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Re: Top News
Servizio pubblico
Gianantonio Stella, sputtana tutti.
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Re: Top News
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Per la puntata di questa sera Miguel Santoro si è scelto due tra i migliori giornalisti di Merlonia.
Sergio Rizzo e Gianantonio Stella.
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Re: Top News
TERREMOTO
Emilia, oltre 300 scosse in due giorni
Aumentano gli sfollati, allarme sciacalli
Alle 17, nel modenese la scossa più potente: magnitudo 4. Protezione civile: "Impossibile stabilire cosa potrà accadere". Nel modenese i senzatetto sono 8500, un migliaio nel reggiano, 1500 nel mantovano. Secondo la polizia municipale di Modena, l'allarme sciacalli è stato troppo pubblicizzato. ma resta l'allerta. Clini: "Serve un piano per la messa in sicurezza del territorio". Napolitano in visita il 7 giugno
ROMA - A due giorni dal nuovo, pesantissimo sisma del 29 maggio, in Emilia la terra continua a tremare. Dalla mezzanotte scorsa, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato altre 83 scosse fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, portando il totale degli ultimi due giorni a oltre 300.
Intorno alle 17 di oggi, la più forte: magnitudo 4, a una profondità di 5,8 km, avvertita nelle province di Mantova, Reggio Emilia e Modena. I Comuni entro 10 chilometri dall'epicentro sono quelli di Carpi e Novi di Modena nel modenese, Rolo, Rio Saliceto, Fabbrico e Reggiolo nel reggiano e Gonzaga e Moglia nel mantovano.
Nessuna garanzia per il futuro: in un comunicato stampa, la Protezione civile ha ribadito "che lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area". Di certo, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visiterà le terre ferite dal sisma giovedi 7 giugno, come ha annunciato Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna e commissario per la ricostruzione.
Nel modenese si contano 8500 sfollati, distribuiti in 23 campi, 17 strutture coperte e diversi alberghi, dove alloggiano al momento 973 persone. Tra queste, circa 150 anziani non autosufficienti. In totale, la disponibilità di posti coordinata dal Centro unificato di protezione civile di Marzaglia, a una decina di chilometri da Modena, è salita a 9.238. Dei sette nuovi campi allestiti dopo la seconda
scossa di terremoto solo quello di Rovereto di Novi è in fase di realizzazione e sarà pronto domani con una capienza di 200 posti. Il paese più colpito è Cavezzo, con 6000 sfollati e il 70% delle abitazioni crollate.
Nel reggiano, secondo gli ultimi dati forniti dalla Provincia, sono 938 i senzatetto: 550 a reggiolo, 102 a rolo (una sessantina nel campo di accoglienza), 77 a Correggio, 65 a Guastalla, 60 a Luzzara, 39 a Rio Saliceto, 30 a Reggio Emilia, 15 a Fabbrico. Al momento sono due i campi di accoglienza. Sei squadre della Protezione Civile dell'Emilia Romagna impegnate nella verifica della funzionalità dei servizi essenziali dei campi quali energia elettrica, rete fognaria, idraulica ed igienica. In queste ore, in vista dell'arrivo dell'estate, è stata avanzata la richiesta di 1500 climatizzatori.
In Lombardia, dove è salito a 2400 il numero delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza, è soprattutto il mantovano a soffrire. Si contano circa 1500 sfollati. Altri 500 posti letto sono in via di allestimento nei due centri di accoglienza della Protezione civile regionale a Moglia e a San Giacomo delle Segnate. Con il potenziamento dei due campi si metteranno a disposizione circa 2.600 posti letto nelle tende e nei palasport. Attualmente in tutti i Comuni del basso mantovano sono 900 le ordinanze di inagibilità firmate dai sindaci. Anche il capoluogo, patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, ha subito gravi conseguenze soprattutto per quanto riguarda edifici storici come il Palazzo Ducale e Palazzo Te. Il sisma ha fatto crollare anche la cupola della basilica di Santa Barbara.
Ma non è solo la paura di nuove scosse telluriche a tormentare la popolazione. Disturbata all'idea che gli sciacalli possano farsi largo tra le macerie e prelevare i loro beni abbandonati. Sciacalli di cui, al momento, non vi sarebbe traccia. Si è parlato di una banda a bordo di un furgone che si aggirava tra le strade di Modena annunciando l'arrivo di scosse imminenti. Secondo il comandante della polizia municipale di modena, Franco Chiari, non è stata raccolta nessuna testimonianza diretta su questa segnalazione. In ogni caso, ha spiegato il comandante, "se il fenomeno c'è non ha dimensioni allarmanti. Di sicuro gli si è fatta molta pubblicità". Tuttavia, rimane lo stato di allerta e le forze dell'ordine ricordano che lo sciacallaggio è perseguibile penalmente per il reato di procurato allarme. Dall'inizio del sisma ad oggi, tuttavia, non si sarebbe verificato nessun furto nelle abitazioni. Né, ad ora, ci sono stati arresti.
Il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha ribadito la necessità di un piano per la sicurezza del territorio: "Dobbiamo avere un Piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, è una priorità per il nostro Paese", ha detto il ministro. "L'area dove si è scatenata la drammatica forza del sisma - ha sottolineato il Presidente della Confindustria Emilia Romagna, Maccaferri - è un'area ad alta concentrazione industriale. Lì c'è il 10% del Pil regionale e l'1% di quello nazionale. Parliamo di 60mila aziende, molte delle quale con una forte componente tecnologica".
Si registra, inoltre, la marcia indietro del ministro del Welfare, Elsa Fornero, dopo le polemiche seguite alla sua frase "il terremoto è un evento naturale ma non è naturale che crollino degli edifici quando questo evento si verifica". "Nessuna implicazione polemica - precisa il ministro su Radio 24 -. Nessuna critica agli imprenditori emiliani. Il lavoro è importante ed è importante sempre". "La mia era una constatazione: tutti viaggiamo e non in tutti i Paesi le costruzioni cadono per una scossa di terremoto di questa entità. Non c'è nessuna attribuzione di responsabilità per le fabbriche riaperte".
(31 maggio 2012)
La Repubblica
Emilia, oltre 300 scosse in due giorni
Aumentano gli sfollati, allarme sciacalli
Alle 17, nel modenese la scossa più potente: magnitudo 4. Protezione civile: "Impossibile stabilire cosa potrà accadere". Nel modenese i senzatetto sono 8500, un migliaio nel reggiano, 1500 nel mantovano. Secondo la polizia municipale di Modena, l'allarme sciacalli è stato troppo pubblicizzato. ma resta l'allerta. Clini: "Serve un piano per la messa in sicurezza del territorio". Napolitano in visita il 7 giugno
ROMA - A due giorni dal nuovo, pesantissimo sisma del 29 maggio, in Emilia la terra continua a tremare. Dalla mezzanotte scorsa, l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha registrato altre 83 scosse fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, portando il totale degli ultimi due giorni a oltre 300.
Intorno alle 17 di oggi, la più forte: magnitudo 4, a una profondità di 5,8 km, avvertita nelle province di Mantova, Reggio Emilia e Modena. I Comuni entro 10 chilometri dall'epicentro sono quelli di Carpi e Novi di Modena nel modenese, Rolo, Rio Saliceto, Fabbrico e Reggiolo nel reggiano e Gonzaga e Moglia nel mantovano.
Nessuna garanzia per il futuro: in un comunicato stampa, la Protezione civile ha ribadito "che lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area". Di certo, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, visiterà le terre ferite dal sisma giovedi 7 giugno, come ha annunciato Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna e commissario per la ricostruzione.
Nel modenese si contano 8500 sfollati, distribuiti in 23 campi, 17 strutture coperte e diversi alberghi, dove alloggiano al momento 973 persone. Tra queste, circa 150 anziani non autosufficienti. In totale, la disponibilità di posti coordinata dal Centro unificato di protezione civile di Marzaglia, a una decina di chilometri da Modena, è salita a 9.238. Dei sette nuovi campi allestiti dopo la seconda
scossa di terremoto solo quello di Rovereto di Novi è in fase di realizzazione e sarà pronto domani con una capienza di 200 posti. Il paese più colpito è Cavezzo, con 6000 sfollati e il 70% delle abitazioni crollate.
Nel reggiano, secondo gli ultimi dati forniti dalla Provincia, sono 938 i senzatetto: 550 a reggiolo, 102 a rolo (una sessantina nel campo di accoglienza), 77 a Correggio, 65 a Guastalla, 60 a Luzzara, 39 a Rio Saliceto, 30 a Reggio Emilia, 15 a Fabbrico. Al momento sono due i campi di accoglienza. Sei squadre della Protezione Civile dell'Emilia Romagna impegnate nella verifica della funzionalità dei servizi essenziali dei campi quali energia elettrica, rete fognaria, idraulica ed igienica. In queste ore, in vista dell'arrivo dell'estate, è stata avanzata la richiesta di 1500 climatizzatori.
In Lombardia, dove è salito a 2400 il numero delle persone ospitate nelle strutture di accoglienza, è soprattutto il mantovano a soffrire. Si contano circa 1500 sfollati. Altri 500 posti letto sono in via di allestimento nei due centri di accoglienza della Protezione civile regionale a Moglia e a San Giacomo delle Segnate. Con il potenziamento dei due campi si metteranno a disposizione circa 2.600 posti letto nelle tende e nei palasport. Attualmente in tutti i Comuni del basso mantovano sono 900 le ordinanze di inagibilità firmate dai sindaci. Anche il capoluogo, patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, ha subito gravi conseguenze soprattutto per quanto riguarda edifici storici come il Palazzo Ducale e Palazzo Te. Il sisma ha fatto crollare anche la cupola della basilica di Santa Barbara.
Ma non è solo la paura di nuove scosse telluriche a tormentare la popolazione. Disturbata all'idea che gli sciacalli possano farsi largo tra le macerie e prelevare i loro beni abbandonati. Sciacalli di cui, al momento, non vi sarebbe traccia. Si è parlato di una banda a bordo di un furgone che si aggirava tra le strade di Modena annunciando l'arrivo di scosse imminenti. Secondo il comandante della polizia municipale di modena, Franco Chiari, non è stata raccolta nessuna testimonianza diretta su questa segnalazione. In ogni caso, ha spiegato il comandante, "se il fenomeno c'è non ha dimensioni allarmanti. Di sicuro gli si è fatta molta pubblicità". Tuttavia, rimane lo stato di allerta e le forze dell'ordine ricordano che lo sciacallaggio è perseguibile penalmente per il reato di procurato allarme. Dall'inizio del sisma ad oggi, tuttavia, non si sarebbe verificato nessun furto nelle abitazioni. Né, ad ora, ci sono stati arresti.
Il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ha ribadito la necessità di un piano per la sicurezza del territorio: "Dobbiamo avere un Piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, è una priorità per il nostro Paese", ha detto il ministro. "L'area dove si è scatenata la drammatica forza del sisma - ha sottolineato il Presidente della Confindustria Emilia Romagna, Maccaferri - è un'area ad alta concentrazione industriale. Lì c'è il 10% del Pil regionale e l'1% di quello nazionale. Parliamo di 60mila aziende, molte delle quale con una forte componente tecnologica".
Si registra, inoltre, la marcia indietro del ministro del Welfare, Elsa Fornero, dopo le polemiche seguite alla sua frase "il terremoto è un evento naturale ma non è naturale che crollino degli edifici quando questo evento si verifica". "Nessuna implicazione polemica - precisa il ministro su Radio 24 -. Nessuna critica agli imprenditori emiliani. Il lavoro è importante ed è importante sempre". "La mia era una constatazione: tutti viaggiamo e non in tutti i Paesi le costruzioni cadono per una scossa di terremoto di questa entità. Non c'è nessuna attribuzione di responsabilità per le fabbriche riaperte".
(31 maggio 2012)
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Re: Top News
Terremoto Emilia, nuova forte scossa alle 21. Ed è allarme sciacalli: tre arresti
La Protezione Civile: "Impossibile prevedere il sisma". Il ministro dell'Ambiente Clini: "Piano di sicurezza, ma serviranno 15 anni". Chiuse le zone industriali di Medolla e Mirandola. La Ferrari organizza asta on line per beneficenza. A Sassuolo il centro di raccolta aiuti
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 maggio 2012
Una nuova forte scossa di terremoto è stata registrata in Emilia alle 21.04 dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, con una magnitudo di 4.2 ad una profondità di 8.7 km. Diverse scosse si si sono susseguite per tutta la giornata, particolarmente forte quella avvertita alle 17. In Emilia il terremoto non dà tregua. “Sarà una lunga sequenza sismica” dicevano solo ieri gli esperti del dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). E infatti sono più di 80, secondo l’Ingv, le scosse che si sono susseguite dopo la mezzanotte fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, zona già colpita dai sismi del 20 e 29 maggio. In due giorni si sono registrate nel territorio circa 300 scosse. L’ultimo movimento tellurico, alle 16.58, ha una magnitudo di 4.0 e una profondità di 5,8 chilometri.
Allarme sciacalli. Ai centralini unificati di Reggio Emilia e Modena stanno arrivando segnalazioni di persone di una non meglio precisata Protezione civile che a piedi o in auto, in certi casi scortata addirittura dalla polizia municipale, starebbero girando per la Bassa invitando ad abbandonare le case in vista di nuove scosse. “Si tratta di impostori che agiscono presumibilmente per mettere in atto azioni di sciacallaggio”, spiega la Provincia di Reggio Emilia. Si tratta di una “bufala che sta però, purtroppo, sta generando il panico in persone comprensibilemnte già provate” avverte la Provincia, ribadendo che “nessuna persona della Protezione civile sta effettuando questi avvisi”. Ieri sera a Mirandola sono stati arrestati tre uomini; un casertano di 50 anni e due mantovani di 20 e 21 anni, già noti alle forze dell’ordine. La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta dopo le segnalazioni dei cittadini di persone che in giro con megafono ad annunciare nuove scosse.
Sono 7.231 gli sfollati ospitati nella notte tra martedì e mercoledì in 23 campi, 17 strutture coperte e diversi alberghi. In totale, la disponibilità di posti coordinata dal Centro unificato di protezione civile di Marzaglia, a una decina di chilometri da Modena, è salita a 8867. La forte scossa di terremoto verificatasi martedì scorso ha colpito anche la Lombardia, in particolare Mantova e i comuni limitrofi, dove si contano circa 1.500 sfollati.
“Gran parte del territorio nazionale è caratterizzato da pericolosità sismica e, quindi, non si può escludere che in qualsiasi momento possano verificarsi terremoti anche di forte intensita’”. Per l’Emilia “il Dipartimento, in coordinamento con la Regione e i centri operativi a livello provinciale, ribadisce che lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area” fa sapere la Protezione Civile.
Sono cominciate questa mattina le verifiche, da parte dei tecnici dei vigili del fuoco e della Protezione civile sugli edifici danneggiati nella Bassa modenese e finché non saranno terminate non sarà possibile riprendere l’attività. A Medolla, dove c’è una delle zone industriali e artigianali più importanti e dove ci sono stati morti dopo il crollo di un capannone, il sindaco Filippo Molinari ha emesso un’ordinanza per impedire l’accesso. Anche la zona industriale di Mirandola è stata chiusa. Anche l’inchiesta sui crolli sta muovendo i primi passi con le l’intenzione di fare verifiche sugli edifici costruiti dal 2003.
A Finale chiuso l’ultimo supermercato. A Finale Emilia, provincia di Modena, non è rimasto aperto alcun supermercato. Quello all’interno del paese era stato già chiuso in seguito alla prima scossa. Dopo martedì ha chiuso anche l’ipermercato che aveva tentato di riaprire la settimana scorsa. “Non è sicuro – spiega il sindaco Fernando Ferioli – è stato costruito con le stesse norme di molti capannoni della zona, norme che non consideravano il rischio sismico e non possiamo rischiare”.
A Sassuolo centro raccolta aiuti. Centinaia di persone ed una quantità enorme di materiale e generi di prima necessità: si presentano in questo modo gli ex magazzini comunali di via Pia a Sassuolo allestiti a centro di raccolta e smistamenti per gli aiuti. Gestito dalla Protezione Civile di Sassuolo, dai Vos, i Volontari della sicurezza, operai del Comune di Sassuolo, il centro è ininterrottamente aperto dalle 8 alle 21 per ricevere le offerte di che stanno arrivando da aziende, associazioni, supermercati cittadini e singoli privati.
