quo vadis PD ????
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Re: quo vadis PD ????
LUSI, MA ‘NDO STANNO STI ABUSI? - DALLA PROCURA ARRIVANO “LE CARTE” DEL TESORIERE, CON I VERSAMENTI ALLE CORRENTI DI BINDI (CHE NEGÒ DI AVER MAI RICEVUTO SOLDI), FRANCESCHINI, ENRICO LETTA, FIORONI - MA NONOSTANTE LE ALLUSIONI, LUSI NON RIESCE A DIMOSTRARE CHE I DIRIGENTI DEL PARTITO USASSERO I FONDI PER ATTIVITÀ DIVERSE DALLA POLITICA, E LE UNICHE PROVE RESTANO QUELLE DEI SUOI FURTI…
1- LA VERITÀ DI LUSI: COSÌ RIMBORSAVO LA BINDI
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
«Basta parlare di Rutelli, passiamo ad altro». Di buon ora, il 23 giugno scorso, all'onorevole Rosy Bindi saranno fischiate le orecchie. Perché dal carcere il collega di partito Luigi Lusi s'era messo a parlare delle «spese» che comparivano accanto al nominativo della presidente del Pd così come l'ex tesoriere le aveva archiviate nella pen drive consegnata ai magistrati dalla sua segretaria Francesca Fiore. Era un riferimento più preciso alla Bindi dopo quell'accenno buttato lì durante l'audizione al Senato, che portò l'onorevole a querelare il Giornale reo d'averne dato conto ai suoi lettori: «Le iniziative politiche da me organizzate - disse - sono autofinanziate e non ho mai ricevuto da Lusi nemmeno un euro né sono mai stata a conoscenza di presunti accordi spartitori».
I VERSAMENTI DELLA MARGHERITA AI BIG DEL PARTITO - DA "IL GIORNALE"
Quel 23 giugno al giudice che gli chiede conto dei «rimborsi» al leader dell'Api e Bianco (sul punto Lusi è stato poi indagato per calunnia, sui soldi agli altri big della Margherita proseguono le indagini) Lusi s'impunta: «Andiamo avanti, sennò sembra che parliamo solo di Bianco, come se ce l'avessimo solo con lui». Il giudice lo invita a parlare della Bindi e Lusi, sbirciando il «foglio di calcolo» con i soldi della Margherita, osserva: «Qui ci sono pagamenti di soggetti che erano candidati alle Europee del 2009 per il Pd. Mi viene chiesto di pagare delle fatture relative a questi soggetti, ma non era il richiedente la Margherita».
LUIGI LUSI IN MACCHINA DESTINAZIONE REBIBBIA
Fatta la premessa tra il giudice e l'indagato comincia un curioso siparietto. Col primo che interrompe continuamente il tesoriere facendo presente che «l'onorevole Bindi non le ha mica chiesto di pagarle un set di valigie o di pagarle una borsa». Al che Lusi ribatte a tono: «L'onorevole Bindi non mi ha chiesto... mi ha detto una cosa diversa». Il giudice, ancora di traverso: «Non le ha chiesto di pagarle una borsa». Sorpreso dall'ennesima contestazione, Lusi sbotta: «Senta, io non devo accusare nessuno. Io sto spiegando il sistema».
ROSI BINDI
E lo racconta come funzionava quel sistema a cui, a suo dire, attingeva anche la vicepresidente della Camera o chi per lei: «L'onorevole Bindi mi mandava una persona, che tendenzialmente era l'onorevole Miotto, oppure un suo segretario piuttosto che una sua segretaria, a seconda di chi c'era, che mi dava delle fatture. Questo era di chi? Della signora Bindi, della presidente Bindi, di riferimento politico. Chiaro? Non mi risulta in questi tre anni, a parte le spese telefoniche che riguardano non certo la Bindi, che era presidente del partito e vice presidente della Camera, ma saranno stati i suoi collaboratori ovviamente, ecco perché parlo di centri di costo, cioè attribuzioni di spese al soggetto di riferimento di quel singolo leader politico.
All'interno di quel sistema però - continua Lusi - le spese per le europee di Montemarano, le spese di Vittorio Prodi, le spese di Vaccari, le spese di questo Bandiera Alessandro piuttosto che Villaggio Grafica, Stella, la Tipografica di Rabbuoni, io non so chi siano». Il giudice lo stoppa di nuovo: «Non vedo però viaggi dell'onorevole Bindi». Tra l'ironico e l'irritato Lusi reagisce: «Sì, ma adesso non so perché è appassionata di viaggi, però va bene». Giudice: «Io? No, io affatto. Odio viaggiare».
FRANCESCHINI FIORONI
Lusi: «Eh, ma io non ho capito che c'entrano i viaggi allora. Stiamo parlando delle sue spese». Giudice: «No, dico, non vedo spese inconferenti dell'onorevole Bindi. Lei dice che la disfunzione...». Stavolta a interrompere è l'ex tesoriere. «Le spiego. Parliamo solo del 2009/2011. Allora, la Margherita ha sospeso nel 2007. C'è un Pd, ci sono altri partiti: Api, Udc. La Margherita paga delle somme che non riguardano un'attività della Margherita, ma terzi. Che cosa ci facciano i terzi io non lo verificavo (...) dove finissero gli altri soldi io non lo so. Di certo la prestazione di quella fattura a me non arrivava. Mi sto spiegando?».
