THE CATHOLIC QUESTION
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Oh, finalmente una voce chiara che urla nel deserto:
Lo sfogo del parroco di Rovagnate: “Il Vaticano è un gran puttanaio”
http://violapost.it/?p=8375
Lo sfogo del parroco di Rovagnate: “Il Vaticano è un gran puttanaio”
http://violapost.it/?p=8375
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Finalmente un prete ha detto le verità Sul Vaticano.
Noi lo abbiamo sempre pensato, a volte detto.
La storia si ripete sono sempre stati dalla parte dei potenti, quelli che avevano il grano.
Ciao
Paolo11
Noi lo abbiamo sempre pensato, a volte detto.
La storia si ripete sono sempre stati dalla parte dei potenti, quelli che avevano il grano.
Ciao
Paolo11
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
myriam ha scritto:Oh, finalmente una voce chiara che urla nel deserto:
Lo sfogo del parroco di Rovagnate: “Il Vaticano è un gran puttanaio”
http://violapost.it/?p=8375
Ettepareva,……si tratta di Don Giorgio!!!!!!!!!
Giorgio De Capitani
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
« Alla riscoperta del Cristo radicale per dare voce alla profezia nella nostra società occidentale che sembra sull'orlo del declino dell'umanesimo. »
(Giorgio De Capitani)
Giorgio De Capitani (Santa Maria Hoè di Rovagnate, 1938) è un sacerdote italiano.
Ordinato sacerdote nel 1963 nell'arcidiocesi di Milano, ha esercitato a Introbio, a Cambiago, a Sesto San Giovanni nella parrocchia San Giuseppe; inoltre è stato parroco a Balbiano e Colturano. Attualmente svolge incarichi pastorali presso la parrocchia di Rovagnate in provincia di Lecco, dove gestisce da molti anni la piccola chiesa e la comunità di fedeli nella frazione di Sant'Ambrogio in Monte.
Noto ai più per le sue posizioni politiche molto forti, espresse tramite un linguaggio considerato a volte volgare; lo stesso don Giorgio lo ammette, asserendo che è un modo per colpire più in profondità le persone che lo ascoltano.
E' autore di numerose antologie e edizioni commentate di testi religiosi (I Salmi dell'amicizia, Milano, Edizioni paoline, 1981; I Salmi della misericordia, Milano, Edizioni, paoline, 1989; Lettura spirituale del Vangelo secondo Giovanni, Pessano, Mimep-Docete, 1996; Lettura spirituale degli Atti degli Apostoli, Pessano, Mimep-Docete, 1998; Vangelo secondo Marco, Leumann-Vicenza-Gorle, Elledici-ISG-Velar, 2007).
Controversie [modifica]
Le idee espresse all'interno delle sue prediche non sono viste di buon occhio dalla Chiesa e anche dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi[senza fonte], al centro delle critiche insieme alla Lega Nord. Don Giorgio ha subito attacchi mediatici[senza fonte] da parte del quotidiano "Il Giornale", in particolare riguardo la questione creatasi col dottor Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi.
È stato citato in causa dalla giornalista Grazia Graziadei, la quale aveva citato anche Vittorio Arrigoni.[1][2]
Ha partecipato alla trasmissione Exit in onda su la7 il 6 aprile 2011, affermando che sperava che a Silvio Berlusconi gli venisse un ictus, sollevando numerose polemiche.
È stato anche criticato per le sue posizioni sui soldati italiani morti durante la missione di pace in Afghanistan, definiti come dei mercenari e dunque indegni di essere chiamati difensori della patria.
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
IL CASO
Il suo medico sgrida il prete anti-premier
Zangrillo, specialista del San Raffaele, critica un sacerdote per l'omelia: «Lei fa terrorismo»
Il dottor Alberto Zangrillo, 51 anni, specialista del San Raffaele, da anni segue dal punto di vista medico il premier Silvio Berlusconi
MILANO — Lui, don Giorgio De Capitani, il prete ribelle di Rovagnate, in provincia di Lecco, dice che le parole forse sono state eccessive. Non le sue, quelle delle omelie nella chiesa di Sant’Ambrogio in Monte o delle video-prediche finite su Youtube. Quelle semmai sono «opinioni libere d’un prete di montagna ». A lasciarlo «perplesso», sono stati gli attacchi del dottor Alberto Zangrillo, il medico di fiducia del premier Silvio Berlusconi, che domenica scorsa hanno interrotto la messa grande del paese: «Si vergogni, lei sta facendo terrorismo».
«Uno sfogo», dice ora il medico del San Raffaele di Milano. Zangrillo, nella chiesa del piccolo paese del Lecchese, era arrivato di buon’ora, e con l’intento preciso di parlare con il prete che dal web aveva attaccato Berlusconi e la Lega Nord («Mi è antipatica. Ci vorrebbero un milione di saponette per pulire il c... di quelli della Lega»).
