Come se ne viene fuori ?

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paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

peanuts ha scritto:http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1

Come ho scritto ieri, mettere pezze non serve a niente. Appunto.
In Italia abbiamo avuto 10mila manovre nell'ultimo anno, che hanno risolto?
Niente.
Bisogna ripensare tutto. Ma ci vuole tanto a capirlo? O magari, non vogliono capirlo...
Caro peanuts
Sono pienamente daccordoChe bisogna rivoltare il tutto.Ma siccome si sciaqquano spesso la bocca dicendo non c'erano neppure i soldi per pagare le pensioni.
E questa frase la sento spesso.Allora ho citato solo due cosine che si potevano fare, che non hanno fatto.Come per IMU della chiesa salta di un anno.
Allora mi sono chiesto molte volte.Eravamo proprio nel baratro per aver fatto quelle schifezze di manovra,la prima.
Hai mai sentito i partiti tradizionali PD PDL dire NO al finanziamento dei Giornali!nessuno .Allora dovremo votare per questi che lasciano le cose come stanno!
Ha bisogno Silvio della sovvenzione|
Con questi partiti non ne usciamo.
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Per fortuna i conteggi degli esodati l'ha fatto il governo dei Professori,......chissà cosa sarebbe successo se i conti li avessero fatti i loro allievi............

****

Il Fatto Quotidiano > Blog di Salvatore Cannavò

Esodati, avevamo ragione noi
di Salvatore Cannavò | 11 giugno 2012

Alla fine avevamo ragione noi. Cioè quelli che, sulla stampa, nei blog, in qualche aula parlamentare, avevano spiegato fin dall’inizio che i numeri dei lavoratori “incentivati all’esodo” dal posto di lavoro erano molto più alti dei 50-60 mila cui si è sempre attenuto il governo.

L’Inps ha finalmente inviato al Ministero del Lavoro la sua relazione sul dossier è la cifra è ancora più alta delle stime che sono state fatte negli scorsi mesi: 390.200 i lavoratori che avrebbero diritto, in base al decreto Salva Italia e al successivo Milleproroghe a usufruire delle vecchie regole pensionistiche. Il governo ha invece pronto un decreto in cui ha stanziato risorse solo per 65 mila senza spiegare come farà a tutelare tutti gli altri.

Nessuno può dire però di non averlo saputo prima: la dimensione del problema era già nota a tutti e, anzi, sui numeri dei cosiddetti esodati si è giocato un balletto di rapporti interni al governo e alle sue componenti politiche che chiama in causa quella stessa Ragioneria dello Stato attaccata frontalmente da Eugenio Scalfari nel suo editoriale di domenica e difesa oggi, sulle pagine di Repubblica, da Mario Monti. Che l’Inps conoscesse i numeri, inoltre, è dimostrato da un’audizione parlamentare del direttore generale dell’istituto previdenziale, Mauro Nori, svoltasi lo scorso aprile e in cui, escludendo i lavoratori soggetti a regime di contribuzione volontaria si faceva la cifra di 130 mila lavoratori da coprire. Le stime più prudenti individuano in 200 mila le posizioni di contribuzione volontarie che rientrerebbero nel conteggio dei cosiddetti esodati e quindi i conti tornano ancora una volta. Insomma, tutti sapevano e non basta dire, come ha fatto Elsa Fornero, che la riforma delle pensioni è stata fatta di corsa perché il “paese era sull’orlo del baratro” e quindi qualche sbaglio può essere stato fatto.

