Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
@giorgio
Asor Rosa scrive
Tecnicamente, infatti esistono le condizioni per mirare ad attraversare la crisi senza rinunciare al patrimonio comunitario e solidaristico che ci sta alle spalle, ossia senza continuare a massacrare le vittime. Non parlo naturalmente di un governo radicale ed estremistico, ma di un governo riformista, seriamente riformista: e cioè di quel modello politico-sociale che in tutta Europa è l'unico ad offrire le condizioni oggi per opporsi allo strapotere del liberismo e del capitale finanziario, senza pensare di andare, come si diceva una volta, "fuori sistema".
tutti quelli che si sono riempiti la bocca con le riforme alla fine che hanno fatto? niente !
i partiti sono sempre partiti in quarta nei programmi pre elettorali e poi si è fatto ben poco.
ma dove la vede asor rosa tutta questa volontà riformista? e quali sono i paesi europei che si oppongono allo strapotere del liberismo? ( la scandinavia? )
riforma della PA .... tutti d'accordo TECNICAMENTE , però poi quando ci mettono mano .......aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh guai a chi tocca le provincie, le regioni, i dipendenti pubblici , i tribunali , le asl....tempeste su twitter , parolacce su facebook....sondaggi in calo, media scatenati , gente furiosa....
liberalizzazioni .....aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh aiuto !!!! taxisti in sciopero , farmacisti con la gastrite, notai e avvocati sull'orlo di una crisi di nervi ....
facciamo le riforme... ok... ah però quello no, quell'altro no, quello la nemmeno, questo qui non si può.... certo che poi è una presa per il kulen , la stessa parola non vuol dire più niente .
La mia proposta è che il Pd e le altre forze orientate a lavorare per il nuovo governo riformatore indicano per l'autunno una grande assemblea programmatica, aperta a chiunque sia interessato a parteciparvi in questa prospettiva, nel corso della quale si discutano i contenuti, le forme e le condizioni dell'intera operazione (che per l'appunto dovrebbe fin dall'inizio esser duplice, di partito e di governo).
con tutto il rispetto .... la scoperta dell'acqua calda....tutto il blocco di csx all'indomani delle dimissioni di B doveva infilarsi in uno stanzone e stare lì a organizzare l'alternativa di governo ...altro che autunno!!!!
il pd oltretutto sta andando a fare il riformatore con l'udc ( uno che è d'accordo con il diavolo e con l'acqua santa, pensa che riforme può fare) e già si sono viste le prime conseguenze all'assemblea: i gay? machissenefrega .... 38 su 1000 non vuol dire un partito spaccato....beh sì, tecnicamente è vero.
Asor Rosa scrive
Tecnicamente, infatti esistono le condizioni per mirare ad attraversare la crisi senza rinunciare al patrimonio comunitario e solidaristico che ci sta alle spalle, ossia senza continuare a massacrare le vittime. Non parlo naturalmente di un governo radicale ed estremistico, ma di un governo riformista, seriamente riformista: e cioè di quel modello politico-sociale che in tutta Europa è l'unico ad offrire le condizioni oggi per opporsi allo strapotere del liberismo e del capitale finanziario, senza pensare di andare, come si diceva una volta, "fuori sistema".
tutti quelli che si sono riempiti la bocca con le riforme alla fine che hanno fatto? niente !
i partiti sono sempre partiti in quarta nei programmi pre elettorali e poi si è fatto ben poco.
ma dove la vede asor rosa tutta questa volontà riformista? e quali sono i paesi europei che si oppongono allo strapotere del liberismo? ( la scandinavia? )
riforma della PA .... tutti d'accordo TECNICAMENTE , però poi quando ci mettono mano .......aaaaaaaaaaaaaaaaaaahhh guai a chi tocca le provincie, le regioni, i dipendenti pubblici , i tribunali , le asl....tempeste su twitter , parolacce su facebook....sondaggi in calo, media scatenati , gente furiosa....
liberalizzazioni .....aaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh aiuto !!!! taxisti in sciopero , farmacisti con la gastrite, notai e avvocati sull'orlo di una crisi di nervi ....
facciamo le riforme... ok... ah però quello no, quell'altro no, quello la nemmeno, questo qui non si può.... certo che poi è una presa per il kulen , la stessa parola non vuol dire più niente .
La mia proposta è che il Pd e le altre forze orientate a lavorare per il nuovo governo riformatore indicano per l'autunno una grande assemblea programmatica, aperta a chiunque sia interessato a parteciparvi in questa prospettiva, nel corso della quale si discutano i contenuti, le forme e le condizioni dell'intera operazione (che per l'appunto dovrebbe fin dall'inizio esser duplice, di partito e di governo).
con tutto il rispetto .... la scoperta dell'acqua calda....tutto il blocco di csx all'indomani delle dimissioni di B doveva infilarsi in uno stanzone e stare lì a organizzare l'alternativa di governo ...altro che autunno!!!!
il pd oltretutto sta andando a fare il riformatore con l'udc ( uno che è d'accordo con il diavolo e con l'acqua santa, pensa che riforme può fare) e già si sono viste le prime conseguenze all'assemblea: i gay? machissenefrega .... 38 su 1000 non vuol dire un partito spaccato....beh sì, tecnicamente è vero.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Alquanto condivisibile i dubbi che pone Vittorio Zucconi.
dal Tempo Reale di Vittorio Zucconi
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/?ref=HROO-1
"Ora ripeto la domanda che pongo spesso: voi, miliardi, o anche qualche migliaio di Euro, a una nazione che rischia di essere affidata fra otto mesi a:
1) Un vecchietto fallito che crede di poter governare ciò che non ha governato in dieci anni.
2) Un anziano comico che fa politica con montaggi infantili di photoshop come i baffi che facevamo sui libri di scuola, e ancora senza candidati.
3) Una coalizione di reperti archeologici e di auto usate;
4) Un ex magistrato che non ha mai amminsitrato niente, ma strepita contro quella casta della quale fa parte da 20 anni;
5) Casini?
Se la risposta è “no”, oppure se per farlo pretendereste interessi alti, fate parte del gomblotto mondiale contro la Grande Proletaria."
dal Tempo Reale di Vittorio Zucconi
http://zucconi.blogautore.repubblica.it/?ref=HROO-1
"Ora ripeto la domanda che pongo spesso: voi, miliardi, o anche qualche migliaio di Euro, a una nazione che rischia di essere affidata fra otto mesi a:
1) Un vecchietto fallito che crede di poter governare ciò che non ha governato in dieci anni.
2) Un anziano comico che fa politica con montaggi infantili di photoshop come i baffi che facevamo sui libri di scuola, e ancora senza candidati.
3) Una coalizione di reperti archeologici e di auto usate;
4) Un ex magistrato che non ha mai amminsitrato niente, ma strepita contro quella casta della quale fa parte da 20 anni;
5) Casini?
Se la risposta è “no”, oppure se per farlo pretendereste interessi alti, fate parte del gomblotto mondiale contro la Grande Proletaria."
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
(continua - 2)
Riassumendo lo stato di fatto del Cs delle ultime ore, ci accorgiamo che è solo caos,…..e non potrebbe essere diversamente.
Il partito che ha più voti, il partito dei defunti, trascina con sé all’infinito le vecchie problematiche di sempre, da quando si è costituito. Non ha la forza e la capacità di risolverle.
I cattolici ex democristiani sono legati al Vaticano che sta a destra, e non sono per niente laici.
Non riescono a concepire uno Stato che non sia lo Stato pontificio.
Non riescono a comprendere che lo Stato deve rispettare tutti i credi religiosi e di conseguenza nel vivere comune, i cattolici non possono imporre il loro credo religioso agli altri.
Tra l’altro, nella loro misera concezione bottegaia, sono dei grandi bestemmiatori, perché riducono il Creatore a qualcosa di miserabile, di infinitamente piccolo come loro.
Raccontano una cosa e ne praticano un’altra. Quando insegnavano che l’Universo esiste per volontà divina poi dopo avrebbero dovuto essere coerenti.
Se esistono altri modi di interpretare la religione, essendo tutti figli dello “Stesso” Creatore, tutti devono essere rispettati, atei compresi.
Come devono essere rispettati i gay la cui natura non è una scelta volontaria come andare al mare o in montagna, ma è un dato di fatto cromosomico che non dipende dalla volontà dell’individuo.
Se fossero veramente religiosi e rispettosi del Creatore, non dovrebbero accanirsi così tanto su quello che loro ritengono sia una volontà divina.
Non sono neppure in grado di vedere le loro contraddizioni di fondo.
Esiste però in natura un altro tipo di credente, e ricito Don Gallo, che ispirandosi alla fede delle origini, supera di fatto tutte queste miserie bottegaie, tanto che un ateo come Vauro, non ha paura di dichiarare che starebbe delle ore ad ascoltarlo.
Capisco che la vita sarebbe profondamente noiosa senza il sale delle differenze, ma l’ottusità mentale è un'altra cosa.
La gestione del potere ha affascinato gli ex compagnucci della parrocchietta, tanto che hanno fatto la scelta di abbandonare al suo destino il Correntone per le nuove praterie democristiane.
Data la bassa caratura mentale e la fortissima predisposizione a gestire “la robba”, l’unione tra ex comunisti e ex democristiani non ha funzionato.
Tutto si regge sul fatto che finché ci solo i merli c’è speranza.
Adesso che le cose stanno andando male, le magagne escono fuori e i merli della base non ci stanno più.
Quanto porterebbero con sé i Fioroni, i Follini, i Franceschini, i Lettini, le Bindine, riunendosi nella casa madre dei cattolici medievali di Pierazzurro?
Non lo sappiamo, ma a guardare il salto della quaglia della Binetti, di Carra e del sor Cicoria, si potrebbe dire ben poco.
Ed è per questo che Pier Bordelli non vuole altri generali a cui dare solo da mangiare, se non sono seguiti dalle truppe che fanno vincere le elezioni.
Da qui l’inganno di asservire l’intero Pd ai giochi di Pierazzurro.
Lettino nipote si meraviglia degli insulti alla sua proposta, ignorando completamente cosa sia l’elettorato.
Finora ci sono riusciti a farlo fesso, ma oggi non attacca più. Il problema sono loro e non Grillo.
Prima o poi il partito dei defunti dovrà fare i conti con sé stesso, perché la divisione netta tra la base elettorale e la casta gaudente, non regge più.
Prima salta in aria, meglio è per l’intero Paese.
Probabilmente ha ragione il Grillo in versione analista “sono solo dei Farisei”.
La sinistra è sparita, quella che non è sparita è la voglia di fare i capetti e di comandare.
Ma non è un vizio solo della sinistra.
Basta guardare l’alieno telecomandato Angelino Jolie. Pensava di essere al comando di un grande partito, lui il ragazzo del Sud, invece era solo telecomandato dal furbastro tamarro del Nord.
Lo stesso dicasi per Robertino Maroni. Sprizza gioia da tutti i pori perché finalmente è diventato qualcuno, adesso guida lui la Lega.
Il centrosinistra e la sinistra sono nel caos.
continua
(continua - 2)
Riassumendo lo stato di fatto del Cs delle ultime ore, ci accorgiamo che è solo caos,…..e non potrebbe essere diversamente.
Il partito che ha più voti, il partito dei defunti, trascina con sé all’infinito le vecchie problematiche di sempre, da quando si è costituito. Non ha la forza e la capacità di risolverle.
I cattolici ex democristiani sono legati al Vaticano che sta a destra, e non sono per niente laici.
Non riescono a concepire uno Stato che non sia lo Stato pontificio.
Non riescono a comprendere che lo Stato deve rispettare tutti i credi religiosi e di conseguenza nel vivere comune, i cattolici non possono imporre il loro credo religioso agli altri.
Tra l’altro, nella loro misera concezione bottegaia, sono dei grandi bestemmiatori, perché riducono il Creatore a qualcosa di miserabile, di infinitamente piccolo come loro.
Raccontano una cosa e ne praticano un’altra. Quando insegnavano che l’Universo esiste per volontà divina poi dopo avrebbero dovuto essere coerenti.
Se esistono altri modi di interpretare la religione, essendo tutti figli dello “Stesso” Creatore, tutti devono essere rispettati, atei compresi.
Come devono essere rispettati i gay la cui natura non è una scelta volontaria come andare al mare o in montagna, ma è un dato di fatto cromosomico che non dipende dalla volontà dell’individuo.
Se fossero veramente religiosi e rispettosi del Creatore, non dovrebbero accanirsi così tanto su quello che loro ritengono sia una volontà divina.
Non sono neppure in grado di vedere le loro contraddizioni di fondo.
Esiste però in natura un altro tipo di credente, e ricito Don Gallo, che ispirandosi alla fede delle origini, supera di fatto tutte queste miserie bottegaie, tanto che un ateo come Vauro, non ha paura di dichiarare che starebbe delle ore ad ascoltarlo.
Capisco che la vita sarebbe profondamente noiosa senza il sale delle differenze, ma l’ottusità mentale è un'altra cosa.
La gestione del potere ha affascinato gli ex compagnucci della parrocchietta, tanto che hanno fatto la scelta di abbandonare al suo destino il Correntone per le nuove praterie democristiane.
Data la bassa caratura mentale e la fortissima predisposizione a gestire “la robba”, l’unione tra ex comunisti e ex democristiani non ha funzionato.
Tutto si regge sul fatto che finché ci solo i merli c’è speranza.
Adesso che le cose stanno andando male, le magagne escono fuori e i merli della base non ci stanno più.
Quanto porterebbero con sé i Fioroni, i Follini, i Franceschini, i Lettini, le Bindine, riunendosi nella casa madre dei cattolici medievali di Pierazzurro?
Non lo sappiamo, ma a guardare il salto della quaglia della Binetti, di Carra e del sor Cicoria, si potrebbe dire ben poco.
Ed è per questo che Pier Bordelli non vuole altri generali a cui dare solo da mangiare, se non sono seguiti dalle truppe che fanno vincere le elezioni.
Da qui l’inganno di asservire l’intero Pd ai giochi di Pierazzurro.
Lettino nipote si meraviglia degli insulti alla sua proposta, ignorando completamente cosa sia l’elettorato.
Finora ci sono riusciti a farlo fesso, ma oggi non attacca più. Il problema sono loro e non Grillo.
Prima o poi il partito dei defunti dovrà fare i conti con sé stesso, perché la divisione netta tra la base elettorale e la casta gaudente, non regge più.
Prima salta in aria, meglio è per l’intero Paese.
Probabilmente ha ragione il Grillo in versione analista “sono solo dei Farisei”.
La sinistra è sparita, quella che non è sparita è la voglia di fare i capetti e di comandare.
Ma non è un vizio solo della sinistra.
Basta guardare l’alieno telecomandato Angelino Jolie. Pensava di essere al comando di un grande partito, lui il ragazzo del Sud, invece era solo telecomandato dal furbastro tamarro del Nord.
Lo stesso dicasi per Robertino Maroni. Sprizza gioia da tutti i pori perché finalmente è diventato qualcuno, adesso guida lui la Lega.
Il centrosinistra e la sinistra sono nel caos.
continua
Re: Come se ne viene fuori ?
Ecco che riappare giorgio, ci propone come al solito spunti e riflessioni che introducono un po' di discontinuità ai nostri lamenti e poi... via,,, una toccata e via...
Ringraziarlo per i suoi contributi ed augurarsi che ciò avvenga più spesso è ormai ripetitivo.
Ma passiamo al merito delle questioni poste dall'articolo di Asor Rosa.
E qui devo agganciarmi ad Amadeus ed anche questa non è una novità.
Sugli effetti nefasti del pensiero "unico" è inutile soffermarsi. A che serve ripetere le cose su cui siamo d'accordo? Passiamo quindi alle differenze di giudizio.
Dove sono le "le forti identità partitiche" che possano indicare delle alternative in giro per il mondo ed in particolare in Europa?
Cominciamo dalla Germania, ma non per parlare della Merkel ma del SPD di Schroder che ha governato prima della Merkel e che non mi pare abbia espresso politiche molto diverse.
Vogliamo parlare del laburismo di Blair in Uk? O del "mito" Zapatero in Spagna?
Cosa hanno fatto? E l'attuale situazione, quel vento nefasto che "promana da Bruxelles" non è anche figlio di queste politiche?
Del post-socialismo reale di Russia e Cina è meglio non parlare per carità di patria.
Ora tutti gli occhi sono rivolti al nuovo messia Hollande. Mi auguro che tante speranze non vadano deluse come tutte le altre. La presunta rinuncia alla Tav, prontamente smentita, non è che dica granché di buono...
Mettiamoci insieme, si dice, per discutere in una "grande assemblea programmatica". Certo, il ricorso alla democrazia è sempre cosa buona e utile. Ma chi invitiamo a parlare in questa "grande assemblea"? Bersani, Letta, Veltroni, Vendola, Di Pietro, Ferrero, Diliberto, Revelli, Lucarelli, Mattei? E cosa pensiamo che ne uscirebbe?
Di "assemblee alternative" forse non così grandi se ne sono vite numerose, da quella dei rottamatori di Renzi, ai sindaci di De Magistris, alle ambiziose riunioni costituenti di Alba, ne ho seguite parecchie, ma non mi sembra di aver sentito altro che vecchi slogan e litanie.
La faccio breve, per dire che la crisi dei nostri tempi è crisi culturale mondiale, che investe innanzitutto la sinistra, i cui "intellettuali" non sanno andare oltre generiche analisi ed affermazioni di principio, condite da improbabili invocazioni al potere taumaturgico di un "popolo della sinistra" che pur esiste ma che non riesce da molti decenni ad esercitare alcuna credibile capacità egemonica.
Ringraziarlo per i suoi contributi ed augurarsi che ciò avvenga più spesso è ormai ripetitivo.
Ma passiamo al merito delle questioni poste dall'articolo di Asor Rosa.
E qui devo agganciarmi ad Amadeus ed anche questa non è una novità.
Sugli effetti nefasti del pensiero "unico" è inutile soffermarsi. A che serve ripetere le cose su cui siamo d'accordo? Passiamo quindi alle differenze di giudizio.
Dove sono le "le forti identità partitiche" che possano indicare delle alternative in giro per il mondo ed in particolare in Europa?
Cominciamo dalla Germania, ma non per parlare della Merkel ma del SPD di Schroder che ha governato prima della Merkel e che non mi pare abbia espresso politiche molto diverse.
Vogliamo parlare del laburismo di Blair in Uk? O del "mito" Zapatero in Spagna?
Cosa hanno fatto? E l'attuale situazione, quel vento nefasto che "promana da Bruxelles" non è anche figlio di queste politiche?
Del post-socialismo reale di Russia e Cina è meglio non parlare per carità di patria.
Ora tutti gli occhi sono rivolti al nuovo messia Hollande. Mi auguro che tante speranze non vadano deluse come tutte le altre. La presunta rinuncia alla Tav, prontamente smentita, non è che dica granché di buono...
Mettiamoci insieme, si dice, per discutere in una "grande assemblea programmatica". Certo, il ricorso alla democrazia è sempre cosa buona e utile. Ma chi invitiamo a parlare in questa "grande assemblea"? Bersani, Letta, Veltroni, Vendola, Di Pietro, Ferrero, Diliberto, Revelli, Lucarelli, Mattei? E cosa pensiamo che ne uscirebbe?
Di "assemblee alternative" forse non così grandi se ne sono vite numerose, da quella dei rottamatori di Renzi, ai sindaci di De Magistris, alle ambiziose riunioni costituenti di Alba, ne ho seguite parecchie, ma non mi sembra di aver sentito altro che vecchi slogan e litanie.
La faccio breve, per dire che la crisi dei nostri tempi è crisi culturale mondiale, che investe innanzitutto la sinistra, i cui "intellettuali" non sanno andare oltre generiche analisi ed affermazioni di principio, condite da improbabili invocazioni al potere taumaturgico di un "popolo della sinistra" che pur esiste ma che non riesce da molti decenni ad esercitare alcuna credibile capacità egemonica.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Rivendico il fatto che da 4 anni continuiamo a segnalare sul forum
"INUTILMENTE"
il disagio delle nostre aziende e il pericolo reale che corre il Paese.
Non ci riteniamo affatto migliori degli altri, ma più attenti a quanto a accade e sostenitori di un'altra Italia, questo sì.
Disgusta quindi la scarsa attenzione di questo governo, e di chi lo sostiene, quando evita , se non stigmatizza come nel caso Squinzi, l'allarme reale lanciato dal nuovo presidente di Confindustria.
Spesso chi scrive è fortemente critico contro l'organizzazione degli industriali italiani per via di scelte di basso cabotaggio che non gli fanno di certo onore.
Ma questo non preclude che in certi passaggi difficilissimi della nostra storia come questo, non si possa accettare e condividere l'allarme lanciato da Confindustria.
Vale per Squinzi, e a maggior ragione vale oggi per Lo Bello.
Trascurare l'allarme del vice presidente degli industriali siciliani è un atto criminale.
Lo Bello: “Sicilia a rischio default, è la Grecia del Paese”
Il vice di Confindustria Sicilia in un'intervista al Corriere della Sera parla della regione, che è sull'orlo della bancarotta con un buco di cinque miliardi di euro certificato dalla Corte dei Conti. "I 20mila dipendenti regionali effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2012Commenti (141)
La Sicilia rischia di diventare “la Grecia del Paese” perché “il modello siciliano ha come elementi principali l’utilizzo disinvolto delle assunzioni pubbliche spesso sotto forma di precari, di forestali, di corsi di formazione che non hanno mai formato nessuno. Tutto trasformato in un grande bacino elettorale che ha creato degrado civile e ha compresso la crescita economica”. In un’intervista sul Corriere della Sera, Ivan Lo Bello, fino a marzo presidente e oggi vice di Confindustria Sicilia, lancia l’allarme sul rischio default della regione che con cinque miliardi di euro di buco certificati dalla Corte dei Conti è sull’orlo del fallimento.
Per risollevare la situazione siciliana “serve avviare un’operazione verità. Primo: scuotere dal torpore i siciliani, a cominciare dai dipendenti regionali e dai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo. Nessuno lo dice. Bisogna cominciare a spiegarlo”. Per il risanamento è indispensabile che il governo Monti metta “mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili”. Gli sprechi, a partire dai 20mila dipendenti regionali, che “non si rendono conto del rischio che corrono”, sono “effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto” e “se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi 30mila precari e 30mila forestali”. Un’autonomia peraltro “concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l’impunità”.
Quelle di Lo Bello sono considerazioni che arrivano a pochi giorni dalla promessa del governatore Raffaele Lombardo di dimettersi il prossimo 31 luglio, ma non si tratta di “bordata elettorale”. Il vice di Confindustria infatti chiarisce: “Noi abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. Ho lasciato a marzo la guida di Confindustria Sicilia. Noi siamo persone serie: se abbiamo un codice etico lo rispettiamo. Adesso ci interessa far capire che il problema non è solo la politica, ma l’indipendenza e l’autonomia della classe”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ne/294979/
"INUTILMENTE"
il disagio delle nostre aziende e il pericolo reale che corre il Paese.
Non ci riteniamo affatto migliori degli altri, ma più attenti a quanto a accade e sostenitori di un'altra Italia, questo sì.
Disgusta quindi la scarsa attenzione di questo governo, e di chi lo sostiene, quando evita , se non stigmatizza come nel caso Squinzi, l'allarme reale lanciato dal nuovo presidente di Confindustria.
Spesso chi scrive è fortemente critico contro l'organizzazione degli industriali italiani per via di scelte di basso cabotaggio che non gli fanno di certo onore.
Ma questo non preclude che in certi passaggi difficilissimi della nostra storia come questo, non si possa accettare e condividere l'allarme lanciato da Confindustria.
Vale per Squinzi, e a maggior ragione vale oggi per Lo Bello.
Trascurare l'allarme del vice presidente degli industriali siciliani è un atto criminale.
Lo Bello: “Sicilia a rischio default, è la Grecia del Paese”
Il vice di Confindustria Sicilia in un'intervista al Corriere della Sera parla della regione, che è sull'orlo della bancarotta con un buco di cinque miliardi di euro certificato dalla Corte dei Conti. "I 20mila dipendenti regionali effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 luglio 2012Commenti (141)
La Sicilia rischia di diventare “la Grecia del Paese” perché “il modello siciliano ha come elementi principali l’utilizzo disinvolto delle assunzioni pubbliche spesso sotto forma di precari, di forestali, di corsi di formazione che non hanno mai formato nessuno. Tutto trasformato in un grande bacino elettorale che ha creato degrado civile e ha compresso la crescita economica”. In un’intervista sul Corriere della Sera, Ivan Lo Bello, fino a marzo presidente e oggi vice di Confindustria Sicilia, lancia l’allarme sul rischio default della regione che con cinque miliardi di euro di buco certificati dalla Corte dei Conti è sull’orlo del fallimento.
Per risollevare la situazione siciliana “serve avviare un’operazione verità. Primo: scuotere dal torpore i siciliani, a cominciare dai dipendenti regionali e dai pensionati della stessa Regione che saranno i primi a trovarsi senza stipendio in caso di crollo. Nessuno lo dice. Bisogna cominciare a spiegarlo”. Per il risanamento è indispensabile che il governo Monti metta “mano ai conti della Regione, controllando un bilancio reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili”. Gli sprechi, a partire dai 20mila dipendenti regionali, che “non si rendono conto del rischio che corrono”, sono “effetto di una autonomia che ha finito per danneggiare tutti e tutto” e “se fossimo stati controllati dallo Stato noi siciliani non avremmo oggi 30mila precari e 30mila forestali”. Un’autonomia peraltro “concessa nel dopoguerra, in condizioni storiche e politiche ormai lontanissime, ma utilizzata da scriteriate classi dirigenti per garantire a se stesse l’impunità”.
Quelle di Lo Bello sono considerazioni che arrivano a pochi giorni dalla promessa del governatore Raffaele Lombardo di dimettersi il prossimo 31 luglio, ma non si tratta di “bordata elettorale”. Il vice di Confindustria infatti chiarisce: “Noi abbiamo varato un codice etico che impedisce al sottoscritto e agli altri di candidarsi a qualsiasi competizione elettorale se non decorsi tre anni dalla scadenza del mandato. Ho lasciato a marzo la guida di Confindustria Sicilia. Noi siamo persone serie: se abbiamo un codice etico lo rispettiamo. Adesso ci interessa far capire che il problema non è solo la politica, ma l’indipendenza e l’autonomia della classe”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ne/294979/
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Re: Come se ne viene fuori ?
Per quanto tempo ancora dovremo tagliarci le palle?
Titoli di Stato, lo spread sfiora 500
Fmi: crisi si è aggravata, agire subito
Titoli di Stato, lo spread sfiora 500
Fmi: crisi si è aggravata, agire subito
Re: Come se ne viene fuori ?
L'articolo integrale e l'intervista ( rainews24 ) a Ivan lo bello sono da incorniciare.
persona serissima e capacissima .... un autentico campione ( il codice etico che hanno varato tempo fa è un capolavoro)
...
quella appena passata e questa si possono definire le settimane più infuocate dell'anno , meteo a parte.
sta crollando tutto come in una scena rallentata di un disaster movie.
negli ospedali ormai è tragico.... al sud come al nord, siamo oltre ogni immaginazione...
persona serissima e capacissima .... un autentico campione ( il codice etico che hanno varato tempo fa è un capolavoro)
...
quella appena passata e questa si possono definire le settimane più infuocate dell'anno , meteo a parte.
sta crollando tutto come in una scena rallentata di un disaster movie.
negli ospedali ormai è tragico.... al sud come al nord, siamo oltre ogni immaginazione...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
(continua - 3)
Salme & salmoni
Come già detto, “Se Atene piange,..Sparta non ride”, la tragicommedia all’italiana continua.
Raccontano i cristiani che al terzo giorno dalla Sua morte, il Cristo risorge e assurge al cielo per sedersi alla destra del Padre.
La resurrezione del caro estinto però avviene in modo diverso. Dopo mesi dentro e fuori dalle quinte, la salma del Cainano risorge e non sale al cielo alla destra del padre Ammon, ma se ne sta qua a rompe li cojoni a tutto lo monno intero.
I Servi, Servi, sciolgono le campane a festa per cantare il Te deum laudamus….
Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.
Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:
"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."
Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Che tradotto fa:
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
Travaglio cita ieri l’eccitazione di zio Tibia Sallusti per la resurrezione dall’amata salma, precisando che per lui non era mai morto, …..sapeva che al momento giusto sarebbe ritornato.
Anche Giulianone Ferrara, che si era buttato su Monti torna a casa come Lassy.
Ma non sono tutte rose e viole, anche se il servilismo dei soliti noti all’annunciazione può lasciare un certo sconcerto su cosa sia l’umanità.
Giorgio Straquadanio, uno dei più irritanti strenui difensori se ne è andato nel gruppo misto.
La cara salma è risorta ma le pirlate sono sempre le stesse.
Annuncia che chiude il Pdl,……..si ritorna a Forza Italia………
A liquidare il Pdl è il nuovo vaffa – n –guru, del cavalier banana risorto, certo VOLPE PASINI; entrato subito in odio ai maggiorenti del Pdl perché in un’intervista a IFQ, spara a zero sul partito di plastica.
Pane e VOLPE PASINI si vanta di essere l’autore della resurrezione del caro estinto.
Ma chi lo conosce dalle parti di Udine, non ne ha una buona impressione. E fin qui tutto normale, Santa Maria Goretti, o madre Teresa di Calcutta non sarebbero mai entrate nelle grazie del satanasso di Hardcore.
Non a caso è amico di Putin, lo è stato del colonnello libico, di Mubarak ecc. ecc. tutto il gotha del filibustering internazionale, senza dimenticarci di Bush figlio.
continua
(continua - 3)
Salme & salmoni
Come già detto, “Se Atene piange,..Sparta non ride”, la tragicommedia all’italiana continua.
Raccontano i cristiani che al terzo giorno dalla Sua morte, il Cristo risorge e assurge al cielo per sedersi alla destra del Padre.
La resurrezione del caro estinto però avviene in modo diverso. Dopo mesi dentro e fuori dalle quinte, la salma del Cainano risorge e non sale al cielo alla destra del padre Ammon, ma se ne sta qua a rompe li cojoni a tutto lo monno intero.
I Servi, Servi, sciolgono le campane a festa per cantare il Te deum laudamus….
Te Deum laudamus:
te Dominum confitemur.
Te aeternum patrem,
omnis terra veneratur.
Tibi omnes angeli,
tibi caeli et universae potestates:
tibi cherubim et seraphim,
incessabili voce proclamant:
"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pleni sunt caeli et terra
majestatis gloriae tuae."
Te gloriosus Apostolorum chorus,
te prophetarum laudabilis numerus,
te martyrum candidatus laudat exercitus.
Te per orbem terrarum
sancta confitetur Ecclesia,
Patrem immensae maiestatis;
venerandum tuum verum et unicum Filium;
Sanctum quoque Paraclitum Spiritum.
Che tradotto fa:
Noi ti lodiamo, Dio,
ti proclamiamo Signore.
O eterno Padre,
tutta la terra ti adora.
A te cantano gli angeli
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo
il Signore Dio dell'universo.
I cieli e la terra
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli
e la candida schiera dei martiri;
le voci dei profeti si uniscono nella lode;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio
e lo Spirito Santo Paraclito.
Travaglio cita ieri l’eccitazione di zio Tibia Sallusti per la resurrezione dall’amata salma, precisando che per lui non era mai morto, …..sapeva che al momento giusto sarebbe ritornato.
Anche Giulianone Ferrara, che si era buttato su Monti torna a casa come Lassy.
Ma non sono tutte rose e viole, anche se il servilismo dei soliti noti all’annunciazione può lasciare un certo sconcerto su cosa sia l’umanità.
Giorgio Straquadanio, uno dei più irritanti strenui difensori se ne è andato nel gruppo misto.
La cara salma è risorta ma le pirlate sono sempre le stesse.
Annuncia che chiude il Pdl,……..si ritorna a Forza Italia………
A liquidare il Pdl è il nuovo vaffa – n –guru, del cavalier banana risorto, certo VOLPE PASINI; entrato subito in odio ai maggiorenti del Pdl perché in un’intervista a IFQ, spara a zero sul partito di plastica.
Pane e VOLPE PASINI si vanta di essere l’autore della resurrezione del caro estinto.
Ma chi lo conosce dalle parti di Udine, non ne ha una buona impressione. E fin qui tutto normale, Santa Maria Goretti, o madre Teresa di Calcutta non sarebbero mai entrate nelle grazie del satanasso di Hardcore.
Non a caso è amico di Putin, lo è stato del colonnello libico, di Mubarak ecc. ecc. tutto il gotha del filibustering internazionale, senza dimenticarci di Bush figlio.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
(continua - 4)
Salme & salmoni
Gli estimatori dei "Ragazzi di Salò" lo avevano già fatto sapere già 3 giorni fa, quando la salma vulcanica aveva cominciato a menar calci a destra e a manca.
Adesso sono molto preoccupati.
La cara salma fa la solita marcia, mezzo indietro tutta.....
