Diario della caduta di un regime.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
LIBRE
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Morte di David Rossi, Fracassi: colpa di Draghi il crollo Mps
Scritto il 17/5/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
Siena, 6 marzo 2013. Un uomo precipita dalla finestra, ma non muore sul colpo. Si muove ancora, quando due uomini comparsi dal nulla, nel vicolo sotto la sede centrale del Montepaschi, gli si avvicinano per verificarne le condizioni, prima di sparire. Chi sono? Mistero. «Sappiamo invece chi ha fatto pervenire quel filmato al “New York Post”: è stata la Cia», afferma il reporter Franco Fracassi, ai microfoni di “Border Nights”, a proposito del video (sconvolgente) sulla morte di David Rossi, poi ripreso anche dalle “Iene” e ora disponibile sul web. Insieme a Elio Lannutti, Fracassi è autore del saggio “Morte dei Paschi”, ovvero: dalla drammatica fine di Rossi ai risparmiatori truffati, “ecco chi ha ucciso la banca di Siena”. Suicidio all’italiana? Sappiamo solo che la magistratura ha rinunciato a indagare nella direzione dell’omicidio, dice Fracassi, avendo rapidamente archiviato il caso come, appunto, suicidio. «Certo, resta il fatto che Rossi è volato dalla finestra del suo ufficio appena due giorni dopo l’email in cui annunciava di voler parlare con i magistrati, riguardo al suo ruolo nella banca finita nella bufera». Indagini a parte, per Fracassi il vero colpevole ha un nome preciso: Mario Draghi. «E’ stato lui a far crollare la banca di Siena», determinando il disastro che poi ha portato anche alla morte di David Rossi.
Il primo a puntare il dito contro il presidente della Bce è stato Gioele Magaldi, leader del Movimento Roosevelt e autore del saggio “Massoni, società a responsabilità illimitata” (Chiarelettere), che svela il ruolo di 36 Ur-Lodges nel “back office” del massimo potere mondiale. Superlogge sovranazionali potentissime, come le 5 organizzazioni di stampo neo-aristocratico alle quali, secondo Magaldi, è affiliato Draghi: sono la “Edmund Burke”, la “Pan-Europa”, la “Der Ring”, nonché due autentiche colonne del mondo supermassonico di segno reazionario, la “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e la “Three Eyes”, il club di Kissinger, Rockefeller e Brzesinski. «Quando era governatore di Bankitalia – sostiene Magaldi – Draghi avrebbe dovuto vigilare sulla spericolata acquisizione di Antonveneta da parte della banca senese. Ma non lo fece, così come Anna Maria Tarantola, all’epoca alta funzionaria della Banca d’Italia». La vicenda Mps-Antonveneta è nota: il “Sole 24 Ore” la definisce «la più grande rivalutazione della storia». Il prezzo di Antonveneta, riassume il quotidiano di Confindustria, nel 2007 schizzò in pochi mesi dai 6,6 miliardi pagati dal Banco Santander per comprare l’istituto ai 9,3 (più oneri vari che hanno fatto salire il prezzo definitivo a 10,3 miliardi circa) tirati fuori da Mps.
Oltre 10 miliardi, dunque, ai quali «vanno aggiunti almeno altri 7,9 miliardi di debiti di Antonveneta, che l’istituto senese si è accollato». In soli 11 mesi – dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009 – il Monte dei Paschi «ha effettuato bonifici per oltre 17 miliardi». Soldi che, scrive il “Sole”, «sono finiti ad Amsterdam, Londra e Madrid». Oggi, Franco Fracassi la definisce «la più grande operazione bancaria della storia», avendo coinvolto anche gli olandesi di Abn-Amro, gli inglesi e la Banca Mondiale. «Draghi – insiste Fracassi, a “Border Nights” – ha avuto un ruolo di primo piano, nel disastro del Monte dei Paschi, perché non ha permesso controllo ma, a mio giudizio, ha premuto per la cosa: è stato lui a spingere il Monte dei Paschi nel baratro, perché la banca senese era un tassello fondamentale di questa operazione – che Draghi ha voluto a tutti i costi, e che ha portato alla grande crisi economica, quella che sta devastando tutta l’Europa da ormai dieci anni». Questa crisi, aggiunge Fracassi, è figlia del crack di alcune delle più grandi banche d’Europa, «frutto di un’operazione voluta da Draghi in un momento in cui non bisognava farla, e soprattutto non in maniera così scellerata, come se si avesse voluto gettare l’Europa nel baratro».
Perché è successo? «Non credo che Draghi non sapesse che cosa sarebbe potuto accadere», dice sempre Fracassi a “Border Nights”. «Non credo l’abbia fatto per leggerezza. E’ una persona molto intelligente, che sa il fatto suo. E so anche che Draghi è uno dei campioni del neoliberismo: è colui che, quando stava in Goldman Sachs, ha gettato nel baratro la Grecia». Conoscendo l’ideologia neoliberista e le strategie normalmente adottate dall’élite finanziaria euro-atlantica, aggiunge Fracassi, «presumo che ci sia stata la volontà di gettare l’Europa nella crisi». Draghi? «In questo ha avuto un ruolo di primo piano, e il Monte dei Paschi è stata la chiave di volta: quantomeno, quindi – conclude – Draghi ha delle responsabilità morali, per questa vicenda», su cui ora incombe anche il giallo della morte di David Rossi. E quello strano video, che Fracassi attribuisce alla Cia? Proprio la fonte di quelle immagini terribili «dà la dimensione della cosa», aggiunge il giornalista. «E’ un filmato che non dovrebbe esistere, e che teoricamente non dovrebbe avere nulla a che vedere con loro: cosa può importare, alla Cia, di un italiano che si suicida?». Vai a sapere. Sempre Fracassi, a “ByoBlu”, ha rivelato che «il Montepaschi è una delle banche che in questi ultimi 7 anni hanno garantito l’acquisto e la vendita di armi a tutte le parti in conflitto in Siria».
Nel libro scritto con Lannutti, Fracassi cerca di capire «chi siano gli assassini di quella che è stata la banca più grande d’Europa». Si parla di armi, di politica, di criminalità organizzata. «Anche il mondo sommerso del crimine, alla fine, passa dalle banche: non è che esiste la Criminal Bank e poi le banche pulite, le banche son banche», dice ancora Fracassi a “Border Nights”. «Tranne forse rari casi virtuosi, la maggior parte delle banche fa queste cose. Il problema è: a che livello, quanto consapevolmente, e quanta ingerenza hanno, questi aspetti, nella gestione complessiva della banca». La crisi di Mps sembra consonante con le recenti notizie sull’assorbimento delle Bcc, le banche di credito cooperativo, raggruppate – per volere della Bce – sono l’ombrello di un unico grande soggetto finanziario, che si teme sarà fatalmente meno attento all’economia dei territori e invece più aperto (come il Montepaschi dopo la fatale svolta) al mercato finanziario internazionale dei titoli tossici. «Il fallimento del Montepaschi, dovuto alla responsabilità quantomeno morale di Mario Draghi – aggiunge Fracassi – ha portato uno sconquasso in tutto il sistema economico e creditizio europeo. E quindi anche nelle banche italiane, che a differenza di altre erano più fragili, trovandosi in una situazione di grande esposizione, per aver fatto fusioni con altre banche e investimenti in Borsa sbagliati, ma soprattutto per la quantità di crediti inesigibili».
Di per sé, precisa il giornalista, i crediti inesigibili non fanno crollare una banca, se non molto raramente. «Se però il sistema salta, quei crediti inesigibili diventano insostenibili: durante una crisi econonica, chi ha preso soldi in prestito non riesce a restituirli. E’ una sorta di catena: più banche falliscono, e più rischiano di fallirne». Elementare: «Quando un sistema va in crisi, i più deboli sono i primi a soccombere». E mentre una grande banca ha i suoi paracadute, oltre a essere “too big to fail” (troppo grande per poter fallire), le banche piccole «non hanno quasi protezione, da parte della politica e del sistema finanziario: si appoggiano a piccole realtà locali, che possono entrare in crisi coinvolgendo le banche stesse». E’ la storia recente dell’Unione Europea, sintetizza Fracassi, a rendere esplicita la condanna (non giudiziaria, certo, ma storico-politica) dei super-tecnocrati alla Mario Draghi, onnipotenti registi di una crisi abilmente pilotata per organizzare uno smisurato trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto. Un fenomeno spaventosamente spettacolare, senza eguali nella storia moderna. Il sociologo Luciano Gallino lo chiamava “lotta di classe dei ricchi contro i poveri”. E in attesa che venga alla luce la verità definitiva sulla fine di David Rossi – esecutori e mandanti dell’eventuale omicidio – Franco Fracassi insiste: almeno moralmente, la colpa è di Draghi. Distruggere Mps faceva parte di un piano preciso, che l’ex governatore di Bankitalia, poi promosso alla Bce, non ha certo ostacolato.
(Il libro: Elio Lannutti e Franco Fracassi, “Morte dei Paschi. Dal suicidio di David Rossi ai risparmiatori truffati. Ecco chi ha ucciso la banca di Siena”, PaperFirst editore, 280 pagine, 12 euro).
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Morte di David Rossi, Fracassi: colpa di Draghi il crollo Mps
Scritto il 17/5/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet
Siena, 6 marzo 2013. Un uomo precipita dalla finestra, ma non muore sul colpo. Si muove ancora, quando due uomini comparsi dal nulla, nel vicolo sotto la sede centrale del Montepaschi, gli si avvicinano per verificarne le condizioni, prima di sparire. Chi sono? Mistero. «Sappiamo invece chi ha fatto pervenire quel filmato al “New York Post”: è stata la Cia», afferma il reporter Franco Fracassi, ai microfoni di “Border Nights”, a proposito del video (sconvolgente) sulla morte di David Rossi, poi ripreso anche dalle “Iene” e ora disponibile sul web. Insieme a Elio Lannutti, Fracassi è autore del saggio “Morte dei Paschi”, ovvero: dalla drammatica fine di Rossi ai risparmiatori truffati, “ecco chi ha ucciso la banca di Siena”. Suicidio all’italiana? Sappiamo solo che la magistratura ha rinunciato a indagare nella direzione dell’omicidio, dice Fracassi, avendo rapidamente archiviato il caso come, appunto, suicidio. «Certo, resta il fatto che Rossi è volato dalla finestra del suo ufficio appena due giorni dopo l’email in cui annunciava di voler parlare con i magistrati, riguardo al suo ruolo nella banca finita nella bufera». Indagini a parte, per Fracassi il vero colpevole ha un nome preciso: Mario Draghi. «E’ stato lui a far crollare la banca di Siena», determinando il disastro che poi ha portato anche alla morte di David Rossi.
Il primo a puntare il dito contro il presidente della Bce è stato Gioele Magaldi, leader del Movimento Roosevelt e autore del saggio “Massoni, società a responsabilità illimitata” (Chiarelettere), che svela il ruolo di 36 Ur-Lodges nel “back office” del massimo potere mondiale. Superlogge sovranazionali potentissime, come le 5 organizzazioni di stampo neo-aristocratico alle quali, secondo Magaldi, è affiliato Draghi: sono la “Edmund Burke”, la “Pan-Europa”, la “Der Ring”, nonché due autentiche colonne del mondo supermassonico di segno reazionario, la “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e la “Three Eyes”, il club di Kissinger, Rockefeller e Brzesinski. «Quando era governatore di Bankitalia – sostiene Magaldi – Draghi avrebbe dovuto vigilare sulla spericolata acquisizione di Antonveneta da parte della banca senese. Ma non lo fece, così come Anna Maria Tarantola, all’epoca alta funzionaria della Banca d’Italia». La vicenda Mps-Antonveneta è nota: il “Sole 24 Ore” la definisce «la più grande rivalutazione della storia». Il prezzo di Antonveneta, riassume il quotidiano di Confindustria, nel 2007 schizzò in pochi mesi dai 6,6 miliardi pagati dal Banco Santander per comprare l’istituto ai 9,3 (più oneri vari che hanno fatto salire il prezzo definitivo a 10,3 miliardi circa) tirati fuori da Mps.
