Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Siamo in molti a convenire sul fatto che le guerre non sono solo quelle che si combattono con gli eserciti.
Quella che stiamo vivendo è una guerra vera e propria e come tale va affrontata.
Intanto andava evitato che la situazione precipitasse. A volte guadagnare tempo risponde ad una precisa strategia militare.
Il fronte della battaglia al momento è quello europeo. Obbiettivo: evitare la disfatta. Comandante mandato al fronte (anche per mancanza di alternative) è il generale Monti, che bene o male la sua parte la sta facendo.
Cosa accade nel frattempo nelle retrovie? Come ci si sta organizzando per la seconda ondata? Come ci si sta preparando al seguito di una guerra ancora lunga e difficile?
A me sembra questo l'aspetto di cui dovremmo maggiormente occuparci.
Fuor di metafora, aprile 2013 arriva ed allora non ci sarà più tempo per riorganizzarsi e bisognerà scoprire le carte.
Prendersela con la Fornero, con Passera o Monti non servirà più a nulla. Se arriveremo come spero a quella data senza essere finiti in bancarotta (anche a costo di pesantissimi prezzi sociali) il cosiddetto governo tecnico la sua parte l'avrà fatta.
E intanto, cosa potrà dire di aver fatto o di poter fare la politica?
Quella che stiamo vivendo è una guerra vera e propria e come tale va affrontata.
Intanto andava evitato che la situazione precipitasse. A volte guadagnare tempo risponde ad una precisa strategia militare.
Il fronte della battaglia al momento è quello europeo. Obbiettivo: evitare la disfatta. Comandante mandato al fronte (anche per mancanza di alternative) è il generale Monti, che bene o male la sua parte la sta facendo.
Cosa accade nel frattempo nelle retrovie? Come ci si sta organizzando per la seconda ondata? Come ci si sta preparando al seguito di una guerra ancora lunga e difficile?
A me sembra questo l'aspetto di cui dovremmo maggiormente occuparci.
Fuor di metafora, aprile 2013 arriva ed allora non ci sarà più tempo per riorganizzarsi e bisognerà scoprire le carte.
Prendersela con la Fornero, con Passera o Monti non servirà più a nulla. Se arriveremo come spero a quella data senza essere finiti in bancarotta (anche a costo di pesantissimi prezzi sociali) il cosiddetto governo tecnico la sua parte l'avrà fatta.
E intanto, cosa potrà dire di aver fatto o di poter fare la politica?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sembra che sia invalsa l'abitudine di non rispondere. Dopo tre giorni Bersani & Co tacciono, dando vita al Silenzio degli innocenti.
Quindi anche con Repubblica non mi sono fermato ad elevare la doglianza al solo Direttore, ma per conoscenza l'ho inviata anche al vice direttore Giannini e alla redazione di Repubblica.
Vediamo se anche nel quarto potere vige la regola del Silenzio degli innocenti.
******
Lettera al Direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro,
e.p.c.,
al Vice-Direttore, Massimo Giannini,
e.p.c.,
alla Redazione de La Repubblica
Egregio Ezio Mauro,
all’atto della stesura di queste doglianze, non sappiamo ancora come finirà la partita di Bruxelles, mentre sappiamo molto bene come finirà la partita che si sta giocando in Italia.
Finirà male, molto male per tutti quanti.
Il Prof. Gustavo Zagrebelsky, ex Presidente emerito della Corte Costituzionale, è uno dei pochi punti di riferimento nel dissolvimento totale di un Paese che sembra aver completato ed esaurito il ciclo storico iniziato l’8 settembre del 1943, transitato poi per il 25 aprile 1945.
Di quel mondo non esiste più nulla perché il ciclo naturale della vita ha messo fuori gioco gli ultimi attori di quella fase storica come Giorgio Bocca ed Oscar Luigi Scalfaro, ultimo difensore strenuo della Carta Costituzionale.
Sul palco del Teatro Smeraldo di Milano, la sera del 19 marzo, u.s., Gustavo Zagrebelsky, ha definito “falliti” i partiti italiani.
Un’affermazione molto, molto, molto tardiva da parte dell’ufficialità, ma almeno accontentiamoci che sia arrivata per bocca di una persona più che autorevole.
Ad Agorà, Rai 3, stamani, Paolo Gentiloni nel voler rimarcare la validità del patto scellerato che garantisca alla casta il transito e la sopravvivenza verso la Terza Repubblica, l’unione tra progressisti e moderati, due categorie di riferimento del novecento ampliamente superate, ma usate ad abbundanziam da chi intende ingannare gli elettori,.. ha voluto precisare che in Germania, anche i verdi che sono tutt’altro che moderati, stanno sostenendo la necessità di una grande coalizione nella prossima legislatura.
Fatto salvo il principio liberale che anche i “falliti” abbiano il diritto di parola, questo non giustifica affatto che alla soglia di una tragedia annunziata, si continui a privilegiare la posizione castale dei politici e sostenitori al seguito, nei confronti di una nazione di 59 milioni di abitanti destinata allo sfascio.
L’Italia “pallonara” insorgerebbe immediatamente a fronte dell’insistenza della presidenza di una squadra di calcio nel voler confermare lo stesso allenatore e la stessa squadra di “brocchi”, che raccoglie un fiasco dopo l’altro condannando il club alla retrocessione.
Tanta attenzione e tanto amore per una squadra di calcio non si riscontra altrettanto nella vita politica e sociale italiana.
E’ pur vero che Mario Monti ha avuto a che fare con un sostegno di una squadra di falliti di questo genere, ma ci ha messo anche molto del suo nell’accettare un’incarico a “mezzo servizio”, e mettendo in campo provvedimenti economico-finanziari assolutamente non correlati al livello della malattia italiana.
Non stupiscono affatto quindi le conseguenze economiche, con dati da bollettino di guerra da Caporetto emanati senza soluzione di continuità dall’inizio dell’anno.
Stupisce invece, e certamente non poco, che si stupisca il Centro studi di Confidustria, che ha annunciato ieri che “siamo nell’abisso”.
La classica scoperta dell’acqua calda. Ma cosa pretendeva, che con le scelte economiche degli ultimi tre anni, ma soprattutto quelle finali degli ultimi mesi di Monti fatte in regime di recessione potessero dare risultati diversi da questi?
Siamo forse all’impazzimento generale, caro Direttore? Questo perché a Milano già dal dicembre 2011, si sapeva benissimo che sarebbe finita così. Infatti da queste parti vige il detto “Le san anca i sass”, lo sanno e lo sapevano anche i sassi.
Come lo sapeva benissimo anche la signora Pina, la mitica casalinga di Voghera che da tre anni fa i salti mortali per garantire alla famiglia la sopravvivenza.
Mario Monti ha avuto davanti a sé la possibilità di poter gestire tra il 16 novembre 2011 e la primavera del 2013 più di mille miliardi di euro.
Provvedendo così a bloccare la speculazione dei mercati, tappare la bocca al Kaiser Merkel e non solo, fare ripartire l’economia e aggredire il debito pubblico.