Ammettiamo pure che di sbagli se ne possono fare. Il problema è il rimedio. E al momento di rimedi non se ne vedono. Tanto che gli stessi lavoratori “esodati” hanno provveduto a creare una loro specifica proposta: un Osservatorio da istituire presso l’Inps e che ogni anno, valutando la situazione reale del mondo del lavoro, comunica al governo il numero di pensioni da erogare. Chi dovrebbe aver diritto? “Le lavoratrici ed i lavoratori che al 31/12/2011: Siano stati inseriti in piani di mobilità e/o cassa integrazione; abbiano sottoscritto con le aziende accordi individuali o collettivi di “esodo incentivato” , indipendentemente dalla data di effettiva uscita e dalla maturazione del diritto alla prestazione pensionistica; siano stati inseriti in “Fondi di solidarietà”, indipendentemente dalla data di uscita dal lavoro,di fruizione delle prestazioni dei fondi e dalla durata degli stessi. Siano stati licenziati – in prossimità della pensione – da aziende che, per la loro dimensione, non gli hanno permesso l’accesso ad ammortizzatori sociali. Siano stati autorizzati alla contribuzione volontaria”. Ecco qui, non è difficile. Nemmeno per un governo di tecnici.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Oggi si è verificata un'altra Caporetto. Sul fronte della Borsa si è verificato un capovolgimento di fronte tra la mattinata ed il pomeriggio. Stamani le prime notizie dal fronte segnalavano una reazione positiva dei mercati. Soprattutto grazie all'apertura della Borsa di Tokio. Lo spread veniva dato al ribasso a 430 punti, poi nel pomeriggio si ferma a quota 473.

Tradotto in un linguaggio semplice,..i mercati hanno bocciato l'accordo di sabato riguardante gli aiuti alla Spagna.

D'ora innanzi non bisognerà scordare la valutazione di Nouriel Roubini, l'economista statunitense che di questi tempi va per la maggiore, anche se ovviamente non è Dio, fatta in collaborazione con lo storico Niall Ferguson, docente di storia moderna ad Harvard, nell'articolo:

CRISI ECONOMICA E VECCHIO CONTINENTE
Germania Anni 30 e baratro europeo
La lezione dimenticata da Berlino

Tedeschi ossessionati dall'iperinflazione. E ignorano la storia
del XX secolo: la Cancelliera scorda la crisi bancaria di allora
che contribuì allo smantellamento della democrazia in Europa


presente ieri sul Corriere della Sera.




Manca un minuto alla mezzanotte in Europa? Nutriamo seri timori che la scelta del governo tedesco di «fare troppo poco e troppo tardi» provochi il ripetersi della crisi della metà del XX secolo, che la nascita dell'integrazione europea aveva voluto scongiurare.



La reazione dei mercati di oggi sembrerebbe dargli ragione,......perché la ragione in Europa s'è persa da troppo tempo........


Mentana inizia il suo TG raccontando che questa mattina era euforico perché erano tutti euforici per i dati della Borsa, poi all'una e mezza (p.m.-ndt) è cambiato tutto.


L'EUROPA E I MERCATI
Aiuti alla Spagna, piazza Affari è la peggiore
in Europa: male i bancari, vola in crescita
La borsa italiana chiude a -2,79% . Spread sopra i 470 punti
Bancari presi di mira dalla speculazione: Unicredit -8,59%


MILANO - Piazza Affari chiude pesante nella prima seduta dopo la decisione dei ministri delle Finanze della zona euro di prestare alla Spagna fino a 100 miliardi per sostenere le banche in difficoltà. Milano è maglia nera d'Europa, con l'indice Ftse Mib che ha segnato un -2,79% a 13.070 punti. Il listino è penalizzato dal timore che l'Italia possa essere la prossima ad aver bisogno di un piano di salvataggio. Anche Wall Street Journal quest'oggi ha scritto che «l'Italia è a rischio», e gli ha fatto eco il New York Times

SPECULAZIONE - Mentre i principali listini del Vecchio continente hanno limitato le perdite, a piazza Affari sono le banche le più colpite dal tiro della speculazione. Unicredit in calo dell'8,59% e Intesa Sanpaolo del 6,1%. È stata una seduta difficile anche per Telecom Italia che ha lasciato sul parterre oltre il 4%.

SPREAD - Sul fronte dei titoli di stato, il rendimento dei Btp a dieci anni è tornato sopra il 6%, mentre lo spread si è impennato a 473 punti. L'Istat ha confermato intanto che nel primo trimestre l'Italia ha accusato una marcata contrazione del Pil, un meno 0,8 per cento rispetto al mese precedente.

EURO IN CALO - Sul mercato valutario l'euro di è di nuovo indebolito a 1,2486 dollari (rispetto a 1,263 in apertura e 1,2486 venerdì) e a 99,31 yen (100,497 e 99,30). Il prezzo del petrolio è calato dello 0,86% a 83,38 dollari al barile.

BREVE OTTIMISMO - A Piazza Affari non regge l'ottimismo registrato in avvio e nella prima parte di seduta (col Ftse Mib che aveva aperto a +1,91%) e il listino è penalizzato dal timore che, dopo il piano di aiuti Ue alla Spagna, l'Italia possa essere la prossima. Anche Wall Street Journal quest'oggi ha scritto che «l'Italia è a rischio», e gli ha fatto eco il New York Times.

GLI ASSET TOSSICI SPAGNOLI - È durata, lo spazio di una mattinata, sui mercati finanziari, l'euforia per gli aiuti concessi alle banche spagnole. I motivi di preoccupazione per la tenuta della moneta unica non si sono esauriti con la decisione dell' Eurogruppo e mentre i listini guardano già alle elezioni in Grecia, la speculazione ribassista approfitta dei timori di contagio in Italia delle ipotesi di introduzione della Tobin Tax. Il piano da 100 miliardi per le banche iberiche potrebbe in ogni caso non bastare, almeno così come è stato impostato finora. La Bce, riporta l'agenzia Reuters, ha chiesto alla Spagna di avviare dei piani per creare una «bad bank» dove parcheggiare gli asset tossici immobiliari delle banche al fine di assicurare al sistema una sorta di protezione dai rischi delle banche stesse.

Redazione Online
11 giugno 2012 | 18:06
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Amadeus

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Amadeus »

ho sentito or ora che Pisapia si è dimesso da commissario expo ( milano 2015)

Zio tu che sei di quelle parti... che si dice? sto expo lo fanno con le bancarelle tipo mercatino etnico o nun lo fanno pè gnente?
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

I MERCATI: CHIUSURA
Piazza Affari affonda, spread vola
Rehn: "Gravi squilibri Italia e Francia"

Milano, nel mirino della speculazione per i timori sul debito pubblico e sulle banche, brucia 9 miliardi. Differenziale con i bund a 473. Mercati europei tutti in calo, tranne Francoforte. Monito del commissario agli Affari economici. Governo: "No ad allarmi ingiustificati". Napolitano: "Sfida all'eurozona è sfida all'Ue"

MILANO - L'entusiasmo è durato poco. Il G7 promuove il piano Ue di aiuti a Madrid 1, ma dopo i festeggiamenti della mattinata le Borse rallentano. E chiudono tutte in rosso, esclusa Francoforte. Alcuni operatori temono che dopo il salvataggio della Spagna adesso sia a rischio l'Italia e così i cento miliardi in arrivo dall'Unione europea per salvare e ricapitalizzare le banche spagnole passano in secondo piano. L'allarme arriva dal Wall Street Journal: "Due anni e tre salvataggi dopo, l'Europa è in recessione e il contagio si è allargato alla Spagna e probabilmente si avvicina l'Italia". E come un macigno arriva il report degli economisti di Commerzbank secondo cui "una richiesta di aiuti da parte dell'Italia potrebbe essere solo una questione di tempo". E d'altra parte a certificare le difficoltà dell'Italia arrivano anche i dati Istat che registrano un calo del Pil 2 dello 0,8% su base congiunturale e dell'1,4% su base tendenziale confermando la recessione del Paese. A mercati chiusi, il commissario agli Affari economici Ue Olli Rehn parla di "gravi squilibri macroeconomici" di Italia e Francia. "La dura sfida cui è sottoposta la moneta unica, l'euro, è una sfida all'intera Unione", dice il capo dello Stato Giorgio Napolitano. La Casa Bianca prova a incoraggiare gli sforzi Ue: "Bene la ricapitalizzazione delle banche spagnole e la decisione dell'Europa di sostenere questi sforzi per rafforzare la rete di protezione del Vecchio Continente. Ma la crisi resta e le sfide da affrontare sono immense", ha detto il portavoce Jay Carney. "Mentre la cancelliera tedesca, Angela Merkel, annuncia che si batterà per la tassa sulle transazioni finanziarie, ritenendola "necessaria".

Milano chiude la seduta in profondo rosso perdendo il 2,79% e zavorrando il resto del Vecchio continente a dimostrazione che per i mercati il muro alzato a difesa della Spagna non è ancora considerato una difesa definitiva. Giù anche Londra che perde lo 0,05% e Parigi (-0,32%), mentre si salva Francoforte (+0,17%). Giù anche Madrid (-0,6%) che pure in avvio aveva fatto segnare un +5%. E i timori europei condizionano anche Wall Street: il Dow Jones perde lo 0,2% come l'S&P 500 e il Nasdaq. Eppure la seduta era iniziato nel migliore dei modi con Tokyo che ha chiuso in rialzo dell'1,96% seguita da Hong Kong (più 2,44%).

In mattinata aveva salutato come positivo l'accordo anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mentre il viceministro delle Finanze cinese, Zhu Guangyao, aveva messo in guardia di facili entusiasmi: "Ci auguriamo che queste misure servano a contenere la crisi". Timori emersi, dopo le prime battute, anche tra gli operatori che hanno iniziato a interrogarsi sulla durata del rimbalzo: domenica prossima ci saranno le elezioni in Grecia, il secondo turno delle legislative in Francia e a fine una delicata riunione del Consiglio europeo sul tema della crescita. Sulla Spagna, intanto, vigilerà la troika 3, ma i mercati temono l'incertezza delle strumento che verrà usato: l'Esm o l'Efsf che hanno implicazioni diverse.

E così lo spettro del debito sovrano torna a far paura. Lo spread Btp-Bund è in forte salita a 473 punti contro la chiusura di venerdì a 444 punti base, con i Btp che rendono il 6% ai massimi da 3 mesi. Si allarga anche il differenziale di rendimento tra i titoli spagnoli e tedeschi che sale a 516 punti con i Bonos che rendono il 6,46%. In lieve risalita anche i titoli di Berlino che abbandonano i minimi storici (1,17%) e si portano a 1,3%, comunque al di sotto del livello dell'inflazione. La Germania registra un nuovo calo della domanda per l'asta di titoli semestrali da 3,53 miliardi di euro. La richiesta è stata pari a 1,2 volte l'offerta contro quella di 1,5 volte dell'asta del 14 maggio: il rendimento è sceso allo 0,007% dal 0,037% di maggio. A trarne beneficio è l'euro recupera terreno su dollaro e yen: la moneta unica tratta a 1,2513 rispetto al biglietto verde (1,2486 venerdì) e a 99,33 nei confronti dello yen (99,30).

Intanto il G7 ha fatto sentire la sua voce dopo che il commissario europeo alle Finanze Olli Rhen 4 aveva definito l'intervento a favore della Spagna "un messaggio chiaro ai mercati, è la dimostrazione che i Paesi dell'eurozona sono pronti ad azioni decise per evitare il contagio". I 7 grandi in un comunicato hanno scritto che nell'azione dell'Eurogruppo si vede "un progresso verso una più rilevante unione finanziaria e fiscale nell'Unione europea". "Quello che è successo ieri è stata l'apertura di una linea di credito per il nostro sistema finanziario, con l'obiettivo di recuperare la solvibilità del sistema finanziario e avere quindi la possibilità di accesso al credito per le famiglie e per gli imprenditori. In modo da tornare a crescere", ha detto oggi Rajoy.

