L'affondo di Bersani: "In autunno primarie aperte"
Giovanna Casadio - La Repubblica
di Pier Luigi Bersani, pubblicato il 1 giugno 2012 , 89 letture
«Tra qualche giorno il mistero di Fatima sarà sciolto,
ci sarà la direzione del partito,
intanto smettiamola con le illazioni su quello che avrei detto se la scorsa riunione si fosse fatta... sono io solo a saperlo».
Pier Luigi Bersani nel cortile di Montecitorio ha il sigaro in bocca e una carta nascosta in tasca.
Aveva intenzione di mostrarla, a sorpresa, nel "parlamentino" del Pd di martedì scorso, sospeso per il sisma in Emilia.
Ecco, la mossa-annuncio del segretario sarà:
«Accettiamo le primarie aperte».
Potrebbe esserci anche la comunicazione della data, che non dovrebbe andare oltre ottobre-novembre.
A chi gli chiede conferme, Bersani ricorda che non ha mai pensato di «andare dal notaio» per rivendicare la sua candidatura a premier.
Afferma in pratica di essere stato sempre disposto a rimettersi in gioco.
Lo rifarà.
Rilanciare sulle primarie significa sminare in un colpo solo il pressing dei quarantenni del partito e di Vendola e Di Pietro.
Oltre all'ultima novità:
la lista civica, o meglio le liste della società civile che si stanno organizzando in giro e alle quali il leader conferma l'apertura, «il dialogo», in funzione anti-Grillo e dentro un Patto democratico guidato dal Pd.
Precisando però, di fronte al tam tam su iniziative civiche e relativi candidati (da Roberto Saviano a Gustavo Zagrebelsky, a Federica Guidi; da Emiliano a De Magistris e Pisapia) che è abbastanza inutile ipotizzare liste e alleanze senza conoscere la legge elettorale.
Di questa e del semi presidenzialismo proposto da Berlusconi Bersani parla con Luciano Violante.
Colloquio fitto, sempre nel cortile durante una pausa dell'aula della Camera.
Il segretario bacchetta.
Violante, che guida gli sherpa alle prese con l'accordo sulle riforme, spiegherà dopo:
«Tutto è condizionato dal "pasticciaccio" sul presidenzialismo.
Discutiamone.
Ma se non ci sono le condizioni ora, si sigli un impegno per affrontare la questione nella prossima legislatura.
Sulla legge elettorale però, non possiamo arroccarci, altrimenti restiamo con il Porcellum».
Sono del resto cinque i senatori democratici (Cabras, Follini, Giaretta, Morando e Tonini), che non vogliono sbattere la porta in faccia al Pdl e a Berlusconi, e chiedono di confrontarsi nel merito:
«Andiamo a vedere», dicono.
Aggiungono:
«Se è lecito dubitare delle reali intenzioni dei proponenti, in particolare se si valutano i comportamenti precedenti occasioni, è ragionevole cogliere le positive novità.
È auspicabile essere pronti al confronto, aperti e disponibili, vigilando perché tutto sia in piena trasparenza».
Ieri i trenta-quarantenni e gli ulivisti (Civati, Gozi, Concia, Zampa, Scalfarotto, Parisi, Santagata, Sarubbi) hanno preparato una lettera aperta su tre punti: no a liste civiche; primarie a doppio turno (Gozi: «Al primo turno si potrebbe candidare davvero chi lo ritiene, Saviano, Pannella, Bonino, Di Pietro»); nessuna deroga dopo i tre mandati parlamentari.
«Almeno che non si cambi il Porcellum, se gli elettori tornano a scegliere, allora decideranno loro chi mandare a casa», sempre Sandro Gozi.
Della stessa partita è Matteo Renzi.
L'alleanza con liste civiche irrita molti, al di là dell'appartenenza di correnti:
Andrea Martella (veltroniano), Andrea Orlando, Matteo Orfini (dalemiano).
Mentre Paolo Gentiloni la pensa come Veltroni:
«C'è una straordinaria domanda di novità e di protagonismo politico, il Pd apra porte e finestre.
L'importante è competere anche nell'area di centro dell'elettorato».
Fonte: La Repubblica
http://www.partitodemocratico.it/doc/23 ... ersani.htm