Come se ne viene fuori ?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Amadeus ha scritto:Cambiare le facce ( seppure sia già un successone) non serve a molto se non cambiamo contemporaneamente i meccanismi del sistema ( corruzione, evasione....) dobbiamo fare le riformeeeeeeeeeeeeeeeeeee, sennò siamo punto e a capo con le facce nuove!
Cambiare le facce è l’espressione più usata da queste parti per esprimere il tasso di insopportabilità verso il mondo della politica.

Parlando con la gente scopri che non leggono più un giornale e si rifiutano di guardare i Tg e tutti i contenitori che trattano politica.

Fare le riforme con un Parlamento come questo è altamente controproducente, perché opera sempre in funzione di non perdere il proprio credito elettorale.

La salma, ha perso addirittura il posto di comando per rimanere fedele a questa teoria.

Ricambiamo quindi le “facce” e poi facciamo le riforme.

Qui bisogna rifare l'Italia, perché si trova come nel dopoguerra, ......con la sola differenza che le case sono tutte in piedi e non rase al suolo dai bombardamenti a tappeto.
erding
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da erding »

dobbiamo fare le riformeeeeeeeeeeeeeeeeeee, sennò siamo punto e a capo con le facce nuove!


Riforme si, ma... di leggi, forse, ne abbiamo anche troppe!

Una buona maggioranza di italiani ritiene che la nostra Carta Costituzionale è più che buona, anzi... è ottima.

La stessa maggioranza ritiene anche, che è largamente inattuata.

Ora, penso, che la riforma più grande potrebbe essere quella di far si che la nostra Carta venisse attuata per intera nello spirito giusto con cui è stata pensata e promulgata.

un saluto
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

giorgio ha scritto:No.
Nel momento in cui stanno diventando sempre più evidenti e drammatiche le iniquità del capitalismo (e se si vuole possiamo anche dar la colpa al neocapitalismo finanziario, all'eccesso di mercatismo e a tante altre belle storie, ma questo è : il capitalismo; e non esiste un capitalismo dal volto umano), mentre le contraddizioni di un sistema che non regge più e per tentare di sopravvivere accentua fino al parossimo l'appropriarsi delle strutture statuali, nega lo stato di diritto e l'equilibrio dei poteri, attacca sempre più pesantemente i diritti e le condizioni di vita delle classi popolari, è necessità assoluta rispondere in termini di classe; perchè questo è, una guerra di classe totale scatenata dal capitale INTERNAZIONALE contro tutto ciò che non è se stesso: lavoratori, ceti medi, tutti.
E la risposta sta solo nelle idee di giustizia sociale, di equità, di solidarietà, di "nuovo modello di sviluppo" di cui solo una vera sinistra può essere portarice.
E per vera sinistra, tanto per essere chiari, intendo tutta quella che ha le sue radici nel pensiero marxiano.
La storia, la conosco abbastanza per sapere che ha tempi che non sono quelli della cronaca, che procede "a balzi" (definizione, naturalmente, non mia...), che spesso si fa "un passo avanti e due indietro" (idem...): ma la strada è quella, dura, difficile, lunga, ma l'unica che ci può tirare fuori, non "noi Italia", non "noi Europa", ma "noi mondo" da questa crisi epocale che sta duistruggendo quel che resta di umano negli umani e sta mettendo a rischio lo stesso pianeta.
Dopo tante parole, sto recuperando il valore dei nostri (miei e di milioni di altri) fondamentali: la libertà dal bisogno come prima, indispensabile conquista (come si ragionava su altro 3d), lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, lavoratori di tutto il mondo unitevi, e, perchè no, pane e lavoro...
Stanno arrivando momenti tremendi: o ci si prepara, anche mentalmente, con le armi delle idee necessarie alla lotta e con gli strumenti organizzativi indispensabili , o siamo battuti in partenza, sconfitti per un'intera fase storica.
Come dicevo, il Partito di classe, per una società alternativa a quella del liberismo selvaggio.
E l'unico sistema alternativo che si conosca, alternativo al capitalismo, si chiama "Socialismo"


E Don Andrea Gallo lo sa bene.

La settimana scorsa ci ho passato un pomeriggio a discutere di queste cose con un’amico, un vecchio comunista di 77, anni.

Anche lui filosofeggia sulle necessità dell’uomo, e conclude che ci vuole un’organizzazione diversa che ti garantisca il lavoro, il cibo, la sanità, la scuola. Mi portava ad esempio il modello produttivo delle vecchie cooperative rosse dell’Emilia – Romagna.