Mario Monti ha preferito adattarsi alla politica del “mezzo servizio”, accettando di galleggiare con il sostegno del “Patto delle catacombe” dei noti ABC. Queste sono le conseguenze. Confindustria non se ne dolga.
A.Hopkins
Quindi anche con Repubblica non mi sono fermato ad elevare la doglianza al solo Direttore, ma per conoscenza l'ho inviata anche al vice direttore Giannini e alla redazione di Repubblica.
Vediamo se anche nel quarto potere vige la regola del Silenzio degli innocenti.
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Lettera al Direttore del quotidiano La Repubblica, Ezio Mauro,
e.p.c.,
al Vice-Direttore, Massimo Giannini,
e.p.c.,
alla Redazione de La Repubblica
Egregio Ezio Mauro,
all’atto della stesura di queste doglianze, non sappiamo ancora come finirà la partita di Bruxelles, mentre sappiamo molto bene come finirà la partita che si sta giocando in Italia.
Finirà male, molto male per tutti quanti.
Il Prof. Gustavo Zagrebelsky, ex Presidente emerito della Corte Costituzionale, è uno dei pochi punti di riferimento nel dissolvimento totale di un Paese che sembra aver completato ed esaurito il ciclo storico iniziato l’8 settembre del 1943, transitato poi per il 25 aprile 1945.
Di quel mondo non esiste più nulla perché il ciclo naturale della vita ha messo fuori gioco gli ultimi attori di quella fase storica come Giorgio Bocca ed Oscar Luigi Scalfaro, ultimo difensore strenuo della Carta Costituzionale.
Sul palco del Teatro Smeraldo di Milano, la sera del 19 marzo, u.s., Gustavo Zagrebelsky, ha definito “falliti” i partiti italiani.
Un’affermazione molto, molto, molto tardiva da parte dell’ufficialità, ma almeno accontentiamoci che sia arrivata per bocca di una persona più che autorevole.
Ad Agorà, Rai 3, stamani, Paolo Gentiloni nel voler rimarcare la validità del patto scellerato che garantisca alla casta il transito e la sopravvivenza verso la Terza Repubblica, l’unione tra progressisti e moderati, due categorie di riferimento del novecento ampliamente superate, ma usate ad abbundanziam da chi intende ingannare gli elettori,.. ha voluto precisare che in Germania, anche i verdi che sono tutt’altro che moderati, stanno sostenendo la necessità di una grande coalizione nella prossima legislatura.
Fatto salvo il principio liberale che anche i “falliti” abbiano il diritto di parola, questo non giustifica affatto che alla soglia di una tragedia annunziata, si continui a privilegiare la posizione castale dei politici e sostenitori al seguito, nei confronti di una nazione di 59 milioni di abitanti destinata allo sfascio.
L’Italia “pallonara” insorgerebbe immediatamente a fronte dell’insistenza della presidenza di una squadra di calcio nel voler confermare lo stesso allenatore e la stessa squadra di “brocchi”, che raccoglie un fiasco dopo l’altro condannando il club alla retrocessione.
Tanta attenzione e tanto amore per una squadra di calcio non si riscontra altrettanto nella vita politica e sociale italiana.
E’ pur vero che Mario Monti ha avuto a che fare con un sostegno di una squadra di falliti di questo genere, ma ci ha messo anche molto del suo nell’accettare un’incarico a “mezzo servizio”, e mettendo in campo provvedimenti economico-finanziari assolutamente non correlati al livello della malattia italiana.
Non stupiscono affatto quindi le conseguenze economiche, con dati da bollettino di guerra da Caporetto emanati senza soluzione di continuità dall’inizio dell’anno.
Stupisce invece, e certamente non poco, che si stupisca il Centro studi di Confidustria, che ha annunciato ieri che “siamo nell’abisso”.
La classica scoperta dell’acqua calda. Ma cosa pretendeva, che con le scelte economiche degli ultimi tre anni, ma soprattutto quelle finali degli ultimi mesi di Monti fatte in regime di recessione potessero dare risultati diversi da questi?
Siamo forse all’impazzimento generale, caro Direttore? Questo perché a Milano già dal dicembre 2011, si sapeva benissimo che sarebbe finita così. Infatti da queste parti vige il detto “Le san anca i sass”, lo sanno e lo sapevano anche i sassi.
Come lo sapeva benissimo anche la signora Pina, la mitica casalinga di Voghera che da tre anni fa i salti mortali per garantire alla famiglia la sopravvivenza.
Mario Monti ha avuto davanti a sé la possibilità di poter gestire tra il 16 novembre 2011 e la primavera del 2013 più di mille miliardi di euro.
Provvedendo così a bloccare la speculazione dei mercati, tappare la bocca al Kaiser Merkel e non solo, fare ripartire l’economia e aggredire il debito pubblico.
Mario Monti ha preferito adattarsi alla politica del “mezzo servizio”, accettando di galleggiare con il sostegno del “Patto delle catacombe” dei noti ABC. Queste sono le conseguenze. Confindustria non se ne dolga.
A.Hopkins
Re: Come se ne viene fuori ?
Non è certo la soluzione, ma è questa la strada.
Vertice Ue, sì a scudo spread e ‘salva stati’. Vittoria di Monti e Hollande, Merkel ko
Italia e Spagna avevano minacciato il veto sul patto per la crescita e sulla Tobin Tax e la Germania ha dovuto cedere. Il presidente del Consiglio: "Misure soddisfacenti, c'è stato un momento difficile, ma il risultato è buono"
di Stefano Feltri | 29 giugno 2012
Il successo del vertice lo misuri nello sguardo torvo di Angela Merkel, che dice due battute in tedesco e fugge via. Mario Monti si mette in posa, con tutta la squadra, i portavoce, gli sherpa, i ministri Enzo Moavero Milanesi e Vittorio Grilli. Il premier annuncia: “Le richieste dell’Italia sono state accolte, l’eurozona adesso è più forte”. Dopo tredici ore di vertice, cominciato alle 15 di giovedì, il risultato politico è netto: l’Italia e la Spagna hanno vinto, la Germania (con la spalla della Finlandia) ha perso e la Francia ne è uscita senza danni.
Ricapitoliamo: nella tarda serata Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy mettono il veto su tutti i punti in discussione, soprattutto Tobin Tax e piano crescita da 120 miliardi, per costringere la Merkel a cedere sul cosiddetto meccanismo anti-spread, cioè un uso con meno vincoli dei fondi salva Stati Efsf e Esm (il secondo deve ancora essere costituito). La forzatura ha pagato, alla fine la Merkel ha ceduto. Poi è cominciato una sfiancante trattativa sui dettagli, così che alla fine l’asse Spagna-Italia potesse celebrare la vittoria (a beneficio interno ma soprattutto dei mercati) e la Germania fosse sicura che i danni sarebbero stati contenuti.
