Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Fassina chiude a Grillo e apre al "partito-Fiom"
Intervista a Stefano Fassina di Sefano Boccardi - La Gazzetta del Mezzogiorno
di Stefano Fassina, pubblicato il 31 maggio 2012
«La foto di Vasto? Non basta. Più che una foto, ci vorrebbe un film. Che va scritto con tutte quelle energie che servono a connettere la politica con le istanze sociali. Antonio Gramsci la chiamava "connessione sentimentale"». Da Bari, dove insieme con il governatore Nichi Vendola ha presentato ieri pomeriggio il suo libro «Il lavoro prima di tutto - L'economia, la sinistra, i diritti» (Donzelli Editore), Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, pur senza mai dirlo espressamente, apre alla possibilità che i vertici della Fiom scendano in campo. Nel campo della politica. E quindi ieri pomeriggio non era poi così «casuale» la presenza del numero due della Fiom, Giorgio Airaudo, a Bari anche per presenziare, questa mattina, all'assemblea dei lavorartori della Magneti Marelli.
Fassina, il lavoro prima di tutto. Ma anche a costo di morire come sta accadendo in Emilia?
«Certamente no. Il lavoro prima di tutto vuol dire la persona prima di tutto. Certo, la sicurezza del lavoro è un requisito imprescindibile».
Dopo i morti, in queste ore sta montando una polemica tra Confindustria e Cgil sull'opportunità di riaprire gli stabilimenti. Chi ha ragione?
«Non ho elementi per dare giudizi. Ribadisco che requisito fondamentale è la sicurezza delle persone che lavorano. Non credo comunque che ci sia stato dolo. Semmai un po' di superficialità. Certo, se qualcuno ha fatto dei passi poco meditati ha sbagliato».
Il suo libro ha spaccato il Pd. Soprattutto l'ha ulteriormente allontanata dalle posizione del prof. Pietro Ichino. Ma lei ha fatto di più: ha nettamente preso le distanze anche dal governo Monti e dalle politiche imposte da Bruxelles e dalla Germania. Ha cambiato idea?
«No, purtroppo la mia idea trova sempre più conferma nella realtà. La crisi economica è sempre più grave e diventa anche crisi democratica. La Grecia purtroppo non è un'eccezione. La Grecia è esemplare della tendenza in corso. Se non l'arrestiamo ci porterà a fondo. Questa austerità rende impossibile la crescita. Vanno quindi rinegoziati gli obiettivi che sciaguratamente e irresponsabilmente il governo Berlusconi si impegnò a raggiungere con la Commissione europea. Perché sono irraggiungibili».
Ma che ci fa allora in un partito che sta sostenendo con così tanta forza il governo Monti?
«Lo sta sostenendo perché siamo in una situazione... Io condivido questa posizione. Noi non possiamo fare, nella situazione in cui siamo, atti unilaterali. Noi dobbiamo con la credibilità che abbiamo riconquistato contribuire a cambiare questa linea. Perché con questa linea dovrebbe fare i conti qualunque governo. Non solo il governo Monti. Sarebbe troppo facile pensare che un altro governo avrebbe mani libere».
E allora?
«Ripeto. Io critico questa linea. Ma devo riconoscere che Monti a Bruxelles sta lavorando a stretto contatto con Hollande per cambiare rotta. Finora non è che sia cambiato granché. O no? Purtroppo non si cambia nel giro di qualche giorno. Ci vuole un po' di tempo. Anche se è necessario agire in tempi rapidi. Perché il deterioramento della situazione è molto veloce. Continuare a colpire in nome dell'austerità, continuare a colpire lavoratori e imprese porta a una reazione che rischia di essere molto pericolosa anche sul piano democratico».
Intanto la crisi morde sempre di più. Le auto sono di fatto scomparse dal mercato. E la Fiat è sempre più americana. Sulla Fiat chi ha sbagliato di più? La sinistra che non ha compreso le istanze di Marchionne? O l'ad di Fiat che ha puntato a isolare la Cgil e la Fiom?
