La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
In : Perchè, del Fatto Quotidiano si riporta,
La bombola ritrovata cinque giorni fa a castel Volturno.
Un ordigno finto formato da una bombola a gas, una bottiglia e alcuni fili, ma senza nessun innesco è stato trovato cinque giorni fa a Castelvolturno, provincia di Caserta, a poche centinaia di metri dall'istituto alberghiero in Via Parchetti San Rocco.
Sull'ordigno c'era un cartello con scritto "Colpiremo dieci volte il Capo dello Stato. Il messaggio di minacce riportava anche nomi di politici italiani e una "firma", un logo che secondo gli investigatorinon è riconducibile ad alcun gruppo noto anarco insurrezionalista.
Secondo i carabinieri della compagnia di Mondragone di una bomba finta senza possibilità di scoppiare.
http://tweb.interno.it/pressreview/newWinPDF.php
La bombola ritrovata cinque giorni fa a castel Volturno.
Un ordigno finto formato da una bombola a gas, una bottiglia e alcuni fili, ma senza nessun innesco è stato trovato cinque giorni fa a Castelvolturno, provincia di Caserta, a poche centinaia di metri dall'istituto alberghiero in Via Parchetti San Rocco.
Sull'ordigno c'era un cartello con scritto "Colpiremo dieci volte il Capo dello Stato. Il messaggio di minacce riportava anche nomi di politici italiani e una "firma", un logo che secondo gli investigatorinon è riconducibile ad alcun gruppo noto anarco insurrezionalista.
Secondo i carabinieri della compagnia di Mondragone di una bomba finta senza possibilità di scoppiare.
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Gli inquirenti:
l'obiettivo era il pulmann
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
il solito " fiato alle trombe Turchetti"camillobenso ha scritto:Stato di confusione
Si verrà mai a capo di qualcosa in questo benedetto Paese?
troppe bocche aperte, a ogni livello, in più qualcuno critica la "freddezza" di chi invece si muove con cautela e "sobrietà" .
ergo se non spari subito quattro cavolate o se dici -"no comment",ci sono le indagini in corso- sei un pazzo o un alieno.
una forma di distorsione culturale tipica dell' "italianità", anche questa.
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Le foto sulla hp de Il Fatto
http://www.ilfattoquotidiano.it/
CRONACA
Brindisi, i primi sospettati hanno un alibi
Ecco le foto del presunto attentatore
E' un uomo di mezza età, con giacca scura e pantaloni chiari. Si nasconde, preme un telecomando e fugge via. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: il killer della scuola Morvillo-Falcone è lui
Ora c'è anche un video che ritrae l'attentatore che ieri ha piazzato tre ordigni davanti all'istituto Morvillo di Brindisi, causando la morte di una studentessa di sedici anni e il ferimento di almeno altri dieci studenti (leggi l'articolo), di cui una in gravissime condizioni (leggi l'articolo). E' un uomo di mezza età, probabilmente brizzolato, con una giacca. Lo si vede per circa una settantina di secondi mentre aziona il telecomando e aspetta la deflagrazione. Poi la fuga (guarda la fotosequenza). Gli investigatori non escludono che possa essere il gesto di un solitario, "ispirato" da "una volontà stragista", ma lasciano aperta ogni ipotesi. Non è chiaro, quindi, se l'attentatore abbia voluto colpire proprio l'istituto Morvillo o se la scelta sia stata orientata tra un ventaglio di obiettivi di Antonio Massari
http://www.ilfattoquotidiano.it/
CRONACA
Brindisi, i primi sospettati hanno un alibi
Ecco le foto del presunto attentatore
E' un uomo di mezza età, con giacca scura e pantaloni chiari. Si nasconde, preme un telecomando e fugge via. Per gli inquirenti non ci sono dubbi: il killer della scuola Morvillo-Falcone è lui
