Renzi
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
Scrive Luciano Fontana nel suo Libro:
Capitolo 3
MATTEO RENZI
Ha un tono amaro anche se le parole che cercano di rendere la faccenda divertente.
Siamo alla presentazione milanese del suo libro, Avanti.
CONTINUA
Con Matteo Renzi sto parlando di tutti quelli che dopo la sconfitta referendaria lo hanno criticato e abbandonato.
Ci scherza su: <<Ho assistito alla gara dal salto del caro perdente>>, mi dice.
<<La discesa dal carro è un momento spassoso. Quelli che prima ti adulavano smettono di salutarti.
L'ex premier ha spesso detto che le false lusinghe e gli insulti lo lasciano insensibile, e che questo è forse più caratteristico della sua <<arroganza>> , perchè nè le une nè gli altri scalfiscono il giudizio che ha di se stesso: <<Ma io i leccaculo profesionisti li ho visti all'opera, potrei tenere un corso per riconoscerli>>.
Capitolo 3
MATTEO RENZI
Ha un tono amaro anche se le parole che cercano di rendere la faccenda divertente.
Siamo alla presentazione milanese del suo libro, Avanti.
CONTINUA
Con Matteo Renzi sto parlando di tutti quelli che dopo la sconfitta referendaria lo hanno criticato e abbandonato.
Ci scherza su: <<Ho assistito alla gara dal salto del caro perdente>>, mi dice.
<<La discesa dal carro è un momento spassoso. Quelli che prima ti adulavano smettono di salutarti.
L'ex premier ha spesso detto che le false lusinghe e gli insulti lo lasciano insensibile, e che questo è forse più caratteristico della sua <<arroganza>> , perchè nè le une nè gli altri scalfiscono il giudizio che ha di se stesso: <<Ma io i leccaculo profesionisti li ho visti all'opera, potrei tenere un corso per riconoscerli>>.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
UncleTom ha scritto:Scrive Luciano Fontana nel suo Libro:
Capitolo 3
MATTEO RENZI
Ha un tono amaro anche se le parole che cercano di rendere la faccenda divertente.
Siamo alla presentazione milanese del suo libro, Avanti.
CONTINUA
Con Matteo Renzi sto parlando di tutti quelli che dopo la sconfitta referendaria lo hanno criticato e abbandonato.
Ci scherza su: <<Ho assistito alla gara dal salto del caro perdente>>, mi dice.
<<La discesa dal carro è un momento spassoso. Quelli che prima ti adulavano smettono di salutarti.
L'ex premier ha spesso detto che le false lusinghe e gli insulti lo lasciano insensibile, e che questo è forse più caratteristico della sua <<arroganza>> , perchè nè le une nè gli altri scalfiscono il giudizio che ha di se stesso: <<Ma io i leccaculo profesionisti li ho visti all'opera, potrei tenere un corso per riconoscerli>>.
E' il sigillo a tre anni vissuti pericolosamente, come se il minuto successivo fosse sempre l'ultimo.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
6 apr 2018 11:58
MARTINA REGGE LA BARACCA, MA CHI COMANDA E’ IL DUCETTO
– ULTIMATUM DEI RENZIANI AL REGGENTE: SE ACCETTI LE AVANCES DI DI MAIO PERDI LA POLTRONA
– MATTEO PROVA A RICOMPATTARE IL NAZARENO, MA CON LE SUE REGOLE: LOTTI VICE SEGRETARIO UNICO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170903.htm
MARTINA REGGE LA BARACCA, MA CHI COMANDA E’ IL DUCETTO
– ULTIMATUM DEI RENZIANI AL REGGENTE: SE ACCETTI LE AVANCES DI DI MAIO PERDI LA POLTRONA
– MATTEO PROVA A RICOMPATTARE IL NAZARENO, MA CON LE SUE REGOLE: LOTTI VICE SEGRETARIO UNICO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170903.htm
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
6 apr 2018 09:53
“SIAMO IN BALIA DI LUIGINO LAQUALUNQUE” - VITTORIO FELTRI CONTINUA A CANNONEGGIARE DI MAIO: “SE SCENDE IN CAMPO LUI, IL GOVERNO CE LO SOGNIAMO. PER QUANTO BALORDO, DISPONE DI UN RICCO 33% CHE GLI PERMETTE DI FARE LA VOCE GROSSA E DI DARSI ARIE DI UOMO DECISIVO PER LE SORTI DELLA NAZIONE. MATTARELLA DOVRÀ RASSEGNARSI A INDIRE UNA NUOVA VOTAZIONE”
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170895.htm
“SIAMO IN BALIA DI LUIGINO LAQUALUNQUE” - VITTORIO FELTRI CONTINUA A CANNONEGGIARE DI MAIO: “SE SCENDE IN CAMPO LUI, IL GOVERNO CE LO SOGNIAMO. PER QUANTO BALORDO, DISPONE DI UN RICCO 33% CHE GLI PERMETTE DI FARE LA VOCE GROSSA E DI DARSI ARIE DI UOMO DECISIVO PER LE SORTI DELLA NAZIONE. MATTARELLA DOVRÀ RASSEGNARSI A INDIRE UNA NUOVA VOTAZIONE”
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 170895.htm
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
Analisi
Non ci sono alternative: questo Pd va sciolto
I democratici dovevano rinnovare la sinistra e invece l’hanno riportata al passato tenendola bloccata su divisioni figlie di tradizioni superate. E no, non possono stare insieme quelli che vogliono dar voce ai nuovi sfruttati e quelli che cercano voti nell’elettorato filo berlusconiano
di Massimo Cacciari
09 aprile 2018
L’attuale afasia e immobilità anche tattica del Pd rappresentano la fase ultima di quella storia che i miei venticinque lettori mi hanno ascoltato ripetere da un decennio a questa parte. C’è oggi chi ciancia di un’identità da ritrovare. Ma quale identità può ritrovare chi mai l’ha avuta? Un po’ di memoria non guasterebbe.
Mi rendo conto che è difficile averla se certe vicende non si sono vissute dall’interno; la politica si impara anche facendola. E chi l’ha fatta alla fine dello scorso decennio ha sperimentato in corpore vili , cioè sulla propria pelle, come il Pd nascesse da due sub-culture politiche ormai entrambe asfittiche, logorate, incapaci di ripensarsi criticamente. Fosse stata soltanto un’unione “a freddo”, come dicono ancora benevoli critici! Era in realtà il tentativo di comporre due correnti esaurite: una quasi-socialdemocrazia (una forza che da tre decenni tentava invano di farsi socialdemocratica, come Napolitano sa bene), completamente spiazzata di fronte alle trasformazioni del sistema sociale di produzione e delle forme del lavoro al suo interno - e terze file della tradizione cattolico-popolare, tenute sostanzialmente insieme soltanto dalla leadership prodiana. (I pochi veri protagonisti del “popolarismo”, tipo De Mita, seguivano un po’ dall’alto con sufficienza e ironia la navicella degli scadentissimi eredi). Forse all’inizio i Fassino e i Rutelli, segretari Ds e Margherita, erano i più consapevoli di queste strutturali debolezze dell’operazione e della necessità di aprire una vera fase costituente, programmatica e aperta.
Ma troppo modesti, troppo deboli rispetto ai loro azionisti di maggioranza, i quali altro non volevano che tenere in pugno l’azienda, certi che il nemico fosse solo il Cavaliere. La disperata ricerca del leader travolse ogni riflessione e condusse inesorabile a Renzi, cui va se non altro il merito di non avere nulla a che spartire con le “sensibilità” che avevano condotto al partito mai nato, cioè al Pd.
Il caso Renzi sconta tutti i limiti di qualsiasi politica “entrista”: se la conquisti dall’interno ti trovi un’organizzazione già in qualche modo formata e puoi godere di ampie rendite, ma la sua metamorfosi a tua immagine e somiglianza risulterà poi diecimila volte più ardua. E guai comunque, una volta che la vittoria appaia sicura, logorarsi in diatribe, incomprensibili per l’inclito pubblico, con gli sconfitti. Renzi esprimeva un indirizzo culturale e politico egemonizzato dalla narrazione sulle meravigliose sorti che attendevano Paese e Globo grazie all’avvento delle nuove tecnologie, e sulla necessità di adeguare i tempi e i modi della politica a quelli della azione e della decisione economico-imprenditoriale. Anche nelle forme espressive si trattava di una versione aggiornata, più credibile su certi slogan solidaristici, più simpatica esteticamente, della strategia berlusconiana.
Le sue potenzialità di penetrare nel campo elettorale di Forza Italia apparvero subito. E subito si comprese che Renzi non avrebbe potuto sfruttarle. Il Pd impediva a Renzi di svolgere con chiarezza e coerenza la propria partita. Così come impediva agli oppositori di Renzi, al suo interno, di svolgere la loro. Si potrà dire: l’uno e gli altri avevano una idea molto oscura sul che fare. Renzi ha iniziato a sentirsi un potenziale Macron troppo tardi, e comunque dopo l’esempio dell’amico francese. La sinistra nel Pd restava incatenata a ipotesi di Stato sociale-assistenziale condannate da decenni di crisi fiscale (in tutto l’Occidente) e a una difesa semi-reazionaria dell’assetto istituzionale e amministrativo vigente. La fortuna ha voluto, almeno, che la sua antica leadership venisse finalmente spazzata via insieme a Liberi e Uguali.
Una sinistra può nascere soltanto dalla fine del colossale equivoco rappresentato dal Pd. E altrettanto una forza di centro capace di sottrarre voti e consensi all’egemonia leghista. Il Pd come sigla può anche sopravvivere, ma solo rappresentando una delle due parti. Continuare da separati in casa significa continuare a suicidarsi. Quante prove occorre ancora accumulare per convincersene? E quale sinistra? Intanto, una che cessi di credere che basti evocare il nome per significare qualcosa.
Dire sinistra oggi è come dire democrazia. Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Della cosa si tratta, e non di nomi. Si tratta di dar voce, rappresentanza sindacale e politica, garanzie previdenziali alle miriadi di nuove forme di lavoro che di indipendente non hanno che la partita Iva; si tratta di smantellare il sistema amministrativo-burocratico del Paese, che grava sui nostri conti, sulle nostre imprese e sulle possibilità di investimenti dall’estero più di centomila terremoti; si tratta di riprendere con forza un disegno di sistema in merito alle riforme: è necessario abolire davvero Senati e Provincie, è necessario davvero accorpare funzioni e servizi tra Comuni, è necessario davvero disboscare l’intrico delle società partecipate, dove l’interesse politico scorrazza dietro la foglia di fico del diritto privato.
Se c’è qualcuno nella sinistra Pd che ha questo in mente, si faccia avanti, lo dettagli, ne costruisca un programma di governo. Si vuol passare attraverso un Congresso? Bene; se ne definisca al più presto la data; lo si organizzi nel modo più aperto chiedendo a tutti gli interessati anche non iscritti di contribuirvi e garantendone una rappresentanza. Come si fece, si parva licet …, al congresso che pose fine alla storia del Pci.
vedi anche:
martina-png
Perché tornare all'opposizione per il Pd è un vero trauma
Il Partito Democratico è nato con l'obiettivo di essere un partito di governo. Ma ora riscopre un ruolo di minoranza. Ma per fare cosa, per essere chi? È il momento di ripensare tutto
Dal Pd di questo decennio occorre comunque uscire. Altrimenti? Altrimenti è probabile, come il 4 marzo ha già indicato, che lo spostamento di opinioni e voti dall’area Pd all’area Cinque Stelle continui - così come, parallelamente, quello da Fi alla Lega. Altrimenti è probabile che il bipolarismo si vada riformando, dopo magari un’esperienza di governo comune, che è arduo ipotizzare abbia lunga vita, tra una destra-destra leghista (capace di mettere la sordina ai suoi vaneggiamenti anti-europeisti e sovranisti), e un centro-sinistra pentastellato. Con possibili momenti di Grosse Koalition all’italiana tra i due. Tutto sommato, operazione più facile ai Cinque Stelle che a Salvini: Salvini deve guadagnarsi una buona fetta ancora di elettorato berlusconiano - e potrebbe incontrare sulla sua strada un rinnovato Renzi -, mentre nulla vieterebbe a Di Maio, soprattutto sui temi fondamentali del lavoro e della difesa dei redditi più bassi, di lanciare una sfida aperta alla sinistra Pd.
Dove sono finiti, d’altronde, socialisti e comunisti greci e spagnoli? O la sinistra significa cultura di governo, approccio sistemico ai problemi di riforma, competenza, autorevolezza - e allora può chiedere anche sacrifici, vero ex Pci? - oppure il suo destino è la liquidazione nell’ampio seno dei movimentismi, dei populismi e delle politiche d’occasione.
Tag
Non ci sono alternative: questo Pd va sciolto
I democratici dovevano rinnovare la sinistra e invece l’hanno riportata al passato tenendola bloccata su divisioni figlie di tradizioni superate. E no, non possono stare insieme quelli che vogliono dar voce ai nuovi sfruttati e quelli che cercano voti nell’elettorato filo berlusconiano
di Massimo Cacciari
09 aprile 2018
L’attuale afasia e immobilità anche tattica del Pd rappresentano la fase ultima di quella storia che i miei venticinque lettori mi hanno ascoltato ripetere da un decennio a questa parte. C’è oggi chi ciancia di un’identità da ritrovare. Ma quale identità può ritrovare chi mai l’ha avuta? Un po’ di memoria non guasterebbe.
Mi rendo conto che è difficile averla se certe vicende non si sono vissute dall’interno; la politica si impara anche facendola. E chi l’ha fatta alla fine dello scorso decennio ha sperimentato in corpore vili , cioè sulla propria pelle, come il Pd nascesse da due sub-culture politiche ormai entrambe asfittiche, logorate, incapaci di ripensarsi criticamente. Fosse stata soltanto un’unione “a freddo”, come dicono ancora benevoli critici! Era in realtà il tentativo di comporre due correnti esaurite: una quasi-socialdemocrazia (una forza che da tre decenni tentava invano di farsi socialdemocratica, come Napolitano sa bene), completamente spiazzata di fronte alle trasformazioni del sistema sociale di produzione e delle forme del lavoro al suo interno - e terze file della tradizione cattolico-popolare, tenute sostanzialmente insieme soltanto dalla leadership prodiana. (I pochi veri protagonisti del “popolarismo”, tipo De Mita, seguivano un po’ dall’alto con sufficienza e ironia la navicella degli scadentissimi eredi). Forse all’inizio i Fassino e i Rutelli, segretari Ds e Margherita, erano i più consapevoli di queste strutturali debolezze dell’operazione e della necessità di aprire una vera fase costituente, programmatica e aperta.
Ma troppo modesti, troppo deboli rispetto ai loro azionisti di maggioranza, i quali altro non volevano che tenere in pugno l’azienda, certi che il nemico fosse solo il Cavaliere. La disperata ricerca del leader travolse ogni riflessione e condusse inesorabile a Renzi, cui va se non altro il merito di non avere nulla a che spartire con le “sensibilità” che avevano condotto al partito mai nato, cioè al Pd.
Il caso Renzi sconta tutti i limiti di qualsiasi politica “entrista”: se la conquisti dall’interno ti trovi un’organizzazione già in qualche modo formata e puoi godere di ampie rendite, ma la sua metamorfosi a tua immagine e somiglianza risulterà poi diecimila volte più ardua. E guai comunque, una volta che la vittoria appaia sicura, logorarsi in diatribe, incomprensibili per l’inclito pubblico, con gli sconfitti. Renzi esprimeva un indirizzo culturale e politico egemonizzato dalla narrazione sulle meravigliose sorti che attendevano Paese e Globo grazie all’avvento delle nuove tecnologie, e sulla necessità di adeguare i tempi e i modi della politica a quelli della azione e della decisione economico-imprenditoriale. Anche nelle forme espressive si trattava di una versione aggiornata, più credibile su certi slogan solidaristici, più simpatica esteticamente, della strategia berlusconiana.
Le sue potenzialità di penetrare nel campo elettorale di Forza Italia apparvero subito. E subito si comprese che Renzi non avrebbe potuto sfruttarle. Il Pd impediva a Renzi di svolgere con chiarezza e coerenza la propria partita. Così come impediva agli oppositori di Renzi, al suo interno, di svolgere la loro. Si potrà dire: l’uno e gli altri avevano una idea molto oscura sul che fare. Renzi ha iniziato a sentirsi un potenziale Macron troppo tardi, e comunque dopo l’esempio dell’amico francese. La sinistra nel Pd restava incatenata a ipotesi di Stato sociale-assistenziale condannate da decenni di crisi fiscale (in tutto l’Occidente) e a una difesa semi-reazionaria dell’assetto istituzionale e amministrativo vigente. La fortuna ha voluto, almeno, che la sua antica leadership venisse finalmente spazzata via insieme a Liberi e Uguali.
Una sinistra può nascere soltanto dalla fine del colossale equivoco rappresentato dal Pd. E altrettanto una forza di centro capace di sottrarre voti e consensi all’egemonia leghista. Il Pd come sigla può anche sopravvivere, ma solo rappresentando una delle due parti. Continuare da separati in casa significa continuare a suicidarsi. Quante prove occorre ancora accumulare per convincersene? E quale sinistra? Intanto, una che cessi di credere che basti evocare il nome per significare qualcosa.
Dire sinistra oggi è come dire democrazia. Che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Della cosa si tratta, e non di nomi. Si tratta di dar voce, rappresentanza sindacale e politica, garanzie previdenziali alle miriadi di nuove forme di lavoro che di indipendente non hanno che la partita Iva; si tratta di smantellare il sistema amministrativo-burocratico del Paese, che grava sui nostri conti, sulle nostre imprese e sulle possibilità di investimenti dall’estero più di centomila terremoti; si tratta di riprendere con forza un disegno di sistema in merito alle riforme: è necessario abolire davvero Senati e Provincie, è necessario davvero accorpare funzioni e servizi tra Comuni, è necessario davvero disboscare l’intrico delle società partecipate, dove l’interesse politico scorrazza dietro la foglia di fico del diritto privato.
Se c’è qualcuno nella sinistra Pd che ha questo in mente, si faccia avanti, lo dettagli, ne costruisca un programma di governo. Si vuol passare attraverso un Congresso? Bene; se ne definisca al più presto la data; lo si organizzi nel modo più aperto chiedendo a tutti gli interessati anche non iscritti di contribuirvi e garantendone una rappresentanza. Come si fece, si parva licet …, al congresso che pose fine alla storia del Pci.
vedi anche:
martina-png
Perché tornare all'opposizione per il Pd è un vero trauma
Il Partito Democratico è nato con l'obiettivo di essere un partito di governo. Ma ora riscopre un ruolo di minoranza. Ma per fare cosa, per essere chi? È il momento di ripensare tutto
Dal Pd di questo decennio occorre comunque uscire. Altrimenti? Altrimenti è probabile, come il 4 marzo ha già indicato, che lo spostamento di opinioni e voti dall’area Pd all’area Cinque Stelle continui - così come, parallelamente, quello da Fi alla Lega. Altrimenti è probabile che il bipolarismo si vada riformando, dopo magari un’esperienza di governo comune, che è arduo ipotizzare abbia lunga vita, tra una destra-destra leghista (capace di mettere la sordina ai suoi vaneggiamenti anti-europeisti e sovranisti), e un centro-sinistra pentastellato. Con possibili momenti di Grosse Koalition all’italiana tra i due. Tutto sommato, operazione più facile ai Cinque Stelle che a Salvini: Salvini deve guadagnarsi una buona fetta ancora di elettorato berlusconiano - e potrebbe incontrare sulla sua strada un rinnovato Renzi -, mentre nulla vieterebbe a Di Maio, soprattutto sui temi fondamentali del lavoro e della difesa dei redditi più bassi, di lanciare una sfida aperta alla sinistra Pd.
Dove sono finiti, d’altronde, socialisti e comunisti greci e spagnoli? O la sinistra significa cultura di governo, approccio sistemico ai problemi di riforma, competenza, autorevolezza - e allora può chiedere anche sacrifici, vero ex Pci? - oppure il suo destino è la liquidazione nell’ampio seno dei movimentismi, dei populismi e delle politiche d’occasione.
Tag
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
11 apr 2018 10:55
CONSIP, IL DUCETTO DAI GIUDICI
- IL CORRIERE PROTEGGE RENZI: METTE UN RICHIAMO IN PRIMA E POI NASCONDE IL PEZZO
– PIGNATONE E IELO GLI CHIEDONO SE LOTTI HA O MENO AVVERTITO L’EX AD MARRONI DI AVERE I TELEFONI SOTTO CONTROLLO
– LA FUGA DI NOTIZIA E LE CHIACCHIERE SUL CELLULARE CON BABBO TIZIANO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 171255.htm
1. SOLO COME TESTIMONE
Gio.Bia. per il Corriere della Sera
CONSIP CARABINIERI
CONSIP CARABINIERI
Dopo l' interrogatorio e il confronto tra il ministro Luca Lotti e il testimone Luigi Marroni, ex amministratore delegato di Consip, è toccato a Matteo Renzi. L' ex presidente del Consiglio è stato ascoltato dai pubblici ministeri di Roma come persona informata sui fatti per provare a chiarire il ruolo di Lotti, che era sottosegretario a palazzo Chigi quando avrebbe avvisato Marroni dell' inchiesta napoletana in corso sugli appalti gestiti dalla società che gestisce gli appalti pubblici.
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
Renzi è stato convocato dai magistrati la scorsa settimana, e in passato era già stato sentito dagli avvocati difensori di Lotti - indagato per violazione di segreto e favoreggiamento - nel corso di indagini difensive. Il suo sottosegretario dell' epoca continua a dire che nulla sapeva dell' indagine e che dunque nulla poté rivelare. Tuttavia Marroni ha ribadito che fu proprio lui a dirgli che c' era l' inchiesta sulla Consip, con tanto di intercettazioni.
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
Per provare a capire chi dice la verità e chi mente, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, l' aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno voluto ascoltare anche la versione dell' ex premier. Un' altra fuga di notizie sulla quale i pm romani tentano di fare luce, è quella che avvisò Tiziano Renzi che il suo telefono era sotto controllo. Appena due giorni dopo l' inizio delle operazioni l' ex autista del pullman elettorale di Matteo Renzi avvisò Carlo Russo (amico di Renzi sr, e ora indagato) di non chiamare più «il babbo» .
2. LOTTI, TIZIANO E LE SOFFIATE A CONSIP
Estratto dell’articolo di Valeria Pacelli per il Fatto Quotidiano
MATTEO E TIZIANO RENZI
MATTEO E TIZIANO RENZI
La Procura di Roma ha sentito nell' ambito dell' inchiesta Consip, come persona informata sui fatti, Matteo Renzi […]. L' ex premier è estraneo all' inchiesta, che annovera tra gli indagati persone a lui molto vicine, come suo padre Tiziano (accusato di traffico di influenze illecite) e il ministro dello Sport, Luca Lotti (indagato per rivelazione di segreto d' ufficio e favoreggiamento).