Sul fronte macroeconomico in Francia aumenta la produzione industriale francese, cresciuta dell'1,5% ad aprile rispetto al mese precedente, sostenuta dal consumo di elettricità e di gas visto le temperature inferiori alla media stagionale. Nella sola industria manifatturiera, che esclude attività mineraria e costruzione, la produzione è scesa dello 0,7%, dopo un rialzo dell'1,4% nel mese precedente. Il superindice Ocse per il mese di aprile continua ad essere in lieve espansione (+0,02% su base mensile), ma anche a "indicare una divergenza tra le economie" dei Paesi membri, con Stati Uniti e Giappone in ripresa e la zona euro ancora a rallentatore. Per Usa e Giappone, scrive l'organizzazione, il superindice "continua a segnalare miglioramenti nell'attività economica", con un'espansione rispettivamente dello 0,02% e dello 0,08%, anche se "la decelerazione negli ultimi quattro mesi fornisce segni premonitori su una possibile moderazione della crescita a breve termine". Dati per lo più negativi, invece, per l'Europa: indice in contrazione dello 0,18% per l'Italia, dato peggiore della lista, e dello 0,04% per la Francia, cosa che indica "un'attività economica stagnante". Per Germania (+0,02%) ed eurozona (-0,03%), invece, il superindice "continua a segnalare un'attività economica leggermente al di sotto del trend di lungo termine".

Le quotazioni petrolifere arretrano una volta svanito l'effimero entusiasmo dei mercati per il piano di salvataggio delle banche spagnole, con Wall Street che ha girato in negativo poco dopo l'apertura delle contrattazioni. Il light crude Wti di New York perde 40 cent a 83,70 dollari al barile, il Brent di Londra cede 33 cent a 99,14 dollari al barile.
(11 giugno 2012) © RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

11 GIUGNO 2012
Giannini: ''I primi sintomi del contagio''
"L'influenza spagnola sembrava debellata, invece il pericolo torna ad aleggiare sui mercati finanziari. E la speculazione punta le sue vele sull'Italia, che rischia di diventare la prossima vittima". L'analisi del vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini

http://video.repubblica.it/economia-e-f ... ref=HREA-1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Purtroppo, cara Amà, qui in periferia le notizie sono quelle che apprendiamo dalla stampa quotidiana.

Io questi, nel senso di anche chi ha preceduto Pisapippa, mica li capisco.

Un'area Expò non si tira su in quattro e quattr’otto.

Secondo me dovevano partire almeno tre anni fa per fare le cose come si deve per far fare bella figura al Paese e tutto senza “prescia”.

Invece siamo costantemente i magliari di sempre.

A questo punto penso proprio (e non da oggi) che finirà come hai prospetto tu,….mi toccherà con Giuliano, di infilarmi un bel grembiulone bianco da formaggiaio con la scritta rossa ben in evidenza “Ca de martori” e piazzarci nel 2015 dietro una bancarella del mercatino etnico per tamponare la situazione.

***

L'unica informazione disponibile è questa de Il fatto Quotidiano.

Expo 2015: Pisapia rimette l’incarico. Monti: “Spero in un suo ripensamento”

I pochi poteri per l'amministrazione comunale, le risorse insufficienti, la mancanza di un ministro delegato all'evento: sono i tre punti che hanno spinto il sindaco a restituire il mandato al governo. Così il candidato naturale a risolvere la questione è Corrado Passera

di Thomas Mackinson | 11 giugno 2012

Se non ha gettato a terra la spugna poco ci manca. E ora tocca capire chi la raccoglierà. Specie dopo la contromossa del governo alle dimissioni a sorpresa di Giuliano Pisapia da commissario straordinario per Expo. L’uscita del sindaco ha una portata deflagrante per le relazioni con il governo ma non è decifrabile come una resa perché, nei fatti, ha tutto il sapore dell’attacco. Ora la palla cade nel campo dell’esecutivo con l’esplicita richiesta che sia un ministro a “metterci la faccia” e il candidato naturale, dicono rumors dal Translatlantico, sarebbe Corrado Passera. E la reazione, per la verità, è arrivata direttamente dal presidente del Consiglio Mario Monti che in serata ha diffuso una nota: “In relazione alla dichiarazione del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia all’assemblea dell’Assolombarda, nella quale si annunciava l’intenzione di rimettere il mandato di Commissario Straordinario per ‘Expo Universale 2015′, il presidente del Consiglio Mario Monti, nell’auspicare un opportuno ripensamento di tale intendimento, ribadisce – come già fatto nella riunione del 9 marzo scorso – la natura strategica dell’evento dell’Expo, sia per Milano che per l’Italia intera”. Non solo. Monti ha anche ribadito che “allo stato la Ragioneria Generale dello Stato ha evidenziato non rinvenirsi disponibilità utili al fine della copertura della richiesta deroga” annuale di 130 mln del patto di stabilità chiesto dagli enti locali per il perdiodo 2012-2015 per le attività connesse all’Expo di Milano. Tradotto: i soldi stanziati rimangono quelli. L’unico provvedimento per andare incontro a Pisapia, invece, è stata l’istituzione di un “tavolo di coordinamento composto dal presidente del Consiglio, dal vice ministro Vittorio Grilli, dal vice ministro Mario Ciaccia“, in funzione “di indirizzo e sostegno all’opera dei Commissari straordinari” di Expo 2015. Il governo, quindi, ha confermato il suo impegno, ha deciso di ‘aiutare’ il sindaco di Milano mettendoci la faccia, ma ha anche detto a chiare lettere che altri soldi non ce ne sono e non ce ne saranno.

Con buona pace di Pisapia, che ha raccolto il progetto Expo dalle mani di Letizia Moratti con quel poco che c’era, dai pasticci sulle aree ai conti in rosso della società di gestione e fino alle eterne liti sul potere tra regione e comune. Per evitare il rischio di un clamoroso flop ha cercato una sponda nuova con Roma. Che evidentemente non ha trovato in questi sei mesi di governo tecnico, nonostante premier e ministri arrivino in gran parte proprio dalla capitale economica del Paese. Oggi, a mille giorni dall’evento che doveva cambiare Milano, ha voluto mettere nero su bianco il suo dissenso con un gesto di ribellione in piena regola alla “disattenzione del governo verso un evento che riguarda l’Italia intera”.

Una decisione a lungo meditata, fanno sapere dallo staff del primo cittadino, e che pare in qualche modo dettata dalle circostanze di trovarsi stretto in un imbuto senza via d’uscita: da una parte la mancanza di fondi e attenzione da parte del governo in carica, dall’altra la corsa contro il tempo nelle opere che ha reso quanto meno “opaca” la prima infornata di appalti oggi sotto la lente della magistratura.

I nodi sollevati ieri da Pisapia sono sostanzialmente tre. Il primo riguarda le regole del gioco e ha a che fare con il pasticcio della riforma della Protezione Civile che ha cancellato Expo dai Grandi Eventi che potevano derogare alle regole ferree su appalti e tetti di spesa. Qui si è consumato lo strappo sulle deleghe del sindaco che sono state di fatto cancellate per errore in Senato. Segnalato il pasticcio, il governo si è impegnato a ripristinare i poteri commissariali con un successivo decreto che ora attende la conversione alla Camera. Nel testo, l’Expo torna dunque ad essere un grande evento in deroga e nello stesso decreto vengono confermati i poteri emanati a suo tempo dalla presidenza del Consiglio.