Ora c'è anche un video che ritrae l'attentatore che ieri ha piazzato tre ordigni davanti all'istituto Morvillo di Brindisi, causando la morte di una studentessa di sedici anni e il ferimento di almeno altri dieci studenti (leggi l'articolo), di cui una in gravissime condizioni (leggi l'articolo). E' un uomo di mezza età, probabilmente brizzolato, con una giacca. Lo si vede per circa una settantina di secondi mentre aziona il telecomando e aspetta la deflagrazione. Poi la fuga (guarda la fotosequenza). Gli investigatori non escludono che possa essere il gesto di un solitario, "ispirato" da "una volontà stragista", ma lasciano aperta ogni ipotesi. Non è chiaro, quindi, se l'attentatore abbia voluto colpire proprio l'istituto Morvillo o se la scelta sia stata orientata tra un ventaglio di obiettivi di Antonio Massari
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Brindisi, il video prima della bomba. Ecco le foto sequenza del presunto attentatore
Svolta nelle indagini sull'attentato alla scuola costato la vita a una ragazza. Una singola persona "in guerra col mondo" avrebbe innescato le bombole di gpl con un telecomando volumetrico. Il momento ripreso da telecamere di sorveglianza. Interrogato un ex militare esperto di elettronica. Che ha però un alibi solidissimo
di Antonio Massari | 20 maggio 2012
Commenti (637)
L’attentatore della scuola di Brindisi è stato immortalato da telecamere di sorveglianza mentre preme il telecomando dell’ordigno che ucciderà la sedicenne Melissa Bassi e ferirà diverse sue compagne, una in modo grave. Lo ha detto il procuratore della città pugliese Marco Dinapoli al termine di una conferenza stampa, parlando di “immagini terribili”. A quanto si apprende, i fotogrammi mostrerebbero un uomo brizzolato, tra i cinquanta e i cinquantacinque anni, che preme il telecomando da dietro un chiosco. Poi aspetta che il passaggio delle ragazze faccia scattare l’esplosione. Subito dopo fugge via, girandosi verso una telecamera. Circa 70 secondi che, con ogni probabilità, imprimeranno la svolta all’inchiesta. (Guarda l’immagine del presunto attentatore)
Dal fronte investigativo, però, arrivano segnali contrastanti. Mentre il procuratore Dinapoli elenca una serie di elementi che puntano decisamente verso il gesto compiuto da un singolo individuo, ipotesi che perde consistenza con il passare delle ore, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso in serata fa sapere che “siamo ancora nella delicatissima fase della raccolta degli indizi, pertanto tutte le ipotesi riferibili alla strage sono ancora all’esame delle autorità inquirenti”. E nel pomeriggio il capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce (competente su Brindisi) Cataldo Motta ha espresso pubblicamente il suo disappunto per i particolari rivelati in conferenza stampa dal collega Dinapoli, ribadendo che “tutte le ipotesi restano aperte”.
Le indagini, aperte sul reato di strage, articolo 422 del codice penale, sono ancora coperte dal riserbo. Ieri è stato interrogato un ex ufficiale dell’aeronautica: un passato vicino ai Servizi, famigliari che vendono bombole di gas – l’ordigno era costituito da tre bombole di gpl – e buone conoscenze di ingegneria elettronica. Insieme all’uomo – secondo quanto riferisce Brindisireport.it, il sito che per ieri ha diffuso le prime immagini dell’attentato - ci sarebbe anche una seconda persona interrogata. Il sospettato però avrebbe un alibi solidissimo
Quella dell’attentatore folle, di un uomo per qualche ragione “in guerra con il mondo”, o che intende creare “tensione sociale”, resta una delle piste investigative. Ipotesi che quindi contempla il rischio che l’attentatore possa ripetere azioni simili. Di certo, dice il procuratore, chi ha piazzato le bombe ha lasciato tracce: ”Abbiamo delle buone immagini, non ce le hanno regalate, ce le siamo andate a cercare”. Dalle immagini è stato ricavato l’identikit di una persona, che dai tratti somatici “non è uno straniero”, ha detto in conferenza stampa il procuratore, allontanando implicitamente una delle tante piste evocate, quella del terrorismo islamico. I fotogrammi in mano agli investigatori mostrano un uomo con giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica.
