quo vadis PD ????
-
- Messaggi: 2444
- Iscritto il: 24/02/2012, 18:16
Re: quo vadis PD ????
Ma questi p o l i t i c i ? che stanno facendo? perchè parlano senza pensare ?
si sono dimenticati del passato di Casini ?
La coalizione del centrosinistra si fa senza Casini, se poi lui vuole dare un appoggio esterno , è libero di farlo, ma non può venire a condizionare le scelte del centrosinistra.
O mi sbaglio, c'è ancora un centrosinistra?
si sono dimenticati del passato di Casini ?
La coalizione del centrosinistra si fa senza Casini, se poi lui vuole dare un appoggio esterno , è libero di farlo, ma non può venire a condizionare le scelte del centrosinistra.
O mi sbaglio, c'è ancora un centrosinistra?
-
- Messaggi: 2102
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: quo vadis PD ????
Ma bersani che ieri parla di diritti per i gay, glielo ha detto alla suora e a fioroni?
Mi sa di no.
Mi sa di no.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
Re: quo vadis PD ????
Nanni Moretti: ''con questi dirigenti non vinceremo mai''
mercoledì 1 agosto 2012 18:58
"Anche questa serata è stata inutile. Il problema del centrosinistra è che per vincere bisogna saltare tre o quattro generazioni. Sono preoccupato per gli ultimi due interventi (quelli di Rutelli e Fassino) il nuovo leader dell'Ulivo è il professore di Firenze Francesco Pardi. Ci aspettavamo un'autocritica degli errori che hanno commesso. Invece la burocrazia che sta alle nostre spalle non ha capito nulla. Con questi dirigenti non vinceremo mai. Ha mostrato scarso rispetto per le opinioni dell'elettore e dell'elettrice: i vertici non sanno parlare alla testa e all'anima delle persone. Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai. L'Ulivo ha lasciato vincere Berlusconi facendo una campagna elettorale timida. Berlusconi ha fatto il pieno del suo elettorato perché i voti non se li guadagna, ma se li compra, attraverso le sue televisioni, come quella di Emilio Fede, e la sinistra sbaglia nel pensare che sia un personaggio comico: Fede è un violento come gli squadristi che c'erano negli anni '50, '60 e '70".
Nanni Moretti, 2 febbraio 2002, Roma.
Cambiano i nomi, ma la musica è la stessa
mercoledì 1 agosto 2012 18:58
"Anche questa serata è stata inutile. Il problema del centrosinistra è che per vincere bisogna saltare tre o quattro generazioni. Sono preoccupato per gli ultimi due interventi (quelli di Rutelli e Fassino) il nuovo leader dell'Ulivo è il professore di Firenze Francesco Pardi. Ci aspettavamo un'autocritica degli errori che hanno commesso. Invece la burocrazia che sta alle nostre spalle non ha capito nulla. Con questi dirigenti non vinceremo mai. Ha mostrato scarso rispetto per le opinioni dell'elettore e dell'elettrice: i vertici non sanno parlare alla testa e all'anima delle persone. Con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai. L'Ulivo ha lasciato vincere Berlusconi facendo una campagna elettorale timida. Berlusconi ha fatto il pieno del suo elettorato perché i voti non se li guadagna, ma se li compra, attraverso le sue televisioni, come quella di Emilio Fede, e la sinistra sbaglia nel pensare che sia un personaggio comico: Fede è un violento come gli squadristi che c'erano negli anni '50, '60 e '70".
Nanni Moretti, 2 febbraio 2002, Roma.
Cambiano i nomi, ma la musica è la stessa
Re: quo vadis PD ????
prendetevi un maloox prima di leggere , ma qui dentro c'è tutto il dramma Morettiano " i voti non se li guadagna, ma se li compra, attraverso le sue televisioni" tant'è che defenestrato Fede arriva la versione pulita del tg 4 extended version .... per pesca d'altura .
l TG4 cambia look e non solo: intervista al direttore GIOVANNI TOTI
di Francesco Chignola
«Direttore, le monetine». Nell’ufficio di Giovanni Toti, di fronte ai monitor che trasmettono i principali canali di news italiani, si gira il promo del Tg4 che andrà in onda, rinnovato, da settembre. Ma il regista interrompe le riprese: forse a causa di una nervosa timidezza, il direttore gioca con le monete che ha in tasca, facendo un rumore metallico che disturba i microfoni. La scena è da rifare.
L’atmosfera però è rilassata, il direttore scherza con lo staff che gira lo spot e con la giornalista che veste i panni di protagonista, Francesca Romanelli. Fuori dal suo studio, un lunghissimo e luminoso open space, rinnovato, ripulito e imbiancato di fresco: è la nuova redazione congiunta del Tg4 e di Studio Aperto.
«Stanno velocemente integrandosi» ci racconta il direttore «La vera novità è che un’unica grande redazione produce due brand che sono anche in qualche modo agli antipodi per target di pubblico e di rete. Ma incrociando sensibilità e facendo sinergia, una cosa fondamentale per far funzionare qualsiasi struttura in un momento di crisi, riusciamo ad aumentare i volumi di prodotto senza aumenti d’organico».
Dal prossimo autunno ci saranno altre novità?
«Quella principale è l’edizione delle 14 del Tg4, che si aggiunge a quelle del mattino e della sera. Da settembre parte anche un importante restyling dello studio, della sigla e anche della grafica, che si uniforma a quella della rete».
Dal suo arrivo, le due conduttrici sono state il cambiamento più immediato rispetto al passato…
«La Gasparini e la Corbi hanno avuto un ottimo successo. Sono due facce di lunga navigazione televisiva, però fresche e nel pieno della maturazione professionale, quindi erano perfette per rilanciare un telegiornale come il Tg4. Non erano giovani promesse del giornalismo né decane della professione come Fede: la giusta via di mezzo».
Però siete tutti e tre «under 50». La vostra età ha contribuito a dare la forma al nuovo Tg?
«C’è un salto generazionale e anche un indubbio tentativo della rete di essere più giovane. Ed è un tentativo che sta riuscendo: dai primi studi di marketing che abbiamo fatto, il Tg4 della sera ha già modificato sensibilmente il suo profilo di pubblico, sono aumentati gli uomini, è aumentato il livello qualitativo del pubblico, la sua scolarizzazione, si è uniformato a livello geografico. Il primo risultato l’abbiamo ottenuto».
Rimarranno da sole ad alternarsi anche in autunno?
«Vorrei un terzo volto per il telegiornale delle 19. A ottobre, quando saremo a pieno regime, probabilmente ruoteranno tre facce. E mi piacerebbe avere un uomo».
Ha già qualche idea?
«Sicuramente qualcuno dentro Mediaset».
Magari una co-conduzione all’americana?
«No, la conduzione doppia non mi è mai piaciuta».
Che caratteristiche dovrebbe avere?
«Come le due ragazze: un quarantacinquenne, professionalmente maturo ma ancora in grado di dare parecchio. Ne abbiamo tanti in azienda, alcuni sono sottovalorizzati. Non sarà difficile trovarlo. Semmai sarà difficile strapparlo agli altri direttori (Ride). Non facciamo nomi, sennò preparano le barricate».
Francesca Romanelli (foto Frezza-La Fata)
E lei invece vuole rimanere sempre dietro le quinte?
«Sì, guardi, condurre è un lavoro stressante…».
Anche dirigere due telegiornali.
«Appunto, non puoi fare tutte le parti in commedia, dirigere due tg è davvero impegnativo. Tutti i giorni pensi 40 o 50 servizi, parli con i politici, passi ore al telefono con Roma. La figura del direttore-conduttore secondo me è francamente impossibile e velleitaria. Uno fa bene una cosa, o l’altra cosa. Io preferisco far bene questa, perché mi dà più soddisfazione. E poi il mio profilo televisivo non è da front man. Andare in onda non mi interessa».
Che differenza c’è tra la direzione dei due Tg?
«Sono due cose diverse. Il Tg4 delle 19 è un telegiornale di analisi della realtà, ti dà la soddisfazione di cercare di prendere i fatti che si sono srotolati durante la giornata, cercare di dare un’interpretazione, approfondirli, spiegare da che parte va la politica e l’economia a un pubblico già informato che pretende che le notizie siano ben articolate. Studio Aperto è un telegiornale molto diverso, anche se dipende dalla singola edizione».
Ma quale la diverte di più?
«Il vero divertimento è la sfida editoriale che parte da un progetto industriale: continuare a fare una tv di qualità ai costi che la crisi attuale ci permette di sostenere, ma senza omologare l’informazione. Noi stiamo riuscendo da qualche mese a fare bene sia un Tg4 con un taglio più tradizionale, sia un notiziario tabloid com’è Studio Aperto. E lo facciamo con le stesse persone: questo dà l’idea della qualità professionale delle persone che lavorano a Mediaset».
Sono anche due modi di raccontare la stessa notizia.
«L’idea di aver mescolato le due redazioni ha portato una grande ricchezza: da una parte c’è l’esperienza consolidata dei colleghi con un’età professionale superiore, dall’altra c’è la freschezza dei ragazzi di Studio Aperto, tutti trentenni e con una capacità di lavoro e di fatica decisamente alta. A tavolino può sembrare un mostro, ma ha creato una sinergia creativa inaspettata, una sorta di Big Bang: l’entusiasmo è primordiale».
Se domani le dicessero che può tenerne uno solo? È come chiedere se si vuol più bene a mamma o a papà?
«Quando mi hanno nominato direttore del Tg4, io sapevo di dover diventare direttore del Tg4. Poi è nata l’idea di fondere le due redazioni, perché l’azienda cerca di creare organismi produttivi per produrre più informazioni nelle compatibilità economiche che ci chiedono. Se dovesse restarmene uno solo è evidente che resterei al Tg4 perché era la scelta iniziale dell’editore. Ma voglio bene a tutti e due i bambini».
Nel caso, chi vedrebbe bene come successore a Studio Aperto?
«Ci sono tantissime professionalità interne, il giochino dei nomi non si può fare perché verrei subito subissato dalle telefonate…».
Irene Tarantelli (foto Frezza-La Fata)
Quanto si sente ancora in redazione l’impronta e l’eredità di Emilio Fede?
«Credo che l’impronta di Emilio Fede si senta in tutto il giornalismo italiano, non solo nel Tg4. Era l’uomo di Vermicino, della prima grande diretta, poi del Tg4 e dell’annuncio della Guerra del Golfo, di Bellini e Cocciolone. È anche l’uomo che quando Berlusconi è sceso in campo ha avuto il coraggio di dire «io sto con lui» facendo un’informazione sicuramente schierata ma leale nei confronti dello spettatore».
E adesso cos’è cambiato?
«Oggi noi abbiamo bisogno di fare un passo avanti. L’editore vuole dal Tg4 un’informazione che sia aderente alle esigenze di un paese che è in seria difficoltà e che non ha bisogno di contrapposizioni nette tra le persone: smussare i toni vuol dire salvare tutta la casa. Il momento economico è talmente difficile che non possiamo più permetterci i lussi da Guelfi contro Ghibellini».
C’è anche questo elemento nella prossima evoluzione del Tg4?
«C’è già stato. La prima cosa che ho fatto è stato far intervenire tutti i leader politici di ogni schieramento e aprire a tutti gli editorialisti. I vertici mi hanno chiesto di fare un telegiornale autorevole. L’unico modo che conosco è fare un telegiornale completo, e l’unico modo per farlo è far sentire tutte le voci di ogni partita. Questa è l’evoluzione: non solo modernizzarlo dal punto di vista grafico e creativo. Questo paese è stato congelato vent’anni, come quelli della direzione di Fede, nello scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani. Ognuno di loro aveva le sue ragioni e ognuno aveva i suoi torti, ma oggi mi sembra che il clima sia decisamente svelenito. Sicuramente il Tg4 non sarà un ultrà da una parte né dall’altra. Resterà moderato».
Lei ha dichiarato che sua moglie Siria Magri è molto critica nei confronti del suo lavoro. Come si coniugano le vostre vita personali e professionali?
«Non so quanto le due si sleghino: tre quarti della nostra vita si svolge dentro Mediaset e la quasi totalità parlando di lavoro, ma il suo giudizio ora è positivo. Mi ha seguito sempre ed è il mio primo consigliere, oltre che una delle persone più brave a fare televisione in assoluto. Detto questo, è di rara pignoleria, mentre io sono un pochino più facilone. Magari io ho l’idea buona, mentre lei ha anche la costanza e la pervicacia nel perseguirla in ogni dettaglio. Però capita che a fine giornata io le chieda“hai visto com’è venuto bene oggi?” e lei risponda: “Sì, però poteva essere fatta meglio”. Quel suo “però” ogni tanto mi manda in bestia…».
l TG4 cambia look e non solo: intervista al direttore GIOVANNI TOTI
di Francesco Chignola
«Direttore, le monetine». Nell’ufficio di Giovanni Toti, di fronte ai monitor che trasmettono i principali canali di news italiani, si gira il promo del Tg4 che andrà in onda, rinnovato, da settembre. Ma il regista interrompe le riprese: forse a causa di una nervosa timidezza, il direttore gioca con le monete che ha in tasca, facendo un rumore metallico che disturba i microfoni. La scena è da rifare.
L’atmosfera però è rilassata, il direttore scherza con lo staff che gira lo spot e con la giornalista che veste i panni di protagonista, Francesca Romanelli. Fuori dal suo studio, un lunghissimo e luminoso open space, rinnovato, ripulito e imbiancato di fresco: è la nuova redazione congiunta del Tg4 e di Studio Aperto.
«Stanno velocemente integrandosi» ci racconta il direttore «La vera novità è che un’unica grande redazione produce due brand che sono anche in qualche modo agli antipodi per target di pubblico e di rete. Ma incrociando sensibilità e facendo sinergia, una cosa fondamentale per far funzionare qualsiasi struttura in un momento di crisi, riusciamo ad aumentare i volumi di prodotto senza aumenti d’organico».
Dal prossimo autunno ci saranno altre novità?
«Quella principale è l’edizione delle 14 del Tg4, che si aggiunge a quelle del mattino e della sera. Da settembre parte anche un importante restyling dello studio, della sigla e anche della grafica, che si uniforma a quella della rete».
Dal suo arrivo, le due conduttrici sono state il cambiamento più immediato rispetto al passato…
«La Gasparini e la Corbi hanno avuto un ottimo successo. Sono due facce di lunga navigazione televisiva, però fresche e nel pieno della maturazione professionale, quindi erano perfette per rilanciare un telegiornale come il Tg4. Non erano giovani promesse del giornalismo né decane della professione come Fede: la giusta via di mezzo».
Però siete tutti e tre «under 50». La vostra età ha contribuito a dare la forma al nuovo Tg?
«C’è un salto generazionale e anche un indubbio tentativo della rete di essere più giovane. Ed è un tentativo che sta riuscendo: dai primi studi di marketing che abbiamo fatto, il Tg4 della sera ha già modificato sensibilmente il suo profilo di pubblico, sono aumentati gli uomini, è aumentato il livello qualitativo del pubblico, la sua scolarizzazione, si è uniformato a livello geografico. Il primo risultato l’abbiamo ottenuto».
Rimarranno da sole ad alternarsi anche in autunno?
«Vorrei un terzo volto per il telegiornale delle 19. A ottobre, quando saremo a pieno regime, probabilmente ruoteranno tre facce. E mi piacerebbe avere un uomo».
Ha già qualche idea?
«Sicuramente qualcuno dentro Mediaset».
Magari una co-conduzione all’americana?
«No, la conduzione doppia non mi è mai piaciuta».
Che caratteristiche dovrebbe avere?
«Come le due ragazze: un quarantacinquenne, professionalmente maturo ma ancora in grado di dare parecchio. Ne abbiamo tanti in azienda, alcuni sono sottovalorizzati. Non sarà difficile trovarlo. Semmai sarà difficile strapparlo agli altri direttori (Ride). Non facciamo nomi, sennò preparano le barricate».
Francesca Romanelli (foto Frezza-La Fata)
E lei invece vuole rimanere sempre dietro le quinte?
«Sì, guardi, condurre è un lavoro stressante…».
Anche dirigere due telegiornali.
«Appunto, non puoi fare tutte le parti in commedia, dirigere due tg è davvero impegnativo. Tutti i giorni pensi 40 o 50 servizi, parli con i politici, passi ore al telefono con Roma. La figura del direttore-conduttore secondo me è francamente impossibile e velleitaria. Uno fa bene una cosa, o l’altra cosa. Io preferisco far bene questa, perché mi dà più soddisfazione. E poi il mio profilo televisivo non è da front man. Andare in onda non mi interessa».
Che differenza c’è tra la direzione dei due Tg?
«Sono due cose diverse. Il Tg4 delle 19 è un telegiornale di analisi della realtà, ti dà la soddisfazione di cercare di prendere i fatti che si sono srotolati durante la giornata, cercare di dare un’interpretazione, approfondirli, spiegare da che parte va la politica e l’economia a un pubblico già informato che pretende che le notizie siano ben articolate. Studio Aperto è un telegiornale molto diverso, anche se dipende dalla singola edizione».
Ma quale la diverte di più?
«Il vero divertimento è la sfida editoriale che parte da un progetto industriale: continuare a fare una tv di qualità ai costi che la crisi attuale ci permette di sostenere, ma senza omologare l’informazione. Noi stiamo riuscendo da qualche mese a fare bene sia un Tg4 con un taglio più tradizionale, sia un notiziario tabloid com’è Studio Aperto. E lo facciamo con le stesse persone: questo dà l’idea della qualità professionale delle persone che lavorano a Mediaset».
Sono anche due modi di raccontare la stessa notizia.
«L’idea di aver mescolato le due redazioni ha portato una grande ricchezza: da una parte c’è l’esperienza consolidata dei colleghi con un’età professionale superiore, dall’altra c’è la freschezza dei ragazzi di Studio Aperto, tutti trentenni e con una capacità di lavoro e di fatica decisamente alta. A tavolino può sembrare un mostro, ma ha creato una sinergia creativa inaspettata, una sorta di Big Bang: l’entusiasmo è primordiale».
Se domani le dicessero che può tenerne uno solo? È come chiedere se si vuol più bene a mamma o a papà?
«Quando mi hanno nominato direttore del Tg4, io sapevo di dover diventare direttore del Tg4. Poi è nata l’idea di fondere le due redazioni, perché l’azienda cerca di creare organismi produttivi per produrre più informazioni nelle compatibilità economiche che ci chiedono. Se dovesse restarmene uno solo è evidente che resterei al Tg4 perché era la scelta iniziale dell’editore. Ma voglio bene a tutti e due i bambini».
Nel caso, chi vedrebbe bene come successore a Studio Aperto?
«Ci sono tantissime professionalità interne, il giochino dei nomi non si può fare perché verrei subito subissato dalle telefonate…».
Irene Tarantelli (foto Frezza-La Fata)
Quanto si sente ancora in redazione l’impronta e l’eredità di Emilio Fede?
«Credo che l’impronta di Emilio Fede si senta in tutto il giornalismo italiano, non solo nel Tg4. Era l’uomo di Vermicino, della prima grande diretta, poi del Tg4 e dell’annuncio della Guerra del Golfo, di Bellini e Cocciolone. È anche l’uomo che quando Berlusconi è sceso in campo ha avuto il coraggio di dire «io sto con lui» facendo un’informazione sicuramente schierata ma leale nei confronti dello spettatore».
E adesso cos’è cambiato?
«Oggi noi abbiamo bisogno di fare un passo avanti. L’editore vuole dal Tg4 un’informazione che sia aderente alle esigenze di un paese che è in seria difficoltà e che non ha bisogno di contrapposizioni nette tra le persone: smussare i toni vuol dire salvare tutta la casa. Il momento economico è talmente difficile che non possiamo più permetterci i lussi da Guelfi contro Ghibellini».
C’è anche questo elemento nella prossima evoluzione del Tg4?
«C’è già stato. La prima cosa che ho fatto è stato far intervenire tutti i leader politici di ogni schieramento e aprire a tutti gli editorialisti. I vertici mi hanno chiesto di fare un telegiornale autorevole. L’unico modo che conosco è fare un telegiornale completo, e l’unico modo per farlo è far sentire tutte le voci di ogni partita. Questa è l’evoluzione: non solo modernizzarlo dal punto di vista grafico e creativo. Questo paese è stato congelato vent’anni, come quelli della direzione di Fede, nello scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani. Ognuno di loro aveva le sue ragioni e ognuno aveva i suoi torti, ma oggi mi sembra che il clima sia decisamente svelenito. Sicuramente il Tg4 non sarà un ultrà da una parte né dall’altra. Resterà moderato».
Lei ha dichiarato che sua moglie Siria Magri è molto critica nei confronti del suo lavoro. Come si coniugano le vostre vita personali e professionali?
«Non so quanto le due si sleghino: tre quarti della nostra vita si svolge dentro Mediaset e la quasi totalità parlando di lavoro, ma il suo giudizio ora è positivo. Mi ha seguito sempre ed è il mio primo consigliere, oltre che una delle persone più brave a fare televisione in assoluto. Detto questo, è di rara pignoleria, mentre io sono un pochino più facilone. Magari io ho l’idea buona, mentre lei ha anche la costanza e la pervicacia nel perseguirla in ogni dettaglio. Però capita che a fine giornata io le chieda“hai visto com’è venuto bene oggi?” e lei risponda: “Sì, però poteva essere fatta meglio”. Quel suo “però” ogni tanto mi manda in bestia…».
-
- Messaggi: 3973
- Iscritto il: 21/02/2012, 17:56
Re: quo vadis PD ????
Il sindaco Giuliano Pisapia:
«Serve una svolta a sinistra»
In molti gli tirano la giacca. Alcuni suoi colleghi sindaci lo vogliono in una lista nazionale dei primi cittadini per le prossime elezioni politiche. Altri nel Pd e in Sel gli chiedono una partecipazione diretta alla battaglia di primavera, portando la sua esperienza politica aperta e plurale del «modello Milano» che gli ha consentito di rompere il dominio ventennale della destra. Giuliano Pisapia, però, ha le idee chiare sul suo futuro e sul ruolo del centrosinistra per cambiare le prospettive del Paese. Ce lo spiega in questa intervista.
Sindaco Pisapia, si candiderà alle elezioni politiche? Sarà nell’eventuale lista dei sindaci?
«Il mio impegno è quello di fare il sindaco di Milano e di farlo bene. Nessuna candidatura, quindi. Dimostrare che si può governare bene la propria città è il modo migliore per valorizzare il centrosinistra per la guida del Paese. Se per vincere è necessario avere tre o quattro punte, se dobbiamo allargare il campo, io sono pronto a dare il mio apporto. Non certo a candidarmi, non posso farlo per serietà e rispetto dei cittadini che un anno fa mi hanno eletto e portato a Palazzo Marino».
Eppure tra alcuni suoi colleghi del centrosinistra cresce l’aspirazione a creare una lista nazionale. Cosa ne pensa?
«Io la penso così: il compito dei sindaci è portare a termine il mandato che hanno ricevuto, dunque governare le città. Non esistono gli uomini della provvidenza, nemmeno gli unti del Signore. I sindaci naturalmente aiuteranno a costruire un governo diverso. La loro esperienza quotidiana a contatto con i cittadini è preziosissima, così come gli esperimenti riusciti di allargamento della partecipazione a cittadini, movimenti, associazioni. E nel futuro governo partecipazione deve voler dire anche condivisione dei compiti: la cittadinanza attiva va valorizzata e sfruttata per il bene comune. Vanno aperte le porte a chiunque abbia competenze, professionalità, capacità e voglia di metterle a disposizione. Governare non è un compito da predestinati e nemmeno un lavoro a vita».
Pisapia, in questi giorni si sta discutendo molto di come i progressisti si devono presentare al voto e con quale obiettivo. Come valuta il confronto?
«Nel dibattito di questi giorni ci sono stati troppi equivoci, che come spesso accade qualcuno ha cavalcato strumentalmente. Bisogna uscirne. Dopo il disastro del governo Berlusconi e l’approccio ben diverso del governo Monti, che ci ha aiutato a non cadere nel baratro e che, data l’emergenza, ha avuto l’appoggio, talvolta anche senza consenso, di una maggioranza del tutto anomala e non ripetibile, è necessaria, per vincere le elezioni e poi per governare, un’ampia maggioranza di centrosinistra con un programma comune e che sappia coniugare innovazione e stabilità, tutela dei diritti sociali e civili, responsabilità».
Questa idea sembra condivisa oggi da Pd e Sel. Vede la possibilità che possa coinvolgere anche i centristi?
«Questo progetto non passa e non può passare con l’ingresso dell’Udc nella nostra coalizione. Il centrosinistra deve essere capace di rinnovarsi, di aprirsi alla cittadinanza, ai delusi e disillusi della politica. È necessario un cambiamento interno alla coalizione come svolta, con le elezioni, rispetto all’attuale governo. Un’alleanza capace di governare ma profondamente alternativa al centrodestra e che faccia scelte di politica economica e sociale diverse da quelle del governo Monti, che comunque dobbiamo ringraziare per averci restituito credibilità internazionale ed averci evitato un collasso definitivo».
Però anche Casini sta all’opposizione e potrebbe essere importante per una futura maggioranza...
«Basta leggere la carta di intenti del Pd e le proposte di Sel per comprendere che Casini non è parte di questa coalizione. La sua posizione su temi sensibili e fondanti - non solo su temi eticamente sensibili, ma anche su temi economici e sociali - è diversa. Anche Casini, però, fa una proposta alternativa a quella di Berlusconi. Bene, questo significa che il centrosinistra in Parlamento potrà confrontarsi con il centro e cercare convergenze. Così come potrà avvenire con altre forze presenti in Parlamento non di destra. È indispensabile però che ci sia un denominatore comune condiviso tra chi vuol far parte della coalizione progressista che si candida al governo».
E Monti? Piace pure ad alcuni nel Pd che lo vorrebbero dopo il voto.
«Il nostro compito è guardare al futuro, non al passato. Dobbiamo costruire il dopo-Monti. Il nuovo governo dovrà essere antagonista alla destra e di svolta rispetto a Monti. Sappiamo che la crisi sarà lunga, che i problemi saranno enormi nei prossimi anni e il centrosinistra deve assumersi la pesante responsabilità del governo con l’obiettivo di cambiare la prospettiva del Paese. Diritti civili e sociali, equità e giustizia devono essere le parole chiave».
Bersani e Vendola hanno iniziato a costruire un “fronte”. Cosa ne dice?
«Quello compiuto da Bersani e Vendola è un primo passo che propone un cambiamento nel modo di fare politica, che vuole condividere con un’ampia coalizione un programma, che vuole che il candidato premier sia scelto da tutti coloro che si ritrovano in quel programma. È importante che la proposta sia aperta ai cittadini che intendono impegnarsi in prima persona, a realtà associative, al volontariato, ad altri partiti che intendono sottoscrivere un patto per un futuro migliore. Questa può essere la chiave per rinnovare i partiti».
Quale percorso vede?
«Vedo, anche sulla spinta della nuova legge elettorale, un rinnovamento dei partiti, che vuol dire uscire dalle logiche del manuale Cencelli, dalla segregazione delle donne e dei giovani, dalla esclusione di chi non ha il pedigree della politica e aprire alle forze vive della società. E vedo i sindaci del rinnovamento impegnati alla costruzione di questo diverso patto per l’Italia aperto a tutti coloro, con o senza tessere in tasca, che vogliono contribuire a edificare un Paese più giusto. Il punto essenziale del progetto che sta nascendo è di edificare un’alleanza elettorale su un programma di governo basato su alcuni fondamentali punti irrinunciabili. E condiviso in partenza».
Ci si mette d’accordo sul programma e poi si sceglie il candidato premier con le primarie?
«Certo, le primarie con regole chiare e condivise da tutti. Chi si candida al governo al di fuori di questo percorso si autoesclude dalla coalizione. Spero che i candidati alle primarie vadano oltre il centrosinistra tradizionale. La società civile può dare una mano, a patto che i partiti non se ne dimentichino il giorno dopo il voto».
E se le primarie diventano una resa dei conti tra opzioni politiche diverse?
«Per evitare questo rischio sono indispensabili regole e paletti. I candidati devono condividere il programma di governo e si devono impegnare, in caso di sconfitta, a sostenere lealmente il vincitore. Non mi piace chi si candida da solo perché i risultati delle primarie non gli sono piaciuti».
È brutto dirlo, ma la coalizione come garantirà la governabilità del Paese?
«La coalizione che - mi auguro, e ne sono convinto - vincerà le elezioni dovrà essere autosufficiente. Avere cioè, anche grazie al premio di maggioranza, i voti necessari in Parlamento per governare sulla base del programma sottoscritto. Si discuterà, si medierà, ma non ci si potrà perdere in sfiancanti trattative come avvenuto in brutte esperienze passate: la governabilità va assicurata. Il programma, agile, ma non negoziabile a posteriori, dovrà essere accettato da tutti coloro che intendono partecipare alle primarie».
Ci possono essere liste civiche, diverse dai sindaci, accanto a Pd e Sel?
«Molto dipenderà dalla legge elettorale e dalla capacità dei partiti di riuscire a fare quella che è una scelta obbligata per battere l’antipolitica e il qualunquismo (anche quando si tinge di sinistra), cioè a rinnovarsi e ad accogliere il contributo di quanti hanno voglia di impegnarsi ma non fanno parte della nomenclatura. Se non sarà così, allora sarà necessario spingere il cambiamento dall’esterno con nuovi schemi di gioco».
Le piace l’idea di una lista unica Pd-Sel qualora ci fosse una legge elettorale con premio di maggioranza al primo partito? «Non mi piace la lista unica e mi pare difficile da realizzare. Rischia di eliminare le differenze che, invece, sono preziose,sono la ricchezza della coalizione».
http://www.unita.it/italia/il-sindaco-p ... 877?page=2
«Serve una svolta a sinistra»
In molti gli tirano la giacca. Alcuni suoi colleghi sindaci lo vogliono in una lista nazionale dei primi cittadini per le prossime elezioni politiche. Altri nel Pd e in Sel gli chiedono una partecipazione diretta alla battaglia di primavera, portando la sua esperienza politica aperta e plurale del «modello Milano» che gli ha consentito di rompere il dominio ventennale della destra. Giuliano Pisapia, però, ha le idee chiare sul suo futuro e sul ruolo del centrosinistra per cambiare le prospettive del Paese. Ce lo spiega in questa intervista.
Sindaco Pisapia, si candiderà alle elezioni politiche? Sarà nell’eventuale lista dei sindaci?
«Il mio impegno è quello di fare il sindaco di Milano e di farlo bene. Nessuna candidatura, quindi. Dimostrare che si può governare bene la propria città è il modo migliore per valorizzare il centrosinistra per la guida del Paese. Se per vincere è necessario avere tre o quattro punte, se dobbiamo allargare il campo, io sono pronto a dare il mio apporto. Non certo a candidarmi, non posso farlo per serietà e rispetto dei cittadini che un anno fa mi hanno eletto e portato a Palazzo Marino».
Eppure tra alcuni suoi colleghi del centrosinistra cresce l’aspirazione a creare una lista nazionale. Cosa ne pensa?
«Io la penso così: il compito dei sindaci è portare a termine il mandato che hanno ricevuto, dunque governare le città. Non esistono gli uomini della provvidenza, nemmeno gli unti del Signore. I sindaci naturalmente aiuteranno a costruire un governo diverso. La loro esperienza quotidiana a contatto con i cittadini è preziosissima, così come gli esperimenti riusciti di allargamento della partecipazione a cittadini, movimenti, associazioni. E nel futuro governo partecipazione deve voler dire anche condivisione dei compiti: la cittadinanza attiva va valorizzata e sfruttata per il bene comune. Vanno aperte le porte a chiunque abbia competenze, professionalità, capacità e voglia di metterle a disposizione. Governare non è un compito da predestinati e nemmeno un lavoro a vita».
Pisapia, in questi giorni si sta discutendo molto di come i progressisti si devono presentare al voto e con quale obiettivo. Come valuta il confronto?
«Nel dibattito di questi giorni ci sono stati troppi equivoci, che come spesso accade qualcuno ha cavalcato strumentalmente. Bisogna uscirne. Dopo il disastro del governo Berlusconi e l’approccio ben diverso del governo Monti, che ci ha aiutato a non cadere nel baratro e che, data l’emergenza, ha avuto l’appoggio, talvolta anche senza consenso, di una maggioranza del tutto anomala e non ripetibile, è necessaria, per vincere le elezioni e poi per governare, un’ampia maggioranza di centrosinistra con un programma comune e che sappia coniugare innovazione e stabilità, tutela dei diritti sociali e civili, responsabilità».
Questa idea sembra condivisa oggi da Pd e Sel. Vede la possibilità che possa coinvolgere anche i centristi?
«Questo progetto non passa e non può passare con l’ingresso dell’Udc nella nostra coalizione. Il centrosinistra deve essere capace di rinnovarsi, di aprirsi alla cittadinanza, ai delusi e disillusi della politica. È necessario un cambiamento interno alla coalizione come svolta, con le elezioni, rispetto all’attuale governo. Un’alleanza capace di governare ma profondamente alternativa al centrodestra e che faccia scelte di politica economica e sociale diverse da quelle del governo Monti, che comunque dobbiamo ringraziare per averci restituito credibilità internazionale ed averci evitato un collasso definitivo».
Però anche Casini sta all’opposizione e potrebbe essere importante per una futura maggioranza...
«Basta leggere la carta di intenti del Pd e le proposte di Sel per comprendere che Casini non è parte di questa coalizione. La sua posizione su temi sensibili e fondanti - non solo su temi eticamente sensibili, ma anche su temi economici e sociali - è diversa. Anche Casini, però, fa una proposta alternativa a quella di Berlusconi. Bene, questo significa che il centrosinistra in Parlamento potrà confrontarsi con il centro e cercare convergenze. Così come potrà avvenire con altre forze presenti in Parlamento non di destra. È indispensabile però che ci sia un denominatore comune condiviso tra chi vuol far parte della coalizione progressista che si candida al governo».
E Monti? Piace pure ad alcuni nel Pd che lo vorrebbero dopo il voto.
«Il nostro compito è guardare al futuro, non al passato. Dobbiamo costruire il dopo-Monti. Il nuovo governo dovrà essere antagonista alla destra e di svolta rispetto a Monti. Sappiamo che la crisi sarà lunga, che i problemi saranno enormi nei prossimi anni e il centrosinistra deve assumersi la pesante responsabilità del governo con l’obiettivo di cambiare la prospettiva del Paese. Diritti civili e sociali, equità e giustizia devono essere le parole chiave».
Bersani e Vendola hanno iniziato a costruire un “fronte”. Cosa ne dice?
«Quello compiuto da Bersani e Vendola è un primo passo che propone un cambiamento nel modo di fare politica, che vuole condividere con un’ampia coalizione un programma, che vuole che il candidato premier sia scelto da tutti coloro che si ritrovano in quel programma. È importante che la proposta sia aperta ai cittadini che intendono impegnarsi in prima persona, a realtà associative, al volontariato, ad altri partiti che intendono sottoscrivere un patto per un futuro migliore. Questa può essere la chiave per rinnovare i partiti».
Quale percorso vede?
«Vedo, anche sulla spinta della nuova legge elettorale, un rinnovamento dei partiti, che vuol dire uscire dalle logiche del manuale Cencelli, dalla segregazione delle donne e dei giovani, dalla esclusione di chi non ha il pedigree della politica e aprire alle forze vive della società. E vedo i sindaci del rinnovamento impegnati alla costruzione di questo diverso patto per l’Italia aperto a tutti coloro, con o senza tessere in tasca, che vogliono contribuire a edificare un Paese più giusto. Il punto essenziale del progetto che sta nascendo è di edificare un’alleanza elettorale su un programma di governo basato su alcuni fondamentali punti irrinunciabili. E condiviso in partenza».
Ci si mette d’accordo sul programma e poi si sceglie il candidato premier con le primarie?
«Certo, le primarie con regole chiare e condivise da tutti. Chi si candida al governo al di fuori di questo percorso si autoesclude dalla coalizione. Spero che i candidati alle primarie vadano oltre il centrosinistra tradizionale. La società civile può dare una mano, a patto che i partiti non se ne dimentichino il giorno dopo il voto».
E se le primarie diventano una resa dei conti tra opzioni politiche diverse?
«Per evitare questo rischio sono indispensabili regole e paletti. I candidati devono condividere il programma di governo e si devono impegnare, in caso di sconfitta, a sostenere lealmente il vincitore. Non mi piace chi si candida da solo perché i risultati delle primarie non gli sono piaciuti».
È brutto dirlo, ma la coalizione come garantirà la governabilità del Paese?
«La coalizione che - mi auguro, e ne sono convinto - vincerà le elezioni dovrà essere autosufficiente. Avere cioè, anche grazie al premio di maggioranza, i voti necessari in Parlamento per governare sulla base del programma sottoscritto. Si discuterà, si medierà, ma non ci si potrà perdere in sfiancanti trattative come avvenuto in brutte esperienze passate: la governabilità va assicurata. Il programma, agile, ma non negoziabile a posteriori, dovrà essere accettato da tutti coloro che intendono partecipare alle primarie».
Ci possono essere liste civiche, diverse dai sindaci, accanto a Pd e Sel?
«Molto dipenderà dalla legge elettorale e dalla capacità dei partiti di riuscire a fare quella che è una scelta obbligata per battere l’antipolitica e il qualunquismo (anche quando si tinge di sinistra), cioè a rinnovarsi e ad accogliere il contributo di quanti hanno voglia di impegnarsi ma non fanno parte della nomenclatura. Se non sarà così, allora sarà necessario spingere il cambiamento dall’esterno con nuovi schemi di gioco».
Le piace l’idea di una lista unica Pd-Sel qualora ci fosse una legge elettorale con premio di maggioranza al primo partito? «Non mi piace la lista unica e mi pare difficile da realizzare. Rischia di eliminare le differenze che, invece, sono preziose,sono la ricchezza della coalizione».
http://www.unita.it/italia/il-sindaco-p ... 877?page=2
-
- Messaggi: 2102
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:29
Re: quo vadis PD ????
Quo vadis pd?
Affanc...
BUFFONI!
Affanc...
BUFFONI!
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
Robert Harris, "Archangel"
-
- Messaggi: 3973
- Iscritto il: 21/02/2012, 17:56
Re: quo vadis PD ????
peanuts ha scritto:
Quo vadis pd?
Affanc...
BUFFONI!
anche quella è una possibile "location"...
-
- Messaggi: 3973
- Iscritto il: 21/02/2012, 17:56
Re: quo vadis PD ????
e infatti....
************************************************************
Bersani e Casini: insieme dopo il voto
http://www.unita.it/italia/bersani-e-ca ... o-1.436175
***********************************************************
in politica gli scenari cambiano anche nel giro di pochi giorni.
.
ma se questo è quello che il PD mi propone per la prossima legislatura,
.
il mio voto NON l'avrà.
************************************************************
Bersani e Casini: insieme dopo il voto
http://www.unita.it/italia/bersani-e-ca ... o-1.436175
***********************************************************
in politica gli scenari cambiano anche nel giro di pochi giorni.
.
ma se questo è quello che il PD mi propone per la prossima legislatura,
.
il mio voto NON l'avrà.
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: quo vadis PD ????
RITORNO AL PASSATO
IL PARTITO DEI DEFUNTI PEGGIORA OGNI GIORNO DI PIU'. L'ORDINE, IMPERATIVO E CATEGORICO E': INCIUCIO, INCIUCIO,..INCIUCIO.
NON SONO PIU' CREDIBILI E PRETENDONO IL VOTO A SCATOLA CHIUSA PER FARE I LORO AFFARI.
Elezioni, la linea del Pd sulle alleanze: “Si fanno dopo il voto”. “No, prima”
D'Alema al Messaggero vuole che gli accordi per il governo si facciano dopo i risultati delle urne. Follini avverte allo stesso tempo Casini, attraverso il Corriere della Sera: "Le intese vanno fatte prima". E sulla grande coalizione? L'ex presidente del Consiglio dice di no (anche ai tecnocrati) e l'ex Udc di sì
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 agosto 2012
Il Pd vuole fare le alleanze dopo il voto. No, il Pd vuole fare gli accordi prima e non dopo le elezioni. E poi il Partito Democratico dice no a una riedizione della “grande coalizione”. Ma sì, facciamo pure la “coalizione larga”. Il Pd sarà pure “il pilastro del nuovo governo”, come dice Massimo D’Alema, e avrà pure “un progetto strategico”, come dice Marco Follini. Ma le idee chiare su come presentarsi alle prossime elezioni politiche del 2013 evidentemente mancano. E non c’entra solo la legge elettorale sulla quale ancora latita l’accordo tra le forze in Parlamento per cassare l’odiato Porcellum. Soprattutto sulle alleanze, ma non solo.
L’ex presidente del Consiglio, intervistato dal Corriere della Sera, chiede che “si torni a votare per i partiti” e che “le alleanze si fanno dopo il voto”. Diversa, però, l’opinione dell’ex segretario dell’Udc Marco Follini (e ora nel Pd) che si rivolge all’ex compagno di partito Pierferdinando Casini: “Vorrei mettere in guardia Pier dal rischio di fare il pesce in barile. Le alleanze in due tempi e a geometrie variabili sono al di sotto dell’emergenza che dobbiamo affrontare e peccano di un eccesso di furbizia. Per questo gli accordi vanno fatti prima e non dopo le elezioni”. Resta che “di fronte al popolo sovrano dobbiamo presentarci con un progetto strategico”.
D’Alema: “Vogliamo governare con Sel e Udc, ma le alleanze dopo”. Il Pd “sarà il pilastro del nuovo governo” e “noi dichiareremo da subito che vogliamo governare con Sel e Udc”, ma “si torni a votare per i partiti” e “le alleanze si fanno dopo il voto” dice D’Alema al Messaggero, rispondendo così di no a una riedizione della grande coalizione, rilanciata da Casini, che sarebbe una “prospettiva di ingessamento che indebolirebbe le istituzioni”. Anche perchè “per noi una collaborazione con Berlusconi è esclusa e non è auspicabile. Il Paese deve essere governato”. Per questo D’Alema invita “i nostri interlocutori a smettere la via dei veti reciproci”.
Per l’ex capo del governo, poi, la politica deve evitare il rischio “di restare stretti nella morsa tra tecnocrazia e populismo. Le decisioni reali sono demandate a livello europeo e lì vengono prese senza effettivo controllo democratico, con una deriva tecnocratica sempre più accentuata. La politica invece si svolge a livello nazionale ma quando la facoltà di prendere decisioni reali è inibita si scivola verso il populismo”. Per D’Alema “Monti doveva essere più cauto sul ruolo del Parlamento in Germania” anche se “in questo momento non riconoscerei ai tedeschi il ruolo di campioni nella difesa della democrazia anche perchè il rischio è che si difenda solo nei paesi più forti mentre agli altri resta solo il dovere di fare i cosiddetti compiti a casa”.
D’Alema ricorda che il Pd sta lavorando “per costruire un asse di governo che garantisca la continuità giusta con questo governo sul piano della credibilità internazionale e del rigore finanziario” sottolineando però che “la svolta a sinistra la dobbiamo imprimere noi”. Infine il presidente del Copasir si dice “dispiaciuto e preoccupato per la deriva di Di Pietro che mette profondamente in discussione il nostro rapporto con lui e crea malessere nella stessa Idv. Di Pietro che cita Craxi poi l’ho trovato davvero di cattivo gusto”.
Follini: “Niente alleanze in due tempi”. Dal Corriere, invece, l’avvertimento di Follini a Casini che però – a differenza di D’Alema riapre a una “coalizione larga” anche se è chiaro che Berlusconi “al netto di ripensamenti continui e contraddittori, si è messo fuori da questa prospettiva”. Quanto a Vendola, “dovrebbe tenere a mente due cose”: che “il Pd sostiene lealmente il governo Monti” e che “non abbiamo esitato a mettere alla porta Di Pietro”. Infine sull’ipotesi di lista dei sindaci “il Pd – dice Follini – deve provvedere a se stesso. Per il resto, chi ha più filo da tessere…”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ma/320289/
IL PARTITO DEI DEFUNTI PEGGIORA OGNI GIORNO DI PIU'. L'ORDINE, IMPERATIVO E CATEGORICO E': INCIUCIO, INCIUCIO,..INCIUCIO.
NON SONO PIU' CREDIBILI E PRETENDONO IL VOTO A SCATOLA CHIUSA PER FARE I LORO AFFARI.
Elezioni, la linea del Pd sulle alleanze: “Si fanno dopo il voto”. “No, prima”
D'Alema al Messaggero vuole che gli accordi per il governo si facciano dopo i risultati delle urne. Follini avverte allo stesso tempo Casini, attraverso il Corriere della Sera: "Le intese vanno fatte prima". E sulla grande coalizione? L'ex presidente del Consiglio dice di no (anche ai tecnocrati) e l'ex Udc di sì
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 agosto 2012
Il Pd vuole fare le alleanze dopo il voto. No, il Pd vuole fare gli accordi prima e non dopo le elezioni. E poi il Partito Democratico dice no a una riedizione della “grande coalizione”. Ma sì, facciamo pure la “coalizione larga”. Il Pd sarà pure “il pilastro del nuovo governo”, come dice Massimo D’Alema, e avrà pure “un progetto strategico”, come dice Marco Follini. Ma le idee chiare su come presentarsi alle prossime elezioni politiche del 2013 evidentemente mancano. E non c’entra solo la legge elettorale sulla quale ancora latita l’accordo tra le forze in Parlamento per cassare l’odiato Porcellum. Soprattutto sulle alleanze, ma non solo.
L’ex presidente del Consiglio, intervistato dal Corriere della Sera, chiede che “si torni a votare per i partiti” e che “le alleanze si fanno dopo il voto”. Diversa, però, l’opinione dell’ex segretario dell’Udc Marco Follini (e ora nel Pd) che si rivolge all’ex compagno di partito Pierferdinando Casini: “Vorrei mettere in guardia Pier dal rischio di fare il pesce in barile. Le alleanze in due tempi e a geometrie variabili sono al di sotto dell’emergenza che dobbiamo affrontare e peccano di un eccesso di furbizia. Per questo gli accordi vanno fatti prima e non dopo le elezioni”. Resta che “di fronte al popolo sovrano dobbiamo presentarci con un progetto strategico”.
D’Alema: “Vogliamo governare con Sel e Udc, ma le alleanze dopo”. Il Pd “sarà il pilastro del nuovo governo” e “noi dichiareremo da subito che vogliamo governare con Sel e Udc”, ma “si torni a votare per i partiti” e “le alleanze si fanno dopo il voto” dice D’Alema al Messaggero, rispondendo così di no a una riedizione della grande coalizione, rilanciata da Casini, che sarebbe una “prospettiva di ingessamento che indebolirebbe le istituzioni”. Anche perchè “per noi una collaborazione con Berlusconi è esclusa e non è auspicabile. Il Paese deve essere governato”. Per questo D’Alema invita “i nostri interlocutori a smettere la via dei veti reciproci”.
Per l’ex capo del governo, poi, la politica deve evitare il rischio “di restare stretti nella morsa tra tecnocrazia e populismo. Le decisioni reali sono demandate a livello europeo e lì vengono prese senza effettivo controllo democratico, con una deriva tecnocratica sempre più accentuata. La politica invece si svolge a livello nazionale ma quando la facoltà di prendere decisioni reali è inibita si scivola verso il populismo”. Per D’Alema “Monti doveva essere più cauto sul ruolo del Parlamento in Germania” anche se “in questo momento non riconoscerei ai tedeschi il ruolo di campioni nella difesa della democrazia anche perchè il rischio è che si difenda solo nei paesi più forti mentre agli altri resta solo il dovere di fare i cosiddetti compiti a casa”.
D’Alema ricorda che il Pd sta lavorando “per costruire un asse di governo che garantisca la continuità giusta con questo governo sul piano della credibilità internazionale e del rigore finanziario” sottolineando però che “la svolta a sinistra la dobbiamo imprimere noi”. Infine il presidente del Copasir si dice “dispiaciuto e preoccupato per la deriva di Di Pietro che mette profondamente in discussione il nostro rapporto con lui e crea malessere nella stessa Idv. Di Pietro che cita Craxi poi l’ho trovato davvero di cattivo gusto”.
Follini: “Niente alleanze in due tempi”. Dal Corriere, invece, l’avvertimento di Follini a Casini che però – a differenza di D’Alema riapre a una “coalizione larga” anche se è chiaro che Berlusconi “al netto di ripensamenti continui e contraddittori, si è messo fuori da questa prospettiva”. Quanto a Vendola, “dovrebbe tenere a mente due cose”: che “il Pd sostiene lealmente il governo Monti” e che “non abbiamo esitato a mettere alla porta Di Pietro”. Infine sull’ipotesi di lista dei sindaci “il Pd – dice Follini – deve provvedere a se stesso. Per il resto, chi ha più filo da tessere…”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ma/320289/
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: quo vadis PD ????
I COMMENTI DEI LETTORI DE IFQ
G.Digi Poco fa
Ma alleatevi con chi volete e come volete, ( il mio voto so io a chi darlo) sarete tutti sbalorditi alle prossime elezioni, quando festeggerete alla vs. perdita.
corriora Poco fa
D'Alema è un pagliaccio (e delinquente e ladro) patetico,pensi a vergognarsi lui con la sinistra tutta di avere fatto opposizione per 20 anni in modo patetico,D'Alema può esultare solo di avere fatto buona sQuola al COMPAGNO Vendola.
Tutti a casa,scriteriati: avete dilapidato un paese,passerete alla storia come i politici peggiori,persino di Craxi ed Andreotti.
Alex76 Oggi 04:19 PM
“le alleanze si fanno dopo il voto” dice D’Alema.....
Ma questo qui è ancora in giro??? Ma stai in barca tutto l'anno ed evita di fracassarci i "cosi" con la tua filosofia spicciola.
In un paese democratico il programma e le alleanze si presentano "PRIMA" ai cittadini, non dopo.
Così ogni persona ha la libertà di scegliersi prima chi caxxo votare o di mandarvi aff....... per le porcate che fate. Invece voi no! prima fate tante promesse e poi ce lo mettete in quel posto tanto i voti li avete presi. Ma è possibile che gli ITALIANI si merito una classe politica così?
albertix Oggi 01:41 PM
bersani sei finito,hai perso, non rappresenti più nessuno,il PD non ha senso.Rappresenti solo la casta,siete attaccati alle poltrone e basta .L'unico programma che avete è : mantenere i privilegi,mantenere il vitalizio, prendere i soldi del finanziamento pubblico,mantenere lo stipendio alto,fare accordi con il PDL e l'UDC per mantenere lo status quo.Grazie Bersani ti ringraziano: gli esodati, i disoccupati,i precari,i giovani che devono espatriare,tutti i dipendenti pubblici,i pensionati ,gli operai etc.....
gloria61 Oggi 03:07 PM
ecco un'altra trovata per fregare gli elettori.
Non ci dicono con ci si alleeranno (oppure un giorno lo dicono poi il giorno dopo smentiscono)...........ma tanto chi si fida più di voi?
D'Alema uno che in questi anni è riuscito a portare allo sfacelo la sinistra.
Ma andate tutti a casa! Fareste molta più bella figura.
Spero che 5 stelle e IDV vi sopprima.
alieno1606 Oggi 03:53 PM in risposta a gloria61
Le tue speranze sono anche le mie.
In qualità di elettore del M5S spero davvero che Grillo riveda la sua posizione e apra a Di Pietro (a condizione che quest'ultimo ripulisca l'IDV dai simpatizzanti PD).
M5S e IDV hanno davvero la possibilità di governare il paese se stringeranno alleanza: insieme possono sfiorare il 40%.
Al contrario, PD, SEL e UDC faranno fatica ad arrivare al 30%; per questa ragione dicono di voler stringere alleanze dopo il voto, è evidente la loro intenzione di aprire anche al PDL per una larga intesa perchè sanno benissimo che rischiano di avere meno consensi del M5S e IDV messi insieme.
Margo32 Oggi 03:08 PM
Chi si allea a PDL, UDC o Lega si suicida politicamente.
Lulù 2.0 Oggi 02:04 PM
Non puoi farle dopo le alleanze perchè c'è un programma da presentare prima agli italiani !
I soliti inciuci dalemiani. VERGOGNA.
LuisaBacocchia Oggi 03:54 PM
MI SPIACE MA GLI ELETTORI VOGLIONO SAPERE PRIMA LE ALLEANZE ,E NON DOPO AVER VOTATO
yardan Oggi 04:01 PM in risposta a LuisaBacocchia
Ma quali allenze, sono tutti uguali!!!!!
testadimaglio Oggi 03:45 PM
caro pd dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...se il voto vuoi...ma stando alle dichiarazioni che escono giornalmente mi pare che facciano di tutto per non farsi votare.
G.Digi Poco fa
Ma alleatevi con chi volete e come volete, ( il mio voto so io a chi darlo) sarete tutti sbalorditi alle prossime elezioni, quando festeggerete alla vs. perdita.
corriora Poco fa
D'Alema è un pagliaccio (e delinquente e ladro) patetico,pensi a vergognarsi lui con la sinistra tutta di avere fatto opposizione per 20 anni in modo patetico,D'Alema può esultare solo di avere fatto buona sQuola al COMPAGNO Vendola.
Tutti a casa,scriteriati: avete dilapidato un paese,passerete alla storia come i politici peggiori,persino di Craxi ed Andreotti.
Alex76 Oggi 04:19 PM
“le alleanze si fanno dopo il voto” dice D’Alema.....
Ma questo qui è ancora in giro??? Ma stai in barca tutto l'anno ed evita di fracassarci i "cosi" con la tua filosofia spicciola.
In un paese democratico il programma e le alleanze si presentano "PRIMA" ai cittadini, non dopo.
Così ogni persona ha la libertà di scegliersi prima chi caxxo votare o di mandarvi aff....... per le porcate che fate. Invece voi no! prima fate tante promesse e poi ce lo mettete in quel posto tanto i voti li avete presi. Ma è possibile che gli ITALIANI si merito una classe politica così?
albertix Oggi 01:41 PM
bersani sei finito,hai perso, non rappresenti più nessuno,il PD non ha senso.Rappresenti solo la casta,siete attaccati alle poltrone e basta .L'unico programma che avete è : mantenere i privilegi,mantenere il vitalizio, prendere i soldi del finanziamento pubblico,mantenere lo stipendio alto,fare accordi con il PDL e l'UDC per mantenere lo status quo.Grazie Bersani ti ringraziano: gli esodati, i disoccupati,i precari,i giovani che devono espatriare,tutti i dipendenti pubblici,i pensionati ,gli operai etc.....
gloria61 Oggi 03:07 PM
ecco un'altra trovata per fregare gli elettori.
Non ci dicono con ci si alleeranno (oppure un giorno lo dicono poi il giorno dopo smentiscono)...........ma tanto chi si fida più di voi?
D'Alema uno che in questi anni è riuscito a portare allo sfacelo la sinistra.
Ma andate tutti a casa! Fareste molta più bella figura.
Spero che 5 stelle e IDV vi sopprima.
alieno1606 Oggi 03:53 PM in risposta a gloria61
Le tue speranze sono anche le mie.
In qualità di elettore del M5S spero davvero che Grillo riveda la sua posizione e apra a Di Pietro (a condizione che quest'ultimo ripulisca l'IDV dai simpatizzanti PD).
M5S e IDV hanno davvero la possibilità di governare il paese se stringeranno alleanza: insieme possono sfiorare il 40%.
Al contrario, PD, SEL e UDC faranno fatica ad arrivare al 30%; per questa ragione dicono di voler stringere alleanze dopo il voto, è evidente la loro intenzione di aprire anche al PDL per una larga intesa perchè sanno benissimo che rischiano di avere meno consensi del M5S e IDV messi insieme.
Margo32 Oggi 03:08 PM
Chi si allea a PDL, UDC o Lega si suicida politicamente.
Lulù 2.0 Oggi 02:04 PM
Non puoi farle dopo le alleanze perchè c'è un programma da presentare prima agli italiani !
I soliti inciuci dalemiani. VERGOGNA.
LuisaBacocchia Oggi 03:54 PM
MI SPIACE MA GLI ELETTORI VOGLIONO SAPERE PRIMA LE ALLEANZE ,E NON DOPO AVER VOTATO
yardan Oggi 04:01 PM in risposta a LuisaBacocchia
Ma quali allenze, sono tutti uguali!!!!!
testadimaglio Oggi 03:45 PM
caro pd dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...se il voto vuoi...ma stando alle dichiarazioni che escono giornalmente mi pare che facciano di tutto per non farsi votare.
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite