milanista, è la procura di Milano a cercare di capire esattamente la regolarità dell' intera operazione. In gran segreto, nei giorni scorsi, i pm hanno avviato un' inchiesta che tra le varie ipotesi comporta anche verifiche sul reato di riciclaggio, certamente un problema per Silvio Berlusconi in questo periodo di campagna elettorale. Il faro acceso dalla procura vede in prima linea il procuratore aggiunto Fabio de Pasquale.
Un iter discusso, come si diceva: un passaggio di consegne del Milan, dopo anni di successi sotto la presidenza berlusconiana, travagliato e infinito. Per sgombrare il campo da equivoci e voci che si rincorrevano, l' estate scorsa era stato l' avvocato storico dell' ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, a consegnare in procura i documenti per attestare la regolare provenienza del denaro cinese («lecita provenienza di fondi», l' esatta dizione del documento ufficiale passato al vaglio di esperti di finanza).
Alla base dell' apertura dell' inchiesta avvenuta poche settimane fa, ci sarebbero nuovi documenti che dimostrerebbero esattamente il contrario. Da dove sia partita la svolta, al momento non è ancora chiaro. Una traccia, si deduce, che risalirebbe ai reali flussi di denaro partiti da Hong Kong. Di certo, ci sono elementi nuovi che smentirebbero la regolarità di una bella fetta dell' operazione.
Una cifra monstre quella ufficializzata nell' aprile scorso: 740 milioni di euro, pagati in due tranche e con la copertura dei debiti. Monstre perchè fino al passaggio di proprietà, il Milan era reduce da diversi campionati deludenti, campagne acquisti sotto tono rispetto ai suoi standard, continui cambi di allenatori in panchina. Campioni venduti e sostituiti con seconde linee o giovani promesse. Da anni, l' ex Cavaliere aveva dichiarato pubblicamente di voler abdicare, «a malincuore», lasciare quell' amore che gli aveva regalato molti successi sportivi, in Italia e all' estero.
Il primo a farsi sotto era stato lo sconosciuto broker thailandese, Bee Taechaubol. Addirittura 960 i milioni che l' uomo sarebbe stato disposto a versare nelle casse Fininvest. Poi, di mese in mese, la trattativa si era misteriosamente arenata dopo due anni di annunci roboanti, presentazioni in alberghi di lusso di Milano.
L' advisor che seguiva il broker nella trattativa, la società finanziaria ticinese, Tax &Finance, era finita nel mirino di un' inchiesta milanese per una frode fiscale a molti zeri. Un socio fondatore era finito in carcere con l' accusa di aver creato strutture finanziarie per permettere ai propri clienti di eludere il fisco. Nelle carte della Finanza, c' era anche il nome di «Mr Bee» per alcune telefonate che parlavano dell' imminente passaggio della maggioranza del Milan.
Bee, dopo un paio di comunicati ufficiali, si era eclissato senza spiegazioni credibili («l' acquisizione si è arenata per le cattive condizioni di salute di Berlusconi», la laconica giustificazione di Bee).
Trascorrono pochi mesi e si materializza l' attuale azionista: Yonghong Li. Presentazione sontuosa, campagna acquisti che i tifosi rossoneri non ricordavano da anni, e tante promesse sui futuri successi calcistici.
Eppure, nel novembre scorso, un' inchiesta del «New York Times», faceva a pezzi la nuova proprietà della squadra milanese. Yonghong Li, risultava «sconosciuto sia in Italia che in Cina». Non solo, secondo l' inchiesta finanziaria dell' autorevole quotidiano della Grande Mela, nemmeno le presunte attività estrattive della Guizhou Fuquan Group - società di riferimento del finanziere cinese-, avrebbero avuto questo lustro che veniva invece trionfalmente annunciato. Li «non risulta nemmeno tra gli uomini cinesi più importanti e ricchi», la sospettosa chiosa.
LA PROCURA SMENTISCE "LA STAMPA"
http://www.corrieredellosport.it/ - «Allo stato non esistono procedimenti penali sulla compravendita dell' A.C. Milan», lo ha dichiarato il procuratore capo della Repubblica di Milano, Francesco Greco. Smentita l'indiscrezione riportata questa mattina da La Stampa. Allo stato attuale nessun commento dal Milan.
