Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Vogliamo renderci conto che vengono pubblicati da mesi dati negativi sul tema e che ci sono due generazioni fottute, se tutto va bene, ma i politici e anche Monti non concludono assolutamente nulla?

Purtroppo è solo Il Giornale ad evidenziare un problema che non è né di destra né di sinistra, è un problema nazionale.

L'IMU UCCIDE LE IMPRESE.
*
Non solo le imprese ma anche i negozi.

Quindi i casi sono due, o le imprese se ne fanno carico ma riversano l'IMU sui loro prodotti e a pagare saranno i consumatori finali con tutte le conseguenze del caso, oppure decidono di chiudere. Quindi nuova disoccupazione.

GIORNALE 10-06-2012 1 PRIMA PAGINA"IL GIORNALE" 10
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf

LA CRISI
Istat, cresce la disoccupazione giovanile
In tre anni un incremento del 7,8%

Secondo i dati del Rapporto 2012 dell'istituto di statistica, aumentano gli under 24 senza occupazione. Impennata del part time involontario. Negativi i dati sul precariato: il lavoro atipico diventa standard solo nel 23,4% dei casi


ROMA - La crisi colpisce i giovani. Un quadro grigio, eleborato in base alle tabelle dell'Istat contenute nel rapporto 2012. Basta mettere in fila i dati: in quattro anni il tasso di disoccupazione nella fascia tra 15 e 24 anni è aumentata di 7,8 punti percentuali. E le ricerche dell'istituto evidenziano che gli under 24 senza lavoro, tra il 2008 e il 2011, sono passati dal 21,3% al 29,1%. Nello stesso periodo i Neet, cioè di ragazzi che non studiano e non cercano lavoro, sono arrivati al 22,7%, un aumento di 3,4 punti percentuali rispetto al 2008. Mentre il tasso di disoccupazione di lunga durata (oltre 12 mesi) è salito al 4,3%, con un incremento di 1,3 punti.

Non solo. A crescere è anche il tasso di inattività nella fascia 15-64 anni, che è passato dal 37% al 37,8%, facendo registrare un aumento di 0,8 punti percentuale. Aumento che ha interessato quasi esclusivamente gli uomini. Il dato è infatti aumentato di 1,3 punti, portando la percentuale complessiva dei maschi inattivi al 26,9% dal 25,6%. Stabile invece il dato relativo alle donne, che passano dal 48,4% nel 2008 e 48,5% nel 2011. Inoltre, il part time involontario ha registrato addirittura un incremento di quasi 20 punti. Il dato medio ha registrato, dal 2008 al 2011, un incremento di 1,2 punti, passando al 14,3% degli occupati totali al 15,5%; di questi gli involontari erano il 34,1% all'inizio della crisi e sono diventati il 53,3% lo scorso anno (+19,2). Negativi anche i dati che riguardano la trasformazione da lavoro atipico a lavoro standard,
che scendono dal 29,2% al 23,4% (-5,8).

Secondo l'Istat dall'inizio della crisi al 2011 l'occupazione nella fascia 15-64 anni è scesa di 1,8 punti percentuali, passando dal 58,7% al 56,9%. Ha colpito soprattutto gli uomini, che sono passati dal 70,3% di occupati al 67,5% (-2,8); mentre per le donne il calo è stato più contenuto: dal 47,2% al 46,5% (-0,7). All'interno di questa fascia si è registrato invece un incremento delle donne occupate single (+0,7) che passano dall'81% all'81,7%. Le donne che non hanno figli sono passate da un tasso di occupazione del 69,5% al 67,9% (-1,6), mentre le donne occupate con figli sono passate passati dal 54,9% al 53%. Infine forte il calo di occupazione tra gli stranieri, che passano dal 67,1% del 2008 al 62,3% dello scorso anno (-4,8).
(10 giugno 2012)

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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

CRESCE LA DISOCCUPAZIONE DIMINUISCE IL REDDITO
Disoccupazione giovani sale del 7,8%
Diminuisce il reddito degli operai, - 3,2%

Stando ai dati forniti rispettivamente dall'Istat e da Bankitalia


Tra il 2008 e il 2011 la disoccupazione giovanile è cresciuta di 7,8 punti percentuali nella fascia tra 15 e 24 anni. È quanto emerge dalle tabelle dell'Istat, contenute nel rapporto 2012, elaborate dall'Adnkronos. I dati dell'Istituto di statistica evidenziano che sono stati i giovani soprattutto a pagare il difficile momento economico, il tasso di disoccupazione per gli under 24, tra il 2008 e il 2011, è passato dal 21,3% al 29,1%, con un incremento quattro volte superiore rispetto al dato medio, che ha fatto registrare un calo di 1,7 punti percentuali (si è passati dal 6,7% all'8,4%). Secondo le tabelle dell'Istituto di statistica il part time involontario ha registrato addirittura un incremento di quasi 20 punti. Il dato medio ha registrato, dal 2008 al 2011, un incremento di 1,2 punti, passando al 14,3% degli occupati totali al 15,5%; di questi gli involontari erano il 34,1% all'inizio della crisi e sono diventati il 53,3% lo scorso anno (+19,2). Negativi anche i dati che riguardano la trasformazione da lavoro atipico a lavoro standard, che scendono dal 29,2% al 23,4% (-5,8). Secondo l'Istat dall'inizio della crisi al 2011 l'occupazione nella fascia 15-64 anni è scesa di 1,8 punti percentuali, passando dal 58,7% al 56,9%. Ha colpito soprattutto gli uomini, che sono passati dal 70,3% di occupati al 67,5% (-2,8); mentre per le donne il calo è stato più contenuto: dal 47,2% al 46,5% (-0,7). All'interno di questa fascia si è registrato invece un incremento delle donne occupate single (+0,7) che passano dall'81% all'81,7%. Le donne che non hanno figli sono passate da un tasso di occupazione del 69,5% al 67,9% (-1,6), mentre le donne occupate con figli sono passate passati dal 54,9% al 53%. Infine forte il calo di occupazione tra gli stranieri, che passano dal 67,1% del 2008 al 62,3% dello scorso anno (-4,8).
CALA REDDITO DEGLI OPERAI - Mentre dalla relazione annuale di Bankitalia emerge che il reddito reale delle famiglie italiane è cresciuto tra il 2000 e il 2010 appena del 6,2% (da 18.358 a 19.495 euro) ma mentre nei nuclei con capofamiglia lavoratore autonomo il reddito è cresciuto del 15,7%, nelle famiglie di operai, apprendisti e commessi il reddito è diminuito nel decennio del 3,2%. Nello stesso periodo il reddito reale equivalente disponibile delle famiglie di dirigenti è cresciuto dell'8% mentre in quelle di pensionati del 9,8%. Se però si guarda al periodo della crisi il calo è consistente non solo per il reddito reale disponibile delle famiglie di operai (da 14.485 euro del 2006 a 13.249 del 2010 con un -8,5%) ma anche per quello delle famiglie di dirigenti (passate da 35.229 euro del 2000 a 43.825 del 2006 e a 38.065 del 2010 con un calo negli ultimi quattro anni considerati del 13,1%) e dei lavoratori autonomi (da 28.721 a 26.136 euro con una riduzione del 9%). Hanno tenuto dal 2006 al 2010 i redditi reali delle famiglie di impiegati, quadri e insegnanti (da 21.344 euro a 21.311) mentre hanno avuto un lieve avanzamento i redditi dei nuclei con capofamiglia pensionato (da 18.579 a 19.194 e un +3,3%). Il reddito medio disponibile delle famiglie era nel 2010 di 22.758 euro in media nel Centro Nord e di 13.321 euro nel Sud e nelle Isole. Se si guarda solo alle retribuzioni reali nette mensili dei lavoratori dipendenti nel 2010 si attestavano su 1.439 euro, sostanzialmente stabili rispetto ai 1.410 euro medi del 2000 e in calo rispetto ai 1.489 euro del 2006. (1.503 euro nel Centro Nord, 1.276 nel Sud e nelle Isole). Lievemente migliore la situazione delle retribuzioni reali nette dei lavoratori dipendenti a tempo pieno passate dai 1.483 euro mensili del 2000 (valori a prezzi 2010) a 1.543 euro nel 2010 (1.606 euro nel Centro Nord, 1.380 nel Sud e nelle Isole). Il dato del totale dei lavoratori dipendenti risente della crescita in questi anni del part time (che abbassa la media delle retribuzioni complessive perchè basate su meno ore di lavoro).