«Se ha sbagliato la politica, certamente non è stata la sinistra. Noi dall'inizio del 2008 non siamo al governo. La scelta di Fabbrica Italia è arrivata molto dopo. Io penso che ci siano stati entrambi gli errori. Ha sbagliato il governo Berlusconi a non offrire una seria politica industriale per l'auto, come hanno fatto tutti gli altri paesi europei, Germania, Francia, ma come ha fatto lo stesso presidente Obama. Perché la Chrysler non l'ha mica rimessa in piedi Marchionne con la bacchetta magica. L'amministrazione degli Stati Uniti ha offerto 20 miliardi di dollari per rimettere in piedi la Crisler. Ma, ripeto, L'Italia è l'unico paese che si è completamente disinteressato della politica industriale in generale e in particolare di quella rivolta al settore auto».
E Marchionne in che cosa ha sbagliato?
«Marchionne ha probabilmente un piano molto preciso anche se non ancora ufficializzato. Ma sta scaricando sui sindacati e sui lavoratori difficoltà che derivano dal fatto che la Fiat non è stata capace di fare investimenti innovativi. Non ha tirato fuori modelli nuovi. La perdita di quote di mercato della Fiat coincide con la conquista di quote di mercato in Europa, pur nella crisi, da parte della Wolkswagen, che ha un costo del lavoro doppio di quello italiano, e che però negli ultimi dieci anni ha fatto investimenti. Dunque, c'è una responsabilità del governo di centrodestra che non è stato in grado di incalzare, non con le chiacchiere ma con la politica industriale, la Fiat e c'è una responsabilità di chi ha pensato di competere sul costo del lavoro e non sull'innovazione».
Intanto, anche su questo fronte, il Mezzogiorno e la Puglia in particolare rischiano di pagare un prezzo altissimo. Nelle ultime ore, ad esempio, più di un'azienda della zona industriale di Bari ha manifestato chiari segni di cedimento. E sono in gran parte aziende che operano per l'indotto dell'automobile.
«Purtroppo anche questo governo e il ministro Passera in particolare non sembrano molto attenti alla politica industriale. Ci sono tanti settori sui quali noi sollecitiamo interventi che non trovano poi risposta da parte del governo e del ministro Passera. E questo è certamente un problema molto rilevante. Un paese come il nostro che ha ancora una manifattura, che è la seconda in Europa, si sviluppa se si fanno delle politiche giuste. Bersani quanto era ministro dello Sviluppo economico aveva lasciato Industria 2015, aveva individuato cinque aree sulle quali puntare le poche risorse disponibili e far convergere gli sforzi delle imprese. Bisogna riprendere quel lavoro. Si passa da settori maturi a settori innovativi che hanno grandi potenzialità di crescita, ma è un processo che va sostenuto da politiche adeguate. Purtroppo, dopo tre anni e mezzo di completa assenza da parte del governo Berlusconi, su questo versante specifico non c'è discontinuità».
La riproporrebbe la famosa foto di Vasto e ci inserirebbe persino Beppe Grillo? O no?
«Beppe Grillo certamente no. Noi abbiamo bisogno di un'offerta politica credibile, progressista, in sintonia con quella che è stata la piattaforma di Hollande che abbiamo discusso come Partito democratico a Parigi a marzo scorzo. La foto di Vasto non basta. La foto di Vasto è una foto parziale. Noi dobbiamo proporre un film più che una foto».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
Intervista a Stefano Fassina di Sefano Boccardi - La Gazzetta del Mezzogiorno
di Stefano Fassina, pubblicato il 31 maggio 2012
«La foto di Vasto? Non basta. Più che una foto, ci vorrebbe un film. Che va scritto con tutte quelle energie che servono a connettere la politica con le istanze sociali. Antonio Gramsci la chiamava "connessione sentimentale"». Da Bari, dove insieme con il governatore Nichi Vendola ha presentato ieri pomeriggio il suo libro «Il lavoro prima di tutto - L'economia, la sinistra, i diritti» (Donzelli Editore), Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, pur senza mai dirlo espressamente, apre alla possibilità che i vertici della Fiom scendano in campo. Nel campo della politica. E quindi ieri pomeriggio non era poi così «casuale» la presenza del numero due della Fiom, Giorgio Airaudo, a Bari anche per presenziare, questa mattina, all'assemblea dei lavorartori della Magneti Marelli.
Fassina, il lavoro prima di tutto. Ma anche a costo di morire come sta accadendo in Emilia?
