quo vadis PD ????
Re: quo vadis PD ????
fra il Pd " come dovrebbe essere " e il PD " com'é " ci sono le stesse sfumature di grigio che ci sono fra il bianco e il nero.
non solo si aspetta da tempo "the big one" ( il terremoto di S Francisco) fra vaticanisti e sedicenti progressisti
ma è pronto anche quello fra progressisti ( molti dei quali nella lista di mariok per le N legislature) e giovani recalcitranti .
sarà un parto plurigemellare .
non solo si aspetta da tempo "the big one" ( il terremoto di S Francisco) fra vaticanisti e sedicenti progressisti
ma è pronto anche quello fra progressisti ( molti dei quali nella lista di mariok per le N legislature) e giovani recalcitranti .
sarà un parto plurigemellare .
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Re: quo vadis PD ????
PE-NATI PER FREGARE - IL MECCANISMO DEL CLAN PENATI, UN SISTEMA INCREDIBILE FATTO DI ILLECITI E TANGENTI CHE PARTE DA COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI PER ARRIVARE ALLA PROVINCIA E IN TUTTA ITALIA - IL PROPRIETARIO DELLE AREE FALCK, CHE NE AVEVA PROGETTATO LA RIQUALIFICAZIONE, FU COSTRETTO A RINUNCIARE: “TU GLI DAI I SOLDI E LORO NON TI DANNO IN CAMBIO NIENTE” - LA BANDA DI SESTO TENTÒ L'AVVICINAMENTO ANCHE AL COMUNE DI PISAPIA - IL SILENZIO DI BERSANI...
Sandro De Riccardis e Emilio Randacio per "la Repubblica"
PENATI
Un «sistema tangentizio» che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l'ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul "Sistema Sesto", il meccanismo lo descrivono in una richiesta d'intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, pochi giorni fa.
PIERO DI CATERINA
Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, «configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico».
Nelle carte dell'inchiesta c'è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l'imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. «Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l'imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela occulta tra politica ed imprenditoria».
PROGETTO PER L AREA FALCK
«GLI DAI I SOLDI E NON TI DANNO NIENTE»
Proprietario delle aree Falck, Pasini non vedrà mai realizzato il suo progetto di riqualificazione ed è costretto a cedere l'area all'immobiliarista Luigi Zunino. «Penati mi disse di versare venti miliardi di lire» ha detto ai magistrati. E in una intercettazione dell'aprile 2011 si sfoga: «Quando loro hanno deciso di non farti lavorare, non ti fanno lavorare, ti fanno perdere anche l'anima, pretendono tutto e in cambio non hai mai niente, qua non è che non vogliono i soldi, per darti quello che è il diritto vogliono i soldi, ma tu gli dai i soldi e non ti danno niente».
«SULLE FALCK, ROMA DICE DI ANDARE AVANTI»
Nel 2011 l'ex Falck passa nuovamente di mano: questa volta dalle mani di Zunino al gruppo Bizzi. L'assessore Pasqualino Di Leva, arrestato nel primo filone dell'inchiesta per tangenti, parla al telefono con un tale Mirko sul ruolo di Penati nella vicenda. «Lui - dice Di Leva - ha sempre lavorato su molti tavoli eh.. senza mai.. senza mai venir fuori in prima persona... «. Il progetto è impantanato in Consiglio comunale. Riferisce una frase del direttore generale del Comune, indagato, Marco Bertoli che lo ha chiamato per redarguirlo: «Ma tu ti metti contro - avrebbe detto - hai ragione però qui è una questione politica.. Roma dice di andare avanti».
GIULIANO PISAPIA
IL DIPENDENTE DI "FARE METROPOLI"
Gli investigatori raccolgono le dichiarazioni di Luca L. C., 26 anni, che dopo aver collaborato al comitato elettorale di Penati, inizia a lavorare nella sede di Fare Metropoli, l'associazione culturale che ha raccolto 368mila euro di contributi. «L'associazione - dice il ragazzo - aveva il fine di promuovere cultura politica. Nel periodo in cui ho svolto questa attività però l'associazione non ha organizzato iniziative e di fatto costitutiva la base logistica per l'attività di Penati, che in quel periodo era consigliere provinciale e coordinatore nazionale della mozione Bersani al congresso nazionale del Pd».
GLI AVVICINAMENTI ALLA GIUNTA PISAPIA
Il 30 maggio 2011, a Milano Giuliano Pisapia stravince il ballottaggio alla poltrona di sindaco, con Letizia Moratti. Una vittoria, per il centrosinistra, che la «banda» di Sesto, vuole fare immediatamente fruttare. Il 10 giugno, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria captano un'intercettazione tra Di Caterina e Antonio Rugari, ex presidente del Consorzio trasporti di Sesto San Giovanni. «I due - scrivono i detective - parlano delle recenti elezioni e concordano sulla circostanza che una volta nominati gli assessori e ufficializzate le deleghe "ci muoviamo"».
LETIZIA MORATTI
Il significato di questa affermazione viene collegato «alla soluzione del contenzioso che vede contrapposti Di Caterina e la società Atm (partecipata proprio dal Comune di Milano, ndr), per la suddivisione degli introiti dei biglietti del servizio pubblico ». Di Caterina «dice che è importante parlare con Maran, probabile assessore alla Mobilità (l'ufficialità della nomina avviene solo il giorno seguente la conversazione, ndr)».
