Cittadino Presidente
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Re: Cittadino Presidente
L’ora delle puttane.
In chiusura Omnibus si occupa del caso Napolitano. Parte quella mente contorta di Giuseppe Sottile, de Il Foglio, il disonore dei siciliani, con una serie masturbazioni mentali per arrivare alla fine a dimostrare la pericolosità delle intercettazioni. E qui torna in mente Montanelli e il suo convincimento che i giornalisti scrivono per il principe,…o ragionano per il principe.
Assist perfetto, quindi, per Brunetta, che lancia la palla in avanti per andare a rete. Il corazziere tira fuori tutti i rospi che ha dentro e dove va a parare? Guarda caso sulla cara salma, per i torti subiti con le intercettazioni, e per la battaglia in corso affinché venga messo il silenziatore.
Entrambi sono schierati con Napolitano, usato solo per difendere la salma.
<<Doveva intervenire prima…….>> pontifica Brunetta, pensando che se non ci fosse stato tanto sputtanamento nei confronti del caro estinto lui, oggi potrebbe essere ancora ministrino.
Tutto continua perfettamente a funzionare ad personam,…….la salma è tornata e le zoccole scalpitano.
Il polverone sollevato è enorme, così i merli ci si perdono dentro.
L’imperativo categorico è quello di creare confusione nelle menti degli italiani.
Però il caso è semplice.
Primo
Giorgio Napolitano, con la trattativa Stato-Mafia non c’entra nulla.
Secondo
Non è Napolitano che ha telefonato a Nicola Mancino, ma viceversa.
Terzo
Napolitano è stato intercettato perché sotto controllo era il telefono di Nicola Mancino, in quel momento privato cittadino.
Quarto
E’ Mancino che avendo scelto la strada di mentire ai magistrati inquirenti, dopo la deposizione non si sente più sicuro e chiama il Quirinale.
Quinto
Se Pasquale Cafiero, portantino al Cardarelli, fosse colto anche lui da dubbi dopo una falsa testimonianza e si rivolgesse telefonicamente all’amico Napolitano, di certo non avrebbe udienza. Ma se uno dichiara: “Pronto,..sono Nicola Mancino,….” allora tutto cambia,….l’”apriti Sesamo”, funziona sempre.
Sesto
Ne stanno scrivendo di cotte e di crude. Il Santo Fondatore di Repubblica va a scartabellare nei meandri della legge citando articoli per cui la Procura della Repubblica di Palermo è costretta ad intervenire facendo presente che E. Scalfari non conosce la legge. Carlo Galli, ieri su Repubblica, si arrampica sui vetri per arrivare a concludere che quei nastri devono essere distrutti,…….i merloni giganti non devono sapere.
Ieri interviene anche il ministro Severino sostenendo che non devono essere divulgati i contenuti dei nastri.
Tutti si accorgono, anche il più sfessacchiato degli italiani, che a questo punto qualcosa non funziona e si chiedono:
“Ma se il contenuto dei nastri non deve essere divulgato, o i nastri devono essere distrutti, vuol dire che contengono qualcosa di grave”.
Settimo
Mario ieri ha ricordato la posizione di Prodi, in cui in una situazione analoga di intercettazioni che lo riguardavano, ha dichiarato di non opporsi a che venissero pubblicate.
Napolitano doveva fare la stessa cosa sin dall’inizio della comunicazione dell’esistenza delle intercettazioni per non creare un caso, ha 87 anni anni sa bene come funziona l’ambaradan.
Ora sta solo complicando il caso dal punto di vista delle istituzioni, lo sta peggiorando a vista d’occhio.
Nessuno gli addebita implicazioni nella trattativa Stato-Mafia, come vogliono far credere i suoi numerosi avvocati improvvisati, quindi, sia lui per primo a disporre che tutto sia reso chiaro.
Altrimenti viene da supporre che intende proteggere qualcuno, Mancino o i suoi collaboratori.
Non esiste reato in questo senso, ma Napolitano in questo modo azzera completamente la credibilità delle istituzioni.
Da mesi i sondaggisti evitano di pubblicare il consenso nei confronti di Napolitano che raggiunge l’apice quando decide di sostituire la salma con Monti.
Napolitano non si rende conto del vulnus che reca alla nazione in queste ore difficilissime, con l’economia a rotoli e la notizia che la Sicilia è fallita.
Se anche il garante della Costituzione si comporta in modo palesemente anomalo, e non risolve nulla portando i pm davanti alla Consulta, perché risolto il caso giuridico, rimane il mistero del contenuto delle intercettazioni, significa che anche le istituzioni sono completamente rase al suolo, come il resto del Paese e sue credenze e suoi valori cancellati.
In chiusura Omnibus si occupa del caso Napolitano. Parte quella mente contorta di Giuseppe Sottile, de Il Foglio, il disonore dei siciliani, con una serie masturbazioni mentali per arrivare alla fine a dimostrare la pericolosità delle intercettazioni. E qui torna in mente Montanelli e il suo convincimento che i giornalisti scrivono per il principe,…o ragionano per il principe.
Assist perfetto, quindi, per Brunetta, che lancia la palla in avanti per andare a rete. Il corazziere tira fuori tutti i rospi che ha dentro e dove va a parare? Guarda caso sulla cara salma, per i torti subiti con le intercettazioni, e per la battaglia in corso affinché venga messo il silenziatore.
Entrambi sono schierati con Napolitano, usato solo per difendere la salma.
<<Doveva intervenire prima…….>> pontifica Brunetta, pensando che se non ci fosse stato tanto sputtanamento nei confronti del caro estinto lui, oggi potrebbe essere ancora ministrino.
Tutto continua perfettamente a funzionare ad personam,…….la salma è tornata e le zoccole scalpitano.