MECCANISMO ANTI SPREAD. Monti voleva un intervento dei fondi salva-Stati Efsf e Esm che comprassero i titoli di debito dei Paesi virtuosi ma bersagliati dei mercati, che hanno fato le riforme ma non vedono scendere lo spread. Cioè l’Italia. C’è riuscito: l’Efsf ora e l’Esm quando ci sarà potranno comprare titoli sia sul mercato che direttamente alle aste. Il Paese che vuole questo sostegno dovrà fare richiesta (l’Italia sperava in un aiuto automatico) e firmare un memorandum di intesa. Ma sarà un memorandum molto diverso da quello imposto per esempio alla Grecia, perché si limiterà a ribadire gli impegni presi a livello europeo e a certificare i risultati di risanamento raggiunti.
LE RISORSE. Una delle ipotesi negoziali era di creare il cosiddetto bazooka, capace di fermare la crisi all’istante: dare all’Esm la licenza bancaria e permettergli di attingere fondi illimitati dalla Bce, così gli speculatori avrebbero avuto la certezza matematica di perdere. Ma la Germania ha resistito: non ci sarà l’aumento di dotazione dei fondi chiesto da Monti. L’Efsf vale oggi 440 miliardi, di cui circa 200 impegnati nei programmi di sostegno a Grecia, Portogallo e Irlanda e altri 100 già promessi alle banche spagnole. L’Esm avrà 500 miliardi, assorbendo i 440 dell’Efsf, ma gli Stati devono ancora cominciare a versarli. Questo è un punto di compromesso, pesante ma forse inevitabile. Monti però spera di massimizzare le ricadute positive sullo spread italiano usando l’effetto annuncio: “L’Italia ha ottenuto questi strumenti ma non ha intenzione di utilizzarli”. Così tutti sanno che il debito pubblico è più sicuro ma il governo non subisce lo stigma della richiesta di aiuto.
RICAPITALIZZAZIONE DIRETTA DELLE BANCHE. Passa la linea spagnola, perorata a suo tempo anche da Nicolas Sarkozy: i fondi Efsf e Esm potranno dare soldi direttamente agli istituti di credito, senza passare per la mediazione degli Stati. La Germania voleva che andassero ai governi, perché quelli si possono controllare mentre i banchieri no. Anche qui compromesso, ma a vantaggio spagnolo: ricapitalizzazione diretta con la Bce coinvolta come supervisore rafforzato (i dettagli vanno definiti entro il 2012). Le banche dovranno firmare un memorandum in cui si impegnano a risanarsi.
PRIORITA’ DI RIMBORSO. Dettaglio tecnico ma cruciale: finora l’Esm, il nascente meccanismo di stabilità, era un creditore senior. Cioè lo Stato o la banca doveva rimborsare prima i prestiti dell’Esm poi, se riusciva, gli altri creditori. La conseguenza era che l’intervento dell’Esm avrebbe fatto schizzare il costo del debito escluso dalla corsia privilegiata. Con l’accordo di ieri, l’Esm perde lo status di creditore privilegiato, rendendo più facili le operazioni. Ma le banche spagnole hanno bisogno di soldi subito, non si può aspettare la nascita dell’Esm quindi sarà l’Efsf a finanziarle.
PIANO CRESCITA. L’Italia e la Spagna tolgono il veto, non avevano obiezioni di merito ma era tattica da negoziato. Partirà così il piano da 120 miliardi di euro, gran parte dal bilancio europeo (fondi strutturali cui viene cambiata la destinazione), ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e project bond per finanziare le infrastrutture. Hollande ci teneva molto, non ha effetti immediati e forse è meno di quel che serviva, ma è un segnale del rinnovato impegno per la crescita dell’Europa.
TOBIN TAX. A questo punto si dovrebbe procedere con il metodo della cooperazione rafforzata: basta che nove stati su 27 siano d’accordo per iniziare ad adottarla. L’imposta sulle transazioni finanziarie (escluse quelle fatte dalle famiglie) potrebbe portare nel bilancio della Commissione fino a 57 miliardi all’anno, rafforzando economicamente l’Unione e scoraggiando al contempo le operazioni più speculative.
Si vedrà la reazione dei mercati (per il momento positiva), ma per Monti è un notevole successo, considerato soprattutto che un Paese ad alto rischio instabilità è riuscito a imporre la propria linea al più virtuoso, la Germania, e a ottenere la facoltà di ricevere aiuti senza condizioni o quasi. Il premier commenta anche l’altro trionfo contro la Germania, quello calcistico: “Sono orgoglioso del successo della nazionale italiana. Domenica sarò a Kiev per la finale”. Con i partner europei l’appuntamento è il 9 luglio, quando l’Eurogruppo, la riunione dei Paesi dell’euro, dovrà stabilire come attuare gli accordi raggiunti in questa lunga notte. Che molti dei partecipanti al summit sperano di poter ricordare un giorno come “la notte che ha salvato l’euro”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... he/278722/
Vertice Ue, sì a scudo spread e ‘salva stati’. Vittoria di Monti e Hollande, Merkel ko
Italia e Spagna avevano minacciato il veto sul patto per la crescita e sulla Tobin Tax e la Germania ha dovuto cedere. Il presidente del Consiglio: "Misure soddisfacenti, c'è stato un momento difficile, ma il risultato è buono"
di Stefano Feltri | 29 giugno 2012
Il successo del vertice lo misuri nello sguardo torvo di Angela Merkel, che dice due battute in tedesco e fugge via. Mario Monti si mette in posa, con tutta la squadra, i portavoce, gli sherpa, i ministri Enzo Moavero Milanesi e Vittorio Grilli. Il premier annuncia: “Le richieste dell’Italia sono state accolte, l’eurozona adesso è più forte”. Dopo tredici ore di vertice, cominciato alle 15 di giovedì, il risultato politico è netto: l’Italia e la Spagna hanno vinto, la Germania (con la spalla della Finlandia) ha perso e la Francia ne è uscita senza danni.
Ricapitoliamo: nella tarda serata Monti e il premier spagnolo Mariano Rajoy mettono il veto su tutti i punti in discussione, soprattutto Tobin Tax e piano crescita da 120 miliardi, per costringere la Merkel a cedere sul cosiddetto meccanismo anti-spread, cioè un uso con meno vincoli dei fondi salva Stati Efsf e Esm (il secondo deve ancora essere costituito). La forzatura ha pagato, alla fine la Merkel ha ceduto. Poi è cominciato una sfiancante trattativa sui dettagli, così che alla fine l’asse Spagna-Italia potesse celebrare la vittoria (a beneficio interno ma soprattutto dei mercati) e la Germania fosse sicura che i danni sarebbero stati contenuti.
MECCANISMO ANTI SPREAD. Monti voleva un intervento dei fondi salva-Stati Efsf e Esm che comprassero i titoli di debito dei Paesi virtuosi ma bersagliati dei mercati, che hanno fato le riforme ma non vedono scendere lo spread. Cioè l’Italia. C’è riuscito: l’Efsf ora e l’Esm quando ci sarà potranno comprare titoli sia sul mercato che direttamente alle aste. Il Paese che vuole questo sostegno dovrà fare richiesta (l’Italia sperava in un aiuto automatico) e firmare un memorandum di intesa. Ma sarà un memorandum molto diverso da quello imposto per esempio alla Grecia, perché si limiterà a ribadire gli impegni presi a livello europeo e a certificare i risultati di risanamento raggiunti.