Oltre 10 miliardi, dunque, ai quali «vanno aggiunti almeno altri 7,9 miliardi di debiti di Antonveneta, che l’istituto senese si è accollato». In soli 11 mesi – dal 30 maggio 2008 al 30 aprile 2009 – il Monte dei Paschi «ha effettuato bonifici per oltre 17 miliardi». Soldi che, scrive il “Sole”, «sono finiti ad Amsterdam, Londra e Madrid». Oggi, Franco Fracassi la definisce «la più grande operazione bancaria della storia», avendo coinvolto anche gli olandesi di Abn-Amro, gli inglesi e la Banca Mondiale. «Draghi – insiste Fracassi, a “Border Nights” – ha avuto un ruolo di primo piano, nel disastro del Monte dei Paschi, perché non ha permesso controllo ma, a mio giudizio, ha premuto per la cosa: è stato lui a spingere il Monte dei Paschi nel baratro, perché la banca senese era un tassello fondamentale di questa operazione – che Draghi ha voluto a tutti i costi, e che ha portato alla grande crisi economica, quella che sta devastando tutta l’Europa da ormai dieci anni». Questa crisi, aggiunge Fracassi, è figlia del crack di alcune delle più grandi banche d’Europa, «frutto di un’operazione voluta da Draghi in un momento in cui non bisognava farla, e soprattutto non in maniera così scellerata, come se si avesse voluto gettare l’Europa nel baratro».
Perché è successo? «Non credo che Draghi non sapesse che cosa sarebbe potuto accadere», dice sempre Fracassi a “Border Nights”. «Non credo l’abbia fatto per leggerezza. E’ una persona molto intelligente, che sa il fatto suo. E so anche che Draghi è uno dei campioni del neoliberismo: è colui che, quando stava in Goldman Sachs, ha gettato nel baratro la Grecia». Conoscendo l’ideologia neoliberista e le strategie normalmente adottate dall’élite finanziaria euro-atlantica, aggiunge Fracassi, «presumo che ci sia stata la volontà di gettare l’Europa nella crisi». Draghi? «In questo ha avuto un ruolo di primo piano, e il Monte dei Paschi è stata la chiave di volta: quantomeno, quindi – conclude – Draghi ha delle responsabilità morali, per questa vicenda», su cui ora incombe anche il giallo della morte di David Rossi. E quello strano video, che Fracassi attribuisce alla Cia? Proprio la fonte di quelle immagini terribili «dà la dimensione della cosa», aggiunge il giornalista. «E’ un filmato che non dovrebbe esistere, e che teoricamente non dovrebbe avere nulla a che vedere con loro: cosa può importare, alla Cia, di un italiano che si suicida?». Vai a sapere. Sempre Fracassi, a “ByoBlu”, ha rivelato che «il Montepaschi è una delle banche che in questi ultimi 7 anni hanno garantito l’acquisto e la vendita di armi a tutte le parti in conflitto in Siria».
Nel libro scritto con Lannutti, Fracassi cerca di capire «chi siano gli assassini di quella che è stata la banca più grande d’Europa». Si parla di armi, di politica, di criminalità organizzata. «Anche il mondo sommerso del crimine, alla fine, passa dalle banche: non è che esiste la Criminal Bank e poi le banche pulite, le banche son banche», dice ancora Fracassi a “Border Nights”. «Tranne forse rari casi virtuosi, la maggior parte delle banche fa queste cose. Il problema è: a che livello, quanto consapevolmente, e quanta ingerenza hanno, questi aspetti, nella gestione complessiva della banca». La crisi di Mps sembra consonante con le recenti notizie sull’assorbimento delle Bcc, le banche di credito cooperativo, raggruppate – per volere della Bce – sono l’ombrello di un unico grande soggetto finanziario, che si teme sarà fatalmente meno attento all’economia dei territori e invece più aperto (come il Montepaschi dopo la fatale svolta) al mercato finanziario internazionale dei titoli tossici. «Il fallimento del Montepaschi, dovuto alla responsabilità quantomeno morale di Mario Draghi – aggiunge Fracassi – ha portato uno sconquasso in tutto il sistema economico e creditizio europeo. E quindi anche nelle banche italiane, che a differenza di altre erano più fragili, trovandosi in una situazione di grande esposizione, per aver fatto fusioni con altre banche e investimenti in Borsa sbagliati, ma soprattutto per la quantità di crediti inesigibili».
Di per sé, precisa il giornalista, i crediti inesigibili non fanno crollare una banca, se non molto raramente. «Se però il sistema salta, quei crediti inesigibili diventano insostenibili: durante una crisi econonica, chi ha preso soldi in prestito non riesce a restituirli. E’ una sorta di catena: più banche falliscono, e più rischiano di fallirne». Elementare: «Quando un sistema va in crisi, i più deboli sono i primi a soccombere». E mentre una grande banca ha i suoi paracadute, oltre a essere “too big to fail” (troppo grande per poter fallire), le banche piccole «non hanno quasi protezione, da parte della politica e del sistema finanziario: si appoggiano a piccole realtà locali, che possono entrare in crisi coinvolgendo le banche stesse». E’ la storia recente dell’Unione Europea, sintetizza Fracassi, a rendere esplicita la condanna (non giudiziaria, certo, ma storico-politica) dei super-tecnocrati alla Mario Draghi, onnipotenti registi di una crisi abilmente pilotata per organizzare uno smisurato trasferimento di ricchezza dal basso verso l’alto. Un fenomeno spaventosamente spettacolare, senza eguali nella storia moderna. Il sociologo Luciano Gallino lo chiamava “lotta di classe dei ricchi contro i poveri”. E in attesa che venga alla luce la verità definitiva sulla fine di David Rossi – esecutori e mandanti dell’eventuale omicidio – Franco Fracassi insiste: almeno moralmente, la colpa è di Draghi. Distruggere Mps faceva parte di un piano preciso, che l’ex governatore di Bankitalia, poi promosso alla Bce, non ha certo ostacolato.
(Il libro: Elio Lannutti e Franco Fracassi, “Morte dei Paschi. Dal suicidio di David Rossi ai risparmiatori truffati. Ecco chi ha ucciso la banca di Siena”, PaperFirst editore, 280 pagine, 12 euro).
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
.....CRONACA DELLA LOTTA POLITICA IN UNO STATO IN AVANZATA DECOMPOSIZIONE.....
Basta su tutti quanto scrive in prima pagina il Vice Bufaliere:
Se il governo passa, poi sarà bocciato dall'Europa
GIOCO AL MASSACRO
il famigerato contratto c'è: 40 pagine e 25 punti zeppi di progetti irrealizzabili per mancanza di copertura finanziaria.
Il fallimento dell'eventuale esecutivo è garantito. E la Lega scarica la colpa di tutto sulla Ue
ADESSO RISCHIAMO ADDIRITTURA DI SORBIRCI UN PREMIER DI CINQUESTELLE
di Renaton <<<< BCFR)--- PER CIELO 70-- LA "n" di Renaton non è vicina alla "a" e nemmeno alla "t", sulla tastiera.
Come spieghi l'errore?????
di Renato Farina ( ex agente BETULLA)
Basta su tutti quanto scrive in prima pagina il Vice Bufaliere:
Se il governo passa, poi sarà bocciato dall'Europa
GIOCO AL MASSACRO
il famigerato contratto c'è: 40 pagine e 25 punti zeppi di progetti irrealizzabili per mancanza di copertura finanziaria.
Il fallimento dell'eventuale esecutivo è garantito. E la Lega scarica la colpa di tutto sulla Ue
ADESSO RISCHIAMO ADDIRITTURA DI SORBIRCI UN PREMIER DI CINQUESTELLE
di Renaton <<<< BCFR)--- PER CIELO 70-- LA "n" di Renaton non è vicina alla "a" e nemmeno alla "t", sulla tastiera.
Come spieghi l'errore?????
di Renato Farina ( ex agente BETULLA)
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
…...ALL'ASILO “MARIUCCIA”...
Dal Bufaliere – Prima pagina:
PREMIER NON ELETTO
CONTE COME MONTI, TORNANO I TECNICI
Di Maio e Salvini indicano il professore , ma Mattarella
(irritato) ha ancora qualche dubbio. Nuove consultazioni
di Alessandro Sallusti
^^^^^
IL DIFFERENZIALE VOLA, FITCH MINACCIA
Incubo spread e rating
Il giallo-verde spaventa
Rodolfo Parietti
( c.d.t. - Il nero, invece rassicura???)
^^^^^
OGGI L'ASSEMBLEA
Confindustria
teme l'esecutivo
<<contro il Nord>>
di Marcello Zacchè
^^^^^
IL CENTRODESTRA RESTA ALL'OPPOSIZIONE
La delusione di Berlusconi
<<E' un signor nessuno>>
Pagina 10
Il leader di Fi vede Salvini <<troppo appiattito
sui grillini>>. <<No>> alla fiducia assai probabile
^^^^^
Mattarella irritato e dubbioso
basta soluzioni <<precotte>>
Il nome proprosto dai due leader appare troppo debole
Il Colle prende altro tempo e convoca Fico e Casellati
di Massimiliano Scafi
Roma
^^^^^
IL RITRATTO
Devoto di Padre Pio, secchione e di sinistra
Il <<Financial Times>> lo stronca: un novellino
Il quotidiano della City boccia Conte: uno sconosciuto principiante della politica
Francesca Angeli
(c.d.t. -Era meglio un vecchio marpione bollito, secondo il Bufaliere??????????)
Dal vice- Bufaliere- Prima pagina:
Programma troppo sbilanciato a sinistra
Governo rosso o niente
Mattarella non si fida granchè delle soluzioni prospettate da Di Maio e Salvini e non gradisce un premier maggiordomo
Il contratto è un condensato di neostatalismo che ucciderebbe l'economia nazionale. Il rischio è che salti tutto con un botto
^^^^^
Matteo attento a te
Salvini non ha nulla
da spartire con M5S.
non si faccia fregare
di LITTORIO FELTRI
^^^^^
Il candidato a Palazzo Chigi
CONTE, CHI E' COSTUI?
Il giurista si definisce di sinistra e garba a Napolitano
di FRANCESCO SPECCHIA
^^^^^
Se ne sta fuori dall'esecutivo
LA MELONI GIRA AL LARGO
Incontra il leader del Carroccio: non mi piego ai grillini
di RENATO FARINA (c.d.t.-Ex agente Betulla)
^^^^^
REGIONALI/ Dem sotto il 6 %. La Lega invece cresce molto
Funerale del Pd in Val d'Aosta. Bravo Martina.
Dal Bufaliere – Prima pagina:
PREMIER NON ELETTO
CONTE COME MONTI, TORNANO I TECNICI
Di Maio e Salvini indicano il professore , ma Mattarella
(irritato) ha ancora qualche dubbio. Nuove consultazioni
di Alessandro Sallusti
^^^^^
IL DIFFERENZIALE VOLA, FITCH MINACCIA
Incubo spread e rating
Il giallo-verde spaventa
Rodolfo Parietti
( c.d.t. - Il nero, invece rassicura???)
^^^^^
OGGI L'ASSEMBLEA
Confindustria
teme l'esecutivo
<<contro il Nord>>
di Marcello Zacchè
^^^^^
IL CENTRODESTRA RESTA ALL'OPPOSIZIONE
La delusione di Berlusconi
<<E' un signor nessuno>>
Pagina 10
Il leader di Fi vede Salvini <<troppo appiattito
sui grillini>>. <<No>> alla fiducia assai probabile
^^^^^
Mattarella irritato e dubbioso
basta soluzioni <<precotte>>
Il nome proprosto dai due leader appare troppo debole
Il Colle prende altro tempo e convoca Fico e Casellati
di Massimiliano Scafi
Roma
^^^^^
IL RITRATTO
Devoto di Padre Pio, secchione e di sinistra
Il <<Financial Times>> lo stronca: un novellino
Il quotidiano della City boccia Conte: uno sconosciuto principiante della politica
Francesca Angeli
(c.d.t. -Era meglio un vecchio marpione bollito, secondo il Bufaliere??????????)