Il polverone sollevato è enorme, così i merli ci si perdono dentro.
L’imperativo categorico è quello di creare confusione nelle menti degli italiani.
Però il caso è semplice.
Primo
Giorgio Napolitano, con la trattativa Stato-Mafia non c’entra nulla.
Secondo
Non è Napolitano che ha telefonato a Nicola Mancino, ma viceversa.
Terzo
Napolitano è stato intercettato perché sotto controllo era il telefono di Nicola Mancino, in quel momento privato cittadino.
Quarto
E’ Mancino che avendo scelto la strada di mentire ai magistrati inquirenti, dopo la deposizione non si sente più sicuro e chiama il Quirinale.
Quinto
Se Pasquale Cafiero, portantino al Cardarelli, fosse colto anche lui da dubbi dopo una falsa testimonianza e si rivolgesse telefonicamente all’amico Napolitano, di certo non avrebbe udienza. Ma se uno dichiara: “Pronto,..sono Nicola Mancino,….” allora tutto cambia,….l’”apriti Sesamo”, funziona sempre.
Sesto
Ne stanno scrivendo di cotte e di crude. Il Santo Fondatore di Repubblica va a scartabellare nei meandri della legge citando articoli per cui la Procura della Repubblica di Palermo è costretta ad intervenire facendo presente che E. Scalfari non conosce la legge. Carlo Galli, ieri su Repubblica, si arrampica sui vetri per arrivare a concludere che quei nastri devono essere distrutti,…….i merloni giganti non devono sapere.
Ieri interviene anche il ministro Severino sostenendo che non devono essere divulgati i contenuti dei nastri.
Tutti si accorgono, anche il più sfessacchiato degli italiani, che a questo punto qualcosa non funziona e si chiedono:
“Ma se il contenuto dei nastri non deve essere divulgato, o i nastri devono essere distrutti, vuol dire che contengono qualcosa di grave”.
Settimo
Mario ieri ha ricordato la posizione di Prodi, in cui in una situazione analoga di intercettazioni che lo riguardavano, ha dichiarato di non opporsi a che venissero pubblicate.
Napolitano doveva fare la stessa cosa sin dall’inizio della comunicazione dell’esistenza delle intercettazioni per non creare un caso, ha 87 anni anni sa bene come funziona l’ambaradan.
Ora sta solo complicando il caso dal punto di vista delle istituzioni, lo sta peggiorando a vista d’occhio.
Nessuno gli addebita implicazioni nella trattativa Stato-Mafia, come vogliono far credere i suoi numerosi avvocati improvvisati, quindi, sia lui per primo a disporre che tutto sia reso chiaro.
Altrimenti viene da supporre che intende proteggere qualcuno, Mancino o i suoi collaboratori.
Non esiste reato in questo senso, ma Napolitano in questo modo azzera completamente la credibilità delle istituzioni.
Da mesi i sondaggisti evitano di pubblicare il consenso nei confronti di Napolitano che raggiunge l’apice quando decide di sostituire la salma con Monti.
Napolitano non si rende conto del vulnus che reca alla nazione in queste ore difficilissime, con l’economia a rotoli e la notizia che la Sicilia è fallita.
Se anche il garante della Costituzione si comporta in modo palesemente anomalo, e non risolve nulla portando i pm davanti alla Consulta, perché risolto il caso giuridico, rimane il mistero del contenuto delle intercettazioni, significa che anche le istituzioni sono completamente rase al suolo, come il resto del Paese e sue credenze e suoi valori cancellati.
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Re: Cittadino Presidente
Secondo me si rende conto benissimo ... ma tra i due mali ha preferito questo!camillobenso ha scritto:L’ora delle puttane.
...
Napolitano non si rende conto del vulnus che reca alla nazione in queste ore difficilissime, con l’economia a rotoli e la notizia che la Sicilia è fallita.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: Cittadino Presidente
Trattativa, Rita Borsellino: “La mossa del Colle è uno schiaffo a me e all’Italia”
"Non mi aspettavo da Napolitano una presa di posizione così netta e grave nei confronti della Procura di Palermo, nel momento in cui quest’ultima sta cercando di fare chiarezza tra depistaggi e sentenze indotte. A pochi giorni dall’anniversario della strage, ci viene detto che delle intercettazioni tra Mancino e il Presidente la gente non deve sapere nulla"
di Alex Corlazzoli | 18 luglio 2012
Commenti (55)
Mi sento schiaffeggiata da questa notizia”. Rita Borsellino, sorella di Paolo, europarlamentare, ripete queste sei parole seduta nella sua casa al mare, a Trabia, dove il pomeriggio del 19 luglio venne a sapere della strage di via D’Amelio. Le ha pronunciate la prima volta l’altroieri in una libreria a pochi passi dalla storica focacceria di San Francesco, appena saputo che il Quirinale aveva sollevato un conflitto di attribuzioni alla Consulta contro la Procura di Palermo. E non torna indietro. Rincara la dose. Non porge l’altra guancia. Come quando alla vigilia del Natale 2007, alla notizia dell’istruttoria sollecitata dallo stesso Giorgio Napolitano per un’eventuale concessione della grazia all’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, si oppose senza se e senza ma. Quella volta Napolitano la chiamò al telefono e non fu certo una conversazione tranquilla. “La sensazione di essere stati schiaffeggiati credo l’abbiano provata tutti gli italiani. Non ce l’aspettavamo dal Capo dello Stato una presa di posizione così netta e grave nei confronti della Procura di Palermo, nel momento in cui quest’ultima sta cercando di fare chiarezza tra depistaggi e sentenze indotte. A pochi giorni dall’anniversario della strage, ci viene detto che delle intercettazioni tra Mancino e il Presidente la gente non deve sapere nulla. Ma tutti quanti abbiamo il diritto di conoscere tutto ciò che può servire a scoprire la verità. Siamo stanchi di sentire solo i non so e i non ricordo. Quando abbiamo gli elementi concreti è giusto che siano messi a disposizione. Io voglio sapere se Mancino è una persona che effettivamente sta facendo un doppio gioco. Se i magistrati abbiano violato la legge sull’immunità del Capo dello Stato o no questo dovrà essere stabilito. Intanto mi ritrovo sul piatto della bilancia la Presidenza della Repubblica che dice che ciò che è accaduto non è lecito, ma anche la Procura di Palermo che afferma il contrario. Come persona alla ricerca della verità, come famigliare, ma soprattutto come cittadina, mi sento offesa. E’ come se mi fosse stato detto: certe cose non le puoi e non le devi sapere. E io non lo posso accettare”.
È un caso che il decreto del Presidente della Repubblica sia arrivato a pochi giorni dalle celebrazioni del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio?
Ci sono delle ragioni di opportunità. Non penso che gli avvisi di garanzia debbano essere sospesi in funzione dei momenti. La giustizia deve fare il suo corso, ma credo che tirare fuori un argomento così controverso nella circostanza in cui tutti quanti avrebbero dovuto concentrarsi sulla necessità di fare chiarezza in occasione del ventennale della strage, sia stato inopportuno. O forse si è voluto contribuire proprio così.
Il 19 luglio arriverà come ogni anno il messaggio del Capo dello Stato e la sua corona di fiori in via D’Amelio.
Se il Presidente della Repubblica manderà il suo fax di partecipazione sarà sempre accolto con deferenza perché è il capo dello Stato. Ma la richiesta che abbiamo fatto io e mio fratello Salvatore al sindaco di Palermo è chiara: non rifiutiamo i fiori della Presidenza della Repubblica, del Consiglio o della Regione, ma chiediamo che via D’Amelio quest’anno sia un luogo dove viene ricordata la vita. I simboli della morte come possono essere le corone, siano depositati in un altro luogo . Noi vogliamo ricordare la vita di Paolo Borsellino. Vogliamo che lì dove ci sono dei dubbi che investono le istituzioni non ci siano simboli che le rappresentano. Paolo diceva che le istituzioni sono sacre. Possono essere discutibili gli uomini. Mio fratello era un uomo di quelle istituzioni sacre. Purtroppo oggi abbiamo troppi elementi per confermare quello che lui diceva: ci sono state persone che in quelle istituzioni hanno tradito. Non vogliamo correre il rischio che i simboli si possano confondere con le persone, perché ancor oggi non sappiamo chi sono i traditori”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... qus_thread
Ancora misteri, ancora "buchi neri"
riusciremo mai a strappare questi veli? e ad affrancarci dalle ragion di stato?
I Napolitano i Mancino due fra i tanti protagonisti di un potere ultradecennale che ci hanno regalato stragi impunite, misteri insoluti, economia fallimentare...
l'unica cosa certa una CASTA intoccabilee ed onnipotente.
"Non mi aspettavo da Napolitano una presa di posizione così netta e grave nei confronti della Procura di Palermo, nel momento in cui quest’ultima sta cercando di fare chiarezza tra depistaggi e sentenze indotte. A pochi giorni dall’anniversario della strage, ci viene detto che delle intercettazioni tra Mancino e il Presidente la gente non deve sapere nulla"
di Alex Corlazzoli | 18 luglio 2012
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Mi sento schiaffeggiata da questa notizia”. Rita Borsellino, sorella di Paolo, europarlamentare, ripete queste sei parole seduta nella sua casa al mare, a Trabia, dove il pomeriggio del 19 luglio venne a sapere della strage di via D’Amelio. Le ha pronunciate la prima volta l’altroieri in una libreria a pochi passi dalla storica focacceria di San Francesco, appena saputo che il Quirinale aveva sollevato un conflitto di attribuzioni alla Consulta contro la Procura di Palermo. E non torna indietro. Rincara la dose. Non porge l’altra guancia. Come quando alla vigilia del Natale 2007, alla notizia dell’istruttoria sollecitata dallo stesso Giorgio Napolitano per un’eventuale concessione della grazia all’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada, si oppose senza se e senza ma. Quella volta Napolitano la chiamò al telefono e non fu certo una conversazione tranquilla. “La sensazione di essere stati schiaffeggiati credo l’abbiano provata tutti gli italiani. Non ce l’aspettavamo dal Capo dello Stato una presa di posizione così netta e grave nei confronti della Procura di Palermo, nel momento in cui quest’ultima sta cercando di fare chiarezza tra depistaggi e sentenze indotte. A pochi giorni dall’anniversario della strage, ci viene detto che delle intercettazioni tra Mancino e il Presidente la gente non deve sapere nulla. Ma tutti quanti abbiamo il diritto di conoscere tutto ciò che può servire a scoprire la verità. Siamo stanchi di sentire solo i non so e i non ricordo. Quando abbiamo gli elementi concreti è giusto che siano messi a disposizione. Io voglio sapere se Mancino è una persona che effettivamente sta facendo un doppio gioco. Se i magistrati abbiano violato la legge sull’immunità del Capo dello Stato o no questo dovrà essere stabilito. Intanto mi ritrovo sul piatto della bilancia la Presidenza della Repubblica che dice che ciò che è accaduto non è lecito, ma anche la Procura di Palermo che afferma il contrario. Come persona alla ricerca della verità, come famigliare, ma soprattutto come cittadina, mi sento offesa. E’ come se mi fosse stato detto: certe cose non le puoi e non le devi sapere. E io non lo posso accettare”.
È un caso che il decreto del Presidente della Repubblica sia arrivato a pochi giorni dalle celebrazioni del ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio?
Ci sono delle ragioni di opportunità. Non penso che gli avvisi di garanzia debbano essere sospesi in funzione dei momenti. La giustizia deve fare il suo corso, ma credo che tirare fuori un argomento così controverso nella circostanza in cui tutti quanti avrebbero dovuto concentrarsi sulla necessità di fare chiarezza in occasione del ventennale della strage, sia stato inopportuno. O forse si è voluto contribuire proprio così.
Il 19 luglio arriverà come ogni anno il messaggio del Capo dello Stato e la sua corona di fiori in via D’Amelio.
Se il Presidente della Repubblica manderà il suo fax di partecipazione sarà sempre accolto con deferenza perché è il capo dello Stato. Ma la richiesta che abbiamo fatto io e mio fratello Salvatore al sindaco di Palermo è chiara: non rifiutiamo i fiori della Presidenza della Repubblica, del Consiglio o della Regione, ma chiediamo che via D’Amelio quest’anno sia un luogo dove viene ricordata la vita. I simboli della morte come possono essere le corone, siano depositati in un altro luogo . Noi vogliamo ricordare la vita di Paolo Borsellino. Vogliamo che lì dove ci sono dei dubbi che investono le istituzioni non ci siano simboli che le rappresentano. Paolo diceva che le istituzioni sono sacre. Possono essere discutibili gli uomini. Mio fratello era un uomo di quelle istituzioni sacre. Purtroppo oggi abbiamo troppi elementi per confermare quello che lui diceva: ci sono state persone che in quelle istituzioni hanno tradito. Non vogliamo correre il rischio che i simboli si possano confondere con le persone, perché ancor oggi non sappiamo chi sono i traditori”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... qus_thread
Ancora misteri, ancora "buchi neri"
riusciremo mai a strappare questi veli? e ad affrancarci dalle ragion di stato?
I Napolitano i Mancino due fra i tanti protagonisti di un potere ultradecennale che ci hanno regalato stragi impunite, misteri insoluti, economia fallimentare...
l'unica cosa certa una CASTA intoccabilee ed onnipotente.
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Re: Cittadino Presidente
lucfig ha scritto:Secondo me si rende conto benissimo ... ma tra i due mali ha preferito questo!camillobenso ha scritto:L’ora delle puttane.
...
Napolitano non si rende conto del vulnus che reca alla nazione in queste ore difficilissime, con l’economia a rotoli e la notizia che la Sicilia è fallita.
...
Ohibò!!
Premesso che ritenendo la scelta di Napolità non sia tutta sua perché si sente fortemente l’impronta di qualche consigliere puttaniere, forse anche non tanto disinteressato,…scegliendo la difesa ad personam, o di una parte del gruppo ristretto che lo sorregge, rigettando quindi nei fatti il suo compito istituzionale di essere il garante della Costituzione nei confronti di tutti i cittadini italiani, su cui tra l’altro ha pure giurato, e non solo di una parte ristretta denominata “casta”, il Capo dello Stato getta alle ortiche, per non dire altro, la Costituzione e azzera il suo mandato trascinando l’Italia nella polvere.
PS. Forse qualche economista che va per la maggiore, non certo connazionale, non ha tutti i torti quando segnala le scorrettezze e le ambiguità delle agenzie di rating.
Ma forse, in via del tutto occasionale, forse anche per sovrapposizione degli eventi, la scorsa settimana quando ci hanno declassato non avevano tutti i torti. Ripeto, forse è solo una coincidenza d’intenti.
Ma per favore non continuiamo a fare sempre i magliari furbetten spaghetten e mandolinen che prendono per il curri culum l’intero mondo.
Non è affatto vero che siamo diventati virtuosi e ci hanno puniti, come ha sostenuto Monti e i seminaristi interessati del montismo prèt a porter.
Come ha anche segnalato qualche attento osservatore distaccato dalle fastidiosissime tifoserie da stadio, i mercati non si sono minimamente scomposti venerdì scorso dopo l’annuncio di Moody’s, questo perché a livello internazionale siamo di nuovo squalificati e non ci voleva l’agenzia di rating made in Usa per certificarlo, loro lo sanno già.
Chi investe grossi capitali, acquistando il nostro debito non fa la conta “Ambarabà cici cocò, tre civette sul comò……..e alla fine sceglie con “ndo cojo cojo” e indica il Bel Paese!!!
Chi investe lo fa valutando tutti i dati, soprattutto due, l’andamento dell’economia e lo stato dell’arte della politica.
Quindi anche questo pasticcio creato da Napolitano ha il suo peso.
Alla paraculaggine del tutto imprevista di Monti ci stiamo rassegnando.
L’abbiamo oramai alla fine capito, anche lui è della specie “Forte con i deboli e debole con i forti”.
L’altra settimana è stato descritto dai media come fortemente irritato dalle dichiarazioni di Squinzi sullo stato della nostra economia: <<Così - ha dichiarato il Professore – Squinzi fa salire lo spread>>
Non si creda Monti che Napolitano lo faccia abbassare.
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Re: Cittadino Presidente
Chi indebolisce le istituzioni?
di Paolo Flores d'Arcais | 18 luglio 2012
Commenti (24)
Domani si commemorano a Palermo i venti anni dall’eccidio di via D’Amelio, la strage in cui vengono trucidati Paolo Borsellino e gli uomini e donne della sua scorta.
La strage con cui la mafia si libera di un uomo delle istituzioni, di un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia, trattativa che avvilisce lo Stato davanti a un anti-Stato che si farà ancora più tracotante.
Con che coscienza, domani, si potrà dire nei discorsi ufficiali che lo Stato vuole continuare nell’impegno contro la mafia con l’intransigenza che fu di Falcone e Borsellino? Con che coscienza si potrà domani riaffermare che lo Stato vuole davvero tutta la verità su quella trattativa ormai accertata, ed evidentemente indecente, se altissimi funzionari coinvolti continuano a negarla, e in ogni accenno di telegiornale viene pudicamente derubricata a “presunta”?
Qui vogliamo prescindere da ogni polemica sulla decisione del Quirinale di aprire un conflitto contro la Procura di Palermo presso la Corte costituzionale.
Illustri giuristi hanno già spiegato perché sia improponibile, e altri che non vogliono rinunciare alla logica e al diritto lo faranno nei prossimi giorni.
Ma assumiamo come ipotetica del terzo tipo che la mossa di Napolitano sia giuridicamente difendibile, che cosa indebolirebbe di più la credibilità dell’istituzione più alta, la trasparenza su quanto è intercorso tra Mancino e il Presidente o la pervicace volontà che tutto resti piombato nel segreto? Lo domandiamo a Michele Ainis, Carlo Galli, Stefano Folli e Ugo Di Siervo, che sui quattro più diffusi quotidiani del paese (Corriere della Sera, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa) affermavano ieri all’unisono che il problema cruciale è impedire che il Colle sia indebolito come “punto di equilibrio del sistema”.
Benissimo. Ma è un fatto che Mancino ha parlato almeno otto volte col consigliere giuridico di Napolitano, il quale nelle registrazioni afferma costantemente di essersi consultato col Presidente nell’attivarsi secondo i desiderata del Mancino stesso. D’Ambrosio millantava e il Presidente era all’oscuro di tutto? O, messo al corrente, ha dato disposizioni che a un molesto Mancino venisse cortesemente messa giù la cornetta? E proprio questo magari si evincerebbe dalle due telefonate dirette tra Mancino e Napolitano?
Non sarebbe meglio, proprio per non indebolire il Colle, una parola chiara del Presidente che ribadisca come, esattamente nella sua funzione di “punto di equilibrio del sistema”, ogni suo discorso con Mancino era ineccepibile, a prova di divulgazione?
Il Fatto Quotidiano, 18 Luglio 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ni/297435/
di Paolo Flores d'Arcais | 18 luglio 2012
Commenti (24)
Domani si commemorano a Palermo i venti anni dall’eccidio di via D’Amelio, la strage in cui vengono trucidati Paolo Borsellino e gli uomini e donne della sua scorta.
La strage con cui la mafia si libera di un uomo delle istituzioni, di un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia, trattativa che avvilisce lo Stato davanti a un anti-Stato che si farà ancora più tracotante.
Con che coscienza, domani, si potrà dire nei discorsi ufficiali che lo Stato vuole continuare nell’impegno contro la mafia con l’intransigenza che fu di Falcone e Borsellino? Con che coscienza si potrà domani riaffermare che lo Stato vuole davvero tutta la verità su quella trattativa ormai accertata, ed evidentemente indecente, se altissimi funzionari coinvolti continuano a negarla, e in ogni accenno di telegiornale viene pudicamente derubricata a “presunta”?
Qui vogliamo prescindere da ogni polemica sulla decisione del Quirinale di aprire un conflitto contro la Procura di Palermo presso la Corte costituzionale.
Illustri giuristi hanno già spiegato perché sia improponibile, e altri che non vogliono rinunciare alla logica e al diritto lo faranno nei prossimi giorni.
Ma assumiamo come ipotetica del terzo tipo che la mossa di Napolitano sia giuridicamente difendibile, che cosa indebolirebbe di più la credibilità dell’istituzione più alta, la trasparenza su quanto è intercorso tra Mancino e il Presidente o la pervicace volontà che tutto resti piombato nel segreto? Lo domandiamo a Michele Ainis, Carlo Galli, Stefano Folli e Ugo Di Siervo, che sui quattro più diffusi quotidiani del paese (Corriere della Sera, Repubblica, Sole 24 Ore, Stampa) affermavano ieri all’unisono che il problema cruciale è impedire che il Colle sia indebolito come “punto di equilibrio del sistema”.
Benissimo. Ma è un fatto che Mancino ha parlato almeno otto volte col consigliere giuridico di Napolitano, il quale nelle registrazioni afferma costantemente di essersi consultato col Presidente nell’attivarsi secondo i desiderata del Mancino stesso. D’Ambrosio millantava e il Presidente era all’oscuro di tutto? O, messo al corrente, ha dato disposizioni che a un molesto Mancino venisse cortesemente messa giù la cornetta? E proprio questo magari si evincerebbe dalle due telefonate dirette tra Mancino e Napolitano?
Non sarebbe meglio, proprio per non indebolire il Colle, una parola chiara del Presidente che ribadisca come, esattamente nella sua funzione di “punto di equilibrio del sistema”, ogni suo discorso con Mancino era ineccepibile, a prova di divulgazione?
Il Fatto Quotidiano, 18 Luglio 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ni/297435/
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Re: Cittadino Presidente
Paolo Borsellino vive. Contro l’indifferenza dei complici
di Stefano Corradino | 18 luglio 2012
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Sono passati 20 anni e sembra ieri. Non ci eravamo ancora ripresi dalla strage di Capaci che dopo poche settimane, l’Italia tornava a sanguinare. Stessa dinamica. La bomba è innescata. Un comando a distanza, un timer. L’esplosione. La morte del giudice Borsellino dopo quella di Falcone. I funerali. Le lacrime sincere di chi combatteva al suo fianco. E il finto cordoglio di chi ha ostacolato il suo lavoro, le inchieste, la sete di giustizia.
In quante chiese e per quante esequie si saranno seduti, se non gli esecutori materiali, i mandanti, i conniventi, quelli che sapevano e hanno taciuto, quelli che non sapevano ma potevano indagare ma non avevano alcuna intenzione di farlo. Per convenienza, interesse. O per paura, rassegnazione, indifferenza.
Gli indifferenti sono complici. Non premono grilletti e non schiacciano pulsanti di telecomandi che attivano ordigni. Ma il male che si abbatte su tutti, scriveva Antonio Gramsci “avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare… Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita”.
Ma la memoria di Borsellino vive. Vive negli amministratori che non si fanno corrompere, nei commercianti che rifiutano di pagare il pizzo, nei sacerdoti che la lotta alla mafia non solo la predicano ma la praticano, vive nelle manifestazioni degli studenti che brandiscono cartelli con le gigantografie dei loro eroi civili. Vive nei libri e negli articoli di scrittori e cronisti, quelli che hanno ancora pensano che un giornalista debba essere, a cospetto del potere, un cane da guardia e non da riporto…
Domani 19 luglio Articolo21 è in festa, anche se c’è in questo momento c’è ben poco da festeggiare. Abbiamo scelto questa data proprio per ricordare Borsellino e quanti come lui (da Placido Rizzotto a Giancarlo Siani…) non hanno piegato la schiena di fronte ai soprusi della criminalità, perversamente integrata con pezzi dello Stato, fino ad essere talvolta una cosa sola. Cosa loro, non nostra. Con la mafia non si tratta. Semmai la si maltratta. Duramente, implacabilmente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ci/297895/
di Stefano Corradino | 18 luglio 2012
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Sono passati 20 anni e sembra ieri. Non ci eravamo ancora ripresi dalla strage di Capaci che dopo poche settimane, l’Italia tornava a sanguinare. Stessa dinamica. La bomba è innescata. Un comando a distanza, un timer. L’esplosione. La morte del giudice Borsellino dopo quella di Falcone. I funerali. Le lacrime sincere di chi combatteva al suo fianco. E il finto cordoglio di chi ha ostacolato il suo lavoro, le inchieste, la sete di giustizia.
In quante chiese e per quante esequie si saranno seduti, se non gli esecutori materiali, i mandanti, i conniventi, quelli che sapevano e hanno taciuto, quelli che non sapevano ma potevano indagare ma non avevano alcuna intenzione di farlo. Per convenienza, interesse. O per paura, rassegnazione, indifferenza.
Gli indifferenti sono complici. Non premono grilletti e non schiacciano pulsanti di telecomandi che attivano ordigni. Ma il male che si abbatte su tutti, scriveva Antonio Gramsci “avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare… Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita”.
Ma la memoria di Borsellino vive. Vive negli amministratori che non si fanno corrompere, nei commercianti che rifiutano di pagare il pizzo, nei sacerdoti che la lotta alla mafia non solo la predicano ma la praticano, vive nelle manifestazioni degli studenti che brandiscono cartelli con le gigantografie dei loro eroi civili. Vive nei libri e negli articoli di scrittori e cronisti, quelli che hanno ancora pensano che un giornalista debba essere, a cospetto del potere, un cane da guardia e non da riporto…
Domani 19 luglio Articolo21 è in festa, anche se c’è in questo momento c’è ben poco da festeggiare. Abbiamo scelto questa data proprio per ricordare Borsellino e quanti come lui (da Placido Rizzotto a Giancarlo Siani…) non hanno piegato la schiena di fronte ai soprusi della criminalità, perversamente integrata con pezzi dello Stato, fino ad essere talvolta una cosa sola. Cosa loro, non nostra. Con la mafia non si tratta. Semmai la si maltratta. Duramente, implacabilmente.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... ci/297895/
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Re: Cittadino Presidente
Adesso giocano sui cavilli.Se avesse chiamato Napolitano sarebbe tutto OK non si può intercettare il presidente della repubblica.Ma essendo stato Mancino a chiamarlo,le intercettazioni dovrebbero essere note a tuttti i cittadini ,per il semplice motivo non pubblicarle si creano sospetti.
Che ci siano stati depistaggi non c'è dubbio.Azenda di Borsellino Quella Rossa che si vede anche nel video.Il quale ufficio si trova?
http://www.youtube.com/watch?v=DS7dGzmBmFk
Ciao
Paolo11
Che ci siano stati depistaggi non c'è dubbio.Azenda di Borsellino Quella Rossa che si vede anche nel video.Il quale ufficio si trova?
http://www.youtube.com/watch?v=DS7dGzmBmFk
Ciao
Paolo11
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Re: Cittadino Presidente
Gian Carlo Caselli ad “In onda” entra duramente sul caso della Procura di Palermo.
OGGI COME IERI E’ IN CORSO UN’AZIONE DI DESTABILIZZAZIONE DELLA PROCURA DI PALERMO.
Parere gravissimo, doppiamente agghiacciante se si pensa che il segretario del Pd ha ritenuto "agghiaccianti" le parole di Grillo verso Bindi,...ma è RIMASTO COMPLETAMENTE SILENTE SULL'INTERVENTO DI RITA BORSELLINO intervenuta stamani su Il Fatto Quotidiano.
Parere gravissimo ma condivisibile, almeno da parte mia……
OGGI COME IERI E’ IN CORSO UN’AZIONE DI DESTABILIZZAZIONE DELLA PROCURA DI PALERMO.
Parere gravissimo, doppiamente agghiacciante se si pensa che il segretario del Pd ha ritenuto "agghiaccianti" le parole di Grillo verso Bindi,...ma è RIMASTO COMPLETAMENTE SILENTE SULL'INTERVENTO DI RITA BORSELLINO intervenuta stamani su Il Fatto Quotidiano.
Parere gravissimo ma condivisibile, almeno da parte mia……
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Re: Cittadino Presidente
Ha scritto Paolo Flores d’Arcais stamani su IFQ:
La strage con cui la mafia si libera di un uomo delle istituzioni, di un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia, trattativa che avvilisce lo Stato davanti a un anti-Stato che si farà ancora più tracotante.
E’ su quel “un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia” che occorre puntare i riflettori.
E’ molto probabile che se con Paolo Borsellino ci fossimo messi a discutere di politica, prima o poi avremmo finito per litigare.
Paolo Borsellino era di destra, prima missino e poi An. Agli antipodi quindi.
Ma c’è una terra di nessuno di chi lavora per lo Stato in cui l’adesione ad un’idea politica deve essere lasciata fuori dalla porta.
E’ un concetto che pochi sanno rispettare,….Paolo Borsellino era uno di quelli. Come lo è stato l’avvocato Giorgio Ambrosoli, di fede monarchica, quando lo Stato gli ha conferito l’incarico di Commissario liquidatore del B.P.I.
Uomini come Borsellino, rappresentano una garanzia per tutti.
La sorella Rita, deve avere una visione politica differente dal fratello Paolo se Wikipedia riporta:
Alla fine del 2005 si è intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistranonostante le idee politiche del fratello, simpatizzante del Movimento Sociale Italiano, di candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana nelle amministrative della primavera 2006. La sua candidatura è stata sancita dallo svolgimento di elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle quali la Borsellino ha ottenuto il 66,9% dei consensi superando il suo contendente Ferdinando Latteri, rettore dell'Università di Catania.
La candidatura della Borsellino è stata sostenuta, in origine, soprattutto dai partiti "minori" di centro-sinistra (SDI, Rifondazione, Verdi, Pdci, Italia dei Valori ed altri), cui si unirono presto i Democratici di Sinistra.
Sul fronte opposto era schierata la Margherita con Ferdinando Latteri. È stata designata, dunque, a sfidare il governatore siciliano uscente, Salvatore Cuffaro, candidato della Casa delle Libertà.
La strage con cui la mafia si libera di un uomo delle istituzioni, di un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia, trattativa che avvilisce lo Stato davanti a un anti-Stato che si farà ancora più tracotante.
E’ su quel “un servitore integerrimo dello Stato che perciò si oppone a ogni trattativa tra Stato e mafia” che occorre puntare i riflettori.
E’ molto probabile che se con Paolo Borsellino ci fossimo messi a discutere di politica, prima o poi avremmo finito per litigare.
Paolo Borsellino era di destra, prima missino e poi An. Agli antipodi quindi.
Ma c’è una terra di nessuno di chi lavora per lo Stato in cui l’adesione ad un’idea politica deve essere lasciata fuori dalla porta.
E’ un concetto che pochi sanno rispettare,….Paolo Borsellino era uno di quelli. Come lo è stato l’avvocato Giorgio Ambrosoli, di fede monarchica, quando lo Stato gli ha conferito l’incarico di Commissario liquidatore del B.P.I.
Uomini come Borsellino, rappresentano una garanzia per tutti.
La sorella Rita, deve avere una visione politica differente dal fratello Paolo se Wikipedia riporta:
Alla fine del 2005 si è intensificato il suo impegno politico accettando la proposta, veicolata dalla coalizione di centrosinistranonostante le idee politiche del fratello, simpatizzante del Movimento Sociale Italiano, di candidarsi alla presidenza della Regione Siciliana nelle amministrative della primavera 2006. La sua candidatura è stata sancita dallo svolgimento di elezioni primarie (il 4 dicembre), nelle quali la Borsellino ha ottenuto il 66,9% dei consensi superando il suo contendente Ferdinando Latteri, rettore dell'Università di Catania.
La candidatura della Borsellino è stata sostenuta, in origine, soprattutto dai partiti "minori" di centro-sinistra (SDI, Rifondazione, Verdi, Pdci, Italia dei Valori ed altri), cui si unirono presto i Democratici di Sinistra.
Sul fronte opposto era schierata la Margherita con Ferdinando Latteri. È stata designata, dunque, a sfidare il governatore siciliano uscente, Salvatore Cuffaro, candidato della Casa delle Libertà.
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Re: Cittadino Presidente
Trattativa Stato-Mafia e l’agenda rossa di Borsellino
di Ranieri Razzante | 18 luglio 2012
Commenti (1)
Domani è l’anniversario dell’estremo sacrificio del compianto giudice Borsellino, vittima del tragico attentato di Via D’Amelio. Qualcuno se n’è accorto?
A leggere i giornali, a sentire i commenti, a guardare i talk show direi proprio di no!
Trovo paradossale che vent’anni dopo quel giorno fatale, le Istituzioni si trovino al centro di una guerra fratricida che non serve a nessuno. Il perché è presto detto.
Al centro della questione ci sarebbe la mancata distruzione dei nastri con le telefonate intercettate tra il Quirinale e Nicola Mancino. Si è parlato per questo di “natura intromissiva” del Presidente della Repubblica nelle questioni giudiziali e, dall’altra parte, di “protagonismo politico” della magistratura palermitana che sta seguendo il caso.
Ebbene, la stessa magistratura ha affermato che le intercettazioni delle telefonate tra Mancino e Napolitano “non sono rilevanti”, pertanto i loro contenuti non forniscono ulteriori elementi sulla presunta trattativa Stato-Mafia di quel dannato biennio.
L’unico dubbio che rimane è di natura processual-penalistica, ossia se vadano “distrutte” prima o dopo l’udienza dal gip, per evitare che i giornali ne pubblichino il contenuto.
Qualcuno si è chiesto se lo spirito che muoveva il lavoro del giudice Borsellino fosse proprio questo? Se Borsellino, e chi con lui ha condiviso la stessa sorte, fosse mosso dall’intento di scardinare un “Sistema nel Sistema” ovvero di generare conflitti istituzionali per arrogarsi poteri concettualmente ben distinti dalla Carta Costituzionale?
Rispondere a queste domande potrebbe essere un primo eccellente passo per poterci definire cittadini consapevoli di questa Nazione, ma soprattutto per essere coscienti di avere in qualche modo onorato la memoria di Paolo Borsellino.
Sento dire da più parti che la “politica è mafia”.
Io invece la intendo in maniera diversa, ossia la mafia si è “politicizzata”: voglio intendere che la Mafia ha imparato ad adattarsi ai tempi, ai cambiamenti socio economici, alle crisi economiche e politiche, con un atteggiamento camaleontico che la porta a confondersi anche tra le trame della politica, che da parte sua si sta impegnando con tutte le forze a rimanere distante dalla vita reale, quella con cui hanno a che fare gli italiani ogni giorno.
E invece, credo di doverlo ripetere, gli eccessi di protagonismo indistintamente distribuiti tra le forze in campo; i “detti” e i “non detti” nelle occasioni pubbliche e nei talk show (divenuti, questi ultimi, degli uffici di Procure); lo sconfortante “scaricabarile” tra chi in qualche modo era partecipe – si presume sempre in buonafede – di fatti di quegli anni. Bene, tutto ciò allunga a dismisura questo terrificante e defatigante accertamento (cui non si è ovviamente pervenuti) del cd. “patto Stato-Mafia”, origine, si dice, di ogni male.
Credo che ai cittadini importi solo che due eroi (e altri con loro) siano morti e, pubblicamente non se ne conosca il perché.
“C’è bisogno di verità e di giustizia, questo contrasto fa male” dice Rita Borsellino.
Non possiamo che acconsentire a queste parole; magari Borsellino avrebbe voluto lasciarci in eredità proprio il suo buon senso che, a parer mio, vale più di mille agende rosse.
Ha collaborato Mirko Barbetti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... no/297499/
di Ranieri Razzante | 18 luglio 2012
Commenti (1)
Domani è l’anniversario dell’estremo sacrificio del compianto giudice Borsellino, vittima del tragico attentato di Via D’Amelio. Qualcuno se n’è accorto?
A leggere i giornali, a sentire i commenti, a guardare i talk show direi proprio di no!
Trovo paradossale che vent’anni dopo quel giorno fatale, le Istituzioni si trovino al centro di una guerra fratricida che non serve a nessuno. Il perché è presto detto.
Al centro della questione ci sarebbe la mancata distruzione dei nastri con le telefonate intercettate tra il Quirinale e Nicola Mancino. Si è parlato per questo di “natura intromissiva” del Presidente della Repubblica nelle questioni giudiziali e, dall’altra parte, di “protagonismo politico” della magistratura palermitana che sta seguendo il caso.
Ebbene, la stessa magistratura ha affermato che le intercettazioni delle telefonate tra Mancino e Napolitano “non sono rilevanti”, pertanto i loro contenuti non forniscono ulteriori elementi sulla presunta trattativa Stato-Mafia di quel dannato biennio.
L’unico dubbio che rimane è di natura processual-penalistica, ossia se vadano “distrutte” prima o dopo l’udienza dal gip, per evitare che i giornali ne pubblichino il contenuto.
Qualcuno si è chiesto se lo spirito che muoveva il lavoro del giudice Borsellino fosse proprio questo? Se Borsellino, e chi con lui ha condiviso la stessa sorte, fosse mosso dall’intento di scardinare un “Sistema nel Sistema” ovvero di generare conflitti istituzionali per arrogarsi poteri concettualmente ben distinti dalla Carta Costituzionale?
Rispondere a queste domande potrebbe essere un primo eccellente passo per poterci definire cittadini consapevoli di questa Nazione, ma soprattutto per essere coscienti di avere in qualche modo onorato la memoria di Paolo Borsellino.
Sento dire da più parti che la “politica è mafia”.
Io invece la intendo in maniera diversa, ossia la mafia si è “politicizzata”: voglio intendere che la Mafia ha imparato ad adattarsi ai tempi, ai cambiamenti socio economici, alle crisi economiche e politiche, con un atteggiamento camaleontico che la porta a confondersi anche tra le trame della politica, che da parte sua si sta impegnando con tutte le forze a rimanere distante dalla vita reale, quella con cui hanno a che fare gli italiani ogni giorno.
E invece, credo di doverlo ripetere, gli eccessi di protagonismo indistintamente distribuiti tra le forze in campo; i “detti” e i “non detti” nelle occasioni pubbliche e nei talk show (divenuti, questi ultimi, degli uffici di Procure); lo sconfortante “scaricabarile” tra chi in qualche modo era partecipe – si presume sempre in buonafede – di fatti di quegli anni. Bene, tutto ciò allunga a dismisura questo terrificante e defatigante accertamento (cui non si è ovviamente pervenuti) del cd. “patto Stato-Mafia”, origine, si dice, di ogni male.
Credo che ai cittadini importi solo che due eroi (e altri con loro) siano morti e, pubblicamente non se ne conosca il perché.
“C’è bisogno di verità e di giustizia, questo contrasto fa male” dice Rita Borsellino.
Non possiamo che acconsentire a queste parole; magari Borsellino avrebbe voluto lasciarci in eredità proprio il suo buon senso che, a parer mio, vale più di mille agende rosse.
Ha collaborato Mirko Barbetti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... no/297499/
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