Alla fine come di queste lunghe discussioni mi obbliga sempre a dirgli: “Gratta il Pepito ed esce il Peppone”.

Lui in sostanza parametrizza tutto su se stesso, sulle sue esigenze soprattutto ultime. Io che non ho grandi necessità di vita, mi potrei anche accontentare di questo modello di vita, ma il concetto di libertà è così forte che non posso obbligare altri a seguire un modello di vita contenuto.

Non posso parametrizzare le mie esigenze costringendo altri ad adattarsi.

Abbiamo visto con l’esperienza di san Francesco, ha funzionato per un po’, ma poi esce l’uomo con tutti i suoi difetti.

Quanto alle cooperative rosse, li c’è stata una grande evoluzione e non nel senso positivo.

Bersande difende il SI TAV perché dietro ci stanno le coop rosse, che non disdegnano il giro di tangenti.

In Lombardia il sistema Formigoni ha funzionato, perché nessuno delle opposizioni ha mai sollevato obiezioni al sistema.

Questo perché il Celeste ha permesso che a fianco di Cl potessero mangiare anche le coop rosse. Il sistema ha funzionato per tre mandati.

A Sesto SG, con il caso Penati e tangenti, ci stavano le coop emiliane.

Lungi da di fare il moralista, ma il sistema funziona cosi. Funziona così perché l’uomo è fatto così.

Concordo sul fatto che si stanno approntando tempi terribili, ma per poter cambiare, bisogna che l’umanità venga ridotta a due nuovi Adamo ed Eva che abbiano intenzione di educare la prole in senso socialista.

Abbiamo superato i 7 miliardi di abitanti. Come è possibile immaginare una così grande ecatombe solo per affermare l’idea socialista di origine marxiana?

Oggi miliardi di persone sono immerse in un sistema di vita che difficilmente si possono convincere a fare delle regressioni.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

erding ha scritto:
dobbiamo fare le riformeeeeeeeeeeeeeeeeeee, sennò siamo punto e a capo con le facce nuove!


Riforme si, ma... di leggi, forse, ne abbiamo anche troppe!

Una buona maggioranza di italiani ritiene che la nostra Carta Costituzionale è più che buona, anzi... è ottima.

La stessa maggioranza ritiene anche, che è largamente inattuata.

Ora, penso, che la riforma più grande potrebbe essere quella di far si che la nostra Carta venisse attuata per intera nello spirito giusto con cui è stata pensata e promulgata.

un saluto
A proposito di leggi, ..vado a memoria perché non mi sono più aggiornato in materia rispetto a 5 anni fa.

Allora venne pubblicato che in Italia erano operanti 33.000 leggi contro le 5.700 della Germania.

Ricordo che Calderoli ne deve avere bruciate un po’ con la sceneggiata del lanciafiamme.

Solo che questo è il Paese dei legulei e dei mille cavilli come scappatoia. Credo che la Cancellieri non le conosca tutte e 33.000.

A me sembrano già troppe 5.700.
mariok

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da mariok »

Penso al rilancio di investimenti italiani e stranieri nel settore del petrolio e del gas (si sta investendo meno di qualsiasi momento del dopoguerra), penso al pagamento dei debiti dello stato nei confronti delle imprese, penso al necessario chiarimento sul futuro dell’industria automobilistica italiana, penso ad un nuovo piano per tutta la politica della ricerca applicata e a misure volte a ridurre drasticamente i tempi delle decisioni amministrative e delle sentenze dei tribunali.
Questo passaggio sulla ripresa di investimenti nel settore del petrolio e del gas mi lascia molto perplesso.

Abbiamo fatto tutti i sacrifici che l’Europa ci chiedeva, ora è il momento di picchiare i pugni sul tavolo
Uscire dalla crisi
Obiettivo crescita, l’Europa ci ascolti

Articolo di Romano Prodi su Il Messaggero del 12 agosto 2012

Non si può badare solo al numeratore. Vent’anni fa l’Italia ha cominciato a vivere nell’incubo del rapporto fra debito e Prodotto Interno Lordo. Un incubo del tutto giustificato perché quando il debito supera il 120% della produzione annuale dell’intero paese vi è ragione di preoccuparsi. Il peso degli interessi diventa infatti così elevato da mettere a rischio ogni attività economica. Per questo motivo è stato importante entrare nell’Euro, una decisione che ha di colpo fatto scendere a livello germanico i nostri tassi di interesse e ha reso possibile l’impostazione di una strategia per una progressiva diminuzione del nostro debito.