«Poi, insomma, poi le cose sono andate come sono andate», dice ora il medico. Don Giorgio, 71 anni, racconta così la mattinata: «Stavo distribuendo la comunione. A un certo punto, un uomo s’è fatto avanti. Ha puntato il dito e mi ha detto che faccio del terrorismo». Che il «disturbatore» fosse il medico del premier, don Giorgio lo ha capito solo due giorni dopo: «Ho visto la sua foto su un giornale, i ladri avevano tentato di svaligiargli la casa. Credetemi, non capisco proprio per quale motivo uno così importante si sia scomodato».
Il motivo lo spiega lo stesso Zangrillo, che è consigliere comunale in un paesino vicino (Missaglia) e — ci tiene a chiarirlo — non fa parte della parrocchia di Sant’Ambrogio: «Semplice, il prete fa politica. Da cattolico mi sono sentito in dovere d’intervenire». Quanto ha pesato la sua amicizia con Berlusconi? «Zero. Con Silvio non parliamo di queste cose. È stata una mia iniziativa, sia chiaro».
Il viceministro alle Infrastrutture, il leghista Roberto Castelli, ieri ha chiesto l’intervento dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi chiedendo «un segnale ufficiale» contro il sacerdote. Al cardinale, peraltro, Castelli già s’era rivolto a marzo: «Ho scritto una lettera per segnalare questi comportamenti, nessuno ha risposto».
Il vicario delle diocesi di Lecco Bruno Molinari, ha invece spiegato che don De Capitani esprime «posizioni autonome: «Io non le approvo. Non parla a nome della Chiesa. Prenderemo i provvedimenti necessari». Quanto al prete anti-lùmbard, quella di domenica non è una questione chiusa: «Zangrillo ha detto che tornerà la prossima settimana? Vedremo. Starò calmo, ma dovrà essere il cardinale Tettamanzi a chiedermelo ».
Cesare Giuzzi
30 luglio 2009
Corriere.it
Il suo medico sgrida il prete anti-premier
Zangrillo, specialista del San Raffaele, critica un sacerdote per l'omelia: «Lei fa terrorismo»
Il dottor Alberto Zangrillo, 51 anni, specialista del San Raffaele, da anni segue dal punto di vista medico il premier Silvio Berlusconi
MILANO — Lui, don Giorgio De Capitani, il prete ribelle di Rovagnate, in provincia di Lecco, dice che le parole forse sono state eccessive. Non le sue, quelle delle omelie nella chiesa di Sant’Ambrogio in Monte o delle video-prediche finite su Youtube. Quelle semmai sono «opinioni libere d’un prete di montagna ». A lasciarlo «perplesso», sono stati gli attacchi del dottor Alberto Zangrillo, il medico di fiducia del premier Silvio Berlusconi, che domenica scorsa hanno interrotto la messa grande del paese: «Si vergogni, lei sta facendo terrorismo».
«Uno sfogo», dice ora il medico del San Raffaele di Milano. Zangrillo, nella chiesa del piccolo paese del Lecchese, era arrivato di buon’ora, e con l’intento preciso di parlare con il prete che dal web aveva attaccato Berlusconi e la Lega Nord («Mi è antipatica. Ci vorrebbero un milione di saponette per pulire il c... di quelli della Lega»).
«Poi, insomma, poi le cose sono andate come sono andate», dice ora il medico. Don Giorgio, 71 anni, racconta così la mattinata: «Stavo distribuendo la comunione. A un certo punto, un uomo s’è fatto avanti. Ha puntato il dito e mi ha detto che faccio del terrorismo». Che il «disturbatore» fosse il medico del premier, don Giorgio lo ha capito solo due giorni dopo: «Ho visto la sua foto su un giornale, i ladri avevano tentato di svaligiargli la casa. Credetemi, non capisco proprio per quale motivo uno così importante si sia scomodato».
Il motivo lo spiega lo stesso Zangrillo, che è consigliere comunale in un paesino vicino (Missaglia) e — ci tiene a chiarirlo — non fa parte della parrocchia di Sant’Ambrogio: «Semplice, il prete fa politica. Da cattolico mi sono sentito in dovere d’intervenire». Quanto ha pesato la sua amicizia con Berlusconi? «Zero. Con Silvio non parliamo di queste cose. È stata una mia iniziativa, sia chiaro».
Il viceministro alle Infrastrutture, il leghista Roberto Castelli, ieri ha chiesto l’intervento dell’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi chiedendo «un segnale ufficiale» contro il sacerdote. Al cardinale, peraltro, Castelli già s’era rivolto a marzo: «Ho scritto una lettera per segnalare questi comportamenti, nessuno ha risposto».
Il vicario delle diocesi di Lecco Bruno Molinari, ha invece spiegato che don De Capitani esprime «posizioni autonome: «Io non le approvo. Non parla a nome della Chiesa. Prenderemo i provvedimenti necessari». Quanto al prete anti-lùmbard, quella di domenica non è una questione chiusa: «Zangrillo ha detto che tornerà la prossima settimana? Vedremo. Starò calmo, ma dovrà essere il cardinale Tettamanzi a chiedermelo ».