Sul contenuto dell' interrogatorio le bocche sono cucite, ma secondo indiscrezioni, le domande dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi - presenti durante l' audizione insieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone - avrebbero riguardato il capitolo fuga di notizie […]. In questo filone di indagine sono accusati, con Lotti, anche i generali Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia.
lorenzini tiziano renzi
lorenzini tiziano renzi
A tirarli in ballo è stato l' ex Ad di Consip, Luigi Marroni […]: "Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (presidente della fiorentina Publiacqua, ora indagato per favoreggiamento, ndr), dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato". Ferrara a detta di Marroni, gli disse di averlo saputo da Del Sette. […]
Il manager ha ribadito queste accuse […]. Come pure ha fatto lo scorso 29 marzo, quando c' è stato il confronto con Lotti, il quale invece nega ogni coinvolgimento. Una settimana dopo, è stato convocato Matteo Renzi […]
MATTEO INTERCETTATO: "DEVI DIRE LA VERITÀ"
MATTEO E TIZIANO RENZI
MATTEO E TIZIANO RENZI
Indagato eccellente è Tiziano Renzi, padre dell' ex premier, accusato con il suo amico Carlo Russo di traffico di influenze. Secondo l' impostazione iniziale ci sarebbe stato un accordo tra Russo e l' imprenditore campano Alfredo Romeo che prevedeva il pagamento di 30 mila euro al mese per Tiziano Renzi e 5 mila ogni due mesi per Russo, da parte di Romeo. In cambio di pressioni sui vertici Consip […]
Interrogato il 3 marzo 2017, il padre dell' ex premier ha negato di aver preso soldi. I magistrati romani però ritengono che un incontro tra lui e Romeo possa essere avvenuto intorno al 16 luglio 2015 in un bar di Firenze, anche se sono convinti che non abbia a che vedere con il presunto accordo di cui parlava l' imprenditore con Russo.
ALFREDO ROMEO
ALFREDO ROMEO
Anche Matteo Renzi, in una telefonata, intercettata il 2 marzo 2017 - il giorno prima dell' interrogatorio di Tiziano a Roma - chiede al padre se ha incontrato Romeo. Quella mattina Repubblica intervista l' ex tesoriere Pd Campania, Alfredo Mazzei, che dice di aver saputo di una cena tra Romeo, Tiziano Renzi e Russo in una "bettola romana" (circostanza non verificata).
Matteo chiede al padre se è vero. I carabinieri nel brogliaccio annotano: "Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no". Il padre quindi cerca di ricordare: "Quando lui ha fatto il ricevimento al Four Season c' erano una serie di imprenditori ma c' era anche la madre Lalla (Laura Bovoli, madre di Matteo, ndr) e siamo andati via subito" […]. "Non dire che c' era mamma - interrompe Matteo - altrimenti interrogano anche lei". Poi l' ex premier aggiunge: "Tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l' hai detta a Luca". […]
alfredo mazzei
alfredo mazzei
BILLI L' AUTISTA ASSESSORE E LA CENA CON IL GENERALE
Ma, come detto, in Consip, le storie si intrecciano. E i legami tra i protagonisti, li racconta ai pm il 3 marzo 2017 Daniele Lorenzini, sindaco di Rignano sull' Arno, paese di Tiziano Renzi. Lorenzini parla di un incontro in cui "Tiziano mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un' indagine di Napoli” […]. "Confermo di avere parlato di tale indagine - dice Lorenzini, sentito come persona informata sui fatti - anche con Roberto Bargilli, che è (era, ndr) un mio assessore". Bargilli, detto Billi, è l' autista del camper che accompagnò Matteo Renzi per le primarie 2012.
tiziano renzi e laura bovoli
tiziano renzi e laura bovoli
Ed è lo stesso che il 7 dicembre 2016 chiama Russo e gli dice: "Scusami ti telefonavo () per conto di babbo () Mi ha detto di dirti di non chiamarlo e non mandargli messaggi". Una telefonata che arriva appena due giorni dopo l' inizio delle intercettazioni della Procura di Napoli sul telefonino di Tiziano"Più che una chiamata era un messaggino[…].
ROBERTO BARGILLI RENZI
ROBERTO BARGILLI RENZI
Ma Lorenzini racconta anche altro: ossia di una cena a casa di Tiziano Renzi, in cui era presente anche Saltalamacchia, il generale coinvolto nel filone di indagine sulla fuga di notizie ricostruita da Luigi Marroni. "Mentre eravamo in giardino - dice Lorenzini - ho sentito Saltalamacchia dire a Tiziano che sarebbe stato meglio per lui non frequentare un soggetto, di cui tuttavia non ho sentito il nome, perché era oggetto di indagine[…]” .
CONSIP, IL DUCETTO DAI GIUDICI
- IL CORRIERE PROTEGGE RENZI: METTE UN RICHIAMO IN PRIMA E POI NASCONDE IL PEZZO
– PIGNATONE E IELO GLI CHIEDONO SE LOTTI HA O MENO AVVERTITO L’EX AD MARRONI DI AVERE I TELEFONI SOTTO CONTROLLO
– LA FUGA DI NOTIZIA E LE CHIACCHIERE SUL CELLULARE CON BABBO TIZIANO
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 171255.htm
1. SOLO COME TESTIMONE
Gio.Bia. per il Corriere della Sera
CONSIP CARABINIERI
CONSIP CARABINIERI
Dopo l' interrogatorio e il confronto tra il ministro Luca Lotti e il testimone Luigi Marroni, ex amministratore delegato di Consip, è toccato a Matteo Renzi. L' ex presidente del Consiglio è stato ascoltato dai pubblici ministeri di Roma come persona informata sui fatti per provare a chiarire il ruolo di Lotti, che era sottosegretario a palazzo Chigi quando avrebbe avvisato Marroni dell' inchiesta napoletana in corso sugli appalti gestiti dalla società che gestisce gli appalti pubblici.
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
angelino alfano saluta luigi marroni della consip
Renzi è stato convocato dai magistrati la scorsa settimana, e in passato era già stato sentito dagli avvocati difensori di Lotti - indagato per violazione di segreto e favoreggiamento - nel corso di indagini difensive. Il suo sottosegretario dell' epoca continua a dire che nulla sapeva dell' indagine e che dunque nulla poté rivelare. Tuttavia Marroni ha ribadito che fu proprio lui a dirgli che c' era l' inchiesta sulla Consip, con tanto di intercettazioni.
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI
Per provare a capire chi dice la verità e chi mente, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, l' aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Mario Palazzi hanno voluto ascoltare anche la versione dell' ex premier. Un' altra fuga di notizie sulla quale i pm romani tentano di fare luce, è quella che avvisò Tiziano Renzi che il suo telefono era sotto controllo. Appena due giorni dopo l' inizio delle operazioni l' ex autista del pullman elettorale di Matteo Renzi avvisò Carlo Russo (amico di Renzi sr, e ora indagato) di non chiamare più «il babbo» .
2. LOTTI, TIZIANO E LE SOFFIATE A CONSIP
Estratto dell’articolo di Valeria Pacelli per il Fatto Quotidiano
MATTEO E TIZIANO RENZI
MATTEO E TIZIANO RENZI
La Procura di Roma ha sentito nell' ambito dell' inchiesta Consip, come persona informata sui fatti, Matteo Renzi […]. L' ex premier è estraneo all' inchiesta, che annovera tra gli indagati persone a lui molto vicine, come suo padre Tiziano (accusato di traffico di influenze illecite) e il ministro dello Sport, Luca Lotti (indagato per rivelazione di segreto d' ufficio e favoreggiamento).
Sul contenuto dell' interrogatorio le bocche sono cucite, ma secondo indiscrezioni, le domande dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi - presenti durante l' audizione insieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone - avrebbero riguardato il capitolo fuga di notizie […]. In questo filone di indagine sono accusati, con Lotti, anche i generali Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia.
lorenzini tiziano renzi
lorenzini tiziano renzi
A tirarli in ballo è stato l' ex Ad di Consip, Luigi Marroni […]: "Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (presidente della fiorentina Publiacqua, ora indagato per favoreggiamento, ndr), dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercettato". Ferrara a detta di Marroni, gli disse di averlo saputo da Del Sette. […]
Il manager ha ribadito queste accuse […]. Come pure ha fatto lo scorso 29 marzo, quando c' è stato il confronto con Lotti, il quale invece nega ogni coinvolgimento. Una settimana dopo, è stato convocato Matteo Renzi […]
MATTEO INTERCETTATO: "DEVI DIRE LA VERITÀ"
MATTEO E TIZIANO RENZI
MATTEO E TIZIANO RENZI
Indagato eccellente è Tiziano Renzi, padre dell' ex premier, accusato con il suo amico Carlo Russo di traffico di influenze. Secondo l' impostazione iniziale ci sarebbe stato un accordo tra Russo e l' imprenditore campano Alfredo Romeo che prevedeva il pagamento di 30 mila euro al mese per Tiziano Renzi e 5 mila ogni due mesi per Russo, da parte di Romeo. In cambio di pressioni sui vertici Consip […]
Interrogato il 3 marzo 2017, il padre dell' ex premier ha negato di aver preso soldi. I magistrati romani però ritengono che un incontro tra lui e Romeo possa essere avvenuto intorno al 16 luglio 2015 in un bar di Firenze, anche se sono convinti che non abbia a che vedere con il presunto accordo di cui parlava l' imprenditore con Russo.
ALFREDO ROMEO
ALFREDO ROMEO
Anche Matteo Renzi, in una telefonata, intercettata il 2 marzo 2017 - il giorno prima dell' interrogatorio di Tiziano a Roma - chiede al padre se ha incontrato Romeo. Quella mattina Repubblica intervista l' ex tesoriere Pd Campania, Alfredo Mazzei, che dice di aver saputo di una cena tra Romeo, Tiziano Renzi e Russo in una "bettola romana" (circostanza non verificata).
Matteo chiede al padre se è vero. I carabinieri nel brogliaccio annotano: "Tiziano dice di no e che le cene se le ricorda ma i bar no". Il padre quindi cerca di ricordare: "Quando lui ha fatto il ricevimento al Four Season c' erano una serie di imprenditori ma c' era anche la madre Lalla (Laura Bovoli, madre di Matteo, ndr) e siamo andati via subito" […]. "Non dire che c' era mamma - interrompe Matteo - altrimenti interrogano anche lei". Poi l' ex premier aggiunge: "Tu devi dire la verità in quanto in passato la verità non l' hai detta a Luca". […]
alfredo mazzei
alfredo mazzei
BILLI L' AUTISTA ASSESSORE E LA CENA CON IL GENERALE
Ma, come detto, in Consip, le storie si intrecciano. E i legami tra i protagonisti, li racconta ai pm il 3 marzo 2017 Daniele Lorenzini, sindaco di Rignano sull' Arno, paese di Tiziano Renzi. Lorenzini parla di un incontro in cui "Tiziano mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un' indagine di Napoli” […]. "Confermo di avere parlato di tale indagine - dice Lorenzini, sentito come persona informata sui fatti - anche con Roberto Bargilli, che è (era, ndr) un mio assessore". Bargilli, detto Billi, è l' autista del camper che accompagnò Matteo Renzi per le primarie 2012.
tiziano renzi e laura bovoli
tiziano renzi e laura bovoli
Ed è lo stesso che il 7 dicembre 2016 chiama Russo e gli dice: "Scusami ti telefonavo () per conto di babbo () Mi ha detto di dirti di non chiamarlo e non mandargli messaggi". Una telefonata che arriva appena due giorni dopo l' inizio delle intercettazioni della Procura di Napoli sul telefonino di Tiziano"Più che una chiamata era un messaggino[…].
ROBERTO BARGILLI RENZI
ROBERTO BARGILLI RENZI
Ma Lorenzini racconta anche altro: ossia di una cena a casa di Tiziano Renzi, in cui era presente anche Saltalamacchia, il generale coinvolto nel filone di indagine sulla fuga di notizie ricostruita da Luigi Marroni. "Mentre eravamo in giardino - dice Lorenzini - ho sentito Saltalamacchia dire a Tiziano che sarebbe stato meglio per lui non frequentare un soggetto, di cui tuttavia non ho sentito il nome, perché era oggetto di indagine[…]” .
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
11 apr 2018 10:26
FIGLIO DI UN PD MINORE: IL FASSINIANO MARTINA ABBANDONATO DA TUTTI. PIU’ D’UN TRAGHETTATORE SEMBRA CARONTE
– IL DUCETTO NON VUOLE PROMUOVERLO DA REGGENTE A SEGRETARIO E LO MOLLA PURE ANDREA ORLANDO CHE LANCIA ZINGARETTI
– RENZI ANCORA NON S’E’ DECISO: DELRIO?
- MOLLATI ALLA DERIVA SERRACCHIANI E RICHETTI
Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
maurizio martina e renzi al lingotto
maurizio martina e renzi al lingotto
I renziani «mollano» Maurizio Martina. E, con Graziano Delrio in testa, chiedono il Congresso. In autunno (ottobre-novembre) o a febbraio. L' ex segretario, che ieri non era all' assemblea dei gruppi, perché, ha spiegato ai suoi, «non voglio condizionare il dibattito interno al Pd», ha resistito fino all' ultimo. Ma ora anche Renzi ha capito che la situazione non è più sostenibile e che continuare ad appoggiare il reggente diventa difficile, visti gli umori della sua area. Del resto, era stato proprio il segretario dimissionario, il 5 marzo scorso, all' indomani della sconfitta elettorale, a proporre di «eleggere un segretario vero con un congresso vero e non in un caminetto».
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
E anche gli «orlandiani», sebbene non ufficialmente, stanno prendendo le distanze da Martina: «Meglio un congresso e un segretario con pieni poteri», dicono nei capannelli di Montecitorio. Loro sono pronti ad appoggiare Zingaretti quando verrà il momento. Saranno quindi le primarie a eleggere il successore di Renzi, salvo sorprese dell' ultim' ora (nel Pd sempre possibili).
ANDREA ORLANDO
ANDREA ORLANDO
Le «chances» di Martina restano appese a un esile filo. Potrebbe essere eletto solo nel caso in cui dichiarasse apertamente di essere a tempo, giusto i mesi che servono per arrivare alle assise. Se il reggente accettasse queste condizioni capestro, allora forse potrebbe guidare il Pd per un periodo. Anche se per la verità più di metà dei renziani non vorrebbe dargli nemmeno questa possibilità.
ORFINI RENZI
ORFINI RENZI
Ma se, per diversi motivi, saltasse anche l' ipotesi di Martina segretario con scadenza incorporata, a questo punto si porrebbe il problema del ritiro della sua candidatura. Renzi e i suoi non vogliono la spaccatura nell' assemblea nazionale del 21: preferirebbero una soluzione «soft» con il reggente che fa un passo indietro.
Il Pd dunque potrebbe restare senza segretario per qualche mese (a meno che alla fine l' area che fa capo all' ex numero uno del partito non decida di eleggere un suo candidato per il tempo che manca al congresso). Non resterebbe però «acefalo». Perché in questo caso lo statuto interno prevede che a guidare il Pd sia il suo presidente. Ossia Matteo Orfini, il più grande alleato di Renzi.
matteo renzi delrio
matteo renzi delrio
E con Orfini alla guida, la linea del Partito democratico non si discosterebbe da quella dell' opposizione «senza se e senza ma» impostata da Renzi il 5 marzo scorso. A riguardo il presidente del Pd è chiarissimo: «I 5 Stelle hanno un' idea della democrazia diversa dalla nostra. E per me non c' è differenza tra loro e la Lega». Sul muro costruito da Orfini (in accordo con l' ex segretario) si infrangerebbero quindi tutti tentativi di dialogo con i grillini, o i progetti di un governo presieduto da Fico e non da Di Maio.
nicola zingaretti
nicola zingaretti
Congresso, dunque. Perché la maggioranza del partito a questo punto lo vuole e perché anche il piu riluttante di tutti, cioé Renzi, sembrerebbe essersi acconciato a questa ipotesi. Manca però a questo punto il nome del candidato in grado di unire renziani, diversamente renziani ed ex renziani. Debora Serracchiani e Matteo Richetti sono scesi in campo. Ma si punta su un ripensamento di Graziano Delrio. Il capogruppo del Pd alla Camera sarebbe il vero candidato vincente.
FIGLIO DI UN PD MINORE: IL FASSINIANO MARTINA ABBANDONATO DA TUTTI. PIU’ D’UN TRAGHETTATORE SEMBRA CARONTE
– IL DUCETTO NON VUOLE PROMUOVERLO DA REGGENTE A SEGRETARIO E LO MOLLA PURE ANDREA ORLANDO CHE LANCIA ZINGARETTI
– RENZI ANCORA NON S’E’ DECISO: DELRIO?
- MOLLATI ALLA DERIVA SERRACCHIANI E RICHETTI
Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
maurizio martina e renzi al lingotto
maurizio martina e renzi al lingotto
I renziani «mollano» Maurizio Martina. E, con Graziano Delrio in testa, chiedono il Congresso. In autunno (ottobre-novembre) o a febbraio. L' ex segretario, che ieri non era all' assemblea dei gruppi, perché, ha spiegato ai suoi, «non voglio condizionare il dibattito interno al Pd», ha resistito fino all' ultimo. Ma ora anche Renzi ha capito che la situazione non è più sostenibile e che continuare ad appoggiare il reggente diventa difficile, visti gli umori della sua area. Del resto, era stato proprio il segretario dimissionario, il 5 marzo scorso, all' indomani della sconfitta elettorale, a proporre di «eleggere un segretario vero con un congresso vero e non in un caminetto».
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
carlo calenda tessera pd con maurizio martina
E anche gli «orlandiani», sebbene non ufficialmente, stanno prendendo le distanze da Martina: «Meglio un congresso e un segretario con pieni poteri», dicono nei capannelli di Montecitorio. Loro sono pronti ad appoggiare Zingaretti quando verrà il momento. Saranno quindi le primarie a eleggere il successore di Renzi, salvo sorprese dell' ultim' ora (nel Pd sempre possibili).
ANDREA ORLANDO
ANDREA ORLANDO
Le «chances» di Martina restano appese a un esile filo. Potrebbe essere eletto solo nel caso in cui dichiarasse apertamente di essere a tempo, giusto i mesi che servono per arrivare alle assise. Se il reggente accettasse queste condizioni capestro, allora forse potrebbe guidare il Pd per un periodo. Anche se per la verità più di metà dei renziani non vorrebbe dargli nemmeno questa possibilità.
ORFINI RENZI
ORFINI RENZI
Ma se, per diversi motivi, saltasse anche l' ipotesi di Martina segretario con scadenza incorporata, a questo punto si porrebbe il problema del ritiro della sua candidatura. Renzi e i suoi non vogliono la spaccatura nell' assemblea nazionale del 21: preferirebbero una soluzione «soft» con il reggente che fa un passo indietro.
Il Pd dunque potrebbe restare senza segretario per qualche mese (a meno che alla fine l' area che fa capo all' ex numero uno del partito non decida di eleggere un suo candidato per il tempo che manca al congresso). Non resterebbe però «acefalo». Perché in questo caso lo statuto interno prevede che a guidare il Pd sia il suo presidente. Ossia Matteo Orfini, il più grande alleato di Renzi.
matteo renzi delrio
matteo renzi delrio
E con Orfini alla guida, la linea del Partito democratico non si discosterebbe da quella dell' opposizione «senza se e senza ma» impostata da Renzi il 5 marzo scorso. A riguardo il presidente del Pd è chiarissimo: «I 5 Stelle hanno un' idea della democrazia diversa dalla nostra. E per me non c' è differenza tra loro e la Lega». Sul muro costruito da Orfini (in accordo con l' ex segretario) si infrangerebbero quindi tutti tentativi di dialogo con i grillini, o i progetti di un governo presieduto da Fico e non da Di Maio.
nicola zingaretti
nicola zingaretti
Congresso, dunque. Perché la maggioranza del partito a questo punto lo vuole e perché anche il piu riluttante di tutti, cioé Renzi, sembrerebbe essersi acconciato a questa ipotesi. Manca però a questo punto il nome del candidato in grado di unire renziani, diversamente renziani ed ex renziani. Debora Serracchiani e Matteo Richetti sono scesi in campo. Ma si punta su un ripensamento di Graziano Delrio. Il capogruppo del Pd alla Camera sarebbe il vero candidato vincente.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
11 apr 2018 09:52
“DOBBIAMO TENERE UN DIALOGO CON TUTTI”
- FRANCESCHINI SPACCA IL FRONTE RENZIANO DELL’OPPOSIZIONE A OLTRANZA E, TELE-GUIDATO DA MATTARELLA, SPINGE IL PD A SPORCARSI LE MANI: “IL PUNTO NON È FARE UN GOVERNO CON M5S. È TENERE APERTO UN DIALOGO CON TUTTI, ANCHE DALLA MINORANZA. NON È CHE CI COMPROMETTIAMO, SE PARLIAMO…”
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
FRANCESCHINI RENZI
FRANCESCHINI RENZI
Né sull' Aventino, né alla finestra. Nell'arduo tentativo di tenere assieme la posizione dei renziani con quella del fronte dialogante, Maurizio Martina ha in sostanza detto ai gruppi parlamentari che governare con Luigi Di Maio e compagni non si può, ma il Pd deve impedire che nasca un esecutivo M5S-Lega.
A scatenare la dura reazione dei renziani sono stati i ragionamenti di Dario Franceschini, il più ascoltato tra i capicorrente che si muovono in sintonia con il Quirinale. Per il ministro non basta assistere al quotidiano balletto dei vincitori, perché nessuno di loro ha i numeri per governare il Paese. È ora che il Pd entri in partita, accetti il confronto e faccia «di tutto per evitare che nasca un governo Lega e M5S, che porterebbe l' Italia più vicina all' Ungheria, che a Francia e Germania».
RENZI FRANCESCHINI
RENZI FRANCESCHINI
Franceschini chiude la «prima fase» dell' opposizione e sprona i dem a prepararsi alla fase due. «Il punto non è fare un governo con M5S - chiarisce l' ex segretario - È tenere aperto un dialogo con tutti, anche dalla minoranza. Non è che ci compromettiamo, se parliamo». Matteo Renzi non c'è e se molti lo evocano, nessuno lo cita.
Martina respinge come «irricevibile» la logica di Di Maio e avverte che «Pd e Lega non sono interscambiabili». Ma questo per il candidato segretario «non significa stare alla finestra». Le parole del reggente descrivono un Pd disposto a «seguire l'evoluzione dello scenario» politico e non più orgogliosamente arroccato sull'Aventino. Gianni Cuperlo è pronto a sedersi al tavolo con Di Maio e Michele Emiliano ci farebbe un governo assieme anche domani. Mentre Andrea Orlando vede le urne all' orizzonte.
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
I renziani alzano le barricate. Il Pd non può non stare all' opposizione, rimarca Matteo Orfini, perché «il M5S non è una costola della sinistra, ma una diversa idea di democrazia». Per il presidente «non è cambiato nulla» e al Quirinale la delegazione del Pd salirà con la stessa linea del primo giro di consultazioni. E se il premier non fosse Di Maio?
«Non si aprirebbe nessuna breccia», insiste Orfini. Ettore Rosato stoppa anche l'idea di un governo del presidente e Graziano Delrio media. Dice che nessuno ha dubbi su stare o meno all' opposizione, semmai ci s ìono «legittimi dubbi su come interpretiamo il nostro ruolo». Ma non si chieda al Pd un'azione «trasformista». Per i dem è la prima, vera occasione di confronto dopo la débacle . «Possiamo discutere senza tirarci gli stracci addosso?», supplica Martina.
ORFINI
ORFINI
E così tra le due fazioni volano tweet. Franceschini invita a parlarsi «senza gettare fango, senza insinuare sospetti di complotti», chiede di non rimuovere «una sconfitta di queste dimensioni» e rimprovera Andrea Marcucci per essersi augurato un governo sovranista M5S-Lega: «Quel tweet non doveva scapparti...».
Il capogruppo però resta convinto che il Pd non possa «abiurare a quattro anni di buon governo». Il confronto si intreccia con lo scontro sulla segreteria. Martina non molla. Ieri ha sentito Renzi e Gentiloni e spera di arrivare all' assemblea del 21 aprile con un accordo sul suo nome, evitando una conta sanguinosa.
“DOBBIAMO TENERE UN DIALOGO CON TUTTI”
- FRANCESCHINI SPACCA IL FRONTE RENZIANO DELL’OPPOSIZIONE A OLTRANZA E, TELE-GUIDATO DA MATTARELLA, SPINGE IL PD A SPORCARSI LE MANI: “IL PUNTO NON È FARE UN GOVERNO CON M5S. È TENERE APERTO UN DIALOGO CON TUTTI, ANCHE DALLA MINORANZA. NON È CHE CI COMPROMETTIAMO, SE PARLIAMO…”
Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
FRANCESCHINI RENZI
FRANCESCHINI RENZI
Né sull' Aventino, né alla finestra. Nell'arduo tentativo di tenere assieme la posizione dei renziani con quella del fronte dialogante, Maurizio Martina ha in sostanza detto ai gruppi parlamentari che governare con Luigi Di Maio e compagni non si può, ma il Pd deve impedire che nasca un esecutivo M5S-Lega.
A scatenare la dura reazione dei renziani sono stati i ragionamenti di Dario Franceschini, il più ascoltato tra i capicorrente che si muovono in sintonia con il Quirinale. Per il ministro non basta assistere al quotidiano balletto dei vincitori, perché nessuno di loro ha i numeri per governare il Paese. È ora che il Pd entri in partita, accetti il confronto e faccia «di tutto per evitare che nasca un governo Lega e M5S, che porterebbe l' Italia più vicina all' Ungheria, che a Francia e Germania».
RENZI FRANCESCHINI
RENZI FRANCESCHINI
Franceschini chiude la «prima fase» dell' opposizione e sprona i dem a prepararsi alla fase due. «Il punto non è fare un governo con M5S - chiarisce l' ex segretario - È tenere aperto un dialogo con tutti, anche dalla minoranza. Non è che ci compromettiamo, se parliamo». Matteo Renzi non c'è e se molti lo evocano, nessuno lo cita.
Martina respinge come «irricevibile» la logica di Di Maio e avverte che «Pd e Lega non sono interscambiabili». Ma questo per il candidato segretario «non significa stare alla finestra». Le parole del reggente descrivono un Pd disposto a «seguire l'evoluzione dello scenario» politico e non più orgogliosamente arroccato sull'Aventino. Gianni Cuperlo è pronto a sedersi al tavolo con Di Maio e Michele Emiliano ci farebbe un governo assieme anche domani. Mentre Andrea Orlando vede le urne all' orizzonte.
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
I renziani alzano le barricate. Il Pd non può non stare all' opposizione, rimarca Matteo Orfini, perché «il M5S non è una costola della sinistra, ma una diversa idea di democrazia». Per il presidente «non è cambiato nulla» e al Quirinale la delegazione del Pd salirà con la stessa linea del primo giro di consultazioni. E se il premier non fosse Di Maio?
«Non si aprirebbe nessuna breccia», insiste Orfini. Ettore Rosato stoppa anche l'idea di un governo del presidente e Graziano Delrio media. Dice che nessuno ha dubbi su stare o meno all' opposizione, semmai ci s ìono «legittimi dubbi su come interpretiamo il nostro ruolo». Ma non si chieda al Pd un'azione «trasformista». Per i dem è la prima, vera occasione di confronto dopo la débacle . «Possiamo discutere senza tirarci gli stracci addosso?», supplica Martina.
ORFINI
ORFINI
E così tra le due fazioni volano tweet. Franceschini invita a parlarsi «senza gettare fango, senza insinuare sospetti di complotti», chiede di non rimuovere «una sconfitta di queste dimensioni» e rimprovera Andrea Marcucci per essersi augurato un governo sovranista M5S-Lega: «Quel tweet non doveva scapparti...».
Il capogruppo però resta convinto che il Pd non possa «abiurare a quattro anni di buon governo». Il confronto si intreccia con lo scontro sulla segreteria. Martina non molla. Ieri ha sentito Renzi e Gentiloni e spera di arrivare all' assemblea del 21 aprile con un accordo sul suo nome, evitando una conta sanguinosa.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
Dall'Espresso.it
Intervista
Fabrizio Barca: «Dopo una sberla così o ci si rinnova, o ci si arrocca arrivando al suicidio»
«Da almeno 25 anni vediamo un'incapacità progressiva della sinistra di rappresentare le classi subalterne della società». Parla l'ex ministro e membro del Partito Democratico
di Alessandro Gilioli
11 aprile 20
Intervista
Fabrizio Barca: «Dopo una sberla così o ci si rinnova, o ci si arrocca arrivando al suicidio»
«Da almeno 25 anni vediamo un'incapacità progressiva della sinistra di rappresentare le classi subalterne della società». Parla l'ex ministro e membro del Partito Democratico
di Alessandro Gilioli
11 aprile 20
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Renzi
12 apr 2018 09:44
DIPARTITO DEMOCRATICO
- NEI SONDAGGI, GENTILONI E’ FAVORITO COME NUOVO SEGRETARIO DEL PD
- MA NEL PARTITO E’ IL CASO: DELRIO VUOLE IL CONGRESSO SUBITO E PRIMARIE APERTE - CESARE DAMIANO, VICINO A ORLANDO VORREBBE LA CONFERMA IN ASSEMBLEA DI MARTINA SEGRETARIO
- LA MINORANZA VUOLE PRIMARIE SOLO TRA GLI ISCRITTI
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 171336.htm
Carlo Bertini per “la Stampa”
Convocare le primarie a ottobre e se Martina ci sta a fare il segretario a tempo, bene, altrimenti tirare dritti senza di lui: è la linea vidimata da un Renzi sfiancato dal pressing dei suoi. Un Renzi che vorrebbe evitare lo scenario disastroso di uno scontro all' arma bianca. Così come Gentiloni, cui l'idea di spaccarsi all' Assemblea del 21 non garba affatto, per usare un eufemismo.
Un premier che in assenza di testimonial Pd di alto rango, ha deciso di colmare un vuoto e di andare venerdì in Molise a far campagna elettorale per il centrosinistra; e programma di andare la settimana successiva anche in Friuli Venezia Giulia.
paolo gentiloni (2)
paolo gentiloni (2)
A nessuno sfugge, tantomeno a Renzi, che in questo momento avere una rottura nel Pd mentre sono in corso le consultazioni sarebbe devastante. Un punto a favore questo di Martina, anche se ora il gioco del cerino è vedere chi rompe l' unità. Al netto di quanto oggi la delegazione con Martina, Delrio, Marcucci e Orfini andrà a ripetere a Mattarella, è già partito il congresso tra le due fazioni, quella pro e quella contro il dialogo con i grillini. Il Pd di matrice renziana ritiene «impossibile» un qualsiasi governo con i 5Stelle e «molto difficile» scendere a patti col centrodestra di qui a due mesi. È chiara la differenza di vedute.
DELRIO
DELRIO
Ma tutto il campo del Pd è cosparso di mine. «Primarie? Non ci sono le condizioni», si mette di traverso il segretario reggente, dando così la stura ad uno scontro in piena regola con colui che lo scelse come vice.
«Non faccio il liquidatore o il passacarte», avverte Martina dallo studio della Berlinguer, senza neppure escludere («lo vedremo») una sua corsa alle primarie quando ci saranno.
«Bisogna evitare il rischio di una resa dei conti e ci sono le condizioni», lancia un ramoscello d' ulivo per un accordo in extremis, mentre sullo schermo di «Cartabianca» sfila un sondaggio Emg tra gli elettori Pd. Chi vorreste segretario?
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
27,9% Gentiloni, Renzi al 22,7, Martina 16,6, Zingaretti 8,2 e Delrio, candidato preferito dall'ex segretario, al 5,1%. Il Pd dunque si avvia a convocare il congresso anticipato in un clima mefitico: non basta lo scontro tra le donne sulle candidature rosa. Ieri è pure scoppiato il caso di "R.i.p.arty" una festa per la «morte» politica di Renzi, convocata da un circolo dei Giovani Dem romani, derubricata a iniziativa goliardica, ma censurata pesantemente dai renziani.
I veleni circolano copiosi, le correnti si riuniscono in segreto preparandosi alla battaglia.
ANDREA ORLANDO
ANDREA ORLANDO
Quella di Orlando contesta la linea che se in Assemblea decade il reggente e tutta la segreteria di Renzi, tutti i poteri passano a Orfini. Non è così, dicono, paventando uno stato di anarchia. È vero che in quel caso Orfini resta in carica per i suoi compiti, che non sono quelli di un segretario, ammettono i renziani, ma è chiaro che in tv andrà lui, che avrà più visibilità restando il solo a rappresentare il Pd.
Ma la minoranza ribolle: a Delrio che vuole il congresso subito (anche per superare le tentazioni renziane di andare oltre il Pd o di altre scissioni) e che chiede primarie aperte come elemento rigenerativo, si oppone Cesare Damiano, vicino a Orlando. Che vorrebbe la conferma in Assemblea di Martina segretario, a condizione che marchi una linea di discontinuità di metodo e di contenuto da Renzi. La minoranza vuole primarie tra gli iscritti, quindi il contrario di primarie aperte.
MAURIZIO MARTINA
MAURIZIO MARTINA
Ma in questo bailamme, la cosa significativa sarà capire se la forza di Renzi resisterà agli scossoni di questi giorni: il punto politico sarà vedere se l' attuale maggioranza renziana che ha retto le redini del comando fin qui si romperà; se Franceschini e Gentiloni sosterranno o no Martina e se il reggente andrà fino in fondo, dimostrando così di poter vantare una nuova maggioranza in assemblea.
Per ora resiste a quanto gli viene prospettato, ovvero una serie di condizioni per restare, tipo avere come vice Luca Lotti, come tesoriere Bonifazi e farsi circondare da un cordone sanitario di renziani. «Io credo nella necessità che un Pd unito lavori per costruire i fondamentali. L' assemblea dovrebbe arrivare ad una scelta unitaria e larga e non possiamo permetterci conte ravvicinate», dice parlando delle primarie.
DIPARTITO DEMOCRATICO
- NEI SONDAGGI, GENTILONI E’ FAVORITO COME NUOVO SEGRETARIO DEL PD
- MA NEL PARTITO E’ IL CASO: DELRIO VUOLE IL CONGRESSO SUBITO E PRIMARIE APERTE - CESARE DAMIANO, VICINO A ORLANDO VORREBBE LA CONFERMA IN ASSEMBLEA DI MARTINA SEGRETARIO
- LA MINORANZA VUOLE PRIMARIE SOLO TRA GLI ISCRITTI
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 171336.htm
Carlo Bertini per “la Stampa”
Convocare le primarie a ottobre e se Martina ci sta a fare il segretario a tempo, bene, altrimenti tirare dritti senza di lui: è la linea vidimata da un Renzi sfiancato dal pressing dei suoi. Un Renzi che vorrebbe evitare lo scenario disastroso di uno scontro all' arma bianca. Così come Gentiloni, cui l'idea di spaccarsi all' Assemblea del 21 non garba affatto, per usare un eufemismo.
Un premier che in assenza di testimonial Pd di alto rango, ha deciso di colmare un vuoto e di andare venerdì in Molise a far campagna elettorale per il centrosinistra; e programma di andare la settimana successiva anche in Friuli Venezia Giulia.
paolo gentiloni (2)
paolo gentiloni (2)
A nessuno sfugge, tantomeno a Renzi, che in questo momento avere una rottura nel Pd mentre sono in corso le consultazioni sarebbe devastante. Un punto a favore questo di Martina, anche se ora il gioco del cerino è vedere chi rompe l' unità. Al netto di quanto oggi la delegazione con Martina, Delrio, Marcucci e Orfini andrà a ripetere a Mattarella, è già partito il congresso tra le due fazioni, quella pro e quella contro il dialogo con i grillini. Il Pd di matrice renziana ritiene «impossibile» un qualsiasi governo con i 5Stelle e «molto difficile» scendere a patti col centrodestra di qui a due mesi. È chiara la differenza di vedute.
DELRIO
DELRIO
Ma tutto il campo del Pd è cosparso di mine. «Primarie? Non ci sono le condizioni», si mette di traverso il segretario reggente, dando così la stura ad uno scontro in piena regola con colui che lo scelse come vice.
«Non faccio il liquidatore o il passacarte», avverte Martina dallo studio della Berlinguer, senza neppure escludere («lo vedremo») una sua corsa alle primarie quando ci saranno.
«Bisogna evitare il rischio di una resa dei conti e ci sono le condizioni», lancia un ramoscello d' ulivo per un accordo in extremis, mentre sullo schermo di «Cartabianca» sfila un sondaggio Emg tra gli elettori Pd. Chi vorreste segretario?
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
MAURIZIO MARTINA ALLA DIREZIONE DEL PD
27,9% Gentiloni, Renzi al 22,7, Martina 16,6, Zingaretti 8,2 e Delrio, candidato preferito dall'ex segretario, al 5,1%. Il Pd dunque si avvia a convocare il congresso anticipato in un clima mefitico: non basta lo scontro tra le donne sulle candidature rosa. Ieri è pure scoppiato il caso di "R.i.p.arty" una festa per la «morte» politica di Renzi, convocata da un circolo dei Giovani Dem romani, derubricata a iniziativa goliardica, ma censurata pesantemente dai renziani.
I veleni circolano copiosi, le correnti si riuniscono in segreto preparandosi alla battaglia.
ANDREA ORLANDO
ANDREA ORLANDO
Quella di Orlando contesta la linea che se in Assemblea decade il reggente e tutta la segreteria di Renzi, tutti i poteri passano a Orfini. Non è così, dicono, paventando uno stato di anarchia. È vero che in quel caso Orfini resta in carica per i suoi compiti, che non sono quelli di un segretario, ammettono i renziani, ma è chiaro che in tv andrà lui, che avrà più visibilità restando il solo a rappresentare il Pd.
Ma la minoranza ribolle: a Delrio che vuole il congresso subito (anche per superare le tentazioni renziane di andare oltre il Pd o di altre scissioni) e che chiede primarie aperte come elemento rigenerativo, si oppone Cesare Damiano, vicino a Orlando. Che vorrebbe la conferma in Assemblea di Martina segretario, a condizione che marchi una linea di discontinuità di metodo e di contenuto da Renzi. La minoranza vuole primarie tra gli iscritti, quindi il contrario di primarie aperte.
MAURIZIO MARTINA
MAURIZIO MARTINA
Ma in questo bailamme, la cosa significativa sarà capire se la forza di Renzi resisterà agli scossoni di questi giorni: il punto politico sarà vedere se l' attuale maggioranza renziana che ha retto le redini del comando fin qui si romperà; se Franceschini e Gentiloni sosterranno o no Martina e se il reggente andrà fino in fondo, dimostrando così di poter vantare una nuova maggioranza in assemblea.
Per ora resiste a quanto gli viene prospettato, ovvero una serie di condizioni per restare, tipo avere come vice Luca Lotti, come tesoriere Bonifazi e farsi circondare da un cordone sanitario di renziani. «Io credo nella necessità che un Pd unito lavori per costruire i fondamentali. L' assemblea dovrebbe arrivare ad una scelta unitaria e larga e non possiamo permetterci conte ravvicinate», dice parlando delle primarie.
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 21 ospiti