Ma c’è un altro tema spinoso da affrontare, l’eterno rebus dei fondi che si trascina da quattro anni, sin dalla vittoria su Smirne del 2008, con una Letizia Moratti tanto sorridente in trionfo quanto amareggiata nei successivi tre anni, spesi a elemosinare risorse al governo del suo stesso colore politico. Senza girarci intorno, da allora, il problema è sempre stato quello delle risorse. Lo Stato, il governo centrale, si è sempre mostrato propenso a sostenere Expo. Ma sulla carta. Dove sono sempre stati i soldi. Per mandare in porto l’operazione servono 2,5 miliardi, uno dovrebbe arrivare dagli sponsor privati, gli altri 1,4 miliardi dallo Stato. Quei soldi ci sono, giurano da Roma, ma una relazione del Servizio Studi della Camera già da tempo segnala come sia distribuiti male perché concentrano le erogazioni negli ultimi tre anni sui sette previsti dal piano economico finanziario e questo pone un problema di coperture. Non oggi, ma domani sicuramente. E allora il sindaco chiede con forza di avere certezze su questo. La diplomazia è al lavoro e pare che il governo sia disposto a fare una relazione al Parlamento sull’intera vicenda Expo. La richiesta, da più parti, è che la Ragioneria Generale ci metta il timbro garantendo la sostenibilità dell’intera operazione e nessuna sorpresa.

Non basta. C’è un terzo elemento che ha indotto Pisapia a fare un annuncio clamoroso. Imporre al governo che sia un ministro a metterci la faccia, a garantire. In realtà Pisapia e Formigoni hanno incontrato il governo il 9 marzo proprio a Palazzo Chigi. C’era l’esecutivo al gran completo (erano presenti i ministri Severino, Passera, Fornero, Catania, Ornaghi, Balduzzi, Riccardi e Gnudi, il viceministro Grilli e i sottosegretari Peluffo, Catricalà e Dassù). La missione romana cercava conferme e chiedeva al premier di avere un delegato dell’esecutivo al 2015, risolvere in fretta il problema dei poteri del sindaco-commissario del Governo (cioè Pisapia). All’uscita sorrisi, conferme e rassicurazioni.

Ma nei tre mesi successivi i nodi sollevati Pisapia sarebbero rimasti tutti lì, con il governo impegnato a tamponare ben altri terremoti. Rimettendo le deleghe Pisapia è tornato alla questione fondamentale delle responsabilità di un eventuale fallimento. Lui col cerino in mano non ci vuole rimanere. Non a caso ha chiarito che non si tratta di una marcia indietro ma di “fare due passi avanti”. Per capire il gesto bisogna decifrare attentamente le sue parole. “Ci vuole una persona del governo che se ne occupi a tempo pieno”, ha scandito Pisapia oggi. “Abbiamo posto e continuiamo a porre – ha spiegato – questioni che continuano a non avere risposte, anche perché nel governo non abbiamo un interlocutore ben definito”. Cosa intende dire, visto che in realtà proprio il 27 aprile l’esecutivo ha nominato il proprio consigliere all’interno della società Expo Spa? La nomina è ricaduta su Alessandra Dal Verme, membro della Ragioneria generale dello Stato. Forse a Pisapia non basta. Con la sua uscita a sorpresa, è forse l’interpretazione corretta, il sindaco chiede sia direttamente uno dei ministri a prendersi la grana, non un funzionario per quanto di altissima burocrazia.

La mossa di Pisapia sarebbe dunque un chiaro tentativo di rimettere il pallino delle responsabilità in mano a chi ha competenze dirette su economia e sviluppo. Rumors e indiscrezioni si rincorrono sul candidato naturale al ruolo e puntano su Corrado Passera. Altri tifano perché il governo riassegni rapidamente i poteri al commissario e quindi non ratifichi le dimissioni. Resta da capire se la risposta di Palazzo Chigi basterà al sindaco di Milano.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Forse è meglio che a questo punto madama Fornero rassegni le dimissioni.