Il magistrato si arrende, ma Lusi prosegue: «Quello che segue (nel prospetto, ndr) è Bocci, che oltre ad essere il presidente del comitato di tesoreria dal 2007 in poi, era l'uomo che inizialmente per conto di Fioroni mi dava le sue fatture...». Ma qui la Bindi non c'entra. È un'altra storia tutta da scrivere.
2- LE CARTE DI LUSI: I SOLDI A FRANCESCHINI LETTA E FIORONI
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
ENZO BIANCO PHAGRPRESS
Prende luce integralmente la «nota spese» dei notabili della Margherita consegnata ai pm romani da Francesca Fiore, segretaria dell'ex tesoriere Luigi Lusi. Chiuso il capitolo sui versamenti sospetti a Rutelli e Bianco, che per la procura di Roma non erano sospetti neanche un po' (tant'è che Lusi è stato indagato per calunnia), adesso l'attenzione della magistratura romana si concentra su quanto ulteriormente raccontato da Lusi nel suo interrogatorio in carcere e sui prospetti finanziari consegnati dalla collaboratrice del parlamentare.
FRANCESCO RUTELLI
Si tratta di rendiconti e fatture ancora tutti da verificare ed appare prematuro dire quale siano illegittimi, sempre che ve ne siano, e quali no. Gli accertamenti sono in divenire, come ha ricordato il procuratore Giuseppe Pignatone in una recente intervista al Corriere: «La verità sui movimenti finanziari, secondo gli "indici di anomalia", è ancora in corso e vedremo dove ci porterà». Nella «black list» che Lusi custodiva in una pendrive si fa riferimento a un gran numero di esponenti «democratici», con trascorsi nella Margherita. Quelli che più spiccano alla vista sono i tre che pubblichiamo qui sotto.
Stando alle accuse di Lusi il «sistema» dei rimborsi era più che dubbio. Nel senso che il parlamentare presentava le classiche «pezze d'appoggio» e lui, Lusi, non è che facesse poi troppi controlli. Pagava.Nell'interrogatorio dopo l'arresto l'ex tenutario della cassa l'ha spiegata così: «La fattura che io pagavo non vedeva mai una prestazione effettiva, mai. Molte di queste fatture, riferite ad alcuni leader politici, mi venivano consegnate, io le pagavo ma io non ho mai visto, né ho mai chiesto, onestamente, la realizzazione della prestazione a fronte della quale erogavo quel corrispettivo come Margherita».
ENRICO LETTA
Lusi ha spiegato che a ritirare le somme si presentavano persone di fiducia dei big del partito. Per Franceschini, ad esempio, «veniva Giacomelli, il suo fiduciante, che mi diceva le cose che servivano all'onorevole Franceschini e che io dovevo fare e qui (nella lista, ndr) ci sono le spese relative. Tutte queste fatture sono indicate nel 2009 e sono cose che non sono arrivate nella Margherita, non le ha fatte e non le ha ordinate la Margherita».
VITTORIO PRODI
Quanto a Enrico Letta, a verbale Lusi fa questo riferimento: «Poi c'è Letta, sempre con una parte di spesa per le Europee: Frigo, De Gennaro, Ferrari, quindi erano di riferimento dell'onorevole Letta intendo dire (...). Poi Vaccaro che era uno dei fiduciari di Letta, e che peraltro è anche nel comitato di tesoreria, è uno dei tre che rimane fisso nel comitato insieme all'onorevole Bocci e a un altro deputato friulano. Spese telefoniche nel 2011, Vaccaro, associazioni varie, proforma le fatture e così via».
1- LA VERITÀ DI LUSI: COSÌ RIMBORSAVO LA BINDI
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
«Basta parlare di Rutelli, passiamo ad altro». Di buon ora, il 23 giugno scorso, all'onorevole Rosy Bindi saranno fischiate le orecchie. Perché dal carcere il collega di partito Luigi Lusi s'era messo a parlare delle «spese» che comparivano accanto al nominativo della presidente del Pd così come l'ex tesoriere le aveva archiviate nella pen drive consegnata ai magistrati dalla sua segretaria Francesca Fiore. Era un riferimento più preciso alla Bindi dopo quell'accenno buttato lì durante l'audizione al Senato, che portò l'onorevole a querelare il Giornale reo d'averne dato conto ai suoi lettori: «Le iniziative politiche da me organizzate - disse - sono autofinanziate e non ho mai ricevuto da Lusi nemmeno un euro né sono mai stata a conoscenza di presunti accordi spartitori».
I VERSAMENTI DELLA MARGHERITA AI BIG DEL PARTITO - DA "IL GIORNALE"
Quel 23 giugno al giudice che gli chiede conto dei «rimborsi» al leader dell'Api e Bianco (sul punto Lusi è stato poi indagato per calunnia, sui soldi agli altri big della Margherita proseguono le indagini) Lusi s'impunta: «Andiamo avanti, sennò sembra che parliamo solo di Bianco, come se ce l'avessimo solo con lui». Il giudice lo invita a parlare della Bindi e Lusi, sbirciando il «foglio di calcolo» con i soldi della Margherita, osserva: «Qui ci sono pagamenti di soggetti che erano candidati alle Europee del 2009 per il Pd. Mi viene chiesto di pagare delle fatture relative a questi soggetti, ma non era il richiedente la Margherita».