Redazione Online
10 giugno 2012 | 13:06
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http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 22cc.shtml
Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

camillobenso ha scritto:Che sia il caso di convertire quei pochi soldi in banca in Dollari o sterline!.Vediamo la cancelliera in questi giorni o settimane.

paolo11

*

Bravo paolo, vedo che hai afferrato il problema.

La prossima settimana si vota in Grecia,...e francamente non sappiamo come va a finire.

E se la Grecia trascina la Spagna? Tutto si gioca sul tempo. Rajoy ha accettato l'aiuto europeo però......

Proviamo a sentire cosa ne pensano gli altri forumisti, se ha senso mettere al sicuro i pochi risparmi.
:D qui c'è la fila al catamarano del venerdì mattina per andare a Malta ( e ritornare in serata) .
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Nel dopoguaerra il lavoro non mancava.Si doveva ricostruire tutto dalle abitazione alle fabbriche.
Questa crisi è peggiore, le case ci sono:anzi anche troppe invendute.Le fabbriche chiudono, e lavoro manca.
Oppure il lavoro ci sarebbe visto come messa L'Italia.Ci siamo accorti che tutta L'Italia è una zona sismica e idrogeologica
lo stesso.Fra alluvioni e terremoti e frane.Ci sarebbe da rivedere tutta dell'Italia' i soldi ci sarebbero,non siamo come nel dopoguerra, i ricchi ci sono e come. Visco governo Prodi voleva mettere se non ricordo male oltre i 200 euro pagare con carta di credito ecc......Negli Usa da moltissimi anni pagano pure il caffè con la carta di credito.Noi siamo nella cacca, ma continuiamo a pagare con la moneta fino a 1000 euro.A questo punto una persona può prelevare sotto i 1000 euro ogni giorno se vuole.Da tempo io pago sia la benzina la spesa con il bancomat, sia io e moglie.soldi liguidi pochissimi.
Queso governo tecnico è appena arrivato ai 1000 euro.Certo Silvio, per i suoi vizi doveva avere del contante la mafia andrancheta ecc...pure pure loro.Come pure i trafficanti di moneta in Svizzera ,San Marino, e mettiamoci pure la banca Vaticana.

Ciao
Paolo11
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Restituire sovranità ai cittadini, o la frattura col potere diventerà incolmabile
I cittadini devono tornare sovrani


Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 10 Giugno 2012

Questa settimana sono stati pubblicati due documenti che, pur non collegati tra di loro e pur non rifacendosi agli avvenimenti di questi giorni, ci aiutano a riflettere sui nostri problemi e, forse, ci offrono indicazioni per uscirne. Il primo documento (già ottimamente illustrato su queste colonne da Oscar Giannino) è il rapporto del Centro studi della Confindustria. I suoi contenuti sono molto semplici e chiari: la nostra industria, che è la base principale della ricchezza nazionale, sta cedendo di fronte alla concorrenza mondiale.

Non si tratta soltanto di una debolezza di fronte al dinamismo americano e asiatico: l’elemento preoccupare è l’aver perduto una quota maggiore anche rispetto alla Germania e alla Francia, che pure hanno a loro volta dovuto affrontare nuovi mercati e nuovi concorrenti. Tra il 2007 e il 2011 siamo passati dal 4,5 al 3,3 per cento della produzione industriale mondiale con l’aggravante che, dopo la caduta generale del biennio 2008-2009, ci siamo rialzati con più lentezza e siamo poi ricaduti in una crisi che ci mantiene con un segno negativo superiore a quello dei nostri concorrenti.