TUTTI I RISCHI DELL'EX PREMIER COSÌ IL GIOCATTOLO SPORTIVO PUÒ DIVENTARE UN BOOMERANG
Ugo Magri per la Stampa
A 50 giorni dal voto, non gli potrebbe capitare di peggio. Perché questa tegola, se cadesse, sarebbe molto diversa da tutte le altre inchieste giudiziarie piovute sulla testa di Berlusconi, alle quali il Cav è sempre sopravvissuto e che puntualmente, anzi, gli hanno consentito di presentarsi come vittima innocente della «giustizia a orologeria».
Stavolta c' è di mezzo il «suo» Milan, l' indagine riguarda certe modalità della vendita cinese. Soprattutto, sono parte in causa milioni di tifosi, i quali rischiano di andare alle urne con un doppio sospetto. Se tutti i dubbi non venissero ben chiariti, potrebbero chiedersi a chi mai Silvio ha venduto la squadra da lui proclamata «più titolata al mondo», dopo aver giurato di volerla mettere in mani sicure.
E si domanderebbero increduli come abbia potuto, il loro presidentissimo, concludere così malamente una «love story» trentennale, perché lui il Milan l' ha amato davvero, macchiandola con un simile sotterfugio da commedia all' italiana. Si aggiungano gli sfottò degli juventini, dei «cugini» interisti e di tutte le altre tifoserie che non perderebbero occasione per infierire. Insomma: proprio mentre sull' onda dei sondaggi pregustava già un trionfale ritorno, l' ex premier corre adesso un pericolo.
Può diventare il bersaglio del popolo che più l' ha osannato e in parte seguito nella sua avventura politica, se è vero quanto dicono, che un terzo degli elettori «azzurri» sono in realtà rossoneri.
Per un personaggio che sulle glorie sportive ha fabbricato tanta parte della sua popolarità, l' inchiesta sarebbe politicamente la nemesi (nel senso di destino vendicativo).
Grazie al pallone, l' ex premier è salito sul piedistallo, per colpa del calcio potrebbe farsi sfuggire l' ultima agognata rivincita. Chi ha la memoria lunga potrebbe obiettare: non è il primo scandalo calcistico berlusconiano. Vent' anni fa ce ne fu un altro, quando l' uomo fece carte false per accaparrarsi a suon di miliardi un talento del Toro, Gianluigi Lentini. Ma nel 2002 venne prosciolto per prescrizione.
E comunque i milanisti veri non fecero una piega perché l' imbroglio, se tale fu veramente, era destinato a rafforzare la squadra, nell' ottica della Curva dunque a fin di bene, meritevole di cori e applausi, mentre il Milan di oggi è un povero diavolo che annaspa a metà classifica dopo un lustro di privazioni e di stenti.
La differenza appare abissale. Allora Berlusconi si presentava ai raduni in elicottero, con la Cavalcata delle Valchirie di sottofondo in perfetto stile «Apocalypse Now». Corteggiava e comprava tutti gli assi in circolazione, da Gullit a Van Basten, ma senza limitarsi allo shopping: a suo modo rivoluzionava l' ambiente. Quel Berlusconi era un innovatore che, attraverso il calcio, voleva trasmettere un' idea gioiosa, anzi gaudente dello sport e della vita, della televisione e della politica di cui poi con la «discesa in campo» (guarda un po', altra metafora sportiva) nel '94 seppe raccogliere i frutti.
Erano altri tempi, perché ancora esistevano le bandiere, i calciatori-simbolo e i presidenti-mecenate. Poi, col secondo millennio, il mondo pallonaro dei russi e degli emiri è diventato eccessivo, «troppo» perfino per le mire grandiose di Berlusconi. La sua ritirata ha avuto inizio dieci anni fa, con l' ultima Champions vinta ad Atene. Chi fu testimone di quella notte ne ricorda il sorriso triste, crepuscolare. Il Milan era diventato un peso per i conti dell' azienda e anche per la politica berlusconiana. Sbarazzarsene era inevitabile. Ma forse avrebbe meritato un epilogo migliore.
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