Cesare Giuzzi
30 luglio 2009
Corriere.it
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Chi poteva criticare Don Giorgio,......se non lui.......Antonio Socci.......un nome una garanzia......
Il Compagno “don” Giorgio de Capitani -
Segnalazione di Luciano Gallina - Probabilmente in crisi di visibilità, a causa della grande esposizione pubblica delle realtà cattoliche fedeli alla Tradizione, i rigurgiti di progressismo catto-comunista vengono stanati e mettono in scena i peggiori deliri. Senza considerare che la gente sa confrontare e…giudicare…anche il fatto che la gerarchia conciliare tace…(n.d.r.) - “DON” GIORGIO: SIGNORE FAI VENIRE L’ICTUS A BERLUSCONI” - Il caso del parroco lecchese De Capitani: odia Cav, aborto e eutanasia (ma non rinuncia allo stipendio) - Exit è un programma de La7, con una conduttrice che strilla più di Gad Lerner e addirittura gareggia con lui in faziosità. Mercoledì sera dunque Exit – fra migliaia e migliaia di sacerdoti che ci sono in Italia, che danno una grande testimonianza di carità, che per Cristo sudano da mane a sera – ha scovato un prete che parla, parla, parla. Anzi straparla. E ovviamente la tv ha ...
... dato il palcoscenico a lui e alle sue chiacchiere (come vedremo chiacchiere che attizzano l’odio), non a tutti gli altri preti che insegnano la carità e la misericordia. Questo don Giorgio De Capitani, parroco di Monte di Rovagnate, è – a dire il vero – un prete sconosciuto (e dai teoremi confusi), ma smanioso di mettersi in mostra (chissà se lo vedremo all’Isola dei famosi). Forse è per far parlare di sé che ha pensato di spararle così grosse.
“FALSI CATTOLICI” – Prima – in segno di umiltà – si è impancato a giudice di tutti i cattolici definendoli «falsi cattolici» in quanto «sono legati alla struttura della Chiesa». Ovviamente «vescovi e gerarchia» per primi sarebbero «falsi cattolici».
L’intervistatore non gli ha chiesto perché lui continua a fare il parroco di quella Chiesa e perché da quella Chiesa e da quei «falsi cattolici» prende la congrua mensile. E lui non ha annunciato che rinuncia all’abito e al suo lavoro. No. Ha emesso la sua sprezzante sentenza di condanna generale (che esempio di carità e di umiltà), ma in quella Chiesa di «falsi cattolici» rimane comodamente. Immemore dell’ammonimento di Gesù «non giudicate e non sarete giudicati», ha poi trinciato giudizi così: «Oggi se dovessi dire se il cristianesimo esiste nella Chiesa Cattolica per me non esiste». Don Giorgio, che deve ritenersi l’unico vero cattolico (o forse neanche cattolico perché se la prende pure col «cattolicesimo») è passato poi ad attaccare lo «stato vaticano». Ma soprattutto ha imputato alla Chiesa di non aver fermato Berlusconi che egli sembra considerare una sorta di Anticristo.
Infatti, dopo due battute misogine e offensive sulle donne ministro (con qualche volgarità), è andato a cercare il botto con queste parole finali: «Io ho scritto un articolo nell’88 intitolato “Cristo liberaci da Berlusconi”». Secondo questo parroco con Berlusconi in Italia non si vive più: «E allora come facciamo? Non lo so. Forse io sono prete, prego il Padreterno che gli mandi un bell’ictus e rimanga lì secco».
AUTOCELEBRAZIONI – Lì secchi sono rimasti in realtà i telespettatori. Il parroco invece tutto compiaciuto, nel suo sito autocelebrativo, invita trionfalmente a guardare la puntata di Exit con la sua performance. A occhio e croce – dando un’occhiata al suo sito, dove è messo in mostra il ritratto di Marx e un articolo sul “manifesto del partito comunista” – questo prete dai capelli bianchi sembra un sopravvissuto degli anni Settanta, quell’angoscioso periodo in cui nelle sacrestie tirava il vento delle ideologie. (…) Ascoltando la surreale intervista di questo parroco forse qualcuno dirà: «Signore perdonalo, perché non sa quello che dice». Ma il fatto che un prete in televisione arrivi a evocare il male di qualcuno ha ferito e scandalizzato molti.