LA RIFORMA DELLE PENSIONI E GLI ESODATI
Esodati, per l'Inps sono quasi 400 mila
Fornero deplora la diffusione di «dati parziali»

L'ira del ministro con i vertici dell'Inps dopo la diffusione di un documento. «Il governo sa che il decreto sui 65 mila non basta»

MILANO - «Valutazioni non corredate da spiegazioni che hanno finito per ingenerare confusione e sconcerto nella pubblica opinione» . Così a tarda sera il ministro del Lavoro Elsa Fornero bolla la Relazione-choc dell'Inps, un documento interno diffuso nel pomeriggio dall'ANSA dove si sostiene che gli esodati sono un esercito. Ci sarebbero 390.200 lavoratori in uscita con i piani di ristrutturazione aziendale e che rischiano di restare senza stipendio e senza pensione dopo l'introduzione del decreto Salva Italia e il Milleproroghe. La relazione sarebbe stata consegnata al ministero prima della firma, ai primi di giugno, del decreto che ha fissato in 65.000 la quota dei cosiddetti salvaguardati.

LA DISAPPROVAZIONE - In serata, il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua e il direttore generale Mauro Nori sono stati convocati d'urgenza al ministero del Lavoro . Al termine della riunione il durissimo comunicato di Fornero. Il ministro «ha manifestato ai vertici Inps la propria disapprovazione e deplorato la parziale non ufficiale diffusione di informazioni che ha provocato disagio sociale», si legge tra le altre cose.

GOVERNO SA CHE UN DECRETO NON BASTA - Il ministro ribadisce «la correttezza di quanto contenuto nel decreto già firmato dal ministro del Lavoro e dal ministro dell'Economia sui salvaguardati che, sulla base delle risorse finanziarie già stanziate, definisce il loro numero in 65 mila persone. Il governo, come scritto nel comunicato stampa congiunto Lavoro-Economia del 5 giugno è peraltro consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti - non prima del 2014 - a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali. Il governo conferma l'impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili».

LE CATEGORIE - Nella Relazione inviata al ministero e firmata da Nori sono state definite le categorie interessate alla salvaguardia rispetto alle nuove regole di accesso alla pensione sulla base delle impostazioni normative e interpretative della Ragioneria generale. La platea viene ridotta a 65.000 lavoratori salvaguardati (che quindi potranno andare in pensione con le vecchie regole) sulla base di criteri restrittivi nell'interpretazione delle norme messi a punto dai ministero del Lavoro

I SINDACATI: NESSUNA SOPRESA- «La relazione Inps ha confermato quanto il sindacato ha sostenuto in questi mesi: la riforma previdenziale, in assenza della gradualità necessaria ad offrire il giusto accompagnamento alla pensione per le persone che erano ai limiti del raggiungimento dei vecchi requisiti pensionistici, ha prodotto una ferita nel paese lasciando centinaia di migliaia di persone senza un reddito da lavoro o da pensione», ha affermato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli. Per il segretario generale della Cgil Susanna Camusso «che il numero dei 65.000 fosse assolutamente irrealistico, che i numeri sono molto più consistenti era assolutamente evidente»

Paola Pica
@paolapica
11 giugno 2012 | 22:54
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Rassegna stampa del 12 giugno 2012 del Ministero Dell'Interno
http://tweb.interno.it/news/daily/rasse ... STAMPA.pdf


Corriere.it - prima pagina

TENTAZIONE NAZIONALISTA, di Angelo Panebianco

Spesa pubblica record
Ogni minuto cresce di quarantaseimila euro - (Ma non era arrivato il tagliatore di teste Bondi?),
di Sergio Rizzo

L'INCREDIBILE VICENDA DEI FINTI TAGLI SICILIANI, di Gianantonio Stella

Bankia al capolinea: il grande inganno dietro le quotazioni, di Federico Fubini


Più che una prima pagina del Corrierone sembra un bollettino di guerra di Cadorna..........
peanuts
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Iscritto il: 21/02/2012, 22:29

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

Ma che aspetta Bersani a staccare la spina?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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