«Certamente no. Il lavoro prima di tutto vuol dire la persona prima di tutto. Certo, la sicurezza del lavoro è un requisito imprescindibile».
Dopo i morti, in queste ore sta montando una polemica tra Confindustria e Cgil sull'opportunità di riaprire gli stabilimenti. Chi ha ragione?
«Non ho elementi per dare giudizi. Ribadisco che requisito fondamentale è la sicurezza delle persone che lavorano. Non credo comunque che ci sia stato dolo. Semmai un po' di superficialità. Certo, se qualcuno ha fatto dei passi poco meditati ha sbagliato».
Il suo libro ha spaccato il Pd. Soprattutto l'ha ulteriormente allontanata dalle posizione del prof. Pietro Ichino. Ma lei ha fatto di più: ha nettamente preso le distanze anche dal governo Monti e dalle politiche imposte da Bruxelles e dalla Germania. Ha cambiato idea?
«No, purtroppo la mia idea trova sempre più conferma nella realtà. La crisi economica è sempre più grave e diventa anche crisi democratica. La Grecia purtroppo non è un'eccezione. La Grecia è esemplare della tendenza in corso. Se non l'arrestiamo ci porterà a fondo. Questa austerità rende impossibile la crescita. Vanno quindi rinegoziati gli obiettivi che sciaguratamente e irresponsabilmente il governo Berlusconi si impegnò a raggiungere con la Commissione europea. Perché sono irraggiungibili».
Ma che ci fa allora in un partito che sta sostenendo con così tanta forza il governo Monti?
«Lo sta sostenendo perché siamo in una situazione... Io condivido questa posizione. Noi non possiamo fare, nella situazione in cui siamo, atti unilaterali. Noi dobbiamo con la credibilità che abbiamo riconquistato contribuire a cambiare questa linea. Perché con questa linea dovrebbe fare i conti qualunque governo. Non solo il governo Monti. Sarebbe troppo facile pensare che un altro governo avrebbe mani libere».
E allora?
«Ripeto. Io critico questa linea. Ma devo riconoscere che Monti a Bruxelles sta lavorando a stretto contatto con Hollande per cambiare rotta. Finora non è che sia cambiato granché. O no? Purtroppo non si cambia nel giro di qualche giorno. Ci vuole un po' di tempo. Anche se è necessario agire in tempi rapidi. Perché il deterioramento della situazione è molto veloce. Continuare a colpire in nome dell'austerità, continuare a colpire lavoratori e imprese porta a una reazione che rischia di essere molto pericolosa anche sul piano democratico».
Intanto la crisi morde sempre di più. Le auto sono di fatto scomparse dal mercato. E la Fiat è sempre più americana. Sulla Fiat chi ha sbagliato di più? La sinistra che non ha compreso le istanze di Marchionne? O l'ad di Fiat che ha puntato a isolare la Cgil e la Fiom?
«Se ha sbagliato la politica, certamente non è stata la sinistra. Noi dall'inizio del 2008 non siamo al governo. La scelta di Fabbrica Italia è arrivata molto dopo. Io penso che ci siano stati entrambi gli errori. Ha sbagliato il governo Berlusconi a non offrire una seria politica industriale per l'auto, come hanno fatto tutti gli altri paesi europei, Germania, Francia, ma come ha fatto lo stesso presidente Obama. Perché la Chrysler non l'ha mica rimessa in piedi Marchionne con la bacchetta magica. L'amministrazione degli Stati Uniti ha offerto 20 miliardi di dollari per rimettere in piedi la Crisler. Ma, ripeto, L'Italia è l'unico paese che si è completamente disinteressato della politica industriale in generale e in particolare di quella rivolta al settore auto».
E Marchionne in che cosa ha sbagliato?
«Marchionne ha probabilmente un piano molto preciso anche se non ancora ufficializzato. Ma sta scaricando sui sindacati e sui lavoratori difficoltà che derivano dal fatto che la Fiat non è stata capace di fare investimenti innovativi. Non ha tirato fuori modelli nuovi. La perdita di quote di mercato della Fiat coincide con la conquista di quote di mercato in Europa, pur nella crisi, da parte della Wolkswagen, che ha un costo del lavoro doppio di quello italiano, e che però negli ultimi dieci anni ha fatto investimenti. Dunque, c'è una responsabilità del governo di centrodestra che non è stato in grado di incalzare, non con le chiacchiere ma con la politica industriale, la Fiat e c'è una responsabilità di chi ha pensato di competere sul costo del lavoro e non sull'innovazione».