Dal vice- Bufaliere- Prima pagina:
Programma troppo sbilanciato a sinistra
Governo rosso o niente
Mattarella non si fida granchè delle soluzioni prospettate da Di Maio e Salvini e non gradisce un premier maggiordomo
Il contratto è un condensato di neostatalismo che ucciderebbe l'economia nazionale. Il rischio è che salti tutto con un botto
^^^^^
Matteo attento a te
Salvini non ha nulla
da spartire con M5S.
non si faccia fregare
di LITTORIO FELTRI
^^^^^
Il candidato a Palazzo Chigi
CONTE, CHI E' COSTUI?
Il giurista si definisce di sinistra e garba a Napolitano
di FRANCESCO SPECCHIA
^^^^^
Se ne sta fuori dall'esecutivo
LA MELONI GIRA AL LARGO
Incontra il leader del Carroccio: non mi piego ai grillini
di RENATO FARINA (c.d.t.-Ex agente Betulla)
^^^^^
REGIONALI/ Dem sotto il 6 %. La Lega invece cresce molto
Funerale del Pd in Val d'Aosta. Bravo Martina.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
.....PUNTI DI VISTA...
LIBRE
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Di Maio e Salvini: trasparenza mai vista prima, nella storia
Scritto il 20/5/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Questa è la prima volta, nella storia della Repubblica italiana, che un partito che va al governo si impegna con un programma preciso in 30-40 punti. Finora, l’unico impegno visto era stato quello di Berlusconi quando aveva firmato il suo “contratto con gli italiani” da Vespa, promettendo un milione di posti di lavoro – ma quella era solo una battuta da saltimbanco, mentre quelli sottoscritti da Di Maio e Salvini sono punti precisi. E quindi, supponendo che si arrivi fino alla fine della legislatura, il cittadino poi sarà in grado di valutare cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto, e – nel caso delle cose non fatte (certamente ce ne saranno), di valutare se è stato per mancanza di volontà o per mancanza di possibilità. Non è detto che tutto si possa fare, ma almeno alla fine potremo giudicare – al momento di tornare a votare – se questa gente ha fatto il massimo possibile, rispetto alle cose su cui s’era impegnata. Non era mai successo, questo. E secondo me stabilisce un punto di non-ritorno, nella storia italiana: da domani, è difficile che un partito che voglia andare al governo non si senta obbligato, a sua volta, a fare una promessa altrettanto specifica.
E’ un complimento, che va fatto sia a Salvini che a Di Maio, a prescindere da quello che poi riusciranno a mettere in atto: hanno comunque cambiato le regole del gioco. E la chiarezza e la trasparenza delle intenzioni, secondo me, sono una parte fondamentale del meccanismo democratico. Sapete, gli altri – il Pd – dicevano semplicemente “votate noi, che penseremo a proteggere i più deboli”, punto a capo, e ciao. Cosa penso del programma di Salvini e Di Maio? Penso che rappresenti il miglior equilibrio che si potesse raggiungere, all’interno di una legge elettorale che era stata concepita proprio perché questo non avvenisse. Quindi, secondo me, Salvini e Di Maio la seconda “magia” l’hanno fatta nel riuscire comunque ad arrivare all’intesa, pur all’interno delle costrizioni di una legge elettorale che, veramente, ti impone di metterti d’accordo su tutto con qualuno, altrimenti non puoi fare il governo. La buona volontà ce l’hanno messa tutta, e stanno sconfiggendo il sistema stesso, che aveva pensato di “fotterli” (soprattutto i 5 Stelle) con questa legge elettorale. Non ci sono riusciti, almeno finora. E infatti, come vedete, sia Berlusconi che gli uomini di Renzi sono contrariati: “je rode”, e mica poco.
Lo si vede dalle interviste in televisione: Martina sembra isterico, quando accusa i 5 Stelle e la Lega di aver “fatto perdere 70 giorni di tempo” all’Italia. E’ ormai una commedia ridicola vedere i telegiornali, con questi che strepitano e si lamentano. Di Maio e Salvini non hanno ancora fatto niente: aspettiamo, a giudicarli. Magari andrà male veramente, però aspettiamo. Questa voglia di seppellire un governo che non è neanche nato ci dà la misura di quanto gli rompe le scatole, e quindi di quanto fosse subdolo il calcolo che era stato fatto a monte – l’alleanza Pd-Berlusconi, che avrebbe mantenuto le cose esattamente come sono rimaste fino ad oggi. Potrebbe aprirsi una pagina di speranza? Lo vedremo. Una pagina nuova, comunque, si è già aperta. Hanno cambiato le regole del gioco, questi due: nella pagina nuova ci siamo già. Volenti o nolenti, siamo in una Terza Repubblica dove, da oggi in poi, le cose si mettono per iscritto – e quindi, dopo cinque anni, l’elettore può andare a vedere quante ne hai fatte e quante no, se eri in buona fede o se hai preso in giro gli elettori.
Nella fase nuova, ripeto, siamo già entrati. La speranza? Se non ci riescono loro non ci riesce nessuno, a scardinare questo sistema. Se non ci riescono loro due insieme, che arrivano risicati al 51%, a scardinare almeno alcuni punti fondamentali del sistema, anche quelli che non hanno dichiarato ufficialmente, non ce n’è più, di speranza: se c’è una speranza, è in loro. Certo, non dobbiamo illuderci: siamo molto ricattabili. L’altra sera ho visto Monti, da Formigli. E con quella sua da prete disinteressato, Monti ha sibilato: però ragazzi stiamo attenti, visto quello che è successo ad altri paesi che hanno provato ad alzare un po’ la cresta (sottinteso, la Grecia). Mi ha stupito, Formigli: di fronte a una frase simile, pronunciata da un ex primo ministro, un giornalista che voglia chiamarsi tale avrebbe chiesto a Monti di spiegare il senso di quella sua minaccia. Invece Formigli ha permesso a Monti di dire quello che voleva, in modo vergognoso – ma lasciamo perdere, sulla vergogna dei giornalisti italiani ormai abbiamo steso due o tre veli pietosi.
Siamo comunque ricattabili, dicevo. Ma intanto, secondo me, l’importante è comunque far entrare il seme dell’idea che le cose si possono cambiare: perché poi su questo seme puopi costruire molto di più, nel corso del tempo. Se tu riesci a cambiare anche una sola cosa, che prima dicevano che era impossibile cambiare, hai dimostrato alla gente che quando qualcuno dice “questo non si può fare”, be’, non è vero. E questo apre, per le future legislature, moltissime possibilità, che prima non c’erano. Se noi continuamo a produrre informazione alternativa indipendente, a un certo punto le due linee potrebbero anche finire per convergere su cambiamenti più radicali. Anche perché i poteri forti si chiamano “forti” per un motivo preciso, ma possono anche crollare: l’Impero Romano è durato 5-600 anni e poi è scomparso in poche settimane. Quando arrivano a maturazione le motivazioni storiche corrette perché avvenga un cambiamento, poi il cambiamento avviene. Noi possiamo cercare di prepararlo, sperando che nel frattempo ciascuno faccia la sua parte – anche chi andrà al governo molto presto.
(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Mazzucco Live” del 19 maggio 2018).
LIBRE
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Di Maio e Salvini: trasparenza mai vista prima, nella storia
Scritto il 20/5/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet
Questa è la prima volta, nella storia della Repubblica italiana, che un partito che va al governo si impegna con un programma preciso in 30-40 punti. Finora, l’unico impegno visto era stato quello di Berlusconi quando aveva firmato il suo “contratto con gli italiani” da Vespa, promettendo un milione di posti di lavoro – ma quella era solo una battuta da saltimbanco, mentre quelli sottoscritti da Di Maio e Salvini sono punti precisi. E quindi, supponendo che si arrivi fino alla fine della legislatura, il cittadino poi sarà in grado di valutare cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto, e – nel caso delle cose non fatte (certamente ce ne saranno), di valutare se è stato per mancanza di volontà o per mancanza di possibilità. Non è detto che tutto si possa fare, ma almeno alla fine potremo giudicare – al momento di tornare a votare – se questa gente ha fatto il massimo possibile, rispetto alle cose su cui s’era impegnata. Non era mai successo, questo. E secondo me stabilisce un punto di non-ritorno, nella storia italiana: da domani, è difficile che un partito che voglia andare al governo non si senta obbligato, a sua volta, a fare una promessa altrettanto specifica.
E’ un complimento, che va fatto sia a Salvini che a Di Maio, a prescindere da quello che poi riusciranno a mettere in atto: hanno comunque cambiato le regole del gioco. E la chiarezza e la trasparenza delle intenzioni, secondo me, sono una parte fondamentale del meccanismo democratico. Sapete, gli altri – il Pd – dicevano semplicemente “votate noi, che penseremo a proteggere i più deboli”, punto a capo, e ciao. Cosa penso del programma di Salvini e Di Maio? Penso che rappresenti il miglior equilibrio che si potesse raggiungere, all’interno di una legge elettorale che era stata concepita proprio perché questo non avvenisse. Quindi, secondo me, Salvini e Di Maio la seconda “magia” l’hanno fatta nel riuscire comunque ad arrivare all’intesa, pur all’interno delle costrizioni di una legge elettorale che, veramente, ti impone di metterti d’accordo su tutto con qualuno, altrimenti non puoi fare il governo. La buona volontà ce l’hanno messa tutta, e stanno sconfiggendo il sistema stesso, che aveva pensato di “fotterli” (soprattutto i 5 Stelle) con questa legge elettorale. Non ci sono riusciti, almeno finora. E infatti, come vedete, sia Berlusconi che gli uomini di Renzi sono contrariati: “je rode”, e mica poco.
Lo si vede dalle interviste in televisione: Martina sembra isterico, quando accusa i 5 Stelle e la Lega di aver “fatto perdere 70 giorni di tempo” all’Italia. E’ ormai una commedia ridicola vedere i telegiornali, con questi che strepitano e si lamentano. Di Maio e Salvini non hanno ancora fatto niente: aspettiamo, a giudicarli. Magari andrà male veramente, però aspettiamo. Questa voglia di seppellire un governo che non è neanche nato ci dà la misura di quanto gli rompe le scatole, e quindi di quanto fosse subdolo il calcolo che era stato fatto a monte – l’alleanza Pd-Berlusconi, che avrebbe mantenuto le cose esattamente come sono rimaste fino ad oggi. Potrebbe aprirsi una pagina di speranza? Lo vedremo. Una pagina nuova, comunque, si è già aperta. Hanno cambiato le regole del gioco, questi due: nella pagina nuova ci siamo già. Volenti o nolenti, siamo in una Terza Repubblica dove, da oggi in poi, le cose si mettono per iscritto – e quindi, dopo cinque anni, l’elettore può andare a vedere quante ne hai fatte e quante no, se eri in buona fede o se hai preso in giro gli elettori.
Nella fase nuova, ripeto, siamo già entrati. La speranza? Se non ci riescono loro non ci riesce nessuno, a scardinare questo sistema. Se non ci riescono loro due insieme, che arrivano risicati al 51%, a scardinare almeno alcuni punti fondamentali del sistema, anche quelli che non hanno dichiarato ufficialmente, non ce n’è più, di speranza: se c’è una speranza, è in loro. Certo, non dobbiamo illuderci: siamo molto ricattabili. L’altra sera ho visto Monti, da Formigli. E con quella sua da prete disinteressato, Monti ha sibilato: però ragazzi stiamo attenti, visto quello che è successo ad altri paesi che hanno provato ad alzare un po’ la cresta (sottinteso, la Grecia). Mi ha stupito, Formigli: di fronte a una frase simile, pronunciata da un ex primo ministro, un giornalista che voglia chiamarsi tale avrebbe chiesto a Monti di spiegare il senso di quella sua minaccia. Invece Formigli ha permesso a Monti di dire quello che voleva, in modo vergognoso – ma lasciamo perdere, sulla vergogna dei giornalisti italiani ormai abbiamo steso due o tre veli pietosi.
