ABI: Non siamo un servizio pubblico. Ma è proprio così?

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mariok

ABI: Non siamo un servizio pubblico. Ma è proprio così?

Messaggio da mariok »

Credo che una riflessione sulle banche vada fatta: sulla loro natura, sul modo di gestirle, sui rischi a cui espongono intere nazioni.

Guardando per esempio al mercato dei derivati, una domanda mi sembra ineludibile: è corretto che gli istituti di credito facciano i loro bilanci, i loro utili ed i loro bonus, speculando con i soldi dei risparmiatori attraverso rischiosissimi strumenti finanziari?

E' come se utilizzassero la raccolta (e talvolta anche i fondi pubblici) per giocarseli al casinò. Se gli va bene, via con utili e stipendi a gogò. Se va male c'è sempre Pantalone che ci pensa.


«Ci aspettiamo che il provvedimento sulle commissioni cambi.»
«Non siamo un servizio pubblico
Le banche devono guadagnare»

Mussari: ma adesso va ricucito il rapporto con il Paese reale

«Va ricostruito un rapporto di fiducia tra le banche e il Paese reale». Per farlo bisogna essere più bravi nel selezionare il credito, fornire maggiore trasparenza ai clienti, calmierare le retribuzioni dei top banker. Siamo a 48 ore dal clamoroso strappo che ha visto il comitato di presidenza dell'Abi dimettersi in polemica con l'approvazione dell'azzeramento delle commissioni su affidamenti e sconfinamenti e il presidente Giuseppe Mussari si è munito di ago e di abbondante scorta di filo. Non vuole guerre, pensa a ricucire ed è preoccupato dell'ostilità della società civile. «Ho letto su Corriere.it i commenti dei lettori agli avvenimenti di questi giorni. Ne ho trovati di positivi e di molto negativi, in qualche caso a ragione ma sovente a prescindere dal merito dei problemi. Per questo è necessario che con il principio dei nostri padri, ex malo bonum, da questo conflitto se ne esca con un dibattito pubblico che chiarisca cosa sono e cosa debbono fare le banche. Non voglio che restino ambiguità e veleni. Viviamo di economia reale e di fiducia, non possiamo passare come il capro espiatorio della crisi».

Però la senatrice Fioroni che ha proposto l'emendamento da voi contestato in Parlamento è considerata un'eroina. È possibile che tutti i senatori siano diventati populisti?
«È chiaro che se c'è ostilità nella società civile ce ne sarà anche nel mondo politico. Ma non le dirò nemmeno una parola contro questo Parlamento. In una situazione politica inedita le Camere stanno facendo un grande lavoro. Valutano i provvedimenti del governo, li cambiano e poi li votano. Se Monti ha il successo che merita è anche perché ha una maggioranza che tiene. Poi si possono prendere delle decisioni sbagliate, come nel nostro caso, ma in democrazia ci sta. Ciò detto è bene che il provvedimento venga rivisto e torni alla formulazione originaria. E sarebbe comunque utile che i parlamentari nel ragionare di banche rinunciassero a un'ostilità preconcetta».

Il Parlamento non vi ama ma il governo avrebbe dovuto difendervi. Non è l'esecutivo dei banchieri?
«Solo un matto poteva pensare che in una situazione di emergenza del Paese Monti potesse dar vita a un governo attento agli interessi di una sola categoria di imprese».

Ma una protesta così radicale come le dimissioni non l'avevate messa in atto nemmeno contro Tremonti, eppure un giorno sì e uno no vi criticava e vi aveva messo i prefetti alle calcagna. Vi sentite orfani del governo Berlusconi?
«Guardi i miei genitori sono in salute e quindi non rientro nella categoria. E le dico di più: diamo un giudizio positivo dell'azione complessiva del governo che sta interpretando la voglia di riscatto degli italiani».

Nel governo Monti c'è un ex banchiere Corrado Passera. Non avrebbe dovuto rappresentare o almeno interpretare il turbamento del vostro mondo?
«Le premetto che Corrado è un amico. Mi sembra però che la sua scelta di lasciare il precedente mestiere sia avvenuta all'insegna dell'interesse generale e basta vedere, con il criterio che oggi va di moda, la differenza tra quanto guadagnava prima e quanto guadagna ora per averne la riprova. Ha scelto di fare il ministro, non il sindacalista dell'Abi».

Se tutti, Parlamento/Monti/Passera stanno operando con onestà intellettuale, dove risiede la causa di un conflitto così lacerante?
«Non è chiaro che le banche sono imprese e hanno il diritto/dovere di fare profitti. Non possiamo essere servizio pubblico perché è in contrasto con la nostra natura giuridica e i milioni di azionisti che abbiamo, perché cozza con le scelte privatistiche che il Paese ha fatto per tempo e il modello adottato in tutto il mondo. In più le ricordo che mentre nel resto d'Europa gli Stati hanno usato i pacchetti anticrisi per salvare le banche, spendendo duemila-miliardi-di-euro, da noi i soldi sono stati impegnati per tamponare gli effetti sociali della crisi. Le pare un merito da poco?»

Ma è proprio un sindacalista, Raffaele Bonanni, a invocare una legge che fissi la funzione sociale delle banche.
«Bonanni non dice mai cose banali ma una legge no. Le banche sono imprese private capaci di far propri obiettivi di responsabilità sociale. La nostra rotta guarda all'economia reale ma se non siamo capaci di remunerare il capitale dove prendiamo le munizioni da dare alle imprese?»

Siete tutte, dunque, banche di sistema?
«Non nell'accezione che sistemiamo o aggiustiamo le cose. Non dimentichi che agiamo in regime di concorrenza e dobbiamo essere più profittevoli del concorrente. Anche per questo motivo un regime di prezzi amministrati non ha senso».

Ma il vostro rapporto con il regolatore, la Banca d'Italia, appare sofferto. E non da qualche mese.
«È un rapporto corretto e leale. E sottoscrivo tutte, dico tutte, le cose che il governatore Visco ha detto al Forex di Parma. A cominciare dalla richiesta che ci ha fatto di migliorare ulteriormente la nostra capacità di selezionare il credito».

Gli imprenditori sostengono che lo selezionate così tanto che non lo date a nessuno. Così i Piccoli inneggiano a Draghi e alla Bce che ha allargato i cordoni della borsa e ce l'hanno con voi che quei soldi ve li siete tenuti.
«Non l'annoio con ragionamenti tecnici ma le assicuro che ci sono tempi di implementazione delle decisioni della Bce che non possono essere saltati. Ho invitato le banche a dimostrare come sin dai dati di marzo si possa registrare un'inversione di tendenza. Il credito sta ritornando ad affluire alle imprese. Sappia però che le richieste per nuovi investimenti sono largamente minoritarie, ci chiedono fidi per l'attività corrente. E poi in queste settimane non siamo stati con le mani in mano: abbiamo firmato l'avviso comune per la seconda sospensione dei mutui, la cosiddetta moratoria. Le assicuro che anche quella costa».

Nel rapporto con l'opinione pubblica pesa come un macigno la scarsa trasparenza degli estratti conto e la numerosità dei balzelli e delle commissioni. Da quanto tempo promettete novità senza produrne?
«Stiamo lavorando da due anni con le associazioni dei consumatori per ridisegnare le nostre comunicazioni con la clientela retail con lo slogan della trasparenza semplice. Mi impegno ad accelerare non perché mi illuda che le banche diventino simpatiche. Vorrei però perlomeno evitare il contrario».

Non si tratta solo di trasparenza. Lei sa meglio di me che la clientela guarda il tasso di remunerazione dei depositi lo confronta con quello dei prestiti e vede uno spread ingiustificato.
«Le rispondo senza infingimenti: per i costi della struttura, la necessità di remunerare il capitale e per il rischio che ci assumiamo non si può evitare una proporzione di uno a tre tra tasso dei depositi e tasso degli impieghi».

Ancora ieri il governatore Visco ha richiamato il tema delle alte retribuzioni dei vostri manager. Nell'immaginario collettivo i banchieri sono visti come dei gatti che sono ingrassati anche in tempo di crisi.
«Da tempo sostengo che vada fissato un parametro tra retribuzioni dei top manager e paghe medie in azienda. Come presidente dell'Abi ho scritto una lettera alle banche proponendo che per i prossimi tre anni gli stipendi non salgano e il 4% della retribuzione dell'alta dirigenza vada ad alimentare un fondo per l'occupazione giovanile. Siccome la misura è stata approvata penso proprio che quel fondo nascerà».

Lei finora ha esposto i suoi intendimenti di medio periodo ma sul breve che farete? Se non sarà cambiato il provvedimento dello «scandalo» ricorrerete alla Consulta, ritirerete dai negozi i punti Pos?
«Le dimissioni segnano una discontinuità profonda, un prima e un dopo, non sono legate al cambiamento della norma che pure chiediamo. È stato convocato consiglio e comitato esecutivo Abi e collegialmente valuteremo il da farsi. Il mio auspicio è che si apra un dibattito sulla natura delle banche italiane, che venga fuori chiaramente quale è la nostra natura e quale deve essere il nostro ruolo. Vorremo essere trattati come tutte le altre imprese da cui si esige concorrenza e trasparenza ma alle quali non vengono imposti prezzi amministrati o servizi gratuiti. Le pare che stia chiedendo la luna?»

Dario Di Vico 4 marzo 2012 | 9:57

http://www.corriere.it/economia/12_marz ... 0e3d.shtml
Joblack
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:08

Re: ABI: Non siamo un servizio pubblico. Ma è proprio così?

Messaggio da Joblack »

Non hanno rossore questi banchieri che prima prendono i soldi dei risparmiatori remunerandoli allo 0,125%, poi se devono prestarlo si val dal 6% in sù, poi se vai in scopertura pretendono tassi usurai del 16%.

Inoltre le furbe banche assetate di denaro approfittando del deficit dello Stato acquistano BOT statali ad un tasso del 6% o + , interessi pagati da noi contribuenti.

Secondo me le banche "fanno servizio pubblico" in quanto adesso il governo tramite l'INPS impone che un povero pensionato debba avere un c/c.
E' giusto che l'abbiano a costo zero,

Inoltre alcune banche on-line danno da tempo conti correnti a costo zero (quasi zero).

Dovè la novita?

Questo è un punto importante preso dal parlamento con giusto emendamento del PD, che ha causato la reazione dell'ABI.

Cosa fa il PD: si accorge che forse il suo emendamento era scritto in modo sbagliato e che le loro intenzioni erano diverse, per cui sonora marcia indietro ...

Questo è il PD .... si caga sotto subito appena i potentati starnutano-

Bye

Jo
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)

‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
mariok

Re: ABI: Non siamo un servizio pubblico. Ma è proprio così?

Messaggio da mariok »

Liberalizzazioni, il governo torna indietro
non abolirà le commissioni bancarie


Giuseppe Mussari

ROMA - La norma salva banche è pronta, e il governo assieme ai gruppi parlamentari sta decidendo in quale strumento legislativo inserirla; ma la vicenda da procedurale si è fatta politica con l'irritazione di diverse forze politiche, specie il Pdl, verso l'atteggiamento dei vertici dell'Abi giudicato arrogante, dopo le dimissioni di Giuseppe Mussari e del board. Di qui l'invito al governo a far pressioni sulla Associazione dei banchieri, affinché faccia un gesto distensivo che permetta al Parlamento di correggere la norma del decreto liberalizzazioni senza dare l'impressione di legiferare sotto ricatto. Gesto che potrebbe arrivare mercoledì della prossima settimana, quando il Consiglio e il Comitato esecutivo dell'Abi dovrebbero respingere le dimissioni di Mussari.

L'emendamento salva banche è stato predisposto. In pratica, alla norma introdotta in Senato che stabilisce la nullità di tutte le commissioni bancarie in caso di concessione di linee di credito, si aggiunge che tale previsione si applica «alle banche che non si adeguano alle norme sulla trasparenza ai sensi della delibera del Cicr, adottata ai sensi dell'art. 117/bis del Codice bancario». C'è una difficoltà a risolvere la questione nella maniera più lineare, e cioè inserendo alla Camera queste poche righe nel decreto Liberalizzazioni. L'aula di Montecitorio concluderà l'esame il 22 marzo, e il decreto scade il 24: in due giorni occorrerebbe chiudere la terza lettura in Senato. Ma nel governo c'è il timore che se alla Camera si apre la possibilità a questa modifica, poi i deputati ne introducano altre. Di qui l'ipotesi di inserire l'emendamento nel decreto Semplificazioni, che è ora alla Camera e che deve passare ancora a Palazzo Madama. Verrebbe approvato solo qualche giorno dopo il dl liberalizzazioni; ma questo creerebbe qualche problema nei contratti delle banche. In più c'è l'incognità dell'inammissibilità dell'emendamento per estraneità di materia al dl Semplificazioni.

Il piano B. C'è poi il "piano B": un disegno di legge di iniziativa parlamentare bipartisan, di un solo articolo, appoggiato da tutti i gruppi che sostengono il governo, che avrebbe una corsia preferenziale nei due rami del Parlamento. Potrebbe viaggiare autonomamente dai vari decreti e essere approvato in concomitanza con il dl Liberalizzazioni.

Ma c'è un problema politico. E cioè l'atteggiamento dell'Abi verso il Parlamento. Di tutte le altre categorie, dai tassisti, ai farmacisti ai professionisti, non sono state accolte tutte le richieste: a ciascuna è stato imposto un sacrificio. Non è possibile, è il ragionamento, che le banche alzino la voce e le Camere corrano ad adeguarsi. Insomma, se permane la minaccia delle dimissioni di Mussari e dei vertici dell'Abi, per il Parlamento è impossibile legiferare. «I vertici dell'Abi ritirino le loro dimissioni perché sono un grande errore» ha detto il capogruppo del Pdl alSenato, Maurizio Gasparri. Cosa fatta presente agli interessati dal Governo.

Verso il ritiro delle dimissioni di Mussari. Di qui la decisione del Consiglio e del Comitato esecutivo dell'Abi: nella riunione di mercoledì della prossima settimana dovrebbero essere respinte le dimissioni del comitato di presidenza e di Mussari.

Lunedì 05 Marzo 2012 - 23:03 Ultimo aggiornamento: Martedì 06 Marzo - 09:53

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... E_ECONOMIA
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