L'IRA DEGLI EX AN DEL PDL DOPO L'ANNUNCIO DEL NUOVO PROGETTO DI PARTITO
«Ritorno a Forza Italia solo una proposta»
Una nota di Silvio Berlusconi precisa
quanto dichiarato dall'ex premier alla «Bild»
Niente di deciso. Il passaggio (o forse meglio dire il ritorno) dal Pdl a Forza Italia non è stato ancora stabilito. «Nell'intervista apparsa sul giornale Bild, l'idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata trattandosi, com'è logico ed evidente non già di una decisione assunta, ma solo di un'idea, di una proposta, da discutere e da verificare nelle sedi proprie» ha sottolineato l'ex premier Silvio Berlusconi in una nota.
EX AN - La precisazione di Berlusconi arriva al termine di una mattinata caratterizzata da dichiarazione degli ex An del Pdl, che, come un sol uomo, sottolineavano come inaccettabile il ritorno al nome del vecchio partito esistente prima della fusione con Alleanza nazionale. «Io in Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sottomessi mai» aveva scritto su Twitter il deputato ed ex ministro del Pdl Giorgia Meloni.
LA RUSSA - Più sobriamente il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri chiosava: «Pronto a sostenere la candidatura di Berlusconi con lealtà, giudico negativamente ipotesi di scomposizioni del Pdl o ritorni a sigle del passato. Abbiamo costruito il progetto unitario del centrodestra con Berlusconi e Alfano e lo sosterremo nel dibattito ed in eventuali congressi». «Il ritorno di Fi l'ho letto sul giornale ma non ho capito qual è la dichiarazione che lo annunzia. Non ho commenti da fare, quindi. Un partito non cambia il nome con un annuncio a un giornale tedesco» affermava poco dopo il coordinatore del Pdl Ignazio la Russa.
MATTEOLI - «Ai miei amici ex An dico che non sono disponibile a dare vita ad altri partiti. Vengo dall'esperienza del Msi, sono passato ad An, contribuendo a farla nascere e poi sono entrato convintamente nel Pdl. Non intendo assolutamente dar vita ad altri partiti. Intendo far funzionare questo partito a prescindere da come si chiamerà, con punti di riferimento molto chiari» concludeva l'ex ministro Altero Matteoli.
Redazione Online
16 luglio 2012 | 14:50
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/12_lugl ... 386b.shtml
(continua - 4)
Salme & salmoni
Gli estimatori dei "Ragazzi di Salò" lo avevano già fatto sapere già 3 giorni fa, quando la salma vulcanica aveva cominciato a menar calci a destra e a manca.
Adesso sono molto preoccupati.
La cara salma fa la solita marcia, mezzo indietro tutta.....
L'IRA DEGLI EX AN DEL PDL DOPO L'ANNUNCIO DEL NUOVO PROGETTO DI PARTITO
«Ritorno a Forza Italia solo una proposta»
Una nota di Silvio Berlusconi precisa
quanto dichiarato dall'ex premier alla «Bild»
Niente di deciso. Il passaggio (o forse meglio dire il ritorno) dal Pdl a Forza Italia non è stato ancora stabilito. «Nell'intervista apparsa sul giornale Bild, l'idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata trattandosi, com'è logico ed evidente non già di una decisione assunta, ma solo di un'idea, di una proposta, da discutere e da verificare nelle sedi proprie» ha sottolineato l'ex premier Silvio Berlusconi in una nota.
EX AN - La precisazione di Berlusconi arriva al termine di una mattinata caratterizzata da dichiarazione degli ex An del Pdl, che, come un sol uomo, sottolineavano come inaccettabile il ritorno al nome del vecchio partito esistente prima della fusione con Alleanza nazionale. «Io in Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sottomessi mai» aveva scritto su Twitter il deputato ed ex ministro del Pdl Giorgia Meloni.
LA RUSSA - Più sobriamente il presidente del gruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri chiosava: «Pronto a sostenere la candidatura di Berlusconi con lealtà, giudico negativamente ipotesi di scomposizioni del Pdl o ritorni a sigle del passato. Abbiamo costruito il progetto unitario del centrodestra con Berlusconi e Alfano e lo sosterremo nel dibattito ed in eventuali congressi». «Il ritorno di Fi l'ho letto sul giornale ma non ho capito qual è la dichiarazione che lo annunzia. Non ho commenti da fare, quindi. Un partito non cambia il nome con un annuncio a un giornale tedesco» affermava poco dopo il coordinatore del Pdl Ignazio la Russa.
MATTEOLI - «Ai miei amici ex An dico che non sono disponibile a dare vita ad altri partiti. Vengo dall'esperienza del Msi, sono passato ad An, contribuendo a farla nascere e poi sono entrato convintamente nel Pdl. Non intendo assolutamente dar vita ad altri partiti. Intendo far funzionare questo partito a prescindere da come si chiamerà, con punti di riferimento molto chiari» concludeva l'ex ministro Altero Matteoli.
Redazione Online
16 luglio 2012 | 14:50
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http://www.corriere.it/politica/12_lugl ... 386b.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Domanda:
(continua - 5)
Salme & salmoni
Nel segno della disintegrazione e polverizzazione
Perché Monti ed altri hanno fatto finta di non capire la valutazione di Moody's???
<<Siamo stati virtuosi e ci hanno punito>>
Il partito dei defunti prima o poi deve esplodere e arrivare alla resa dei conti con la sua base. Non può continuare a fotterla in nome della casta.
Il partito della cara salma è una polveriera che sta saltando in aria.
Cosa pretendeva Monti, che nessuno all'estero non si rendesse conto di quello che sta succedendo nei partiti falliti?
Lui per primo sa perché si investe in un Paese................
Addio Pdl: Meloni e La Russa
Si scagliano contro Berlusconi
16 luglio 2012
«Io in Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sottomessi mai». Parte da questo tweet della deputata del Pdl ed ex ministro Giorgia Meloni, la vera e propria rivolta contro Berlusconi e il suo rinnovato impegno politico come leader della destra italiana.
IL RITORNO A FORZA ITALIA
Tutto parte da una intervista dell'ex premier alla Bild: ricevo tante richieste molto insistenti... posso solo dire che non abbandonerei mai il mio partito, il «Popolo della Libertà», che d'altronde riavrà presto il suo vecchio nome: «Forza Italia». Silvio Berlusconi intervistato da Bild aveva scoperto le carte.
SILVIO OBBLIGATO ALLA RETROMARCIA
Ma dopo la rivolta di tanti esponenti del suo partito, è stato costretto ad una marcia indietro: ««Nell'intervista apparsa sul giornale Bild, l'idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata trattandosi, com'è logico ed evidente non già di una decisione assunta, ma solo di un'idea, di una proposta, da discutere e da verificare nelle sedi proprie».
LA RUSSA: NON CREDO RITORNO
A FI, SAREBBE SCELTA SBAGLIATA...
Il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa, considera l'eventuale ritorno del partito al nome Forza Italia come una scelta sbagliata. «Il problema del nome è solo indicativo di un programma e di un progetto. Certamente non credo che ci sia una decisione in tal senso che per me sarebbe una decisione sbagliata», ha detto a margine del tavolo di coordinamento tra i gruppi consigliari delle tre principali Regioni del Nord. «Il progetto del Pdl, voluta da Berlusconi come contenitore alternativo alla sinistra, deve continuare. Discuteremo non con un'intervista a un giornale straniero, ma di persona e negli organi di partito». «Abbiamo accettato di buon grado - ha proseguito il coordinatore - la ricandidatura di Berlusconi come la migliore per fifendere l'operato dei suoi Governi, ma non siamo disposti a dimenticare che abbiamo un progetto voluto dallo stesso Berlusconi». La Russa, al quale è stata consegnata dai giornalisti una vecchia bandierina di Forza Italia, ha osservato che si tratta «di una bella bandiera», ma anche che nel 1994 quel partito prese il 21% dei voti, An il 13%. «Per il Pdl - ha concluso - io ho ambizioni maggiori di un ritorno a quel 21%».
SALTAMARTINI, FORZA ITALIA?
UNA FOLLIA...
«Forza Italia o Italia forza una follia. Il problema vero è capire contenuti e obiettivi del progetto e ciò non si fa a mezzo stampa!!!!». Lo afferma Barbara Saltamartini (Pdl) su Twitter.
POLVERINI: PDL E' FALLITO...
«Il presidente Berlusconi ha appena smentito e quindi se ne discuterà nell'ufficio di presidenza ma immagino, e ne sono convinta vista la delicatezza della situazione, che se ne discuterà in un organismo più vasto». Lo ha detto il presidente della regione Lazio Renata Polverini, a margine di un convegno alla Pisana, in merito l'ipotesi avanzatadall'ex premier Silvio Berlusconi, di cambiare nome al Pdl in Forza Italia. «Mi pare chiaro che da parte del presidente - ha aggiunto Polverini - c'è la volontà di cambiare il nome del Pdl che evidentemente non ha portato irisultati sperati. Mi pare anche abbastanza chiaro che parliamo di un partito talmente vivace, che troverà sicuramente il contesto giusto per approfondire la situazione».
BERNINI: NIENTE DI SCANDALOSO
NEL RIPROPORRE FORZA ITALIA
«È del tutto naturale per un partito che si prepara ad una grande rimonta elettorale scegliere un nome ed un simbolo vincenti e dall'impatto politico più forte. E non c'è niente di scandaloso, neanche per chi come la sottoscritta viene da Alleanza Nazionale, nel fatto che il Presidente Berlusconi abbia proposto il restyling di un simbolo vincente come è stato Forza Italia». Lo dichiara Anna Maria Bernini, deputata Pdl, in una nota. «Da tempo infatti - prosegue - il Pdl ha abbandonato, al suo interno come agli occhi degli elettori, il frazionamento in vitro tra quote ex An ed ex Fi; quanto meno dai tempi della burrascosa scissione di Fini. E da tempo il Pdl è, e rappresenta, molto di più di una somma di ex. In tal senso, non c'è oggi, nel cambio di nome, nessuna rottamazione di storie passate e nessuna operazione nostalgia, ma solo la cornice che consente a Silvio Berlusconi, ed a tutto il suo gruppo dirigente con lui, di rilanciare una grande casa dei moderati che, ora che Casini ha sterzato a sinistra, unisca in Italia il popolo di conservatori, liberali e riformisti che in Europa sono già saldi sotto le insegne del Ppe. Al gruppo dirigente del partito in questa fase spetta quindi il compito, più che di dividersi sulla scelta del nome, di unirsi attorno ad un efficiente e convincente programma per governare l'Italia».
«IL VERO GUAIO? I CORTIGIANI DEL PDL...»
Se La Russa guida la fronda, c'è chi già guarda oltre il recinto del Pdl. Massimo Corsaro, ex An oggi vicecapogruppo vicario del Pdl a Montecitorio non ha peli sulla lingua e attacca i forzisti: «Ritorno a Forza Italia? Il problema sono i cortigiani del Pdl. Gente che non ha mai avuto idee per andare oltre Berlusconi. Persone che non sono mai diventate così adulte da pensare di sopravvivere al loro leader». Ma in molti pensano che l'ex premier nel suo lavoro di ramazza, voglia far piazza pulita soprattutto di ex An. Da Barbara Saltamartini a Giorgia Meloni, oltre i già nominati La Russa e Corsaro. Molti i nervi tesi nella fazione ex An, di cui fa parte anche Alemanno. «Non è il momento di parlare – dice furibonda Meloni – Ma se si va avanti così, qualcosa succederà». Non si può dare «nulla per scontato», dice avverte la Saltamartini. C'è anche chi evoca il nome di Storace. Un nuovo connubio con uno dei maggiori colonnelli dell'antica An potrebbe portare verso una formazione politica dal 7-8%. Tutti tolti al Pdl. «La separazione tra noi e gli ex forzisti potrebbe anche avvenire», spiega Corsaro: «Se Berlusconi inseguisse davvero un nuovo governo-pateracchio con la sinistra, noi ci chiameremmo fuori».
FLI (GONGOLA E ASPETTA) ALLA FINESTRA
Se l'agonia degli ex An fa soffrire mollti, c'è anche chi si frega le mani. «Sono molto curioso di vedere come reagiranno gli ex An di fronte all'idea di ritornare a Forza Italia. Siamo all'ultimo atto di una tipica tragedia greca il cui finale è prevedibile», dice l'eurodeputato Potito Salatto, membro dell'ufficio presidenza nazionale di Fli. «Le ripetute dichiarazioni del segretario del Pdl Alfano - aggiunge Salatto - secondo il quale il consenso alla nuova discesa in campo di Berlusconi è frutto della sua riconoscenza e gratitudine, la dicono lunga sulla situazione interna al partito del Cavaliere». Aldo Biagio (Fli) spiega che «Silvio Berlusconi, in calo nei sondaggi, è costretto a sposare le tesi anti-euro della Santanchè, che a sua volta si è ispirata a Beppe Grillo per poter far parlare di sé sui giornali, ha annunciato che la sua nuova creatura si chiamerà Forza Italia». «Devo però confessare - prosegue il deputato Fli - che non soffro di invidia e che sono un po' preoccupato per gli ex An del Pdl. Per loro infatti si aprono le porte dell'orfanotrofio. Lancio un appello perché qualcuno adotti questi poco lungimiranti trovatelli».
CATANOSO: TORNARE A FORZA ITALIA
GROSSO ERRORE POLITICO
«Tornare al 1994 avrebbe un senso solo dal punto di vista dello spirito e della capacità di interpretare le esigenze degli Italiani, non certo per riproporre nomi e simboli che, pur gloriosi e affettivamente importanti, appartengono alla storia. Abbiamo, tutti insieme, attraversato il deserto per non dover più fare distinguo fra 'ex' Forza Italia o Alleanza Nazionale, per costruire una forza politica che riuscisse a mettere insieme l'anima liberale, quella cattolica e quella nazionale in un unico grande contenitore, nel segno del bipolarismo, della logica dell`alternanza e di un reale cambiamento». Lo dichiara in una nota il deputato del Pdl e presidente dell'Associazione Meridiana Basilio Catanoso. «Il consenso degli italiani - prosegue - dimostra la bontà di quella scelta, danneggiata poi da una parte della classe dirigente, poco disponibile a costruire e radicare un partito legato al territorio e interprete autentico delle istanze dei cittadini. Oggi, sarebbe un errore ragionare solo col pallottoliere o, peggio, con la logica della riserva indiana: occorrerebbe, piuttosto, concentrarsi su strumenti e idee per restituire a quella splendida intuizione del Presidente Berlusconi la spinta propulsiva e il consenso elettorale. Vogliamo conoscere idee, contenuti e metodi, ma pensare di affidare questo patrimonio a un 'remakè di Forza Italia sarebbe limitativo e un grosso errore politico».
SCONTRO GALAN-ALEMANNO
Giancarlo Galan, già da tempo alfiere dell'orgoglio “azzurro” aveva salutato con soddisfazione l'operazione ritorno a Forza Italia ma riservato una frecciatina ai mal di pancia esternati dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, ex An: «Non è d'accordo? Pazienza». Poi l'invito a cambiar casa: «Alemanno potrebbe candidarsi non alle primarie del Pdl, ma per guidare e formare un nuovo partito. In tal caso, però, non sarebbero primarie ma esibizioni muscolari».
IL RESTO DELL'INTERVISTA ALLA BILD
«UNA COSTITUZIONE DA RIFARE...»
In altre parole: senza potere, lei non sa proprio stare? «Non sono rimasto traumatizzato dalla perdita di potere, anche perché il presidente del Consiglio in Italia non ha alcun potere. La nostra Costituzione non gli permette neppure di sostituire un proprio ministro. Avevo potere prima del 1994, quando facevo solo l'editore televisivo. Purtroppo l'Italia è ancora oggi difficilmente governabile: il capo del governo non ha neppure il potere di decidere autonomamente sui decreti legge che sono immediatamente efficaci. Da noi, dal decreto legge all'approvazione passano mediamente 500/600 giorni. Abbiamo delle regole costituzionali vecchie e inadeguate».
«SONO STATO IL PRIMO A DENUNCIARE LA CRISI...»
L'Italia sta affrontando una crisi che lei -chiede il giornalista- ha riconosciuto troppo tardi. I giovani non trovano lavoro e gli analisti dei dati economici parlano di un «decennio perduto».
«Sono stato il primo, fra i leader occidentali, a denunciare la pericolosità della crisi finanziaria globale - risponde il Cavaliere -e a sostenere la necessità di introdurre delle riforme. Se i conti della nostra finanza pubblica sono sotto controllo, lo si deve in buona parte al mio governo».
«MA IN FONDO E' TUTTA UNA CRISI PSICOLOGICA...»