Intanto, anche su questo fronte, il Mezzogiorno e la Puglia in particolare rischiano di pagare un prezzo altissimo. Nelle ultime ore, ad esempio, più di un'azienda della zona industriale di Bari ha manifestato chiari segni di cedimento. E sono in gran parte aziende che operano per l'indotto dell'automobile.
«Purtroppo anche questo governo e il ministro Passera in particolare non sembrano molto attenti alla politica industriale. Ci sono tanti settori sui quali noi sollecitiamo interventi che non trovano poi risposta da parte del governo e del ministro Passera. E questo è certamente un problema molto rilevante. Un paese come il nostro che ha ancora una manifattura, che è la seconda in Europa, si sviluppa se si fanno delle politiche giuste. Bersani quanto era ministro dello Sviluppo economico aveva lasciato Industria 2015, aveva individuato cinque aree sulle quali puntare le poche risorse disponibili e far convergere gli sforzi delle imprese. Bisogna riprendere quel lavoro. Si passa da settori maturi a settori innovativi che hanno grandi potenzialità di crescita, ma è un processo che va sostenuto da politiche adeguate. Purtroppo, dopo tre anni e mezzo di completa assenza da parte del governo Berlusconi, su questo versante specifico non c'è discontinuità».
La riproporrebbe la famosa foto di Vasto e ci inserirebbe persino Beppe Grillo? O no?
«Beppe Grillo certamente no. Noi abbiamo bisogno di un'offerta politica credibile, progressista, in sintonia con quella che è stata la piattaforma di Hollande che abbiamo discusso come Partito democratico a Parigi a marzo scorzo. La foto di Vasto non basta. La foto di Vasto è una foto parziale. Noi dobbiamo proporre un film più che una foto».
Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno
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Re: Come se ne viene fuori ?
Day after day
Un buiolone chiamato Merlonia.
Chi pensa che si possa uscire da questa situazione grazie al noto “Stellone d’Italia” è un illuso.
1) Area Pd ramo ex Margherita
Caso Lusi, il Riesame: “Dai fondi della Margherita mancano altri 50 milioni”
Finora l'ammanco contestato era di circa 20 milioni, ma le motivazioni del tribunale che mantengono agli arresti domiciliari Giovanna Petricone, moglie dell'ex tesoriere, citano una cifra molto maggiore. E sottolineano il mancato controllo di Rutelli e Bianco. La replica del partito: "Non vorremmo si trattasse di un refuso"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05 ... ni/248107/
2) Ponzellini alla guida della Banca Popolare di Milano concede prestiti a Francesco Corallo e intasca 5 milioni di tangenti.
CRONACHE
29/05/2012 - IL CASO
Bpm, arrestato Massimo Ponzellini
"Tangenti per oltre cinque milioni"
Spuntano Romani, Milanese, La Russa
Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm
OPINIONI Si sgretola un altro pezzo della Seconda Repubblica FRANCESCO MANACORDA
L'ex presidente ai domiciliari
per i finanziamenti ad Atlantis.
Il gip: «Un sistema parallelo».
I legami con Paolo Berlusconi
e il mondo legato al Pdl milanese
Non occorre meravigliarsi più di tanto, pecunia non olet e fare il banchiere significa trattare con tutto il denaro che conta, soprattutto quello di provenienza criminale.
E’ una vecchia storia che si ripete in continuazione.
3) Fazio assolto in appello.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/P ... 0177.shtml
Si è trovato un buon collegio di avvocati questa volta l’ex Governatore della Banca d’Italia.
Pagano per il momento solo i polli.
4) Buffon, il portierone della Nazionale e della Juve l’anno scorso ha puntato 1,5 miliardi in scommesse calcistiche vietate ai professionisti del più bel gioco del mondo.
Il calcio rappresenta ancora una grossa fetta degli interessi nazionali. E’ finito tutto a puttane.
5) Crozza a Fardelli d’italialand cita San Francesco e Don Gallo in contrapposizione al Vaticano che Don Giorgio non ha esitato a definire “un puttanaio”. La chiesa cattolica se non si rinnova fa la fine del Pdl.