LE RISORSE. Una delle ipotesi negoziali era di creare il cosiddetto bazooka, capace di fermare la crisi all’istante: dare all’Esm la licenza bancaria e permettergli di attingere fondi illimitati dalla Bce, così gli speculatori avrebbero avuto la certezza matematica di perdere. Ma la Germania ha resistito: non ci sarà l’aumento di dotazione dei fondi chiesto da Monti. L’Efsf vale oggi 440 miliardi, di cui circa 200 impegnati nei programmi di sostegno a Grecia, Portogallo e Irlanda e altri 100 già promessi alle banche spagnole. L’Esm avrà 500 miliardi, assorbendo i 440 dell’Efsf, ma gli Stati devono ancora cominciare a versarli. Questo è un punto di compromesso, pesante ma forse inevitabile. Monti però spera di massimizzare le ricadute positive sullo spread italiano usando l’effetto annuncio: “L’Italia ha ottenuto questi strumenti ma non ha intenzione di utilizzarli”. Così tutti sanno che il debito pubblico è più sicuro ma il governo non subisce lo stigma della richiesta di aiuto.
RICAPITALIZZAZIONE DIRETTA DELLE BANCHE. Passa la linea spagnola, perorata a suo tempo anche da Nicolas Sarkozy: i fondi Efsf e Esm potranno dare soldi direttamente agli istituti di credito, senza passare per la mediazione degli Stati. La Germania voleva che andassero ai governi, perché quelli si possono controllare mentre i banchieri no. Anche qui compromesso, ma a vantaggio spagnolo: ricapitalizzazione diretta con la Bce coinvolta come supervisore rafforzato (i dettagli vanno definiti entro il 2012). Le banche dovranno firmare un memorandum in cui si impegnano a risanarsi.
PRIORITA’ DI RIMBORSO. Dettaglio tecnico ma cruciale: finora l’Esm, il nascente meccanismo di stabilità, era un creditore senior. Cioè lo Stato o la banca doveva rimborsare prima i prestiti dell’Esm poi, se riusciva, gli altri creditori. La conseguenza era che l’intervento dell’Esm avrebbe fatto schizzare il costo del debito escluso dalla corsia privilegiata. Con l’accordo di ieri, l’Esm perde lo status di creditore privilegiato, rendendo più facili le operazioni. Ma le banche spagnole hanno bisogno di soldi subito, non si può aspettare la nascita dell’Esm quindi sarà l’Efsf a finanziarle.
PIANO CRESCITA. L’Italia e la Spagna tolgono il veto, non avevano obiezioni di merito ma era tattica da negoziato. Partirà così il piano da 120 miliardi di euro, gran parte dal bilancio europeo (fondi strutturali cui viene cambiata la destinazione), ricapitalizzazione della Banca europea degli investimenti e project bond per finanziare le infrastrutture. Hollande ci teneva molto, non ha effetti immediati e forse è meno di quel che serviva, ma è un segnale del rinnovato impegno per la crescita dell’Europa.
TOBIN TAX. A questo punto si dovrebbe procedere con il metodo della cooperazione rafforzata: basta che nove stati su 27 siano d’accordo per iniziare ad adottarla. L’imposta sulle transazioni finanziarie (escluse quelle fatte dalle famiglie) potrebbe portare nel bilancio della Commissione fino a 57 miliardi all’anno, rafforzando economicamente l’Unione e scoraggiando al contempo le operazioni più speculative.
Si vedrà la reazione dei mercati (per il momento positiva), ma per Monti è un notevole successo, considerato soprattutto che un Paese ad alto rischio instabilità è riuscito a imporre la propria linea al più virtuoso, la Germania, e a ottenere la facoltà di ricevere aiuti senza condizioni o quasi. Il premier commenta anche l’altro trionfo contro la Germania, quello calcistico: “Sono orgoglioso del successo della nazionale italiana. Domenica sarò a Kiev per la finale”. Con i partner europei l’appuntamento è il 9 luglio, quando l’Eurogruppo, la riunione dei Paesi dell’euro, dovrà stabilire come attuare gli accordi raggiunti in questa lunga notte. Che molti dei partecipanti al summit sperano di poter ricordare un giorno come “la notte che ha salvato l’euro”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06 ... he/278722/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Di fronte ad un muro di gomma, è dura ma non bisogna desistere senza stancarsi... mai.camillobenso ha scritto:Sembra che sia invalsa l'abitudine di non rispondere. Dopo tre giorni Bersani & Co tacciono, dando vita al Silenzio degli innocenti.
Quindi anche con Repubblica non mi sono fermato ad elevare la doglianza al solo Direttore, ma per conoscenza l'ho inviata anche al vice direttore Giannini e alla redazione di Repubblica.
Vediamo se anche nel quarto potere vige la regola del Silenzio degli innocenti.
******
(...)
A.Hopkins
...e se si provasse anche con Facebook? Creando una pagina a nome del forum?
Un saluto erding
Re: Come se ne viene fuori ?
erding ha scritto:camillobenso ha scritto:Sembra che sia invalsa l'abitudine di non rispondere. Dopo tre giorni Bersani & Co tacciono, dando vita al Silenzio degli innocenti.
Quindi anche con Repubblica non mi sono fermato ad elevare la doglianza al solo Direttore, ma per conoscenza l'ho inviata anche al vice direttore Giannini e alla redazione di Repubblica.
Vediamo se anche nel quarto potere vige la regola del Silenzio degli innocenti.
******
(...)
A.Hopkins
Di fronte ad un muro di gomma, è dura ma non bisogna desistere senza stancarsi... mai.
...e se si provasse anche con Facebook? Creando una pagina a nome del forum?
Un saluto erding
Già fatto
http://www.facebook.com/pages/Forumisti ... 8020947953
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Re: Come se ne viene fuori ?
CONSIGLIO EUROPEO
Monti: "Bene lo scudo anti-spread
ma l'Italia non intende utilizzarlo"
Il premier soddisfatto al termine della trattativa con la quale ha ottenuto un meccanismo di intervento dei fondi salva-stati a tutela dei bond dei Paesi virtuosi ma in difficoltà. La Merkel "sconfitta" rimette i paletti del rigore e delle regole correnti: "Ue e Bce controlleranno chi chiede le risorse"
ROMA - "Il processo è stato duro, il risultato buono". Poco dopo l'alba, a conclusione dell'estenuante trattativa al vertice europeo 1, il presidente del Consiglio, Mario Monti, esce tra gli ultimi. "L'Italia è soddisfatta - dice - E' stato un giorno difficile perché, pur riconoscendo l'importanza del pacchetto crescita, l'Italia e poi la Spagna hanno messo una loro riserva d'attesa alla sigla dell'intesa. Per noi andava approvato tutto un pacchetto unitario con le misure di stabilizzazione a breve da decidere a 17. C'è stata tensione e una lunga discussione, ma alla fine si è raggiunto l'accordo".