Non è questione di Berlusconi o non Berlusconi. Ovviamente varrebbe la stessa cosa anche se avesse parlato di Bersani o Di Pietro o Vendola. È questo un tempo in cui l’odio e il disprezzo tracimano da ogni parte. Almeno agli uomini di Chiesa chiediamo che continuino a insegnare la carità e la misericordia. Come fanno.(In Vaticano ndt)
Con qualche triste e penosa eccezione che conferma la regola. (Il guaio è che la maggior parte degli uomini della Chiesa ufficiale sono uomini della “Contro-Chiesa” modernista conciliare. C’è chi ne è consapevole e chi no. De Capitani è certo un’espressione tra le più gravi, ma molti altri, magari meno esposti, siamo sicuri che la pensino molto meglio? “Don” Gallo, “don” Vitaliano sono, ad esempio, tutti al loro posto a far danni…nel silenzio della gerarchia conciliare, che quando diventa assordante diventa pure implicita complicità. N.d.r.) [Fonte Libero]
Antonio Socci
Il Compagno “don” Giorgio de Capitani -
Segnalazione di Luciano Gallina - Probabilmente in crisi di visibilità, a causa della grande esposizione pubblica delle realtà cattoliche fedeli alla Tradizione, i rigurgiti di progressismo catto-comunista vengono stanati e mettono in scena i peggiori deliri. Senza considerare che la gente sa confrontare e…giudicare…anche il fatto che la gerarchia conciliare tace…(n.d.r.) - “DON” GIORGIO: SIGNORE FAI VENIRE L’ICTUS A BERLUSCONI” - Il caso del parroco lecchese De Capitani: odia Cav, aborto e eutanasia (ma non rinuncia allo stipendio) - Exit è un programma de La7, con una conduttrice che strilla più di Gad Lerner e addirittura gareggia con lui in faziosità. Mercoledì sera dunque Exit – fra migliaia e migliaia di sacerdoti che ci sono in Italia, che danno una grande testimonianza di carità, che per Cristo sudano da mane a sera – ha scovato un prete che parla, parla, parla. Anzi straparla. E ovviamente la tv ha ...
... dato il palcoscenico a lui e alle sue chiacchiere (come vedremo chiacchiere che attizzano l’odio), non a tutti gli altri preti che insegnano la carità e la misericordia. Questo don Giorgio De Capitani, parroco di Monte di Rovagnate, è – a dire il vero – un prete sconosciuto (e dai teoremi confusi), ma smanioso di mettersi in mostra (chissà se lo vedremo all’Isola dei famosi). Forse è per far parlare di sé che ha pensato di spararle così grosse.
“FALSI CATTOLICI” – Prima – in segno di umiltà – si è impancato a giudice di tutti i cattolici definendoli «falsi cattolici» in quanto «sono legati alla struttura della Chiesa». Ovviamente «vescovi e gerarchia» per primi sarebbero «falsi cattolici».
L’intervistatore non gli ha chiesto perché lui continua a fare il parroco di quella Chiesa e perché da quella Chiesa e da quei «falsi cattolici» prende la congrua mensile. E lui non ha annunciato che rinuncia all’abito e al suo lavoro. No. Ha emesso la sua sprezzante sentenza di condanna generale (che esempio di carità e di umiltà), ma in quella Chiesa di «falsi cattolici» rimane comodamente. Immemore dell’ammonimento di Gesù «non giudicate e non sarete giudicati», ha poi trinciato giudizi così: «Oggi se dovessi dire se il cristianesimo esiste nella Chiesa Cattolica per me non esiste». Don Giorgio, che deve ritenersi l’unico vero cattolico (o forse neanche cattolico perché se la prende pure col «cattolicesimo») è passato poi ad attaccare lo «stato vaticano». Ma soprattutto ha imputato alla Chiesa di non aver fermato Berlusconi che egli sembra considerare una sorta di Anticristo.
Infatti, dopo due battute misogine e offensive sulle donne ministro (con qualche volgarità), è andato a cercare il botto con queste parole finali: «Io ho scritto un articolo nell’88 intitolato “Cristo liberaci da Berlusconi”». Secondo questo parroco con Berlusconi in Italia non si vive più: «E allora come facciamo? Non lo so. Forse io sono prete, prego il Padreterno che gli mandi un bell’ictus e rimanga lì secco».
AUTOCELEBRAZIONI – Lì secchi sono rimasti in realtà i telespettatori. Il parroco invece tutto compiaciuto, nel suo sito autocelebrativo, invita trionfalmente a guardare la puntata di Exit con la sua performance. A occhio e croce – dando un’occhiata al suo sito, dove è messo in mostra il ritratto di Marx e un articolo sul “manifesto del partito comunista” – questo prete dai capelli bianchi sembra un sopravvissuto degli anni Settanta, quell’angoscioso periodo in cui nelle sacrestie tirava il vento delle ideologie. (…) Ascoltando la surreale intervista di questo parroco forse qualcuno dirà: «Signore perdonalo, perché non sa quello che dice». Ma il fatto che un prete in televisione arrivi a evocare il male di qualcuno ha ferito e scandalizzato molti.
