Come se ne viene fuori ?
Re: Come se ne viene fuori ?
Top manager strapagati, ma anche incoerenti e incapaci. Parola ai sottoposti
Secondo un'indagine Towers Watson, il 37% degli italiani non si fida del lavoro del senior management della propria azienda e solo il 38% ritiene che i leader siano coerenti rispetto ai valori aziendali. Mentre il 61% non crede alle informazioni che riceve
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 agosto 2012
Malcontento verso i manager in salita. E non solo per i ricchi stipendi spesso sproporzionati rispetto ai risultati ottenuti, come rilevato da una recente indagine sugli imprenditori che ai capi azienda delle grandi società quotate in Borsa chiedono maggiore trasparenza, condivisione e austerità. C’è anche il fronte interno, che registra una crescente sfiducia dei lavoratori italiani nei confronti di senior e immediate manager. Secondo il Global Work force Study, una ricerca globale condotta ogni due anni da Towers Watson che indaga le aspettative e le percezioni dei dipendenti del settore privato su vari aspetti della loro vita lavorativa, individuando gli elementi che maggiormente impattano sulla loro motivazione a contribuire al successo dell’azienda, infatti, la preoccupazione per l’incertezza economica incide negativamente sulla fiducia nell’operato dei propri leader, ritenuti non sempre in grado di fronteggiare le sfide che la situazione attuale impone.
In particolare il 37% degli intervistati italiani ha dichiarato di non aver fiducia nel lavoro fatto dal senior management della propria azienda (3% in meno rispetto alla media europea), e solo il 38% ritiene che i senior leader si comportino in modo coerente rispetto ai valori aziendali (5% in meno rispetto alla media europea). Meno della metà, il 42%, pensa poi che la propria azienda stia facendo un buon lavoro nel fornire informazioni su come stia performando rispetto agli obiettivi di business, mentre soltanto il 39% (-10% rispetto alla media europea) crede alle informazioni che riceve dai senior leader.
Senior manager bocciati anche in relazione alla capacità di puntare sull’innovazione. Solo il 33% degli intervistati ritiene che la propria azienda faccia un buon lavoro nel premiare chi porta idee innovative, e il 36% pensa che sia efficace nel muoversi velocemente nel passaggio dalla creazione di idee alla loro implementazione. Emerge inoltre che le persone desidererebbero una maggiore responsabilizzazione: solo il 44% (-8% rispetto alla media europea) crede che i lavoratori siano ritenuti responsabili della performance della propria azienda.
Critici i giudizi dei lavoratori anche nei confronti dei capi diretti: solo il 31% (ben il 14% sotto la media europea) dichiara di aver un riconoscimento verbale per un lavoro ben fatto, mentre il 39% (-7%) ritiene che il proprio capo sia in grado di differenziare la performance fra i bravi e i meno bravi. E solo il 42% afferma di vedere coerenza fra l’operato del proprio capo e le sue parole (-7% rispetto alla media europea e -7% rispetto ai risultati 2010). Sfiducia anche nella capacità del proprio capo di ascoltare attentamente opinioni diverse dalla propria prima di prendere una decisione (solo il 42% da risposta favorevole) e di incoraggiare nuove idee e nuovi modi di fare le cose (42%). Dulcis in fundo, meno della metà, il 45%, ritiene che il proprio capo diretto lo aiuti a migliorare la propria performance.
Secondo un'indagine Towers Watson, il 37% degli italiani non si fida del lavoro del senior management della propria azienda e solo il 38% ritiene che i leader siano coerenti rispetto ai valori aziendali. Mentre il 61% non crede alle informazioni che riceve
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 11 agosto 2012
Malcontento verso i manager in salita. E non solo per i ricchi stipendi spesso sproporzionati rispetto ai risultati ottenuti, come rilevato da una recente indagine sugli imprenditori che ai capi azienda delle grandi società quotate in Borsa chiedono maggiore trasparenza, condivisione e austerità. C’è anche il fronte interno, che registra una crescente sfiducia dei lavoratori italiani nei confronti di senior e immediate manager. Secondo il Global Work force Study, una ricerca globale condotta ogni due anni da Towers Watson che indaga le aspettative e le percezioni dei dipendenti del settore privato su vari aspetti della loro vita lavorativa, individuando gli elementi che maggiormente impattano sulla loro motivazione a contribuire al successo dell’azienda, infatti, la preoccupazione per l’incertezza economica incide negativamente sulla fiducia nell’operato dei propri leader, ritenuti non sempre in grado di fronteggiare le sfide che la situazione attuale impone.
In particolare il 37% degli intervistati italiani ha dichiarato di non aver fiducia nel lavoro fatto dal senior management della propria azienda (3% in meno rispetto alla media europea), e solo il 38% ritiene che i senior leader si comportino in modo coerente rispetto ai valori aziendali (5% in meno rispetto alla media europea). Meno della metà, il 42%, pensa poi che la propria azienda stia facendo un buon lavoro nel fornire informazioni su come stia performando rispetto agli obiettivi di business, mentre soltanto il 39% (-10% rispetto alla media europea) crede alle informazioni che riceve dai senior leader.
Senior manager bocciati anche in relazione alla capacità di puntare sull’innovazione. Solo il 33% degli intervistati ritiene che la propria azienda faccia un buon lavoro nel premiare chi porta idee innovative, e il 36% pensa che sia efficace nel muoversi velocemente nel passaggio dalla creazione di idee alla loro implementazione. Emerge inoltre che le persone desidererebbero una maggiore responsabilizzazione: solo il 44% (-8% rispetto alla media europea) crede che i lavoratori siano ritenuti responsabili della performance della propria azienda.
Critici i giudizi dei lavoratori anche nei confronti dei capi diretti: solo il 31% (ben il 14% sotto la media europea) dichiara di aver un riconoscimento verbale per un lavoro ben fatto, mentre il 39% (-7%) ritiene che il proprio capo sia in grado di differenziare la performance fra i bravi e i meno bravi. E solo il 42% afferma di vedere coerenza fra l’operato del proprio capo e le sue parole (-7% rispetto alla media europea e -7% rispetto ai risultati 2010). Sfiducia anche nella capacità del proprio capo di ascoltare attentamente opinioni diverse dalla propria prima di prendere una decisione (solo il 42% da risposta favorevole) e di incoraggiare nuove idee e nuovi modi di fare le cose (42%). Dulcis in fundo, meno della metà, il 45%, ritiene che il proprio capo diretto lo aiuti a migliorare la propria performance.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Malgrado James Bondi con licenza di uccidere, sprecopoli continua.
La destra fascista accusa la sinistra di essere poco nazionalista. Il loro nazionalismo però si limita a celebrare i fasti della forza muscolare dell’esercito, dei carabinieri, delle forze di Polizia.
Poco quelle della Guardia di Finanza, perché “i nazionalisti” sono così tanto nazionalisti che i loro capitali li portano all’estero.
Anche la sinistra è nazionalista, ma in altro modo. Guarda alle fabbriche. Tanto è vero che durante la guerra di liberazione i partigiani s’impegnarono a salvare le fabbriche italiane.
Quando si muove Libero bisogna prendere tutto con le molle, bisogna fare attenzione a quello che racconta Bufala Bill.
Ma al di la di questo, il ministro Cancellieri vuol vedere chiaro
“Fini paga l’albergo alla scorta”: Cancellieri chiede chiarimenti alla polizia
Secondo il quotidiano Libero, il presidente della Camera avrebbe prenotato 9 stanze in un hotel di Orbetello per i suoi bodyguard. Costo complessivo: 80 mila euro. L'ex leader di An annuncia querela, ma il ministro degli Interni vuole da Manganelli "una approfondita relazione sulle modalità del dispositivo di sicurezza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 agosto 2012
Commenti (298)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ia/324307/
Le salme ambulanti non hanno mai il senso della misura. L’ex radicale Benedetto Della Vedova, oggi militante del Fli, intervistato in proposito da La repubblica risponde : <<Cosa avrebbe dovuto fare, fare dormire la scorta in macchina?>>
Nessuno pretende tanto ma 9 stanze ad Orbetello a 80.000 euro (160 milioni di vecchie lire per chi se lo fosse dimenticato) è un vistoso spreco del potere.
Ammesso che Bufala questa volta abbia ragione.
Ma agli ex fasci non basta sprecare.
Ad Affile va in scena la celebrazione del gerarca fascista. A spese nostre
Nella città alle porte di Roma il ricordo del Maresciallo Graziani, protagonista delle violazioni dei diritti umani nella guerra contro l'Etiopia ed ex ministro della Difesa durante la Repubblica di Salò. Il sindaco: “Onoriamo il soldato con la s maiuscola”
di Nello Trocchia | 12 agosto 2012
Commenti (292)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... re/324248/
Il vizietto
Auto blu, risparmiati 280 milioni. “Ma il 44% delle amministrazioni è in ritardo”
Le vetture "di cortesia" per gli amministratori dello Stato sono state tagliate del 16 per cento e il 44 per cento degli enti non ha provveduto a ridurre il parco macchine. Gran parte dei costi totali (1 miliardo e 220 milioni) è destinato a spese per il personale (73%)
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 agosto 2012
Commenti (17)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ro/325169/
La destra fascista accusa la sinistra di essere poco nazionalista. Il loro nazionalismo però si limita a celebrare i fasti della forza muscolare dell’esercito, dei carabinieri, delle forze di Polizia.
Poco quelle della Guardia di Finanza, perché “i nazionalisti” sono così tanto nazionalisti che i loro capitali li portano all’estero.
Anche la sinistra è nazionalista, ma in altro modo. Guarda alle fabbriche. Tanto è vero che durante la guerra di liberazione i partigiani s’impegnarono a salvare le fabbriche italiane.
Quando si muove Libero bisogna prendere tutto con le molle, bisogna fare attenzione a quello che racconta Bufala Bill.
Ma al di la di questo, il ministro Cancellieri vuol vedere chiaro
“Fini paga l’albergo alla scorta”: Cancellieri chiede chiarimenti alla polizia
Secondo il quotidiano Libero, il presidente della Camera avrebbe prenotato 9 stanze in un hotel di Orbetello per i suoi bodyguard. Costo complessivo: 80 mila euro. L'ex leader di An annuncia querela, ma il ministro degli Interni vuole da Manganelli "una approfondita relazione sulle modalità del dispositivo di sicurezza"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 agosto 2012
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Le salme ambulanti non hanno mai il senso della misura. L’ex radicale Benedetto Della Vedova, oggi militante del Fli, intervistato in proposito da La repubblica risponde : <<Cosa avrebbe dovuto fare, fare dormire la scorta in macchina?>>
Nessuno pretende tanto ma 9 stanze ad Orbetello a 80.000 euro (160 milioni di vecchie lire per chi se lo fosse dimenticato) è un vistoso spreco del potere.
Ammesso che Bufala questa volta abbia ragione.
Ma agli ex fasci non basta sprecare.
Ad Affile va in scena la celebrazione del gerarca fascista. A spese nostre
Nella città alle porte di Roma il ricordo del Maresciallo Graziani, protagonista delle violazioni dei diritti umani nella guerra contro l'Etiopia ed ex ministro della Difesa durante la Repubblica di Salò. Il sindaco: “Onoriamo il soldato con la s maiuscola”
di Nello Trocchia | 12 agosto 2012
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Il vizietto
Auto blu, risparmiati 280 milioni. “Ma il 44% delle amministrazioni è in ritardo”
Le vetture "di cortesia" per gli amministratori dello Stato sono state tagliate del 16 per cento e il 44 per cento degli enti non ha provveduto a ridurre il parco macchine. Gran parte dei costi totali (1 miliardo e 220 milioni) è destinato a spese per il personale (73%)
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 13 agosto 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Quando lo dicevamo noi undici anni fa eravamo considerati solo dei pirla antiberlusconiani, anche da parte del nuovo amore di Bersande, Pierazzurro Casini in Caltagirone. Lui quelle leggi le ha sottoscritte tutte perché allora gli faceva comodo così.
Taormina: “Leggi ad personam? Per salvare B. abbiamo fatto un disastro”
Parla l'ex sottosegretario del governo Berlusconi: "Mi hanno cacciato Cicchitto, Verdini e Ghedini". E' "pentito" della ex-Cirielli e sulle feste di Arcore dice: "Alle serate partecipavano anche escort gay. Venivano per gli ospiti, non per il Cavaliere. E gli scandali non sono finiti"
di Fabrizio d'Esposito | 13 agosto 2012
Commenti (191)
La taglia sulla cattura di Bin Laden, un tesoro da 25 milioni di dollari, è l’ultima, ardita frontiera professionale dell’avvocato Carlo Taormina, principe reggente di Filettino, in provincia di Frosinone. Per conto di Mary Pace, giornalista e compagna del fu Guido Giannettini del Sid, l’ex sottosegretario berlusconiano ha citato in giudizio il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il ministero dell’Interno del nostro Paese. A entrambi, la Pace sostiene di aver fornito nell’agosto del 2003 l’esatta ubicazione del nascondiglio di Bin Laden in Pakistan. Il 2 maggio 2011, il capo di al Qaeda è stato ucciso proprio nella zona indicata dalla cliente di Taormina.
Da Cogne al Pakistan, senza frontiere.
Legga l’atto di citazione, eccolo qua.
Ma la Pace come sapeva il luogo?
Glielo rivelò Giannettini in punto di morte. La Digos ha raccolto le informazioni a casa sua.
Lei, professore, reclama anche la casa del delitto di Cogne.
Non ho visto un euro dalla Franzoni.
È in carcere per l’omicidio del figlio Samuele.
Grazie a me le hanno ridotto la pena da 30 a 13 anni, non mi sembra tanto per un infanticidio.
Convinto ancora della sua innocenza?
Non ci casco. Sì è innocente. È una storia ancora tutta da scrivere.
La sua fama di giurista ha rischiato di brutto con il sangue di gatto.
Invece era cacca di cane. Quelle impronte non le avevamo create noi, non avevamo falsificato nulla. Se lei mette il luminol su un’albicocca, il segnale le dirà che è sangue.
Maledetto luminol.
È un processo che non mi ha portato bene. Mi ha assorbito in maniera totale per quattro anni.
Una dedizione dispendiosa. Lei chiede 700mila euro. In alternativa lo chalet.
La metà sono spese. Ho fatto 120 viaggi aerei.
I voli costano.
Ho fatto una richiesta formale di messa in mora.
Berlusconi è un cliente migliore, puntuale nei pagamenti?
A differenza di altri, non sono mai stato suo legale. Anche se gli ho dato tanti consigli.
E scritto varie leggi ad personam.
Facevamo le leggi ad personam perché in quei momenti la giustizia era lo strumento per non legittimare politicamente Berlusconi.
Una guerra civile per voi.
Eravamo convinti di fare bene e di vincere in Parlamento coi numeri.
Si è pentito?
Sì, perché per fare fronte alle norme ad personam abbiamo fatto leggi più dure per i cittadini normali. Dovevamo far vedere che eravamo legislatori illuminati.
La ex-Cirielli: prescrizione ridotta, ma pene più dure per i recidivi.
Un disastro. Un mio cliente per uno schiaffo ha preso 16 anni e mezzo, più della Franzoni. Pena aumentata di due terzi perché era recidivo.
Nemesi dell’illuminismo berlusconiano.
Nel 2006 non mi hanno messo più in lista. Di fatto mi hanno cacciato.
Berlusconi ingrato è un evento.
Lui ha sempre negato. Mi disse: ‘Non sono stato io, le giuro che la cosa mi è sfuggita’. Invece ha avuto forti pressioni.
Da chi?
Cicchitto, Verdini, Ghedini. Mi hanno sempre visto come il fumo negli occhi.
Perché?
Denunciavo lo stato del partito, a tutti i livelli. Non si faceva politica, ma altro.
Malaffare?
Sono stato già querelato, lasciamo perdere.
La mignottocrazia, poi.
Fin quando ho frequentato Berlusconi e sono stato vicino alla famiglia è stato tutto corretto.
Dopo?
Una persona che partecipava a queste feste mi riferì che c’erano anche escort gay.
Sodoma e Arcore, chi l’avrebbe detto.
Ma non per Berlusconi, forse per altri partecipanti, stando a questi racconti.
Cronache da bassissimo impero.
Gli scandali sessuali sono stati devastanti per Berlusconi. E credo che non finiranno.
Perché?
Berlusconi è ritornato, per fortuna, ma gliela faranno pagare.
Per fortuna?
Saluto con entusiasmo il suo ritorno. Se accende una nuova speranza di liberalismo per me è un fatto positivo.
Lei però si è fatto rivedere con Sgarbi alla presentazione del Partito della Rivoluzione.
Sgarbi ha tirato fuori questo partito, ma non ha aggiunto liberale alla rivoluzione.
PdRL suona meglio?
Io voglio fare un contenitore che recuperi il malcontento di Lega e Pdl.
Una rete come propone Volpe Pasini, neoconsigliere di Berlusconi.
Non me ne frega niente di Volpe Pasini. Quattro anni fa ho fondato la Lega Italia. Ci stiamo preparando per le elezioni in Sicilia.
Lei è già in campagna elettorale.
Il 25 agosto sarò in Sardegna per un’iniziativa con il Partito dei pastori. Stiamo facendo una battaglia contro Equitalia.
Il nuovo male assoluto.
Abbiamo lanciato una legge di iniziativa popolare per chiedere una riscossione senza aggravi di sopratasse e senza toccare i beni primari.
Altri tempi quelli delle fandonie di Telekom Serbia.
Tutto vero, invece. Fummo fermati quando incappammo in un grosso personaggio di destra. Litigai con Trantino, il presidente della commissione. Anche Bocchino era molto interessato.
Facile capire chi è. Trantino e Bocchino erano di An.
Telefonai a Berlusconi: ‘Devi intervenire, ci stanno massacrando’.
Che cosa rispose?
Non mi diede soddisfazione.
Il principato di Filettino dà meno problemi.
C’è stato un referendum dopo la soppressione del comune. Filettino è un paese ricchissimo d’acqua ed è una stazione sciistica.
Lei da principe reggente ha nominato il governo. Squitieri è il premier.
Non più, ha avuto problemi di salute.
Anche lei è stato poco bene, due anni fa.
Tumore alla prostata. Per 15 giorni mi sono abituato alla morte. Una rassegnazione diventata serena. I medici mi avevano dato 4 mesi di vita.
Un miracolo.
Sì. L’ha fatto Giovanni Paolo II. Il mio caso è nel suo processo di canonizzazione.
Una visione.
A mia moglie. Due settimane dopo il verdetto dei medici ero a Tor Vergata per una scintigrafia. Lei andò in cappella a pregare. C’era un quadro di Wojtyla. Mosse un braccio. Mia moglie tornò e disse di non preoccuparmi.
Fu operato al San Raffaele di Milano.
Patrizio Rigatti, si era già occupato di Berlusconi.
Si fece vivo Berlusconi?
Non mi ha mai fatto una telefonata. E io che continuo a parlarne bene.
da Il Fatto Quotidiano del 12 agosto 2012
Taormina: “Leggi ad personam? Per salvare B. abbiamo fatto un disastro”
Parla l'ex sottosegretario del governo Berlusconi: "Mi hanno cacciato Cicchitto, Verdini e Ghedini". E' "pentito" della ex-Cirielli e sulle feste di Arcore dice: "Alle serate partecipavano anche escort gay. Venivano per gli ospiti, non per il Cavaliere. E gli scandali non sono finiti"
di Fabrizio d'Esposito | 13 agosto 2012
Commenti (191)
La taglia sulla cattura di Bin Laden, un tesoro da 25 milioni di dollari, è l’ultima, ardita frontiera professionale dell’avvocato Carlo Taormina, principe reggente di Filettino, in provincia di Frosinone. Per conto di Mary Pace, giornalista e compagna del fu Guido Giannettini del Sid, l’ex sottosegretario berlusconiano ha citato in giudizio il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il ministero dell’Interno del nostro Paese. A entrambi, la Pace sostiene di aver fornito nell’agosto del 2003 l’esatta ubicazione del nascondiglio di Bin Laden in Pakistan. Il 2 maggio 2011, il capo di al Qaeda è stato ucciso proprio nella zona indicata dalla cliente di Taormina.
Da Cogne al Pakistan, senza frontiere.
Legga l’atto di citazione, eccolo qua.
Ma la Pace come sapeva il luogo?
Glielo rivelò Giannettini in punto di morte. La Digos ha raccolto le informazioni a casa sua.
Lei, professore, reclama anche la casa del delitto di Cogne.
Non ho visto un euro dalla Franzoni.
È in carcere per l’omicidio del figlio Samuele.
Grazie a me le hanno ridotto la pena da 30 a 13 anni, non mi sembra tanto per un infanticidio.
Convinto ancora della sua innocenza?
Non ci casco. Sì è innocente. È una storia ancora tutta da scrivere.
La sua fama di giurista ha rischiato di brutto con il sangue di gatto.
Invece era cacca di cane. Quelle impronte non le avevamo create noi, non avevamo falsificato nulla. Se lei mette il luminol su un’albicocca, il segnale le dirà che è sangue.
Maledetto luminol.
È un processo che non mi ha portato bene. Mi ha assorbito in maniera totale per quattro anni.
Una dedizione dispendiosa. Lei chiede 700mila euro. In alternativa lo chalet.
La metà sono spese. Ho fatto 120 viaggi aerei.
I voli costano.
Ho fatto una richiesta formale di messa in mora.
Berlusconi è un cliente migliore, puntuale nei pagamenti?
A differenza di altri, non sono mai stato suo legale. Anche se gli ho dato tanti consigli.
E scritto varie leggi ad personam.
Facevamo le leggi ad personam perché in quei momenti la giustizia era lo strumento per non legittimare politicamente Berlusconi.
Una guerra civile per voi.
Eravamo convinti di fare bene e di vincere in Parlamento coi numeri.
Si è pentito?
Sì, perché per fare fronte alle norme ad personam abbiamo fatto leggi più dure per i cittadini normali. Dovevamo far vedere che eravamo legislatori illuminati.
La ex-Cirielli: prescrizione ridotta, ma pene più dure per i recidivi.
Un disastro. Un mio cliente per uno schiaffo ha preso 16 anni e mezzo, più della Franzoni. Pena aumentata di due terzi perché era recidivo.
Nemesi dell’illuminismo berlusconiano.
Nel 2006 non mi hanno messo più in lista. Di fatto mi hanno cacciato.
Berlusconi ingrato è un evento.
Lui ha sempre negato. Mi disse: ‘Non sono stato io, le giuro che la cosa mi è sfuggita’. Invece ha avuto forti pressioni.
Da chi?
Cicchitto, Verdini, Ghedini. Mi hanno sempre visto come il fumo negli occhi.
Perché?
Denunciavo lo stato del partito, a tutti i livelli. Non si faceva politica, ma altro.
Malaffare?
Sono stato già querelato, lasciamo perdere.
La mignottocrazia, poi.
Fin quando ho frequentato Berlusconi e sono stato vicino alla famiglia è stato tutto corretto.
Dopo?
Una persona che partecipava a queste feste mi riferì che c’erano anche escort gay.
Sodoma e Arcore, chi l’avrebbe detto.
Ma non per Berlusconi, forse per altri partecipanti, stando a questi racconti.
Cronache da bassissimo impero.
Gli scandali sessuali sono stati devastanti per Berlusconi. E credo che non finiranno.
Perché?
Berlusconi è ritornato, per fortuna, ma gliela faranno pagare.
Per fortuna?
Saluto con entusiasmo il suo ritorno. Se accende una nuova speranza di liberalismo per me è un fatto positivo.
Lei però si è fatto rivedere con Sgarbi alla presentazione del Partito della Rivoluzione.
Sgarbi ha tirato fuori questo partito, ma non ha aggiunto liberale alla rivoluzione.
PdRL suona meglio?
Io voglio fare un contenitore che recuperi il malcontento di Lega e Pdl.
Una rete come propone Volpe Pasini, neoconsigliere di Berlusconi.
Non me ne frega niente di Volpe Pasini. Quattro anni fa ho fondato la Lega Italia. Ci stiamo preparando per le elezioni in Sicilia.
Lei è già in campagna elettorale.
Il 25 agosto sarò in Sardegna per un’iniziativa con il Partito dei pastori. Stiamo facendo una battaglia contro Equitalia.
Il nuovo male assoluto.
Abbiamo lanciato una legge di iniziativa popolare per chiedere una riscossione senza aggravi di sopratasse e senza toccare i beni primari.
Altri tempi quelli delle fandonie di Telekom Serbia.
Tutto vero, invece. Fummo fermati quando incappammo in un grosso personaggio di destra. Litigai con Trantino, il presidente della commissione. Anche Bocchino era molto interessato.
Facile capire chi è. Trantino e Bocchino erano di An.
Telefonai a Berlusconi: ‘Devi intervenire, ci stanno massacrando’.
Che cosa rispose?
Non mi diede soddisfazione.
Il principato di Filettino dà meno problemi.
C’è stato un referendum dopo la soppressione del comune. Filettino è un paese ricchissimo d’acqua ed è una stazione sciistica.
Lei da principe reggente ha nominato il governo. Squitieri è il premier.
Non più, ha avuto problemi di salute.
Anche lei è stato poco bene, due anni fa.
Tumore alla prostata. Per 15 giorni mi sono abituato alla morte. Una rassegnazione diventata serena. I medici mi avevano dato 4 mesi di vita.
Un miracolo.
Sì. L’ha fatto Giovanni Paolo II. Il mio caso è nel suo processo di canonizzazione.
Una visione.
A mia moglie. Due settimane dopo il verdetto dei medici ero a Tor Vergata per una scintigrafia. Lei andò in cappella a pregare. C’era un quadro di Wojtyla. Mosse un braccio. Mia moglie tornò e disse di non preoccuparmi.
Fu operato al San Raffaele di Milano.
Patrizio Rigatti, si era già occupato di Berlusconi.
Si fece vivo Berlusconi?
Non mi ha mai fatto una telefonata. E io che continuo a parlarne bene.
da Il Fatto Quotidiano del 12 agosto 2012
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Re: Come se ne viene fuori ?
Quanto siamo simili
Grecia, mentre il Paese affondava la banca centrale ha speso 50 milioni in pubblicità
Una inchiesta del settimanale Pressing svela le spese folli dell'ex ad dell'istituto di Atene che in piena crisi ha distribuito alla stampa milioni di euro in inserzioni a fondo perduto. La magistratura apre una inchiesta. L'ex premier Papandreou e i suoi ministri sarebbero stati a conoscenza della attività di "pubbliche relazioni" della banca
di Francesco De Palo | 13 agosto 2012
Commenti (65)
Più di cinquanta milioni di euro in inserzioni pubblicitarie su giornali e televisioni, pagati con soldi pubblici e senza trasparenza, dalla Banca Nazionale di Grecia nel biennio terribile della crisi 2009-2011. Senza un ritorno effettivo per la banca, il cui amministratore delegato invece ha utilizzato soldi pubblici per fare pr e ammorbidire la stampa nazionale. Il fuoco dello scandalo è svelato dal settimanale greco Pressing che pubblica l’elenco di quotidiani, settimanali e canali televisivi (con date, cifre e numero di pagine) che hanno usufruito di tanta grazia proprio nel biennio maledetto. Due anni in cui è partito il quasi default ellenico e nei quali gli undici milioni di cittadini greci hanno dovuto ingoiare le restrizioni contenute nel memorandum della troika, mentre ministri e grande stampa si accomodavano al “banchetto”.
Secondo quanto scritto da Pressing in una lunga e articolata inchiesta, l’ad Apostolos Tambakakis avrebbe persino scomodato il primo ministro di allora, Georgios Papandreou in persona, per avere il nulla osta all’operazione. Al numero uno del Pasok e figlio d’arte, inoltre, chiese anche quanto e a chi di preciso la banca avrebbe dovuto concedere. In soldoni a quale testata dare di più e a quale dare di meno. Un interrogativo che Tambakakis rivolse anche ai ministri di quel governo targato Pasok, verosimilmente per compiacere i media che ricevevano così tanta generosità proprio nei mesi in cui a causa della crisi l’intero settore comunicativo subiva un crollo del 60%, tra quotidiani e periodici non acquistati e giornalai che chiudevano (e chiudono) uno dopo l’altro.
Ma ad inquietare non è soltanto il sistema (seppur fuori luogo nella Grecia di oggi) delle inserzioni o degli annunci a pagamento che un ente pubblico sceglie di mettere in pratica, quanto che lo abbia fatto la banca nazionale più in difficoltà del continente e senza i parametri abituali. La domanda da porsi a questo punto è: di chi erano quei denari? Certamente non dell’amministratore delegato che li ha riversati sui media in questione, né di Papandreou che svolgeva un incarico a tempo (il primo ministro), né degli altri suoi ministri. Bensì dei piccoli azionisti che oggi devono scontrarsi con la dura realtà di una svalutazione dei titoli, con la cronica mancanza di liquidità, con una crisi essenzialmente bancaria e, di conseguenza, drammaticamente sociale che imperversa nel paese. Si va dai 250.000 euro dati in una sola settimana al giornale Ethnos del gruppo Bobola per la sponsorizzazione, agli stessi importi destinati al quotidiano Kathimerini del gruppo Alafouzos. Passando per i canali Mega e Skai, oltre a inserti domenicali anche di una pagina pagati a colpi di 10mila euro.
E lo scandalo non si ferma alla cifra, 51 milioni, ma riguarda anche la ratio, una sorta di fondo perduto senza ritorno. Ecco come funzionava l’inghippo: il mercato della pubblicità a pagamento in Grecia funziona con tre elementi. Il soggetto che investe, lo strumento che pubblica (carta stampata o tv) e il cosiddetto “GRPs”, un codice con il quale si intende la percentuale di utenti che in media si ritiene saranno colpiti da quel messaggio, con una precisa ricaduta sul committente che investe denaro nella pubblicità.
In questo caso la Banca Nazionale di Grecia ha elargito un fiume di euro senza indicare alcun canone “GRPs”. In sostanza nel biennio in cui la troika chiedeva ai cittadini (e otteneva obtorto collo) gli immensi sacrifici di cui in questi mesi si è dato conto (150mila dipendenti pubblici licenziati, pensioni e stipendi ridotti del 20% ma a settembre saranno abbassati di un altro 5%, benzina verde schizzata a due euro e iva salita al record del 23%), l’ad della banca di Grecia ha pensato bene di investire in pubbliche relazioni con i soldi della banca. E nonostante uno stipendio mensile da 20mila euro. La magistratura ha aperto un’inchiesta, ma il danno è fatto e aggiunge fiele e amarezza a un panorama che definire difficilissimo è un eufemismo. Dove la classe dirigente continua ancora a non dare il buon esempio: oltre ai rimborsi elettorali milionari che in questi giorni i partiti greci si stanno auto assegnando, pochi giorni fa l’ex premier Papandreou pretendeva di imbarcarsi su un traghetto per l’isola di Samos senza aver acquistato il biglietto. Come dire che la troika, accanto a un piano di sacrifici e tagli per tutti, avrebbe dovuto forse predisporre un memorandum anche per chi la crisi ha causato.
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ta/324457/
Grecia, mentre il Paese affondava la banca centrale ha speso 50 milioni in pubblicità
Una inchiesta del settimanale Pressing svela le spese folli dell'ex ad dell'istituto di Atene che in piena crisi ha distribuito alla stampa milioni di euro in inserzioni a fondo perduto. La magistratura apre una inchiesta. L'ex premier Papandreou e i suoi ministri sarebbero stati a conoscenza della attività di "pubbliche relazioni" della banca
di Francesco De Palo | 13 agosto 2012
Commenti (65)
Più di cinquanta milioni di euro in inserzioni pubblicitarie su giornali e televisioni, pagati con soldi pubblici e senza trasparenza, dalla Banca Nazionale di Grecia nel biennio terribile della crisi 2009-2011. Senza un ritorno effettivo per la banca, il cui amministratore delegato invece ha utilizzato soldi pubblici per fare pr e ammorbidire la stampa nazionale. Il fuoco dello scandalo è svelato dal settimanale greco Pressing che pubblica l’elenco di quotidiani, settimanali e canali televisivi (con date, cifre e numero di pagine) che hanno usufruito di tanta grazia proprio nel biennio maledetto. Due anni in cui è partito il quasi default ellenico e nei quali gli undici milioni di cittadini greci hanno dovuto ingoiare le restrizioni contenute nel memorandum della troika, mentre ministri e grande stampa si accomodavano al “banchetto”.
Secondo quanto scritto da Pressing in una lunga e articolata inchiesta, l’ad Apostolos Tambakakis avrebbe persino scomodato il primo ministro di allora, Georgios Papandreou in persona, per avere il nulla osta all’operazione. Al numero uno del Pasok e figlio d’arte, inoltre, chiese anche quanto e a chi di preciso la banca avrebbe dovuto concedere. In soldoni a quale testata dare di più e a quale dare di meno. Un interrogativo che Tambakakis rivolse anche ai ministri di quel governo targato Pasok, verosimilmente per compiacere i media che ricevevano così tanta generosità proprio nei mesi in cui a causa della crisi l’intero settore comunicativo subiva un crollo del 60%, tra quotidiani e periodici non acquistati e giornalai che chiudevano (e chiudono) uno dopo l’altro.
Ma ad inquietare non è soltanto il sistema (seppur fuori luogo nella Grecia di oggi) delle inserzioni o degli annunci a pagamento che un ente pubblico sceglie di mettere in pratica, quanto che lo abbia fatto la banca nazionale più in difficoltà del continente e senza i parametri abituali. La domanda da porsi a questo punto è: di chi erano quei denari? Certamente non dell’amministratore delegato che li ha riversati sui media in questione, né di Papandreou che svolgeva un incarico a tempo (il primo ministro), né degli altri suoi ministri. Bensì dei piccoli azionisti che oggi devono scontrarsi con la dura realtà di una svalutazione dei titoli, con la cronica mancanza di liquidità, con una crisi essenzialmente bancaria e, di conseguenza, drammaticamente sociale che imperversa nel paese. Si va dai 250.000 euro dati in una sola settimana al giornale Ethnos del gruppo Bobola per la sponsorizzazione, agli stessi importi destinati al quotidiano Kathimerini del gruppo Alafouzos. Passando per i canali Mega e Skai, oltre a inserti domenicali anche di una pagina pagati a colpi di 10mila euro.
E lo scandalo non si ferma alla cifra, 51 milioni, ma riguarda anche la ratio, una sorta di fondo perduto senza ritorno. Ecco come funzionava l’inghippo: il mercato della pubblicità a pagamento in Grecia funziona con tre elementi. Il soggetto che investe, lo strumento che pubblica (carta stampata o tv) e il cosiddetto “GRPs”, un codice con il quale si intende la percentuale di utenti che in media si ritiene saranno colpiti da quel messaggio, con una precisa ricaduta sul committente che investe denaro nella pubblicità.
In questo caso la Banca Nazionale di Grecia ha elargito un fiume di euro senza indicare alcun canone “GRPs”. In sostanza nel biennio in cui la troika chiedeva ai cittadini (e otteneva obtorto collo) gli immensi sacrifici di cui in questi mesi si è dato conto (150mila dipendenti pubblici licenziati, pensioni e stipendi ridotti del 20% ma a settembre saranno abbassati di un altro 5%, benzina verde schizzata a due euro e iva salita al record del 23%), l’ad della banca di Grecia ha pensato bene di investire in pubbliche relazioni con i soldi della banca. E nonostante uno stipendio mensile da 20mila euro. La magistratura ha aperto un’inchiesta, ma il danno è fatto e aggiunge fiele e amarezza a un panorama che definire difficilissimo è un eufemismo. Dove la classe dirigente continua ancora a non dare il buon esempio: oltre ai rimborsi elettorali milionari che in questi giorni i partiti greci si stanno auto assegnando, pochi giorni fa l’ex premier Papandreou pretendeva di imbarcarsi su un traghetto per l’isola di Samos senza aver acquistato il biglietto. Come dire che la troika, accanto a un piano di sacrifici e tagli per tutti, avrebbe dovuto forse predisporre un memorandum anche per chi la crisi ha causato.
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Re: Come se ne viene fuori ?
MO’ SCOPPIA LA BOMBA
L’altro giorno erding ha giustamente accostato il CAF della prima Repubblica all’ABC di oggi. La sola differenza sta che nel CAF non c’erano uomini della sinistra. Oggi invece ci fa parte Bersani personaggio della finta sinistra diventata democristiana per convenienza di potere, un tempo uomo del Pci piacentino.
La bomba è contenuta a pagina 4 de Il Fatto Quotidiano di oggi all’interno dell’articolo:
METODO RIVA
FONDI A BERSANI
E A FORZA ITALIA
245mila euro ai berlusconiani
98mila direttamente al leader Pd.
Sembra un’articolo tale da far deflagrare il sistema politico italiano alla vigilia di Ferragosto.
Non è cosa da poco.
Bersani, in occasione del caso Penati, minacciò di querela chiunque avesse osato mettere in discussione la sua onestà. Di solito tutti i politici usano questo strumento. Hanno la querela facile, come ad esempio Fini due giorni fa.
Questa sembra una vera bomba atomica, fatta esplodere nel mezzo delle ferie.
Aspettiamo quindi le reazioni di Bersande e di tutti i corazzieri del Settimo Reggimento, a partire dalla fù Unità.
Immaginiamo che Di Pietro ci intingerà il biscotto, ma che domani lo faranno anche le corazzate berlusconiane che non si lasceranno scappare la ghiotta occasione, visto che siamo in campagna elettorale e che il partito delle salme berlusconiane è sempre sul punto di decomporsi definitivamente.
Vedremo gli sviluppi nelle prossime ore.
L’altro giorno erding ha giustamente accostato il CAF della prima Repubblica all’ABC di oggi. La sola differenza sta che nel CAF non c’erano uomini della sinistra. Oggi invece ci fa parte Bersani personaggio della finta sinistra diventata democristiana per convenienza di potere, un tempo uomo del Pci piacentino.
La bomba è contenuta a pagina 4 de Il Fatto Quotidiano di oggi all’interno dell’articolo:
METODO RIVA
FONDI A BERSANI
E A FORZA ITALIA
245mila euro ai berlusconiani
98mila direttamente al leader Pd.
Sembra un’articolo tale da far deflagrare il sistema politico italiano alla vigilia di Ferragosto.
Non è cosa da poco.
Bersani, in occasione del caso Penati, minacciò di querela chiunque avesse osato mettere in discussione la sua onestà. Di solito tutti i politici usano questo strumento. Hanno la querela facile, come ad esempio Fini due giorni fa.
Questa sembra una vera bomba atomica, fatta esplodere nel mezzo delle ferie.
Aspettiamo quindi le reazioni di Bersande e di tutti i corazzieri del Settimo Reggimento, a partire dalla fù Unità.
Immaginiamo che Di Pietro ci intingerà il biscotto, ma che domani lo faranno anche le corazzate berlusconiane che non si lasceranno scappare la ghiotta occasione, visto che siamo in campagna elettorale e che il partito delle salme berlusconiane è sempre sul punto di decomporsi definitivamente.
Vedremo gli sviluppi nelle prossime ore.
Re: Come se ne viene fuori ?
Taranto, Italia. Quello che succederà
Emilio Riva è il proprietario dell’Ilva, la fabbrica che da anni avvelena Taranto senza che la politica nazionale muova un dito per proteggere i cittadini e far rispettare la legge. Sarà una coincidenza, ma Emilio Riva è anche un grande finanziatore della politica. Uno di quelli che non fanno preferenze e foraggiano un po’ tutti (meno noi dell’Italia dei Valori che non accettiamo finanziamenti dai privati): un miliardo a destra, uno a sinistra e nessuno s’ingrugna”.
E’ quanto scrive sul suo blog il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. “Mentre appestava il mare, l’aria e la terra di Taranto, Riva donava 245mila euro a Forza Italia e 98mila non al Pd, che allora ancora non esisteva, né ai Ds, ma al futuro ministro dello Sviluppo Economico e futuro segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Si trattava di finanziamenti leciti e del tutto regolari. Ma, che il signor Riva, un tipo accorto e ben attento al proprio portafogli, abbia cacciato tutti quei soldi gratis et amore Dei non lo crederebbe nemmeno un bambino: lo scopo era riceverne regalie.
Riva si è fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con il denaro, piuttosto che mettendo in sicurezza i suoi impianti e bonificando l’ambiente che aveva inquinato. Io non voglio neppure pensare che la folle aggressione contro la magistratura di Taranto da parte dei principali partiti c’azzecchi qualcosa con quegli esborsi. Ma, proprio perché non lo penso, dico forte e chiaro che chi ha preso soldi da Riva dovrebbe, oggi, sentire il dovere morale e avere la delicatezza istituzionale di non intervenire a gamba tesa in questa vicenda e lasciare che se ne occupi chi di dovere. E, quando si tratta di una fattispecie di reato gravissima come questa, chi di dovere è la magistratura.
Questa brutta vicenda è un presagio chiaro, purtroppo, di quello che succederà con la nuova legge sul finanziamento dei partiti, varata a luglio e scritta dalla Casta su proposta di ABC. Quella legge incentiva le donazioni dei privati ai partiti, gli permette di scaricarsele dalla dichiarazione dei redditi, fissa un tetto per i regali dei privati ai politici e, insieme, indica l’inganno con cui lo si può aggirare. E’ una legge che legittima e incentiva le tangenti: per gente come Riva sarà una festa. Pagheranno a destra e a sinistra, si metteranno con le spalle al coperto e, oltretutto, potranno anche farsi rimborsare dallo Stato, sotto forma di sgravio fiscale, la tangente legalizzata. Quella legge deve essere abolita prima che finisca di distruggere l’Italia. Per questo, noi dell’Italia dei Valori avvieremo dall’inizio di ottobre la raccolta di firme per un referendum sulla completa abolizione dei finanziamenti (sia pubblici che privati) ai partiti.
Lo abbiamo fatto da soli, perché nella politica italiana si sa che sono tutti bravi a parlare e nessuno ad agire. Però, siamo certi che a non lasciarci soli saranno i cittadini, firmeranno in massa per il referendum che taglierà le unghie a tutti i Riva che vampirizzano questo Paese e ai loro ipocriti protettori
http://www.antoniodipietro.it/2012/08/t ... -succedera
Emilio Riva è il proprietario dell’Ilva, la fabbrica che da anni avvelena Taranto senza che la politica nazionale muova un dito per proteggere i cittadini e far rispettare la legge. Sarà una coincidenza, ma Emilio Riva è anche un grande finanziatore della politica. Uno di quelli che non fanno preferenze e foraggiano un po’ tutti (meno noi dell’Italia dei Valori che non accettiamo finanziamenti dai privati): un miliardo a destra, uno a sinistra e nessuno s’ingrugna”.
E’ quanto scrive sul suo blog il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. “Mentre appestava il mare, l’aria e la terra di Taranto, Riva donava 245mila euro a Forza Italia e 98mila non al Pd, che allora ancora non esisteva, né ai Ds, ma al futuro ministro dello Sviluppo Economico e futuro segretario del Pd, Pierluigi Bersani. Si trattava di finanziamenti leciti e del tutto regolari. Ma, che il signor Riva, un tipo accorto e ben attento al proprio portafogli, abbia cacciato tutti quei soldi gratis et amore Dei non lo crederebbe nemmeno un bambino: lo scopo era riceverne regalie.
Riva si è fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con il denaro, piuttosto che mettendo in sicurezza i suoi impianti e bonificando l’ambiente che aveva inquinato. Io non voglio neppure pensare che la folle aggressione contro la magistratura di Taranto da parte dei principali partiti c’azzecchi qualcosa con quegli esborsi. Ma, proprio perché non lo penso, dico forte e chiaro che chi ha preso soldi da Riva dovrebbe, oggi, sentire il dovere morale e avere la delicatezza istituzionale di non intervenire a gamba tesa in questa vicenda e lasciare che se ne occupi chi di dovere. E, quando si tratta di una fattispecie di reato gravissima come questa, chi di dovere è la magistratura.
Questa brutta vicenda è un presagio chiaro, purtroppo, di quello che succederà con la nuova legge sul finanziamento dei partiti, varata a luglio e scritta dalla Casta su proposta di ABC. Quella legge incentiva le donazioni dei privati ai partiti, gli permette di scaricarsele dalla dichiarazione dei redditi, fissa un tetto per i regali dei privati ai politici e, insieme, indica l’inganno con cui lo si può aggirare. E’ una legge che legittima e incentiva le tangenti: per gente come Riva sarà una festa. Pagheranno a destra e a sinistra, si metteranno con le spalle al coperto e, oltretutto, potranno anche farsi rimborsare dallo Stato, sotto forma di sgravio fiscale, la tangente legalizzata. Quella legge deve essere abolita prima che finisca di distruggere l’Italia. Per questo, noi dell’Italia dei Valori avvieremo dall’inizio di ottobre la raccolta di firme per un referendum sulla completa abolizione dei finanziamenti (sia pubblici che privati) ai partiti.
Lo abbiamo fatto da soli, perché nella politica italiana si sa che sono tutti bravi a parlare e nessuno ad agire. Però, siamo certi che a non lasciarci soli saranno i cittadini, firmeranno in massa per il referendum che taglierà le unghie a tutti i Riva che vampirizzano questo Paese e ai loro ipocriti protettori
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Re: Come se ne viene fuori ?
C.V.D Tonino è partito all’attacco.
Non bisognava essere dei mago Merlino o dei geni, per immaginare che Di Pietro lasciasse passare la notizia senza commentarla.
Sostiene Di Pietro:
Riva si è fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con il denaro, piuttosto che mettendo in sicurezza i suoi impianti e bonificando l’ambiente che aveva inquinato.
Questa è una storia vecchia dell’imprenditoria italiana da sempre collusa con il potere politico quando gli interessi privati lo richiedono.
La differenza da altri casi, è che qui siamo in presenza di omicidio volontario, aggravato, plurimo.
Mettendo a tacere il potere politico e le istituzione si sono uccise delle persone e altre fatte ammalare di cancro.
Siamo solo all’inizio di una storia che potrebbe chiudere l’esperienza del governo Monti.
Non bisognava essere dei mago Merlino o dei geni, per immaginare che Di Pietro lasciasse passare la notizia senza commentarla.
Sostiene Di Pietro:
Riva si è fatto bene i suoi conti. Ha capito che avrebbe risparmiato milioni di euro intervenendo sul sistema e rendendoselo amico con il denaro, piuttosto che mettendo in sicurezza i suoi impianti e bonificando l’ambiente che aveva inquinato.
Questa è una storia vecchia dell’imprenditoria italiana da sempre collusa con il potere politico quando gli interessi privati lo richiedono.
La differenza da altri casi, è che qui siamo in presenza di omicidio volontario, aggravato, plurimo.
Mettendo a tacere il potere politico e le istituzione si sono uccise delle persone e altre fatte ammalare di cancro.
Siamo solo all’inizio di una storia che potrebbe chiudere l’esperienza del governo Monti.
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Re: Come se ne viene fuori ?
A Dagospia la notizia non è sfuggita e parte in quarta.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -42741.htm
1- IL PATRON DELL’ILVA EMILIO RIVA, CHE HA SEMPRE FATTO DELLA SUA ESTRANEITÀ ALLA POLITICA IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA, QUANDO SERVIVA NON LESINAVA AIUTI IN CONTANTI AI SUOI AMICI POLITICI: TRA IL 2006 E IL 2007 HA STACCATO UN ASSEGNO DI 245MILA € PER FORZA ITALIA, MENTRE ALTRI 98MILA € SONO ANDATI A CULATELLO BERSANI - 2- PER NON PARLARE DEL FAVORE AL BANANA PARTECIPANDO AL SALVATAGGIO DI ALITALIA - 3- DI PIETRO CONTRO IL FINANZIAMENTO AI PARTITI: “IO NON VOGLIO NEPPURE PENSARE CHE LA FOLLE AGGRESSIONE CONTRO LA MAGISTRATURA DI TARANTO DA PARTE DEI PRINCIPALI PARTITI C’AZZECCHI QUALCOSA CON QUEGLI ESBORSI. MA, PROPRIO PERCHÉ NON LO PENSO, DICO FORTE E CHIARO CHE CHI HA PRESO SOLDI DA RIVA DOVREBBE, OGGI, SENTIRE IL DOVERE MORALE E AVERE LA DELICATEZZA ISTITUZIONALE DI NON INTERVENIRE A GAMBA TESA IN QUESTA VICENDA E LASCIARE CHE SE NE OCCUPI CHI DI DOVERE” -
Vittorio Malagutti per "Il Fatto Quotidiano"
BERLUSCONI BERSANI
EMILIO RIVA JPEG
Le biografie ufficiali e anche decine di articoli di giornale lo descrivono come un imprenditore tutto casa e fabbrica. Un tipo che punta dritto all'obiettivo e quando c'è da menar le mani, in senso figurato, non rinuncia allo scontro. Insomma, Emilio Riva, non si ferma davanti a niente e a nessuno. E mezzo secolo di carriera costellata da processi per comportamento antisindacale o per violazioni della normativa ambientale suonano come la conferma migliore di questo ritratto da duro e puro. In realtà, chi lo ha frequentato a lungo, ci restituisce un'immagine un po' diversa da quella del macho che lo stesso Riva, classe 1926, cerca da sempre di accreditare.
Il patron dell'Ilva, come spiegano manager e colleghi imprenditori, ha sempre dimostrato una straordinaria abilità da pokerista. E come tale sa alzare la posta quando è il caso, ama bluffare oppure lasciare il tavolo per poi intavolare trattative nella stanza accanto alla ricerca di nuovi alleati. Per esempio, la sua esibita estraneità alla politica, ai partiti e allo statalismo in genere è diventata una specie di fiore all'occhiello per un imprenditore come Riva che afferma di essersi fatto tutto da sé. Le cose cambiano se si fa il conto delle centinaia di migliaia di ore di cassa integrazione a spese del bilancio pubblico che negli anni difficili hanno tenuto in piedi i suoi stabilimenti, a Taranto come a Genova.
VAURO SU BERLUSCONI BERSANI PORCELLUM JPEG
VIGNETTA BENNY BERSANI E BERLUSCONI INSIEME A LETTO
Di più: quando il gioco si fa duro, Riva l'antipolitico non perde tempo ad aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Un aiuto cash, in contanti. E così consultando i resoconti sui contributi privati alle formazioni politiche, si scopre che tra il 2006 (anno di elezioni politiche) e il 2007 il patron dell'Ilva ha staccato un assegno di 245mila euro per Forza Italia, mentre altri 98mila euro sono andati a finanziare personalmente Pier Luigi Bersani. Tutto regolare, per carità. Tutto denunciato dai beneficiari delle donazioni così come prevede la legge in materia. L'episodio però la dice lunga sul metodo Riva: una mancia destra e una a sinistra, tanto per dimostrarsi equidistante, o forse sarebbe meglio dire equivicino, alle opposte sponde politiche.
DIPIETRO DI PIETRO AL MARE CON LA MOGLIE SUSANNA MAZZOLENI ED ALCUNI AMICI DURANTE UNA GITA IN GOMMONE ALLISOLA DI TAVOLARA
L'industriale siderurgico, da sempre descritto come un falco liberista, non si è fatto problemi a versare un obolo anche all'esponente del Pd destinato a diventare nel 2006 il ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi. Una scelta azzeccata. A suo tempo Riva ha infatti finanziato anche il massimo responsabile della politica industriale del Paese, un ministro che, ovviamente, è chiamato a occuparsi anche di un settore strategico come l'acciaio.
TARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE JPEG
Nel 2008 cambia il vento. Silvio Berlusconi torna a palazzo Chigi e il gran capo dell'Ilva si fa trovare pronto. Eccolo in prima linea nella cordata per salvare quel che resta di Alitalia, un intervento, come noto, sollecitato dal capo del Pdl in persona. Riva mette sul piatto 120 milioni e, intervistato dal Sole 24Ore nel 2009, non ha problemi ad ammettere che "sappiano bene che non ci guadagneremo", ma un grande Paese come l'Italia "non può non avere una compagnia di bandiera". Insomma, ecco a voi Riva il patriota. Mutazione sorprendente per un imprenditore che, oltre a controllare il suo gruppo attraverso holding in Lussemburgo e Olanda per minimizzare il carico fiscale, ha sempre affermato di badare sempre e solo agli affari suoi.
I maligni, che però spesso ci azzeccano, fanno notare che tra il 2008 e il 2009 si apre la crisi economica senza precedenti di cui ancora stiamo subendo le conseguenze. E il capo dell'Ilva sa bene che un settore ciclico come la siderurgia è il primo a risentire degli effetti di un rallentamento economico. Del resto basta dare un'occhiata agli ultimi bilanci del gruppo. Nel 2007, prima del crollo, i profitti erano arrivati a quota 877 milioni su circa 10 miliardi di giro d'affari.
DIPIETRO JPEG
EMILIO RIVA JPEG
Poi la musica cambia, eccome. Nel 2009 (rosso di 411 milioni) e nel 2010 (meno 71 milioni), l'impero di Riva ha perso soldi a rotta di collo e, nonostante una timida ripresa, nel 2011 i conti hanno chiuso in utile di 88 milioni grazie a poste straordinarie e fiscali per quasi 400 milioni. E allora l'industriale tutto d'un pezzo, un lumbard che si descrive orgogliosamente come "milanese di piazza San Marco" (in pieno centro città), tenta di riprendere quota con l'Alitalia mentre le sue aziende perdono soldi. Il caso ha poi voluto che Riva abbia ritrovato come ministro dell'Industria proprio Corrado Passera, cioè l'ex banchiere che come capo di Intesa si distinse come il grande sponsor del salvataggio della disastrata compagnia aerea.
Tra tanti amici al governo, però, il capo dell'Ilva ha finito per trovarsi un nemico in casa. Già, perché Riva non è l'unico proprietario del gruppo siderurgico, di cui pure controlla il 90 per cento. A libro soci con una quota del 10 per circa trova gli Amenduni, un'altra famiglia di imprenditori siderurgici che nel 1995 partecipò alla privatizzazione dell'Ilva. Ebbene, due mesi fa il rappresentante degli Amenduni ha votato contro il bilancio del gruppo chiedendo informazioni su alcuni affari che hanno trasferito denaro dal colosso siderurgico ad alcune finanziarie personali dei Riva.
Tra gli addetti ai lavori c'è chi spiega questo atteggiamento battagliero come un'azione di disturbo con l'unico scopo di convincere i Riva a ricomprare le azioni Ilva di cui i soci di minoranza vorrebbero disfarsi. Michele Amenduni, contattato al telefono si schermisce. "Mi trovo all'estero - racconta - e non so che cosa stia succedendo a Taranto". Davvero, ha detto proprio così. Forse è una battuta, ma non fa ridere.
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -42741.htm
1- IL PATRON DELL’ILVA EMILIO RIVA, CHE HA SEMPRE FATTO DELLA SUA ESTRANEITÀ ALLA POLITICA IL SUO CAVALLO DI BATTAGLIA, QUANDO SERVIVA NON LESINAVA AIUTI IN CONTANTI AI SUOI AMICI POLITICI: TRA IL 2006 E IL 2007 HA STACCATO UN ASSEGNO DI 245MILA € PER FORZA ITALIA, MENTRE ALTRI 98MILA € SONO ANDATI A CULATELLO BERSANI - 2- PER NON PARLARE DEL FAVORE AL BANANA PARTECIPANDO AL SALVATAGGIO DI ALITALIA - 3- DI PIETRO CONTRO IL FINANZIAMENTO AI PARTITI: “IO NON VOGLIO NEPPURE PENSARE CHE LA FOLLE AGGRESSIONE CONTRO LA MAGISTRATURA DI TARANTO DA PARTE DEI PRINCIPALI PARTITI C’AZZECCHI QUALCOSA CON QUEGLI ESBORSI. MA, PROPRIO PERCHÉ NON LO PENSO, DICO FORTE E CHIARO CHE CHI HA PRESO SOLDI DA RIVA DOVREBBE, OGGI, SENTIRE IL DOVERE MORALE E AVERE LA DELICATEZZA ISTITUZIONALE DI NON INTERVENIRE A GAMBA TESA IN QUESTA VICENDA E LASCIARE CHE SE NE OCCUPI CHI DI DOVERE” -
Vittorio Malagutti per "Il Fatto Quotidiano"
BERLUSCONI BERSANI
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Le biografie ufficiali e anche decine di articoli di giornale lo descrivono come un imprenditore tutto casa e fabbrica. Un tipo che punta dritto all'obiettivo e quando c'è da menar le mani, in senso figurato, non rinuncia allo scontro. Insomma, Emilio Riva, non si ferma davanti a niente e a nessuno. E mezzo secolo di carriera costellata da processi per comportamento antisindacale o per violazioni della normativa ambientale suonano come la conferma migliore di questo ritratto da duro e puro. In realtà, chi lo ha frequentato a lungo, ci restituisce un'immagine un po' diversa da quella del macho che lo stesso Riva, classe 1926, cerca da sempre di accreditare.
Il patron dell'Ilva, come spiegano manager e colleghi imprenditori, ha sempre dimostrato una straordinaria abilità da pokerista. E come tale sa alzare la posta quando è il caso, ama bluffare oppure lasciare il tavolo per poi intavolare trattative nella stanza accanto alla ricerca di nuovi alleati. Per esempio, la sua esibita estraneità alla politica, ai partiti e allo statalismo in genere è diventata una specie di fiore all'occhiello per un imprenditore come Riva che afferma di essersi fatto tutto da sé. Le cose cambiano se si fa il conto delle centinaia di migliaia di ore di cassa integrazione a spese del bilancio pubblico che negli anni difficili hanno tenuto in piedi i suoi stabilimenti, a Taranto come a Genova.
VAURO SU BERLUSCONI BERSANI PORCELLUM JPEG
VIGNETTA BENNY BERSANI E BERLUSCONI INSIEME A LETTO
Di più: quando il gioco si fa duro, Riva l'antipolitico non perde tempo ad aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Un aiuto cash, in contanti. E così consultando i resoconti sui contributi privati alle formazioni politiche, si scopre che tra il 2006 (anno di elezioni politiche) e il 2007 il patron dell'Ilva ha staccato un assegno di 245mila euro per Forza Italia, mentre altri 98mila euro sono andati a finanziare personalmente Pier Luigi Bersani. Tutto regolare, per carità. Tutto denunciato dai beneficiari delle donazioni così come prevede la legge in materia. L'episodio però la dice lunga sul metodo Riva: una mancia destra e una a sinistra, tanto per dimostrarsi equidistante, o forse sarebbe meglio dire equivicino, alle opposte sponde politiche.
DIPIETRO DI PIETRO AL MARE CON LA MOGLIE SUSANNA MAZZOLENI ED ALCUNI AMICI DURANTE UNA GITA IN GOMMONE ALLISOLA DI TAVOLARA
L'industriale siderurgico, da sempre descritto come un falco liberista, non si è fatto problemi a versare un obolo anche all'esponente del Pd destinato a diventare nel 2006 il ministro dello Sviluppo economico del governo Prodi. Una scelta azzeccata. A suo tempo Riva ha infatti finanziato anche il massimo responsabile della politica industriale del Paese, un ministro che, ovviamente, è chiamato a occuparsi anche di un settore strategico come l'acciaio.
TARANTO CORTEO DEGLI OPERAI DELLILVA E CONTESTAZIONE JPEG
Nel 2008 cambia il vento. Silvio Berlusconi torna a palazzo Chigi e il gran capo dell'Ilva si fa trovare pronto. Eccolo in prima linea nella cordata per salvare quel che resta di Alitalia, un intervento, come noto, sollecitato dal capo del Pdl in persona. Riva mette sul piatto 120 milioni e, intervistato dal Sole 24Ore nel 2009, non ha problemi ad ammettere che "sappiano bene che non ci guadagneremo", ma un grande Paese come l'Italia "non può non avere una compagnia di bandiera". Insomma, ecco a voi Riva il patriota. Mutazione sorprendente per un imprenditore che, oltre a controllare il suo gruppo attraverso holding in Lussemburgo e Olanda per minimizzare il carico fiscale, ha sempre affermato di badare sempre e solo agli affari suoi.
I maligni, che però spesso ci azzeccano, fanno notare che tra il 2008 e il 2009 si apre la crisi economica senza precedenti di cui ancora stiamo subendo le conseguenze. E il capo dell'Ilva sa bene che un settore ciclico come la siderurgia è il primo a risentire degli effetti di un rallentamento economico. Del resto basta dare un'occhiata agli ultimi bilanci del gruppo. Nel 2007, prima del crollo, i profitti erano arrivati a quota 877 milioni su circa 10 miliardi di giro d'affari.
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Poi la musica cambia, eccome. Nel 2009 (rosso di 411 milioni) e nel 2010 (meno 71 milioni), l'impero di Riva ha perso soldi a rotta di collo e, nonostante una timida ripresa, nel 2011 i conti hanno chiuso in utile di 88 milioni grazie a poste straordinarie e fiscali per quasi 400 milioni. E allora l'industriale tutto d'un pezzo, un lumbard che si descrive orgogliosamente come "milanese di piazza San Marco" (in pieno centro città), tenta di riprendere quota con l'Alitalia mentre le sue aziende perdono soldi. Il caso ha poi voluto che Riva abbia ritrovato come ministro dell'Industria proprio Corrado Passera, cioè l'ex banchiere che come capo di Intesa si distinse come il grande sponsor del salvataggio della disastrata compagnia aerea.
Tra tanti amici al governo, però, il capo dell'Ilva ha finito per trovarsi un nemico in casa. Già, perché Riva non è l'unico proprietario del gruppo siderurgico, di cui pure controlla il 90 per cento. A libro soci con una quota del 10 per circa trova gli Amenduni, un'altra famiglia di imprenditori siderurgici che nel 1995 partecipò alla privatizzazione dell'Ilva. Ebbene, due mesi fa il rappresentante degli Amenduni ha votato contro il bilancio del gruppo chiedendo informazioni su alcuni affari che hanno trasferito denaro dal colosso siderurgico ad alcune finanziarie personali dei Riva.
Tra gli addetti ai lavori c'è chi spiega questo atteggiamento battagliero come un'azione di disturbo con l'unico scopo di convincere i Riva a ricomprare le azioni Ilva di cui i soci di minoranza vorrebbero disfarsi. Michele Amenduni, contattato al telefono si schermisce. "Mi trovo all'estero - racconta - e non so che cosa stia succedendo a Taranto". Davvero, ha detto proprio così. Forse è una battuta, ma non fa ridere.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sino a questo momento il Settimo Reggimento Corazzieri tace.
Tace il Pompierissimo della Sera, tace La Repubblica delle banane, tace la fù Unità, tace La Stampa e il Messaggero. Ma tacciono anche Il Giornale e Libero.
Viene invece pubblicata con profonda e sentita soddisfazione la notizia che finalmente anche un grillino emiliano abusa dei soldi pubblici.
FINALMENTE ANCHE LORO COME NOI, COSI’ COMPARE GRILLO STARA’ ZITTO E CI FARA’ FARE I NOSTRI ABUSI IN SANTA PACE.
Tace il Pompierissimo della Sera, tace La Repubblica delle banane, tace la fù Unità, tace La Stampa e il Messaggero. Ma tacciono anche Il Giornale e Libero.
Viene invece pubblicata con profonda e sentita soddisfazione la notizia che finalmente anche un grillino emiliano abusa dei soldi pubblici.
FINALMENTE ANCHE LORO COME NOI, COSI’ COMPARE GRILLO STARA’ ZITTO E CI FARA’ FARE I NOSTRI ABUSI IN SANTA PACE.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Una parte dei commenti all’articolo:
Sei in: Il Fatto Quotidiano > Politica & Palazzo > Finanziamento a...
Finanziamento ai partiti, dal patron dell’Ilva soldi a Forza Italia e Bersani
L'imprenditore definito come antipolitico non perde tempo ad aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Un aiuto cash, in contanti. Tra il 2006 e il 2007 ha staccato un assegno di 245mila euro per il partito di Berlusconi, altri 98mila euro sono andati a finanziare il segretario del Pd
di Vittorio Malagutti | 14 agosto 2012
Il resto potrete leggerli in:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... -619223314
chitarra Poco fa
Di fronte a queste notizie i segretari dei rispettivi partiti dovrebbero dimettersi, anche se poi le dimissioni saranno revocate, ma l''importante è il gesto, un gesto da GALANTUOMINI, se questo non sarà fatto penso che tutti gli elettori di questi due partiti, PDL-PD, dovrebbero prendere sul serio l'ipotesi di cambiare idea nel rivoltarli alle prossime elezioni.
Rasputin.. Poco fa
hanno mangiato sulla pelle dei Tarantini,e poi vorrebbero eliminare la mafia? spero che i miei compaesani possano fargliela pagare a queste iene,una casta che è marciume fino alle ossa,bersani con quella faccia da svergognato i piacentini dovrebbero disconoscerlo,ecco cosè questo centrosinistra è il braccio del fetente pdl......
duca55 Poco fa
Ora si capisce perché questi quattro accattoni che sostengono questo inutile governo, si sono tutti schierati contro il Gip di Taranto.
E "l'uomo inutile" Bersani si permette pure di dare lezioni di moralità.
Manderei lui a lavorare all'Ilva e la sua famiglia a vivere nei dintorni della fabbrica.
Tonino Basile 14 minuto fa
Infami?
Prendono i voti dei lavoratori e i soldi dai (loro) padroni.
Ed ancora, avidi insaziabili, la bonifica di Taranto, anziché farla pagare ai criminali inquinatori, la fanno pagare ai pensionati, ai lavoratori, ai precari e alle loro famiglie già stremate da salari da fame indegni per un paese che dice di essere democratico.
Anche per la tav e le altre grandi opere, inutili cattedrali nel deserto, funziona allo stesso modo?
Ora, forse, é più facile capire perché Pd-L, Pd+L e Unione dei Condannati si sono alleati...
A bersà attendiamo tue spiegazioni...
Comunque l'appuntamento è: alle prossime urne elettorali...
E ci dovremmo meravigliare se la casta cerca di tutelare una tra le più grosse e grasse fonti di reddito della famiglia riva? Adesso è chiaro che la tutela dei lavoratori è solo una scusa. Quasi tutti i partiti, sicuramente i maggiori, hanno inzuppato il loro biscottino in quella tazza. Grazie tante ma io stò con il magistrato. Primo perchè non esiste che a volte applicare la legge serve ed altre volte no. Secondo perchè il magistrato stà applicando la legge anche per la tutela delle persone e dell'ambiente. In ultimo, io credo che gli operai dell'ilva potrebbero essere impiegati anche nelle operazioni di bonifica, senza far perdere loro il posto di lavoro. E poi serve sopratutto che questa città faccia una scelta chiara. O vogliamo davvero che morire di lavoro diventi un dato di fatto imprescindibile ed istituzionalizzato? E poi mi piacerebbe anche se la magistratura costringesse la famiglia riva a pagare "in toto" tutte le spese, presenti e future, cioè io vorrei che al posto di ingrassare la casta faccia qualcosa di concreto per tutte quelle persone che in questi anni hanno permesso loro di godersi chissà sotto quale sole i proventi di una fabbrica di morte.
Naspo
Tommaso Lo Cascio 21 minuto fa
Adesso si capisce perchè (ma forse lo intuivano tutti) un imprenditore possa avvelenare una intera città senza che la politica intervenga. E Taranto non è che la punta di un iceberg, perchè ricordo tutti i morti di Monfalcone e nessuno ne parla. L'ho sempre pensato e lo ribadisco: la politica in Italia è un brutto affare e gli attori non sono verginelli. Camilleri, quando afferma che chi trattò con la mafia è ancora al potere, dice una gravissima verità. Loro intascano soldi e a noi chiedono sacrifici. Che bella Italia.
Alex972 24 minuto fa
Sono proprio curioso di vedere quali altri organi di informazione diffonderanno la notizia.
franco franchi 17 minuto fa in risposta a Alex972
la notizia non c'è perchè è tutto fatto alla luce del sole...
certo può darsi che il Pd debba dare qualche giustificazione al suo elettorato...
ma il reato è una cosa, l'opportunità politica è un'altra...
al primo ci debbono pensare i giudici, al secondo gli elettori...
Giovan0 31 minuto fa
Se queste "tangenti" (perchè tali sono) a partiti politici, sarebbero stati utilizzati dall'ILVA per riorganizzare al meglio l'azienda, per i rifiuti e per altri scopi aziendali, adesso non si trovava in questo stato, e l'erario non dovrebbe sborsare mezzo miliardo di euro per risanare l'ambiente.
QUESTO E' IL COSTO OCCULTO DEI PARTITI POLITICI OLTRE A QUANTO SI SPARTISCONO CON I "RIMBORSI" E CHI SA QUANT'ALTRO.
QUANTI ILVA CI SONO IN ITALIA?
LADRI DAL COLLETTO BIANCO.
Poi ci si scandalizza della "prima repubblica", la differenza che prima era finanziamento (reato) adesso è elargizione. VERGOGNOSO.
car.gal Oggi 07:09 PM
Qua' il giro funziona cosi' il sig., riva titolare di azienda privata, foraggia i partiti.I profitti sono del sig riva e su questo non ci piove,nel frangente i vari bossi belsito lusi etc. sfruttano finanziamenti e rinborsi a fini personali.Il risanamento anbientale è a carico del contribuente.Basta aumentare accise ed irpef e un leggero ritocco all' iva e il problema è risolto.
zeref2008 Oggi 07:09 PM
E' tutta una schifezza solenne, e dico e ridico che occorre LICENZIARLI tutti in tronco. Già, ma chi e come lo fa ?
zeref2008 Oggi 07:10 PM in risposta a zeref2008
e poi dopo chi mettiamo ? altra bella domanda...
ulm1905 Oggi 07:15 PM in risposta a zeref2008
Beh data la loro purezza e la loro etica darei al PAPA la Presidenza del Consiglio,ai cardinali i vari Ministeri e con i restanti clericali riempirei i seggi di Camera e Senato...
zeref2008 57 minuto fa in risposta a ulm1905
allora siamo a posto, fregati su tutta la linea.
mary71 Oggi 07:02 PM
Sono confusa...se le aziende sono publiche sono mal amministrate e servono per mantenere relazioni atte a conservare il potere con la solita spartizione di poltrone e assunzioni superflue e incompetenti; se invece sono private sono collegate allo stato per via dei finanziamenti, commesse o più semplicemente (caso Ilva) per continuare ad infrangere regole anche di una certa rilevanza a scapito della collettività..
C'è qualcuno che è ingrado di spiegarmi cosa si salva in questo paese che ce lo hanno ridotto di m.....?
olis47 Oggi 06:58 PM
Adesso questi partiti ridessero i soldi indietro per risanare l'ilva per il bene dei lavoratori e dei cittadini di Taranto fate un passo indietro e dimostrate che amate il popolo.
Farinata Oggi 07:15 PM in risposta a olis47
che film hai visto ? fantasia di walt disney? questi non mollano nememno sotto tortura
Manuel de Santis Oggi 06:48 PM
Ecco spiegato tutto.. stesso discorso della TAV. Dietro c'è il pretesto della produttività, ma l'unica cosa che li interessa sono le tangenti, pardon finanziamenti...
Stefano681 Oggi 06:42 PM
Ammazza, 98 mila euro per finanziare personalmente Bersani !!
Adesso capisco perchè Bersani dice di lavorare per il bene dei lavoratori...ma quelli per casa sua però!
Povero...e come li paga altrimenti il giardiniere, l'idraulico, l'elettricista....
G.Digi Oggi 06:40 PM
Ma cosa ci fanno con tutti sti soldi, donazioni, rimborsi elettorali, "mancia" e altri soldi senza provenienza definita?
Bersaniiiiiiiiiii!?! Se ci Sei batti un colpo, ci prendiamo 'na birretta, e nel contempo avrei alcune domande da farTi!
Forse è sordo come il "Capopolitano"
TITOSKI Oggi 06:37 PM
BASTA BASTA ...COME VOLEVASI DIMOSTRARE NON E'CAMBIATO NULLA DA TANGENTOPOLI, ANZI E' PEGGIORATO ...PAGARE PER TACERE PAGARE PER LUCRARE SULLA PELLE DELLA GENTE !!! CHE GLI OPERAI DELL'ILVA CHE SI SONO AMMALATI E CHE HANNO AMMALATO I LORO FIGLI, PRENDANO LE FORCHE E SI FACCIANO GIUSTIZIA !!!!
Giulio Giussoli Oggi 06:30 PM
quando si dice i politici al servizio degli industriali.
ecco spiegato perche questi politici servi si sono scagliati contro
la magistratura, uno dei loro padroni si trova in difficolta´
inbambola Oggi 06:27 PM
ecco spiegato il motivo dell'intervento a gamba tesa della classe politica..... bei porci
Farinata Oggi 07:31 PM in risposta a inbambola
io non avevo nessun dubbio, quando la classe politica si scaglia contro tutta la magistratura a gamba tesa, la cosa puzza assai
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Finanziamento ai partiti, dal patron dell’Ilva soldi a Forza Italia e Bersani
L'imprenditore definito come antipolitico non perde tempo ad aprire il portafoglio per dare una mano ai partiti. Un aiuto cash, in contanti. Tra il 2006 e il 2007 ha staccato un assegno di 245mila euro per il partito di Berlusconi, altri 98mila euro sono andati a finanziare il segretario del Pd
di Vittorio Malagutti | 14 agosto 2012
Il resto potrete leggerli in:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... -619223314
chitarra Poco fa
Di fronte a queste notizie i segretari dei rispettivi partiti dovrebbero dimettersi, anche se poi le dimissioni saranno revocate, ma l''importante è il gesto, un gesto da GALANTUOMINI, se questo non sarà fatto penso che tutti gli elettori di questi due partiti, PDL-PD, dovrebbero prendere sul serio l'ipotesi di cambiare idea nel rivoltarli alle prossime elezioni.
Rasputin.. Poco fa
hanno mangiato sulla pelle dei Tarantini,e poi vorrebbero eliminare la mafia? spero che i miei compaesani possano fargliela pagare a queste iene,una casta che è marciume fino alle ossa,bersani con quella faccia da svergognato i piacentini dovrebbero disconoscerlo,ecco cosè questo centrosinistra è il braccio del fetente pdl......
duca55 Poco fa
Ora si capisce perché questi quattro accattoni che sostengono questo inutile governo, si sono tutti schierati contro il Gip di Taranto.
E "l'uomo inutile" Bersani si permette pure di dare lezioni di moralità.
Manderei lui a lavorare all'Ilva e la sua famiglia a vivere nei dintorni della fabbrica.
Tonino Basile 14 minuto fa
Infami?
Prendono i voti dei lavoratori e i soldi dai (loro) padroni.
Ed ancora, avidi insaziabili, la bonifica di Taranto, anziché farla pagare ai criminali inquinatori, la fanno pagare ai pensionati, ai lavoratori, ai precari e alle loro famiglie già stremate da salari da fame indegni per un paese che dice di essere democratico.
Anche per la tav e le altre grandi opere, inutili cattedrali nel deserto, funziona allo stesso modo?
Ora, forse, é più facile capire perché Pd-L, Pd+L e Unione dei Condannati si sono alleati...
A bersà attendiamo tue spiegazioni...
Comunque l'appuntamento è: alle prossime urne elettorali...
E ci dovremmo meravigliare se la casta cerca di tutelare una tra le più grosse e grasse fonti di reddito della famiglia riva? Adesso è chiaro che la tutela dei lavoratori è solo una scusa. Quasi tutti i partiti, sicuramente i maggiori, hanno inzuppato il loro biscottino in quella tazza. Grazie tante ma io stò con il magistrato. Primo perchè non esiste che a volte applicare la legge serve ed altre volte no. Secondo perchè il magistrato stà applicando la legge anche per la tutela delle persone e dell'ambiente. In ultimo, io credo che gli operai dell'ilva potrebbero essere impiegati anche nelle operazioni di bonifica, senza far perdere loro il posto di lavoro. E poi serve sopratutto che questa città faccia una scelta chiara. O vogliamo davvero che morire di lavoro diventi un dato di fatto imprescindibile ed istituzionalizzato? E poi mi piacerebbe anche se la magistratura costringesse la famiglia riva a pagare "in toto" tutte le spese, presenti e future, cioè io vorrei che al posto di ingrassare la casta faccia qualcosa di concreto per tutte quelle persone che in questi anni hanno permesso loro di godersi chissà sotto quale sole i proventi di una fabbrica di morte.
Naspo
Tommaso Lo Cascio 21 minuto fa
Adesso si capisce perchè (ma forse lo intuivano tutti) un imprenditore possa avvelenare una intera città senza che la politica intervenga. E Taranto non è che la punta di un iceberg, perchè ricordo tutti i morti di Monfalcone e nessuno ne parla. L'ho sempre pensato e lo ribadisco: la politica in Italia è un brutto affare e gli attori non sono verginelli. Camilleri, quando afferma che chi trattò con la mafia è ancora al potere, dice una gravissima verità. Loro intascano soldi e a noi chiedono sacrifici. Che bella Italia.
Alex972 24 minuto fa
Sono proprio curioso di vedere quali altri organi di informazione diffonderanno la notizia.
franco franchi 17 minuto fa in risposta a Alex972
la notizia non c'è perchè è tutto fatto alla luce del sole...
certo può darsi che il Pd debba dare qualche giustificazione al suo elettorato...
ma il reato è una cosa, l'opportunità politica è un'altra...
al primo ci debbono pensare i giudici, al secondo gli elettori...
Giovan0 31 minuto fa
Se queste "tangenti" (perchè tali sono) a partiti politici, sarebbero stati utilizzati dall'ILVA per riorganizzare al meglio l'azienda, per i rifiuti e per altri scopi aziendali, adesso non si trovava in questo stato, e l'erario non dovrebbe sborsare mezzo miliardo di euro per risanare l'ambiente.
QUESTO E' IL COSTO OCCULTO DEI PARTITI POLITICI OLTRE A QUANTO SI SPARTISCONO CON I "RIMBORSI" E CHI SA QUANT'ALTRO.
QUANTI ILVA CI SONO IN ITALIA?
LADRI DAL COLLETTO BIANCO.
Poi ci si scandalizza della "prima repubblica", la differenza che prima era finanziamento (reato) adesso è elargizione. VERGOGNOSO.
car.gal Oggi 07:09 PM
Qua' il giro funziona cosi' il sig., riva titolare di azienda privata, foraggia i partiti.I profitti sono del sig riva e su questo non ci piove,nel frangente i vari bossi belsito lusi etc. sfruttano finanziamenti e rinborsi a fini personali.Il risanamento anbientale è a carico del contribuente.Basta aumentare accise ed irpef e un leggero ritocco all' iva e il problema è risolto.
zeref2008 Oggi 07:09 PM
E' tutta una schifezza solenne, e dico e ridico che occorre LICENZIARLI tutti in tronco. Già, ma chi e come lo fa ?
zeref2008 Oggi 07:10 PM in risposta a zeref2008
e poi dopo chi mettiamo ? altra bella domanda...
ulm1905 Oggi 07:15 PM in risposta a zeref2008
Beh data la loro purezza e la loro etica darei al PAPA la Presidenza del Consiglio,ai cardinali i vari Ministeri e con i restanti clericali riempirei i seggi di Camera e Senato...
zeref2008 57 minuto fa in risposta a ulm1905
allora siamo a posto, fregati su tutta la linea.
mary71 Oggi 07:02 PM
Sono confusa...se le aziende sono publiche sono mal amministrate e servono per mantenere relazioni atte a conservare il potere con la solita spartizione di poltrone e assunzioni superflue e incompetenti; se invece sono private sono collegate allo stato per via dei finanziamenti, commesse o più semplicemente (caso Ilva) per continuare ad infrangere regole anche di una certa rilevanza a scapito della collettività..
C'è qualcuno che è ingrado di spiegarmi cosa si salva in questo paese che ce lo hanno ridotto di m.....?
olis47 Oggi 06:58 PM
Adesso questi partiti ridessero i soldi indietro per risanare l'ilva per il bene dei lavoratori e dei cittadini di Taranto fate un passo indietro e dimostrate che amate il popolo.
Farinata Oggi 07:15 PM in risposta a olis47
che film hai visto ? fantasia di walt disney? questi non mollano nememno sotto tortura
Manuel de Santis Oggi 06:48 PM
Ecco spiegato tutto.. stesso discorso della TAV. Dietro c'è il pretesto della produttività, ma l'unica cosa che li interessa sono le tangenti, pardon finanziamenti...
Stefano681 Oggi 06:42 PM
Ammazza, 98 mila euro per finanziare personalmente Bersani !!
Adesso capisco perchè Bersani dice di lavorare per il bene dei lavoratori...ma quelli per casa sua però!
Povero...e come li paga altrimenti il giardiniere, l'idraulico, l'elettricista....
G.Digi Oggi 06:40 PM
Ma cosa ci fanno con tutti sti soldi, donazioni, rimborsi elettorali, "mancia" e altri soldi senza provenienza definita?
Bersaniiiiiiiiiii!?! Se ci Sei batti un colpo, ci prendiamo 'na birretta, e nel contempo avrei alcune domande da farTi!
Forse è sordo come il "Capopolitano"
TITOSKI Oggi 06:37 PM
BASTA BASTA ...COME VOLEVASI DIMOSTRARE NON E'CAMBIATO NULLA DA TANGENTOPOLI, ANZI E' PEGGIORATO ...PAGARE PER TACERE PAGARE PER LUCRARE SULLA PELLE DELLA GENTE !!! CHE GLI OPERAI DELL'ILVA CHE SI SONO AMMALATI E CHE HANNO AMMALATO I LORO FIGLI, PRENDANO LE FORCHE E SI FACCIANO GIUSTIZIA !!!!
Giulio Giussoli Oggi 06:30 PM
quando si dice i politici al servizio degli industriali.
ecco spiegato perche questi politici servi si sono scagliati contro
la magistratura, uno dei loro padroni si trova in difficolta´
inbambola Oggi 06:27 PM
ecco spiegato il motivo dell'intervento a gamba tesa della classe politica..... bei porci
Farinata Oggi 07:31 PM in risposta a inbambola
io non avevo nessun dubbio, quando la classe politica si scaglia contro tutta la magistratura a gamba tesa, la cosa puzza assai
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