"Zona euro rafforzata" - "Le misure a breve sulla stabilizzazione della zona euro sono un fatto molto positivo per l'Eurozona e una duplice soddisfazione per l'Italia che ne ha stimolato il processo. L'Italia - spiega ancora il premier - si è battuta per queste misure, ma non abbiamo intenzione di avvalercene, tuttavia ritenevamo che fosse un meccanismo utile in linea di principio. La zona euro ne esce rafforzata. Non avrebbe avuto senso decidere su un Patto per la crescita lasciando sguarnita la zona che può pregiudicare la crescita".
Il presidente del Consiglio ha spiegato che al vertice non è stata presa alcuna decisione sull'eventuale aumento della dotazione per il fondo salva-Stati, ma ha sottolineato che comunque dopo la decisione di affidare all'Esm il compito di stabilizzare gli spread, l'importante è il fattore psicologico: "C'è uno sblocco mentale", ha detto. Alla domanda se sia in campo l'ipotesi di trasformare il fondo Esm in banca per consentire l'accesso alla liquidità della Bce, Monti ha chiarito che non se ne è parlato al vertice, ma che "tutte le ipotesi sono in campo".
"Nessun programma specifico" - Tornando a spiegare la funzionalità del meccanismo anti-spread, Monti chiarisce che "la novità importante di questo nuovo sviluppo è che i Paesi che volessero beneficiare di questi interventi di stabilizzazione dovrebbero naturalmente chiederli, ma, se ricadono nel caso di osservanza di tutte le condizioni esistenti, non dovranno sottoporsi a un programma specifico, dovranno firmare un memorandum d'intesa, ma non avranno la troika e dovranno continuare ad adempiere alle condizioni che adempiono".
Monti ha aggiunto: "Per assicurare una efficiente gestione i fondi Efsf ed Esm agiranno nel mercato come titolari di queste operazioni di acquisto e vendita di titoli, attraverso la Bce come agente, che ha una familiarità con le condizioni di mercato e una capacità operativa che il fondo salva-stati non ha".
"Andrò a Kiev per la finale" - Commentando la vittoria della Nazionale sulla Germania, Monti ha poi detto: "Sono felice e orgoglioso per il successo della Nazionale. Domenica andrò a Kiev per la finale. Di solito non faccio pronostici né sui mercati finanziari né sui risultati sportivi: ma un'idea ce l'ho e anche un cuore...".
VIDEO Il premier scherza sui tre "Mario nazionali" 2
La frenata di Merkel - Arrivando questa mattina al Consiglio europeo per la ripresa dei lavori, Angela Merkel aveva rilasciato una dichiarazione in apparente contraddizione con le conclusioni riassunte alla stampa da Monti: i Paesi i cui bond verranno acquistati dai fondi Esm/Efsf, aveva detto la cancelliera tedesca, dovranno rispettare condizioni che saranno verificate dalla troika Ue-Bce-Fmi. Monti ha invece escluso un intervento della troika in costanza di comportamenti "virtuosi" sul piano delle politiche di bilancio.
La dichiarazione della Merkel sembra in realtà un tentativo di ripristinare il ruolo "dominante" della Germania dopo un vertice in cui, nei fatti, sugli spread Berlino ha dovuto incassare l'aut aut dell'alleanza Roma-Madrid-Parigi. Nella confusione che ha seguito l'accordo, però, la stessa Merkel poco più tardi ha dovuto rettificare, dicendo che la supervisione sarà compito di Ue e Bce perché il Fondo monetario internazionale non sarà coinvolto.
I media: "Berlino sconfitta" - Lo Spiegel online ha riassunto la giornata con un titolo che non lascia dubbi: "Italia e Spagna vincono il poker sulle trattative". "Come nel calcio - scrive il settimanale - così anche al vertice sull'euro: l'Italia si è imposta in una lunga notte di trattative e la cancelliera si piega". "La sconfitta della Merkel in una notte storica", titola invece Die Welt on line: "Questa notte sarà un punto di svolta nei libri di storia sulla crisi - scrive - gli antagonisti di Angela Merkel sono riusciti a spostare la linea rossa della cancelliera più volte e con successo".
Monti: "Non ci sarà troika" - Monti, nel corso della conferenza stampa pomeridiana, è tornato su quello che ha definito un "piccolo equivoco chiarito", sottolineando ulteriormente che "non ci sarà la troika per le procedure 'salva-stati'. Non ci sarà cessione di sovranità o un intervento pesante" come quello attuato da Ue, Bce e Fmi nelle capitali europee che hanno chiesto aiuti, ma "solo l'applicazione di un memorandum of understanding". "Se ci fosse stata la troika con la pesantezza con cui l'abbiamo giustamente vista ad Atene o a Dublino, non saremmo stati contenti".
"Mai pensato di lasciare prima del 2013" - Rispondendo a domande di politica interna, il premier ha ringraziato il Parlamento per il sostegno accordato alla missione del governo al vertice, ha confermato di non aver mai pensato di interrompere l'esperienza dell'esecutivo prima della scadenza della legislatura nel 2013 e si è detto convinto del fatto che l'esito del Consiglio europeo di Bruxelles produrrà una spinta anche per l'azione del suo esecutivo.
"Merkel? Ottimi rapporti" - "Con la signora Merkel ci rivedremo a Roma il 4 luglio e con lei abbiamo un ottimo rapporto. Cosa che c'era anche prima - ha detto Monti, rispondendo a una domanda sull'argomento - C'è stata una buona dinamica, con scambi molto franchi, anche a livello sportivo".
"Mai chiesto automatismi per l'anti-spread" - "Non credo di aver mai pensato a meccanismi automatici o semi automatici di controllo dello spread". Così ha risposto Monti a chi gli ha chiesto se fosse deluso di non aver ottenuto l'intervento dei fondi di salvataggio Ue in maniera automatica, ma solo dopo un memorandum di intesa.
Squnzi e l'abisso. "La recessione c'è, il debito in crescita c'è, l'abisso...". Non prosegue Monti replicando alle parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Poi aggiunge: "Mi sto imponendo una moderazione interpretativa sul linguaggio del presidente della Confindustria". Per poi aggiungere: "Siamo sulla strada per un avanzo strutturale nel 2013".
La mediazione di Parigi - Il presidente francese, Francois Hollande, ha cercato di attenuare i toni, dicendo che si è trattato di un "compromesso per tutti", non solo per la cancelliera tedesca. Stessa linea dal presidente Ue Herman Van Rompuy: "Non ci sono vincitori e vinti: quello che è stato deciso dal Consiglio europeo", ha detto, risponde a "un compito e una missione comuni: stabilizzare l'Eurozona. Quando un Paese riceverà un sostegno, sarà sempre sotto condizioni molto severe". Hollande, però, ha replicato a distanza affermando che per i Paesi in regola che intendono ricorrere allo scudo anti-spread non ci saranno "condizioni aggiuntive". E ha annunciato che la tassa sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax) sarà definita e adottata da un gruppo di Paesi entro la fine del 2012. Secondo il capo dell'Eliseo, la Germania "appoggia con forza" questa legge, anche se la sua aliquota non è ancora stata decisa.
Draghi: condizioni precise e rigorose - L'esito del vertice è stato giudicato positivamente dal governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi che si è detto "molto soddisfatto per le decisioni prese". A suo avviso, "l'utilizzo dell'Esm e dell'Efsf" per temperare le pressioni sullo spread avverrà "secondo le linee guida di questi meccanismi" ed anche gli interventi per la ricapitalizzazione diretta delle banche dovranno avvenire a determinate e rigorose condizioni, "altrimenti non sarebbero credibili".
(29 giugno 2012)
da repubblica.it
Per adesso la crisi sembra scongiurata a meno che PDL-Lega non vogliano rompere e trovino altri pretesti .
Monti: "Bene lo scudo anti-spread
ma l'Italia non intende utilizzarlo"
Il premier soddisfatto al termine della trattativa con la quale ha ottenuto un meccanismo di intervento dei fondi salva-stati a tutela dei bond dei Paesi virtuosi ma in difficoltà. La Merkel "sconfitta" rimette i paletti del rigore e delle regole correnti: "Ue e Bce controlleranno chi chiede le risorse"
ROMA - "Il processo è stato duro, il risultato buono". Poco dopo l'alba, a conclusione dell'estenuante trattativa al vertice europeo 1, il presidente del Consiglio, Mario Monti, esce tra gli ultimi. "L'Italia è soddisfatta - dice - E' stato un giorno difficile perché, pur riconoscendo l'importanza del pacchetto crescita, l'Italia e poi la Spagna hanno messo una loro riserva d'attesa alla sigla dell'intesa. Per noi andava approvato tutto un pacchetto unitario con le misure di stabilizzazione a breve da decidere a 17. C'è stata tensione e una lunga discussione, ma alla fine si è raggiunto l'accordo".
"Zona euro rafforzata" - "Le misure a breve sulla stabilizzazione della zona euro sono un fatto molto positivo per l'Eurozona e una duplice soddisfazione per l'Italia che ne ha stimolato il processo. L'Italia - spiega ancora il premier - si è battuta per queste misure, ma non abbiamo intenzione di avvalercene, tuttavia ritenevamo che fosse un meccanismo utile in linea di principio. La zona euro ne esce rafforzata. Non avrebbe avuto senso decidere su un Patto per la crescita lasciando sguarnita la zona che può pregiudicare la crescita".
Il presidente del Consiglio ha spiegato che al vertice non è stata presa alcuna decisione sull'eventuale aumento della dotazione per il fondo salva-Stati, ma ha sottolineato che comunque dopo la decisione di affidare all'Esm il compito di stabilizzare gli spread, l'importante è il fattore psicologico: "C'è uno sblocco mentale", ha detto. Alla domanda se sia in campo l'ipotesi di trasformare il fondo Esm in banca per consentire l'accesso alla liquidità della Bce, Monti ha chiarito che non se ne è parlato al vertice, ma che "tutte le ipotesi sono in campo".
"Nessun programma specifico" - Tornando a spiegare la funzionalità del meccanismo anti-spread, Monti chiarisce che "la novità importante di questo nuovo sviluppo è che i Paesi che volessero beneficiare di questi interventi di stabilizzazione dovrebbero naturalmente chiederli, ma, se ricadono nel caso di osservanza di tutte le condizioni esistenti, non dovranno sottoporsi a un programma specifico, dovranno firmare un memorandum d'intesa, ma non avranno la troika e dovranno continuare ad adempiere alle condizioni che adempiono".
Monti ha aggiunto: "Per assicurare una efficiente gestione i fondi Efsf ed Esm agiranno nel mercato come titolari di queste operazioni di acquisto e vendita di titoli, attraverso la Bce come agente, che ha una familiarità con le condizioni di mercato e una capacità operativa che il fondo salva-stati non ha".
"Andrò a Kiev per la finale" - Commentando la vittoria della Nazionale sulla Germania, Monti ha poi detto: "Sono felice e orgoglioso per il successo della Nazionale. Domenica andrò a Kiev per la finale. Di solito non faccio pronostici né sui mercati finanziari né sui risultati sportivi: ma un'idea ce l'ho e anche un cuore...".
VIDEO Il premier scherza sui tre "Mario nazionali" 2
La frenata di Merkel - Arrivando questa mattina al Consiglio europeo per la ripresa dei lavori, Angela Merkel aveva rilasciato una dichiarazione in apparente contraddizione con le conclusioni riassunte alla stampa da Monti: i Paesi i cui bond verranno acquistati dai fondi Esm/Efsf, aveva detto la cancelliera tedesca, dovranno rispettare condizioni che saranno verificate dalla troika Ue-Bce-Fmi. Monti ha invece escluso un intervento della troika in costanza di comportamenti "virtuosi" sul piano delle politiche di bilancio.
La dichiarazione della Merkel sembra in realtà un tentativo di ripristinare il ruolo "dominante" della Germania dopo un vertice in cui, nei fatti, sugli spread Berlino ha dovuto incassare l'aut aut dell'alleanza Roma-Madrid-Parigi. Nella confusione che ha seguito l'accordo, però, la stessa Merkel poco più tardi ha dovuto rettificare, dicendo che la supervisione sarà compito di Ue e Bce perché il Fondo monetario internazionale non sarà coinvolto.
I media: "Berlino sconfitta" - Lo Spiegel online ha riassunto la giornata con un titolo che non lascia dubbi: "Italia e Spagna vincono il poker sulle trattative". "Come nel calcio - scrive il settimanale - così anche al vertice sull'euro: l'Italia si è imposta in una lunga notte di trattative e la cancelliera si piega". "La sconfitta della Merkel in una notte storica", titola invece Die Welt on line: "Questa notte sarà un punto di svolta nei libri di storia sulla crisi - scrive - gli antagonisti di Angela Merkel sono riusciti a spostare la linea rossa della cancelliera più volte e con successo".
Monti: "Non ci sarà troika" - Monti, nel corso della conferenza stampa pomeridiana, è tornato su quello che ha definito un "piccolo equivoco chiarito", sottolineando ulteriormente che "non ci sarà la troika per le procedure 'salva-stati'. Non ci sarà cessione di sovranità o un intervento pesante" come quello attuato da Ue, Bce e Fmi nelle capitali europee che hanno chiesto aiuti, ma "solo l'applicazione di un memorandum of understanding". "Se ci fosse stata la troika con la pesantezza con cui l'abbiamo giustamente vista ad Atene o a Dublino, non saremmo stati contenti".
"Mai pensato di lasciare prima del 2013" - Rispondendo a domande di politica interna, il premier ha ringraziato il Parlamento per il sostegno accordato alla missione del governo al vertice, ha confermato di non aver mai pensato di interrompere l'esperienza dell'esecutivo prima della scadenza della legislatura nel 2013 e si è detto convinto del fatto che l'esito del Consiglio europeo di Bruxelles produrrà una spinta anche per l'azione del suo esecutivo.
"Merkel? Ottimi rapporti" - "Con la signora Merkel ci rivedremo a Roma il 4 luglio e con lei abbiamo un ottimo rapporto. Cosa che c'era anche prima - ha detto Monti, rispondendo a una domanda sull'argomento - C'è stata una buona dinamica, con scambi molto franchi, anche a livello sportivo".
"Mai chiesto automatismi per l'anti-spread" - "Non credo di aver mai pensato a meccanismi automatici o semi automatici di controllo dello spread". Così ha risposto Monti a chi gli ha chiesto se fosse deluso di non aver ottenuto l'intervento dei fondi di salvataggio Ue in maniera automatica, ma solo dopo un memorandum di intesa.
Squnzi e l'abisso. "La recessione c'è, il debito in crescita c'è, l'abisso...". Non prosegue Monti replicando alle parole del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Poi aggiunge: "Mi sto imponendo una moderazione interpretativa sul linguaggio del presidente della Confindustria". Per poi aggiungere: "Siamo sulla strada per un avanzo strutturale nel 2013".
La mediazione di Parigi - Il presidente francese, Francois Hollande, ha cercato di attenuare i toni, dicendo che si è trattato di un "compromesso per tutti", non solo per la cancelliera tedesca. Stessa linea dal presidente Ue Herman Van Rompuy: "Non ci sono vincitori e vinti: quello che è stato deciso dal Consiglio europeo", ha detto, risponde a "un compito e una missione comuni: stabilizzare l'Eurozona. Quando un Paese riceverà un sostegno, sarà sempre sotto condizioni molto severe". Hollande, però, ha replicato a distanza affermando che per i Paesi in regola che intendono ricorrere allo scudo anti-spread non ci saranno "condizioni aggiuntive". E ha annunciato che la tassa sulle transazioni finanziarie (la cosiddetta Tobin tax) sarà definita e adottata da un gruppo di Paesi entro la fine del 2012. Secondo il capo dell'Eliseo, la Germania "appoggia con forza" questa legge, anche se la sua aliquota non è ancora stata decisa.
Draghi: condizioni precise e rigorose - L'esito del vertice è stato giudicato positivamente dal governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi che si è detto "molto soddisfatto per le decisioni prese". A suo avviso, "l'utilizzo dell'Esm e dell'Efsf" per temperare le pressioni sullo spread avverrà "secondo le linee guida di questi meccanismi" ed anche gli interventi per la ricapitalizzazione diretta delle banche dovranno avvenire a determinate e rigorose condizioni, "altrimenti non sarebbero credibili".
(29 giugno 2012)
da repubblica.it
Per adesso la crisi sembra scongiurata a meno che PDL-Lega non vogliano rompere e trovino altri pretesti .
troppo risiko o c'è del vero?
Ormai la loro sintonia è totale.
E, come dice Antonio Di Pietro, si sente «nell'animo, nella pelle, nel sudore».
Adriano Serafini
Lasciando un momento da parte gli effluvi, è chiaro che il leader dell'Idv ha ormai un asse con quello di Sel Nichi Vendola. Così, nonostante a Roma sia un giorno festivo, malgrado si tratti di un venerdì e quindi Montecitorio sia praticamente deserta, i due si presentano per una conferenza congiunta nella sala stampa della Camera. Cosa devono comunicare di così urgente da non poter aspettare lunedì? Lo spiega il governatore pugliese: «A fronte del fatto che si dava per scontato un accordo tra Pd, Udc e Sel, volevo dire che non c'è alcun accordo tra il mio partito e il Pd, né con l'Udc. Ma soprattutto volevo dire che io non mi siederò a discutere con il Pd senza Di Pietro. Non ci sto alla mutilazione di un pezzo del centrosinistra». Messa così sembrerebbe un ultimatum a Pier Luigi Bersani e ai Democratici. Guai a pronunciare quella parola. Non ci sono ultimatum, semplicemente Nichi e Tonino lavorano per ricostruire a livello nazionale quella coalizione territoriale, il centrosinistra appunto, che già governa in alcune importanti città italiane. Per questo rivolgono un «appello» ai Democratici. Per questo avrebbero voluto, al loro fianco, Giuliano Pisapia, Marco Rossi Doria, Leoluca Orlando e Luigi De Magistris. Dovevano esserci, rivela la coppia N&T, ma l'attività di sindaci gli ha impedito la trasferta. I primi due hanno mandato comunque un messaggio ribadendo che per uscire dalla crisi c'è bisogno di un'alleanza capace di «costruire un credibile programma di governo». Un'alleanza di centrosinistra come quella che ha vinto a Milano e Genova. Gli altri parleranno oggi ad un incontro organizzato dall'Idv a Bari con i primi cittadini del Meridione. E c'è da giurare che, vista la «sintonia del sudore», ribadiranno il concetto. Che non è nuovo. Sono mesi che Idv e Sel lanciano «appelli» a Bersani. Lo avevano fatto anche un mese fa, negli studi di In Onda, «parlando» alla sagoma di cartone del segretario Pd. Ma adesso la situazione si è complicata. Perché dalla parti del Nazareno la prospettiva su cui si lavora è un Monti bis. Con il premier alla guida di un esecutivo politico. È la proposta lanciata da Casini qualche giorno fa e su cui i big del Pd stanno convergendo. È d'accordo Bersani che, dicono in ambienti democratici, aveva raggiunto l'intesa con il leader dell'Udc quattro mesi fa e non a caso, negli ultimi giorni, continua a ripetere che «bisogna pensare all'Italia». Ma anche Walter Veltroni e Massimo D'Alema stanno lavorando al progetto. Le tappe sono segnate. Si comincia con il prolungare il confronto sulla nuova legge elettorale così da mantenere in sospeso le primarie. Poi, dopo l'estate, quando si avvia la campagna elettorale in vista delle Politiche, si lancia l'idea di una grande coalizione per l'Italia guidata da Monti. Dentro Pd, Udc e pezzi del Pdl che potrebbero transitare verso i centristi. Forse anche Luca Cordero di Montezemolo. Le primarie? Sarebbe assurdo celebrarle se non come regolamento di conti interno ai Democratici. Regolamento che Matteo Renzi ha di fatto già perso (non a caso i sondaggi, ultimo quello di ieri di Swg, danno Bersani in netto vantaggio sul sindaco). Tutti otterrebbero ciò che vogliono. Ci si libererebbe della «zavorra» di Idv e Sel. Bersani potrebbe tornare a fare ciò che meglio gli riesce: il ministro di peso, magari con la carica di vicepremier. D'Alema e Veltroni si libererebbero di Renzi e non dovrebbero sostenere un governo guidato dal segretario (entrambi non lo ritengono all'altezza della sfida). Casini punterebbe ad un incarico istituzionale. E l'intera operazione sarebbe benedetta da Giorgio Napolitano, ma anche dal gruppo Repubblica. Non a caso il quotidiano di Ezio Mauro è stato il giornale su cui, a gennaio, Bersani lanciò l'ipotesi di un Monti bis sostenuto da una maggioranza politica. Era marzo. Quasi quattro mesi fa.
E, come dice Antonio Di Pietro, si sente «nell'animo, nella pelle, nel sudore».
Adriano Serafini
Lasciando un momento da parte gli effluvi, è chiaro che il leader dell'Idv ha ormai un asse con quello di Sel Nichi Vendola. Così, nonostante a Roma sia un giorno festivo, malgrado si tratti di un venerdì e quindi Montecitorio sia praticamente deserta, i due si presentano per una conferenza congiunta nella sala stampa della Camera. Cosa devono comunicare di così urgente da non poter aspettare lunedì? Lo spiega il governatore pugliese: «A fronte del fatto che si dava per scontato un accordo tra Pd, Udc e Sel, volevo dire che non c'è alcun accordo tra il mio partito e il Pd, né con l'Udc. Ma soprattutto volevo dire che io non mi siederò a discutere con il Pd senza Di Pietro. Non ci sto alla mutilazione di un pezzo del centrosinistra». Messa così sembrerebbe un ultimatum a Pier Luigi Bersani e ai Democratici. Guai a pronunciare quella parola. Non ci sono ultimatum, semplicemente Nichi e Tonino lavorano per ricostruire a livello nazionale quella coalizione territoriale, il centrosinistra appunto, che già governa in alcune importanti città italiane. Per questo rivolgono un «appello» ai Democratici. Per questo avrebbero voluto, al loro fianco, Giuliano Pisapia, Marco Rossi Doria, Leoluca Orlando e Luigi De Magistris. Dovevano esserci, rivela la coppia N&T, ma l'attività di sindaci gli ha impedito la trasferta. I primi due hanno mandato comunque un messaggio ribadendo che per uscire dalla crisi c'è bisogno di un'alleanza capace di «costruire un credibile programma di governo». Un'alleanza di centrosinistra come quella che ha vinto a Milano e Genova. Gli altri parleranno oggi ad un incontro organizzato dall'Idv a Bari con i primi cittadini del Meridione. E c'è da giurare che, vista la «sintonia del sudore», ribadiranno il concetto. Che non è nuovo. Sono mesi che Idv e Sel lanciano «appelli» a Bersani. Lo avevano fatto anche un mese fa, negli studi di In Onda, «parlando» alla sagoma di cartone del segretario Pd. Ma adesso la situazione si è complicata. Perché dalla parti del Nazareno la prospettiva su cui si lavora è un Monti bis. Con il premier alla guida di un esecutivo politico. È la proposta lanciata da Casini qualche giorno fa e su cui i big del Pd stanno convergendo. È d'accordo Bersani che, dicono in ambienti democratici, aveva raggiunto l'intesa con il leader dell'Udc quattro mesi fa e non a caso, negli ultimi giorni, continua a ripetere che «bisogna pensare all'Italia». Ma anche Walter Veltroni e Massimo D'Alema stanno lavorando al progetto. Le tappe sono segnate. Si comincia con il prolungare il confronto sulla nuova legge elettorale così da mantenere in sospeso le primarie. Poi, dopo l'estate, quando si avvia la campagna elettorale in vista delle Politiche, si lancia l'idea di una grande coalizione per l'Italia guidata da Monti. Dentro Pd, Udc e pezzi del Pdl che potrebbero transitare verso i centristi. Forse anche Luca Cordero di Montezemolo. Le primarie? Sarebbe assurdo celebrarle se non come regolamento di conti interno ai Democratici. Regolamento che Matteo Renzi ha di fatto già perso (non a caso i sondaggi, ultimo quello di ieri di Swg, danno Bersani in netto vantaggio sul sindaco). Tutti otterrebbero ciò che vogliono. Ci si libererebbe della «zavorra» di Idv e Sel. Bersani potrebbe tornare a fare ciò che meglio gli riesce: il ministro di peso, magari con la carica di vicepremier. D'Alema e Veltroni si libererebbero di Renzi e non dovrebbero sostenere un governo guidato dal segretario (entrambi non lo ritengono all'altezza della sfida). Casini punterebbe ad un incarico istituzionale. E l'intera operazione sarebbe benedetta da Giorgio Napolitano, ma anche dal gruppo Repubblica. Non a caso il quotidiano di Ezio Mauro è stato il giornale su cui, a gennaio, Bersani lanciò l'ipotesi di un Monti bis sostenuto da una maggioranza politica. Era marzo. Quasi quattro mesi fa.
Re: Come se ne viene fuori ?
In questa situazione è difficile, almeno per me, schierarsi da una parte o dall'altra, per una soluzione o un'altra.
Ancora più chiaramente, non mi viene spontaneo ed immediato fare il tifo per un centrosinistra così come sarebbe oggi, con questi personaggi, piuttosto che per un Monti-bis sostenuto da un'accozzaglia informe di personaggi uniti unicamente dalla gestione del potere.
Come elettore di centrosinistra, ed in particolare, finora, del PD, non posso non essere disgustato da questo modo vergognoso di essere preso per i fondelli.
Bersani, nel giro di un anno, ha parlato di "nuovo ulivo", di nuovo centrosinistra fondato su patti chiari e solidi (foto di Vasto), di primarie "aperte", di patto "costituente" tra progressisti e moderati, per atterrare, a quanto sembra, su una riedizione riveduta e corretta del CAF.
Mi è difficile trovare altra spiegazione se non che questi si sono bevuti il cervello.
L'altra possibile spiegazione è che si siano venduti alla Casaleggio & C.
Ancora più chiaramente, non mi viene spontaneo ed immediato fare il tifo per un centrosinistra così come sarebbe oggi, con questi personaggi, piuttosto che per un Monti-bis sostenuto da un'accozzaglia informe di personaggi uniti unicamente dalla gestione del potere.
Come elettore di centrosinistra, ed in particolare, finora, del PD, non posso non essere disgustato da questo modo vergognoso di essere preso per i fondelli.
Bersani, nel giro di un anno, ha parlato di "nuovo ulivo", di nuovo centrosinistra fondato su patti chiari e solidi (foto di Vasto), di primarie "aperte", di patto "costituente" tra progressisti e moderati, per atterrare, a quanto sembra, su una riedizione riveduta e corretta del CAF.
Mi è difficile trovare altra spiegazione se non che questi si sono bevuti il cervello.
L'altra possibile spiegazione è che si siano venduti alla Casaleggio & C.
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- Iscritto il: 18/03/2012, 10:43
Re: Come se ne viene fuori ?
E che è?mariok ha scritto:
L'altra possibile spiegazione è che si siano venduti alla Casalecchio & C.
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