Non solo, nel mirino della coppia finisce anche l'attuale assessore alle Finanze, Bruno Tabacci. «Rugari dice che cercherà di parlare seriamente con Tabacci, "anche perché se lui è alle partecipate, la società con cui abbiamo il problema è una partecipata ». Di Caterina avverte: «Lì è importante vedere se si riesce a portare avanti un discorso di transazione, sennò siamo spacciati».
Per avere un occhio di riguardo dalla nuova giunta, Rugari tira in ballo anche l'allora vicepresidente del consiglio regionale Penati. Il 13 giugno invia questo sms all'alto dirigente del Pd lombardo. «Ciao Filippo, considerato come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero... ». Penati glissa con un «questa settimana impegnato, ci sentiamo lunedì».
«A PENATI UNA STECCA PERSONALE»
In una conversazione del 26 agosto scorso, il funzionario di Banca Intesa Maurizio Pagani (indagato per corruzione nell'inchiesta), è al telefono con il responsabile dell'ufficio legale del colosso bancario, Davide Chemolli. Al telefono, ricordando la trattativa per la cessione del pacchetto azionario della Serravalle dal gruppo Gavio alla Provincia guidata da Penati, Chemelli afferma: «Il premio di maggioranza, che era ampio, intorno al 30%, e in quel 30% Penati ha trovato lo spazio di trarsi la sua stecca personale, sua e di Vimercati».
GIORDANO VIMERCATI
Il giorno successivo al coinvolgimento di un funzionario di Intesa nell'affaire Sesto, l'attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera (all'epoca numero uno di Intesa), chiede delucidazioni in merito allo scandalo. Attraverso il consigliere del Cda, Piero Prado, «voleva la conferma da Pagani che l'unica vicenda che riguardava la banca fosse la Serravalle».
L'INQUINAMENTO DELLE PROVE
Dopo che gli imprenditori Pasini e Di Caterina hanno iniziato a raccontare il sistema Sesto ai pm monzesi, i principali attori di questo affaire, si agitano. Il 26 aprile 2011, Raffaella Agape, ex collaboratrice di Giordano Vimercati, chiama Franco Maggi, portavoce di Penati. Lo informa di essere stata convocata dai pm di Monza». Trascorrono pochi minuti, e Maggi «ha un contatto con Penati, chiede di potersi incontrare ma usa un tono molto evasivo... evitando di palesare al telefono il contenuto della conversazione appena avuta con Agape».
Poco dopo l'interrogatorio, l'ex collaboratrice del clan Penati, al telefono con il marito è furibonda, «e inveisce contro Di Caterina che, a suo dire, l'avrebbe chiamata in causa "è un cretino, che cosa mi ha messo in mezzo a fare?... quello che so, non glielo dico (ai magistrati, ndr), faccio finta di non sapere niente».
All'indomani della convocazione, la signora Agape «è scossa», ma «a una persona di fiducia, rivela di essersi incontrata con Vimercati ». Per l'accusa, il motivo è chiaro: «Per metterlo al corrente dell'esito del proprio colloquio con il pm». Nella intercettazione captata, la Agape racconta di aver visto «ieri sera a casa mia Vimercati», aggiungendo un non meglio specificato, «chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma, cioè, è un casino. Hanno tutti i telefoni sotto controllo, il mio probabilmente no (sbaglia, ndr), ma i loro sì». L'agitazione del gruppo Penati si manifesta in «un sms rassicurante inviato da Maggi a Penati, verosimilmente da ricondurre al colloquio tra Vimercati e Agape: "Non tel, non news, no problem"».
Sandro De Riccardis e Emilio Randacio per "la Repubblica"
PENATI
Un «sistema tangentizio» che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l'ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul "Sistema Sesto", il meccanismo lo descrivono in una richiesta d'intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, pochi giorni fa.
PIERO DI CATERINA
Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, «configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico».
Nelle carte dell'inchiesta c'è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l'imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. «Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l'imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela occulta tra politica ed imprenditoria».
PROGETTO PER L AREA FALCK
«GLI DAI I SOLDI E NON TI DANNO NIENTE»
Proprietario delle aree Falck, Pasini non vedrà mai realizzato il suo progetto di riqualificazione ed è costretto a cedere l'area all'immobiliarista Luigi Zunino. «Penati mi disse di versare venti miliardi di lire» ha detto ai magistrati. E in una intercettazione dell'aprile 2011 si sfoga: «Quando loro hanno deciso di non farti lavorare, non ti fanno lavorare, ti fanno perdere anche l'anima, pretendono tutto e in cambio non hai mai niente, qua non è che non vogliono i soldi, per darti quello che è il diritto vogliono i soldi, ma tu gli dai i soldi e non ti danno niente».