LUIGI LUSI IN MACCHINA DESTINAZIONE REBIBBIA
Fatta la premessa tra il giudice e l'indagato comincia un curioso siparietto. Col primo che interrompe continuamente il tesoriere facendo presente che «l'onorevole Bindi non le ha mica chiesto di pagarle un set di valigie o di pagarle una borsa». Al che Lusi ribatte a tono: «L'onorevole Bindi non mi ha chiesto... mi ha detto una cosa diversa». Il giudice, ancora di traverso: «Non le ha chiesto di pagarle una borsa». Sorpreso dall'ennesima contestazione, Lusi sbotta: «Senta, io non devo accusare nessuno. Io sto spiegando il sistema».
ROSI BINDI
E lo racconta come funzionava quel sistema a cui, a suo dire, attingeva anche la vicepresidente della Camera o chi per lei: «L'onorevole Bindi mi mandava una persona, che tendenzialmente era l'onorevole Miotto, oppure un suo segretario piuttosto che una sua segretaria, a seconda di chi c'era, che mi dava delle fatture. Questo era di chi? Della signora Bindi, della presidente Bindi, di riferimento politico. Chiaro? Non mi risulta in questi tre anni, a parte le spese telefoniche che riguardano non certo la Bindi, che era presidente del partito e vice presidente della Camera, ma saranno stati i suoi collaboratori ovviamente, ecco perché parlo di centri di costo, cioè attribuzioni di spese al soggetto di riferimento di quel singolo leader politico.
All'interno di quel sistema però - continua Lusi - le spese per le europee di Montemarano, le spese di Vittorio Prodi, le spese di Vaccari, le spese di questo Bandiera Alessandro piuttosto che Villaggio Grafica, Stella, la Tipografica di Rabbuoni, io non so chi siano». Il giudice lo stoppa di nuovo: «Non vedo però viaggi dell'onorevole Bindi». Tra l'ironico e l'irritato Lusi reagisce: «Sì, ma adesso non so perché è appassionata di viaggi, però va bene». Giudice: «Io? No, io affatto. Odio viaggiare».
FRANCESCHINI FIORONI
Lusi: «Eh, ma io non ho capito che c'entrano i viaggi allora. Stiamo parlando delle sue spese». Giudice: «No, dico, non vedo spese inconferenti dell'onorevole Bindi. Lei dice che la disfunzione...». Stavolta a interrompere è l'ex tesoriere. «Le spiego. Parliamo solo del 2009/2011. Allora, la Margherita ha sospeso nel 2007. C'è un Pd, ci sono altri partiti: Api, Udc. La Margherita paga delle somme che non riguardano un'attività della Margherita, ma terzi. Che cosa ci facciano i terzi io non lo verificavo (...) dove finissero gli altri soldi io non lo so. Di certo la prestazione di quella fattura a me non arrivava. Mi sto spiegando?».
Il magistrato si arrende, ma Lusi prosegue: «Quello che segue (nel prospetto, ndr) è Bocci, che oltre ad essere il presidente del comitato di tesoreria dal 2007 in poi, era l'uomo che inizialmente per conto di Fioroni mi dava le sue fatture...». Ma qui la Bindi non c'entra. È un'altra storia tutta da scrivere.
2- LE CARTE DI LUSI: I SOLDI A FRANCESCHINI LETTA E FIORONI
Gian Marco Chiocci per "il Giornale"
ENZO BIANCO PHAGRPRESS
Prende luce integralmente la «nota spese» dei notabili della Margherita consegnata ai pm romani da Francesca Fiore, segretaria dell'ex tesoriere Luigi Lusi. Chiuso il capitolo sui versamenti sospetti a Rutelli e Bianco, che per la procura di Roma non erano sospetti neanche un po' (tant'è che Lusi è stato indagato per calunnia), adesso l'attenzione della magistratura romana si concentra su quanto ulteriormente raccontato da Lusi nel suo interrogatorio in carcere e sui prospetti finanziari consegnati dalla collaboratrice del parlamentare.
FRANCESCO RUTELLI
Si tratta di rendiconti e fatture ancora tutti da verificare ed appare prematuro dire quale siano illegittimi, sempre che ve ne siano, e quali no. Gli accertamenti sono in divenire, come ha ricordato il procuratore Giuseppe Pignatone in una recente intervista al Corriere: «La verità sui movimenti finanziari, secondo gli "indici di anomalia", è ancora in corso e vedremo dove ci porterà». Nella «black list» che Lusi custodiva in una pendrive si fa riferimento a un gran numero di esponenti «democratici», con trascorsi nella Margherita. Quelli che più spiccano alla vista sono i tre che pubblichiamo qui sotto.
Stando alle accuse di Lusi il «sistema» dei rimborsi era più che dubbio. Nel senso che il parlamentare presentava le classiche «pezze d'appoggio» e lui, Lusi, non è che facesse poi troppi controlli. Pagava.Nell'interrogatorio dopo l'arresto l'ex tenutario della cassa l'ha spiegata così: «La fattura che io pagavo non vedeva mai una prestazione effettiva, mai. Molte di queste fatture, riferite ad alcuni leader politici, mi venivano consegnate, io le pagavo ma io non ho mai visto, né ho mai chiesto, onestamente, la realizzazione della prestazione a fronte della quale erogavo quel corrispettivo come Margherita».