Altro elemento che contrasta con il gesto isolato è la testimonianza di una donna che ha raccontato di aver intravisto qualcuno, nel corso della notte, portare il bidone dei rifiuti (non dell’azienda comunale che si occupa dello smaltimento, ma un modello acquistabile al supermercato, con ruote) nel punto in cui poi è esploso. Alla donna, secondo quanto si apprende, è stato mostrato il video in cui si vede l’attentatore e lei non l’avrebbe riconosciuto, ma bisogna tenere conto che la scena si è svolta al buio.
Per il procuratore Dinapoli, comunque, l’ipotesi al momento più probabile è il gesto di un singolo, animato “da una volontà stragista”, senza l’intenzione di colpire una persona specifica. Dalle immagini sembrerebbe essere “un gesto isolato”, comunque compiuto in maniera programmata e razionale, anche se non è escluso il “gesto terroristico” (che comunque può essere iniziativa di un singolo). Nelle parole del procuratore la pista mafiosa perde decisamente quota, ma la scelta di una scuola intitolata a Francesco Morvillo Falcone a pochi giorni dal ventesimo anniversario della strage di Capaci potrebbe non essere casuale, bensì compiuta “per dare risalto” all’azione. Non è arrivata nessuna rivendicazione, ha precisato comunque Dinapoli.
L’ordigno utilizzato “non è alla portata di tutti”. Tre bombole di gas gpl innescate da un telecomando “volumetrico” – che si attiva al passaggio di persone, come gli antifurto domestici – che ha fatto scatenare l’esplosione al momento del passaggio delle prime ragazze nel suo raggio d’azione. Un congegno la cui costruzione – ha affermato il procuratore Dinapoli – richiede buone conoscenze di elettronica. Una schiarita nelle indagini, insomma, dopo che ieri sera il procuratore era comparso con le lacrime agli occhi. “Non possiamo lasciare impunito chiunque abbia agito con questa crudeltà – aveva detto commosso – perché lo Stato deve rendere giustizia all’orrore di queste bambine colpite a morte”.
Nonostante gli elementi raccolti, gli investigatori continuano a prendere in considerazione ogni pista. Anche quella di un legame con la mafia e una “trattativa bis”, che giunge da ambienti investigativi centrali, mentre, qui a Brindisi, l’ipotesi mafia viene considerata residuale: “Una bassa probabilità” dicono gli inquirenti al termine di una lunghissima riunione. Anche il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, è scettico sull’ipotesi di un attentato mafioso. Di certo lo Stato ha reagito. Decine e decine di investigatori arrivano da tutta Italia. Dinapoli lo sottolinea: “Non siamo stati lasciati soli, ci sono i migliori investigatori d’Italia qui con noi”.
“È terrorismo puro” diceva ieri il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. L’ipotesi investigativa sull’azione di un folle è inquietante. Ma è molto meno pericolosa della matrice terroristica. Gli inquirenti hanno controllato le liste degli imbarchi al porto, per la maggior parte navi che traghettano verso la Grecia, e anche lo scenario del terrorismo internazionale è tenuto in considerazione. Meno della matrice terroristica nazionale, però, anche se l’ipotesi che abbia agito un singolo sembra intatta. “Per un’operazione del genere”, dice un investigatore, è sufficiente anche l’azione di un solo uomo.
La pista meno convincente, invece, riguarda la mafia locale, anche se molti elementi, all’inizio, avrebbero potuto far pensare a un attentato della criminalità di Mesagne, patria della Sacra Corona Unita. Il luogo che ha dato i natali al fondatore della Scu, Pino Rogoli. Il 2 maggio scorso era stata fatta saltare in aria l’auto di Fabio Marini, presidente della locale associazione antiracket. E dieci giorni fa un’operazione di polizia, la “Die Hard”, aveva portato in carcere 16 esponenti dei clan, dopo le rivelazioni del pentito Ercole Penna.
Il padre di due delle ragazze ferite, Ilaria e Veronica Capodieci, è un imprenditore che collabora con Libera Terre di Puglia. Mai, però, la Sacra Corona Unita ha alzato così il tiro. E comunque vada, la pressione dello Stato, da oggi, nei suoi confronti sarà ancora più pesante. Restano i simboli che riguardano Cosa Nostra: il nome della scuola, Morvillo Falcone, il premio per la legalità ricevuto dallo stesso istituto, la Carovana antimafia in arrivo e la presenza dei familiari di Totò Riina a pochi chilometri, a San Pancrazio Salentino. “I familiari di Riina?”, dice un investigatore, “è una pista che non ci convince: questo è terrorismo. Un terrorismo nuovo. Ma è terrorismo”.
Intanto sono ”stazionarie” le condizioni delle quattro studentesse rimaste ferite durante lo scoppio e ricoverate due in chirurgia plastica e due al centro ustioni di Brindisi: una di queste ultime sarà sottoposta ad intervento chirurgico. Veronica, la quinta ragazza devastata dalla deflagrazione e data per morta nella concitazione, è invece ancora ricoverata in rianimazione a Lecce. In attesa dei funerali di Melissa Bassi previsti a Mesagne, il suo paese, oggi le scuole sono rimaste aperte. Alla cerimonia potrebbe essere presente anche il presidente del Consiglio Mario Monti che rientrerà in anticipo dagli Stati Uniti.
Svolta nelle indagini sull'attentato alla scuola costato la vita a una ragazza. Una singola persona "in guerra col mondo" avrebbe innescato le bombole di gpl con un telecomando volumetrico. Il momento ripreso da telecamere di sorveglianza. Interrogato un ex militare esperto di elettronica. Che ha però un alibi solidissimo
di Antonio Massari | 20 maggio 2012
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L’attentatore della scuola di Brindisi è stato immortalato da telecamere di sorveglianza mentre preme il telecomando dell’ordigno che ucciderà la sedicenne Melissa Bassi e ferirà diverse sue compagne, una in modo grave. Lo ha detto il procuratore della città pugliese Marco Dinapoli al termine di una conferenza stampa, parlando di “immagini terribili”. A quanto si apprende, i fotogrammi mostrerebbero un uomo brizzolato, tra i cinquanta e i cinquantacinque anni, che preme il telecomando da dietro un chiosco. Poi aspetta che il passaggio delle ragazze faccia scattare l’esplosione. Subito dopo fugge via, girandosi verso una telecamera. Circa 70 secondi che, con ogni probabilità, imprimeranno la svolta all’inchiesta. (Guarda l’immagine del presunto attentatore)
Dal fronte investigativo, però, arrivano segnali contrastanti. Mentre il procuratore Dinapoli elenca una serie di elementi che puntano decisamente verso il gesto compiuto da un singolo individuo, ipotesi che perde consistenza con il passare delle ore, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso in serata fa sapere che “siamo ancora nella delicatissima fase della raccolta degli indizi, pertanto tutte le ipotesi riferibili alla strage sono ancora all’esame delle autorità inquirenti”. E nel pomeriggio il capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce (competente su Brindisi) Cataldo Motta ha espresso pubblicamente il suo disappunto per i particolari rivelati in conferenza stampa dal collega Dinapoli, ribadendo che “tutte le ipotesi restano aperte”.
Le indagini, aperte sul reato di strage, articolo 422 del codice penale, sono ancora coperte dal riserbo. Ieri è stato interrogato un ex ufficiale dell’aeronautica: un passato vicino ai Servizi, famigliari che vendono bombole di gas – l’ordigno era costituito da tre bombole di gpl – e buone conoscenze di ingegneria elettronica. Insieme all’uomo – secondo quanto riferisce Brindisireport.it, il sito che per ieri ha diffuso le prime immagini dell’attentato - ci sarebbe anche una seconda persona interrogata. Il sospettato però avrebbe un alibi solidissimo
Quella dell’attentatore folle, di un uomo per qualche ragione “in guerra con il mondo”, o che intende creare “tensione sociale”, resta una delle piste investigative. Ipotesi che quindi contempla il rischio che l’attentatore possa ripetere azioni simili. Di certo, dice il procuratore, chi ha piazzato le bombe ha lasciato tracce: ”Abbiamo delle buone immagini, non ce le hanno regalate, ce le siamo andate a cercare”. Dalle immagini è stato ricavato l’identikit di una persona, che dai tratti somatici “non è uno straniero”, ha detto in conferenza stampa il procuratore, allontanando implicitamente una delle tante piste evocate, quella del terrorismo islamico. I fotogrammi in mano agli investigatori mostrano un uomo con giacca scura, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica.
Altro elemento che contrasta con il gesto isolato è la testimonianza di una donna che ha raccontato di aver intravisto qualcuno, nel corso della notte, portare il bidone dei rifiuti (non dell’azienda comunale che si occupa dello smaltimento, ma un modello acquistabile al supermercato, con ruote) nel punto in cui poi è esploso. Alla donna, secondo quanto si apprende, è stato mostrato il video in cui si vede l’attentatore e lei non l’avrebbe riconosciuto, ma bisogna tenere conto che la scena si è svolta al buio.
Per il procuratore Dinapoli, comunque, l’ipotesi al momento più probabile è il gesto di un singolo, animato “da una volontà stragista”, senza l’intenzione di colpire una persona specifica. Dalle immagini sembrerebbe essere “un gesto isolato”, comunque compiuto in maniera programmata e razionale, anche se non è escluso il “gesto terroristico” (che comunque può essere iniziativa di un singolo). Nelle parole del procuratore la pista mafiosa perde decisamente quota, ma la scelta di una scuola intitolata a Francesco Morvillo Falcone a pochi giorni dal ventesimo anniversario della strage di Capaci potrebbe non essere casuale, bensì compiuta “per dare risalto” all’azione. Non è arrivata nessuna rivendicazione, ha precisato comunque Dinapoli.
L’ordigno utilizzato “non è alla portata di tutti”. Tre bombole di gas gpl innescate da un telecomando “volumetrico” – che si attiva al passaggio di persone, come gli antifurto domestici – che ha fatto scatenare l’esplosione al momento del passaggio delle prime ragazze nel suo raggio d’azione. Un congegno la cui costruzione – ha affermato il procuratore Dinapoli – richiede buone conoscenze di elettronica. Una schiarita nelle indagini, insomma, dopo che ieri sera il procuratore era comparso con le lacrime agli occhi. “Non possiamo lasciare impunito chiunque abbia agito con questa crudeltà – aveva detto commosso – perché lo Stato deve rendere giustizia all’orrore di queste bambine colpite a morte”.
Nonostante gli elementi raccolti, gli investigatori continuano a prendere in considerazione ogni pista. Anche quella di un legame con la mafia e una “trattativa bis”, che giunge da ambienti investigativi centrali, mentre, qui a Brindisi, l’ipotesi mafia viene considerata residuale: “Una bassa probabilità” dicono gli inquirenti al termine di una lunghissima riunione. Anche il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, è scettico sull’ipotesi di un attentato mafioso. Di certo lo Stato ha reagito. Decine e decine di investigatori arrivano da tutta Italia. Dinapoli lo sottolinea: “Non siamo stati lasciati soli, ci sono i migliori investigatori d’Italia qui con noi”.
“È terrorismo puro” diceva ieri il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. L’ipotesi investigativa sull’azione di un folle è inquietante. Ma è molto meno pericolosa della matrice terroristica. Gli inquirenti hanno controllato le liste degli imbarchi al porto, per la maggior parte navi che traghettano verso la Grecia, e anche lo scenario del terrorismo internazionale è tenuto in considerazione. Meno della matrice terroristica nazionale, però, anche se l’ipotesi che abbia agito un singolo sembra intatta. “Per un’operazione del genere”, dice un investigatore, è sufficiente anche l’azione di un solo uomo.
La pista meno convincente, invece, riguarda la mafia locale, anche se molti elementi, all’inizio, avrebbero potuto far pensare a un attentato della criminalità di Mesagne, patria della Sacra Corona Unita. Il luogo che ha dato i natali al fondatore della Scu, Pino Rogoli. Il 2 maggio scorso era stata fatta saltare in aria l’auto di Fabio Marini, presidente della locale associazione antiracket. E dieci giorni fa un’operazione di polizia, la “Die Hard”, aveva portato in carcere 16 esponenti dei clan, dopo le rivelazioni del pentito Ercole Penna.