Ferrari all’asta per beneficenza. All’inizio della prossima settimana la Ferrari organizzerà una grande asta via Internet per aiutare i parenti delle vittime Il numero uno di Maranello, Luca Cordero di Montezemolo, lo ha detto a margine dell’assemblea in Banca d’Italia: “Metteremo in palio anche delle vetture in funzione dei familiari delle vittime che per la maggior parte erano lavoratori”.
Piano nazionale per la sicurezza. “L’ho detto spesso in questi mesi, ho cominciato a parlare di una Piano nazionale per la sicurezza del territorio a novembre, appena insediato e contestualmente ai disastri avuti alle Cinque Terre, nella Lunigiana e in Sicilia”. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, pensa all’Emilia e non solo. “Certo dobbiamo avere un Piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, che sia sostenuto da investimenti privati agevolati, da finanziamenti pubblici. E’ una priorità per il nostro Paese. L’evento sismico degli ultimi giorni richiama la necessità di questi interventi”.
L’Abi promette risorse. Le banche compiranno ogni sforzo per trovare le risorse finanziarie per la ricostruzione nelle aree danneggiate fa sapere il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari. “Incontriamo le imprese e spero presto la Cassa Depositi e Prestiti per parlare del futuro. La sospensione del pagamento delle rate va benissimo ma questo è per il contingente. Il problema oggi è trovare le risorse necessarie alle migliori condizioni possibili per chi deve ricostruire la sua fabbrica e ristrutturare la sua casa. In questi giorni l’obiettivo è questo. Così come abbiamo fatto per l’Abruzzo faremo ogni sforzo per l’Emilia Romagna”.
Errani, no al commissariamento e snellire burocrazia. Il presidente regionale Vasco Errani, appena nominato commissario, ha le idee chiare. “Il governo si è mosso bene: assicurare subito 2,5 miliardi dà fiducia a sindaci, cittadini, lavoratori e imprese”, ma bisogna di semplificare la burocrazia in modo da non avere più bisogno di commissari. Qui ci sono istituzioni che funzionano. “E’ necessaria una politica industriale in grado di riattivare la produzione: attraverso per esempio una sorta di delocalizzazione temporanea della produzione in modo da poter concedere alle imprese il rispetto dei contratti”.
Cgil “denuncia” imprenditore che vuole portare macchinari in Romania. ”Il padrone ha auto dichiarato il proprio stabilimento inagibile e, con la scusa della temporanea sospensione dell’attività, ha provveduto a caricare i macchinari su camion pronti a partire per la Romania”. E’ il segretario della Fillea-Cgil di Bologna, Maurizio Maurizzi, a “denunciare” il fatto. Si tratta dell’unico proprietario di due aziende del settore legno a San Giovanni in Persiceto, nella Bassa Bolognese confinante con il Modenese dell’epicentro. “I lavoratori stanno presidiando i cancelli delle fabbriche per impedire che, approfittando biecamente del terremoto, i macchinari vengano trasferiti in Romania. Non consentiremo a nessuno di scipparci il lavoro e il futuro: quei camion non usciranno dai cancelli. E’ un atto gravissimo, cinico che non può essere tollerato. Il presidio dei cancelli resterà finchè non ci saranno garanzie per il futuro produttivo. Saranno le autorità – precisa Maurizzi – a dire se ci sono le condizioni per la ripresa dell’attività nello stabilimento e solo allora si potrà discutere di come affrontare eventuali problemi”.
Al Quirinale 100 mila firme contro la parata. Oggi alle 13 una delegazione di firmatari consegnerà alla segreteria del Quirinale una pennetta Usb con le 100.000 firme raccolte in 30 ore online sul sito www.violapost.it per chiedere al presidente Napolitano di annullare la parata del 2 giugno e devolvere le risorse in favore delle vittime del terremoto. Anche il Fattoquotidiano ha organizzato una raccolta di firme perché la parata non si svolga.
La Protezione Civile: "Impossibile prevedere il sisma". Il ministro dell'Ambiente Clini: "Piano di sicurezza, ma serviranno 15 anni". Chiuse le zone industriali di Medolla e Mirandola. La Ferrari organizza asta on line per beneficenza. A Sassuolo il centro di raccolta aiuti
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 31 maggio 2012
Una nuova forte scossa di terremoto è stata registrata in Emilia alle 21.04 dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia, con una magnitudo di 4.2 ad una profondità di 8.7 km. Diverse scosse si si sono susseguite per tutta la giornata, particolarmente forte quella avvertita alle 17. In Emilia il terremoto non dà tregua. “Sarà una lunga sequenza sismica” dicevano solo ieri gli esperti del dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). E infatti sono più di 80, secondo l’Ingv, le scosse che si sono susseguite dopo la mezzanotte fra le province di Modena, Ferrara e Mantova, zona già colpita dai sismi del 20 e 29 maggio. In due giorni si sono registrate nel territorio circa 300 scosse. L’ultimo movimento tellurico, alle 16.58, ha una magnitudo di 4.0 e una profondità di 5,8 chilometri.
Allarme sciacalli. Ai centralini unificati di Reggio Emilia e Modena stanno arrivando segnalazioni di persone di una non meglio precisata Protezione civile che a piedi o in auto, in certi casi scortata addirittura dalla polizia municipale, starebbero girando per la Bassa invitando ad abbandonare le case in vista di nuove scosse. “Si tratta di impostori che agiscono presumibilmente per mettere in atto azioni di sciacallaggio”, spiega la Provincia di Reggio Emilia. Si tratta di una “bufala che sta però, purtroppo, sta generando il panico in persone comprensibilemnte già provate” avverte la Provincia, ribadendo che “nessuna persona della Protezione civile sta effettuando questi avvisi”. Ieri sera a Mirandola sono stati arrestati tre uomini; un casertano di 50 anni e due mantovani di 20 e 21 anni, già noti alle forze dell’ordine. La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta dopo le segnalazioni dei cittadini di persone che in giro con megafono ad annunciare nuove scosse.
Sono 7.231 gli sfollati ospitati nella notte tra martedì e mercoledì in 23 campi, 17 strutture coperte e diversi alberghi. In totale, la disponibilità di posti coordinata dal Centro unificato di protezione civile di Marzaglia, a una decina di chilometri da Modena, è salita a 8867. La forte scossa di terremoto verificatasi martedì scorso ha colpito anche la Lombardia, in particolare Mantova e i comuni limitrofi, dove si contano circa 1.500 sfollati.
“Gran parte del territorio nazionale è caratterizzato da pericolosità sismica e, quindi, non si può escludere che in qualsiasi momento possano verificarsi terremoti anche di forte intensita’”. Per l’Emilia “il Dipartimento, in coordinamento con la Regione e i centri operativi a livello provinciale, ribadisce che lo stato attuale delle conoscenze non consente di stabilire quante scosse e di quale intensità potranno ancora interessare la stessa area” fa sapere la Protezione Civile.
Sono cominciate questa mattina le verifiche, da parte dei tecnici dei vigili del fuoco e della Protezione civile sugli edifici danneggiati nella Bassa modenese e finché non saranno terminate non sarà possibile riprendere l’attività. A Medolla, dove c’è una delle zone industriali e artigianali più importanti e dove ci sono stati morti dopo il crollo di un capannone, il sindaco Filippo Molinari ha emesso un’ordinanza per impedire l’accesso. Anche la zona industriale di Mirandola è stata chiusa. Anche l’inchiesta sui crolli sta muovendo i primi passi con le l’intenzione di fare verifiche sugli edifici costruiti dal 2003.
A Finale chiuso l’ultimo supermercato. A Finale Emilia, provincia di Modena, non è rimasto aperto alcun supermercato. Quello all’interno del paese era stato già chiuso in seguito alla prima scossa. Dopo martedì ha chiuso anche l’ipermercato che aveva tentato di riaprire la settimana scorsa. “Non è sicuro – spiega il sindaco Fernando Ferioli – è stato costruito con le stesse norme di molti capannoni della zona, norme che non consideravano il rischio sismico e non possiamo rischiare”.
A Sassuolo centro raccolta aiuti. Centinaia di persone ed una quantità enorme di materiale e generi di prima necessità: si presentano in questo modo gli ex magazzini comunali di via Pia a Sassuolo allestiti a centro di raccolta e smistamenti per gli aiuti. Gestito dalla Protezione Civile di Sassuolo, dai Vos, i Volontari della sicurezza, operai del Comune di Sassuolo, il centro è ininterrottamente aperto dalle 8 alle 21 per ricevere le offerte di che stanno arrivando da aziende, associazioni, supermercati cittadini e singoli privati.
Ferrari all’asta per beneficenza. All’inizio della prossima settimana la Ferrari organizzerà una grande asta via Internet per aiutare i parenti delle vittime Il numero uno di Maranello, Luca Cordero di Montezemolo, lo ha detto a margine dell’assemblea in Banca d’Italia: “Metteremo in palio anche delle vetture in funzione dei familiari delle vittime che per la maggior parte erano lavoratori”.
Piano nazionale per la sicurezza. “L’ho detto spesso in questi mesi, ho cominciato a parlare di una Piano nazionale per la sicurezza del territorio a novembre, appena insediato e contestualmente ai disastri avuti alle Cinque Terre, nella Lunigiana e in Sicilia”. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, pensa all’Emilia e non solo. “Certo dobbiamo avere un Piano nazionale che duri il tempo che serve, quindi 15 anni, che sia sostenuto da investimenti privati agevolati, da finanziamenti pubblici. E’ una priorità per il nostro Paese. L’evento sismico degli ultimi giorni richiama la necessità di questi interventi”.
L’Abi promette risorse. Le banche compiranno ogni sforzo per trovare le risorse finanziarie per la ricostruzione nelle aree danneggiate fa sapere il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari. “Incontriamo le imprese e spero presto la Cassa Depositi e Prestiti per parlare del futuro. La sospensione del pagamento delle rate va benissimo ma questo è per il contingente. Il problema oggi è trovare le risorse necessarie alle migliori condizioni possibili per chi deve ricostruire la sua fabbrica e ristrutturare la sua casa. In questi giorni l’obiettivo è questo. Così come abbiamo fatto per l’Abruzzo faremo ogni sforzo per l’Emilia Romagna”.
Errani, no al commissariamento e snellire burocrazia. Il presidente regionale Vasco Errani, appena nominato commissario, ha le idee chiare. “Il governo si è mosso bene: assicurare subito 2,5 miliardi dà fiducia a sindaci, cittadini, lavoratori e imprese”, ma bisogna di semplificare la burocrazia in modo da non avere più bisogno di commissari. Qui ci sono istituzioni che funzionano. “E’ necessaria una politica industriale in grado di riattivare la produzione: attraverso per esempio una sorta di delocalizzazione temporanea della produzione in modo da poter concedere alle imprese il rispetto dei contratti”.
Cgil “denuncia” imprenditore che vuole portare macchinari in Romania. ”Il padrone ha auto dichiarato il proprio stabilimento inagibile e, con la scusa della temporanea sospensione dell’attività, ha provveduto a caricare i macchinari su camion pronti a partire per la Romania”. E’ il segretario della Fillea-Cgil di Bologna, Maurizio Maurizzi, a “denunciare” il fatto. Si tratta dell’unico proprietario di due aziende del settore legno a San Giovanni in Persiceto, nella Bassa Bolognese confinante con il Modenese dell’epicentro. “I lavoratori stanno presidiando i cancelli delle fabbriche per impedire che, approfittando biecamente del terremoto, i macchinari vengano trasferiti in Romania. Non consentiremo a nessuno di scipparci il lavoro e il futuro: quei camion non usciranno dai cancelli. E’ un atto gravissimo, cinico che non può essere tollerato. Il presidio dei cancelli resterà finchè non ci saranno garanzie per il futuro produttivo. Saranno le autorità – precisa Maurizzi – a dire se ci sono le condizioni per la ripresa dell’attività nello stabilimento e solo allora si potrà discutere di come affrontare eventuali problemi”.
Al Quirinale 100 mila firme contro la parata. Oggi alle 13 una delegazione di firmatari consegnerà alla segreteria del Quirinale una pennetta Usb con le 100.000 firme raccolte in 30 ore online sul sito www.violapost.it per chiedere al presidente Napolitano di annullare la parata del 2 giugno e devolvere le risorse in favore delle vittime del terremoto. Anche il Fattoquotidiano ha organizzato una raccolta di firme perché la parata non si svolga.
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Re: Top News
L SISMOLOGO: LO STRANO DESTINO DI MARTELLI
Il tweet (equivocato) preso sul serio
e gli allarmi (reali) non ascoltati
Ieri un messaggino su Internet ha invece diffuso un panico ingiustificato per una scossa imminente nel Bolognese
I l sismologo Alessandro Martelli, ieri, ha maledetto uno strano destino. Mentre un suo messaggino twitter equivocato diffondeva il panico per una scossa imminente tra migliaia di bolognesi, lui sospirava sulla difficoltà di lanciare un allarme reale: il pericolo che un terremoto possa colpire qualche stabilimento chimico. Moltiplicando in modo devastante gli effetti del sisma.
Sono anni che il professore, direttore del Centro Ricerche di Bologna dell'Enea, batte e ribatte. Niente da fare: tutti sordi. Rinviano, perdono tempo, sbuffano per l'insistenza degli «allarmisti», accusati di essere corvi del malaugurio. Gli impianti a rischio, molti dei quali obsoleti, sarebbero almeno un migliaio. Classificati in gergo tecnico come esposti al «Rir»: Rischio Incidente Rilevante. Sono sparsi per un po' tutta la penisola. Dal Nord al Sud. Le aree industriali che più dovrebbero essere monitorate, studiate, sottoposte alle più scrupolose verifiche, per Martelli, sono però due. Entrambe in Sicilia.
La prima è a Milazzo, che sta in faccia a Lipari e potrebbe venire investita «da un collasso dei vulcani sottomarini» delle Eolie. La seconda a Priolo, a metà strada tra Siracusa e Catania, un territorio colpito l'11 gennaio 1693 da quello che probabilmente è stato il sisma più spaventoso che si ricordi nella nostra storia.
È dal 2002, ha ricordato recentemente Francesco Celi su La Gazzetta del Sud , che la Regione Sicilia prima e il Parlamento poi hanno inserito l'area di Milazzo tra i siti da bonificare di interesse nazionale. Dieci anni dopo, il piano di risanamento non è mai partito. Nonostante uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2009, abbia confermato pesanti ricadute sulla salute degli abitanti della zona e soprattutto su quella dei bambini.
Cosa succederebbe se un maremoto come quello che seguì il sisma del 1908 a Messina sollevando a Sant'Alessio Siculo, sulla costa a sud di Messina, onde terrificanti di 11,7 metri di altezza, colpisse gli stabilimenti industriali? L'ipotesi dovrebbe gelare il sangue a chi ha responsabilità di governo. E invece, ha denunciato Alessandro Martelli in una intervista alla rivista web della Protezione civile, mentre altri Paesi (compresa la Francia, meno esposta ai terremoti di noi) si attrezzavano ad affrontare eventuali calamità con normative specifiche per la progettazione anti-sismica degli impianti Rir, noi siamo rimasti fermi: «La normativa attuale è del tutto insufficiente e i controlli sono affidati solo ai gestori».
I quali, accusa l'ingegnere dell'Enea, «si affannano a negare l'esistenza del problema del rischio sismico dei loro impianti e temono i costi da affrontare per assicurare un'adeguata protezione dal terremoto». Autolesionismo: «La storia, anche recente, insegna che chiudere gli occhi davanti al "rischio terremoto" non paga, neppure dal punto di vista economico. E soprattutto, prima o poi, porta a conseguenze drammatiche».
L'altro ieri il problema (già sollevato nel settembre 2011 in una interrogazione di Angelo Alessandri, «interrogazione alla quale il governo non si è neppure degnato di rispondere») è stato riproposto in una audizione alla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. E lì Martelli e Paolo Clemente, responsabile del Laboratorio prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti dell'Enea, l'hanno detto chiaro e tondo: attenzione!
«Circa la metà del territorio nazionale», hanno ricordato gli scienziati, «è classificato a rilevante rischio sismico e con tali eventi bisogna imparare a convivere, anzi proprio dalle difficoltà connesse al vivere in un territorio ostile, devono trarsi stimoli e spunti per progredire più di ogni altro nel campo scientifico e tecnologico». Il che purtroppo, come tanti episodi inaccettabili si sono incaricati di dimostrare, non sempre avviene. Anzi: «Appare ovvio, ma lo si afferma inascoltati da tanti anni, come sia indispensabile abbandonare la logica delle emergenze successive per passare ad una corretta politica di prevenzione».
E sia chiaro: nessuno può sentirsi al sicuro. «A causa dell'incompletezza dell'informazione storica e delle conoscenze dei fenomeni che generano gli eventi sismici, le mappe di pericolosità sismica basate sui metodi probabilistici sono state smentite più volte negli ultimi anni. L'esempio più evidente viene proprio dal Giappone, dove gli eventi sismici rilevanti degli ultimi anni sono avvenuti in zone cui era stata assegnata una bassa probabilità di accadimento».
E come ci prepariamo, noi, all'eventualità di nuove scosse, anche rovinose? «È ben nota la notevole vulnerabilità del patrimonio edilizio e del sistema infrastrutturale industriale e produttivo italiano. Secondo stime recenti, circa il 70% dell'edificato non è adeguato al relativo sisma di progetto al sito: ciò rende il rischio sismico sul nostro territorio potenzialmente maggiore di quello di Paesi dove la pericolosità è più elevata. Il motivo di tale situazione è da ricercare soprattutto nel fatto che gran parte del nostro patrimonio edilizio è obsoleto ed è stato costruito in assenza di norme sismiche o, comunque, delle conoscenze necessarie per la corretta progettazione di costruzioni antisismiche». Peggio: ancora oggi «in sostanza, non c'è obbligo di verifica dello stato di salute delle costruzioni né di intervento». Miopia. Miopia pura.
Lo raccontava ieri mattina Gianluca Rossellini sul Corriere del Mezzogiorno proprio a proposito di Milazzo e del verbale del Comitato tecnico regionale per la sicurezza dopo un controllo alla raffineria un paio di settimane fa. Verbale dove si legge che l'azienda petrolchimica «in relazione agli obblighi dell'Opcm n.3274 del 20 marzo 2003 ha dichiarato di aver effettuato solo verifiche su edifici civili e sulle fondazioni degli impianti». Secondo gli ispettori «in assenza di verifiche dinamiche che tengano conto dei nuovi parametri (...) e delle connessioni esistenti tra centri di pericolo (colonne, reattori, serbatoi, pipe rack) e le tubazioni di fluidi pericolosi, non potranno essere trascurate le rotture maggiori il 100% del diametro della tubazione». E i pompieri? Almeno loro sarebbero all'altezza? Auguri. Il rapporto denuncia «l'inadeguatezza della caserma dei vigili del fuoco all'interno della raffineria sia in termini di posizione che di protezione». Diciamola tutta: dovesse capitare qualcosa agli impianti di cui parliamo, nessuno osi parlare di «fatalità».
Gian Antonio Stella
1 giugno 2012 | 7:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
Il tweet (equivocato) preso sul serio
e gli allarmi (reali) non ascoltati
Ieri un messaggino su Internet ha invece diffuso un panico ingiustificato per una scossa imminente nel Bolognese
I l sismologo Alessandro Martelli, ieri, ha maledetto uno strano destino. Mentre un suo messaggino twitter equivocato diffondeva il panico per una scossa imminente tra migliaia di bolognesi, lui sospirava sulla difficoltà di lanciare un allarme reale: il pericolo che un terremoto possa colpire qualche stabilimento chimico. Moltiplicando in modo devastante gli effetti del sisma.
Sono anni che il professore, direttore del Centro Ricerche di Bologna dell'Enea, batte e ribatte. Niente da fare: tutti sordi. Rinviano, perdono tempo, sbuffano per l'insistenza degli «allarmisti», accusati di essere corvi del malaugurio. Gli impianti a rischio, molti dei quali obsoleti, sarebbero almeno un migliaio. Classificati in gergo tecnico come esposti al «Rir»: Rischio Incidente Rilevante. Sono sparsi per un po' tutta la penisola. Dal Nord al Sud. Le aree industriali che più dovrebbero essere monitorate, studiate, sottoposte alle più scrupolose verifiche, per Martelli, sono però due. Entrambe in Sicilia.
La prima è a Milazzo, che sta in faccia a Lipari e potrebbe venire investita «da un collasso dei vulcani sottomarini» delle Eolie. La seconda a Priolo, a metà strada tra Siracusa e Catania, un territorio colpito l'11 gennaio 1693 da quello che probabilmente è stato il sisma più spaventoso che si ricordi nella nostra storia.
È dal 2002, ha ricordato recentemente Francesco Celi su La Gazzetta del Sud , che la Regione Sicilia prima e il Parlamento poi hanno inserito l'area di Milazzo tra i siti da bonificare di interesse nazionale. Dieci anni dopo, il piano di risanamento non è mai partito. Nonostante uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2009, abbia confermato pesanti ricadute sulla salute degli abitanti della zona e soprattutto su quella dei bambini.
Cosa succederebbe se un maremoto come quello che seguì il sisma del 1908 a Messina sollevando a Sant'Alessio Siculo, sulla costa a sud di Messina, onde terrificanti di 11,7 metri di altezza, colpisse gli stabilimenti industriali? L'ipotesi dovrebbe gelare il sangue a chi ha responsabilità di governo. E invece, ha denunciato Alessandro Martelli in una intervista alla rivista web della Protezione civile, mentre altri Paesi (compresa la Francia, meno esposta ai terremoti di noi) si attrezzavano ad affrontare eventuali calamità con normative specifiche per la progettazione anti-sismica degli impianti Rir, noi siamo rimasti fermi: «La normativa attuale è del tutto insufficiente e i controlli sono affidati solo ai gestori».
I quali, accusa l'ingegnere dell'Enea, «si affannano a negare l'esistenza del problema del rischio sismico dei loro impianti e temono i costi da affrontare per assicurare un'adeguata protezione dal terremoto». Autolesionismo: «La storia, anche recente, insegna che chiudere gli occhi davanti al "rischio terremoto" non paga, neppure dal punto di vista economico. E soprattutto, prima o poi, porta a conseguenze drammatiche».
L'altro ieri il problema (già sollevato nel settembre 2011 in una interrogazione di Angelo Alessandri, «interrogazione alla quale il governo non si è neppure degnato di rispondere») è stato riproposto in una audizione alla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera. E lì Martelli e Paolo Clemente, responsabile del Laboratorio prevenzione rischi naturali e mitigazione effetti dell'Enea, l'hanno detto chiaro e tondo: attenzione!
«Circa la metà del territorio nazionale», hanno ricordato gli scienziati, «è classificato a rilevante rischio sismico e con tali eventi bisogna imparare a convivere, anzi proprio dalle difficoltà connesse al vivere in un territorio ostile, devono trarsi stimoli e spunti per progredire più di ogni altro nel campo scientifico e tecnologico». Il che purtroppo, come tanti episodi inaccettabili si sono incaricati di dimostrare, non sempre avviene. Anzi: «Appare ovvio, ma lo si afferma inascoltati da tanti anni, come sia indispensabile abbandonare la logica delle emergenze successive per passare ad una corretta politica di prevenzione».
E sia chiaro: nessuno può sentirsi al sicuro. «A causa dell'incompletezza dell'informazione storica e delle conoscenze dei fenomeni che generano gli eventi sismici, le mappe di pericolosità sismica basate sui metodi probabilistici sono state smentite più volte negli ultimi anni. L'esempio più evidente viene proprio dal Giappone, dove gli eventi sismici rilevanti degli ultimi anni sono avvenuti in zone cui era stata assegnata una bassa probabilità di accadimento».
E come ci prepariamo, noi, all'eventualità di nuove scosse, anche rovinose? «È ben nota la notevole vulnerabilità del patrimonio edilizio e del sistema infrastrutturale industriale e produttivo italiano. Secondo stime recenti, circa il 70% dell'edificato non è adeguato al relativo sisma di progetto al sito: ciò rende il rischio sismico sul nostro territorio potenzialmente maggiore di quello di Paesi dove la pericolosità è più elevata. Il motivo di tale situazione è da ricercare soprattutto nel fatto che gran parte del nostro patrimonio edilizio è obsoleto ed è stato costruito in assenza di norme sismiche o, comunque, delle conoscenze necessarie per la corretta progettazione di costruzioni antisismiche». Peggio: ancora oggi «in sostanza, non c'è obbligo di verifica dello stato di salute delle costruzioni né di intervento». Miopia. Miopia pura.
Lo raccontava ieri mattina Gianluca Rossellini sul Corriere del Mezzogiorno proprio a proposito di Milazzo e del verbale del Comitato tecnico regionale per la sicurezza dopo un controllo alla raffineria un paio di settimane fa. Verbale dove si legge che l'azienda petrolchimica «in relazione agli obblighi dell'Opcm n.3274 del 20 marzo 2003 ha dichiarato di aver effettuato solo verifiche su edifici civili e sulle fondazioni degli impianti». Secondo gli ispettori «in assenza di verifiche dinamiche che tengano conto dei nuovi parametri (...) e delle connessioni esistenti tra centri di pericolo (colonne, reattori, serbatoi, pipe rack) e le tubazioni di fluidi pericolosi, non potranno essere trascurate le rotture maggiori il 100% del diametro della tubazione». E i pompieri? Almeno loro sarebbero all'altezza? Auguri. Il rapporto denuncia «l'inadeguatezza della caserma dei vigili del fuoco all'interno della raffineria sia in termini di posizione che di protezione». Diciamola tutta: dovesse capitare qualcosa agli impianti di cui parliamo, nessuno osi parlare di «fatalità».
Gian Antonio Stella
1 giugno 2012 | 7:30
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Re: Top News
Mistero Buffon
di Marco Travaglio | 2 giugno 2012
Commenti (143)
Quando Paolo Rossi fu beccato nel primo calcioscommesse (quello del 1980) e si prese 2 anni di squalifica per un paio di puntate da 20 milioni di lire, un cronista gli domandò che cosa l’avesse spinto a rovinarsi per così poco, visto che guadagnava 5 miliardi all’anno. E lui: “Ho un figlio da mantenere”. Da allora ci si domanda chi scrive i testi ai calciatori. Ma anche ai presidenti, che un tempo Giulio Onesti chiamava “ricchi scemi” e non paiono cambiati granché.
Andrea Agnelli ha fatto le scuole alte, è figlio del dottor Umberto, è nato e cresciuto nell’unica real casa rimasta in Italia dopo la caduta della monarchia, una famiglia nota per aver sempre professato il massimo rispetto nelle regole della giustizia, anche quando le violava. Il rampollo vince il primo scudetto della rinascita bianconera, dopo l’inferno della serie B e il purgatorio della lenta ricostruzione. E, anziché gioire per un trofeo conquistato finalmente sul campo, senza aiutini né moggismi, si affretta a dire che è il numero 30, non il 28, rivendicando i due revocati perché truccati da Calciopoli. Così getta lo scudetto meritato nel calderone di quelli immeritati. Un genio. Già che c’è elogia come “grande manager” Moggi, radiato dalla Federcalcio e condannato in tribunale per associazione per delinquere e minacce, e in appello per violenza privata.
Non contento, appena emergono le accuse a Conte (ovviamente tutte da dimostrare), indagato per associazione a delinquere per un episodio relativo alla sua esperienza al Siena, si presenta al suo fianco e, anziché limitarsi a precisare che la Juve non c’entra, nutre fiducia in Conte, ma attende il verdetto dei giudici, si sporge in avanti anticipando la sentenza (“Conte è estraneo a tutto”) e annunciando che qualunque cosa accada “Conte guiderà la Juve nella prossima stagione”. Dichiarazione quantomeno azzardata, visto che l’indagine di Cremona è serissima: tant’è che finora gli indagati han quasi tutti patteggiato squalifiche con la giustizia sportiva. E Conte, se risultasse anche lui colpevole, rischia una squalifica da 3 anni alla radiazione e dunque non potrebbe allenare neanche una squadretta di Promozione. Agnelli non batte ciglio nemmeno quando Conte si copre di ridicolo attaccando la Procura perché, “prima di perquisirmi e indagarmi, avrebbe dovuto chiamarmi”. Ma certo, quando un magistrato deve perquisire qualcuno, la prima cosa che fa è chiamarlo, annunciargli l’arrivo degli agenti e prendere appuntamento se non è troppo disturbo.
Anche Buffon fa un’uscita che pare un’entrata, giustificando i pareggi in saldo di fine stagione (“due feriti sono meglio di un morto”) e sparando a zero sui pm e i giornalisti per i “blitz annunciati” e le “fughe di notizie” (verbali depositati e dunque non segreti). Due giorni dopo un rapporto della Finanza rivela che Buffon ha scommesso 1 milione e mezzo in 10 mesi in una tabaccheria di Parma, come già nel 2006 in piena Calciopoli. Se si provasse che scommetteva su partite di calcio, avrebbe violato il codice sportivo e verrebbe squalificato. Ma i suoi legali, anziché escludere subito questa evenienza e spiegare su cos’altro scommetteva, vaneggiano di “privacy violata”.
E Agnelli, anziché far luce sulle scommesse del suo portiere nonché capitano della Nazionale, strilla alla giustizia a orologeria: “Singolare che l’informativa esca proprio ora”. E quando avrebbe dovuto uscire, di grazia? Qui lo scandalo sono eventualmente le scommesse, non la notizia. Oltre a parlare come un Berlusconi qualsiasi (infatti Giornale e Libero titolano: “Vendetta dei pm su Buffon”), Agnelli non s’accorge che “a orologeria” potrebbe essere l’uscita preventiva di Buffon. Sapendo di avere scommesso cifre esorbitanti e sospettando di essere stato scoperto, il portiere potrebbe aver giocato d’anticipo attaccando i pm per gabellare l’indagine per una ritorsione. Ma a questo punto si fa strada l’ipotesi più inquietante di tutte: che Andrea Agnelli i testi se li scriva da solo
di Marco Travaglio | 2 giugno 2012
Commenti (143)
Quando Paolo Rossi fu beccato nel primo calcioscommesse (quello del 1980) e si prese 2 anni di squalifica per un paio di puntate da 20 milioni di lire, un cronista gli domandò che cosa l’avesse spinto a rovinarsi per così poco, visto che guadagnava 5 miliardi all’anno. E lui: “Ho un figlio da mantenere”. Da allora ci si domanda chi scrive i testi ai calciatori. Ma anche ai presidenti, che un tempo Giulio Onesti chiamava “ricchi scemi” e non paiono cambiati granché.
Andrea Agnelli ha fatto le scuole alte, è figlio del dottor Umberto, è nato e cresciuto nell’unica real casa rimasta in Italia dopo la caduta della monarchia, una famiglia nota per aver sempre professato il massimo rispetto nelle regole della giustizia, anche quando le violava. Il rampollo vince il primo scudetto della rinascita bianconera, dopo l’inferno della serie B e il purgatorio della lenta ricostruzione. E, anziché gioire per un trofeo conquistato finalmente sul campo, senza aiutini né moggismi, si affretta a dire che è il numero 30, non il 28, rivendicando i due revocati perché truccati da Calciopoli. Così getta lo scudetto meritato nel calderone di quelli immeritati. Un genio. Già che c’è elogia come “grande manager” Moggi, radiato dalla Federcalcio e condannato in tribunale per associazione per delinquere e minacce, e in appello per violenza privata.
Non contento, appena emergono le accuse a Conte (ovviamente tutte da dimostrare), indagato per associazione a delinquere per un episodio relativo alla sua esperienza al Siena, si presenta al suo fianco e, anziché limitarsi a precisare che la Juve non c’entra, nutre fiducia in Conte, ma attende il verdetto dei giudici, si sporge in avanti anticipando la sentenza (“Conte è estraneo a tutto”) e annunciando che qualunque cosa accada “Conte guiderà la Juve nella prossima stagione”. Dichiarazione quantomeno azzardata, visto che l’indagine di Cremona è serissima: tant’è che finora gli indagati han quasi tutti patteggiato squalifiche con la giustizia sportiva. E Conte, se risultasse anche lui colpevole, rischia una squalifica da 3 anni alla radiazione e dunque non potrebbe allenare neanche una squadretta di Promozione. Agnelli non batte ciglio nemmeno quando Conte si copre di ridicolo attaccando la Procura perché, “prima di perquisirmi e indagarmi, avrebbe dovuto chiamarmi”. Ma certo, quando un magistrato deve perquisire qualcuno, la prima cosa che fa è chiamarlo, annunciargli l’arrivo degli agenti e prendere appuntamento se non è troppo disturbo.
Anche Buffon fa un’uscita che pare un’entrata, giustificando i pareggi in saldo di fine stagione (“due feriti sono meglio di un morto”) e sparando a zero sui pm e i giornalisti per i “blitz annunciati” e le “fughe di notizie” (verbali depositati e dunque non segreti). Due giorni dopo un rapporto della Finanza rivela che Buffon ha scommesso 1 milione e mezzo in 10 mesi in una tabaccheria di Parma, come già nel 2006 in piena Calciopoli. Se si provasse che scommetteva su partite di calcio, avrebbe violato il codice sportivo e verrebbe squalificato. Ma i suoi legali, anziché escludere subito questa evenienza e spiegare su cos’altro scommetteva, vaneggiano di “privacy violata”.
E Agnelli, anziché far luce sulle scommesse del suo portiere nonché capitano della Nazionale, strilla alla giustizia a orologeria: “Singolare che l’informativa esca proprio ora”. E quando avrebbe dovuto uscire, di grazia? Qui lo scandalo sono eventualmente le scommesse, non la notizia. Oltre a parlare come un Berlusconi qualsiasi (infatti Giornale e Libero titolano: “Vendetta dei pm su Buffon”), Agnelli non s’accorge che “a orologeria” potrebbe essere l’uscita preventiva di Buffon. Sapendo di avere scommesso cifre esorbitanti e sospettando di essere stato scoperto, il portiere potrebbe aver giocato d’anticipo attaccando i pm per gabellare l’indagine per una ritorsione. Ma a questo punto si fa strada l’ipotesi più inquietante di tutte: che Andrea Agnelli i testi se li scriva da solo
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Re: Top News
Presunzione di ignoranza
di Marco Travaglio
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf
Cursore a destra verso il basso
di Marco Travaglio
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Re: Top News
La distruzione del Paese continua imperterrita
Nominato Cavaliere politico Udc vicino al boss della ‘ndrangheta in Liguria
Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale, non è indagato ma compare in alcune inchieste. Dalle intercettazioni emergono i suoi rapporti con Mimmo Gangemi, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale
di Chiara Pracchi | 2 giugno 2012
Commenti (34)
Due giugno, festa della Repubblica, è il giorno in cui vengono nominati i cavalieri della Repubblica. E fra i nominati oggi da Giorgio Napolitano figura anche Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale della Liguria. Ma Monteleone, politico dell’Udc con una parentesi nella Margherita, compare nelle indagini che hanno portato all’inchiesta ‘Maglio’ e in alcuni passi dell’indagine ‘Crimine’, come ha denunciato oggi la Casa della Legalità di Genova. Monteleone non è indagato ma dagli atti emergerebbe una sua vicinanza con Mimmo Gangemi, il fruttivendolo di San Fruttuoso accusato di essere il capo della ‘ndrangheta in Liguria, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale.
Nell’inchiesta ‘Crimine’, nel mezzo della lotta che oppone Gangemi a Domenico Belcastro per le candidature da sostenere, Belcastro si lamenta con Giuseppe Commisso perché Gangemi vorrebbe sponsorizzare “un finanziere, uno sbirro. Cinque anni fa ha detto che lui che è sbirro questo qua, che è un infame, adesso ha voluto appoggiare a Monteleone, lui lo potete appoggiare. Uno vale l’altro, appoggiamo a Monteleone”. La ragione di questa scelta, spiega ancora Belcastro, risiede nel fatto che il politico avrebbe promesso un posto di lavoro al genero di Gangemi. Ma l’intercettazione rivela anche che i rapporti fra Monteleone e la consorteria non sono sempre stati pacifici e lineari.
In particolare, dalle indagini che hanno portato all’operazione Maglio (ma che non sono confluite nell’Ordinanza di misure cautelari) emerge che Monteleone si sarebbe servito dell’appoggio del clan già nelle elezioni del 2005. Una volta eletto, però, non avrebbe mantenuto i patti convenuti, provocando così una rottura con il sodalizio che, in spregio, lo avrebbe soprannominato “il lardone”. “Allora lo facciamo sto armistizio, la facciamo sta spaghettata?”, propone ancora Monteleone all’alba delle elezioni del 2010, in un tentativo di ricucire i rapporti con il clan. L’intercettazione è riportata in un rapporto del Ros in cui si evidenzia “come gli amministratori locali (alcuni di origine calabrese) ben conoscessero i caratteri organizzativi della struttura ‘ndranghetistica, rivolgendosi a personaggi inseriti nel locale del capoluogo di Regione, per far giungere richieste di appoggio elettorale alle strutture periferiche”.
IFQ
Nominato Cavaliere politico Udc vicino al boss della ‘ndrangheta in Liguria
Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale, non è indagato ma compare in alcune inchieste. Dalle intercettazioni emergono i suoi rapporti con Mimmo Gangemi, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale
di Chiara Pracchi | 2 giugno 2012
Commenti (34)
Due giugno, festa della Repubblica, è il giorno in cui vengono nominati i cavalieri della Repubblica. E fra i nominati oggi da Giorgio Napolitano figura anche Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale della Liguria. Ma Monteleone, politico dell’Udc con una parentesi nella Margherita, compare nelle indagini che hanno portato all’inchiesta ‘Maglio’ e in alcuni passi dell’indagine ‘Crimine’, come ha denunciato oggi la Casa della Legalità di Genova. Monteleone non è indagato ma dagli atti emergerebbe una sua vicinanza con Mimmo Gangemi, il fruttivendolo di San Fruttuoso accusato di essere il capo della ‘ndrangheta in Liguria, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale.
Nell’inchiesta ‘Crimine’, nel mezzo della lotta che oppone Gangemi a Domenico Belcastro per le candidature da sostenere, Belcastro si lamenta con Giuseppe Commisso perché Gangemi vorrebbe sponsorizzare “un finanziere, uno sbirro. Cinque anni fa ha detto che lui che è sbirro questo qua, che è un infame, adesso ha voluto appoggiare a Monteleone, lui lo potete appoggiare. Uno vale l’altro, appoggiamo a Monteleone”. La ragione di questa scelta, spiega ancora Belcastro, risiede nel fatto che il politico avrebbe promesso un posto di lavoro al genero di Gangemi. Ma l’intercettazione rivela anche che i rapporti fra Monteleone e la consorteria non sono sempre stati pacifici e lineari.
In particolare, dalle indagini che hanno portato all’operazione Maglio (ma che non sono confluite nell’Ordinanza di misure cautelari) emerge che Monteleone si sarebbe servito dell’appoggio del clan già nelle elezioni del 2005. Una volta eletto, però, non avrebbe mantenuto i patti convenuti, provocando così una rottura con il sodalizio che, in spregio, lo avrebbe soprannominato “il lardone”. “Allora lo facciamo sto armistizio, la facciamo sta spaghettata?”, propone ancora Monteleone all’alba delle elezioni del 2010, in un tentativo di ricucire i rapporti con il clan. L’intercettazione è riportata in un rapporto del Ros in cui si evidenzia “come gli amministratori locali (alcuni di origine calabrese) ben conoscessero i caratteri organizzativi della struttura ‘ndranghetistica, rivolgendosi a personaggi inseriti nel locale del capoluogo di Regione, per far giungere richieste di appoggio elettorale alle strutture periferiche”.
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Re: Top News
I commenti dei lettori de IFQ
La foto
http://www.ilfattoquotidiano.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ta/250349/
MARION 1 ora ago
dalla foto si evince chiaramente che e' un intellettuale,sicuramente moderato,forse memores domini.non poteva essere che u.d.c. dalle mie parti ne abbiamo tanti cosi',e molti sono u.d.c.
Ospite 39 minuti ago
UDC = Unione di Cosanostra.
michaelsanthers 5 ore ago
casini ci metterà le due mani sul fuoco come fece con cuffaro
pedro almodovar 1 ora ago
Mi domando, tutti i giorni e più volte al giorno: cosa stiamo aspettando a cacciare via questa casta supercorrotta a pedate ?
lela 1 ora ago
ormai il titolo di Cavaliere è un'ingiuria.
LoSfrattoDelleSbarbine 12 ore ago
Se ha un figlio che si chiama Pier Rosario e' fatta.
Vitellozzo Vitellozzi 1 ora ago
Con un parlamento di inquisiti e di pregiudicati la nomina di un cavaliere camorrista, ja, ci sta
Mario Previtera 12 ore ago
Non facciamo una piega: ci siamo abituati
Neo Garfan 7 ore ago in risposta a Mario Previtera
ma pierferdinando cosa metterà sul fuoco ora che ha finito le mani? mmmmm...io avrei un'idea!
Pattysm51 12 ore ago
Adeguato al livello della nostra politica....
Gilles73 12 ore ago
Adesso si capisce meglio perché, il Presidente della Repubblica ha firmato senza scuotere la testa, tutte le leggi Ad Personam berlusconi senonché EX 1er gli ha sottomesso.
foradibal 12 ore ago in risposta a turms70
Branchr 2° "la vendetta" Penso che in questi ultimi tempi al Presidente Naplitano gli stiano "sfuggendo" certi particolari, perchè non sente i "botti" di Grillo, e non riesce a distinguere" i buoni dai cattivi "! Praticamwente gli si mescolano le "gurdie con i ladri" Che abbia vicino il"corrazziere 1 o 2"che gli danno costantemente, cattivi consigli come fanno con "Crozza" !!
Andrea Cocco 9 ore ago
puro Made in Italy..
jasis 10 ore ago
Berlusca non è cavaliere?
Ci vorrebbe un pony....
joe 10 ore ago
L'UDC e' proprio sfortunata ad avere cosi' tanti politici coinvolti in faccende mafiose. Tutto all'insaputa di tutti, ovviamente.......
Stefano 10 ore ago
hanno fatto Cavaliere anche Berlusconi, uno più uno meno...
Francesco 10 ore ago
Sarà anche cavaliere, ma a giudicare dalla foto, non credo che riesca a cavalcare.
A giudicare dalla foto, pare avere anche seri problemi a stare sulla sedia senza rotolare su se stesso e andare a ronfare sotto il tavolo.
La foto
http://www.ilfattoquotidiano.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... ta/250349/
MARION 1 ora ago
dalla foto si evince chiaramente che e' un intellettuale,sicuramente moderato,forse memores domini.non poteva essere che u.d.c. dalle mie parti ne abbiamo tanti cosi',e molti sono u.d.c.
Ospite 39 minuti ago
UDC = Unione di Cosanostra.
michaelsanthers 5 ore ago
casini ci metterà le due mani sul fuoco come fece con cuffaro
pedro almodovar 1 ora ago
Mi domando, tutti i giorni e più volte al giorno: cosa stiamo aspettando a cacciare via questa casta supercorrotta a pedate ?
lela 1 ora ago
ormai il titolo di Cavaliere è un'ingiuria.
LoSfrattoDelleSbarbine 12 ore ago
Se ha un figlio che si chiama Pier Rosario e' fatta.
Vitellozzo Vitellozzi 1 ora ago
Con un parlamento di inquisiti e di pregiudicati la nomina di un cavaliere camorrista, ja, ci sta
Mario Previtera 12 ore ago
Non facciamo una piega: ci siamo abituati
Neo Garfan 7 ore ago in risposta a Mario Previtera
ma pierferdinando cosa metterà sul fuoco ora che ha finito le mani? mmmmm...io avrei un'idea!
Pattysm51 12 ore ago
Adeguato al livello della nostra politica....
Gilles73 12 ore ago
Adesso si capisce meglio perché, il Presidente della Repubblica ha firmato senza scuotere la testa, tutte le leggi Ad Personam berlusconi senonché EX 1er gli ha sottomesso.
foradibal 12 ore ago in risposta a turms70
Branchr 2° "la vendetta" Penso che in questi ultimi tempi al Presidente Naplitano gli stiano "sfuggendo" certi particolari, perchè non sente i "botti" di Grillo, e non riesce a distinguere" i buoni dai cattivi "! Praticamwente gli si mescolano le "gurdie con i ladri" Che abbia vicino il"corrazziere 1 o 2"che gli danno costantemente, cattivi consigli come fanno con "Crozza" !!
Andrea Cocco 9 ore ago
puro Made in Italy..
jasis 10 ore ago
Berlusca non è cavaliere?
Ci vorrebbe un pony....
joe 10 ore ago
L'UDC e' proprio sfortunata ad avere cosi' tanti politici coinvolti in faccende mafiose. Tutto all'insaputa di tutti, ovviamente.......
Stefano 10 ore ago
hanno fatto Cavaliere anche Berlusconi, uno più uno meno...
Francesco 10 ore ago
Sarà anche cavaliere, ma a giudicare dalla foto, non credo che riesca a cavalcare.
A giudicare dalla foto, pare avere anche seri problemi a stare sulla sedia senza rotolare su se stesso e andare a ronfare sotto il tavolo.
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Re: Top News
Il male oscuro italiano
DOPO IL SUICIDIO DELLA PALLAVOLISTA ALBINI A ISTANBUL
Lutto nella pallamano: si toglie
la vita il giovane azzurro Bisori
Aveva 24 anni e 54 presenze nella nazionale italiana. Si è gettato sotto un treno a Bologna
MILANO - Aveva 24 anni e 54 presenze nella nazionale italiana di pallamano. Ha lasciato un biglietto in una stanza d'albergo di Bologna, con le scuse alla famiglia per il gesto che stava per compiere. Poi si è recato alla stazione e si è fatto travolgere da un treno in partenza. È morto così Alessio Bisori, uno degli atleti di punta della pallamano azzurra, nato a Prato il 14 febbraio 1988, giocava da centrale nell'Ambra di Poggio a Caiano. Dopo Giulia Albini, pallavolista che lunedì scorso si è buttata da un ponte sul Bosforo a Istanbul, un altro suicidio scuote lo sport italiano.
NAZIONALE - Bisori era partito da Prato e doveva raggiungere Fasano, in Puglia, per unirsi alla nazionale che dall'8 al 10 giugno a Bari ha in programma il torneo di qualificazione agli Europei. Alto 1 metro e 90, «non aveva paura di niente», lo ricorda Giuseppe Tedesco, allenatore dello United di Bologna, che lo ha avuto in squadra per tre anni. «Non riesco più a vivere», avrebbe scritto sul biglietto lasciato in albergo. Bisori avrebbe attraversato le rotaie dal terzo binario, poi si sarebbe sdraiato sul primo facendosi travolgere dal treno. «La pallamano italiana perde uno dei suoi più valorosi portabandiera», scrive Stefano Podini, presidente della Lega pallamano. Il presidente federale, Francesco Purromuto, ha disposto un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive della pallamano.
Redazione Online
3 giugno 2012 | 19:57
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere.it
DOPO IL SUICIDIO DELLA PALLAVOLISTA ALBINI A ISTANBUL
Lutto nella pallamano: si toglie
la vita il giovane azzurro Bisori
Aveva 24 anni e 54 presenze nella nazionale italiana. Si è gettato sotto un treno a Bologna
MILANO - Aveva 24 anni e 54 presenze nella nazionale italiana di pallamano. Ha lasciato un biglietto in una stanza d'albergo di Bologna, con le scuse alla famiglia per il gesto che stava per compiere. Poi si è recato alla stazione e si è fatto travolgere da un treno in partenza. È morto così Alessio Bisori, uno degli atleti di punta della pallamano azzurra, nato a Prato il 14 febbraio 1988, giocava da centrale nell'Ambra di Poggio a Caiano. Dopo Giulia Albini, pallavolista che lunedì scorso si è buttata da un ponte sul Bosforo a Istanbul, un altro suicidio scuote lo sport italiano.
NAZIONALE - Bisori era partito da Prato e doveva raggiungere Fasano, in Puglia, per unirsi alla nazionale che dall'8 al 10 giugno a Bari ha in programma il torneo di qualificazione agli Europei. Alto 1 metro e 90, «non aveva paura di niente», lo ricorda Giuseppe Tedesco, allenatore dello United di Bologna, che lo ha avuto in squadra per tre anni. «Non riesco più a vivere», avrebbe scritto sul biglietto lasciato in albergo. Bisori avrebbe attraversato le rotaie dal terzo binario, poi si sarebbe sdraiato sul primo facendosi travolgere dal treno. «La pallamano italiana perde uno dei suoi più valorosi portabandiera», scrive Stefano Podini, presidente della Lega pallamano. Il presidente federale, Francesco Purromuto, ha disposto un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni sportive della pallamano.
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