ENRICO LETTA
Lusi ha spiegato che a ritirare le somme si presentavano persone di fiducia dei big del partito. Per Franceschini, ad esempio, «veniva Giacomelli, il suo fiduciante, che mi diceva le cose che servivano all'onorevole Franceschini e che io dovevo fare e qui (nella lista, ndr) ci sono le spese relative. Tutte queste fatture sono indicate nel 2009 e sono cose che non sono arrivate nella Margherita, non le ha fatte e non le ha ordinate la Margherita».
VITTORIO PRODI
Quanto a Enrico Letta, a verbale Lusi fa questo riferimento: «Poi c'è Letta, sempre con una parte di spesa per le Europee: Frigo, De Gennaro, Ferrari, quindi erano di riferimento dell'onorevole Letta intendo dire (...). Poi Vaccaro che era uno dei fiduciari di Letta, e che peraltro è anche nel comitato di tesoreria, è uno dei tre che rimane fisso nel comitato insieme all'onorevole Bocci e a un altro deputato friulano. Spese telefoniche nel 2011, Vaccaro, associazioni varie, proforma le fatture e così via».
Re: quo vadis PD ????
no vabbè ma di che stiamo parlando? Lusi vuole trascinare nel fango gli ex pd per spese telefoniche? conti del ristorante?
ma pezze d'appoggio de che?
....siccome era una montagna di soldi poco utilizzata e poco controllata , ci ha pensato lui...e gli è andata male perchè qualcuno si è svegliato dal coma e l'ha scoperto.
ma pezze d'appoggio de che?
....siccome era una montagna di soldi poco utilizzata e poco controllata , ci ha pensato lui...e gli è andata male perchè qualcuno si è svegliato dal coma e l'ha scoperto.
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Re: quo vadis PD ????
Vediamole queste "fatture".
Sembrerebbero centinaia dai racconti.
Anche se non intestate ci saranno sopra una montagna di dati.
Date, importi, causali, emittente, impronte digitali.
Vediamo se il giro descritto e` vero.
Ma al di la` delle fatture, dovrebbero dimettersi tutti per la VERGOGNA
di aver tollerato una gestione della tesoreria di questo tipo in mano
a questo genere di personaggi.
Pero` io me lo ricordo il clima ai tempi.
Margherita non poteva essere criticata.
Altrimenti eri laicista relativista edonista nichilista positivista scientista estremista ....
Questo e` il risultato.
Vivi complimenti "cattolici" agli eredi di De Gasperi e Dossetti.
Da un cattolico, naturalmente...
soloo42000
Sembrerebbero centinaia dai racconti.
Anche se non intestate ci saranno sopra una montagna di dati.
Date, importi, causali, emittente, impronte digitali.
Vediamo se il giro descritto e` vero.
Ma al di la` delle fatture, dovrebbero dimettersi tutti per la VERGOGNA
di aver tollerato una gestione della tesoreria di questo tipo in mano
a questo genere di personaggi.
Pero` io me lo ricordo il clima ai tempi.
Margherita non poteva essere criticata.
Altrimenti eri laicista relativista edonista nichilista positivista scientista estremista ....
Questo e` il risultato.
Vivi complimenti "cattolici" agli eredi di De Gasperi e Dossetti.
Da un cattolico, naturalmente...
soloo42000
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Re: quo vadis PD ????
Sempre a proposito di Grillo- dopo le domande fatte da Tavolazzi oggi si aggiungono quelle degli espulsi di Cento.
Da Il Fatto Quotidiano > Emilia Romagna > 5 Stelle, dai d...
5 Stelle, dai diffidati di Cento 10 domande a Grillo. “Assurda la norma antistranieri”
Dalla mancanza di democrazia interna e di contraddittorio alle richiesta di sapere chi compone lo "Staff", gli ex appartenenti al Movimento, ora con una loro lista autonoma, pongono alcune questioni impellenti al blogger genovese e a Casaleggio: "perchè l'articolo 5 del non-statuto permettere di iscriversi solo ai cittadini italiani?"
di Marco Zavagli | Cento (Fe) | 26 luglio 2012
Commenti (178)
Più informazioni su: 10 domane, beppe grillo, Cento in Movimento, economist, Gianroberto Casaleggio, lista civetta, Movimento 5 Stelle, silvio berlusconi, valentino tavolazzi.
Dopo le dieci domande di Giuseppe D’Avanzo a Berlusconi e le dieci domande dell’Economist al Pd, ecco arrivare le dieci domande a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. I cofondatori del Movimento 5 Stelle finiscono nel mirino degli ex grillini di Cento.
Il gruppo 5 Stelle della città del Guercino, dopo l’espulsione decretata da Beppe Grillo per aver difeso il consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi, si erano dati un nuovo nome di battaglia andando “oltre” il Movimento 5 Stelle. Aggiungendo una Stella in più, quella della ”coerenza”, al proprio logo e battezzandosi “Cento in Movimento”.
E come uno dei primi atti schiaffano in faccia al loro ex leader un decalogo di quelli che cercano delle risposte definitive ad altrettanti tanti punti interrogativi che da tempo circolano tra le base del Movimento.
L’intervento dei “Sei Stelle” parte con una precisazione scansa equivoci: “non siamo una lista “civetta” che vuole approfittare del momento, come faranno in tanti o peggio, ispirati da meri obiettivi di interesse personale per creare chissà cosa”. Ma si tratta, invece, di “cittadini ed attivisti del MoVimento 5 Stelle, diffidati quattro mesi fa da Beppe Grillo, all’uso del simbolo ed ancora oggi non ne conosciamo il motivo”.