Non è questione di Berlusconi o non Berlusconi. Ovviamente varrebbe la stessa cosa anche se avesse parlato di Bersani o Di Pietro o Vendola. È questo un tempo in cui l’odio e il disprezzo tracimano da ogni parte. Almeno agli uomini di Chiesa chiediamo che continuino a insegnare la carità e la misericordia. Come fanno.(In Vaticano ndt)
Con qualche triste e penosa eccezione che conferma la regola. (Il guaio è che la maggior parte degli uomini della Chiesa ufficiale sono uomini della “Contro-Chiesa” modernista conciliare. C’è chi ne è consapevole e chi no. De Capitani è certo un’espressione tra le più gravi, ma molti altri, magari meno esposti, siamo sicuri che la pensino molto meglio? “Don” Gallo, “don” Vitaliano sono, ad esempio, tutti al loro posto a far danni…nel silenzio della gerarchia conciliare, che quando diventa assordante diventa pure implicita complicità. N.d.r.) [Fonte Libero]
Antonio Socci
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
don giorgio De Capitani - La Lega blocca il processo della Storia
http://www.youtube.com/watch?v=zxsil-8Uq34
http://www.youtube.com/watch?v=zxsil-8Uq34
Re: THE CATHOLIC QUESTION
Politici in cerca di indulgenza per il comizio anti-statale più costoso della storia
Posted GIU 3 2012 by PIERPAOLO FARINA in IL ROMPIBALLE, POLITICA, RELIGIONE&POTERE with 0 COMMENTS
Basta dare un’occhiata alla platea della Messa del Papa a Bresso per capire il grado di asservimento della classe politica italiana alla Santa Sede. Dal premier Monti fino a Bossi, tutti in prima fila ad ascoltare quello che passerà alla storia come il comizio anti-statale più costoso al mondo.
Probabilmente, la classe politica italiana ha deciso di omaggiare il Papa con la propria indecorosa presenza semplicemente per beneficiare dell’indulgenza plenaria promessa a chi si fosse presentato: meglio di un indulto o di una amnistia, Paradiso assicurato a tutti i peccatori (e quindi qua vengono smentite le Sacre Scritture, che promettevano la giustizia divina qualora avesse fallito quella terrena).
Il Corriere della Sera per l’occasione è uscito con numero da collezione, insieme addirittura ad un libercolo su cosa sia la famiglia a cura degli ultimi tre arcivescovi di Milano (l’ultimo, Scola, è un ciellino doc).
Il servilismo della politica italiana ad Oltretevere è noto: dai privilegi fiscali fino alle gabole dell’8xmille, passando per milioni di euro mai tagliati alle scuole private cattoliche (a fronte di 9 miliardi di tagli per quelle pubbliche), il tutto fa un conticino da 8 miliardi di euro che transitano nelle casse della Santa Sede ogni anno.
E’ curioso però che si giustifichi una spesa di 13 milioni di euro di soldi pubblici tra Comune, Provincia e Regione per la visita di un Capo di Stato straniero (mai è avvenuto nemmeno quando a Milano si è recato George W. Bush, che era a capo della nazione più potente del mondo), con la scusa che porterà 55 milioni di euro all’economia della città. A parte che se fosse vero, il Papa a Milano (e da qualsiasi altra parte) lo farebbero venire ogni mese, come antidoto alla crisi, ma non mi risulta che gli enti pubblici italiani siano proprietari di ostelli, alberghi e ristoranti dove abbiano trovato ristoro i pellegrini.
Anche perché, da una prima analisi dei punti di aggregazione dei pellegrini, questi sono stati ospitati in famiglie (a partire da quella del Sindaco di Milano) e hanno trovato soggiorno in alberghi, ostelli et similia di proprietà della Diocesi di Milano, che è (badate bene) la più ricca del mondo e che detiene da sola il 25% del mercato immobiliare milanese.
Il punto, comunque, è un altro: nessun capo di stato straniero così come nessun capo religioso venuto in Italia si è mai permesso di dire una parola contro le leggi dello Stato italiano e contro la sua struttura.
Il Papa sì: attacchi alle leggi sull’aborto e sulla fecondazione assistita (che è già un abominio in sé come è stata licenziata dal Governo Berlusconi), deciso no a quelle possibili su diritti civili e su fine-vita. Ma stiamo scherzando? E la laicità dello Stato che fine ha fatto?
Per altro: cosa ne sa della famiglia un tale che non si è mai sposato? Uno che da numero due del Papa ha gestito in una maniera vergognosa l’affaire pedofilia che ora gli è esploso in mano, assieme ad un’altra vagonata di scandali ben peggiori di quelli che riguardano la classe politica italiana per cui la gente si indigna e invoca processi nelle pubbliche piazze. Senza contare che molti degli scandali che hanno investito la politica regionale lombarda si fondano proprio sulla commistione tra questa e Comunione e Liberazione, il braccio armato della fede a cui il Papa tiene così tanto da nominare arcivescovo proprio un ciellino doc come Angelo Scola.
Ma la domanda principe resta una: se quei 13 milioni di euro fossero stati investiti in un fondo a sostegno delle famiglie lombarde in difficoltà, non sarebbe stato meglio? Più utile? Perché aldilà delle belle parole, mentre il pubblico sborsa, poi i privati cittadini contribuenti devono coprire l’ammanco pagando nuove tasse e ricevendo in cambio meno beni e servizi. E a rimetterci, come al solito, è sempre solo lo Stato e le sue istituzioni. Mentre il Vaticano e il suo capo fanno anche la bella figura di fare la carità. Sì, con i soldi degli altri.
http://www.enricoberlinguer.it/qualcosa ... la-storia/
Posted GIU 3 2012 by PIERPAOLO FARINA in IL ROMPIBALLE, POLITICA, RELIGIONE&POTERE with 0 COMMENTS
Basta dare un’occhiata alla platea della Messa del Papa a Bresso per capire il grado di asservimento della classe politica italiana alla Santa Sede. Dal premier Monti fino a Bossi, tutti in prima fila ad ascoltare quello che passerà alla storia come il comizio anti-statale più costoso al mondo.
Probabilmente, la classe politica italiana ha deciso di omaggiare il Papa con la propria indecorosa presenza semplicemente per beneficiare dell’indulgenza plenaria promessa a chi si fosse presentato: meglio di un indulto o di una amnistia, Paradiso assicurato a tutti i peccatori (e quindi qua vengono smentite le Sacre Scritture, che promettevano la giustizia divina qualora avesse fallito quella terrena).
Il Corriere della Sera per l’occasione è uscito con numero da collezione, insieme addirittura ad un libercolo su cosa sia la famiglia a cura degli ultimi tre arcivescovi di Milano (l’ultimo, Scola, è un ciellino doc).
Il servilismo della politica italiana ad Oltretevere è noto: dai privilegi fiscali fino alle gabole dell’8xmille, passando per milioni di euro mai tagliati alle scuole private cattoliche (a fronte di 9 miliardi di tagli per quelle pubbliche), il tutto fa un conticino da 8 miliardi di euro che transitano nelle casse della Santa Sede ogni anno.
E’ curioso però che si giustifichi una spesa di 13 milioni di euro di soldi pubblici tra Comune, Provincia e Regione per la visita di un Capo di Stato straniero (mai è avvenuto nemmeno quando a Milano si è recato George W. Bush, che era a capo della nazione più potente del mondo), con la scusa che porterà 55 milioni di euro all’economia della città. A parte che se fosse vero, il Papa a Milano (e da qualsiasi altra parte) lo farebbero venire ogni mese, come antidoto alla crisi, ma non mi risulta che gli enti pubblici italiani siano proprietari di ostelli, alberghi e ristoranti dove abbiano trovato ristoro i pellegrini.
Anche perché, da una prima analisi dei punti di aggregazione dei pellegrini, questi sono stati ospitati in famiglie (a partire da quella del Sindaco di Milano) e hanno trovato soggiorno in alberghi, ostelli et similia di proprietà della Diocesi di Milano, che è (badate bene) la più ricca del mondo e che detiene da sola il 25% del mercato immobiliare milanese.
Il punto, comunque, è un altro: nessun capo di stato straniero così come nessun capo religioso venuto in Italia si è mai permesso di dire una parola contro le leggi dello Stato italiano e contro la sua struttura.
Il Papa sì: attacchi alle leggi sull’aborto e sulla fecondazione assistita (che è già un abominio in sé come è stata licenziata dal Governo Berlusconi), deciso no a quelle possibili su diritti civili e su fine-vita. Ma stiamo scherzando? E la laicità dello Stato che fine ha fatto?
Per altro: cosa ne sa della famiglia un tale che non si è mai sposato? Uno che da numero due del Papa ha gestito in una maniera vergognosa l’affaire pedofilia che ora gli è esploso in mano, assieme ad un’altra vagonata di scandali ben peggiori di quelli che riguardano la classe politica italiana per cui la gente si indigna e invoca processi nelle pubbliche piazze. Senza contare che molti degli scandali che hanno investito la politica regionale lombarda si fondano proprio sulla commistione tra questa e Comunione e Liberazione, il braccio armato della fede a cui il Papa tiene così tanto da nominare arcivescovo proprio un ciellino doc come Angelo Scola.
Ma la domanda principe resta una: se quei 13 milioni di euro fossero stati investiti in un fondo a sostegno delle famiglie lombarde in difficoltà, non sarebbe stato meglio? Più utile? Perché aldilà delle belle parole, mentre il pubblico sborsa, poi i privati cittadini contribuenti devono coprire l’ammanco pagando nuove tasse e ricevendo in cambio meno beni e servizi. E a rimetterci, come al solito, è sempre solo lo Stato e le sue istituzioni. Mentre il Vaticano e il suo capo fanno anche la bella figura di fare la carità. Sì, con i soldi degli altri.
http://www.enricoberlinguer.it/qualcosa ... la-storia/
Re: THE CATHOLIC QUESTION
I ‘preti operai’: “La Chiesa si riformi”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/06/ ... mi/198851/
Negli anni ’60 hanno deciso di vivere il loro ministero “in mezzo alla gente povera” andando a lavorare in fabbrica e per questo sono stati emarginati dalle autorità ecclesiastiche. Sono i preti operai che, durante la visita di Ratzinger a Milano, si sono incontrati a Bergamo nell’annuale convegno nazionale. Di fronte agli scandali che hanno travolto il Vaticano, hanno ribadito il loro appello: la Chiesa deve riformarsi e tornare allo spirito originario, mettendosi a servizio delle persone, nella quotidianità. “Il Vaticano ha tradito questo messaggio – dicono – e si è ridotto a essere una corte medievale” di Stefania Villa
3 giugno 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/06/ ... mi/198851/
Negli anni ’60 hanno deciso di vivere il loro ministero “in mezzo alla gente povera” andando a lavorare in fabbrica e per questo sono stati emarginati dalle autorità ecclesiastiche. Sono i preti operai che, durante la visita di Ratzinger a Milano, si sono incontrati a Bergamo nell’annuale convegno nazionale. Di fronte agli scandali che hanno travolto il Vaticano, hanno ribadito il loro appello: la Chiesa deve riformarsi e tornare allo spirito originario, mettendosi a servizio delle persone, nella quotidianità. “Il Vaticano ha tradito questo messaggio – dicono – e si è ridotto a essere una corte medievale” di Stefania Villa
3 giugno 2012
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Benedetto lancia la palla in tribuna,…non fa goal…..
Ieri a San Siro:
«Tendete ad alti ideali, siate santi»
«Cari ragazzi, vi dico con forza: tendete ad alti ideali, siate santi!». Benedetto XVI si è rivolto così ai circa 80 mila cresimandi che ha incontrato nello stadio Meazza, a San Siro.
**
La frase, Santità, è incompleta…….è stata pronunciata solo metà. Completa doveva essere:
«Cari ragazzi, vi dico con forza: tendete ad alti ideali, siate santi!........non fate come noi che siamo diavoli…..»
Ieri a San Siro:
«Tendete ad alti ideali, siate santi»
«Cari ragazzi, vi dico con forza: tendete ad alti ideali, siate santi!». Benedetto XVI si è rivolto così ai circa 80 mila cresimandi che ha incontrato nello stadio Meazza, a San Siro.
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La frase, Santità, è incompleta…….è stata pronunciata solo metà. Completa doveva essere:
«Cari ragazzi, vi dico con forza: tendete ad alti ideali, siate santi!........non fate come noi che siamo diavoli…..»
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Re: THE CATHOLIC QUESTION
Passerelle
Nel Tgcom delle 17,26 passano le immagini di Papa Benedetto a Bresso.
L’operatore Tv inquadra Monti, Bindi, Lupi, Formigoni e la commentatrice comunica anche l’arrivo di Bossi….
Partiamo dall’ultimo. Il senatur del celodur sconfitto ieri, dichiara di non voler mollare. A Bresso è venuto per restituire l’oro, i diamanti, le case di proprietà,…i soldi delle paghette del Trota e del fratello?
Niente di tutto questo,…. solo una salutare passerella per recuperare consenso personale fra i cattolici leghisti. “Te vedet,..in fund el Bossi l’è un bravo fiö. L’è vegnù anca a vedè el Papa” – Traduzione : “Vedi,..in fondo Bossi è un bravo figlio. E’ venuto anche a vedere il Papa”.
Formidabile il Celeste.
Pensa che la passerella papalina possa fargli riconquistare il credito perduto, che è totale.
Benedetto dal palco accenna alla famiglia e alla famiglia voluta da Dio fatta da un uomo e una donna.
Il Celeste non fa una piega. Le sue uscite di questa settimana a proposito del “coinquilino” memores domini a cui ha regalato una casa da 3 miliardi di euro, perché malato non se lo poteva permettere, non sono sfuggite a Saverio Raimondo, collaboratore della pagina satirica domenicale de Il Fatto Quotidiano, che oggi scrive:
Il Coinculino
-ops, errore di stampa, scusate-
Il fatto, che uno come Roberto Formigoni, con uno stipendio da governatore della Lombardia e le vacanze e le cene pagate (per non parlare degli yacht e dei jet privati), abbia bisogno di dividere l’appartamento con un coinquilino, la dice lunga su quanto siano cari gli affitti in Italia.
Ma invece che alla Luna il popolo guarda al dito; e fa le battutine, se non battutacce, sui due conviventi maschi.
Sono molti infatti a chiedersi (in tono malizioso) che rapporti ci siano fra i due coinquilini: come se ci fosse del pruriginoso, tipo che Formigoni non si lava le tazze della colazione o lascia sempre sporchi gli spazi comuni – per non parlare del casino che lascia nel bagno quando fa la doccia.
In questo c’è retaggio culturale: mentre il Presidente degli Stati Uniti d’America si dice d’accordo sui matrimoni tra coinquilini, in Italia c’è solo il fatto che due uomini lo siano crea scandalo
C’è chi sostiene che essere coinquilini è contro natura; ma chi lo dice evidentemente ha la casa di proprietà. Colpa anche della Chiesa, secondo la quale se si è coinquilini si è cacciati dalla Casa del Padre perché non si possono subaffittarne le stanze.
E così in Italia l’unico modo di far accettare i coinquilini è ricorrendo allo stereotipo del “ migliore amico delle donne” e “molto legato alla mamma” (quando invece se fosse vero, non se ne sarebbe andato da casa e avrebbe continuato a dividere il tetto con la genitrice, che per giunta manco gli faceva pagare l’affitto.
La verità è che c’è tanta ipocrisia proprio fra coinquilini: a cominciare dal fatto che, se pur discriminati, i coinquilini costituiscono anche una lobby potente quasi più dei padroni di casa; e che l’orgoglio coinquilino è francamente una manifestazione ridicola quanto l’agiografia che ne fa Ferzan Ozpetek nei suoi film.
E il primo ad essere un’ipocrita è proprio Formigoni, che si è affrettato a specificare che il suo coinquilino è anche un suo amico: alludendo così ad un rapporto più che intimo. Come se due uomini non potessero essere semplici coinquilini ma dovessero per forza essere anche gay.
*
Rosy Bindi e Lupi sono in grande difficoltà di credibilità all’interno dei rispettivi partiti che non sono più credibili.
Anche Mario Monti si presenta a sorpresa.
Evidentemente devono averlo scioccato i datti di Weber comunicati ad Agorà venerdì scorso.
Ha già imparato tutto di come si fa il politico in difficoltà.
Un bagnetto di folla, soprattutto se c’è il Papa è sempre utile.
Nel Tgcom delle 17,26 passano le immagini di Papa Benedetto a Bresso.
L’operatore Tv inquadra Monti, Bindi, Lupi, Formigoni e la commentatrice comunica anche l’arrivo di Bossi….
Partiamo dall’ultimo. Il senatur del celodur sconfitto ieri, dichiara di non voler mollare. A Bresso è venuto per restituire l’oro, i diamanti, le case di proprietà,…i soldi delle paghette del Trota e del fratello?
Niente di tutto questo,…. solo una salutare passerella per recuperare consenso personale fra i cattolici leghisti. “Te vedet,..in fund el Bossi l’è un bravo fiö. L’è vegnù anca a vedè el Papa” – Traduzione : “Vedi,..in fondo Bossi è un bravo figlio. E’ venuto anche a vedere il Papa”.
Formidabile il Celeste.
Pensa che la passerella papalina possa fargli riconquistare il credito perduto, che è totale.
Benedetto dal palco accenna alla famiglia e alla famiglia voluta da Dio fatta da un uomo e una donna.
Il Celeste non fa una piega. Le sue uscite di questa settimana a proposito del “coinquilino” memores domini a cui ha regalato una casa da 3 miliardi di euro, perché malato non se lo poteva permettere, non sono sfuggite a Saverio Raimondo, collaboratore della pagina satirica domenicale de Il Fatto Quotidiano, che oggi scrive:
Il Coinculino
-ops, errore di stampa, scusate-
Il fatto, che uno come Roberto Formigoni, con uno stipendio da governatore della Lombardia e le vacanze e le cene pagate (per non parlare degli yacht e dei jet privati), abbia bisogno di dividere l’appartamento con un coinquilino, la dice lunga su quanto siano cari gli affitti in Italia.
Ma invece che alla Luna il popolo guarda al dito; e fa le battutine, se non battutacce, sui due conviventi maschi.
Sono molti infatti a chiedersi (in tono malizioso) che rapporti ci siano fra i due coinquilini: come se ci fosse del pruriginoso, tipo che Formigoni non si lava le tazze della colazione o lascia sempre sporchi gli spazi comuni – per non parlare del casino che lascia nel bagno quando fa la doccia.
In questo c’è retaggio culturale: mentre il Presidente degli Stati Uniti d’America si dice d’accordo sui matrimoni tra coinquilini, in Italia c’è solo il fatto che due uomini lo siano crea scandalo
C’è chi sostiene che essere coinquilini è contro natura; ma chi lo dice evidentemente ha la casa di proprietà. Colpa anche della Chiesa, secondo la quale se si è coinquilini si è cacciati dalla Casa del Padre perché non si possono subaffittarne le stanze.
E così in Italia l’unico modo di far accettare i coinquilini è ricorrendo allo stereotipo del “ migliore amico delle donne” e “molto legato alla mamma” (quando invece se fosse vero, non se ne sarebbe andato da casa e avrebbe continuato a dividere il tetto con la genitrice, che per giunta manco gli faceva pagare l’affitto.
La verità è che c’è tanta ipocrisia proprio fra coinquilini: a cominciare dal fatto che, se pur discriminati, i coinquilini costituiscono anche una lobby potente quasi più dei padroni di casa; e che l’orgoglio coinquilino è francamente una manifestazione ridicola quanto l’agiografia che ne fa Ferzan Ozpetek nei suoi film.
E il primo ad essere un’ipocrita è proprio Formigoni, che si è affrettato a specificare che il suo coinquilino è anche un suo amico: alludendo così ad un rapporto più che intimo. Come se due uomini non potessero essere semplici coinquilini ma dovessero per forza essere anche gay.
*
Rosy Bindi e Lupi sono in grande difficoltà di credibilità all’interno dei rispettivi partiti che non sono più credibili.
Anche Mario Monti si presenta a sorpresa.
Evidentemente devono averlo scioccato i datti di Weber comunicati ad Agorà venerdì scorso.
Ha già imparato tutto di come si fa il politico in difficoltà.
Un bagnetto di folla, soprattutto se c’è il Papa è sempre utile.
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