6) Gramellini a In onda precisa che esiste un avversione fisica da parte dei propri elettori nei confronti dei massimi partiti. Zagrebelsky senza giri di parole tre mesi fa ha dichiarato i massimi partiti “falliti”.
7) Sul governo, dopo l’intervento del ministro dell’Ambiente Ghini, ad Agorà occorre stendere un velo pietoso.
E il peggio deve ancora avveninire.
Un buiolone chiamato Merlonia.
Chi pensa che si possa uscire da questa situazione grazie al noto “Stellone d’Italia” è un illuso.
1) Area Pd ramo ex Margherita
Caso Lusi, il Riesame: “Dai fondi della Margherita mancano altri 50 milioni”
Finora l'ammanco contestato era di circa 20 milioni, ma le motivazioni del tribunale che mantengono agli arresti domiciliari Giovanna Petricone, moglie dell'ex tesoriere, citano una cifra molto maggiore. E sottolineano il mancato controllo di Rutelli e Bianco. La replica del partito: "Non vorremmo si trattasse di un refuso"
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05 ... ni/248107/
2) Ponzellini alla guida della Banca Popolare di Milano concede prestiti a Francesco Corallo e intasca 5 milioni di tangenti.
CRONACHE
29/05/2012 - IL CASO
Bpm, arrestato Massimo Ponzellini
"Tangenti per oltre cinque milioni"
Spuntano Romani, Milanese, La Russa
Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm
OPINIONI Si sgretola un altro pezzo della Seconda Repubblica FRANCESCO MANACORDA
L'ex presidente ai domiciliari
per i finanziamenti ad Atlantis.
Il gip: «Un sistema parallelo».
I legami con Paolo Berlusconi
e il mondo legato al Pdl milanese
Non occorre meravigliarsi più di tanto, pecunia non olet e fare il banchiere significa trattare con tutto il denaro che conta, soprattutto quello di provenienza criminale.
E’ una vecchia storia che si ripete in continuazione.
3) Fazio assolto in appello.
http://www.tmnews.it/web/sezioni/news/P ... 0177.shtml
Si è trovato un buon collegio di avvocati questa volta l’ex Governatore della Banca d’Italia.
Pagano per il momento solo i polli.
4) Buffon, il portierone della Nazionale e della Juve l’anno scorso ha puntato 1,5 miliardi in scommesse calcistiche vietate ai professionisti del più bel gioco del mondo.
Il calcio rappresenta ancora una grossa fetta degli interessi nazionali. E’ finito tutto a puttane.
5) Crozza a Fardelli d’italialand cita San Francesco e Don Gallo in contrapposizione al Vaticano che Don Giorgio non ha esitato a definire “un puttanaio”. La chiesa cattolica se non si rinnova fa la fine del Pdl.
6) Gramellini a In onda precisa che esiste un avversione fisica da parte dei propri elettori nei confronti dei massimi partiti. Zagrebelsky senza giri di parole tre mesi fa ha dichiarato i massimi partiti “falliti”.
7) Sul governo, dopo l’intervento del ministro dell’Ambiente Ghini, ad Agorà occorre stendere un velo pietoso.
E il peggio deve ancora avveninire.
Re: Come se ne viene fuori ?
RETROSCENA
Lite tra Monti, Hollande e Merkel sul rischio contagio da Madrid
Spaccatura fra i leader europei di fronte ad Obama in teleconferenza. Pressing sugli aiuti ma è no tedesco. La Cancelliera: "La Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Il premier italiano: "Berlino rifletta subito"
di ALBERTO D'ARGENIO
ROMA - "No, la Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Per tre volte Barack Obama, Mario Monti e Francois Hollande vanno alla carica. Per tre volte Angela Merkel dice di no. In inglese e, per non sbagliare, in tedesco. La Cancelliera è irremovibile. E così alla teleconferenza dell'altro ieri pomeriggio l'Europa clamorosamente si spacca. Per la prima volta davanti a Obama. Qualcosa che gli europei volevano evitare. Come testimonia un'altra teleconferenza. Quella del 17 maggio, quando Monti, Merkel, Cameron e Hollande in partenza per il G8 di Camp David decisero che almeno di fronte agli altri grandi si sarebbero dovuti mostrare compatti. Poi le beghe su come rilanciare la crescita per risolvere la crisi le avrebbero risolte tra loro, al rientro in Europa. Compito già arduo (e in alto mare) da portare a termine entro il summit Ue del 28 giugno (ieri confermata per il 22 la riunione preparatoria a Roma tra i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna) sul quale poi si sono innestati i bubboni di Grecia e Spagna.