Siamo comunque ricattabili, dicevo. Ma intanto, secondo me, l’importante è comunque far entrare il seme dell’idea che le cose si possono cambiare: perché poi su questo seme puopi costruire molto di più, nel corso del tempo. Se tu riesci a cambiare anche una sola cosa, che prima dicevano che era impossibile cambiare, hai dimostrato alla gente che quando qualcuno dice “questo non si può fare”, be’, non è vero. E questo apre, per le future legislature, moltissime possibilità, che prima non c’erano. Se noi continuamo a produrre informazione alternativa indipendente, a un certo punto le due linee potrebbero anche finire per convergere su cambiamenti più radicali. Anche perché i poteri forti si chiamano “forti” per un motivo preciso, ma possono anche crollare: l’Impero Romano è durato 5-600 anni e poi è scomparso in poche settimane. Quando arrivano a maturazione le motivazioni storiche corrette perché avvenga un cambiamento, poi il cambiamento avviene. Noi possiamo cercare di prepararlo, sperando che nel frattempo ciascuno faccia la sua parte – anche chi andrà al governo molto presto.
(Massimo Mazzucco, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Mazzucco Live” del 19 maggio 2018).
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
…...TUTTO PROCEDE SECONDO I PROGRAMMI......VERSO LO SFASCIO, IN ATTESA DEL FASCIO...
Dalle prime pagine dei quotidiani di oggi.
Il Fatto Quotidiano:
SALVIMAIO Mattarella punta i piedi contro il ministro anti-euro in quota Lega
Ora può saltare tutto
Conte traballa: sotto attacco per il curriculum. E il Colle stoppa Savona
^^^^^^
IL GIALLO DEL PROF
OTTIMO NOME
E RE TRAVICELLO
ANTONIO PADELLARO A PAG. 5
^^^^^^
MA CHI ODICE
CHE L'ESECUTIVO
NASCE DEBOLE?
MASSIMO FINI A PAG. 13
ALESSANDRO ROBECCHI A PAG. 13
^^^^^^
LA STAMPA:
IL QUIRINALE FA SLITTARE L'INCARICO MA DI MAIO E SALVINI DIFENDONO IL CANDIDATO PREMIER
Bufera su Conte, governo più lontano
Gli errori nella biografia e l'appoggio a stamina diventano un caso. Allarme dalla Germania su Savona
^^^^^^
L'INTERVISTA
Bannon: “Italia
capofila populista
Ora l'Ue tratti”
FRANCESCO REI – P.7
^^^^^^^
RETROSCENA
L'esame del Colle
sarà esteso
a tutti i ministri
UGO MAGRI – P.5
^^^^^^
BRUXELLES
QUEI VINCOLI
IMPOSSIBILI
DA SUPERARE
UGO DE SIERVO – P.23
^^^^^^
LA CITY
QUEI TIMORI
CHE INSIDIANO
I RISPARMI
FRANCESCO GUERRERE
^^^^^^
Dalle prime pagine dei quotidiani di oggi.
Il Fatto Quotidiano:
SALVIMAIO Mattarella punta i piedi contro il ministro anti-euro in quota Lega
Ora può saltare tutto
Conte traballa: sotto attacco per il curriculum. E il Colle stoppa Savona
^^^^^^
IL GIALLO DEL PROF
OTTIMO NOME
E RE TRAVICELLO
ANTONIO PADELLARO A PAG. 5
^^^^^^
MA CHI ODICE
CHE L'ESECUTIVO
NASCE DEBOLE?
MASSIMO FINI A PAG. 13
ALESSANDRO ROBECCHI A PAG. 13
^^^^^^
LA STAMPA:
IL QUIRINALE FA SLITTARE L'INCARICO MA DI MAIO E SALVINI DIFENDONO IL CANDIDATO PREMIER
Bufera su Conte, governo più lontano
Gli errori nella biografia e l'appoggio a stamina diventano un caso. Allarme dalla Germania su Savona
^^^^^^
L'INTERVISTA
Bannon: “Italia
capofila populista
Ora l'Ue tratti”
FRANCESCO REI – P.7
^^^^^^^
RETROSCENA
L'esame del Colle
sarà esteso
a tutti i ministri
UGO MAGRI – P.5
^^^^^^
BRUXELLES
QUEI VINCOLI
IMPOSSIBILI
DA SUPERARE
UGO DE SIERVO – P.23
^^^^^^
LA CITY
QUEI TIMORI
CHE INSIDIANO
I RISPARMI
FRANCESCO GUERRERE
^^^^^^
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
UncleTom ha scritto:…...TUTTO PROCEDE SECONDO I PROGRAMMI......VERSO LO SFASCIO, IN ATTESA DEL FASCIO...
Dalle prime pagine dei quotidiani di oggi.
Il Fatto Quotidiano:
SALVIMAIO Mattarella punta i piedi contro il ministro anti-euro in quota Lega
Ora può saltare tutto
Conte traballa: sotto attacco per il curriculum. E il Colle stoppa Savona
^^^^^^
IL GIALLO DEL PROF
OTTIMO NOME
E RE TRAVICELLO
ANTONIO PADELLARO A PAG. 5
^^^^^^
MA CHI ODICE
CHE L'ESECUTIVO
NASCE DEBOLE?
MASSIMO FINI A PAG. 13
ALESSANDRO ROBECCHI A PAG. 13
^^^^^^
LA STAMPA:
IL QUIRINALE FA SLITTARE L'INCARICO MA DI MAIO E SALVINI DIFENDONO IL CANDIDATO PREMIER
Bufera su Conte, governo più lontano
Gli errori nella biografia e l'appoggio a stamina diventano un caso. Allarme dalla Germania su Savona
^^^^^^
L'INTERVISTA
Bannon: “Italia
capofila populista
Ora l'Ue tratti”
FRANCESCO REI – P.7
^^^^^^^
RETROSCENA
L'esame del Colle
sarà esteso
a tutti i ministri
UGO MAGRI – P.5
^^^^^^
BRUXELLES
QUEI VINCOLI
IMPOSSIBILI
DA SUPERARE
UGO DE SIERVO – P.23
^^^^^^
LA CITY
QUEI TIMORI
CHE INSIDIANO
I RISPARMI
FRANCESCO GUERRERE
^^^^^^
^^^^^^
Dal vice-Bufaliere:
Le vanterie del candidato Conte
Un laureato così
non lo merita
neppure l'Italia
Nel curriculum il potenziale premier
dice di aver perfezionato gli studi alla
New York University, però non risulta
Dubbi pure sui corsi frequentati a Vienna,
a Cambridge e alla Sorbona. Si indagherà
di LITTORIO FELTRI
^^^^^^
Dal Corriere della Sera:
Si apre il caso
del curriculum
Conte in bilico
Titoli gonfiati, il Quirinale rinvia l'incarico
Torna l'ipotesi Di Maio premier, no di Salvini
^^^^^^
IL PROFESSORE INDICATO PER PALAZZO CHIGI
<<Forse una leggerezza
ma sono in buona fede>>
di Marco Galluzzo
^^^^^^
Le mosse del leader
IL PASTICCIO
L'AZZARDO
di Massimo Franco
^^^^^^
Il centrodestra
____________
QUEL VETO
MANCATO
di Francesco Verderami
^^^^^^
Da la Repubblica:
Conte tradito dal curriculum
Il governo torna in alto mare
Premier in bilico, il Quirinale prende tempo. Rispunta la soluzione di Maio, ma Salvini lo boccia
^^^^^^^
Il commento
L'INCIAMPO
DELLA VANITA'
Sebastiano Messina
^^^^^^
Il protagonista (BCFR )
^^^^^^^^^^
Da IL GIORNO:
CONTE
alla
ROVESCIA
^^^^^^^^^
PAGINA 4 PAESE AL BIVIO
Curriculum gonfiati, i guai di Conte
Ma il prof si difende: nessuna bugia
Il Nyt svela: non ha studiato a New York. Il giallo della casa ipotecata
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
LIBRE
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Sapelli: basta veti, Mattarella rispetti il voto degli italiani
Scritto il 23/5/18 • nella Categoria: idee Condividi
Di Maio lo ha definito «l’italiano senza santi in paradiso». Avrebbe già dovuto ricevere l’incarico dal capo dello Stato di formare il nuovo governo, ma per ora non se ne parla. Giuseppe Conte è sotto la lente del Quirinale, che ha preso tempo per riflettere sulle credenziali del giurista e per tranquillizzare l’Europa e i “mercati”. «Il caso Conte assomiglia molto all’ennesima manovra per non far partire questo governo», dichiara l’economista Giulio Sapelli, intervistato da Federico Ferraù per “Il Sussidiario”. Per Sapelli, occorre non cedere al ricatto dei “mercati”, chiamandoli per nome e scegliendo di stare dalla parte delle gente. Ma non lo fanno né l’Europa, né chi attualmente comanda in Italia. Mattarella ha consultato i presidenti di Camera e Senato, prendendo altro tempo. «Non capisco perché», protesta Sapelli: «Avrebbe già dovuto mandare Di Maio in Parlamento, come si faceva nella Prima Repubblica». Un messaggio al Qurininale: «Prima ancora del rispetto della Costituzione – dice Sapelli – bisognerebbe comportarsi secondo la regola del buon padre di famiglia: questa mancanza di fiducia nelle persone e nel voto popolare è grave e preoccupante».
Ci sarebbero perplessità anche su Paolo Savona, che la Lega vorrebbe come ministro dell’economia: le sue posizioni critiche sull’euro (e la Germania) hanno messo in allarme Bruxelles e il Colle. «Ma per favore», taglia corto Sapelli: «Il professor Savona gode di una stima universale, gli basterebbe alzare il telefono per parlare con tutti i banchieri centrali del mondo. Lo conosco da trent’anni e posso assicurare che è un grande servitore di questo paese. Anzi, lo vedrei benissimo come premier». Evidentemente c’è qualcuno che non si fida. «Mai come in queste ore – aggiunge Sapelli – bisognerebbe invece agire con benevolenza: senza fiducia e benevolenza, la politica muore. E la società anche». La polemica sui “tecnici” al governo? «Lega e M5S parlano di premier tecnico molto impropriamente», dice Sapelli. «Ogni cosiddetto tecnico ha anche una visione politica. Se dice di non averla, mente e rappresenta quella di qualcun altro». Secondo l’economista, «si è rotto il rapporto tra intellettuali e popolo, come diceva Pasolini, perché i grandi partiti di massa si sono estinti». Come si può ricostruirlo? «Con la propria voce, con i social. Non è protagonismo, ma ricerca di un rapporto con l’opinione pubblica, che non abbiamo più». E cosa c’è al suo posto? «Giornali che rappresentano gruppi di interesse e di potere esterni».
Sempre secondo Sapelli. «la parola “mercati” andrebbe bandita, insieme a quella di “populismo”. Come diceva Federico Caffè, i mercati hanno un nome, un cognome e spesso anche un soprannome. Quando sento parlare di “mercati” – aggiunge – ho paura che ritornino cose terribili che in parte conosciamo». Monti, il fantasma (pilotato) dello spread: il pretesto per spolpare il paese. «Chi asseconda l’allarme dei mercati mi fa venire in mente il discorso di Franz Neumann negli anni Trenta sul controllo politico dell’angoscia: e l’angoscia porta a destra, al fascismo, alla mentalità autoritaria, anche all’antisemitismo», accusa Sapelli. Le agenzie di rating? «Fanno gli interessi di quattro-cinque grandi banche di investimento speculativo e rappresentano istanze che vogliono danneggiare il paese. Le istituzioni dovrebbero dire questo, in Europa e in Italia: parlare alla gente, prendere per mano il popolo e pacificarne gli animi. Invece li eccitano, gli animi, spesso gli uni contro gli altri». Si sono fatte sentire anche le autorità europee: sui conti pubblici non si scherza. E’ vero, ribatte Sapelli, ma quelle «sono espressioni di una volontà di dominio antidemocratico».