E allora via con le richieste. Punto primo: “perché non esiste con voi (Grillo e Casalleggio, ndr) nessun tipo di dialogo e contradditorio, nemmeno in rete?”. Il blog e la sua gestione tornano anche nella seconda e terza questione: “chi sono le persone che formano lo “Staff“, come vengono scelte e chi le gestisce?” e “come mai il portale non è ancora attivo?”.
Si passa quindi al cuore del problema tra testa e braccio del Movimento: “che rapporti, oltre a quelli personali, legano Grillo alla Casaleggio & Associati? Come e da chi vengono decisi i post e le espulsioni?”.
La domanda numero sei pone una questione, probabilmente sconosciuta ai più, relativa ai diritti civili: “perché gli stranieri legalmente sul suolo italiano non possono iscriversi al M5S?”. Sul punto l’articolo 5 del Non-Statuto è chiaro: “Il MoVimento è aperto ai cittadini italiani maggiorenni che non facciano parte, all’atto della richiesta di adesione, di partiti politici o di associazioni aventi oggetto o finalità in contrasto con quelli sopra descritti”.
E ancora: “Come pensate di spegnere le derive a volte violente di alcuni che scambiano la rete per un ring?”.
Il gruppo centese termine il suo cahier de doleance con i punti che riguardano le politiche di primavera. “Come pensate di scegliere le persone da candidare alle prossime elezioni politiche? Con quali strumenti?”, “Come verrà redatto il programma nazionale del M5S? Da Chi? Quando?”, ma soprattutto “si va o no alle elezioni del 2013?”.
Da Il Fatto Quotidiano > Emilia Romagna > 5 Stelle, dai d...
5 Stelle, dai diffidati di Cento 10 domande a Grillo. “Assurda la norma antistranieri”
Dalla mancanza di democrazia interna e di contraddittorio alle richiesta di sapere chi compone lo "Staff", gli ex appartenenti al Movimento, ora con una loro lista autonoma, pongono alcune questioni impellenti al blogger genovese e a Casaleggio: "perchè l'articolo 5 del non-statuto permettere di iscriversi solo ai cittadini italiani?"
di Marco Zavagli | Cento (Fe) | 26 luglio 2012
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Più informazioni su: 10 domane, beppe grillo, Cento in Movimento, economist, Gianroberto Casaleggio, lista civetta, Movimento 5 Stelle, silvio berlusconi, valentino tavolazzi.
Dopo le dieci domande di Giuseppe D’Avanzo a Berlusconi e le dieci domande dell’Economist al Pd, ecco arrivare le dieci domande a Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. I cofondatori del Movimento 5 Stelle finiscono nel mirino degli ex grillini di Cento.
Il gruppo 5 Stelle della città del Guercino, dopo l’espulsione decretata da Beppe Grillo per aver difeso il consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi, si erano dati un nuovo nome di battaglia andando “oltre” il Movimento 5 Stelle. Aggiungendo una Stella in più, quella della ”coerenza”, al proprio logo e battezzandosi “Cento in Movimento”.
E come uno dei primi atti schiaffano in faccia al loro ex leader un decalogo di quelli che cercano delle risposte definitive ad altrettanti tanti punti interrogativi che da tempo circolano tra le base del Movimento.
L’intervento dei “Sei Stelle” parte con una precisazione scansa equivoci: “non siamo una lista “civetta” che vuole approfittare del momento, come faranno in tanti o peggio, ispirati da meri obiettivi di interesse personale per creare chissà cosa”. Ma si tratta, invece, di “cittadini ed attivisti del MoVimento 5 Stelle, diffidati quattro mesi fa da Beppe Grillo, all’uso del simbolo ed ancora oggi non ne conosciamo il motivo”.
E allora via con le richieste. Punto primo: “perché non esiste con voi (Grillo e Casalleggio, ndr) nessun tipo di dialogo e contradditorio, nemmeno in rete?”. Il blog e la sua gestione tornano anche nella seconda e terza questione: “chi sono le persone che formano lo “Staff“, come vengono scelte e chi le gestisce?” e “come mai il portale non è ancora attivo?”.
Si passa quindi al cuore del problema tra testa e braccio del Movimento: “che rapporti, oltre a quelli personali, legano Grillo alla Casaleggio & Associati? Come e da chi vengono decisi i post e le espulsioni?”.
La domanda numero sei pone una questione, probabilmente sconosciuta ai più, relativa ai diritti civili: “perché gli stranieri legalmente sul suolo italiano non possono iscriversi al M5S?”. Sul punto l’articolo 5 del Non-Statuto è chiaro: “Il MoVimento è aperto ai cittadini italiani maggiorenni che non facciano parte, all’atto della richiesta di adesione, di partiti politici o di associazioni aventi oggetto o finalità in contrasto con quelli sopra descritti”.
E ancora: “Come pensate di spegnere le derive a volte violente di alcuni che scambiano la rete per un ring?”.
Il gruppo centese termine il suo cahier de doleance con i punti che riguardano le politiche di primavera. “Come pensate di scegliere le persone da candidare alle prossime elezioni politiche? Con quali strumenti?”, “Come verrà redatto il programma nazionale del M5S? Da Chi? Quando?”, ma soprattutto “si va o no alle elezioni del 2013?”.
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Re: quo vadis PD ????
Se il programma del 5 Stelle e quello di Idv e+SEL+Sinistra coincide al 90%, Grillo può anche dire che nonn farà alleanza con nessuno, ma l'alleanza sarebbe nelle cose da farsi.
E mentre Di Pietro e Grillo dicono queste cose
Bersani
i martedì presenta 'Carta d'intenti'. Sempre nell'ambito delle grandi manovre in vista delle alleanze elettorali, si segnala l'annuncio ufficiale della 'Carta d'intenti per il patto dei democratici e dei progressisti' di Pier Luigi Bersani. Sarà presentata martedì alle 11 presso il Tempio di Adriano, a Roma. "Questo patto - si legge nella Carta d'intenti- si rivolgerà non solo alle forze politiche di ispirazione democratica e progressista, ma ad associazioni e movimenti, agli amministratori, alla cittadinanza attiva e alle personalità che intendano concorrere a un progetto di governo in grado di affrontare la grande crisi che stiamo vivendo." Nell'agenda di inizio agosto del segretario, comunque, non è previsto alcun incontro con Antonio Di Pietro.
da repubblica.it
(27 luglio 2012)
Aspettiamo di vedere la carta d'intenti.
E mentre Di Pietro e Grillo dicono queste cose
Bersani
i martedì presenta 'Carta d'intenti'. Sempre nell'ambito delle grandi manovre in vista delle alleanze elettorali, si segnala l'annuncio ufficiale della 'Carta d'intenti per il patto dei democratici e dei progressisti' di Pier Luigi Bersani. Sarà presentata martedì alle 11 presso il Tempio di Adriano, a Roma. "Questo patto - si legge nella Carta d'intenti- si rivolgerà non solo alle forze politiche di ispirazione democratica e progressista, ma ad associazioni e movimenti, agli amministratori, alla cittadinanza attiva e alle personalità che intendano concorrere a un progetto di governo in grado di affrontare la grande crisi che stiamo vivendo." Nell'agenda di inizio agosto del segretario, comunque, non è previsto alcun incontro con Antonio Di Pietro.
da repubblica.it
(27 luglio 2012)
Aspettiamo di vedere la carta d'intenti.
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Re: quo vadis PD ????
Progressisti una parola usata da molti.Perfino Craxi era un progressista.
http://www.pontifex.roma.it/index.php/o ... eppe-siri-
Ciao
paolo11
http://www.pontifex.roma.it/index.php/o ... eppe-siri-
Ciao
paolo11
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Re: quo vadis PD ????
E' l'esempio che dovrebbero prendere a modello tutti gli ex elettori Ds.
Il Pd va a destra, e io me ne vado dal Partito
di Ivano Marescotti | 30 luglio 2012
Commenti (29)
La politica non è un mero esercizio di ragionamenti asettici e razionali. Prende più giù della testa e anche del cuore. Ma quando arriva alla pancia son dolori e crampi ingovernabili.
È quello che mi succede proprio in questi giorni, in queste ore. Io sono sempre stato nel Partito (come si chiamava di volta in volta) o lì attorno come le falene con le lampadine.
Ma quello che mi succede ora è ancora inedito per me. Non avendo più il cemento ideologico di un mondo migliore promesso dalla rivoluzione pacifica, all’italiana, democratica ecc. un partito vale per quello che fa e gli uomini che lo rappresentano valgono per quello che fanno vedere di sé. Ma le azioni e gli scopi ora mi sfuggono.
Gli ultimi avvenimenti riguardanti le indagini sugli accordi Stato-Mafia di 20 anni fa e, in particolare, il suo aspetto laterale come quello del coinvolgimento di Napolitano mi hanno sorpreso e anche indignato parecchio. Napolitano si è infognato chiaramente e alla luce del sole. Ha commesso un errore chiaro e palese (difendere il suo portavoce che dichiarava che il Presidente aveva “preso a cuore” la richiesta di un ex Ministro di manipolare le indagini dei pm che indagano su fatti molto gravi) e, per trarsene fuori, ne ha commesso un altro più grave (il conflitto di attribuzione alla corte costituzionale) ed infine, dopo la morte di D’Ambrosio per infarto, accusare, nel suo necrologio, esplicitamente Ingroia e gli altri (oltre ad alcuni giornali) di avere causato la morte del suo collaboratore. Il titolo dei giornali di destra è “Napolitano: pm assassini”. Oggi nulla, attendo domani se Napolitano avrà qualcosa da ridire, distinguere il suo giudizio, difendere i pm palermitani… Dopodomani sarà già troppo tardi.
E Bersani e il suo PD appoggiano in toto, a priori, Napolitano in una vicenda dove è chiaro ed evidente l’errore del Presidente, mettendosi con ciò a fianco della peggior feccia politica di destra.
Quella lampadina attorno a cui ronzavo in cerca di lumi si è proprio spenta. Non si può essere ipocriti fino a questo punto. Se uno sbaglia occorre dirlo e farlo capire a tutti. Tutti possono sbagliare ma accanirsi nell’errore è diabolico e letale. È così che si difende l’istituzione e la democrazia e non con l’accusa di lesa maestà.
Io non nutro più molte speranze di svolte del PD e non vedo luci.
Ci ho provato per alcuni anni fino a far parte della Assemblea Nazionale dalla quale mi sono dimesso dopo un paio di riunioni così come, definitivamente, dal Partito. E mi sembra ora di essere non più tanto a fianco del PD ma all’opposizione dopo che quel partito governa l’Italia sostenedo un Governo assieme al PDL. Inaudito e intollerabile. Monti è di destra e va lasciato alla destra che almeno sarebbe dignitosa. Anche solo battersi per contenderselo con la destra è per me un assurdo inconcepibile. Monti fa una politica cieca, toglie soldi e consumi e servizi alla popolazione, comprimendo diritti acquisti nel tempo con dure lotte di classe, pensando di risanare l’economia portandoci invece vicino al baratro. È una politica capitalistica semplice e chiara ma lontana da quella illuminata, keinesiana, degli anni trenta in America. Una situazione che rende anche più semplice e chiaro che una politica di sinistra è un’altra: di opposizione. Un partito di sinistra non ha paura di vincere le elezioni e di governare. Direi che esattamente quello è il suo compito! E avrebbe dovuto almeno cercare di farlo mesi fa. con le elezioni avremmo vinto a man bassa e avremmo avuto l’onore e l’onere di dovere governare una crisi con scelte impopolari ma forse accettate dalla popolazione che sa accettare sacrifici se fatti con il loro concorso e per un futuro migliore.
La gente andava anche in galera durante il fascismo e moriva per un avvenire migliore.
Invece abbiamo un governo retto dal PD, UDC e PDL. Ecco… non in mio nome.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07 ... to/309625/
Il Pd va a destra, e io me ne vado dal Partito
di Ivano Marescotti | 30 luglio 2012
Commenti (29)
La politica non è un mero esercizio di ragionamenti asettici e razionali. Prende più giù della testa e anche del cuore. Ma quando arriva alla pancia son dolori e crampi ingovernabili.
È quello che mi succede proprio in questi giorni, in queste ore. Io sono sempre stato nel Partito (come si chiamava di volta in volta) o lì attorno come le falene con le lampadine.
Ma quello che mi succede ora è ancora inedito per me. Non avendo più il cemento ideologico di un mondo migliore promesso dalla rivoluzione pacifica, all’italiana, democratica ecc. un partito vale per quello che fa e gli uomini che lo rappresentano valgono per quello che fanno vedere di sé. Ma le azioni e gli scopi ora mi sfuggono.
Gli ultimi avvenimenti riguardanti le indagini sugli accordi Stato-Mafia di 20 anni fa e, in particolare, il suo aspetto laterale come quello del coinvolgimento di Napolitano mi hanno sorpreso e anche indignato parecchio. Napolitano si è infognato chiaramente e alla luce del sole. Ha commesso un errore chiaro e palese (difendere il suo portavoce che dichiarava che il Presidente aveva “preso a cuore” la richiesta di un ex Ministro di manipolare le indagini dei pm che indagano su fatti molto gravi) e, per trarsene fuori, ne ha commesso un altro più grave (il conflitto di attribuzione alla corte costituzionale) ed infine, dopo la morte di D’Ambrosio per infarto, accusare, nel suo necrologio, esplicitamente Ingroia e gli altri (oltre ad alcuni giornali) di avere causato la morte del suo collaboratore. Il titolo dei giornali di destra è “Napolitano: pm assassini”. Oggi nulla, attendo domani se Napolitano avrà qualcosa da ridire, distinguere il suo giudizio, difendere i pm palermitani… Dopodomani sarà già troppo tardi.
E Bersani e il suo PD appoggiano in toto, a priori, Napolitano in una vicenda dove è chiaro ed evidente l’errore del Presidente, mettendosi con ciò a fianco della peggior feccia politica di destra.
Quella lampadina attorno a cui ronzavo in cerca di lumi si è proprio spenta. Non si può essere ipocriti fino a questo punto. Se uno sbaglia occorre dirlo e farlo capire a tutti. Tutti possono sbagliare ma accanirsi nell’errore è diabolico e letale. È così che si difende l’istituzione e la democrazia e non con l’accusa di lesa maestà.
Io non nutro più molte speranze di svolte del PD e non vedo luci.
Ci ho provato per alcuni anni fino a far parte della Assemblea Nazionale dalla quale mi sono dimesso dopo un paio di riunioni così come, definitivamente, dal Partito. E mi sembra ora di essere non più tanto a fianco del PD ma all’opposizione dopo che quel partito governa l’Italia sostenedo un Governo assieme al PDL. Inaudito e intollerabile. Monti è di destra e va lasciato alla destra che almeno sarebbe dignitosa. Anche solo battersi per contenderselo con la destra è per me un assurdo inconcepibile. Monti fa una politica cieca, toglie soldi e consumi e servizi alla popolazione, comprimendo diritti acquisti nel tempo con dure lotte di classe, pensando di risanare l’economia portandoci invece vicino al baratro. È una politica capitalistica semplice e chiara ma lontana da quella illuminata, keinesiana, degli anni trenta in America. Una situazione che rende anche più semplice e chiaro che una politica di sinistra è un’altra: di opposizione. Un partito di sinistra non ha paura di vincere le elezioni e di governare. Direi che esattamente quello è il suo compito! E avrebbe dovuto almeno cercare di farlo mesi fa. con le elezioni avremmo vinto a man bassa e avremmo avuto l’onore e l’onere di dovere governare una crisi con scelte impopolari ma forse accettate dalla popolazione che sa accettare sacrifici se fatti con il loro concorso e per un futuro migliore.
La gente andava anche in galera durante il fascismo e moriva per un avvenire migliore.
Invece abbiamo un governo retto dal PD, UDC e PDL. Ecco… non in mio nome.
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Ultima modifica di camillobenso il 30/07/2012, 14:57, modificato 1 volta in totale.
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Re: quo vadis PD ????
Il tentantivo dei montiani del Pd, cioè tutti gli ex Dc, più Veltroni, Dalemoni, è quello di ingannare il grosso dell'ex elettorato Ds da consegnare a Casini.
Qualcuno riesce a capire,......ma gli altri????????
Qualcuno riesce a capire,......ma gli altri????????
Re: quo vadis PD ????
Vendola al Tg3. Mi pare che prenda le distanze da Di Pietro: parla di una china (quella degli attacchi ingiustificati alle istituzioni di garanzia) che rischia di diventare una deriva. A buon intenditor poche parole...
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Re: quo vadis PD ????
giorgio ha scritto:Visto.
E sentito.
Vendola diventa ogni giorno più incomprensibile, la sua linea politica misteriosissima come uno dei suoi "racconti": ora ce l'ha con Di Pietro perchè non accetta a scatola chiusa le quirinalate, vuole allearsi col PD, che considera imprescindibile per un centro sinistra (con l'UDC, Niki?) e parla di antiliberismo.
Se lo ricorda (e certo che se lo ricorda..) che il liberismo è la teoria economica del capitalismo?
E che l'unica alternativa fino ad oggi conosciuta in questo porcomondo al capitalismo, liberismo, mercatismo ed altre oscenità si chiama, semplicemente, socialismo?
E pensa che questo accidente di PD sia un partito "socialista"???
Mah...
Allora il vecchio Travaglio c’ha visto giusto ancora una volta di più quando nel suo editoriale quotidiano di sedici giorni fa scriveva:
Ieri molti elettori del Pd sono insorti sul web come dinanzi a chissà quale gaffe o novità.
Beata ingenuità.
Sono 18 anni che sinistra e destra governano insieme, ovviamente sottobanco per non farsi beccare dai rispettivi elettori.
Perciò Grillo e Di Pietro li terrorizzano: non fan parte del giro, non inciuciano, non sono trattabili né ricattabili né controllabili, insomma hanno il guinzaglio lungo.
Non mi era chiaro perché avesse voluto escludere Vendola dalla casta.
Forse oggi è chiaro.
A modo suo Niki fa parte della casta.
Una decina di giorni fa ho incontrato un amico dirigente del Sel cittadino, che prima delle amministrative mi aveva precisato che il Sel intende costruire una nuova sinistra,..ma che ci vorranno tempi lunghi.(ci voglioni sempre tempi lunghi, ma nella situazione attuale si muore)
Era l’occasione giusta per un chiarimento. Una nuova sinistra doveva passare attraverso l’esperienza dell’alleanza con Casini, Fini, e forse ancora Rutelli?
La sua risposta fu no, il Sel non prevede l’alleanza con Casini.
Sarà, ma allora perché la posizione di questa sera?
La sinistra di Togliatti e Berlinguer è morta e sepolta, e gli eredi, figli e nipoti, non sono all’altezza di raccogliere l’eredità per proporre una nuova sinistra del nuovo millennio.
Tutti gran chiacchieroni, ma a fatti nisba.
Devono aver sofferto così tanto il verticismo del Pci, che una volta sciolto, tutti hanno tentato di fare i capi, capini, capetti, caponi, ..insomma una gran voglia di comandare e basta.
Il mio concittadino, Armando Cossutta, nel Pci rimase sempre nelle seconde file per via del suo filosovietismo oltranzista.
Fondò con altri il partito della Rifondazione comunista, ma per avere un incarico di riguardo, come aveva sognato per tutta la vita, usci da Rc per fondare il partito dei Comunisti italiani. Diliberto e Rizzo che lo seguirono, anche loro sono sempre stati animati dalla voglia del comando.
Proprio ieri, IFQ, presentando una rosa di nuovi partiti, 12, segnalava il nuovo partito di Marco Rizzo, “Sinistra ploretaria”.
Il filone maggiore dell’ex Pci, dopo aver fatto fuori Occhetto, per assicurarsi il potere a vita, ha tolto la scuola quadri, dove tutti loro si erano formati. In questo modo volevano assicurasi che nessuno dei giovani adisse al golpe nei loro confronti come loro avevano fatto con Akel.
Ci sono riusciti ma hanno completamente distrutto tutto quanto. Oggi sono solo cadaveri poco eccellenti alla ricerca di ticket per il trasbordo nella terza Repubblica.
PS. Nei 12 nuovi partiti riportati da IFQ, c’è quello liberale di Giannino, Il partito della Rivoluzione di Sgarbi, che intende poi regalare alla cara salma, ma che per il momento vale solo uno 0,6%, c’è il partito di Zamparini, e quello del ritorno a Itaca, del destrissimo Marcello Veneziani.
Sanno che questo è un grande allevamento di merli boccaloni, se tanti ci sono riusciti possono riuscirci anche loro. In fondo la Lega fin che ha potuto ce l’ha fatta.
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