Ma è l'urgenza della bomba iberica a rendere evidenti le spaccature. Il tempo stringe, dopo Bankia potrebbero saltare altri colossi del credito di Madrid. E l'Europa deve tenersi pronta a intervenire per evitare la disintegrazione della sua moneta che metterebbe fine ai discorsi su Grecia, crescita, futura governance e quant'altro. Le contromisure da mettere in campo le ha illustrate mercoledì il presidente della Commissione europea Josè Barroso. La costruzione di un'Unione bancaria con un sistema di supervisione unico a livello Ue, una garanzia europea dei depositi bancari e l'intervento diretto del fondo salva-stati europeo (l'Efsf che si trasformerà nel più potente Esm) nel salvataggio delle banche. Con il terzo pilastro da anticipare, da mettere subito in campo modificando lo statuto dell'Efsf per tenere in piedi la baracca, per evitare l'immediato tracollo dell'euro e avere il tempo di mettere in piedi quel "Fondo di risoluzione" per gli istituti di credito che Bruxelles proporrà a breve, forse già mercoledì prossimo.
È su questo sfondo che va vissuta la video-telefonata di mercoledì. Obama (spaventato che la crisi dell'euro contagi gli Usa e comprometta la sua rielezione) apre sostenendo l'Unione bancaria e l'intervento diretto del fondo salva-Stati per le banche spagnole. Monti e Hollande (che preferisce ancora parlare in francese) sono sulla stessa linea. La Merkel no. "La Germania è contraria a un intervento diretto dell'Efsf, non vogliamo che il fondo, che opera con soldi dei governi, spenda milioni in cambio di collaterali di banche già cotte. Non vedo perché dovremmo possedere pezzi di banche fallite". A poco sono servite le insistenze dell'agguerrito terzetto. Monti ha cercato di convincere la Cancelliera rassicurandola (frase ripetuta ieri in pubblico) sul fatto che l'Italia è "contraria a cambiare lo statuto della Bce". Dunque, ha ragionato, se l'Eurotower non avrà più poteri almeno "ci vuole la Banking Union e l'intervento dell'Efsf". E ancora, i tre hanno fatto notare che se la Spagna, come vuole la Germania, prima prenderà i soldi del fondo salva-Stati e poi salverà le banche si rischia un effetto domino dei mercati. "Non solo il suo debito pubblico crescerà aumentando la sfiducia degli investitori, ma i mercati considereranno Madrid parzialmente insolvente e lo spread andrà alle stelle rendendo tutto ancora più pericoloso". Posizioni che ognuno dei tre ha ripetuto in tre diversi round della conferenza. Alle quali la Cancelliera ha puntualmente detto di no, deludendo chi sperava che l'aggravarsi della situazione l'avrebbe spinta a più miti consigli.
Ma il pressing non si arresta. I quattro, recita il comunicato della Casa Bianca, hanno deciso di "continuare a consultarsi da vicino" in vista del G20 di Los Cabos, Messico, del 18 giugno. E non è un caso che ieri Monti abbia detto che la Germania "deve riflettere profondamente e rapidamente" su come bloccare il contagio della crisi riferendosi all'Efsf e alla crescita. Bruxelles intanto andrà avanti: forse già mercoledì presenterà il Fondo di risoluzione per le banche, un salvadanaio salva-banche che dovrà essere riempito dagli stessi istituti per assicurarsi dai rischi futuri visto che gli stati non hanno più soldi per salvarli. Ma anche su questo - il fondo comunque non farebbe in tempo a risolvere la crisi iberica - ci sono opposizioni. Della Gran Bretagna di Cameron, contraria anche alle regole di supervisione europea ripugnanti per la City, e delle stesse banche, che dicono di non avere risorse da mettere nel fondo. Gli europei hanno poche settimane per trovare la quadra.
(01 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... /?ref=fbpr
Lite tra Monti, Hollande e Merkel sul rischio contagio da Madrid
Spaccatura fra i leader europei di fronte ad Obama in teleconferenza. Pressing sugli aiuti ma è no tedesco. La Cancelliera: "La Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Il premier italiano: "Berlino rifletta subito"
di ALBERTO D'ARGENIO
ROMA - "No, la Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Per tre volte Barack Obama, Mario Monti e Francois Hollande vanno alla carica. Per tre volte Angela Merkel dice di no. In inglese e, per non sbagliare, in tedesco. La Cancelliera è irremovibile. E così alla teleconferenza dell'altro ieri pomeriggio l'Europa clamorosamente si spacca. Per la prima volta davanti a Obama. Qualcosa che gli europei volevano evitare. Come testimonia un'altra teleconferenza. Quella del 17 maggio, quando Monti, Merkel, Cameron e Hollande in partenza per il G8 di Camp David decisero che almeno di fronte agli altri grandi si sarebbero dovuti mostrare compatti. Poi le beghe su come rilanciare la crescita per risolvere la crisi le avrebbero risolte tra loro, al rientro in Europa. Compito già arduo (e in alto mare) da portare a termine entro il summit Ue del 28 giugno (ieri confermata per il 22 la riunione preparatoria a Roma tra i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna) sul quale poi si sono innestati i bubboni di Grecia e Spagna.
Ma è l'urgenza della bomba iberica a rendere evidenti le spaccature. Il tempo stringe, dopo Bankia potrebbero saltare altri colossi del credito di Madrid. E l'Europa deve tenersi pronta a intervenire per evitare la disintegrazione della sua moneta che metterebbe fine ai discorsi su Grecia, crescita, futura governance e quant'altro. Le contromisure da mettere in campo le ha illustrate mercoledì il presidente della Commissione europea Josè Barroso. La costruzione di un'Unione bancaria con un sistema di supervisione unico a livello Ue, una garanzia europea dei depositi bancari e l'intervento diretto del fondo salva-stati europeo (l'Efsf che si trasformerà nel più potente Esm) nel salvataggio delle banche. Con il terzo pilastro da anticipare, da mettere subito in campo modificando lo statuto dell'Efsf per tenere in piedi la baracca, per evitare l'immediato tracollo dell'euro e avere il tempo di mettere in piedi quel "Fondo di risoluzione" per gli istituti di credito che Bruxelles proporrà a breve, forse già mercoledì prossimo.
È su questo sfondo che va vissuta la video-telefonata di mercoledì. Obama (spaventato che la crisi dell'euro contagi gli Usa e comprometta la sua rielezione) apre sostenendo l'Unione bancaria e l'intervento diretto del fondo salva-Stati per le banche spagnole. Monti e Hollande (che preferisce ancora parlare in francese) sono sulla stessa linea. La Merkel no. "La Germania è contraria a un intervento diretto dell'Efsf, non vogliamo che il fondo, che opera con soldi dei governi, spenda milioni in cambio di collaterali di banche già cotte. Non vedo perché dovremmo possedere pezzi di banche fallite". A poco sono servite le insistenze dell'agguerrito terzetto. Monti ha cercato di convincere la Cancelliera rassicurandola (frase ripetuta ieri in pubblico) sul fatto che l'Italia è "contraria a cambiare lo statuto della Bce". Dunque, ha ragionato, se l'Eurotower non avrà più poteri almeno "ci vuole la Banking Union e l'intervento dell'Efsf". E ancora, i tre hanno fatto notare che se la Spagna, come vuole la Germania, prima prenderà i soldi del fondo salva-Stati e poi salverà le banche si rischia un effetto domino dei mercati. "Non solo il suo debito pubblico crescerà aumentando la sfiducia degli investitori, ma i mercati considereranno Madrid parzialmente insolvente e lo spread andrà alle stelle rendendo tutto ancora più pericoloso". Posizioni che ognuno dei tre ha ripetuto in tre diversi round della conferenza. Alle quali la Cancelliera ha puntualmente detto di no, deludendo chi sperava che l'aggravarsi della situazione l'avrebbe spinta a più miti consigli.