Una politica della formichina che nello spazio di vent’anni ci avrebbe riportato tra i paesi virtuosi. Agli anni della formica, ai quali sono orgoglioso di essere appartenuto, sono poi succeduti quelli della cicala e, dopo vent’anni, siamo ritornati al punto di partenza: un debito superiore al 120% e interessi risaliti al livello pre-euro, con un’ormai inesistente solidarietà fra i paeseuropei. Il peso degli interessi (esaltato dal tristemente noto spread) rende impossibile il risanamento del bilancio pubblico e sempre più precaria la vita delle imprese, in netta difficoltà rispetto ai concorrenti tedeschi o francesi che pagano il denaro diversi punti percentuali in meno.

Il governo Monti, arrivato al potere nel momento più delicato di questo processo con debito e tassi di interesse alle stelle, ha fatto tutto il possibile per farci uscire da questo incubo. La riforma delle pensioni, la nuova Imu, un più severo controllo sull’evasione fiscale e la spending review sono stati passi duri ma necessari per impedire l’irreparabile. Il numeratore, cioè l’indebitamento, è stato messo sotto controllo ma, a questo punto, è scappato di mano il denominatore, cioè il Pil. Esso non solo non cresce ma si avvita verso il basso con sempre maggiore velocità.

Quest’anno il Pil è destinato a calare più del 2% ma, ed è quello che più preoccupa, la produzione industriale sta precipitando, con una diminuzione intorno all’8%.

E’ certamente giusto continuare sulla via del controllo del bilancio, aggiungendovi i suggerimenti di realistiche dismissioni di beni pubblici e di altre misure finanziarie suggerite da Amato e Bassanini ma, se non si fa qualcosa per risollevare il denominatore, cioè il Pil, la sfida è persa in partenza.

E’ inutile nasconderlo: siamo in vera e propria recessione, con la disoccupazione in aumento , mezzo milione di lavoratori in cassa integrazione, decine di migliaia di negozi che chiudono, il turismo che cala ma, soprattutto, con un senso di diffusa rassegnazione sul fatto che il futuro sarà peggiore.

La saggezza convenzionale continua a ripetere che tutto questo è inevitabile e che stringere la cinghia è un passo essenziale per garantire la ripresa quando si metterà in moto un nuovo ciclo dell’economia internazionale.

A parte il fatto che nessuno è in grado di prevedere quando questo ciclo partirà e se l’Europa sarà capace di prendervi parte, non si può non sottolineare che l’Italia si colloca tra le economie europee in peggioramento più accentuato.

Non possiamo in nessun modo rassegnarci a questa caduta senza fine che sta sfibrando non solo il nostro tessuto produttivo ma anche le nostre speranze.

Alle misure già prese per il rilancio dell’edilizia bisogna perciò aggiungere altri interventi nei settori nei quali la ripresa degli investimenti offre prospettive concrete. Penso al rilancio di investimenti italiani e stranieri nel settore del petrolio e del gas (si sta investendo meno di qualsiasi momento del dopoguerra), penso al pagamento dei debiti dello stato nei confronti delle imprese, penso al necessario chiarimento sul futuro dell’industria automobilistica italiana, penso ad un nuovo piano per tutta la politica della ricerca applicata e a misure volte a ridurre drasticamente i tempi delle decisioni amministrative e delle sentenze dei tribunali.

Ridurre l’occupazione, renderla sempre più precaria e comprimere un costo del lavoro che, anche tenuto conto degli oneri indiretti, è oggi decisamente inferiore a quello dei nostri maggiori concorrenti, non serve a frenare la caduta del denominatore.

Abbiamo fatto tutto quello che i nostri colleghi europei ci chiedevano e abbiamo fatto bene a farlo. Adesso abbiamo il sacrosanto diritto di picchiare i pugni sul tavolo perché essi ci permettano di raccogliere i frutti dei nostri sacrifici e abbiamo l’altrettanto sacrosanto dovere di fare appello a tutta la società italiana per pensare insieme a come costruire la ripresa. Non si esce da una crisi di queste proporzioni se non con un impegno collettivo e condiviso anche da parte di coloro che hanno portato il peso della crisi e che dovranno ancora fare sacrifici per sostenere la ripresa.

Se abbiamo un progetto condiviso sul nostro futuro non dobbiamo avere paura di sottoporlo all’esame della comunità internazionale a cui apparteniamo, purché il giudizio non sia nelle mani di uno o più stati membri ma in quelle di un organismo veramente sovranazionale. Sottoporci all’esame della Commissione Europea (che non può essere solo un segretariato del Consiglio) fa parte delle regole del gioco. Sottoporci all’esame dei paesi forti del Consiglio preparerebbe la divisione dell’Europa, di cui l’Italia sarebbe la principale vittima. Ed è anche chiaro che mai l’Italia potrebbe accettare condizioni che, mantenendo intollerabili differenziali nei tassi di interesse, rendessero impossibile l’aggiustamento del denominatore. Che è, non dimentichiamolo, il nostro reddito nazionale.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

No,..caro Romano questa volta non ci siamo

Per prima cosa, caro Romano, agli economisti italiani occorre tagliare le palle…. ma anche il pisello, come sosteneva il ragazzino nel film francese del 1961 “La guerra dei bottoni”, tratto dall’omonimo romanzo di Louis Pergaud, che ci ricorda in parte “I ragazzi della Via Pal, il romanzo che aveva tanto affascinato tutti noi ragazzi dell’epoca perché quelle rivalità anche noi le vivevamo quotidianamente con le cittadine limitrofe, con i quartieri della nostra città e nel mio caso, anche tra bande rivali della stessa via. A 4 anni non capendo bene il perché ma per esclusivo senso di appartenenza alla banda della casa di mia nonna, lanciavo sassi contro “i nemici” della casa del Luigi il salumiere, in fondo la Via, che un giorno, per punizione, in un momento di magra per noi, m’infilarono una lucertola nella schiena.

Non so voi a Scandiano (RE), ma da queste parti queste rivalità erano di normale amministrazione.

Ambientato nella douce France degli anni ’50, la rivalità tra due villaggi della campagna francese, Veltrans e Longeverne, si riflette sugli abitanti più giovani che giocano a una guerra tra di loro, nella quale chi è fatto prigioniero viene privato dei bottoni, per cui torna a casa tenendosi con i pantaloni con le mani.

Epica per quei tempi, la scena in cui il ragazzino più piccolo, quando viene catturato “un soldato nemico”, alla domanda di un membro della banda : <<E adesso cosa gli facciamo?>> se ne esce con tutta la sua ingenuità proponendo : <<Tagliamogli il pisello>>

Qui caro Romano, c’è di mezzo lo sfascio di un’intera nazione e non un semplice gioco da ragazzi, e quindi il “taglio del pisello” agli economisti, con gli annessi e connessi diventa d’obbligo.

Uno sfascio attuato con la lucida consapevolezza di voler distruggere solo per trarne un profitto personale o di gruppo, un reato etico, politico, morale non da poco.

Tu poi che sei un cattolico professante, non dovresti accettare la realtà del doppio binario, in cui da una parte si sostengono i valori della vita, professati dalla religione cattolica, e dall’altra accettare passivamente che una politica economico finanziaria praticata dai predoni del mondo politico, industriale, finanziario, e qualche volta religioso, possa indurre persone al suicidio, a darsi fuoco, a riprendere la via dell’emigrazione, ma molto più colpevolmente rendersi complici di numerosi decessi ( si parla di 10.000) per cancro.

“Lasciate che i pargoli vengano a me” sosteneva il fondatore del cristianesimo. Invece, i cattolici del XX e XXI, molto simili ai farisei, i bambini li fanno morire di cancro.

Nell’autunno-inverno del 2008, quando la crisi dei surprime è esplosa al di là dell’Atlantico a causa della bancarotta della Lehman Brothers (La crisi era già iniziata due anni prima nel 2006), si scopre che il maggiore detentore europeo di titoli tossici presenti nelle proprie banche è la Germania.

Il governo tedesco, consapevole dei danni che poteva provocare sulla Germania, con la memoria ancora fresca dell’esperienza degli anni ’20 e inizio anni ’30, del secolo scorso, è intervenuto rapidamente e massicciamente cercando di salvare le banche tedesche dall’inevitabile fallimento. Ed essendo un po’ più avveduti, intelligenti e meno cazzuti di noi, sono intervenuti altrettanto massicciamente nel sostegno all’economia.

Giuro, caro Romano, che non occorreva essere dei geni per operare rapidamente in questo, modo, bastava essere solo delle persone normali con un po’ di sale in zucca, ma soprattutto non essere banditi e bucanieri come la classe dirigente italiana.

Continua
peanuts
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da peanuts »

Oggi inizia quella puttanata del principio attivo sulle prescrizioni mediche.
Per fortuna non mi hanno fatto storie né la sostituta del medico di famiglia né in farmacia (altrimenti a quest'ora sarei dentro per qualcosa tipo defenestrazione di Praga) visto che papà ha una malattia un po' difficile e deve usare un farmaco apposito.
Però sentivo appunto la dottoressa (una maleducata che dovrebbe fare tutto fuorché il medico, tacci sua) che parlava dei problemi che nascono adesso.
Dov'è il limite, cari bocconiani?
Dove è scritto l'elenco delle malattie croniche per le quali non si indica il principio attivo ma il farmaco?
E tutto ciò il 16 agosto, con molti anziani che magari sono in città da soli?
E, soprattutto, il buco chi lo ha creato? Politica e malaffare, come sempre.
Allora presenti una legge che riduca lo stipendio dei parlamentari, dei presidenti di regione eccetera del 60%, ecco che fai. E ci tappi un sacco di buchi nella sanità.
Non lo approvano? Beh, a quel punto la gente va (pacificamente)(...) a Montecitorio ad aspettare che escano. Così non escono e lo approvano...

Bleah a voi, maledetti, discarica, pd venduto, segaioli nord ipocriti, un(cogl)ioni di centro, bocconiani che se ne fregano dei problemi della gente.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Continua - 1

No,..caro Romano questa volta non ci siamo

Mentre il governo tedesco accortosi della portata del pericolo incombente correva rapidamente ai ripari con provvedimenti ad hoc, nel Paese di Pulcinella si faceva l’ammuina, in quanto alla guida del “Titanic Italia”, sulla plancia di comando di Palazzo Chigi ci stava un antesignano del comandante Schettino, la cara salma di Hardcore.

Nella vita occorre avere tanta pazienza perché a volte la verità viene a galla quando meno te l’aspetti.

Quello che abbiamo capito, con i sopravvenuti capelli bianchi indice di una sopraggiunta fase della vita, è come funziona l’ambaradan. La verità emerge solo quando qualche soggetto entra in collisione con il potere costituito di cui in passato è stato parte integrante e servitore, e che a causa di angherie subite oppure per allontanamento fraudolento, aspetta il momento opportuno per vuotare il sacco. Un po’ come fanno i pentiti di mafia.

L’avvocato Taormina, che per più di dieci anni ci ha fatto corrodere e rosolare il fegato ogni volta che appariva in televisione all’interno dei contenitori politici e con interviste sui quotidiani, nella strenua difesa della cara salma, questa settimana ha deciso di vuotare il sacco precisando che promuovendo una serie numerosa di leggi ad personam confezionati appositamente per salvare dall’azione della magistratura Silvio Berlusconi, si è prodotto un vulnus profondo nel sistema Italia.

Per noi non era assolutamente una novità perché la verità la conoscevamo già dal lontano 1994, quando la salma scese in campo.

Sapevamo che la salma era tutta fumo e niente arrosto e che nel tempo avrebbe prodotto danni irreparabili.

Sapevamo anche le motivazioni per cui era stato indotto a fare questo passo. L’azzeramento del CAF da parte del pool di Mani pulite, che nel passato provvedeva alla salvaguardia della cara salma e delle sue aziende dietro compenso in moneta corrente.

Becchino Craxi, in un drammatico confronto tenutosi una domenica mattina della primavera del 1993, presso il quartier generale Fininvest in quel di Hardcore, convinse Silvio Berlusconi che l’unica via di salvezza in mezzo a quel disastro era impegnarsi direttamente in politica per difendere se stesso e le sue aziende dalla magistratura, che nel quindicennio precedente era stata interdetta all’azione dal potere politico vigente.

Non secondaria poi la presenza nell’ombra alle spalle della salma di Marcello Dell’Utri per conto della mafia, intesa a creare il nuovo partito di riferimento di Cosa nostra dopo l’azzeramento della Dc, con cui aveva stabilito un proficuo connubio per quasi mezzo secolo.

Marcello Dell’Utri fonda Forza Italia e Silvio Berlusconi ne diventa il capo indiscusso.

Ma l’uomo è solamente un grandissimo parolaio in grado di incantare le folle e nient’altro.

Sapevamo tutti che era inadatto a guidare l’ottava potenza mondiale.

C’è voluta una crisi internazionale nel 2008 per mettere in evidenza che il premier era abbondantemente fasullo.

Il 18,2 % degli italiani non se ne è reso conto ora che stiamo colando a picco.

La responsabilità cade quindi su tutti quegli italiani che si sono fatti imbambolare dal venditore di tappeti volanti taroccati, ma anche da un’opposizione finta e fasulla che gli ha consentito di fare e strafare quello che ha fatto.

<<E’ difficile fare l’opposizione con la presenza di Berlusconi>>
, ha dichiarato più volte il segretario del partito dei defunti.

Oppure: <<Ci hanno sempre detto che tutto andava bene>>, sapendo di venire meno al dettato costituzionale che obbliga l’opposizione al ruolo di controllo della maggioranza.

Auguriamoci che Bersani non diventi mai premier.

Marco Travaglio, circa un mese fa in un editoriale su Il Fatto, si richiamava alla santa ingenuità della sinistra, che non si era accorta che da sempre destra e sinistra hanno governato insieme nella Seconda Repubblica, con l’accortezza di non farsi accorgere dai propri elettori.

E allora tornano in mente le giustificazioni di Bersani che aveva rinunciato a combattere una tigre di carta.

Rimane poi il mistero degli accordi segreti stipulati dall’allora Pds con la salma già all’atto della sua discesa in campo fin dal lontano 1994.

Accordi rimasti segreti fino al famoso intervento alla Camera da parte di Luciano Violante nel 2003, tra le immagini degli sbigottiti Fassino e Visco che si sentivano cadere il plafone in testa per il ricorso allo spiattellamento pubblico di accordi segreti e che tali dovevano rimanere , in cui rammentava alla maggioranza che gli accordi erano stati a suo tempo precisi, cioè che non si sarebbe proceduto con il conflitto d’interessi e che la finta sinistra aveva mantenuto l’impegno. Inoltre, che i guadagni di Finivest si erano moltiplicati.

In base a quale necessità gli ex Pci del Pds avevano stipulato accordi segreti con l’astro nascente Berlusconi?

E a nome di chi?

A tradire non solo la sinistra, ma l’intero Paese è stata quella classe dirigente dell’ex Pds, tutt’ora in servizio permanente effettivo e con la velleità di guidare il Paese nella Terza Repubblica.

Permettendo alla salma di sopravvivere al conflitto d’interessi, hanno gettato le basi per la rovina dell’Italia a cui stiamo assistendo in questi mesi.

Dichiarazione di Violante alla camera nel 2003 su mediaset

http://www.youtube.com/watch?v=swntE1iWB5Y


Il clamoroso discorso di Violante nel 2003 introdotto da Marco Travaglio.

http://www.youtube.com/watch?v=_stxOSyxE7k


Il fatturato Mediaset è aumentato 25 volte.


Gli italiani si sono dimenticati la visita di Dalemoni al centro di produzione di Cologno Monzese.

<<Mediaset è una risorsa>>



SI’ CERTO, PER IL FALLIMENTO DELL’ITALIA.

Continua - 1
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Settimana di Ferragosto, settimana bollente con l'attacco di Caligola, il caldo africano misto afa commissionato dai Professori per decimare anziani con difficoltà respiratorie per risparmiare sulle spese dello Stato.

Non si era mai visto un caldo del genere che durasse due mesi continui a questo livello. Abbiamo passato si giorni caldi negli ultimi 60 anni ma mai di questa portata ma soprattutto di questa durata.

Nicolini, tra i più noti non ce la fatta, degli altri meno noti non ne sapremo mai nulla.

Per chi non va nel fresco dell'Engadina, Svizzera, come Rigor, oppure alle Maldive, o in altre località del divertimento dell'estate, rimane la tradizionale visita ai musei.

Noi oggi andiamo a visitare il Museo dei dinosauri della politica italiana.


Parlamento, La Malfa e Pisanu da record: sono gli highlander della politica italiana
Dalla prima alla seconda Repubblica il passo è stato brevissimo, ma le carriere longeve. Tra i primatisti i "giovani" Casini e Fini, ma anche gli "sconosciuti" Tassone e Colucci. La graduatoria è stata stilata dal senatore Idv Pedica che ha lanciato anche la campagna "Cosa hanno fatto in questi anni?". Fuori classifica Andreotti: era presente alla Costituente e non ha mai saltato un turno

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 16 agosto 2012
Commenti (60)

Quasi ottanta anni di Parlamento in due, più dei 66 anni di vita del Parlamento italiano, dalla sua prima seduta il 28 giugno 1946. Il record è di Giuseppe Pisanu, per il Senato, e Giorgio La Malfa, per la Camera, che ad oggi hanno registrato 38 anni di attività nelle rispettive Camere d’appartenenza. A stilare la classifica della longevità politica è stato il senatore Idv Stefano Pedica che contemporaneamente ha lanciato la campagna “Cosa hanno fatto in questi anni?”, per dire no a chi è in Parlamento “da una vita”. Pezzo forte della campagna è un elenco di onorevoli da più d’un decennio: “Ci sono persone – fa notare Pedica – che siedono in Parlamento da decenni. Un lungo elenco di persone che vantano da un minimo di 16 anni a un massimo di quasi 40 anni di presenze alla Camera e al Senato”.

I due recordmen. Pisanu, 75 anni, 38 anni e 128 giorni in Parlamento, si trovava già sotto i riflettori tra il 1975 il 1980 quando si trovava nella segreteria politica nazionale della Democrazia Cristiana guidata da Benigno Zaccagnini: cercarono di porre le basi del compromesso storico con il Partito Comunista di Enrico Berlinguer e soprattutto dovettero gestire i 55 giorni del rapimento di Aldo Moro. Si allontanò dalla politica perché travolto dalla vicenda P2 (c’è chi lo avvicinò al nome di Flavio Carboni), ma tornò grazie a Silvio Berlusconi che al suo equilibrio dovette ricorrere dopo che Claudio Scajola firmò una delle sue tante lettere di dimissioni da ministro (in quel caso dovette lasciare il Viminale perché definì il giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br, “un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”.

La Malfa, 73 anni, ex capo del Partito Repubblicano Italiano, partecipò – con il partito guidato dal leader Giovanni Spadolini – a molti governi del Pentapartito negli anni Ottanta. Figlio d’arte di Ugo, pure lui capo del Pri tra i Sessanta e i Settanta (a lui Pertini affidò un mandato esplorativo nel 1979 che avrebbe visto il primo capo del governo non dc, ma il tentativo fallì) Giorgio La Malfa è stato nominato ministro già nel 1980. Poi è tornato al governo pure lui con Berlusconi, assaggiando la Seconda Repubblica dopo essersi abbeverato alla Prima.

Il resto della top ten della Camera. Alla Camera, saldamente al secondo posto è l’onorevole Mario Tassone dell’Udc, poco noto alle ribalte televisive ma con 34 anni e 14 giorni di carriera parlamentare. Plurisottosegretario Dc, ha partecipato a governi di Bettino Craxi, Amintore Fanfani e al Berlusconi II (dal 2001 al 2006) dov’è stato promosso – in quota Udc – viceministro di Pietro Lunardi. Sembrava poter finalmente emergere dalle retroguardie quando Marco Follini dà le dimissioni da segretario, ma gli viene soffiato il posto da Lorenzo Cesa.

Dopo Tassone si qualifica in alta classifica con 33 anni e 34 giorni Francesco Colucci: nato socialista e diventato ultraottantenne con il Pdl. Detiene un record in stile Bolt: è l’unico deputato ad essere stato eletto questore della Camera in due legislature consecutive (2006-2008 e quella corrente iniziata nel 2008). Non c’era mai riuscito nessuno nel Parlamento repubblicano (l’unico precedente risale alla Camera del Regno).

I due presidenti. Ecco invece due protagonisti della politica italiana e peraltro entrambi alla guida dell’assemblea di Montecitorio. Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini sono entrati alla Camera per la prima volta insieme, 29 anni fa. I curricula sono arcinoti. Fini, eletto per la prima volta nel 1983, era delfino di Giorgio Almirante che lo aveva designato personalmente durante una festa a Mirabello. Poi una nuova investitura nella corsa a sindaco di Roma (1993, questa volta era Berlusconi che ancora era solo imprenditore), gli anni al fianco del Cavaliere sia all’opposizione sia in maggioranza (da ministro e da vicepremier), poi la fusione di An con Forza Italia e infine lo strappo. Casini ha una carriera analoga nella sua parte centrale (la scelta di campo a favore di B., opposizione, governo, comizi e sbandieramenti in piazza con Silvio e lo strappo finale) ma tutto era iniziato da consigliere comunale a Bologna e poi da discepolo di Bisaglia prima e Forlani poi.

D’Alema secondo alla Turco. Prima del Partito Democratico, forse a sorpresa, è l’ex ministro Livia Turco (25 anni e 42 giorni), eletta la prima volta nel 1987, carriera tutta all’interno del Pci, poi diventato Pds (lei era favorevole alla Svolta), poi Ds, poi Pd. La Turco precede perfino Massimo D’Alema (23 anni e 125 giorni) che pur avendo cominciato a fare politica da giovanissimo è riuscito a farsi eleggere “solo” nel 1987. Poi, va detto, non si è potuto certo lamentare perché ha ricoperto quasi tutto quello che poteva ricoprire (ed è stato anche in predicato di salire al Colle: pare fosse uno dei candidati “preferiti” di Berlusconi).

Walter Veltroni e Rosy Bindi si trovano, invece, nel folto gruppo di “diciottenni” che contiene anche nomi eccellenti come quello di Silvio Berlusconi. Primo della Lega è Umberto Bossi con 21 anni e 124 giorni seguito da Roberto Maroni (20 anni e 111 giorni).

I senatori tra i senatori. A Palazzo Madama dietro a Pisanu c’è Altero Matteoli (ministro, ministro e ancora ministro del centrodestra berlusconiano), entrato alla Camera nel 1983 insieme a Fini e al suo Msi, come il collega di partito (allora ed oggi) Filippo Berselli. La presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro è all’ottavo posto con 25 anni e 42 giorni, più di Emma Bonino (21 anni e 90 giorni), ma soprattutto più di Franco Marini (20 anni e 111 giorni) che aveva avuto altro da fare (il sindacalista). Maurizio Gasparri e i leghisti Roberto Calderoli e Roberto Castelli sono parlamentari da 20 anni.

Schifani, Dell’Utri, Dini, Bersani: “giovanissimi”. L’attuale presidente del Senato, Renato Schifani, è a quota 16 anni e 96 giorni: ultimo in classifica in compagnia di Marcello dell’Utri, Lamberto Dini e Marcello Pera. Fuori dalla classifica di Pedica c’è il segretario Pd Pier Luigi Bersani, giunto alla Camera nel 2001 nella legislatura numero 14 e impegnato per due anni a Bruxelles dal 2004 al 2006. E il leader Idv Antonio Di Pietro che divenne senatore per la prima volta nel 1997 (candidato a elezioni suppletive nel seggio del Mugello) ma non fu eletto nella legislatura 2001-2006.

Pedica spiega che si tratta di “politici che hanno vissuto la prima e la seconda Repubblica e che in tutto questo tempo hanno visto crescere il debito pubblico del nostro Paese fino a 2 mila miliardi”. Pedica ha annunciato una raccolta di firme “per mettere fine ad un sistema che in questi anni ha creato tanti ‘stipendiati’ d’oro senza alcun beneficio per i cittadini”.

L’inarrivabile Divo. Della classifica non fa parte il senatore a vita Giulio Andreotti, nonostante spetti proprio a lui il record assoluto di anni passati tra palazzo Montecitorio e Palazzo Madama: fece parte dell’Assemblea Costituente, è stato eletto nella prima legislatura e, da allora, non ha mai “saltato un turno”. Ora è senatore a vita: lo nominò il presidente della Repubblica Francesco Cossiga nel 1991. Cossiga non c’è più, Andreotti (classe 1919) sì. D’altra parte il potere logora chi non ce l’ha.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ta/327133/
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Da trent’anni ho una convinzione, certamente sbagliata, che il Divo Giulio alla sua morte si farà cremare per essere depositato attraverso un’urna all’interno dell’Aula del Senato, per essere presente, almeno in cenere, all’Assemblea di Palazzo Madama in forma perpetua.


PS. Comprendi Amà perché gli italiani non possono più vedere queste “facce”?

Appena pronunci i nomi di Gasparri, La Russa, Dalemoni, Veltroni, Napolitano, Fini, Turco, Giovanardi, la famiglia Letta, Marini, Follini, Fioroni, Binetti, Franceschini, Carra, Cicchitto, Verdini, Casini, Bersani, Fini, Bocchino, Bindi, Cesa, Napoli, Galan, Crosetto, Ghedini, Pecorella, Pisanu, Latorre, Fassino, Renzi, Maroni, Gelmini, Biancofiore, Dell’Utri, Santanché, Formigoni, ecc. ecc. vedi che al tuo interlocutore compaiono istantaneamente i segni evidenti dell’itterizia.

Non è molto salutare per le italiche genti.
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