Il padre di due delle ragazze ferite, Ilaria e Veronica Capodieci, è un imprenditore che collabora con Libera Terre di Puglia. Mai, però, la Sacra Corona Unita ha alzato così il tiro. E comunque vada, la pressione dello Stato, da oggi, nei suoi confronti sarà ancora più pesante. Restano i simboli che riguardano Cosa Nostra: il nome della scuola, Morvillo Falcone, il premio per la legalità ricevuto dallo stesso istituto, la Carovana antimafia in arrivo e la presenza dei familiari di Totò Riina a pochi chilometri, a San Pancrazio Salentino. “I familiari di Riina?”, dice un investigatore, “è una pista che non ci convince: questo è terrorismo. Un terrorismo nuovo. Ma è terrorismo”.
Intanto sono ”stazionarie” le condizioni delle quattro studentesse rimaste ferite durante lo scoppio e ricoverate due in chirurgia plastica e due al centro ustioni di Brindisi: una di queste ultime sarà sottoposta ad intervento chirurgico. Veronica, la quinta ragazza devastata dalla deflagrazione e data per morta nella concitazione, è invece ancora ricoverata in rianimazione a Lecce. In attesa dei funerali di Melissa Bassi previsti a Mesagne, il suo paese, oggi le scuole sono rimaste aperte. Alla cerimonia potrebbe essere presente anche il presidente del Consiglio Mario Monti che rientrerà in anticipo dagli Stati Uniti.
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Una operazione che ha impegnato due persone che hanno trafficato intorno al cassonetto ( e la spazzatura ? ) per diverso tempo.
Mi sembra ci sia una testimonianza di un cassonetto spinto da una persona durante la notte.
Mi sembra ci sia una testimonianza di un cassonetto spinto da una persona durante la notte.
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Non fa una grinza se si tratta di GPL (Gas Propano Liquido). Ho riletto Repubblica e Il Fatto ma non riportano GPL ma semplicemente gas. I disegni dei due quotidiani riportano normalissime bombole di gas per cucina, quelle che vengono vendute in assenza della rete di distribuzione del gas metano. Il peso per bombola è quindi inferiore, e si spiega anche perché possono stare all'interno di un cassonetto. Dal Tymer, sono stati derivati tre cavetti collegati alle testate delle bombole. In realtà il sistema d'innesco doveva essere differente.
Si tratta di generare un'arco elettrico a contatto con il gas della bombola.
E' quanto accade in pratica quando in un appartamento saturo di gas si suona il campanello,...avviene l'esplosione a causa dell'arco elettrico generato dal sistema.
Si tratta di generare un'arco elettrico a contatto con il gas della bombola.
E' quanto accade in pratica quando in un appartamento saturo di gas si suona il campanello,...avviene l'esplosione a causa dell'arco elettrico generato dal sistema.
Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
il pericolo di tutta questa operazione congettura fatta sui giornali e in tv è aumentare l'effetto emulazione , a maggior ragione se si tratta del gesto di un folle.
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Re: La corda tirata troppo a lungo si è spezzata.......
Se il problema e` la dimensione delle normali bombole da cucina (la piu` piccola da 10kg), ci sono sempre le bombole da campeggio.
Riguardo la "saturazione", e` sufficiente prevedere una elettrovalvola telecomandata.
A quel punto il cassonetto e` anche utile a creare l'ambiente saturo.
Dunque servirebbe un meccanismo sofisticato.
Elettrovalvola (collegata alla prima bombola).
Elettronica di comando.
Elettroarco per innesco.
Batteria d'alimentazione.
Piu` le tre bombole (da campeggio?).
Impossibile che non vi siano in giro i residui.
Lasciamo lavorare gli investigatori.
Ciao.
soloo42000
Riguardo la "saturazione", e` sufficiente prevedere una elettrovalvola telecomandata.
A quel punto il cassonetto e` anche utile a creare l'ambiente saturo.
Dunque servirebbe un meccanismo sofisticato.
Elettrovalvola (collegata alla prima bombola).
Elettronica di comando.
Elettroarco per innesco.
Batteria d'alimentazione.
Piu` le tre bombole (da campeggio?).
Impossibile che non vi siano in giro i residui.
Lasciamo lavorare gli investigatori.
Ciao.
soloo42000
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