Ma il pressing non si arresta. I quattro, recita il comunicato della Casa Bianca, hanno deciso di "continuare a consultarsi da vicino" in vista del G20 di Los Cabos, Messico, del 18 giugno. E non è un caso che ieri Monti abbia detto che la Germania "deve riflettere profondamente e rapidamente" su come bloccare il contagio della crisi riferendosi all'Efsf e alla crescita. Bruxelles intanto andrà avanti: forse già mercoledì presenterà il Fondo di risoluzione per le banche, un salvadanaio salva-banche che dovrà essere riempito dagli stessi istituti per assicurarsi dai rischi futuri visto che gli stati non hanno più soldi per salvarli. Ma anche su questo - il fondo comunque non farebbe in tempo a risolvere la crisi iberica - ci sono opposizioni. Della Gran Bretagna di Cameron, contraria anche alle regole di supervisione europea ripugnanti per la City, e delle stesse banche, che dicono di non avere risorse da mettere nel fondo. Gli europei hanno poche settimane per trovare la quadra.
(01 giugno 2012)
http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... /?ref=fbpr
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Re: Come se ne viene fuori ?
Quello che il governo tedesco sta facendo non ha alcun senso né politico né economico: è chiaro che la Grecia ha bisogno di tempo. Merkel pensa solo in termini elettorali. E sbaglia
Gerhard Schoeder
Gerhard Schoeder
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il vecchio Cancelliere ha ragione! La Merkel porterà alla rovina l'Europa e anche la Germania (dopo Wilhelm II e A. Hitler) che con la sua ostinazione degna di un mulo recalcitrante rovinerà il nostro continente per la terza volta in 100 anni... un bel record!
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Re: Come se ne viene fuori ?
come se viene "forum" ???
speriamo negli elettori tedeschi che l'anno prossimo la mandino a coltivare kartoffel...
certo che per la Grecia un anno è un secolo...
speriamo negli elettori tedeschi che l'anno prossimo la mandino a coltivare kartoffel...
certo che per la Grecia un anno è un secolo...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Ripeto la Germania va messa spalle al muro (economicamente boicottando le sue esportazioni e perchè no anche militarmente... la Francia basta e avanza per annientare la ridicola Bundeswher... risparmiano anche li i crucchi tanto il lavoro sporco lo fanno gli altri...) ricordandole che se Berlino e la Germania sono ora unite è grazie alla benevolenza degli altri europei dopo tutto quello che i tedeschi hanno combinato dal 1914 al 1945 e quindi dopo aver guadagnato tanto ora è il momento di restituire parte dei guadagni... se no si possono ridividere (a est i polacchi non vedono l'ora...).
La Merkel va rispedita in Trabant alla sua cittadina natale nei lander orientali...
La Merkel va rispedita in Trabant alla sua cittadina natale nei lander orientali...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il DAX perde il 3,4%... guarda un po' la merkel prosegue nel suo Nein anche a Obama e la borsa tedesca perde più del doppio di tutte le altre... sarà una coincidenza...!
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Re: Come se ne viene fuori ?
E’ funereo Enrico Mentana nell’anticipare le notizie della giornata. Le cose in Europa stanno andando male, stiamo rischiando molto.
A noi che potevamo essere marchiati come uccellacci del malaugurio, come detrattori cronici, come malpancisti eterni, come menagrami, e qualsiasi altra imputazione negativa, da troppo tempo stiamo dicendo che le cose vanno male. Ma tanto vale, … non serve a niente.
A noi che potevamo essere marchiati come uccellacci del malaugurio, come detrattori cronici, come malpancisti eterni, come menagrami, e qualsiasi altra imputazione negativa, da troppo tempo stiamo dicendo che le cose vanno male. Ma tanto vale, … non serve a niente.
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- Iscritto il: 21/02/2012, 17:56
Re: Come se ne viene fuori ?
camillobenso ha scritto:E’ funereo Enrico Mentana nell’anticipare le notizie della giornata. .
guarda @Tion,
potrebbe anche essere che il colorito di questo fariseo sia solo dovuto a notizie di sondaggi che gli dicono che il
partito per il quale fa spudoratamente il tifo (il polo dei Carini) non raccoglie troppi consensi.
buonanotte
p.s.
oh raga la paura ci è un po' passata e stasera proviamo a dormire in casa.
sperem...
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