Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
-Nelle casseforti della Banca d’Italia ci sono ben 2 451,8 tonnellate d’oro, vale a dire 83 197 miliardi di euro circa. L’Italia ha infatti la terza riserva d’oro più grande al mondo dopo gli Stati-Uniti e la Germania, e quarta se contiamo anche quella del FMI.
-Di quel 8.588,1,…….il 44,7 % è detenuto dal 10 % degli italiani. Sempre fonte BANKITALIA.
Quindi il 10 % degli italiani detiene : 4.036,407 miliardi di euro.
-Su Fineco leggo 4% depositi per un anno e 4,50% depositi per 2 anni
- il debito pubblico italiano si avvicina ai 2000 miliardi di euro
Fantasticando con i numeri
-Di regola se tu possiedi 1 milione e lo dai alla banca come garanzia puoi ottenere un prestito equivalente
1) Lo Stato chiede a quel 10% di cittadini che detiene 4.036 miiardi di euro di firmare una garanzia per una cifra equivalente in modo da avere a disposizione quei4.000 miliardi per 10 anni
2) oggi in Italia gli interessi sono anche al 4,50%, ma anche i bond tedeschi 30annali offrono il 2%, per cui calcolare un 3% annuo di interessi potrebbe essere realistico; cioè € 120miliardi/anno
3)Di questi €120miliardi, 100 miliardi ogni anno vanno a scalare il debito pubblico e 20miliardi resterebbero come interessi del 0,5% per i proprietari.
4) RISULTATO: in dieci anni il debito pubblico sarebbe ridotto a 1000miliardi ,circa il 60% del PIL come richiesto-
I possessori di quei 4000miliardi avrebbero il loro capitale aumentato dello 0,5% ogni anno
-Di quel 8.588,1,…….il 44,7 % è detenuto dal 10 % degli italiani. Sempre fonte BANKITALIA.
Quindi il 10 % degli italiani detiene : 4.036,407 miliardi di euro.
-Su Fineco leggo 4% depositi per un anno e 4,50% depositi per 2 anni
- il debito pubblico italiano si avvicina ai 2000 miliardi di euro
Fantasticando con i numeri
-Di regola se tu possiedi 1 milione e lo dai alla banca come garanzia puoi ottenere un prestito equivalente
1) Lo Stato chiede a quel 10% di cittadini che detiene 4.036 miiardi di euro di firmare una garanzia per una cifra equivalente in modo da avere a disposizione quei4.000 miliardi per 10 anni
2) oggi in Italia gli interessi sono anche al 4,50%, ma anche i bond tedeschi 30annali offrono il 2%, per cui calcolare un 3% annuo di interessi potrebbe essere realistico; cioè € 120miliardi/anno
3)Di questi €120miliardi, 100 miliardi ogni anno vanno a scalare il debito pubblico e 20miliardi resterebbero come interessi del 0,5% per i proprietari.
4) RISULTATO: in dieci anni il debito pubblico sarebbe ridotto a 1000miliardi ,circa il 60% del PIL come richiesto-
I possessori di quei 4000miliardi avrebbero il loro capitale aumentato dello 0,5% ogni anno
Re: Come se ne viene fuori ?
Chi sono i signori dello spread. Un attacco partito dal 2010
di Marlowe
L’8 febbraio 2010 era un freddo lunedì a New York quando i capi dei maggiori hedge fund americani si riunirono a cena in una townhouse per decidere il primo massiccio attacco all’euro. Erano già i padroni dello spread, ma ancora non lo sapevano, così come non sapevano che da quel summit sarebbe iniziato il possibile inizio della fine della moneta unica europea: cioè l’attacco di questi giorni, di queste ore, attacco che proseguirà fino a settembre. Come ha poi raccontato uno di quelli che a quella cena prese parte, John Paulson, fondatore e numero uno di un fondo speculativo che nel 2007 aveva fatto fortuna puntando contro i mutui subprime, «l’obiettivo era una svalutazione dell’euro, che allora era ad 1,5 sul dollaro, fino a portarlo alla parità. Uno ad uno». Ieri siamo arrivati a buon punto: l’euro è sceso ad 1,21. Un altro degli ospiti a tavola, imbandita da Monness, Crespi, Hardt & Co., una società di brokeraggio piccola ma con eccellente fama di riservatezza, era George Soros, che vantava l’esperienza della doppia speculazione contro sterlina e lira nel 1992. «Volevamo guadagnare un sacco di soldi, non distruggere l’Europa» ha dichiarato Soros. «Ovviamente» ha aggiunto Paulson «l’indebolimento dell’euro non poteva piacere al governo Obama, che vedeva messo a repentaglio l’export, ma noi avevamo un alibi formidabile: la Grecia truccava i conti, la reazione europea era incredibilmente lenta e contraddittoria. Basta pensare che nel 2008, nella prima fase della crisi, la Bce aveva alzato i tassi». Non erano ancora padroni dello spread ma lo sarebbero diventati da lì a un anno, grazie a due gruppi di alleati che neppure il più ottimista degli speculatori immaginava di trovarsi al fianco: la classe dirigente tedesca e relativa opinione pubblica da essa influenzata, e successivamente l’altro fronte della finanza, quella che si muove all’opposto degli hedge fund. Cioè fondi d’investimento istituzionali e fondi sovrani, a cominciare da quelli asiatici. Per capire il meccanismo occorre tenere conto che hedge fund e fondi tradizionali agiscono all’inverso. I primi praticano le vendite allo scoperto scommettendo sui ribassi (cioè vendono prima di aver comprato); il loro bilancio è dato dal risultato del trading di ore e minuti. I secondi investono a lungo termine, contabilizzano le perdite in conto capitale, e se il valore di mercato di un titolo scende i conti vanno in rosso. Una divergenza d’interessi tra speculatori e investitori normalmente inconciliabile, ma che da quell’inverno del 2010 si è lentamente trasformata in un’alleanza di ferro: suggellata appunto dallo spread. E questo grazie al terzo attore: l’élite tedesca, e poi olandese e finlandese, che ha innalzato sempre più sui propri stendardi di guerra il differenziale tra Bund e titoli di stato periferici. Capifila di questi nuovi junker sono Joachim Gauck, presidente della Repubblica federale tedesca che ha impugnato di fronte alla Corte costituzionale di Karlsruhe il fiscal compact e soprattutto il nuovo fondo Esm, benché voluti da Angela Merkel, che dovrebbero rafforzare l’euro e domare lo spread, e Andreas Vosskuhle, presidente della Corte che ha annunciato di impiegherà fino a settembre per il responso. Vanificando quindi quanto deciso a fine giugno proprio in previsione dell’estate di fuoco che stiamo vivendo. Per la speculazione, un tappeto rosso. E prima di Gauck e Vosskuhle, era stato Jens Weidmann, già consigliere economico della Merkel e nel 2011 da lei piazzato alla presidenza della Bundesbank. O Hans-Olaf Henkel, ex capo della Confindustria tedesca, che da due anni anima una campagna contro l’euro ed i peccati dei paesi del Sud Europa, culminata nel manifesto di 200 economisti ostili al salvataggio delle banche spagnole (e chissà domani se toccasse all’Italia). Primo firmatario, Hans-Werner Sinn, presidente dell’Ifo, il temuto istituto per le ricerche economiche, autore del periodico indice di fiducia di cittadini e imprese: Sinn, nominato nel 2011 dal quotidiano inglese The Independent tra «i dieci uomini che hanno cambiato il mondo», da anni scrive saggi e pamphlet contro «il party dei paesi mediterranei» e per dimostrare che «l’euro ucciderà la Germania» a meno che Berlino non si liberi di una simile zavorra. Ovviamente non si può negare che la Grecia, e soprattutto la Spagna con le sue regioni autonome vanto del socialismo zapaterista, non gli forniscano qualche ragione. Teniamoci stretti e vediamo se e che cosa salta fuori dalla Sicilia, dalla Campania, dal Lazio. Ma è stato in prima battuta grazie alla goccia cinese dei Weidmann, dei Sinn, degli Henkel, con le sponde nazionalpopolari di giornali come Der Spiegel e Die Bild, che i tedeschi - dai pensionati della Volkswagen alla Deutsche Bank - hanno cominciato a misurare giorno dopo giorno, minuto dopo minuto lo spread. Non tanto quello di Grecia, Irlanda e Portogallo, già beneficiari degli aiuti, e nel primo caso ormai ai margini dell’Europa, ma della Spagna e soprattutto dell’Italia. I due paesi troppo grandi per fallire e troppo grandi da salvare. All’inizio tutto questo si è svolto sotto lo sguardo compiaciuto della Merkel e del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, che grazie a quell’indice di rischio hanno finanziato a costo zero il proprio debito. Ora quasi loro malgrado: ma devono adeguarsi, incalzati dai falchi come Alexander Dobrindt, leader della Csu, la democrazia cristiana bavarese alleata di destra della Cdu, o come Guido Westerwelle, liberale, ministro degli Esteri. Tra un anno si vota a Berlino e lo spread è popolarissimo: perfino il socialdemocratico Peer Steinbrueck, possibile prossimo avversario della Merkel e fino a ieri favorevole addirittura agli eurobond, oggi dice: «L’euro sopravviverà, ma quache paese ne uscirà». E non si riferisce solo ad Atene. L’escalation non ha conosciuto soste. Nel febbraio 2010, mentre gli hedge fund si riunivano a New York, lo spread dell’Italia vivacchiava a 100 punti sopra i Bund. Esattamente un anno fa schizzammo a 285 e la Spagna a 325. Eppure il nostro debito pubblico era già al 120 per cento del Pil (ieri Eurostat l’ha fotografato al 123,3). Ma ancora oggi che lo spread torna sopra i 500 punti il costo medio di finanziamento dell’intero stock di titoli pubblici italiani è inferiore al 4 per cento, mentre la durata media è tra i sei e sette anni, tra le più lunghe del mondo. Perché siamo dunque a questo punto, dopo aver fatto i compiti a casa imposti da Berlino? Qui gli juncker di Germania e dintorni cedono di nuovo il passo agli speculatori da una parte, ai money maker dall’altra. Per i primi la prospettiva non è più di svalutare l’euro, ma di disintegrarlo. Ci riusciranno accelerando sempre più il sistema dello short selling: se i Btp si deprezzano sul mercato secondario chi li vende allo scoperto, via via "ricoprendosi" (cioè comprandoli a saldo e liberandosene al primo rimbalzo) avrà fatto in un attimo affari d’oro. Nella ultima newsletter ai suoi clienti, Paulson ha avvertito di tenersi pronti «a un significativo peggioramento dell’eurozona». Stessa linea di Ray Dalio, che con Bridgewater Associates muove 120 miliardi di euro: «La nostra strategia è la deleveraging». Cioè il disinvestimento sistematico dai paesi periferici europei per andare sul Bund tedesco, sul dollaro americano, sulla sterlina, naturalmente sul franco svizzero e perfino sullo yen giapponese: eppure Tokyo ha un debito pubblico del 226 per cento del Pil, ed un debito aggregato (stato, banche, aziende) stimato dalla McKinsey addirittura al 512. Certo, il Giappone ha gran parte di questo debito in mani domestiche: ma allora che dire della Gran Bretagna con un debito pubblico al 90 per cento ed un aggregato al 507, e quasi tutto in mani altrui? La risposta la dà Mohamed El-Erian, ceo di Pimco, il maggior fondo obbligazionario del mondo con mille miliardi di dollari di asset: «Ci stiamo preparando all’eventualità di una rottura dell’euro». A parziale consolazione, fino a poche settimane fa diceva le stesse cose Bob Diamond, capo di Barclays, annunciando di aver «scaricato» il 14 per cento di titoli italiano; poi è stato travolto dallo scandalo dell’Euribor. Ma se fuggono le cavallette, è evidente che anche chi non specula, ma investe, se ne sta alla larga. Mario Monti, come già Giulio Tremonti, corteggia sceicchi, miliardari e fondi sovrani; e questo è anche il senso della visita a Mosca e tra i magnati in t-shirt di Sun Valley, nell’Idaho. Ma finora non si riesce a piazzare i Btp né ai fondi sovrani, con la loro potenza di 4 mila miliardi di dollari; né ai money maker come Hamad Bin Khalifa, emiro del Qatar, o Tim Cook, ceo di Apple. E neppure quote significative di gioielli di Stato. E il motivo sta ancora nello spread. Che si tratti di sceicchi o capi di aziende quotate, tutti preferiscono andare sul sicuro e comprarsi intere aziende (come Bin Khalifa con Valentino), il cui valore commerciale resterebbe immutato - anzi, si gioverebbe della svalutazione - in caso di dissolvimento dell’euro o di uscita dell’Italia. Colpa della burocrazia e delle infrastrutture, certo. Ma non è che con il Brasile o la Turchia, o Ibrahimovic e Thiago Silva, si guardi molto per il sottile. La realtà è che finché non passa la tempesta la Apple, l’emiro del Qatar, la Coca-Cola e la Nestlé preferiscono comprarsi pacchetti azionari o appunto aziende, e mantenersi liquidi attraverso la Bce alla quale offrono come garanzie titoli tedeschi, olandesi, svedesi, perfino belgi. Con il che si ritorna esattamente allo spread. Chi potrebbe spezzare questo meccanismo infernale? Probabilmente solo un uomo: Mario Draghi. Se avesse le mani libere, la Bce potrebbe, se non gettare monete dall’elicottero come la Fed americana, almeno calmierare il mercato, visto che la stabilità monetaria rientra tra i suoi compiti statutari. È per questo che il dollaro, la sterlina, lo yen, tutti seduti su montagne di debiti, non hanno l’incubo-spread. Ma Draghi è marcato a uomo da tutti i vari Weidmann, Vosskuhle e Gauck. Per la gioia dei Paulson e dei nuovi Soros. Mentre - dati di ieri del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale - 21 mila miliardi di dollari sono già finiti nei paradisi fiscali. Da dove prima o poi torneranno su di noi come un gigantesco meteorite: allora più che lo spread avremo lo strike.
( il tempo.it)
di Marlowe
L’8 febbraio 2010 era un freddo lunedì a New York quando i capi dei maggiori hedge fund americani si riunirono a cena in una townhouse per decidere il primo massiccio attacco all’euro. Erano già i padroni dello spread, ma ancora non lo sapevano, così come non sapevano che da quel summit sarebbe iniziato il possibile inizio della fine della moneta unica europea: cioè l’attacco di questi giorni, di queste ore, attacco che proseguirà fino a settembre. Come ha poi raccontato uno di quelli che a quella cena prese parte, John Paulson, fondatore e numero uno di un fondo speculativo che nel 2007 aveva fatto fortuna puntando contro i mutui subprime, «l’obiettivo era una svalutazione dell’euro, che allora era ad 1,5 sul dollaro, fino a portarlo alla parità. Uno ad uno». Ieri siamo arrivati a buon punto: l’euro è sceso ad 1,21. Un altro degli ospiti a tavola, imbandita da Monness, Crespi, Hardt & Co., una società di brokeraggio piccola ma con eccellente fama di riservatezza, era George Soros, che vantava l’esperienza della doppia speculazione contro sterlina e lira nel 1992. «Volevamo guadagnare un sacco di soldi, non distruggere l’Europa» ha dichiarato Soros. «Ovviamente» ha aggiunto Paulson «l’indebolimento dell’euro non poteva piacere al governo Obama, che vedeva messo a repentaglio l’export, ma noi avevamo un alibi formidabile: la Grecia truccava i conti, la reazione europea era incredibilmente lenta e contraddittoria. Basta pensare che nel 2008, nella prima fase della crisi, la Bce aveva alzato i tassi». Non erano ancora padroni dello spread ma lo sarebbero diventati da lì a un anno, grazie a due gruppi di alleati che neppure il più ottimista degli speculatori immaginava di trovarsi al fianco: la classe dirigente tedesca e relativa opinione pubblica da essa influenzata, e successivamente l’altro fronte della finanza, quella che si muove all’opposto degli hedge fund. Cioè fondi d’investimento istituzionali e fondi sovrani, a cominciare da quelli asiatici. Per capire il meccanismo occorre tenere conto che hedge fund e fondi tradizionali agiscono all’inverso. I primi praticano le vendite allo scoperto scommettendo sui ribassi (cioè vendono prima di aver comprato); il loro bilancio è dato dal risultato del trading di ore e minuti. I secondi investono a lungo termine, contabilizzano le perdite in conto capitale, e se il valore di mercato di un titolo scende i conti vanno in rosso. Una divergenza d’interessi tra speculatori e investitori normalmente inconciliabile, ma che da quell’inverno del 2010 si è lentamente trasformata in un’alleanza di ferro: suggellata appunto dallo spread. E questo grazie al terzo attore: l’élite tedesca, e poi olandese e finlandese, che ha innalzato sempre più sui propri stendardi di guerra il differenziale tra Bund e titoli di stato periferici. Capifila di questi nuovi junker sono Joachim Gauck, presidente della Repubblica federale tedesca che ha impugnato di fronte alla Corte costituzionale di Karlsruhe il fiscal compact e soprattutto il nuovo fondo Esm, benché voluti da Angela Merkel, che dovrebbero rafforzare l’euro e domare lo spread, e Andreas Vosskuhle, presidente della Corte che ha annunciato di impiegherà fino a settembre per il responso. Vanificando quindi quanto deciso a fine giugno proprio in previsione dell’estate di fuoco che stiamo vivendo. Per la speculazione, un tappeto rosso. E prima di Gauck e Vosskuhle, era stato Jens Weidmann, già consigliere economico della Merkel e nel 2011 da lei piazzato alla presidenza della Bundesbank. O Hans-Olaf Henkel, ex capo della Confindustria tedesca, che da due anni anima una campagna contro l’euro ed i peccati dei paesi del Sud Europa, culminata nel manifesto di 200 economisti ostili al salvataggio delle banche spagnole (e chissà domani se toccasse all’Italia). Primo firmatario, Hans-Werner Sinn, presidente dell’Ifo, il temuto istituto per le ricerche economiche, autore del periodico indice di fiducia di cittadini e imprese: Sinn, nominato nel 2011 dal quotidiano inglese The Independent tra «i dieci uomini che hanno cambiato il mondo», da anni scrive saggi e pamphlet contro «il party dei paesi mediterranei» e per dimostrare che «l’euro ucciderà la Germania» a meno che Berlino non si liberi di una simile zavorra. Ovviamente non si può negare che la Grecia, e soprattutto la Spagna con le sue regioni autonome vanto del socialismo zapaterista, non gli forniscano qualche ragione. Teniamoci stretti e vediamo se e che cosa salta fuori dalla Sicilia, dalla Campania, dal Lazio. Ma è stato in prima battuta grazie alla goccia cinese dei Weidmann, dei Sinn, degli Henkel, con le sponde nazionalpopolari di giornali come Der Spiegel e Die Bild, che i tedeschi - dai pensionati della Volkswagen alla Deutsche Bank - hanno cominciato a misurare giorno dopo giorno, minuto dopo minuto lo spread. Non tanto quello di Grecia, Irlanda e Portogallo, già beneficiari degli aiuti, e nel primo caso ormai ai margini dell’Europa, ma della Spagna e soprattutto dell’Italia. I due paesi troppo grandi per fallire e troppo grandi da salvare. All’inizio tutto questo si è svolto sotto lo sguardo compiaciuto della Merkel e del ministro delle Finanze Wolfgang Schauble, che grazie a quell’indice di rischio hanno finanziato a costo zero il proprio debito. Ora quasi loro malgrado: ma devono adeguarsi, incalzati dai falchi come Alexander Dobrindt, leader della Csu, la democrazia cristiana bavarese alleata di destra della Cdu, o come Guido Westerwelle, liberale, ministro degli Esteri. Tra un anno si vota a Berlino e lo spread è popolarissimo: perfino il socialdemocratico Peer Steinbrueck, possibile prossimo avversario della Merkel e fino a ieri favorevole addirittura agli eurobond, oggi dice: «L’euro sopravviverà, ma quache paese ne uscirà». E non si riferisce solo ad Atene. L’escalation non ha conosciuto soste. Nel febbraio 2010, mentre gli hedge fund si riunivano a New York, lo spread dell’Italia vivacchiava a 100 punti sopra i Bund. Esattamente un anno fa schizzammo a 285 e la Spagna a 325. Eppure il nostro debito pubblico era già al 120 per cento del Pil (ieri Eurostat l’ha fotografato al 123,3). Ma ancora oggi che lo spread torna sopra i 500 punti il costo medio di finanziamento dell’intero stock di titoli pubblici italiani è inferiore al 4 per cento, mentre la durata media è tra i sei e sette anni, tra le più lunghe del mondo. Perché siamo dunque a questo punto, dopo aver fatto i compiti a casa imposti da Berlino? Qui gli juncker di Germania e dintorni cedono di nuovo il passo agli speculatori da una parte, ai money maker dall’altra. Per i primi la prospettiva non è più di svalutare l’euro, ma di disintegrarlo. Ci riusciranno accelerando sempre più il sistema dello short selling: se i Btp si deprezzano sul mercato secondario chi li vende allo scoperto, via via "ricoprendosi" (cioè comprandoli a saldo e liberandosene al primo rimbalzo) avrà fatto in un attimo affari d’oro. Nella ultima newsletter ai suoi clienti, Paulson ha avvertito di tenersi pronti «a un significativo peggioramento dell’eurozona». Stessa linea di Ray Dalio, che con Bridgewater Associates muove 120 miliardi di euro: «La nostra strategia è la deleveraging». Cioè il disinvestimento sistematico dai paesi periferici europei per andare sul Bund tedesco, sul dollaro americano, sulla sterlina, naturalmente sul franco svizzero e perfino sullo yen giapponese: eppure Tokyo ha un debito pubblico del 226 per cento del Pil, ed un debito aggregato (stato, banche, aziende) stimato dalla McKinsey addirittura al 512. Certo, il Giappone ha gran parte di questo debito in mani domestiche: ma allora che dire della Gran Bretagna con un debito pubblico al 90 per cento ed un aggregato al 507, e quasi tutto in mani altrui? La risposta la dà Mohamed El-Erian, ceo di Pimco, il maggior fondo obbligazionario del mondo con mille miliardi di dollari di asset: «Ci stiamo preparando all’eventualità di una rottura dell’euro». A parziale consolazione, fino a poche settimane fa diceva le stesse cose Bob Diamond, capo di Barclays, annunciando di aver «scaricato» il 14 per cento di titoli italiano; poi è stato travolto dallo scandalo dell’Euribor. Ma se fuggono le cavallette, è evidente che anche chi non specula, ma investe, se ne sta alla larga. Mario Monti, come già Giulio Tremonti, corteggia sceicchi, miliardari e fondi sovrani; e questo è anche il senso della visita a Mosca e tra i magnati in t-shirt di Sun Valley, nell’Idaho. Ma finora non si riesce a piazzare i Btp né ai fondi sovrani, con la loro potenza di 4 mila miliardi di dollari; né ai money maker come Hamad Bin Khalifa, emiro del Qatar, o Tim Cook, ceo di Apple. E neppure quote significative di gioielli di Stato. E il motivo sta ancora nello spread. Che si tratti di sceicchi o capi di aziende quotate, tutti preferiscono andare sul sicuro e comprarsi intere aziende (come Bin Khalifa con Valentino), il cui valore commerciale resterebbe immutato - anzi, si gioverebbe della svalutazione - in caso di dissolvimento dell’euro o di uscita dell’Italia. Colpa della burocrazia e delle infrastrutture, certo. Ma non è che con il Brasile o la Turchia, o Ibrahimovic e Thiago Silva, si guardi molto per il sottile. La realtà è che finché non passa la tempesta la Apple, l’emiro del Qatar, la Coca-Cola e la Nestlé preferiscono comprarsi pacchetti azionari o appunto aziende, e mantenersi liquidi attraverso la Bce alla quale offrono come garanzie titoli tedeschi, olandesi, svedesi, perfino belgi. Con il che si ritorna esattamente allo spread. Chi potrebbe spezzare questo meccanismo infernale? Probabilmente solo un uomo: Mario Draghi. Se avesse le mani libere, la Bce potrebbe, se non gettare monete dall’elicottero come la Fed americana, almeno calmierare il mercato, visto che la stabilità monetaria rientra tra i suoi compiti statutari. È per questo che il dollaro, la sterlina, lo yen, tutti seduti su montagne di debiti, non hanno l’incubo-spread. Ma Draghi è marcato a uomo da tutti i vari Weidmann, Vosskuhle e Gauck. Per la gioia dei Paulson e dei nuovi Soros. Mentre - dati di ieri del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale - 21 mila miliardi di dollari sono già finiti nei paradisi fiscali. Da dove prima o poi torneranno su di noi come un gigantesco meteorite: allora più che lo spread avremo lo strike.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Chiedo scusa non ho calcolato che per avere un prestito dalle banche si pagano gli interessi, che di solito sono superiori al 4%.
Comunque
Edoardo Reviglio, capo economista della Cassa depositi e prestiti, aveva calcolato
Il patrimonio dello Stato, preso complessivamente, vale 1.800 miliardi di euro, composto da crediti, concessioni, infrastrutture, immobili, partecipazioni e risorse naturali. Di questi ce ne sono 675 immediatamente fruttiferi, di cui gli immobili rappresentano la voce più consistente: 500 miliardi.
- Questo sarebbe il patrimonio dello Stato
- Con questo patrimonio potrebbe essere garante dell'operazione nel gestire € 4.000 del 10% dei cittadini italiani più ricchi, ai quali chiederebbe di versare una tassa di € 100miliardi/anno pari al 2,5% per la durata di 10 anni per dimezzare il Debito pubblico.
Comunque
Edoardo Reviglio, capo economista della Cassa depositi e prestiti, aveva calcolato
Il patrimonio dello Stato, preso complessivamente, vale 1.800 miliardi di euro, composto da crediti, concessioni, infrastrutture, immobili, partecipazioni e risorse naturali. Di questi ce ne sono 675 immediatamente fruttiferi, di cui gli immobili rappresentano la voce più consistente: 500 miliardi.
- Questo sarebbe il patrimonio dello Stato
- Con questo patrimonio potrebbe essere garante dell'operazione nel gestire € 4.000 del 10% dei cittadini italiani più ricchi, ai quali chiederebbe di versare una tassa di € 100miliardi/anno pari al 2,5% per la durata di 10 anni per dimezzare il Debito pubblico.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il punto della settimana.
27 luglio 2012
La strumentalizzazione della morte di un uomo è sempre e comunque deplorevole. Doppiamente deplorevole se a farlo è il primo cittadino d’Italia, garante della Costituzione e, teoricamente arbitro delle situazioni italiane.
Forse gli anni pesano a Napolitano, 87 anni per fare “l’arbitro” sono un po’ troppi, non ha la lucidità giusta per vedere la realtà. La reazione di ieri è comprensibile per l’età, ma incompatibile per l’incarico istituzionale svolto.
Volenti o nolenti, siamo entrati nella tempesta che precede le elezioni, poco importa se anticipate o a scadenza naturale nella primavera prossima, tanto non cambia nulla.
Quello che è certo è che la casta fa quadrato per difendere i propri interessi e le proprie poltrone. Il “Porcellum” nasce come un Colpo di Stato. La cara salma sa che ha sgovernato, che non ha mantenuto le promesse, e quindi, incarica una delle menti più raffinate del sistema solare per redigere una nuova forma elettorale, certo Roberto Calderoli da Bergamo.
La salma è convinta in questo modo di rivincere le elezioni, così ha tutto il tempo per predisporre tutti i meccanismi necessari per sbarrare il passo alla magistratura, soprattutto con il processo Mills.
Gli andrà male perché dalla parte opposta reagiscono andando a Canossa da Romano Prodi.
Il Professore bolognese rivincerà le elezioni usufruendo pure del premio di maggioranza.
Adesso, da due anni la casta sostiene che quel sistema non funziona più.
A novembre 2011, ai soliti merli giganti la casta racconta che bisogna fare la riforma elettorale, è una priorità assoluta, racconta il presidente della Camera, Fini. Già ma lui dov’era quando hanno votato la “porcata” nel 2005?
Due pomeriggi fa i quotidiani “online” pubblicavano la notizia che entro sera ci sarebbe stato l’accordo sulla legge elettorale, ma la sparata di Di Pietro scombussola tutti i giochi.
Bisogna ricominciare daccapo e tenere conto della possibilità balenata dal capo dell’Idv,
Che siamo entrati in campagna elettorale possiamo riscontrarlo dalle scemenze in libertà sparate dai politici, dai sacerdoti e seminaristi della carta stampate,…..e non solo……
La sciarpa littoria Alessandro Sallusti che vede nella cara salma il suo duce, come suo nonno vedeva in Mussolini il suo, oggi apre così Il Giornale:
CONDANNATO A MORTE
Stroncato da un infarto il braccio destro di Napolitano infangato dai pm e dai giornali.
Un altro giudice chiude l’Ilva di Taranto. Migliaia di operai a casa.
La sciarpa littoria ha la certezza assoluta che i suoi lettori siano tutti scemi, e quindi, lui può raccontargli di tutto e di più, tanto questi si bevono tutto.
La vecchia volpe intende con queste parole tornare antichi splendori del berlusconismo d’antan, picchiando duro sui magistrati.
Per Sallusti i magistrati si dividono in due categorie, quelli “buoni” che fanno gli interessi del capo, e quelli ”cattivi” che lo combattono.
Continua.
27 luglio 2012
La strumentalizzazione della morte di un uomo è sempre e comunque deplorevole. Doppiamente deplorevole se a farlo è il primo cittadino d’Italia, garante della Costituzione e, teoricamente arbitro delle situazioni italiane.
Forse gli anni pesano a Napolitano, 87 anni per fare “l’arbitro” sono un po’ troppi, non ha la lucidità giusta per vedere la realtà. La reazione di ieri è comprensibile per l’età, ma incompatibile per l’incarico istituzionale svolto.
Volenti o nolenti, siamo entrati nella tempesta che precede le elezioni, poco importa se anticipate o a scadenza naturale nella primavera prossima, tanto non cambia nulla.
Quello che è certo è che la casta fa quadrato per difendere i propri interessi e le proprie poltrone. Il “Porcellum” nasce come un Colpo di Stato. La cara salma sa che ha sgovernato, che non ha mantenuto le promesse, e quindi, incarica una delle menti più raffinate del sistema solare per redigere una nuova forma elettorale, certo Roberto Calderoli da Bergamo.
La salma è convinta in questo modo di rivincere le elezioni, così ha tutto il tempo per predisporre tutti i meccanismi necessari per sbarrare il passo alla magistratura, soprattutto con il processo Mills.
Gli andrà male perché dalla parte opposta reagiscono andando a Canossa da Romano Prodi.
Il Professore bolognese rivincerà le elezioni usufruendo pure del premio di maggioranza.
Adesso, da due anni la casta sostiene che quel sistema non funziona più.
A novembre 2011, ai soliti merli giganti la casta racconta che bisogna fare la riforma elettorale, è una priorità assoluta, racconta il presidente della Camera, Fini. Già ma lui dov’era quando hanno votato la “porcata” nel 2005?
Due pomeriggi fa i quotidiani “online” pubblicavano la notizia che entro sera ci sarebbe stato l’accordo sulla legge elettorale, ma la sparata di Di Pietro scombussola tutti i giochi.
Bisogna ricominciare daccapo e tenere conto della possibilità balenata dal capo dell’Idv,
Che siamo entrati in campagna elettorale possiamo riscontrarlo dalle scemenze in libertà sparate dai politici, dai sacerdoti e seminaristi della carta stampate,…..e non solo……
La sciarpa littoria Alessandro Sallusti che vede nella cara salma il suo duce, come suo nonno vedeva in Mussolini il suo, oggi apre così Il Giornale:
CONDANNATO A MORTE
Stroncato da un infarto il braccio destro di Napolitano infangato dai pm e dai giornali.
Un altro giudice chiude l’Ilva di Taranto. Migliaia di operai a casa.
La sciarpa littoria ha la certezza assoluta che i suoi lettori siano tutti scemi, e quindi, lui può raccontargli di tutto e di più, tanto questi si bevono tutto.
La vecchia volpe intende con queste parole tornare antichi splendori del berlusconismo d’antan, picchiando duro sui magistrati.
Per Sallusti i magistrati si dividono in due categorie, quelli “buoni” che fanno gli interessi del capo, e quelli ”cattivi” che lo combattono.
Continua.
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Re: Come se ne viene fuori ?
estratto da Dal Sole 24 ore
Già perchè quei numeri messi nero su bianco dall'agenzia Fitch dicono che a giugno è crollata del 26% la quota dei money market fund statunitensi investita sulle banche tedesche. Un taglio di un quarto secco dell'esposizione a breve e brevissimo termine, nell'arco di un solo mese, sugli istituti di credito di casa non può non aver impensierito la cancelliera Merkel. E non solo lei.
Berlino non è più un porto sicuro
Speriamo che la Germania si svegli
Già perchè quei numeri messi nero su bianco dall'agenzia Fitch dicono che a giugno è crollata del 26% la quota dei money market fund statunitensi investita sulle banche tedesche. Un taglio di un quarto secco dell'esposizione a breve e brevissimo termine, nell'arco di un solo mese, sugli istituti di credito di casa non può non aver impensierito la cancelliera Merkel. E non solo lei.
Berlino non è più un porto sicuro
Speriamo che la Germania si svegli
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Re: Come se ne viene fuori ?
Una società criminale
La prima riflessione nasce da questa osservazione di un lettore de Il Fatto Quotidiano online, all’articolo segnalato da myriam con il seguente commento: La vera lista civica di Alemanno... fascisti, ladri e banditi tutti pagati con le tasse dei romani.
Gianni Ceccano Oggi 01:35 PM
Me raccomanno, laziali: continuate pure a vota' sta gente, tanto che ce frega. Intanto io so arivato a 40 anni senza vede mai sindaco un personaggio co un minimo de dignità, figuramose la competenza. Ber monno che avete acchittato ai fiji vostra. Bravi bravi, semo propo i più furbi, caput mundi.
Il problema non è solo a livello dell’amministrazione capitolina ma riguarda l’intera nazione.
La seconda riflessione, legata alla prima, riguarda la prima pagina de Il Fatto Quotidiano di ieri, che riportava l’intervista a Gaspare Mutolo, pentito di mafia e collaboratore di giustizia.
Sostiene Mutolo:
C’erano rapporti tra la mafia e le istituzioni?
Nel ‘71 il capomafia di Bagheria, Antonino Mineo, gli disse a Franco Restivo, ministro dell’Interno: dicci al tuo compare che se vuole mandare al confino noi palermitani, il primo che ci deve andare sei tu. Se no facciamo la pelle a te e a lui. Questi erano i rapporti: convivenza e connivenza, i contatti tra mafia e forze dell’ordine, mafia e politica ci sono sempre stati. Ci sono stati personaggi cui hanno pulito i cartellini penali per fargli fare i sindaci.
La Sicilia è una fonte di guadagno e di voti, senza non ci sarebbe stata la dicci, Andreotti e nemmeno Berlusconi, che tramite Dell’Utri era legato a molti mafiosi.
Io a Berlusconi lo ammiro, ci sa fare. Non m’interessa del bunga bunga, perché c’era già a Palermo molti anni prima.
La cosa era nota già dal lontano 1994. Bossi in quel frangente non raccontava balle quando accusava la cara salma, di essere un mafioso. Cambiò idea quando la Lega venne indotta ad acquistare la Banca di Lodi che con i polli fece subito fallimento. Fu il mafioso di Hardcore a tirarlo fuori dai guai, legandoselo così a doppio filo per tutta la seconda Repubblica. E non è detto che dietro a tutto questo non ci sia lo stratega Dell’Utri.
Che Berlusconi fosse legato alla mafia lo sapevano tutti, sopprattutto chi fa politica. Diventa pertanto del tutto incomprensibile come politici e istituzioni abbiano accettato tranquillamente questo dato di fatto.
Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, del secondo governo Berlusconi, a pochissimi mesi dalle elezioni, nell’agosto 2001, uscirà con questa affermazione:
« Con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole »
La sinistra uscita dalla Resistenza non c’è più. C’è solo roba risciacquata fatta di tanti carrieristi della politica.
Violante, nato in un campo di concentramento inglese in Etipoia perché il padre era un giornalista comunista, divenne comunista a sua volta e diventò giudice istruttore a Torino acquisendo la fama di duro.
Entrato in politica nelle file del Pci, ce lo ritroviamo nel 2002 con questo bel capolavoro:
Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 28 Febbraio 2002
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Caricato da lucamengoni in data 07/set/2010
Il famoso intervento di Luciano Violante alla Camera durante la discussione sulla legge Frattini sul conflitto di interessi di Berlusconi, in cui clamorosamente svela che già nel 1994 a Berlusconi e Gianni Letta era stata data la garanzia che non sarebbero state toccate le televisioni
Non può venirci a raccontare Violante che questo non è un patto con un rappresentante della mafia che per 4 volte sarà premier.
Violante era stato al vertice dell’Antimafia e certe cosette le conosceva pure lui.
La salma mafiosa cade nel novembre 2011, ma si forma una coalizione per cui la rappresentanza della mafia è salva.
Ci sono grandi manovre affinchè ritorni la Dc, magari non per governare mezzo secolo come nella prima Repubblica, ma per i prossimi 20 o 30 anni consecutivi sì, visto che la sinistra è stata abilmente rasa al suolo e non c’è nessuno che la possa guidare, come hanno fatto Togliatti e Berlinguer a suo tempo.
Ad incaricarsene della costituzione della nuova Dc, anche se non si chiamerà più così, sua santità Casotti.
Nell’intervista di ieri su Repubblica, sua santità dichiara:
Non si torna indietro da Monti
Ma nessuno tocchi il suo nome
Io aprirò la mia lista ai tecnici
Casini: non mollo Bersani, neanche sulle riforme
<< Delle iniziative esecutivo non si può tornare indietro. Non voglio ridare il potere di ricatto al sindacato dei tribunali e delle provincie che si rifiutano di essere soppresse. E non si può disperdere lo spirito di coalizione, non possiamo riaprire la stagione degli uni contro gli altri. La prossima legislatura dovrà avere uno spirito costituente………………….>>
Di tutti i corsari presenti in Parlamento, dopo la cara salma il peggiore è proprio lui, sua santità Casotti.
E’ un Formigoni-Celeste meno appariscente, più defilato, ma è della stessa risma, in qualunque posizione si trovi, qualunque cosa dica lui è sempre bello come il sole, è sempre dalla parte giusta, lui è la verità rivelata.
Portaborse di Forlani nella prima Repubblica riesce a salvarsi. Di solito il portaborse è l’esecutore materiale delle direttive del capo, ma Casini è riuscito a salvarsi. Difficile che non sapesse cosa facesse il capo, se no che portaborse era?
Graziato riparte con il CCD degli altri graziati. Si lega già dal 1994 a Berlusconi. Poi fonda l’Udc, che lo vedrà legato al mafioso di Hardcore fino al 2007. L’abbiamo visto tante volte saltare sui palchi assieme alla salma a Fini e Buttiglione cantare: “Chi non salta comunista è……“
Ha appoggiato tutte le nefandezze possibili ed immaginabili del mafioso. Lo ha sempre difeso dalla magistratura. Se n’è andato prima che il mafioso lo facesse fuori, come nei classici regolamenti di conti delle cosche.
Ha rovinato, con altri, l’Italia, partecipando all’orgia e alla distruzione del Paese per la seconda volta, invece di riscattarsi dal malgoverno Dc.
Dopo aver concorso al danno, oggi, visto che gli scemi in Italia si contano a milioni, non a centinaia, racconta che bisogna proseguire con Monti e fare le cose che lui non ha saputo e voluto fare.
Più banditi di così che attuano truffe gigantesche a livello nazionale, si muore.
Aveva giurato di mettere la mano sul fuoco per don Totò Cuffaro, facendo finta di non sapere i legami con la mafia.
Poi don Totò è stato condannato e va a trovarlo a Rebibbia. Lui dice per dovere cristiano. Sarà, ma può esserci un’altra chiave di lettura, quello di tenere i collegamenti con la mafia.
Un terzo dei voti dell’Udc arriva dalla Sicilia.
Sono convinto di quello che dice Mutolo, che senza di loro non i sarebbe stata la Dc e neppure Berslusconi.
A cui occorre aggiungere Casini.
Casini vuole ricostruire attraverso una serie d’inganni la Dc. Inganni rivolti all’elettorato più che ai corsari della politica.
I corsari alla Fioroni, Letta, Ichino, Gentiloni, e compagnia sanno quello che fanno e quello che vogliono, sono gli elettori che sono scemi e si fanno ingannare tanto facilmente.
Soprattutto quelli della ex sinistra Ds.
La mafia sembra tranquilla, se va in porto la nuova Dc non c'è bisogno di bombe o di ammazzamenti.
Questa è la società in cui viviamo e il quarantenne laziale ha ragione a dolersene,.......ma siamo fatti così e sembra che non ci sia nulla da fare.
La prima riflessione nasce da questa osservazione di un lettore de Il Fatto Quotidiano online, all’articolo segnalato da myriam con il seguente commento: La vera lista civica di Alemanno... fascisti, ladri e banditi tutti pagati con le tasse dei romani.
Gianni Ceccano Oggi 01:35 PM
Me raccomanno, laziali: continuate pure a vota' sta gente, tanto che ce frega. Intanto io so arivato a 40 anni senza vede mai sindaco un personaggio co un minimo de dignità, figuramose la competenza. Ber monno che avete acchittato ai fiji vostra. Bravi bravi, semo propo i più furbi, caput mundi.
Il problema non è solo a livello dell’amministrazione capitolina ma riguarda l’intera nazione.
La seconda riflessione, legata alla prima, riguarda la prima pagina de Il Fatto Quotidiano di ieri, che riportava l’intervista a Gaspare Mutolo, pentito di mafia e collaboratore di giustizia.
Sostiene Mutolo:
C’erano rapporti tra la mafia e le istituzioni?
Nel ‘71 il capomafia di Bagheria, Antonino Mineo, gli disse a Franco Restivo, ministro dell’Interno: dicci al tuo compare che se vuole mandare al confino noi palermitani, il primo che ci deve andare sei tu. Se no facciamo la pelle a te e a lui. Questi erano i rapporti: convivenza e connivenza, i contatti tra mafia e forze dell’ordine, mafia e politica ci sono sempre stati. Ci sono stati personaggi cui hanno pulito i cartellini penali per fargli fare i sindaci.
La Sicilia è una fonte di guadagno e di voti, senza non ci sarebbe stata la dicci, Andreotti e nemmeno Berlusconi, che tramite Dell’Utri era legato a molti mafiosi.
Io a Berlusconi lo ammiro, ci sa fare. Non m’interessa del bunga bunga, perché c’era già a Palermo molti anni prima.
La cosa era nota già dal lontano 1994. Bossi in quel frangente non raccontava balle quando accusava la cara salma, di essere un mafioso. Cambiò idea quando la Lega venne indotta ad acquistare la Banca di Lodi che con i polli fece subito fallimento. Fu il mafioso di Hardcore a tirarlo fuori dai guai, legandoselo così a doppio filo per tutta la seconda Repubblica. E non è detto che dietro a tutto questo non ci sia lo stratega Dell’Utri.
Che Berlusconi fosse legato alla mafia lo sapevano tutti, sopprattutto chi fa politica. Diventa pertanto del tutto incomprensibile come politici e istituzioni abbiano accettato tranquillamente questo dato di fatto.
Il ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, del secondo governo Berlusconi, a pochissimi mesi dalle elezioni, nell’agosto 2001, uscirà con questa affermazione:
« Con mafia e camorra bisogna convivere e i problemi di criminalità ognuno li risolva come vuole »
La sinistra uscita dalla Resistenza non c’è più. C’è solo roba risciacquata fatta di tanti carrieristi della politica.
Violante, nato in un campo di concentramento inglese in Etipoia perché il padre era un giornalista comunista, divenne comunista a sua volta e diventò giudice istruttore a Torino acquisendo la fama di duro.
Entrato in politica nelle file del Pci, ce lo ritroviamo nel 2002 con questo bel capolavoro:
Dichiarazione integrale di Violante alla Camera sul conflitto di interessi 28 Febbraio 2002
http://www.youtube.com/watch?v=sZaIgDBrrZk
Caricato da lucamengoni in data 07/set/2010
Il famoso intervento di Luciano Violante alla Camera durante la discussione sulla legge Frattini sul conflitto di interessi di Berlusconi, in cui clamorosamente svela che già nel 1994 a Berlusconi e Gianni Letta era stata data la garanzia che non sarebbero state toccate le televisioni
Non può venirci a raccontare Violante che questo non è un patto con un rappresentante della mafia che per 4 volte sarà premier.
Violante era stato al vertice dell’Antimafia e certe cosette le conosceva pure lui.
La salma mafiosa cade nel novembre 2011, ma si forma una coalizione per cui la rappresentanza della mafia è salva.
Ci sono grandi manovre affinchè ritorni la Dc, magari non per governare mezzo secolo come nella prima Repubblica, ma per i prossimi 20 o 30 anni consecutivi sì, visto che la sinistra è stata abilmente rasa al suolo e non c’è nessuno che la possa guidare, come hanno fatto Togliatti e Berlinguer a suo tempo.
Ad incaricarsene della costituzione della nuova Dc, anche se non si chiamerà più così, sua santità Casotti.
Nell’intervista di ieri su Repubblica, sua santità dichiara:
Non si torna indietro da Monti
Ma nessuno tocchi il suo nome
Io aprirò la mia lista ai tecnici
Casini: non mollo Bersani, neanche sulle riforme
<< Delle iniziative esecutivo non si può tornare indietro. Non voglio ridare il potere di ricatto al sindacato dei tribunali e delle provincie che si rifiutano di essere soppresse. E non si può disperdere lo spirito di coalizione, non possiamo riaprire la stagione degli uni contro gli altri. La prossima legislatura dovrà avere uno spirito costituente………………….>>
Di tutti i corsari presenti in Parlamento, dopo la cara salma il peggiore è proprio lui, sua santità Casotti.
E’ un Formigoni-Celeste meno appariscente, più defilato, ma è della stessa risma, in qualunque posizione si trovi, qualunque cosa dica lui è sempre bello come il sole, è sempre dalla parte giusta, lui è la verità rivelata.
Portaborse di Forlani nella prima Repubblica riesce a salvarsi. Di solito il portaborse è l’esecutore materiale delle direttive del capo, ma Casini è riuscito a salvarsi. Difficile che non sapesse cosa facesse il capo, se no che portaborse era?
Graziato riparte con il CCD degli altri graziati. Si lega già dal 1994 a Berlusconi. Poi fonda l’Udc, che lo vedrà legato al mafioso di Hardcore fino al 2007. L’abbiamo visto tante volte saltare sui palchi assieme alla salma a Fini e Buttiglione cantare: “Chi non salta comunista è……“
Ha appoggiato tutte le nefandezze possibili ed immaginabili del mafioso. Lo ha sempre difeso dalla magistratura. Se n’è andato prima che il mafioso lo facesse fuori, come nei classici regolamenti di conti delle cosche.
Ha rovinato, con altri, l’Italia, partecipando all’orgia e alla distruzione del Paese per la seconda volta, invece di riscattarsi dal malgoverno Dc.
Dopo aver concorso al danno, oggi, visto che gli scemi in Italia si contano a milioni, non a centinaia, racconta che bisogna proseguire con Monti e fare le cose che lui non ha saputo e voluto fare.
Più banditi di così che attuano truffe gigantesche a livello nazionale, si muore.
Aveva giurato di mettere la mano sul fuoco per don Totò Cuffaro, facendo finta di non sapere i legami con la mafia.
Poi don Totò è stato condannato e va a trovarlo a Rebibbia. Lui dice per dovere cristiano. Sarà, ma può esserci un’altra chiave di lettura, quello di tenere i collegamenti con la mafia.
Un terzo dei voti dell’Udc arriva dalla Sicilia.
Sono convinto di quello che dice Mutolo, che senza di loro non i sarebbe stata la Dc e neppure Berslusconi.
A cui occorre aggiungere Casini.
Casini vuole ricostruire attraverso una serie d’inganni la Dc. Inganni rivolti all’elettorato più che ai corsari della politica.
I corsari alla Fioroni, Letta, Ichino, Gentiloni, e compagnia sanno quello che fanno e quello che vogliono, sono gli elettori che sono scemi e si fanno ingannare tanto facilmente.
Soprattutto quelli della ex sinistra Ds.
La mafia sembra tranquilla, se va in porto la nuova Dc non c'è bisogno di bombe o di ammazzamenti.
Questa è la società in cui viviamo e il quarantenne laziale ha ragione a dolersene,.......ma siamo fatti così e sembra che non ci sia nulla da fare.
Ultima modifica di camillobenso il 30/07/2012, 19:58, modificato 6 volte in totale.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il fatto che in questi ultimi giorni borse e spread stiano migliorando non vuol dire niente.
E' un film già visto.
Adesso migliorano dopo le dichiarazioni di draghi, l'altra volta dopo un vertice farsa che non ha trovato poi applicazione dei propositi.
Non si può andare avanti sperando che ogni giorno qualcuno faccia propositi.
Bisogna FARE INTERVENTI STRUTTURALI E NON SONO CERTO LA SPENDING-CAZZATA O ROBA DEL GENERE, che penalizzano sempre i soliti.
Prima cosa: FAR CADERE MONTI, MALEDETTO PD MA T'E' RIMASTO UN BRICIOLO DI DIGNITA'?
E' un film già visto.
Adesso migliorano dopo le dichiarazioni di draghi, l'altra volta dopo un vertice farsa che non ha trovato poi applicazione dei propositi.
Non si può andare avanti sperando che ogni giorno qualcuno faccia propositi.
Bisogna FARE INTERVENTI STRUTTURALI E NON SONO CERTO LA SPENDING-CAZZATA O ROBA DEL GENERE, che penalizzano sempre i soliti.
Prima cosa: FAR CADERE MONTI, MALEDETTO PD MA T'E' RIMASTO UN BRICIOLO DI DIGNITA'?
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
1 - SPREAD BTP-BUND CHIUDE IN RIALZO A 480 PUNTI BASE
(LaPresse) - Chiude in rialzo di 15 punti a quota 480 lo spread tra Btp e Bund a 10 anni, con il tasso dei decennali italiani al 6,08% sul mercato secondario. In rialzo anche il differenziale tra Bonos spagnoli e Bund, che si attesta a 546 punti con il rendimento dei decennali di Madrid al 6,74%.
***
C'è in questo 3d un bell'articolo del Il tempo pubblicato da Amàdeus relativo alla dichiarazione di guerra all'euro.
Al solito, da soliti italiani in questi ultimi giorni abbiamo festeggiato la discesa di 100 punti di spread.
Basta siamo a posto.
Oggi invece ha cominciato a risalire.
Monti ha dichiarato "Tra poco saremo fuori dal tunnel"
Toccatevi,.....o toccate ferro...
Durante il viaggio in Cina, il premier dichiarò : "Adesso possiamo cominciare a rilassarci,...la crisi è passata....."
Abbiamo visto tutti quanti cosa è successo nei giorni successivi.
(LaPresse) - Chiude in rialzo di 15 punti a quota 480 lo spread tra Btp e Bund a 10 anni, con il tasso dei decennali italiani al 6,08% sul mercato secondario. In rialzo anche il differenziale tra Bonos spagnoli e Bund, che si attesta a 546 punti con il rendimento dei decennali di Madrid al 6,74%.
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C'è in questo 3d un bell'articolo del Il tempo pubblicato da Amàdeus relativo alla dichiarazione di guerra all'euro.
Al solito, da soliti italiani in questi ultimi giorni abbiamo festeggiato la discesa di 100 punti di spread.
Basta siamo a posto.
Oggi invece ha cominciato a risalire.
Monti ha dichiarato "Tra poco saremo fuori dal tunnel"
Toccatevi,.....o toccate ferro...
Durante il viaggio in Cina, il premier dichiarò : "Adesso possiamo cominciare a rilassarci,...la crisi è passata....."
Abbiamo visto tutti quanti cosa è successo nei giorni successivi.
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- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Come se ne viene fuori ?
Mi sembrava strano che se ne stessero zitti zitti sul fatto che lo spread era tornato dopo un giro della ruota panoramica durato 8 mesi al punto di partenza in cui la cara salma aveva lasciato. Adesso Angelino chiede le scuse a Berlusconi.
In questi giorni tengono banco i fatti internazionali e quelli della sinistra.
A destra tutto taceva.
Angelino ha scelto questo tema per far sentire che esiste ancora.
Però questo è un tema scabroso, perché può essere usato come leva sugli incerti del Pdl.
Potrebbe essere un tema non da poco per il recupero dei voti,....Berlusconi detronizzato ingiustamente dai cattivoni antiberlusconiani.
Per eventuali doglianze sul ritorno dello spread ai valori pre Monti rivolgersi direttamente alla presidenza del Consiglio e ai partiti che sorreggono Monti, l'ammucchiata ABC.
Toh, guarda tra le cause cè anche Angelino e il suo Partito.
Alfano: “Aspettiamo ancora le scuse a Berlusconi su spread alto”
Angelino Alfano, segretario del Pdl, in conferenza stampa a Roma lancia lo scudo antispread italiano: “Uno scudo che consiste nella creazione di un fondo che valorizzi i beni patrimoniali pubblici e che abbia come obiettivo la riduzione del debito pubblico” e aggiunge: “E’ stato detto che l’elevarsi dello spread fosse causa del governo Berlusconi. Sono passati dieci mesi dalle dimissioni del governo Berlusconi e lo spread è ancora altissimo. Ci aspetteremmo ancora oggi delle scuse di tutti quelli bugiardi che hanno dato la colpa a noi”. Poi ai cronisti che gli chiedono se in caso di ritorno al Governo, il suo partito intenda privatizzare la Rai, risponde: “Sulla Rai abbiamo avuto sempre una linea costante e valorizziamo la funzione del servizio pubblico”
1 agosto 2012
Video
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/08/ ... to/202888/
In questi giorni tengono banco i fatti internazionali e quelli della sinistra.
A destra tutto taceva.
Angelino ha scelto questo tema per far sentire che esiste ancora.
Però questo è un tema scabroso, perché può essere usato come leva sugli incerti del Pdl.
Potrebbe essere un tema non da poco per il recupero dei voti,....Berlusconi detronizzato ingiustamente dai cattivoni antiberlusconiani.
Per eventuali doglianze sul ritorno dello spread ai valori pre Monti rivolgersi direttamente alla presidenza del Consiglio e ai partiti che sorreggono Monti, l'ammucchiata ABC.
Toh, guarda tra le cause cè anche Angelino e il suo Partito.
Alfano: “Aspettiamo ancora le scuse a Berlusconi su spread alto”
Angelino Alfano, segretario del Pdl, in conferenza stampa a Roma lancia lo scudo antispread italiano: “Uno scudo che consiste nella creazione di un fondo che valorizzi i beni patrimoniali pubblici e che abbia come obiettivo la riduzione del debito pubblico” e aggiunge: “E’ stato detto che l’elevarsi dello spread fosse causa del governo Berlusconi. Sono passati dieci mesi dalle dimissioni del governo Berlusconi e lo spread è ancora altissimo. Ci aspetteremmo ancora oggi delle scuse di tutti quelli bugiardi che hanno dato la colpa a noi”. Poi ai cronisti che gli chiedono se in caso di ritorno al Governo, il suo partito intenda privatizzare la Rai, risponde: “Sulla Rai abbiamo avuto sempre una linea costante e valorizziamo la funzione del servizio pubblico”
1 agosto 2012
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- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: Come se ne viene fuori ?
Toh, draghi (servo dei potenti) dice due cose, le borse crollano e lo spread va alle stelle.
Siamo sempre là, ogni giorno dichiarazioni che fanno salire o scendere a seconda delle CONVENIENZE DI QUALCUNO.
Cacciamo via draghi, monti, tutti, qui bisogna FARE QUALCOSA DI DIVERSO.
Siamo sempre là, ogni giorno dichiarazioni che fanno salire o scendere a seconda delle CONVENIENZE DI QUALCUNO.
Cacciamo via draghi, monti, tutti, qui bisogna FARE QUALCOSA DI DIVERSO.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
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