L’austerity, i poteri europei: «Il problema vero è che l’Europa si sta disfacendo, sotto i colpi non dei cannoni ma della progressiva occupazione di spazi di potere nella Ue e all’interno della macchina tecnocratica e burocratica europea», continua il professore. «In quanti sanno chi è Martin Selmayr, che da portavoce di Juncker si è ritrovato segretario generale della Commissione? Eppure è a capo di un esercito di più di 20mila funzionari e controlla le leve delle nostre vite». Sapelli aggiunge due osservazioni: la prima è che il popolo italiano ha eletto Di Maio, la seconda è che le istituzioni responsabilizzano, educano. «E perciò do fiducia anche al giovane Di Maio. Del resto, se qualcuno ha dato fiducia a Marianna Madia e nessuno ha battuto ciglio, perché non darla a Di Maio?». Pare che Salvini intenda fare muro su Savona: o va all’economia o salta tutto. «Se è così, fa bene. Se il nome fosse rifiutato si aprirebbe una faglia gravissima tra il presidente della Repubblica e il Parlamento». Resterebbe solo il voto. «Forse, nello stato in cui siamo, sarebbe la soluzione migliore». Con questa legge elettorale? «Non se ne possono fare altre. Per fare una legge elettorale seria ci vorrebbero dei partiti veri, con una cultura politica e di governo».
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Sapelli: basta veti, Mattarella rispetti il voto degli italiani
Scritto il 23/5/18 • nella Categoria: idee Condividi
Di Maio lo ha definito «l’italiano senza santi in paradiso». Avrebbe già dovuto ricevere l’incarico dal capo dello Stato di formare il nuovo governo, ma per ora non se ne parla. Giuseppe Conte è sotto la lente del Quirinale, che ha preso tempo per riflettere sulle credenziali del giurista e per tranquillizzare l’Europa e i “mercati”. «Il caso Conte assomiglia molto all’ennesima manovra per non far partire questo governo», dichiara l’economista Giulio Sapelli, intervistato da Federico Ferraù per “Il Sussidiario”. Per Sapelli, occorre non cedere al ricatto dei “mercati”, chiamandoli per nome e scegliendo di stare dalla parte delle gente. Ma non lo fanno né l’Europa, né chi attualmente comanda in Italia. Mattarella ha consultato i presidenti di Camera e Senato, prendendo altro tempo. «Non capisco perché», protesta Sapelli: «Avrebbe già dovuto mandare Di Maio in Parlamento, come si faceva nella Prima Repubblica». Un messaggio al Qurininale: «Prima ancora del rispetto della Costituzione – dice Sapelli – bisognerebbe comportarsi secondo la regola del buon padre di famiglia: questa mancanza di fiducia nelle persone e nel voto popolare è grave e preoccupante».
Ci sarebbero perplessità anche su Paolo Savona, che la Lega vorrebbe come ministro dell’economia: le sue posizioni critiche sull’euro (e la Germania) hanno messo in allarme Bruxelles e il Colle. «Ma per favore», taglia corto Sapelli: «Il professor Savona gode di una stima universale, gli basterebbe alzare il telefono per parlare con tutti i banchieri centrali del mondo. Lo conosco da trent’anni e posso assicurare che è un grande servitore di questo paese. Anzi, lo vedrei benissimo come premier». Evidentemente c’è qualcuno che non si fida. «Mai come in queste ore – aggiunge Sapelli – bisognerebbe invece agire con benevolenza: senza fiducia e benevolenza, la politica muore. E la società anche». La polemica sui “tecnici” al governo? «Lega e M5S parlano di premier tecnico molto impropriamente», dice Sapelli. «Ogni cosiddetto tecnico ha anche una visione politica. Se dice di non averla, mente e rappresenta quella di qualcun altro». Secondo l’economista, «si è rotto il rapporto tra intellettuali e popolo, come diceva Pasolini, perché i grandi partiti di massa si sono estinti». Come si può ricostruirlo? «Con la propria voce, con i social. Non è protagonismo, ma ricerca di un rapporto con l’opinione pubblica, che non abbiamo più». E cosa c’è al suo posto? «Giornali che rappresentano gruppi di interesse e di potere esterni».
Sempre secondo Sapelli. «la parola “mercati” andrebbe bandita, insieme a quella di “populismo”. Come diceva Federico Caffè, i mercati hanno un nome, un cognome e spesso anche un soprannome. Quando sento parlare di “mercati” – aggiunge – ho paura che ritornino cose terribili che in parte conosciamo». Monti, il fantasma (pilotato) dello spread: il pretesto per spolpare il paese. «Chi asseconda l’allarme dei mercati mi fa venire in mente il discorso di Franz Neumann negli anni Trenta sul controllo politico dell’angoscia: e l’angoscia porta a destra, al fascismo, alla mentalità autoritaria, anche all’antisemitismo», accusa Sapelli. Le agenzie di rating? «Fanno gli interessi di quattro-cinque grandi banche di investimento speculativo e rappresentano istanze che vogliono danneggiare il paese. Le istituzioni dovrebbero dire questo, in Europa e in Italia: parlare alla gente, prendere per mano il popolo e pacificarne gli animi. Invece li eccitano, gli animi, spesso gli uni contro gli altri». Si sono fatte sentire anche le autorità europee: sui conti pubblici non si scherza. E’ vero, ribatte Sapelli, ma quelle «sono espressioni di una volontà di dominio antidemocratico».
L’austerity, i poteri europei: «Il problema vero è che l’Europa si sta disfacendo, sotto i colpi non dei cannoni ma della progressiva occupazione di spazi di potere nella Ue e all’interno della macchina tecnocratica e burocratica europea», continua il professore. «In quanti sanno chi è Martin Selmayr, che da portavoce di Juncker si è ritrovato segretario generale della Commissione? Eppure è a capo di un esercito di più di 20mila funzionari e controlla le leve delle nostre vite». Sapelli aggiunge due osservazioni: la prima è che il popolo italiano ha eletto Di Maio, la seconda è che le istituzioni responsabilizzano, educano. «E perciò do fiducia anche al giovane Di Maio. Del resto, se qualcuno ha dato fiducia a Marianna Madia e nessuno ha battuto ciglio, perché non darla a Di Maio?». Pare che Salvini intenda fare muro su Savona: o va all’economia o salta tutto. «Se è così, fa bene. Se il nome fosse rifiutato si aprirebbe una faglia gravissima tra il presidente della Repubblica e il Parlamento». Resterebbe solo il voto. «Forse, nello stato in cui siamo, sarebbe la soluzione migliore». Con questa legge elettorale? «Non se ne possono fare altre. Per fare una legge elettorale seria ci vorrebbero dei partiti veri, con una cultura politica e di governo».
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
LIBRE
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
L’opulenta macchina del fango di parassiti senza vergogna
Scritto il 24/5/18 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Per una volta mi sforzerò di scrivere un articolo più breve in risposta ad una macchina del fango infinitamente più potente rispetto alla mia “penna”; breve, ma che esprime sincera solidarietà al professor Conte e soprattutto a M5S e Lega. Conte, diciamolo immediatamente, è a tutti gli effetti un politico, in quanto presentato da Di Maio come membro di quella potenziale squadra di governo che successivamente è stata votata dai cittadini il 4 marzo: una legittimazione più che sufficiente. Dalle mie parti usiamo dire “come la fai, la sbagli”: state certi, e lo dico pure col cuore, mettendo da parte un attimo quella “asettica professionalità” che un opinionista dovrebbe tenere, che chiunque Salvini e Di Maio avessero proposto come presidente del Consiglio (che non è un capo ma un “primo tra pari” perché non è un premier) non sarebbe andato bene a questa popò di servitù chiamata “stampa”, notoriamente mantenuta a cascata dall’“euromungitura”. Non solo! Conte non è un tecnico perché i tecnici sono legati a quei poteri forti che stanno operando per non vederlo in sella. Eppure il vero obbiettivo di questa campagna reazionaria ed oligarchica è Paolo Savona…
L’economista è temuto per le proprie posizioni economiche, posizioni che non sono “euroscettiche”, come riferito erroneamente dalla combriccola dell’Ancien Régime (cui dobbiamo dire grazie per 40 anni di corruzione, macelleria sociale, parassitismo ed alto tradimento), bensì pro-italiani. E’ uomo di potere, certo, non è una novità politica; ma ben vengano figure di questo livello, rimaste indipendenti di fronte alle lusinghe del sistema finanziario internazionale (che ha in mano la nostra informazione), personalità che possano “dare del tu” e ricevere rispetto da Merkel e Macron. Come scrissi nel saggio che presentai alla Camera nel 2016 (collaborando con l’ex deputato 5S Massimiliano Bernini e con la deputata Ciprini), la stampa da “cane da guardia della democrazia” si è trasformata nel “dobermann del potere” (e forse non è casuale che il dobermann sia una razza tedesca). I media tuttavia stanno sottovalutando un fattore: non sempre i manipolatori delle emozioni umane vincono la partita. Sono certo che Lega e 5S abbiano accusato un contraccolpo in termini di consenso, in questi giorni; eppure allo stesso tempo spero che ai cittadini interessi altro: una ingente riduzione della pressione fiscale anche alla luce della tipologia di paese in cui viviamo(!); l’espulsione di tutti coloro, non profughi, che sono giunti e vogliono giungere in Italia senza un permesso di soggiorno, senza un contratto di lavoro “in tasca”; una reale flexicurity (flessibilità nei contratti unita a diritti sociali universali come il salario orario e il Reddito Minimo Garantito di Cittadinanza); il collocamento di una bella pietra tombale su corruzione, parassitismo e rendite speculativo-finanziarie, un salasso per il nostro paese.
Pd e Silvio Berlusconi (Responsabili sì, ma del declino italiano!) non concederebbero mai riforme degne di questo nome; molto meglio per loro un paese di cittadini in difficoltà, perciò in svendita. Il “governo del cambiamento”, ricordo a lor signori, non ha mai parlato di “uscita dall’euro” (quanto mai opportuna) bensì di trattativa nell’interesse del nostro popolo, di rispetto della centralità della Costituzione: ciò significa centralità del nostro benessere. Gli altri paesi trattano e ottengono; all’Italia è vietato farlo perché chi ha preceduto il “governo del cambiamento” ha abituato i “partner” dell’Eurozona (in realtà competitors che non regalano niente) a una totale sottomissione, in cambio di quelle prebende personali che piovono dalla macchina finanziaria ad essi connessa. Il tutto mentre il cittadino è privato anche della dignità col combinato disposto “tasse, disoccupazione e assenza di diritti sociali universali”. L’ Articolo 1 è l’articolo fondamentale della Costituzione italiana; nel momento in cui venga dimostrato che qualche accordo internazionale generi perdita di posti lavoro (su cui siamo fondati), o/e macelleria sociale, è automaticamente anticostituzionale, si pone fuori dallo Stato di diritto e va ridiscusso finché non risulti coerente con la Carta, finché non si dimostri conveniente per gli interessi nazionali.
Chi governa ha quindi l’obbligo istituzionale (non ha scelta) di aprire un tavolo con le altre nazioni; eppure questa prospettiva è ciò che soggetti multinazionali ed esteri non vogliono accada. L’articolo 1 recita che “la sovranità appartiene al popolo”, quindi essa non può emigrare e si esercita con il voto democratico, ergo non è possibile imporre “un Cottarelli” nel momento in cui la maggioranza del paese (5S e Lega) indichi un altro nome. La verità celata ai cittadini è che l’Italia, rispetto al proprio Pil, ha un livello di debito estero (peraltro generato proprio dalla moneta unica, a causa del rapporto-truffa di cui abbiamo GIA’ DETTO QUI già detto qui) più o meno pari a quello tedesco (vedi il “Sole 24 Ore”): per il resto è indebitata verso se stessa!!! Questo, unitamente alla solidità delle partite correnti, dovrebbe essere il criterio cui dovrebbero riferirsi (quando parlano di noi o di qualsiasi nazione al mondo) Fmi, Ue, Ue-M e i grandi giornalisti italiani e stranieri. Il famoso aumento dell’Iva, tanto desiderato dai parassiti cui dedico questo articolo, non serve nemmeno per idea a rendere sostenibili i conti pubblici, ma semmai a peggiorarli; genera un meccanismo (noto a tutti nell’ambiente economico) che, a cascata, trasferisce risorse dall’Italia a quelle banche private tedesche che devono essere salvate; e con esse emigra anche l’occupazione.