Poco ci consola il fatto che, con il suo 3,3 per cento della produzione mondiale, l’Italia rimane sopra al 2,9 per cento della Francia e al 2,0 della Gran Bretagna, dato che questi due Paesi non fondano la loro prosperità sull’industria ma, soprattutto, sui servizi.

Queste cifre, crude nella loro semplicità. si sono casualmente incrociate con le riflessioni di una ricerca del Censis su come il cittadino italiano si rende conto della propria “perdita di sovranità” nei confronti dei poteri interni ed internazionali.

Esso si sente lontano e impotente di fronte ai propri governanti, ai governanti europei e allo strapotere della finanza internazionale. In questo rapporto si legge che la sovranità del cittadino, fondamento di ogni regime democratico, è ormai un sogno perduto. Il distacco tra cittadino e potere è percepito come crescente e, di fatto, incolmabile.

Questi due documenti sembrerebbero non aver nulla in comune ma, a mio parere, sono le due facce di una stessa medaglia o, per essere più precisi, sono due aspetti della stessa crisi di un Paese che non riesce a costruire il proprio futuro perché incapace di precise scelte economiche e politiche.

Tra le prime non sono solo da elencare le ben note riforme del funzionamento dei mercati ma soprattutto l’indispensabile aumento delle dimensioni delle imprese e la necessaria crescita del loro contenuto innovativo. Imprese più grandi e lavoratori più preparati per un mondo più grande e per una concorrenza più aspra. Sugli aspetti politici, alla perdita di sovranità dell’Italia (come degli altri Paesi europei di fronte alla finanza globalizzata) sappiamo che si può porre rimedio solo con una condivisione della sovranità a livello europeo.

Rimane però aperto il problema del rapporto tra i cittadini italiani e i propri governanti, perché senza un riavvicinamento e un rinnovamento di questi rapporti noi rimarremo in posizione secondaria anche in casi di un recupero della sovranità europea.

Credo invece che, a questo proposito, si stiano facendo ulteriori passi indietro. Ogni giorno escono nuove proposte di riforma elettorale, proposte che vengono poi macinate in un dibattito che sembra organizzato per metterle su un binario morto. Così sono finiti su un binario morto il referendum sul finanziamento ai partiti e la raccolta delle firme sulla riforma elettorale. Sulla stessa linea hanno proceduto le recentissime decisioni sulle autorità garanti: i nuovi componenti (indipendentemente dal giudizio sulle persone) sono percepiti come garanti degli equilibri dei partiti e non come garanti dei diritti dei cittadini.

E lo stesso sentimento nasce dalla decisione del Senato di salvare dagli arresti domiciliari un collega parlamentare cui invece la giunta delle autorizzazioni aveva dato il via libera. Io credo che i problemi sollevati dal documento del Censis e da quello di Confindustria siano strettamente collegati, perché nessuna delle necessarie riforme economiche e politiche potrà mai essere messa in atto con credibilità se i partiti, con le loro decisioni concrete, si distaccano sempre più dai cittadini. Non è possibile cioè ricostruire il funzionamento dell’economia e della vita democratica se non con il ripristino della loro fiducia nei confronti dello Stato.

Se il cittadino non si sente sovrano, il Paese diventa rinunciatario e non è più capace di intraprendere, di innovare e di attuare le riforme. Il distacco è tuttavia ormai così evidente e così sottolineato dagli avvenimenti quotidiani che è ricomponibile solo con grandi decisioni e quindi con radicali cambiamenti. Quello che un tempo era accettato oggi non lo è più: di questo bisogna tenere conto.

Se questi cambiamenti non avverranno, la definitiva frattura della società italiana finirà col divenire inevitabile. Per ora non vi sono segnali che i partiti si rendano conto che essi si stanno suicidando senza nemmeno sapere cosa verrà dopo..
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Day after day

Cappello a cilindro


Loquenzi, direttore de L’Occidentale, stamani ad Agorà, non certo senza una forte punta di polemica in quanto berlusconiano de fero, fa notare che ci troviamo nella stessa condizione del governo Berlusconi, quando i ministri andavano da Tremonti per battere cassa e lui rispondeva che di soldi non ce n’erano.