«SULLE FALCK, ROMA DICE DI ANDARE AVANTI»
Nel 2011 l'ex Falck passa nuovamente di mano: questa volta dalle mani di Zunino al gruppo Bizzi. L'assessore Pasqualino Di Leva, arrestato nel primo filone dell'inchiesta per tangenti, parla al telefono con un tale Mirko sul ruolo di Penati nella vicenda. «Lui - dice Di Leva - ha sempre lavorato su molti tavoli eh.. senza mai.. senza mai venir fuori in prima persona... «. Il progetto è impantanato in Consiglio comunale. Riferisce una frase del direttore generale del Comune, indagato, Marco Bertoli che lo ha chiamato per redarguirlo: «Ma tu ti metti contro - avrebbe detto - hai ragione però qui è una questione politica.. Roma dice di andare avanti».
GIULIANO PISAPIA
IL DIPENDENTE DI "FARE METROPOLI"
Gli investigatori raccolgono le dichiarazioni di Luca L. C., 26 anni, che dopo aver collaborato al comitato elettorale di Penati, inizia a lavorare nella sede di Fare Metropoli, l'associazione culturale che ha raccolto 368mila euro di contributi. «L'associazione - dice il ragazzo - aveva il fine di promuovere cultura politica. Nel periodo in cui ho svolto questa attività però l'associazione non ha organizzato iniziative e di fatto costitutiva la base logistica per l'attività di Penati, che in quel periodo era consigliere provinciale e coordinatore nazionale della mozione Bersani al congresso nazionale del Pd».
GLI AVVICINAMENTI ALLA GIUNTA PISAPIA
Il 30 maggio 2011, a Milano Giuliano Pisapia stravince il ballottaggio alla poltrona di sindaco, con Letizia Moratti. Una vittoria, per il centrosinistra, che la «banda» di Sesto, vuole fare immediatamente fruttare. Il 10 giugno, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria captano un'intercettazione tra Di Caterina e Antonio Rugari, ex presidente del Consorzio trasporti di Sesto San Giovanni. «I due - scrivono i detective - parlano delle recenti elezioni e concordano sulla circostanza che una volta nominati gli assessori e ufficializzate le deleghe "ci muoviamo"».
LETIZIA MORATTI
Il significato di questa affermazione viene collegato «alla soluzione del contenzioso che vede contrapposti Di Caterina e la società Atm (partecipata proprio dal Comune di Milano, ndr), per la suddivisione degli introiti dei biglietti del servizio pubblico ». Di Caterina «dice che è importante parlare con Maran, probabile assessore alla Mobilità (l'ufficialità della nomina avviene solo il giorno seguente la conversazione, ndr)».
Non solo, nel mirino della coppia finisce anche l'attuale assessore alle Finanze, Bruno Tabacci. «Rugari dice che cercherà di parlare seriamente con Tabacci, "anche perché se lui è alle partecipate, la società con cui abbiamo il problema è una partecipata ». Di Caterina avverte: «Lì è importante vedere se si riesce a portare avanti un discorso di transazione, sennò siamo spacciati».
Per avere un occhio di riguardo dalla nuova giunta, Rugari tira in ballo anche l'allora vicepresidente del consiglio regionale Penati. Il 13 giugno invia questo sms all'alto dirigente del Pd lombardo. «Ciao Filippo, considerato come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero... ». Penati glissa con un «questa settimana impegnato, ci sentiamo lunedì».
«A PENATI UNA STECCA PERSONALE»
In una conversazione del 26 agosto scorso, il funzionario di Banca Intesa Maurizio Pagani (indagato per corruzione nell'inchiesta), è al telefono con il responsabile dell'ufficio legale del colosso bancario, Davide Chemolli. Al telefono, ricordando la trattativa per la cessione del pacchetto azionario della Serravalle dal gruppo Gavio alla Provincia guidata da Penati, Chemelli afferma: «Il premio di maggioranza, che era ampio, intorno al 30%, e in quel 30% Penati ha trovato lo spazio di trarsi la sua stecca personale, sua e di Vimercati».
GIORDANO VIMERCATI
Il giorno successivo al coinvolgimento di un funzionario di Intesa nell'affaire Sesto, l'attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera (all'epoca numero uno di Intesa), chiede delucidazioni in merito allo scandalo. Attraverso il consigliere del Cda, Piero Prado, «voleva la conferma da Pagani che l'unica vicenda che riguardava la banca fosse la Serravalle».
L'INQUINAMENTO DELLE PROVE
Dopo che gli imprenditori Pasini e Di Caterina hanno iniziato a raccontare il sistema Sesto ai pm monzesi, i principali attori di questo affaire, si agitano. Il 26 aprile 2011, Raffaella Agape, ex collaboratrice di Giordano Vimercati, chiama Franco Maggi, portavoce di Penati. Lo informa di essere stata convocata dai pm di Monza». Trascorrono pochi minuti, e Maggi «ha un contatto con Penati, chiede di potersi incontrare ma usa un tono molto evasivo... evitando di palesare al telefono il contenuto della conversazione appena avuta con Agape».
Poco dopo l'interrogatorio, l'ex collaboratrice del clan Penati, al telefono con il marito è furibonda, «e inveisce contro Di Caterina che, a suo dire, l'avrebbe chiamata in causa "è un cretino, che cosa mi ha messo in mezzo a fare?... quello che so, non glielo dico (ai magistrati, ndr), faccio finta di non sapere niente».
All'indomani della convocazione, la signora Agape «è scossa», ma «a una persona di fiducia, rivela di essersi incontrata con Vimercati ». Per l'accusa, il motivo è chiaro: «Per metterlo al corrente dell'esito del proprio colloquio con il pm». Nella intercettazione captata, la Agape racconta di aver visto «ieri sera a casa mia Vimercati», aggiungendo un non meglio specificato, «chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma, cioè, è un casino. Hanno tutti i telefoni sotto controllo, il mio probabilmente no (sbaglia, ndr), ma i loro sì». L'agitazione del gruppo Penati si manifesta in «un sms rassicurante inviato da Maggi a Penati, verosimilmente da ricondurre al colloquio tra Vimercati e Agape: "Non tel, non news, no problem"».
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Re: quo vadis PD ????
PE-NATI PER FREGARE - IL MECCANISMO DEL CLAN PENATI, UN SISTEMA INCREDIBILE FATTO DI ILLECITI E TANGENTI CHE PARTE DA COMUNE DI SESTO SAN GIOVANNI PER ARRIVARE ALLA PROVINCIA E IN TUTTA ITALIA - IL PROPRIETARIO DELLE AREE FALCK, CHE NE AVEVA PROGETTATO LA RIQUALIFICAZIONE, FU COSTRETTO A RINUNCIARE: “TU GLI DAI I SOLDI E LORO NON TI DANNO IN CAMBIO NIENTE” - LA BANDA DI SESTO TENTÒ L'AVVICINAMENTO ANCHE AL COMUNE DI PISAPIA - IL SILENZIO DI BERSANI...
Sandro De Riccardis e Emilio Randacio per "la Repubblica"
PENATI
Un «sistema tangentizio» che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l'ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul "Sistema Sesto", il meccanismo lo descrivono in una richiesta d'intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, pochi giorni fa.
PIERO DI CATERINA
Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, «configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico».
Nelle carte dell'inchiesta c'è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l'imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. «Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l'imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela occulta tra politica ed imprenditoria».
PROGETTO PER L AREA FALCK
«GLI DAI I SOLDI E NON TI DANNO NIENTE»
Proprietario delle aree Falck, Pasini non vedrà mai realizzato il suo progetto di riqualificazione ed è costretto a cedere l'area all'immobiliarista Luigi Zunino. «Penati mi disse di versare venti miliardi di lire» ha detto ai magistrati. E in una intercettazione dell'aprile 2011 si sfoga: «Quando loro hanno deciso di non farti lavorare, non ti fanno lavorare, ti fanno perdere anche l'anima, pretendono tutto e in cambio non hai mai niente, qua non è che non vogliono i soldi, per darti quello che è il diritto vogliono i soldi, ma tu gli dai i soldi e non ti danno niente».
«SULLE FALCK, ROMA DICE DI ANDARE AVANTI»
Nel 2011 l'ex Falck passa nuovamente di mano: questa volta dalle mani di Zunino al gruppo Bizzi. L'assessore Pasqualino Di Leva, arrestato nel primo filone dell'inchiesta per tangenti, parla al telefono con un tale Mirko sul ruolo di Penati nella vicenda. «Lui - dice Di Leva - ha sempre lavorato su molti tavoli eh.. senza mai.. senza mai venir fuori in prima persona... «. Il progetto è impantanato in Consiglio comunale. Riferisce una frase del direttore generale del Comune, indagato, Marco Bertoli che lo ha chiamato per redarguirlo: «Ma tu ti metti contro - avrebbe detto - hai ragione però qui è una questione politica.. Roma dice di andare avanti».
GIULIANO PISAPIA
IL DIPENDENTE DI "FARE METROPOLI"
Gli investigatori raccolgono le dichiarazioni di Luca L. C., 26 anni, che dopo aver collaborato al comitato elettorale di Penati, inizia a lavorare nella sede di Fare Metropoli, l'associazione culturale che ha raccolto 368mila euro di contributi. «L'associazione - dice il ragazzo - aveva il fine di promuovere cultura politica. Nel periodo in cui ho svolto questa attività però l'associazione non ha organizzato iniziative e di fatto costitutiva la base logistica per l'attività di Penati, che in quel periodo era consigliere provinciale e coordinatore nazionale della mozione Bersani al congresso nazionale del Pd».
GLI AVVICINAMENTI ALLA GIUNTA PISAPIA
Il 30 maggio 2011, a Milano Giuliano Pisapia stravince il ballottaggio alla poltrona di sindaco, con Letizia Moratti. Una vittoria, per il centrosinistra, che la «banda» di Sesto, vuole fare immediatamente fruttare. Il 10 giugno, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria captano un'intercettazione tra Di Caterina e Antonio Rugari, ex presidente del Consorzio trasporti di Sesto San Giovanni. «I due - scrivono i detective - parlano delle recenti elezioni e concordano sulla circostanza che una volta nominati gli assessori e ufficializzate le deleghe "ci muoviamo"».
LETIZIA MORATTI
Il significato di questa affermazione viene collegato «alla soluzione del contenzioso che vede contrapposti Di Caterina e la società Atm (partecipata proprio dal Comune di Milano, ndr), per la suddivisione degli introiti dei biglietti del servizio pubblico ». Di Caterina «dice che è importante parlare con Maran, probabile assessore alla Mobilità (l'ufficialità della nomina avviene solo il giorno seguente la conversazione, ndr)».
Non solo, nel mirino della coppia finisce anche l'attuale assessore alle Finanze, Bruno Tabacci. «Rugari dice che cercherà di parlare seriamente con Tabacci, "anche perché se lui è alle partecipate, la società con cui abbiamo il problema è una partecipata ». Di Caterina avverte: «Lì è importante vedere se si riesce a portare avanti un discorso di transazione, sennò siamo spacciati».
Per avere un occhio di riguardo dalla nuova giunta, Rugari tira in ballo anche l'allora vicepresidente del consiglio regionale Penati. Il 13 giugno invia questo sms all'alto dirigente del Pd lombardo. «Ciao Filippo, considerato come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero... ». Penati glissa con un «questa settimana impegnato, ci sentiamo lunedì».
«A PENATI UNA STECCA PERSONALE»
In una conversazione del 26 agosto scorso, il funzionario di Banca Intesa Maurizio Pagani (indagato per corruzione nell'inchiesta), è al telefono con il responsabile dell'ufficio legale del colosso bancario, Davide Chemolli. Al telefono, ricordando la trattativa per la cessione del pacchetto azionario della Serravalle dal gruppo Gavio alla Provincia guidata da Penati, Chemelli afferma: «Il premio di maggioranza, che era ampio, intorno al 30%, e in quel 30% Penati ha trovato lo spazio di trarsi la sua stecca personale, sua e di Vimercati».
GIORDANO VIMERCATI
Il giorno successivo al coinvolgimento di un funzionario di Intesa nell'affaire Sesto, l'attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera (all'epoca numero uno di Intesa), chiede delucidazioni in merito allo scandalo. Attraverso il consigliere del Cda, Piero Prado, «voleva la conferma da Pagani che l'unica vicenda che riguardava la banca fosse la Serravalle».
L'INQUINAMENTO DELLE PROVE
Dopo che gli imprenditori Pasini e Di Caterina hanno iniziato a raccontare il sistema Sesto ai pm monzesi, i principali attori di questo affaire, si agitano. Il 26 aprile 2011, Raffaella Agape, ex collaboratrice di Giordano Vimercati, chiama Franco Maggi, portavoce di Penati. Lo informa di essere stata convocata dai pm di Monza». Trascorrono pochi minuti, e Maggi «ha un contatto con Penati, chiede di potersi incontrare ma usa un tono molto evasivo... evitando di palesare al telefono il contenuto della conversazione appena avuta con Agape».
Poco dopo l'interrogatorio, l'ex collaboratrice del clan Penati, al telefono con il marito è furibonda, «e inveisce contro Di Caterina che, a suo dire, l'avrebbe chiamata in causa "è un cretino, che cosa mi ha messo in mezzo a fare?... quello che so, non glielo dico (ai magistrati, ndr), faccio finta di non sapere niente».
All'indomani della convocazione, la signora Agape «è scossa», ma «a una persona di fiducia, rivela di essersi incontrata con Vimercati ». Per l'accusa, il motivo è chiaro: «Per metterlo al corrente dell'esito del proprio colloquio con il pm». Nella intercettazione captata, la Agape racconta di aver visto «ieri sera a casa mia Vimercati», aggiungendo un non meglio specificato, «chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma, cioè, è un casino. Hanno tutti i telefoni sotto controllo, il mio probabilmente no (sbaglia, ndr), ma i loro sì». L'agitazione del gruppo Penati si manifesta in «un sms rassicurante inviato da Maggi a Penati, verosimilmente da ricondurre al colloquio tra Vimercati e Agape: "Non tel, non news, no problem"».
Sandro De Riccardis e Emilio Randacio per "la Repubblica"
PENATI
Un «sistema tangentizio» che parte dal Comune di Sesto San Giovanni. Si allarga seguendo l'ascesa politica di Filippo Penati alla Provincia di Milano. Coinvolge la direzione del Pd e favorisce le coop rosse. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, che hanno indagato per più di un anno sul "Sistema Sesto", il meccanismo lo descrivono in una richiesta d'intercettazione, tra le migliaia di pagine depositate al momento della chiusura delle indagini, pochi giorni fa.
PIERO DI CATERINA
Le dichiarazioni degli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, i grandi accusatori di Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente della Provincia di Milano, «configurano un sistema tangentizio, tuttora operante, a livello comunale ma allargano lo sguardo alle iniziative della Provincia, e attraverso la figura di Penati e del collettore Renato Sarno, a livello di imprenditori di respiro nazionale (gruppo Intinera Gavio) e della direzione nazionale del Partito Democratico».
Nelle carte dell'inchiesta c'è di tutto: le tangenti in Comune di Sesto per la riqualificazione delle aree dismesse (Falck e Marelli) e i finanziamenti occulti per le campagne elettorali; l'imposizione delle coop rosse e gli appalti pilotati. «Un quadro impressionante (per continuità temporale ultradecennale, per rilevanze delle somme promesse pagate, per l'imponenza delle operazioni economiche sottostanti, per ambiti di riferimento e numero di persone coinvolte) di accordi, progetti e pagamenti illeciti tale da configurare una rete parallela occulta tra politica ed imprenditoria».
PROGETTO PER L AREA FALCK
«GLI DAI I SOLDI E NON TI DANNO NIENTE»
Proprietario delle aree Falck, Pasini non vedrà mai realizzato il suo progetto di riqualificazione ed è costretto a cedere l'area all'immobiliarista Luigi Zunino. «Penati mi disse di versare venti miliardi di lire» ha detto ai magistrati. E in una intercettazione dell'aprile 2011 si sfoga: «Quando loro hanno deciso di non farti lavorare, non ti fanno lavorare, ti fanno perdere anche l'anima, pretendono tutto e in cambio non hai mai niente, qua non è che non vogliono i soldi, per darti quello che è il diritto vogliono i soldi, ma tu gli dai i soldi e non ti danno niente».
«SULLE FALCK, ROMA DICE DI ANDARE AVANTI»
Nel 2011 l'ex Falck passa nuovamente di mano: questa volta dalle mani di Zunino al gruppo Bizzi. L'assessore Pasqualino Di Leva, arrestato nel primo filone dell'inchiesta per tangenti, parla al telefono con un tale Mirko sul ruolo di Penati nella vicenda. «Lui - dice Di Leva - ha sempre lavorato su molti tavoli eh.. senza mai.. senza mai venir fuori in prima persona... «. Il progetto è impantanato in Consiglio comunale. Riferisce una frase del direttore generale del Comune, indagato, Marco Bertoli che lo ha chiamato per redarguirlo: «Ma tu ti metti contro - avrebbe detto - hai ragione però qui è una questione politica.. Roma dice di andare avanti».
GIULIANO PISAPIA
IL DIPENDENTE DI "FARE METROPOLI"
Gli investigatori raccolgono le dichiarazioni di Luca L. C., 26 anni, che dopo aver collaborato al comitato elettorale di Penati, inizia a lavorare nella sede di Fare Metropoli, l'associazione culturale che ha raccolto 368mila euro di contributi. «L'associazione - dice il ragazzo - aveva il fine di promuovere cultura politica. Nel periodo in cui ho svolto questa attività però l'associazione non ha organizzato iniziative e di fatto costitutiva la base logistica per l'attività di Penati, che in quel periodo era consigliere provinciale e coordinatore nazionale della mozione Bersani al congresso nazionale del Pd».
GLI AVVICINAMENTI ALLA GIUNTA PISAPIA
Il 30 maggio 2011, a Milano Giuliano Pisapia stravince il ballottaggio alla poltrona di sindaco, con Letizia Moratti. Una vittoria, per il centrosinistra, che la «banda» di Sesto, vuole fare immediatamente fruttare. Il 10 giugno, i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria captano un'intercettazione tra Di Caterina e Antonio Rugari, ex presidente del Consorzio trasporti di Sesto San Giovanni. «I due - scrivono i detective - parlano delle recenti elezioni e concordano sulla circostanza che una volta nominati gli assessori e ufficializzate le deleghe "ci muoviamo"».
LETIZIA MORATTI
Il significato di questa affermazione viene collegato «alla soluzione del contenzioso che vede contrapposti Di Caterina e la società Atm (partecipata proprio dal Comune di Milano, ndr), per la suddivisione degli introiti dei biglietti del servizio pubblico ». Di Caterina «dice che è importante parlare con Maran, probabile assessore alla Mobilità (l'ufficialità della nomina avviene solo il giorno seguente la conversazione, ndr)».
Non solo, nel mirino della coppia finisce anche l'attuale assessore alle Finanze, Bruno Tabacci. «Rugari dice che cercherà di parlare seriamente con Tabacci, "anche perché se lui è alle partecipate, la società con cui abbiamo il problema è una partecipata ». Di Caterina avverte: «Lì è importante vedere se si riesce a portare avanti un discorso di transazione, sennò siamo spacciati».
Per avere un occhio di riguardo dalla nuova giunta, Rugari tira in ballo anche l'allora vicepresidente del consiglio regionale Penati. Il 13 giugno invia questo sms all'alto dirigente del Pd lombardo. «Ciao Filippo, considerato come è andata a Milano, credo che si possa tentare di risolvere la questione di Piero... ». Penati glissa con un «questa settimana impegnato, ci sentiamo lunedì».
«A PENATI UNA STECCA PERSONALE»
In una conversazione del 26 agosto scorso, il funzionario di Banca Intesa Maurizio Pagani (indagato per corruzione nell'inchiesta), è al telefono con il responsabile dell'ufficio legale del colosso bancario, Davide Chemolli. Al telefono, ricordando la trattativa per la cessione del pacchetto azionario della Serravalle dal gruppo Gavio alla Provincia guidata da Penati, Chemelli afferma: «Il premio di maggioranza, che era ampio, intorno al 30%, e in quel 30% Penati ha trovato lo spazio di trarsi la sua stecca personale, sua e di Vimercati».
GIORDANO VIMERCATI
Il giorno successivo al coinvolgimento di un funzionario di Intesa nell'affaire Sesto, l'attuale ministro dello Sviluppo, Corrado Passera (all'epoca numero uno di Intesa), chiede delucidazioni in merito allo scandalo. Attraverso il consigliere del Cda, Piero Prado, «voleva la conferma da Pagani che l'unica vicenda che riguardava la banca fosse la Serravalle».
L'INQUINAMENTO DELLE PROVE
Dopo che gli imprenditori Pasini e Di Caterina hanno iniziato a raccontare il sistema Sesto ai pm monzesi, i principali attori di questo affaire, si agitano. Il 26 aprile 2011, Raffaella Agape, ex collaboratrice di Giordano Vimercati, chiama Franco Maggi, portavoce di Penati. Lo informa di essere stata convocata dai pm di Monza». Trascorrono pochi minuti, e Maggi «ha un contatto con Penati, chiede di potersi incontrare ma usa un tono molto evasivo... evitando di palesare al telefono il contenuto della conversazione appena avuta con Agape».
Poco dopo l'interrogatorio, l'ex collaboratrice del clan Penati, al telefono con il marito è furibonda, «e inveisce contro Di Caterina che, a suo dire, l'avrebbe chiamata in causa "è un cretino, che cosa mi ha messo in mezzo a fare?... quello che so, non glielo dico (ai magistrati, ndr), faccio finta di non sapere niente».
All'indomani della convocazione, la signora Agape «è scossa», ma «a una persona di fiducia, rivela di essersi incontrata con Vimercati ». Per l'accusa, il motivo è chiaro: «Per metterlo al corrente dell'esito del proprio colloquio con il pm». Nella intercettazione captata, la Agape racconta di aver visto «ieri sera a casa mia Vimercati», aggiungendo un non meglio specificato, «chiaramente la cosa si è ripercossa su Roma, cioè, è un casino. Hanno tutti i telefoni sotto controllo, il mio probabilmente no (sbaglia, ndr), ma i loro sì». L'agitazione del gruppo Penati si manifesta in «un sms rassicurante inviato da Maggi a Penati, verosimilmente da ricondurre al colloquio tra Vimercati e Agape: "Non tel, non news, no problem"».
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Re: quo vadis PD ????
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: quo vadis PD ????
IL METODO DI GRAM di Ignazio Marino
FORZA FIORONI!
E meno male che nel Partito Democratico c’è Giuseppe Fioroni. Oggi infatti ha annunciato che se Bersani insiste nel voler inserire il tema delle unioni civili nel programma del PD, lui sarà costretto a scendere in campo e si presenterà alle primarie. Ecco. Finalmente.
Sono anni che chiediamo che il PD proponga un referendum interno sui temi sensibili, dalle unioni per le coppie delle stesso sesso al testamento biologico. E’ fondamentale, infatti, sapere come la pensano i sostenitori del PD e i probabili elettori. Credo che se fossero interpellati il 99,9% degli elettori democratici si direbbe favorevole all’istituzione di una forma giuridica che garantisca a tutte le coppie stabili, etero e omosessuali, gli stessi diritti e gli stessi doveri, e sono certo che la stessa cosa vale per i temi che riguardano le decisioni da prendere sulle terapie alla fine della vita.
Un referendum non siamo mai riusciti a farlo, per paura di spaccature o forse per timore di un risultato che sarebbe stato nettissimo e inequivocabile. Ma ora Fioroni ci offre una grande opportunità: si candidi alle primarie e così, una volta per tutte, sapremo come la pensa il popolo del PD su questi temi. Ma se poi Fioroni perde, accetterà democraticamente il verdetto delle urne?
http://marino.blogautore.espresso.repub ... a-fioroni/
FORZA FIORONI!
E meno male che nel Partito Democratico c’è Giuseppe Fioroni. Oggi infatti ha annunciato che se Bersani insiste nel voler inserire il tema delle unioni civili nel programma del PD, lui sarà costretto a scendere in campo e si presenterà alle primarie. Ecco. Finalmente.
Sono anni che chiediamo che il PD proponga un referendum interno sui temi sensibili, dalle unioni per le coppie delle stesso sesso al testamento biologico. E’ fondamentale, infatti, sapere come la pensano i sostenitori del PD e i probabili elettori. Credo che se fossero interpellati il 99,9% degli elettori democratici si direbbe favorevole all’istituzione di una forma giuridica che garantisca a tutte le coppie stabili, etero e omosessuali, gli stessi diritti e gli stessi doveri, e sono certo che la stessa cosa vale per i temi che riguardano le decisioni da prendere sulle terapie alla fine della vita.
Un referendum non siamo mai riusciti a farlo, per paura di spaccature o forse per timore di un risultato che sarebbe stato nettissimo e inequivocabile. Ma ora Fioroni ci offre una grande opportunità: si candidi alle primarie e così, una volta per tutte, sapremo come la pensa il popolo del PD su questi temi. Ma se poi Fioroni perde, accetterà democraticamente il verdetto delle urne?
http://marino.blogautore.espresso.repub ... a-fioroni/
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Re: quo vadis PD ????
Caro shiloh.Lo si sapeva ti ricordi dei Dico!shiloh ha scritto:Fioroni sfida Bersani
«No alle coppie gay»
Fioroni pronto a candidarsi alle primarie se Bersani dovesse fare di una legge sulle unioni omosessuali una delle priorità programmatiche del Pd. Bersani aveva detto: «Serve una legge sulle unioni civili».
http://www.unita.it/italia/fioroni-no-a ... i-1.419968
direi che a questo punto la scissione del PD è inevitabile.
le primarie diranno solo chi avrà diritto di rimanere e scegliere tra destra e sinistra e chi dovrà fare le valigie.
Va a finire che il PDl lega eccc...per le elezioni politiche si saranno messi a posto.
Invece il PD si spaccherà poco prima delle elezioni.
Ciao
Paolo11
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Re: quo vadis PD ????
Quella del senatore Marino mi sembra una proposta intelligente,...referendum interno al Pd sui temi sensibili, perché va a chiudere un tema controverso da sempre.
La democrazia è questa,.....ma loro viaggiano in zona oligarchia castarola...
Da farsi subito, l'altro ieri...
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Re: quo vadis PD ????
Margherita boys ???
IL CASO
Genzano, la denuncia di Lusi
"Molotov contro la mia casa"
Si tratta invece di un principio di incendio provocato da liquido infiammabile davanti al cancello della villa del senatore, come accertato dai carabinieri. Nella notte alcuni testimoni hanno visto un uomo allontanarsi. "E' la conseguenza di questi mesi di campagnia d'odio", ha detto l'ex tesoriere della Margherita
Un principio di incendio provocato da liquido infiammabile davanti al cancello della villa del senatore Luigi Lusi a Genzano, vicino Roma. In un primo momento l'ex tesoriere della Margherita aveva parlato di "una molotov lanciata nella notte contro la mia abitazione" che ha provocato danni materiali ma non a persone. Ma da successivi accertamenti è emerso che il le fiamme sono state provocate da liquido infiammabile, probabilmente gasolio, cosparso davanti alla casa. I carabinieri in un sopralluogo non hanno trovato niente che farebbe pensare a una bottiglia molotov.
"E' la conseguenza - ha commentato Lusi - di questi due mesi di campagna d'odio. Pensate se anziché in una villetta isolata avessi abitato in un condominio a Roma. I carabinieri mi hanno suonato - ha raccontato ancora - mentre spegnevano l'incendio provocato da un involucro con del liquido infiammabile".
Il principio d'incendio, spento dai vigili del fuoco, ha riguardato la centralina elettrica del cancello. Un testimone, a quanto si è appreso, ha visto verso l'una di notte un uomo allontanarsi.
IL CASO
Genzano, la denuncia di Lusi
"Molotov contro la mia casa"
Si tratta invece di un principio di incendio provocato da liquido infiammabile davanti al cancello della villa del senatore, come accertato dai carabinieri. Nella notte alcuni testimoni hanno visto un uomo allontanarsi. "E' la conseguenza di questi mesi di campagnia d'odio", ha detto l'ex tesoriere della Margherita
Un principio di incendio provocato da liquido infiammabile davanti al cancello della villa del senatore Luigi Lusi a Genzano, vicino Roma. In un primo momento l'ex tesoriere della Margherita aveva parlato di "una molotov lanciata nella notte contro la mia abitazione" che ha provocato danni materiali ma non a persone. Ma da successivi accertamenti è emerso che il le fiamme sono state provocate da liquido infiammabile, probabilmente gasolio, cosparso davanti alla casa. I carabinieri in un sopralluogo non hanno trovato niente che farebbe pensare a una bottiglia molotov.
"E' la conseguenza - ha commentato Lusi - di questi due mesi di campagna d'odio. Pensate se anziché in una villetta isolata avessi abitato in un condominio a Roma. I carabinieri mi hanno suonato - ha raccontato ancora - mentre spegnevano l'incendio provocato da un involucro con del liquido infiammabile".
Il principio d'incendio, spento dai vigili del fuoco, ha riguardato la centralina elettrica del cancello. Un testimone, a quanto si è appreso, ha visto verso l'una di notte un uomo allontanarsi.
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- Iscritto il: 15/05/2012, 9:38
Re: quo vadis PD ????
Ho un bel po' di cugini da quelle parti.
Attivisti pure loro.
Ex PPI pure loro.
E mi dicono che c'e` molta tensione nel PD locale.
Molta.
Col PD a rischio sopravvivenza per "violenze interne", nel senso cha ad ogni riunione finisce a sediate.
La molotov e` il minimo che ci si possa aspettare... e non proviene da ambienti anarchici o destri, temo, ma da ambienti molto democratici...
soloo42000
Attivisti pure loro.
Ex PPI pure loro.
E mi dicono che c'e` molta tensione nel PD locale.
Molta.
Col PD a rischio sopravvivenza per "violenze interne", nel senso cha ad ogni riunione finisce a sediate.
La molotov e` il minimo che ci si possa aspettare... e non proviene da ambienti anarchici o destri, temo, ma da ambienti molto democratici...
soloo42000
Re: quo vadis PD ????
Il popolo viola
http://www.facebook.com/popviola
Da oggi alla Camera subentra un nuovo deputato, si chiama Adinolfi (Pd) e queste sono le sue prime dichiarazioni: ""Sosterrò Elsa Fornero e chiederò la legalizzazione del Poker Live". Complimenti un programmone!
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