Le cosiddette sinistre (italiane ed europee), i radicali, il noto possessore di grosse SpA e tutti i quotidiani (nessuno escluso, e domandatevi perché!) hanno dimostrato di essere pronti ad anteporre a milioni di cittadini i loro interessi privatistici (quando non addirittura aziendali) pur di portarci in un mondo globalista il quale, in nome di una finanza ordoliberista e di promesse fantasiose, renderebbe gli esseri umani pari a numerini privi di spinta individuale e creativa (privati della libertà). Concludo con una critica. In questa fase, se si vuole bene al proprio paese, di fronte a questo macello mediatico si ha l’onesto obbligo di rimanere compatti e non ci si presta alla strumentalizzazione, non ci si riposiziona politicamente (conosco i miei polli e ho sempre disprezzato l’opportunismo fino a non partecipare più alla politica attiva) anche se farlo, un domani, a qualcuno, potrebbe fare comodo. Soprattutto quando si ha ben chiaro che i nemici del popolo italiano non sono i leghisti ma ben altri…
(Marco Giannini, “L’opulenta macchina del fango di parassiti senza vergogna”, pubblicato su “Libreidee” il 24 maggio 2018. Già attivista del Movimento 5 Stelle, Giannini è autore del saggio “Il neoliberismo che sterminò la mia generazione”, sottotitolo “Corso di sopravvivenza per chi non sa niente di economia”, edito da Andromeda nel 2015, presentato anche alla Camera. Nel gennaio 2017 Giannini si è distanziato dal movimento fondato da Grillo dopo la tentata adesione del M5S al gruppo ultra-europeista dell’Alde in seno al Parlamento Europeo).
associazione di idee
idee
LIBRE friends
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
L’opulenta macchina del fango di parassiti senza vergogna
Scritto il 24/5/18 • nella Categoria: Recensioni Condividi
Per una volta mi sforzerò di scrivere un articolo più breve in risposta ad una macchina del fango infinitamente più potente rispetto alla mia “penna”; breve, ma che esprime sincera solidarietà al professor Conte e soprattutto a M5S e Lega. Conte, diciamolo immediatamente, è a tutti gli effetti un politico, in quanto presentato da Di Maio come membro di quella potenziale squadra di governo che successivamente è stata votata dai cittadini il 4 marzo: una legittimazione più che sufficiente. Dalle mie parti usiamo dire “come la fai, la sbagli”: state certi, e lo dico pure col cuore, mettendo da parte un attimo quella “asettica professionalità” che un opinionista dovrebbe tenere, che chiunque Salvini e Di Maio avessero proposto come presidente del Consiglio (che non è un capo ma un “primo tra pari” perché non è un premier) non sarebbe andato bene a questa popò di servitù chiamata “stampa”, notoriamente mantenuta a cascata dall’“euromungitura”. Non solo! Conte non è un tecnico perché i tecnici sono legati a quei poteri forti che stanno operando per non vederlo in sella. Eppure il vero obbiettivo di questa campagna reazionaria ed oligarchica è Paolo Savona…
L’economista è temuto per le proprie posizioni economiche, posizioni che non sono “euroscettiche”, come riferito erroneamente dalla combriccola dell’Ancien Régime (cui dobbiamo dire grazie per 40 anni di corruzione, macelleria sociale, parassitismo ed alto tradimento), bensì pro-italiani. E’ uomo di potere, certo, non è una novità politica; ma ben vengano figure di questo livello, rimaste indipendenti di fronte alle lusinghe del sistema finanziario internazionale (che ha in mano la nostra informazione), personalità che possano “dare del tu” e ricevere rispetto da Merkel e Macron. Come scrissi nel saggio che presentai alla Camera nel 2016 (collaborando con l’ex deputato 5S Massimiliano Bernini e con la deputata Ciprini), la stampa da “cane da guardia della democrazia” si è trasformata nel “dobermann del potere” (e forse non è casuale che il dobermann sia una razza tedesca). I media tuttavia stanno sottovalutando un fattore: non sempre i manipolatori delle emozioni umane vincono la partita. Sono certo che Lega e 5S abbiano accusato un contraccolpo in termini di consenso, in questi giorni; eppure allo stesso tempo spero che ai cittadini interessi altro: una ingente riduzione della pressione fiscale anche alla luce della tipologia di paese in cui viviamo(!); l’espulsione di tutti coloro, non profughi, che sono giunti e vogliono giungere in Italia senza un permesso di soggiorno, senza un contratto di lavoro “in tasca”; una reale flexicurity (flessibilità nei contratti unita a diritti sociali universali come il salario orario e il Reddito Minimo Garantito di Cittadinanza); il collocamento di una bella pietra tombale su corruzione, parassitismo e rendite speculativo-finanziarie, un salasso per il nostro paese.
Pd e Silvio Berlusconi (Responsabili sì, ma del declino italiano!) non concederebbero mai riforme degne di questo nome; molto meglio per loro un paese di cittadini in difficoltà, perciò in svendita. Il “governo del cambiamento”, ricordo a lor signori, non ha mai parlato di “uscita dall’euro” (quanto mai opportuna) bensì di trattativa nell’interesse del nostro popolo, di rispetto della centralità della Costituzione: ciò significa centralità del nostro benessere. Gli altri paesi trattano e ottengono; all’Italia è vietato farlo perché chi ha preceduto il “governo del cambiamento” ha abituato i “partner” dell’Eurozona (in realtà competitors che non regalano niente) a una totale sottomissione, in cambio di quelle prebende personali che piovono dalla macchina finanziaria ad essi connessa. Il tutto mentre il cittadino è privato anche della dignità col combinato disposto “tasse, disoccupazione e assenza di diritti sociali universali”. L’ Articolo 1 è l’articolo fondamentale della Costituzione italiana; nel momento in cui venga dimostrato che qualche accordo internazionale generi perdita di posti lavoro (su cui siamo fondati), o/e macelleria sociale, è automaticamente anticostituzionale, si pone fuori dallo Stato di diritto e va ridiscusso finché non risulti coerente con la Carta, finché non si dimostri conveniente per gli interessi nazionali.
Chi governa ha quindi l’obbligo istituzionale (non ha scelta) di aprire un tavolo con le altre nazioni; eppure questa prospettiva è ciò che soggetti multinazionali ed esteri non vogliono accada. L’articolo 1 recita che “la sovranità appartiene al popolo”, quindi essa non può emigrare e si esercita con il voto democratico, ergo non è possibile imporre “un Cottarelli” nel momento in cui la maggioranza del paese (5S e Lega) indichi un altro nome. La verità celata ai cittadini è che l’Italia, rispetto al proprio Pil, ha un livello di debito estero (peraltro generato proprio dalla moneta unica, a causa del rapporto-truffa di cui abbiamo GIA’ DETTO QUI già detto qui) più o meno pari a quello tedesco (vedi il “Sole 24 Ore”): per il resto è indebitata verso se stessa!!! Questo, unitamente alla solidità delle partite correnti, dovrebbe essere il criterio cui dovrebbero riferirsi (quando parlano di noi o di qualsiasi nazione al mondo) Fmi, Ue, Ue-M e i grandi giornalisti italiani e stranieri. Il famoso aumento dell’Iva, tanto desiderato dai parassiti cui dedico questo articolo, non serve nemmeno per idea a rendere sostenibili i conti pubblici, ma semmai a peggiorarli; genera un meccanismo (noto a tutti nell’ambiente economico) che, a cascata, trasferisce risorse dall’Italia a quelle banche private tedesche che devono essere salvate; e con esse emigra anche l’occupazione.
Le cosiddette sinistre (italiane ed europee), i radicali, il noto possessore di grosse SpA e tutti i quotidiani (nessuno escluso, e domandatevi perché!) hanno dimostrato di essere pronti ad anteporre a milioni di cittadini i loro interessi privatistici (quando non addirittura aziendali) pur di portarci in un mondo globalista il quale, in nome di una finanza ordoliberista e di promesse fantasiose, renderebbe gli esseri umani pari a numerini privi di spinta individuale e creativa (privati della libertà). Concludo con una critica. In questa fase, se si vuole bene al proprio paese, di fronte a questo macello mediatico si ha l’onesto obbligo di rimanere compatti e non ci si presta alla strumentalizzazione, non ci si riposiziona politicamente (conosco i miei polli e ho sempre disprezzato l’opportunismo fino a non partecipare più alla politica attiva) anche se farlo, un domani, a qualcuno, potrebbe fare comodo. Soprattutto quando si ha ben chiaro che i nemici del popolo italiano non sono i leghisti ma ben altri…
(Marco Giannini, “L’opulenta macchina del fango di parassiti senza vergogna”, pubblicato su “Libreidee” il 24 maggio 2018. Già attivista del Movimento 5 Stelle, Giannini è autore del saggio “Il neoliberismo che sterminò la mia generazione”, sottotitolo “Corso di sopravvivenza per chi non sa niente di economia”, edito da Andromeda nel 2015, presentato anche alla Camera. Nel gennaio 2017 Giannini si è distanziato dal movimento fondato da Grillo dopo la tentata adesione del M5S al gruppo ultra-europeista dell’Alde in seno al Parlamento Europeo).
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
26 mag 2018 15:25
1. MAGRI: "SE MATTARELLA DOVESSE PIEGARSI A QUELLI CHE IL QUIRINALE HA DEFINITO 'DIKTAT', UN MINUTO DOPO CESSEREBBE DI ESISTERE LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA. ECCO PERCHE'
2. "ORMAI È IN GIOCO PIÙ DELLA POLTRONA DI SAVONA: SE VINCERANNO I SOVRANISTI, I MERCATI IMPAZZIRANNO, SI FREGHERANNO LE MANI PUTIN E UNA CERTA AMERICA CHE NON AMA L’EUROPA. TORNARE ALLE URNE, RAGIONANO SUL COLLE, SAREBBE FORSE IL MENO" - E SALVINI EVOCA...
Estratto dell’articolo di Ugo Magri per la Stampa
mattarella
mattarella
Se Mattarella dovesse piegarsi a quelli che il Quirinale stesso ha definito «diktat», un minuto dopo cesserebbe di esistere in Italia la Presidenza della Repubblica. Perché al Capo dello Stato non è stato «suggerito» di nominare Paolo Savona ministro dell’Economia, pur conoscendo le sue preoccupazioni sulle possibili conseguenze.
salvini
salvini
No: l’arbitro delle istituzioni è stato strattonato da Salvini col tono perentorio e pubblico di chi ingiunge “adesso comandiamo noi e tu firmi”. Un atteggiamento d’imperio, quasi padronale, che da giorni sfida l’inquilino del Colle, ne mette in gioco la credibilità presente e futura, in questo modo costringendolo perfino se non volesse a ribadire le proprie prerogative. Quelle stabilite nella Costituzione dove c’è scritto, all’articolo 92, che i ministri li nomina il Presidente su proposta del premier….
Mattarella non si piega, Salvini neanche. Ormai è in gioco ben più di una poltrona: se vinceranno i sovranisti, avranno l’Italia in mano, i mercati impazziranno, si fregheranno le mani Putin e una certa America che non ama l’Europa. Tornare alle urne, ragionano sul Colle, sarebbe forse il meno
2. SALVINI EVOCA IL VOTO
ZAMPETTI MATTARELLA
ZAMPETTI MATTARELLA
Marco Cremonesi per il Corriere della Sera
Il post che segna l' inizio della crisi arriva alle 20.42: «Sono davvero arrabbiato».
Matteo Salvini ha appena ascoltato il resoconto del faccia a faccia tra il presidente Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte.
Ogni parola che sente lo irrita di più, l' umore si fa più fosco ad ogni dettaglio che apprende. Poco dopo, al post del segretario leghista si aggiunge il «like» di Luigi Di Maio. Insieme a quelli di una decina di migliaia di follower.
Lo stato maggiore del partito lo chiama al telefono, tutti vogliono sapere e lui risponde. E con loro si sfoga: «È una follia che Paolo Savona non sia accettato da Mattarella perché sarebbe nemico di Angela Merkel» esordisce con il suo interlocutore. Tutta la giornata è stata contraddistinta dagli attacchi pesantissimi che arrivano dalla stampa tedesca, dall' incendiario commento «Italia scroccona» di Der Spiegel, alla vignetta della Frankfurter Allgemeine Zeitung che raffigura Salvini come il dottor «Peste» e Luigi Di Maio come il dottor «Colera» che insieme spingono una barella con l' Italia malata.