Adesso – precisa Loquenzi - sta succedendo la stessa cosa a Grilli.

Già,…ma allora ‘ndove li namo a pijà sti 48 miardi?????

*

LA BATTAGLIA PER L'EURO - L'ITALIA
Piani Ue, l'Italia pagherà almeno 48 miliardi
Il fondo salva Stati e l'intervento per Grecia
e Portogallo. L'impatto di Madrid


http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 1ca9.shtml
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Day after day

Apocalypse now


Continua imperterrita dopo oltre 7 mesi e mezzo la politica economica sbagliata di Monti. Giocano sulle quisquilie senza affrontare il nodo principale.

Quello che non si riesce a capire dopo tutto questo tempo è se Monti è un debole che non riesce ad affrontare i poteri forti (forse preferiva i mesi addietro quando gli davano l'appoggio), oppure sta attuando un piano preordinato per affossare l'Italia.

Bersani, che pensa di trarre vantaggio dal governo Monti con il suo appoggio, da mesi racconta sommessamente che Monti dovrebbe fare una patrimoniale alla fascia alta dove i soldi ci sono.

Lo racconta ai merloni giganti ma non si è mai messo di traverso per obbligare Monti ad intervenire, soprattutto ora che siamo al "SI SALVI CHI PUO'".

Ci è arrivato pure Dalla Valle martedì scorso a Ballarò.

Monti non sa più dove sbattere la testa per recuperare soldi ma si comporta peggio di Berlusconi che almeno aveva la scusante di non voler toccare il suo elettorato delle fasce alte.

Monti ha l'ultima possibilità ora di rimediare al disastro, che si è stato chiamato ad arginare, ma che l'ha ulteriormente complicato con la scellerata manovra messa in atto.

Dopo sette mesi ci si rende conto che i suoi interventi sulle pensioni, che soddisfacevano tutto un mondo liberista irresponsabile non è servito un "belin" come dicono a Genova.

O Monti si decide a fare una manovra di salvataggio o saltiamo tutti quanti.

Oramai mancano dieci mesi alla scadenza del suo mandato, con i partiti che si posizionano per la nuova campagna elettorale già iniziata e di conseguenza non posso cedere agli interessi di parte.

La gestione nazionale di un disastro però è altra cosa, e il rigore è d'obbligo per non affondare.

Il "Per chi suona la campana " è già iniziato. Caro Professore, o dentro o fuori.

***

DEFICIT - IL DOSSIER DEL SENATO
I ministeri spendono un miliardo al giorno
Ogni anno previste uscite per 283 miliardi,
la metà serve solo a farli funzionare


ROMA - Spese dei ministeri ancora sotto pressione per garantire il successo della prima fase della spending review , quella che dovrebbe assicurare risparmi non più per 4,2 bensì per 5 miliardi.

La correzione, resasi necessaria per i danneggiamenti del terremoto in Emilia, dovrebbe essere varata nella riunione di lunedì del Comitato interministeriale, guidato dal premier Mario Monti.
In questa sede saranno abbozzate le linee guida del decreto legge che dovrebbe essere varato a fine mese e che punta a scongiurare l'aumento delle aliquote Iva, a ottobre, di almeno un punto, oltre a garantire risorse per il dopoterremoto.
Ma come si recupereranno queste cifre? Ridurre la spesa pubblica di 5 miliardi tra giugno e dicembre del 2012 equivale ad avere circa 8,5 miliardi di risparmi strutturali dal 2013. Tre miliardi dovrebbero derivare dal taglio della spesa di cui si sta occupando il commissario Enrico Bondi. Il resto dovrebbe essere recuperato da ulteriori tagli alla spesa corrente dei ministeri. Il Servizio del bilancio del Senato ne ha analizzato tutte le voci di spesa, pari a 283 miliardi (comprensivi di stipendi) sui 779 complessivi spesi dallo Stato. Metà delle risorse, cioè 108 miliardi, servono al semplice funzionamento della «macchina», rispetto ai 36 miliardi che vanno in conto capitale.

Il servizio studi ha segnato con un cerchietto gli stanziamenti più consistenti rispetto al totale previsto dai vari ministeri per il 2012. Ad esempio sui 79 miliardi spesi dal ministero dell'Economia si evidenziano i trasferimenti a società pubbliche: 1,8 miliardi a Ferrovie, Anas e Enav; 4,3 miliardi all'Inps a copertura del disavanzo fondo pensioni per il personale Fs. Curioso il dato dei versamenti alle confessioni religiose, pari a 1,1 miliardi. Tra le spese di funzionamento, spiccano quelle legate al potenziamento della lotta all'evasione fiscale: 1,4 per l'attività della Guardia di finanza e 2,6 per la repressione di frodi e violazioni fiscali. Il ministero dello Sviluppo che costa 7 miliardi, ne spende 6,6 in spesa in conto capitale. Il servizio studi segnala alcune spese di funzionamento: 17 milioni di trasferimenti all'Autorità per la concorrenza e i mercati, 122 milioni trasferimenti all'Ice, 158 milioni dotazione capitale Enea. Il ministero del Lavoro che esprime una spesa da 100 miliardi ne versa ben 98 in interventi di politica sociale; 300 milioni vanno al funzionamento degli uffici territoriali. Sui 7 miliardi spesi dalla Giustizia, 3,2 servono al funzionamento dei Tribunali, un cerchietto segnala una spesa di 848 milioni in spese per intercettazioni. Sul miliardo e sette speso dagli esteri pesa per 579 milioni il funzionamento delle sedi estere e per 461 milioni i contributi a organismi internazionali.

Sui 44 miliardi per l'Istruzione 40 vanno alle spese per l'istruzione scolastica e 444 milioni alle università: si segnalano 269 milioni per il sostegno alla scuola paritaria e 84 milioni alle università private. Sul conto da 11 miliardi dell'Interno, 486 milioni sono da addebitare al funzionamento delle Prefetture. Si evidenziano 54 milioni per la protezione collaboratori di giustizia e 200 milioni per i servizi di accoglienza a stranieri. Costa 7,5 il ministero delle Infrastrutture e trasporti, di cui 5,5 in investimenti, tra gli interventi, 581 milioni di sgravi per le imprese armatoriali. La Difesa pesa 19 miliardi, 17 dei quali per il suo funzionamento, tra gli investimenti più cospicui, 1,9 miliardi per la costruzione e l'acquisizione di impianti e servizi.

Antonella Baccaro
11 giugno 2012 | 8:58
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

In questo momento fanno affari i produttori di vaselina.

Inps a ministero del Lavoro: gli esodati sono 390mila
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 giugno 2012

I lavoratori esodati che potrebbero avere diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole secondo il decreto Salva Italia e il Milleproroghe sono 390.200: è quanto emerge dalla Relazione Inps al ministero del Lavoro inviata prima della firma del decreto che fissa a 65.000 la quota dei salvaguardati.
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

si segnalano 269 milioni per il sostegno alla scuola paritaria e 84 milioni alle università private.
Riporto queste due cifre estrapolate Antonella Baccaro.
Vogliamo recuperare un po di soldi:allora questi si possono risparmiare.Niente piu soldi a quelle private o paritarie.
Basta sovvenzione ai giornali.
Ricavare soldi dalla prostituzione.Quartieri per praticare quel mestiere,messe in regola come altri mestieri allora pagano le tasse.
Lotta alla prostituzione,con controlli bancari di quelle che praticano il mestiere.
Sono anni che ne parliamo ma nessun partito ha preso provvedimenti.Quindi dai vecchi partiti non bisogna aspettarsi nulla.
Monti potrebbe ?
Ciao
Paolo11
peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1

Come ho scritto ieri, mettere pezze non serve a niente. Appunto.
In Italia abbiamo avuto 10mila manovre nell'ultimo anno, che hanno risolto?
Niente.
Bisogna ripensare tutto. Ma ci vuole tanto a capirlo? O magari, non vogliono capirlo...
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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