Ancora oggi lei stenta a pronunciare la parola «crisi». Perché? «Perché‚ questa crisi è impregnata di una sorta di profezia che si auto-avvera, cioè il fattore psicologico è una delle cause principali della crisi. Io invece sono del parere che sia compito di un governo creare un clima di ottimismo e fiducia».
«LA GERMANIA CI HA BOICOTTATO BLAIR...»
Merkel irritante? «Assolutamente no. Critichiamo soltanto la politica dell'eccessivo rigore perchè la riteniamo un freno troppo forte allo sviluppo. Vorremmo una Germania più europea e non un'Europa più tedesca», dice Silvio Berlusconi alla Bild. Che vorrebbe dire con questo? «Oggi si percepisce una certa supremazia tedesca in Europa. E proprio per questo noi ci aspettiamo che Berlino sviluppi una politica europea lungimirante, solidale e di largo respiro. Le faccio un esempio: quando si è trattato di nominare qualcuno per la carica di Presidente del Consiglio Europeo, abbiamo proposto Tony Blair. Così gli Stati Uniti avrebbero finalmente saputo a chi rivolgersi per conoscere la posizione di tutta l'Europa. Poi, però, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno fatto una scelta diversa, con il chiaro intento di continuare a tenere la politica europea nelle proprie mani».
«IL BUNGA BUNGA? DIFFAMAZIONE...»
«Si chieda piuttosto come mai questo sia potuto divenire un caso di Stato. Si è trattato di una mostruosa operazione di diffamazione da parte della nostra magistratura di sinistra». «Sono state prese di mira delle ragazze - aggiunge Berlusconi - sono state collegate alla prostituzione, mentre hanno soltanto ballato come si fa in tutte le discoteche del mondo. Tutto finirà nel nulla, come tutti gli altri processi intentati contro di me. Sono stati più di 50 e ho speso 428 milioni di euro in avvocati e consulenti. Credo che nessun altro avrebbe potuto resistere a così tanti attacchi».
«RITORNO ALLA LIRA? IMPROBABILE»
Silvio Berlusconi considera «improbabile» un addio all'euro e un ritorno alle valute nazionali. «Non ho mai pronunciato quella frase, almeno in questa formulazione così grossolana. Ma con l'euro la bilancia commerciale della Germania è migliorata, quella dell'Italia è peggiorata. Un ritorno alle valute nazionali mi pare comunque improbabile. Si tratterebbe in ogni caso della sconfitta, che nessuno può augurarsi, del progetto storico di un'Europa unita».
(continua - 5)
Salme & salmoni
Nel segno della disintegrazione e polverizzazione
Perché Monti ed altri hanno fatto finta di non capire la valutazione di Moody's???
<<Siamo stati virtuosi e ci hanno punito>>
Il partito dei defunti prima o poi deve esplodere e arrivare alla resa dei conti con la sua base. Non può continuare a fotterla in nome della casta.
Il partito della cara salma è una polveriera che sta saltando in aria.
Cosa pretendeva Monti, che nessuno all'estero non si rendesse conto di quello che sta succedendo nei partiti falliti?
Lui per primo sa perché si investe in un Paese................
Addio Pdl: Meloni e La Russa
Si scagliano contro Berlusconi
16 luglio 2012
«Io in Forza Italia non ci vado. Alleati sì, sottomessi mai». Parte da questo tweet della deputata del Pdl ed ex ministro Giorgia Meloni, la vera e propria rivolta contro Berlusconi e il suo rinnovato impegno politico come leader della destra italiana.
IL RITORNO A FORZA ITALIA
Tutto parte da una intervista dell'ex premier alla Bild: ricevo tante richieste molto insistenti... posso solo dire che non abbandonerei mai il mio partito, il «Popolo della Libertà», che d'altronde riavrà presto il suo vecchio nome: «Forza Italia». Silvio Berlusconi intervistato da Bild aveva scoperto le carte.
SILVIO OBBLIGATO ALLA RETROMARCIA
Ma dopo la rivolta di tanti esponenti del suo partito, è stato costretto ad una marcia indietro: ««Nell'intervista apparsa sul giornale Bild, l'idea del cambio di nome dal Popolo delle Libertà a Forza Italia è stata equivocata trattandosi, com'è logico ed evidente non già di una decisione assunta, ma solo di un'idea, di una proposta, da discutere e da verificare nelle sedi proprie».
LA RUSSA: NON CREDO RITORNO
A FI, SAREBBE SCELTA SBAGLIATA...
Il coordinatore nazionale del Pdl, Ignazio La Russa, considera l'eventuale ritorno del partito al nome Forza Italia come una scelta sbagliata. «Il problema del nome è solo indicativo di un programma e di un progetto. Certamente non credo che ci sia una decisione in tal senso che per me sarebbe una decisione sbagliata», ha detto a margine del tavolo di coordinamento tra i gruppi consigliari delle tre principali Regioni del Nord. «Il progetto del Pdl, voluta da Berlusconi come contenitore alternativo alla sinistra, deve continuare. Discuteremo non con un'intervista a un giornale straniero, ma di persona e negli organi di partito». «Abbiamo accettato di buon grado - ha proseguito il coordinatore - la ricandidatura di Berlusconi come la migliore per fifendere l'operato dei suoi Governi, ma non siamo disposti a dimenticare che abbiamo un progetto voluto dallo stesso Berlusconi». La Russa, al quale è stata consegnata dai giornalisti una vecchia bandierina di Forza Italia, ha osservato che si tratta «di una bella bandiera», ma anche che nel 1994 quel partito prese il 21% dei voti, An il 13%. «Per il Pdl - ha concluso - io ho ambizioni maggiori di un ritorno a quel 21%».
SALTAMARTINI, FORZA ITALIA?
UNA FOLLIA...
«Forza Italia o Italia forza una follia. Il problema vero è capire contenuti e obiettivi del progetto e ciò non si fa a mezzo stampa!!!!». Lo afferma Barbara Saltamartini (Pdl) su Twitter.
POLVERINI: PDL E' FALLITO...
«Il presidente Berlusconi ha appena smentito e quindi se ne discuterà nell'ufficio di presidenza ma immagino, e ne sono convinta vista la delicatezza della situazione, che se ne discuterà in un organismo più vasto». Lo ha detto il presidente della regione Lazio Renata Polverini, a margine di un convegno alla Pisana, in merito l'ipotesi avanzatadall'ex premier Silvio Berlusconi, di cambiare nome al Pdl in Forza Italia. «Mi pare chiaro che da parte del presidente - ha aggiunto Polverini - c'è la volontà di cambiare il nome del Pdl che evidentemente non ha portato irisultati sperati. Mi pare anche abbastanza chiaro che parliamo di un partito talmente vivace, che troverà sicuramente il contesto giusto per approfondire la situazione».
BERNINI: NIENTE DI SCANDALOSO
NEL RIPROPORRE FORZA ITALIA
«È del tutto naturale per un partito che si prepara ad una grande rimonta elettorale scegliere un nome ed un simbolo vincenti e dall'impatto politico più forte. E non c'è niente di scandaloso, neanche per chi come la sottoscritta viene da Alleanza Nazionale, nel fatto che il Presidente Berlusconi abbia proposto il restyling di un simbolo vincente come è stato Forza Italia». Lo dichiara Anna Maria Bernini, deputata Pdl, in una nota. «Da tempo infatti - prosegue - il Pdl ha abbandonato, al suo interno come agli occhi degli elettori, il frazionamento in vitro tra quote ex An ed ex Fi; quanto meno dai tempi della burrascosa scissione di Fini. E da tempo il Pdl è, e rappresenta, molto di più di una somma di ex. In tal senso, non c'è oggi, nel cambio di nome, nessuna rottamazione di storie passate e nessuna operazione nostalgia, ma solo la cornice che consente a Silvio Berlusconi, ed a tutto il suo gruppo dirigente con lui, di rilanciare una grande casa dei moderati che, ora che Casini ha sterzato a sinistra, unisca in Italia il popolo di conservatori, liberali e riformisti che in Europa sono già saldi sotto le insegne del Ppe. Al gruppo dirigente del partito in questa fase spetta quindi il compito, più che di dividersi sulla scelta del nome, di unirsi attorno ad un efficiente e convincente programma per governare l'Italia».
«IL VERO GUAIO? I CORTIGIANI DEL PDL...»
Se La Russa guida la fronda, c'è chi già guarda oltre il recinto del Pdl. Massimo Corsaro, ex An oggi vicecapogruppo vicario del Pdl a Montecitorio non ha peli sulla lingua e attacca i forzisti: «Ritorno a Forza Italia? Il problema sono i cortigiani del Pdl. Gente che non ha mai avuto idee per andare oltre Berlusconi. Persone che non sono mai diventate così adulte da pensare di sopravvivere al loro leader». Ma in molti pensano che l'ex premier nel suo lavoro di ramazza, voglia far piazza pulita soprattutto di ex An. Da Barbara Saltamartini a Giorgia Meloni, oltre i già nominati La Russa e Corsaro. Molti i nervi tesi nella fazione ex An, di cui fa parte anche Alemanno. «Non è il momento di parlare – dice furibonda Meloni – Ma se si va avanti così, qualcosa succederà». Non si può dare «nulla per scontato», dice avverte la Saltamartini. C'è anche chi evoca il nome di Storace. Un nuovo connubio con uno dei maggiori colonnelli dell'antica An potrebbe portare verso una formazione politica dal 7-8%. Tutti tolti al Pdl. «La separazione tra noi e gli ex forzisti potrebbe anche avvenire», spiega Corsaro: «Se Berlusconi inseguisse davvero un nuovo governo-pateracchio con la sinistra, noi ci chiameremmo fuori».
FLI (GONGOLA E ASPETTA) ALLA FINESTRA
Se l'agonia degli ex An fa soffrire mollti, c'è anche chi si frega le mani. «Sono molto curioso di vedere come reagiranno gli ex An di fronte all'idea di ritornare a Forza Italia. Siamo all'ultimo atto di una tipica tragedia greca il cui finale è prevedibile», dice l'eurodeputato Potito Salatto, membro dell'ufficio presidenza nazionale di Fli. «Le ripetute dichiarazioni del segretario del Pdl Alfano - aggiunge Salatto - secondo il quale il consenso alla nuova discesa in campo di Berlusconi è frutto della sua riconoscenza e gratitudine, la dicono lunga sulla situazione interna al partito del Cavaliere». Aldo Biagio (Fli) spiega che «Silvio Berlusconi, in calo nei sondaggi, è costretto a sposare le tesi anti-euro della Santanchè, che a sua volta si è ispirata a Beppe Grillo per poter far parlare di sé sui giornali, ha annunciato che la sua nuova creatura si chiamerà Forza Italia». «Devo però confessare - prosegue il deputato Fli - che non soffro di invidia e che sono un po' preoccupato per gli ex An del Pdl. Per loro infatti si aprono le porte dell'orfanotrofio. Lancio un appello perché qualcuno adotti questi poco lungimiranti trovatelli».
CATANOSO: TORNARE A FORZA ITALIA
GROSSO ERRORE POLITICO
«Tornare al 1994 avrebbe un senso solo dal punto di vista dello spirito e della capacità di interpretare le esigenze degli Italiani, non certo per riproporre nomi e simboli che, pur gloriosi e affettivamente importanti, appartengono alla storia. Abbiamo, tutti insieme, attraversato il deserto per non dover più fare distinguo fra 'ex' Forza Italia o Alleanza Nazionale, per costruire una forza politica che riuscisse a mettere insieme l'anima liberale, quella cattolica e quella nazionale in un unico grande contenitore, nel segno del bipolarismo, della logica dell`alternanza e di un reale cambiamento». Lo dichiara in una nota il deputato del Pdl e presidente dell'Associazione Meridiana Basilio Catanoso. «Il consenso degli italiani - prosegue - dimostra la bontà di quella scelta, danneggiata poi da una parte della classe dirigente, poco disponibile a costruire e radicare un partito legato al territorio e interprete autentico delle istanze dei cittadini. Oggi, sarebbe un errore ragionare solo col pallottoliere o, peggio, con la logica della riserva indiana: occorrerebbe, piuttosto, concentrarsi su strumenti e idee per restituire a quella splendida intuizione del Presidente Berlusconi la spinta propulsiva e il consenso elettorale. Vogliamo conoscere idee, contenuti e metodi, ma pensare di affidare questo patrimonio a un 'remakè di Forza Italia sarebbe limitativo e un grosso errore politico».
SCONTRO GALAN-ALEMANNO
Giancarlo Galan, già da tempo alfiere dell'orgoglio “azzurro” aveva salutato con soddisfazione l'operazione ritorno a Forza Italia ma riservato una frecciatina ai mal di pancia esternati dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, ex An: «Non è d'accordo? Pazienza». Poi l'invito a cambiar casa: «Alemanno potrebbe candidarsi non alle primarie del Pdl, ma per guidare e formare un nuovo partito. In tal caso, però, non sarebbero primarie ma esibizioni muscolari».
IL RESTO DELL'INTERVISTA ALLA BILD
«UNA COSTITUZIONE DA RIFARE...»
In altre parole: senza potere, lei non sa proprio stare? «Non sono rimasto traumatizzato dalla perdita di potere, anche perché il presidente del Consiglio in Italia non ha alcun potere. La nostra Costituzione non gli permette neppure di sostituire un proprio ministro. Avevo potere prima del 1994, quando facevo solo l'editore televisivo. Purtroppo l'Italia è ancora oggi difficilmente governabile: il capo del governo non ha neppure il potere di decidere autonomamente sui decreti legge che sono immediatamente efficaci. Da noi, dal decreto legge all'approvazione passano mediamente 500/600 giorni. Abbiamo delle regole costituzionali vecchie e inadeguate».
«SONO STATO IL PRIMO A DENUNCIARE LA CRISI...»
L'Italia sta affrontando una crisi che lei -chiede il giornalista- ha riconosciuto troppo tardi. I giovani non trovano lavoro e gli analisti dei dati economici parlano di un «decennio perduto».
«Sono stato il primo, fra i leader occidentali, a denunciare la pericolosità della crisi finanziaria globale - risponde il Cavaliere -e a sostenere la necessità di introdurre delle riforme. Se i conti della nostra finanza pubblica sono sotto controllo, lo si deve in buona parte al mio governo».
«MA IN FONDO E' TUTTA UNA CRISI PSICOLOGICA...»
Ancora oggi lei stenta a pronunciare la parola «crisi». Perché? «Perché‚ questa crisi è impregnata di una sorta di profezia che si auto-avvera, cioè il fattore psicologico è una delle cause principali della crisi. Io invece sono del parere che sia compito di un governo creare un clima di ottimismo e fiducia».
«LA GERMANIA CI HA BOICOTTATO BLAIR...»
Merkel irritante? «Assolutamente no. Critichiamo soltanto la politica dell'eccessivo rigore perchè la riteniamo un freno troppo forte allo sviluppo. Vorremmo una Germania più europea e non un'Europa più tedesca», dice Silvio Berlusconi alla Bild. Che vorrebbe dire con questo? «Oggi si percepisce una certa supremazia tedesca in Europa. E proprio per questo noi ci aspettiamo che Berlino sviluppi una politica europea lungimirante, solidale e di largo respiro. Le faccio un esempio: quando si è trattato di nominare qualcuno per la carica di Presidente del Consiglio Europeo, abbiamo proposto Tony Blair. Così gli Stati Uniti avrebbero finalmente saputo a chi rivolgersi per conoscere la posizione di tutta l'Europa. Poi, però, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno fatto una scelta diversa, con il chiaro intento di continuare a tenere la politica europea nelle proprie mani».
«IL BUNGA BUNGA? DIFFAMAZIONE...»
«Si chieda piuttosto come mai questo sia potuto divenire un caso di Stato. Si è trattato di una mostruosa operazione di diffamazione da parte della nostra magistratura di sinistra». «Sono state prese di mira delle ragazze - aggiunge Berlusconi - sono state collegate alla prostituzione, mentre hanno soltanto ballato come si fa in tutte le discoteche del mondo. Tutto finirà nel nulla, come tutti gli altri processi intentati contro di me. Sono stati più di 50 e ho speso 428 milioni di euro in avvocati e consulenti. Credo che nessun altro avrebbe potuto resistere a così tanti attacchi».
«RITORNO ALLA LIRA? IMPROBABILE»
Silvio Berlusconi considera «improbabile» un addio all'euro e un ritorno alle valute nazionali. «Non ho mai pronunciato quella frase, almeno in questa formulazione così grossolana. Ma con l'euro la bilancia commerciale della Germania è migliorata, quella dell'Italia è peggiorata. Un ritorno alle valute nazionali mi pare comunque improbabile. Si tratterebbe in ogni caso della sconfitta, che nessuno può augurarsi, del progetto storico di un'Europa unita».
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