Lo stato d' animo non è dunque particolarmente bendisposto. E il fatto che gli riferiscono che a Conte siano stati prospettati i rischi nei rapporti con la Germania qualora Paolo Savona diventasse ministro è la scintilla che dà fuoco alle polveri.
mattarella e conte
mattarella e conte
Salvini è costretto a rinunciare alla serata che voleva trascorrere con la figlia, i leghisti vogliono conoscere la linea e non gli consentono di accantonare il telefono. E così, lui parla e racconta. Non pesa troppo le parole, sta parlando con gli esponenti di maggior rango del suo partito: «Il Quirinale dovrà assumersi la responsabilità di quello che sta succedendo».
Il primo scenario che Salvini tratteggia con i suoi interlocutori è quello delle elezioni anticipate: «Lo sapete bene, noi al voto siamo prontissimi.
Vogliono rimandarci alle urne a ottobre? E noi ci torneremo e prenderemo il 60% per cento dei voti».
conte di maio salvini
conte di maio salvini
L' accusa che i fedelissimi di Salvini riportano sarebbe durissima: e cioè, che «il Quirinale vorrebbe imporre attraverso la squadra dei ministri una linea che non è quella che è stata votata e scelta dai cittadini».
Questo concetto, in altre telefonate, viene ulteriormente articolato: «Ci abbiamo messo del tempo, ci abbiamo messo tanto lavoro e tante notti insonni. Ma, alla fine, la squadra la abbiamo presentata. Nel massimo rispetto delle prerogative di Mattarella, abbiamo inviato un candidato premier con una squadra credibile, tenendo anche conto delle sue indicazioni... ».
salvini giorgetti
salvini giorgetti
Dicono che Salvini sia sbottato: «Il bello è che l' altro giorno il Colle ha anche fatto filtrare una nota in cui si sostiene di non aver posto alcun veto. La verità è che su Paolo Savona è stato messo un veto in piena regola e a tutto tondo...». Addirittura, con qualcuno Salvini parla della «spregiudicatezza del Quirinale» nella gestione della vicenda. E ancora, sempre con i fedelissimi, «abbiamo fatto di tutto per dare un governo a questo Paese, per farlo ripartire e il presidente ci vuole bloccare».
matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio
matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio
Il punto, per Salvini è anche la credibilità sua e di Luigi Di Maio: «Noi non è che non eravamo disposti a prenderci in carico le indicazioni Mattarella. Però, se ci inchinassimo completamente, se acconsentissimo a tutto, la squadra alla fine avrebbe una fisionomia troppo diversa da quella che avevamo messo a punto insieme. A quel punto, la gente se la prenderebbe con noi... ».
MATTARELLA SALVINI
MATTARELLA SALVINI
Salvini ieri era partito da Roma nel primo pomeriggio, assai soddisfatto dell' incontro con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Soprattutto perché entrambi avevano concordato sul fatto che, in relazione all' incarico di ministro all' Economia e alle Finanze per Paolo Savona non potesse esistere un «piano B». Insomma, i neo alleati per il «governo del cambiamento» avrebbero «completamente condiviso la linea» di sostenere l' incarico al professore sardo.
mattarella - conte 3
mattarella - conte 3
Le prossime mosse, in Lega, ora sono tutte nelle mani di Salvini: il partito nelle ultime ore gli aveva dato mandato pieno per affrontare la costruzione del governo ed accompagnare Giuseppe Conte alla meta. Questa mattina, il leader leghista ha appuntamento con il saggio scolastico della figlia, a cui pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare. Poi, in agenda, avrebbe due incontri pubblici in provincia di Bergamo, a Martinengo e a Dalmine. Ma a quelli è più difficile che possa partecipare.
1. MAGRI: "SE MATTARELLA DOVESSE PIEGARSI A QUELLI CHE IL QUIRINALE HA DEFINITO 'DIKTAT', UN MINUTO DOPO CESSEREBBE DI ESISTERE LA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA. ECCO PERCHE'
2. "ORMAI È IN GIOCO PIÙ DELLA POLTRONA DI SAVONA: SE VINCERANNO I SOVRANISTI, I MERCATI IMPAZZIRANNO, SI FREGHERANNO LE MANI PUTIN E UNA CERTA AMERICA CHE NON AMA L’EUROPA. TORNARE ALLE URNE, RAGIONANO SUL COLLE, SAREBBE FORSE IL MENO" - E SALVINI EVOCA...
Estratto dell’articolo di Ugo Magri per la Stampa
mattarella
mattarella
Se Mattarella dovesse piegarsi a quelli che il Quirinale stesso ha definito «diktat», un minuto dopo cesserebbe di esistere in Italia la Presidenza della Repubblica. Perché al Capo dello Stato non è stato «suggerito» di nominare Paolo Savona ministro dell’Economia, pur conoscendo le sue preoccupazioni sulle possibili conseguenze.
salvini
salvini
No: l’arbitro delle istituzioni è stato strattonato da Salvini col tono perentorio e pubblico di chi ingiunge “adesso comandiamo noi e tu firmi”. Un atteggiamento d’imperio, quasi padronale, che da giorni sfida l’inquilino del Colle, ne mette in gioco la credibilità presente e futura, in questo modo costringendolo perfino se non volesse a ribadire le proprie prerogative. Quelle stabilite nella Costituzione dove c’è scritto, all’articolo 92, che i ministri li nomina il Presidente su proposta del premier….
Mattarella non si piega, Salvini neanche. Ormai è in gioco ben più di una poltrona: se vinceranno i sovranisti, avranno l’Italia in mano, i mercati impazziranno, si fregheranno le mani Putin e una certa America che non ama l’Europa. Tornare alle urne, ragionano sul Colle, sarebbe forse il meno
2. SALVINI EVOCA IL VOTO
ZAMPETTI MATTARELLA
ZAMPETTI MATTARELLA
Marco Cremonesi per il Corriere della Sera
Il post che segna l' inizio della crisi arriva alle 20.42: «Sono davvero arrabbiato».
Matteo Salvini ha appena ascoltato il resoconto del faccia a faccia tra il presidente Sergio Mattarella e il premier incaricato Giuseppe Conte.
Ogni parola che sente lo irrita di più, l' umore si fa più fosco ad ogni dettaglio che apprende. Poco dopo, al post del segretario leghista si aggiunge il «like» di Luigi Di Maio. Insieme a quelli di una decina di migliaia di follower.
Lo stato maggiore del partito lo chiama al telefono, tutti vogliono sapere e lui risponde. E con loro si sfoga: «È una follia che Paolo Savona non sia accettato da Mattarella perché sarebbe nemico di Angela Merkel» esordisce con il suo interlocutore. Tutta la giornata è stata contraddistinta dagli attacchi pesantissimi che arrivano dalla stampa tedesca, dall' incendiario commento «Italia scroccona» di Der Spiegel, alla vignetta della Frankfurter Allgemeine Zeitung che raffigura Salvini come il dottor «Peste» e Luigi Di Maio come il dottor «Colera» che insieme spingono una barella con l' Italia malata.
Lo stato d' animo non è dunque particolarmente bendisposto. E il fatto che gli riferiscono che a Conte siano stati prospettati i rischi nei rapporti con la Germania qualora Paolo Savona diventasse ministro è la scintilla che dà fuoco alle polveri.
mattarella e conte
mattarella e conte
Salvini è costretto a rinunciare alla serata che voleva trascorrere con la figlia, i leghisti vogliono conoscere la linea e non gli consentono di accantonare il telefono. E così, lui parla e racconta. Non pesa troppo le parole, sta parlando con gli esponenti di maggior rango del suo partito: «Il Quirinale dovrà assumersi la responsabilità di quello che sta succedendo».
Il primo scenario che Salvini tratteggia con i suoi interlocutori è quello delle elezioni anticipate: «Lo sapete bene, noi al voto siamo prontissimi.
Vogliono rimandarci alle urne a ottobre? E noi ci torneremo e prenderemo il 60% per cento dei voti».
conte di maio salvini
conte di maio salvini
L' accusa che i fedelissimi di Salvini riportano sarebbe durissima: e cioè, che «il Quirinale vorrebbe imporre attraverso la squadra dei ministri una linea che non è quella che è stata votata e scelta dai cittadini».
Questo concetto, in altre telefonate, viene ulteriormente articolato: «Ci abbiamo messo del tempo, ci abbiamo messo tanto lavoro e tante notti insonni. Ma, alla fine, la squadra la abbiamo presentata. Nel massimo rispetto delle prerogative di Mattarella, abbiamo inviato un candidato premier con una squadra credibile, tenendo anche conto delle sue indicazioni... ».
salvini giorgetti
salvini giorgetti
Dicono che Salvini sia sbottato: «Il bello è che l' altro giorno il Colle ha anche fatto filtrare una nota in cui si sostiene di non aver posto alcun veto. La verità è che su Paolo Savona è stato messo un veto in piena regola e a tutto tondo...». Addirittura, con qualcuno Salvini parla della «spregiudicatezza del Quirinale» nella gestione della vicenda. E ancora, sempre con i fedelissimi, «abbiamo fatto di tutto per dare un governo a questo Paese, per farlo ripartire e il presidente ci vuole bloccare».
matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio
matteo salvini, giancarlo giorgetti, gian marco centinaio
Il punto, per Salvini è anche la credibilità sua e di Luigi Di Maio: «Noi non è che non eravamo disposti a prenderci in carico le indicazioni Mattarella. Però, se ci inchinassimo completamente, se acconsentissimo a tutto, la squadra alla fine avrebbe una fisionomia troppo diversa da quella che avevamo messo a punto insieme. A quel punto, la gente se la prenderebbe con noi... ».
MATTARELLA SALVINI
MATTARELLA SALVINI
Salvini ieri era partito da Roma nel primo pomeriggio, assai soddisfatto dell' incontro con Giuseppe Conte e Luigi Di Maio. Soprattutto perché entrambi avevano concordato sul fatto che, in relazione all' incarico di ministro all' Economia e alle Finanze per Paolo Savona non potesse esistere un «piano B». Insomma, i neo alleati per il «governo del cambiamento» avrebbero «completamente condiviso la linea» di sostenere l' incarico al professore sardo.
mattarella - conte 3
mattarella - conte 3
Le prossime mosse, in Lega, ora sono tutte nelle mani di Salvini: il partito nelle ultime ore gli aveva dato mandato pieno per affrontare la costruzione del governo ed accompagnare Giuseppe Conte alla meta. Questa mattina, il leader leghista ha appuntamento con il saggio scolastico della figlia, a cui pare non abbia alcuna intenzione di rinunciare. Poi, in agenda, avrebbe due incontri pubblici in provincia di Bergamo, a Martinengo e a Dalmine. Ma a quelli è più difficile che possa partecipare.
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Diario della caduta di un regime.
26 mag 2018 13:19
1. I SOSPETTI DI DI MAIO E DI SILVIO BERLUSCONI: COL PRETESTO DI SAVONA ALL'ECONOMIA SALVINI VUOL FAR SALTARE TUTTO PERCHE' HA CAPITO CHE IL GOVERNO CONTE DUREREBBE LO SPAZIO DI UN MATTINO E IL LEADER LEGHISTA PERDEREBBE LA FACCIA E LA LEADERSHIP
2. SALLUSTI: "UN GOVERNO CHE NASCE CON UN RICATTO AL CAPO DELLO STATO ("O SAVONA O VOTO") NON PUO' AVERE VITA LUNGA: E' VERO CHE TUTTO CAMBIA MA CERTE REGOLE RESTANO. UNA DI QUESTE RECITA: MAI METTERE CON LE SPALLE AL MURO L'INQUILINO DEL COLLE"
Francesco Verderami per il Corriere della Sera
«Nessuna subordinata», dice il presidente del Consiglio incaricato. E il colloquio con il capo dello Stato finisce in quel momento, perché a Mattarella non resta che prendere atto del fatto che Conte non ha l’autonomia necessaria per mediare. Ed è la prova che dietro l’intransigenza sul nome di Savona all’Economia ci sia una precisa volontà politica dei partiti di maggioranza, che conduce verso le urne.
MATTARELLA SALVINI
MATTARELLA SALVINI
D’altronde Salvini aveva disseminato una serie di indizi inequivocabili negli ultimi giorni. Il primo risale al colloquio conclusivo con l’economista scelto per il ministero più delicato. «Se il problema è il mio ultimo libro — aveva esordito Savona — ne ho scritti altri prima. Se il problema è il carattere, lo si dice di chi ha un carattere forte. Se servo, sono disponibile. Se devo essere sacrificato sull’altare della patria, mi farò da parte. E non sarò certo io apolemizzare contro ipartiti e tantomeno contro il presidente della Repubblica». «No professore, nessun passo indietro», era stata la risposta di Salvini: «Anche perché se è “no” per uno è “no” per tutti». C’è poi la telefonata che il leader della Lega aveva fatto con Berlusconi tre giorni prima, e al termine della quale il Cavaliere aveva lasciato esterrefatti i dirigenti forzisti: «Salvini romperà, datemi retta. Invece del governo avremo il voto anticipato».
MATTARELLA GOVERNO
MATTARELLA GOVERNO
Una premonizione confermata l’altro ieri, durante il colloquio tra i due «alleati» a Montecitorio. «Su questa storia di Savona tirerò dritto fino in fondo», era stato l’incipit del capo del Carroccio: «Ne uscirò anche bene. Andremo alle elezioni e le vinceremo». Berlusconi, galvanizzato dalla possibilità di ricandidarsi, gli aveva risposto di essere pronto alla sfida, sebbene fosse conscio del rischio a cui andava incontro dopo aver commesso quello che oggi considera «un errore»: aver dato il via libera alla Lega per allearsi con i 5 Stelle.
Mattarella con Giuseppe Conte
Mattarella con Giuseppe Conte
Al vertice forzista di giovedì sera Gianni Letta si è espresso con toni accorati, perché contrario ad un ritorno immediato a una campagna elettorale tutta centrata contro l’Europa e contro il Colle. Tuttavia anche M5S non appare estraneo al disegno per il modo in cui Di Maio si è subito schierato a fianco di Salvini sul «caso Savona». L’intento del blocco populista è chiaro: trasformare le urne in un autentico ballottaggio, per far piazza pulita delle forze alleate e rivali.
SERGIO MATTARELLA
SERGIO MATTARELLA
Il progetto però potrebbe avere un costo altissimo. A parte il conflitto istituzionale che squasserebbe i rapporti tra i partiti e il Quirinale, c’è il rischio di pregiudicare la stabilità economica del Paese. Ecco a cosa si riferiva Mattarella ieri, parlando del «tasso di irresponsabilità» come di una minaccia nazionale: la gravità della situazione economica — ha detto al premier incaricato—«è chiara anche alle forze che la sostengono», dato che è stata spiegata ai leader della Lega e di M5S nell’ultimo giro di consultazioni.
mattarella
mattarella
«Alle consultazioni Mattarella ci aveva detto che non avrebbe posto veti», replica di Salvini. «Ma il capo dello Stato non può essere sottomesso a diktat», è stata la risposta del Colle. Muro contro muro. Da una parte il capo del Carroccio che si chiede cosa osti la nomina di Savona. Dall’altra le parole pronunciate da uno dei più importanti collaboratori del presidente della Repubblica a margine di un convegno al quale ha partecipato nei giorni scorsi, e confidate ad uno stretto consesso di autorità: «Indubitabilmente si parla di un economista di fama. Il problema peròèil suo senso di opportunità politica». Si vedrà se il braccio di ferro tra il Quirinale e le forze di maggioranza proseguirà, se quel «nessuna subordinata» con cui Conte siè presentato da Mattarella verrà superato da una mediazione in extremis. Ma non c’è dubbio che la drammatica situazione politica potrebbe avere una ricaduta sulla situazione economica. In questi giorni i messaggi che sono giunti a M5S e Lega sono stati inequivocabili, anche perché si parla italiano anche fuori dall’Italia. A Di Maio è stato riferito che non c’è nessuna ostilità preconcetta, ma che sui conti pubblici e sul settore bancario i patti vanno rispettati, per scongiurare ripercussioni sul debito nazionale. I segnali giungono da ogni dove.
salvini di maio berlusconi
salvini di maio berlusconi
Ad una riunione del Pd sul Def, Padoan ha raccontato di aver sentito tutte le agenzie di rating per congedarsi. Il messaggio ricevuto è stato chiaro. Sono due le variabili che prenderanno in esame: il fattore tempo e la qualità del programma di governo. In attesa di conoscere le misure economiche, hanno fissato un timing: «Non oltre i 90 giorni». Sono stati quasi consumati.
salvini berlusconi di maio
salvini berlusconi di maio
QUI SALTA TUTTO
Estratto dell’articolo di Alessandro Sallusti per il Giornale
conte di maio salvini
conte di maio salvini
(…) Dubito che il povero Conte abbia la forza di far cambiare idea a Salvini, e non so se sarebbe sufficiente, per far tornare il sereno, che Savona annunciasse una sua indisponibilità a ricoprire l’incarico. Per salvare questo nascente governo non resta quindi che l’idea la cambi Mattarella, ingoiando il boccone amaro. Possibile, ma un governo già debole e bislacco di suo che nasce con un ricatto al Presidente della Repubblica (o Savona o si torna al voto) non può avere vita lunga. Perché è vero che tutto sta cambiando ma certe regole non tramontano mai. Una di queste recita: mai prendere per i fondelli o mettere spalle al muro l’inquilino del Quirinale. Papa, re o presidente che sia
1. I SOSPETTI DI DI MAIO E DI SILVIO BERLUSCONI: COL PRETESTO DI SAVONA ALL'ECONOMIA SALVINI VUOL FAR SALTARE TUTTO PERCHE' HA CAPITO CHE IL GOVERNO CONTE DUREREBBE LO SPAZIO DI UN MATTINO E IL LEADER LEGHISTA PERDEREBBE LA FACCIA E LA LEADERSHIP
2. SALLUSTI: "UN GOVERNO CHE NASCE CON UN RICATTO AL CAPO DELLO STATO ("O SAVONA O VOTO") NON PUO' AVERE VITA LUNGA: E' VERO CHE TUTTO CAMBIA MA CERTE REGOLE RESTANO. UNA DI QUESTE RECITA: MAI METTERE CON LE SPALLE AL MURO L'INQUILINO DEL COLLE"
Francesco Verderami per il Corriere della Sera
«Nessuna subordinata», dice il presidente del Consiglio incaricato. E il colloquio con il capo dello Stato finisce in quel momento, perché a Mattarella non resta che prendere atto del fatto che Conte non ha l’autonomia necessaria per mediare. Ed è la prova che dietro l’intransigenza sul nome di Savona all’Economia ci sia una precisa volontà politica dei partiti di maggioranza, che conduce verso le urne.
MATTARELLA SALVINI
MATTARELLA SALVINI
D’altronde Salvini aveva disseminato una serie di indizi inequivocabili negli ultimi giorni. Il primo risale al colloquio conclusivo con l’economista scelto per il ministero più delicato. «Se il problema è il mio ultimo libro — aveva esordito Savona — ne ho scritti altri prima. Se il problema è il carattere, lo si dice di chi ha un carattere forte. Se servo, sono disponibile. Se devo essere sacrificato sull’altare della patria, mi farò da parte. E non sarò certo io apolemizzare contro ipartiti e tantomeno contro il presidente della Repubblica». «No professore, nessun passo indietro», era stata la risposta di Salvini: «Anche perché se è “no” per uno è “no” per tutti». C’è poi la telefonata che il leader della Lega aveva fatto con Berlusconi tre giorni prima, e al termine della quale il Cavaliere aveva lasciato esterrefatti i dirigenti forzisti: «Salvini romperà, datemi retta. Invece del governo avremo il voto anticipato».
MATTARELLA GOVERNO
MATTARELLA GOVERNO
Una premonizione confermata l’altro ieri, durante il colloquio tra i due «alleati» a Montecitorio. «Su questa storia di Savona tirerò dritto fino in fondo», era stato l’incipit del capo del Carroccio: «Ne uscirò anche bene. Andremo alle elezioni e le vinceremo». Berlusconi, galvanizzato dalla possibilità di ricandidarsi, gli aveva risposto di essere pronto alla sfida, sebbene fosse conscio del rischio a cui andava incontro dopo aver commesso quello che oggi considera «un errore»: aver dato il via libera alla Lega per allearsi con i 5 Stelle.
Mattarella con Giuseppe Conte
Mattarella con Giuseppe Conte
Al vertice forzista di giovedì sera Gianni Letta si è espresso con toni accorati, perché contrario ad un ritorno immediato a una campagna elettorale tutta centrata contro l’Europa e contro il Colle. Tuttavia anche M5S non appare estraneo al disegno per il modo in cui Di Maio si è subito schierato a fianco di Salvini sul «caso Savona». L’intento del blocco populista è chiaro: trasformare le urne in un autentico ballottaggio, per far piazza pulita delle forze alleate e rivali.
SERGIO MATTARELLA
SERGIO MATTARELLA
Il progetto però potrebbe avere un costo altissimo. A parte il conflitto istituzionale che squasserebbe i rapporti tra i partiti e il Quirinale, c’è il rischio di pregiudicare la stabilità economica del Paese. Ecco a cosa si riferiva Mattarella ieri, parlando del «tasso di irresponsabilità» come di una minaccia nazionale: la gravità della situazione economica — ha detto al premier incaricato—«è chiara anche alle forze che la sostengono», dato che è stata spiegata ai leader della Lega e di M5S nell’ultimo giro di consultazioni.
mattarella
mattarella
«Alle consultazioni Mattarella ci aveva detto che non avrebbe posto veti», replica di Salvini. «Ma il capo dello Stato non può essere sottomesso a diktat», è stata la risposta del Colle. Muro contro muro. Da una parte il capo del Carroccio che si chiede cosa osti la nomina di Savona. Dall’altra le parole pronunciate da uno dei più importanti collaboratori del presidente della Repubblica a margine di un convegno al quale ha partecipato nei giorni scorsi, e confidate ad uno stretto consesso di autorità: «Indubitabilmente si parla di un economista di fama. Il problema peròèil suo senso di opportunità politica». Si vedrà se il braccio di ferro tra il Quirinale e le forze di maggioranza proseguirà, se quel «nessuna subordinata» con cui Conte siè presentato da Mattarella verrà superato da una mediazione in extremis. Ma non c’è dubbio che la drammatica situazione politica potrebbe avere una ricaduta sulla situazione economica. In questi giorni i messaggi che sono giunti a M5S e Lega sono stati inequivocabili, anche perché si parla italiano anche fuori dall’Italia. A Di Maio è stato riferito che non c’è nessuna ostilità preconcetta, ma che sui conti pubblici e sul settore bancario i patti vanno rispettati, per scongiurare ripercussioni sul debito nazionale. I segnali giungono da ogni dove.
salvini di maio berlusconi
salvini di maio berlusconi
Ad una riunione del Pd sul Def, Padoan ha raccontato di aver sentito tutte le agenzie di rating per congedarsi. Il messaggio ricevuto è stato chiaro. Sono due le variabili che prenderanno in esame: il fattore tempo e la qualità del programma di governo. In attesa di conoscere le misure economiche, hanno fissato un timing: «Non oltre i 90 giorni». Sono stati quasi consumati.
salvini berlusconi di maio
salvini berlusconi di maio
QUI SALTA TUTTO
Estratto dell’articolo di Alessandro Sallusti per il Giornale
conte di maio salvini
conte di maio salvini
(…) Dubito che il povero Conte abbia la forza di far cambiare idea a Salvini, e non so se sarebbe sufficiente, per far tornare il sereno, che Savona annunciasse una sua indisponibilità a ricoprire l’incarico. Per salvare questo nascente governo non resta quindi che l’idea la cambi Mattarella, ingoiando il boccone amaro. Possibile, ma un governo già debole e bislacco di suo che nasce con un ricatto al Presidente della Repubblica (o Savona o si torna al voto) non può avere vita lunga. Perché è vero che tutto sta cambiando ma certe regole non tramontano mai. Una di queste recita: mai prendere per i fondelli o mettere spalle al muro l’inquilino del Quirinale. Papa, re o presidente che sia
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti