Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Sabato, 18 Agosto 2012 19:41
Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia. La rivincita di Fassina
di Alessandro Cardulli
ROMA - Si riparla della Grecia fuori dall' euro, ma anche di misteriosi piani di emergenza che verrebbero messi a punto per evitare che la moneta europea crolli. Niente di nuovo, non si avverte alcun cambio di rotta in una politica fallimentare, dentro una crisi che dura da ben cinque anni.
In altri Paesi, in altre parti del mondo, si punta al rilancio dell’occupazione come fondamento di nuna politica di contrasto al rallentamento dell’economia a livello mondiale. Il Brasile presenta un piano che prevede investimenti pubblici Lo ha annunciato la presidente brasiliana, la socialista Dilma Rousseff. Sembra un altro mondo, forse lo è, rispetto a questa inconcludente Europa legata a politiche liberiste. C’è una riscoperta di Keynes, il grande economista, si fa tesoro degli insegnamenti di Krugman, Stiglitz, si entra in un circuito culturale che pare estraneo alla vecchia Europa.
La presidente socialista: investimenti pubblici per 66 miliardi di dollar
Il piano prevede investimenti pubblici per ben 66 miliardi di dollari, per intervenire su bisogni fondamentali del Paese, dei cittadini, dei lavoratori, delle fasce di più basso reddito.
Estraneo anche a esponenti di primo piano del partito democratico, come Francesco Boccia, coordinatore economico dei gruppi parlamentari del Pd, il quale ha definito il keynesismo un residuo di una sinistra superata. Che ogni giorno se la prende con Stefano Fassina, della segreteria nazionale del Pd, responsabile del settore economia e del lavoro. “ reo” di sostenere politiche che richiamano Keynes. Insomma un bel problema per un partito, il Pd, appunto che vuole governare. Così come non è secondario il fatto che il Brasile sia diretto da un governo socialista, parola in disuso in Europa, anche in ambienti che si definiscono progressisti, liberal. Nel vecchio continente invece tutto il dibattito ruota attorno ai piani di emergenza. Ora,rivelano alcuni giornali tedeschi,se ne starebbe discutendo uno per mettere in sicurezza l’euro . Ciò sarebbe possibile tenendo conto del fatto che Anghela Merkel sarebbe pappa e ciccia con Monti, avendo affermato di condividere le posizioni espresse dalla Banca centrale europea. O meglio gli annunci di Draghi non ancora tradotti in interventi concreti. Condividere un annuncio non ci sembra poi una gran cosa. Ma questo passa ilo convento. Anche il ministro degli esteri finlandese ha annunciato un piano per affrontare la possibile crisi dell'euro. Poi è stato sconfessato dal governo di cui fa parte, ma non vuol dire. In Europa si assiste a questo e ad altro. L’unico fatto concreto è che la Grecia resta l’imputato numero uno di tutte le difficoltà della moneta unica dopo che la politica del rigore, della austerità, decisa dalle tecnocrazia europee e dai governi conservatori, ha tartassato questo paese, spolpato, scorticato come peggio non si poteva. Il solo annuncio che il governo ellenico aveva l’intenzione di chiedere se era possibile aprire una discussione, in via informale, su una eventuale dilazione nella restituzione del prestito, i “falchi” e non solo quelli tedeschi sono insorti ed hanno auspicato ilo ritorno della Grecia alla dracma, “tecnicamente e mettere l’euro in sicurezza. La Grecia affonda? Uno di meno.
Un vorticoso giro di incontri come al gioco dell’oca
Da qui, l’emergenza appunto, un vorticoso giro di incontri. Capofila Anghela Merkel che vedrà fra qualche giorno Hollande a Berlino, poil premier greco,Samaras, il 29 Mario Monti, quindi a Madrid per psarlare con Mariano Rajoy il quale non intende chiedere l’intervento della Bce senza sapere quali sono le condizioni. Sre cioè gli aiuti sono condizionanti , di fatto, ad un vero e proprio co0mm8issariamento oppure no. La prima ipotesi sarebbe quella più vicina alla realtà. Lo stesso Draghi lo ha fatto capire tanto che anche Monti si è affrettato a dire che l’Italia non ha bisogno di aiuti. Questo lo stato dell’arte. L’11 settembre, o giù di lì, la Commissione europea dovrà presentare un progetto per quanto riguarda la vigilanza bancaria, cosa di non poco conto, anche perché la Germania non intende rinunciare ad un ruolo autonomo delle casse di risparmio e delle banche popolari cooperative.
L’Europa discute solo di politiche finanziarie
Come si vede da questo quadro ancora una volta l’Europa discute solo di politiche finanziare, non una parola sulla crescita, lo sviluppo, solo rigore , austerità, tagli ai bilanci. Ma anche su questo versante sembra di assistere al vecchio, caro gioco dell’oca. Si va avanti finché non si incontra la casella maledetta, quella che ti fa tornare al punto di partenza. La realtà è che proprio il punto di partenza ti porta su una rotta sbagliata, ti fa sbattere contro gli scogli, ti fa deragliare.
La crisi si affronta se si punta sulla domanda interna
Dal Brasile vengono indicazioni concrete. Una cosa emerge: la crisi globale si affronta solo si su punta sulla domanda interna, i consumi delle famiglie. Gli investimenti pubblici brasiliani saranno indirizzati verso le infrastrutture, mettendo in moto meccanismi economici che fanno da moltiplicatori per gli investimenti privati. Si dirà: ma questi paesi hanno risorse che non ci sono in particolare in Italica, negli altri paesi europei gravati da debiti. Ma come ha fatto il Brasile a diventare la sesta potenza del mondo superando l’Italia? Le risorse vanno cercate, una riforma del fisco che punti ad una redistribuzione del reddito verso il basso può essere un punto di partenza. La partita nel mondo globalizzato si gioca fra chi punta alla crescita e finalizza l’investimento pubblico senza far venir meno il rigore nel controllo delle spese e chi, invece, pensa che dalla crisi esce solo con una politica di austerità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.E una via di uscita, se non si cambia rotta, non sembra essere a portata di mano. Perché così la cura uccide il malato. E non se ne parla più
http://www.dazebaonews.it/italia/a-dent ... di-fassina
-----------------------------------------------------------------------
Allora le domande vengono piu' che spontanee:
Serve continuar a tenere in vita un governo la cui cura sta' uccidendo il malato?
A che serve un'Europa in cui predomina e pure obbliga singoli governi a continuare su questa via scellerata?
Non e' forse vunuta l'ora di disfarsi di questo modo di calcolare l'andamento di uno stato e non essere sempre sottoposti alla speculazione?
Ma e' cosi' difficile estirpare la speculazione o essa e' parte integrante del sistema?
Ma e' cosi' difficile isolare i paradisi fiscalio fanno anche loro parte del sistema?
Ma allora perche' non si pensa di cambiare sistema?
Ma allora chi comanda veramente? La politica o i potere economico?
Se fosse il secondo, come da sempre sostengo, quali altri metodi potremmo usare per invertire questo andazzo?
un salutone da Juan
Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia. La rivincita di Fassina
di Alessandro Cardulli
ROMA - Si riparla della Grecia fuori dall' euro, ma anche di misteriosi piani di emergenza che verrebbero messi a punto per evitare che la moneta europea crolli. Niente di nuovo, non si avverte alcun cambio di rotta in una politica fallimentare, dentro una crisi che dura da ben cinque anni.
In altri Paesi, in altre parti del mondo, si punta al rilancio dell’occupazione come fondamento di nuna politica di contrasto al rallentamento dell’economia a livello mondiale. Il Brasile presenta un piano che prevede investimenti pubblici Lo ha annunciato la presidente brasiliana, la socialista Dilma Rousseff. Sembra un altro mondo, forse lo è, rispetto a questa inconcludente Europa legata a politiche liberiste. C’è una riscoperta di Keynes, il grande economista, si fa tesoro degli insegnamenti di Krugman, Stiglitz, si entra in un circuito culturale che pare estraneo alla vecchia Europa.
La presidente socialista: investimenti pubblici per 66 miliardi di dollar
Il piano prevede investimenti pubblici per ben 66 miliardi di dollari, per intervenire su bisogni fondamentali del Paese, dei cittadini, dei lavoratori, delle fasce di più basso reddito.
Estraneo anche a esponenti di primo piano del partito democratico, come Francesco Boccia, coordinatore economico dei gruppi parlamentari del Pd, il quale ha definito il keynesismo un residuo di una sinistra superata. Che ogni giorno se la prende con Stefano Fassina, della segreteria nazionale del Pd, responsabile del settore economia e del lavoro. “ reo” di sostenere politiche che richiamano Keynes. Insomma un bel problema per un partito, il Pd, appunto che vuole governare. Così come non è secondario il fatto che il Brasile sia diretto da un governo socialista, parola in disuso in Europa, anche in ambienti che si definiscono progressisti, liberal. Nel vecchio continente invece tutto il dibattito ruota attorno ai piani di emergenza. Ora,rivelano alcuni giornali tedeschi,se ne starebbe discutendo uno per mettere in sicurezza l’euro . Ciò sarebbe possibile tenendo conto del fatto che Anghela Merkel sarebbe pappa e ciccia con Monti, avendo affermato di condividere le posizioni espresse dalla Banca centrale europea. O meglio gli annunci di Draghi non ancora tradotti in interventi concreti. Condividere un annuncio non ci sembra poi una gran cosa. Ma questo passa ilo convento. Anche il ministro degli esteri finlandese ha annunciato un piano per affrontare la possibile crisi dell'euro. Poi è stato sconfessato dal governo di cui fa parte, ma non vuol dire. In Europa si assiste a questo e ad altro. L’unico fatto concreto è che la Grecia resta l’imputato numero uno di tutte le difficoltà della moneta unica dopo che la politica del rigore, della austerità, decisa dalle tecnocrazia europee e dai governi conservatori, ha tartassato questo paese, spolpato, scorticato come peggio non si poteva. Il solo annuncio che il governo ellenico aveva l’intenzione di chiedere se era possibile aprire una discussione, in via informale, su una eventuale dilazione nella restituzione del prestito, i “falchi” e non solo quelli tedeschi sono insorti ed hanno auspicato ilo ritorno della Grecia alla dracma, “tecnicamente e mettere l’euro in sicurezza. La Grecia affonda? Uno di meno.
Un vorticoso giro di incontri come al gioco dell’oca
Da qui, l’emergenza appunto, un vorticoso giro di incontri. Capofila Anghela Merkel che vedrà fra qualche giorno Hollande a Berlino, poil premier greco,Samaras, il 29 Mario Monti, quindi a Madrid per psarlare con Mariano Rajoy il quale non intende chiedere l’intervento della Bce senza sapere quali sono le condizioni. Sre cioè gli aiuti sono condizionanti , di fatto, ad un vero e proprio co0mm8issariamento oppure no. La prima ipotesi sarebbe quella più vicina alla realtà. Lo stesso Draghi lo ha fatto capire tanto che anche Monti si è affrettato a dire che l’Italia non ha bisogno di aiuti. Questo lo stato dell’arte. L’11 settembre, o giù di lì, la Commissione europea dovrà presentare un progetto per quanto riguarda la vigilanza bancaria, cosa di non poco conto, anche perché la Germania non intende rinunciare ad un ruolo autonomo delle casse di risparmio e delle banche popolari cooperative.
L’Europa discute solo di politiche finanziarie
Come si vede da questo quadro ancora una volta l’Europa discute solo di politiche finanziare, non una parola sulla crescita, lo sviluppo, solo rigore , austerità, tagli ai bilanci. Ma anche su questo versante sembra di assistere al vecchio, caro gioco dell’oca. Si va avanti finché non si incontra la casella maledetta, quella che ti fa tornare al punto di partenza. La realtà è che proprio il punto di partenza ti porta su una rotta sbagliata, ti fa sbattere contro gli scogli, ti fa deragliare.
La crisi si affronta se si punta sulla domanda interna
Dal Brasile vengono indicazioni concrete. Una cosa emerge: la crisi globale si affronta solo si su punta sulla domanda interna, i consumi delle famiglie. Gli investimenti pubblici brasiliani saranno indirizzati verso le infrastrutture, mettendo in moto meccanismi economici che fanno da moltiplicatori per gli investimenti privati. Si dirà: ma questi paesi hanno risorse che non ci sono in particolare in Italica, negli altri paesi europei gravati da debiti. Ma come ha fatto il Brasile a diventare la sesta potenza del mondo superando l’Italia? Le risorse vanno cercate, una riforma del fisco che punti ad una redistribuzione del reddito verso il basso può essere un punto di partenza. La partita nel mondo globalizzato si gioca fra chi punta alla crescita e finalizza l’investimento pubblico senza far venir meno il rigore nel controllo delle spese e chi, invece, pensa che dalla crisi esce solo con una politica di austerità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.E una via di uscita, se non si cambia rotta, non sembra essere a portata di mano. Perché così la cura uccide il malato. E non se ne parla più
http://www.dazebaonews.it/italia/a-dent ... di-fassina
-----------------------------------------------------------------------
Allora le domande vengono piu' che spontanee:
Serve continuar a tenere in vita un governo la cui cura sta' uccidendo il malato?
A che serve un'Europa in cui predomina e pure obbliga singoli governi a continuare su questa via scellerata?
Non e' forse vunuta l'ora di disfarsi di questo modo di calcolare l'andamento di uno stato e non essere sempre sottoposti alla speculazione?
Ma e' cosi' difficile estirpare la speculazione o essa e' parte integrante del sistema?
Ma e' cosi' difficile isolare i paradisi fiscalio fanno anche loro parte del sistema?
Ma allora perche' non si pensa di cambiare sistema?
Ma allora chi comanda veramente? La politica o i potere economico?
Se fosse il secondo, come da sempre sostengo, quali altri metodi potremmo usare per invertire questo andazzo?
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Belle domande, alcune semplici, altre complicatissime.
Le semplici sono quelle relative a chi comanda in Europa e in Italia (politica o potere economico) e se è necessario cambiare questo sistema che chiaramente non funziona.
Le complicate sono, come al solito, relatine alle soluzioni: quale sistema, in che modo.
L'esempio del Brasile, mi pare che non aiuti molto.
E' un paese con un'estensione quasi 30 volte quella italiana, con 200 milioni di abitanti, in forte crescita.
Il suo debito pubblico è la metà di quello italiano, che sta rapidamente crescendo con interessi di oltre il 12%.
Come è pensabile adottare per l'Italia una politica lontanamente paragonabile a quella che sta applicando il Brasile?
La risposta dovrebbe essere formulata per l'Europa, ma è uno stato che non c'è e quindi è tutto più complicato.
Le semplici sono quelle relative a chi comanda in Europa e in Italia (politica o potere economico) e se è necessario cambiare questo sistema che chiaramente non funziona.
Le complicate sono, come al solito, relatine alle soluzioni: quale sistema, in che modo.
L'esempio del Brasile, mi pare che non aiuti molto.
E' un paese con un'estensione quasi 30 volte quella italiana, con 200 milioni di abitanti, in forte crescita.
Il suo debito pubblico è la metà di quello italiano, che sta rapidamente crescendo con interessi di oltre il 12%.
Come è pensabile adottare per l'Italia una politica lontanamente paragonabile a quella che sta applicando il Brasile?
La risposta dovrebbe essere formulata per l'Europa, ma è uno stato che non c'è e quindi è tutto più complicato.
-
- Messaggi: 1990
- Iscritto il: 21/02/2012, 19:25
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Certo che e' complesso ma credo che sarebbe venuto il tempo per dire da che parte stare e quali siano gli obiettivi da raggiungere. In questo momento non vedo quali siano gli obiettivi di questo centro sinistra o qual si voglia definire.Si naviga a vista con una nave il cui timoniere non la pensa come me la miglòiore cosa che sappiamo fare e' quello di distrarlo qualche volta per correggere un po' la rotta. Credo che di questo passo ci distruggeranno senza aver fatto niente.
Certamente non intendevo proporre la soluzione brasiliana anche per il semlice fatto che sono situazioni diverse dalle nostre. Perlomeno loro belle o brutte che siano, ne hanno cercate e poi messe in atto.
Il loro coraggio sta' proprio qui. NOn evere paura dei cambiamenti poiche questi si possono affinare strada facendo.
Quale proposte escono dai ns. maitre a penser di questo pseudo centro sinistra se non quelle di distrarre qualche volta il timoniere. Che sinistra e' questa?
Chiaro che la proposta dovrebbe essere furmulata all'Europa ma con questa unione ci hanno imbrigliati in scelte iper liberiste poiche iperliberista e' la maggioranza dei governi che la costituiscono.
E' questo che bisogna cambiare.
Ogni stato deve trovarsi la propria strada e cioe' il modo con cui raggiungere gli impegni presi altrimenti saremo sempre da capo.
Loro creano le crisi e poi si propongono a risolverle a modo loro e per di piu' trovano il consenso della politica.
Se questo ti sembra logico....
Che posso aggiungere di piu?
Ah. si... un'altra cosa. Se questa e' l'Europa che si presenta anche per il futuro credo che sara' sbarazzata dalla volnta' del popolo.
un salutone da Juan
Certamente non intendevo proporre la soluzione brasiliana anche per il semlice fatto che sono situazioni diverse dalle nostre. Perlomeno loro belle o brutte che siano, ne hanno cercate e poi messe in atto.
Il loro coraggio sta' proprio qui. NOn evere paura dei cambiamenti poiche questi si possono affinare strada facendo.
Quale proposte escono dai ns. maitre a penser di questo pseudo centro sinistra se non quelle di distrarre qualche volta il timoniere. Che sinistra e' questa?
Chiaro che la proposta dovrebbe essere furmulata all'Europa ma con questa unione ci hanno imbrigliati in scelte iper liberiste poiche iperliberista e' la maggioranza dei governi che la costituiscono.
E' questo che bisogna cambiare.
Ogni stato deve trovarsi la propria strada e cioe' il modo con cui raggiungere gli impegni presi altrimenti saremo sempre da capo.
Loro creano le crisi e poi si propongono a risolverle a modo loro e per di piu' trovano il consenso della politica.
Se questo ti sembra logico....
Che posso aggiungere di piu?
Ah. si... un'altra cosa. Se questa e' l'Europa che si presenta anche per il futuro credo che sara' sbarazzata dalla volnta' del popolo.
un salutone da Juan
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Per quanto mi è sembrato di capire in tutti questi anni, la risposta è unidirezionale, comanda il potere economico.
Ce lo ha raccontato molto bene Bertolucci in “Novecento”. E’ il potere economico che per difendersi dalle organizzazioni socialiste favorisce la crescita e l’affermazione del fascismo.
Quando nel 1944, il potere economico comprende che per la sua creatura ha finito il suo ciclo l’abbandona al suo destino.
In casa Agnelli, in quella fase si foraggiava sia la morente Repubblica di Salò, sia le formazioni partigiane.
Le cronache dell’inizio degli anni ’70 riportavano che Emilio Colombo, presidente del Consiglio, volava a Torino per prendere ordini da Sua Maestà l’avvocato nazionale.
La Costituzione prevede tutto questo? Certamente no, ma potere economico esercita lo stesso il suo potere attraverso suoi uomini nella stanza dei bottoni.
Chiediamoci perché dai tempi di Berlinguer non si riesca ad introdurre la patrimoniale.
Perché applica il sistema Riva.
Grilli, attuale ministro del MEF, ha dichiarato che la patrimoniale non è nelle sue idee.
Vittorio Grilli (economista)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vittorio Umberto Grilli (Milano, 19 maggio 1957) è un economista e dirigente pubblico italiano, attuale Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Da maggio 2005 fino a novembre 2011 è stato Direttore generale del Tesoro, essendo stato confermato in tale ruolo dai ministri Domenico Siniscalco, Tommaso Padoa-Schioppa e Giulio Tremonti.
Il 28 novembre 2011 viene nominato Viceministro dell'Economia e delle Finanze del Governo Monti, carica che manterrà fino all'11 luglio 2012, quando viene nominato Ministro dell'Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana, in sostituzione di Mario Monti che fino a quel momento ricopriva la carica.
*
Preferiscono portare alla rovina una nazione ma il potere economico non molla.
Sembra, caro pancho, che tu e Giuseppe De Rita vi siate dati appuntamento per oggi.
La prima parte del suo editoriale risponde a questo quesito.
La seconda risponde in parte a: Serve continuar a tenere in vita un governo la cui cura sta' uccidendo il malato?
*
I TERRITORI SENZA RAPPRESENTANZA
Il deserto dei leader
Forse per un indelebile riflesso di memoria il ruolo attivo di Mario Monti negli ultimi vertici europei mi ha fatto tornare in mente la strategia usata negli anni 50 e 60 dai nostri migliori politici meridionali: la strategia di «espatriare per contare», darsi cioè da fare sul potere romano per orientarne le decisioni di intervento, in modo da crescere di prestigio nella propria realtà locale.
Era gente che capiva che il potere (specialmente finanziario) stava a livello centrale; che lo si poteva influenzare acquisendo relazioni (e relativi linguaggi) con le poche decine di persone che lo gestivano; e che ottenendone i benefici si poteva tornare nella propria realtà locale e «contare», in immagine e voti. I grandi politici meridionali hanno fatto così, per tutta la Prima Repubblica e non gli è andata male, anche per i loro territori.
Con tutte le differenze del caso, specialmente di cultura e di stile, il nostro premier ha adottato la stessa strategia. È andato a collocarsi dove si prendevano le decisioni; ha saputo utilizzare i contatti, le relazioni, i linguaggi dei relativi circuiti di potere; ha lavorato apparentemente fuori casa ma nei fatti nell'ambiente con cui aveva più dimestichezza; ha ottenuto buoni risultati. Ed è tornato senza esibizionismi da vincitore ma con l'aura della indispensabilità; perché è chiaro a tutti che «solo lui sa come muoversi a livello internazionale». Certo non c'è italiano che non voglia tenersi stretto un così alto presidio nel circuito dei poteri internazionali.
Ma l'esperienza decennale del Mezzogiorno ci deve far riflettere sul pericolo che si possa alla fine arrivare a un impoverimento locale della cultura collettiva, della dialettica politica, della classe dirigente. I grandi della mediazione con Roma non ci sono più e al loro posto c'è il deserto della politica: nessun confronto, nessuna proposta, nessun programma; solo lotte di potere, quasi sempre rozzamente personalizzate. Nessuno conta più, in loco; e nessuno ha più la statura culturale e politica per espatriare.
C'è da temere che anche in Italia nell'auspicabilmente lontano «dopo-Monti», possa crescere un analogo deserto. Le forze politiche non ci pensano proprio a ristabilire un confronto politico e programmatico di medio periodo, sembrano sterilizzate e labili come le realtà locali del Sud. E anche le parti sociali soffrono di questa assenza della politica, oscillando fra un realistico accomodamento e una rabbiosa denuncia della mancanza di decisioni.
Si prospetta allora per i prossimi anni un periodo difficile, perché di fatto ambivalente: presidiare il fronte esterno potrebbe non bastare. Occorre «armare» (anche in termini di emozioni collettive) il fronte interno, mettendo in campo nuova vitalità di idee e di classe dirigente, nel mondo sia socioeconomico che politico. È l'unica possibilità, forse necessità, se vogliamo sfuggire a un destino di eterodirezione, sia pure abilmente contrattato.
Giuseppe De Rita
19 agosto 2012 | 16:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/12_ag ... a9b5.shtml
Ce lo ha raccontato molto bene Bertolucci in “Novecento”. E’ il potere economico che per difendersi dalle organizzazioni socialiste favorisce la crescita e l’affermazione del fascismo.
Quando nel 1944, il potere economico comprende che per la sua creatura ha finito il suo ciclo l’abbandona al suo destino.
In casa Agnelli, in quella fase si foraggiava sia la morente Repubblica di Salò, sia le formazioni partigiane.
Le cronache dell’inizio degli anni ’70 riportavano che Emilio Colombo, presidente del Consiglio, volava a Torino per prendere ordini da Sua Maestà l’avvocato nazionale.
La Costituzione prevede tutto questo? Certamente no, ma potere economico esercita lo stesso il suo potere attraverso suoi uomini nella stanza dei bottoni.
Chiediamoci perché dai tempi di Berlinguer non si riesca ad introdurre la patrimoniale.
Perché applica il sistema Riva.
Grilli, attuale ministro del MEF, ha dichiarato che la patrimoniale non è nelle sue idee.
Vittorio Grilli (economista)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vittorio Umberto Grilli (Milano, 19 maggio 1957) è un economista e dirigente pubblico italiano, attuale Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Da maggio 2005 fino a novembre 2011 è stato Direttore generale del Tesoro, essendo stato confermato in tale ruolo dai ministri Domenico Siniscalco, Tommaso Padoa-Schioppa e Giulio Tremonti.
Il 28 novembre 2011 viene nominato Viceministro dell'Economia e delle Finanze del Governo Monti, carica che manterrà fino all'11 luglio 2012, quando viene nominato Ministro dell'Economia e delle Finanze della Repubblica Italiana, in sostituzione di Mario Monti che fino a quel momento ricopriva la carica.
*
Preferiscono portare alla rovina una nazione ma il potere economico non molla.
Sembra, caro pancho, che tu e Giuseppe De Rita vi siate dati appuntamento per oggi.
La prima parte del suo editoriale risponde a questo quesito.
La seconda risponde in parte a: Serve continuar a tenere in vita un governo la cui cura sta' uccidendo il malato?
*
I TERRITORI SENZA RAPPRESENTANZA
Il deserto dei leader
Forse per un indelebile riflesso di memoria il ruolo attivo di Mario Monti negli ultimi vertici europei mi ha fatto tornare in mente la strategia usata negli anni 50 e 60 dai nostri migliori politici meridionali: la strategia di «espatriare per contare», darsi cioè da fare sul potere romano per orientarne le decisioni di intervento, in modo da crescere di prestigio nella propria realtà locale.
Era gente che capiva che il potere (specialmente finanziario) stava a livello centrale; che lo si poteva influenzare acquisendo relazioni (e relativi linguaggi) con le poche decine di persone che lo gestivano; e che ottenendone i benefici si poteva tornare nella propria realtà locale e «contare», in immagine e voti. I grandi politici meridionali hanno fatto così, per tutta la Prima Repubblica e non gli è andata male, anche per i loro territori.
Con tutte le differenze del caso, specialmente di cultura e di stile, il nostro premier ha adottato la stessa strategia. È andato a collocarsi dove si prendevano le decisioni; ha saputo utilizzare i contatti, le relazioni, i linguaggi dei relativi circuiti di potere; ha lavorato apparentemente fuori casa ma nei fatti nell'ambiente con cui aveva più dimestichezza; ha ottenuto buoni risultati. Ed è tornato senza esibizionismi da vincitore ma con l'aura della indispensabilità; perché è chiaro a tutti che «solo lui sa come muoversi a livello internazionale». Certo non c'è italiano che non voglia tenersi stretto un così alto presidio nel circuito dei poteri internazionali.
Ma l'esperienza decennale del Mezzogiorno ci deve far riflettere sul pericolo che si possa alla fine arrivare a un impoverimento locale della cultura collettiva, della dialettica politica, della classe dirigente. I grandi della mediazione con Roma non ci sono più e al loro posto c'è il deserto della politica: nessun confronto, nessuna proposta, nessun programma; solo lotte di potere, quasi sempre rozzamente personalizzate. Nessuno conta più, in loco; e nessuno ha più la statura culturale e politica per espatriare.
C'è da temere che anche in Italia nell'auspicabilmente lontano «dopo-Monti», possa crescere un analogo deserto. Le forze politiche non ci pensano proprio a ristabilire un confronto politico e programmatico di medio periodo, sembrano sterilizzate e labili come le realtà locali del Sud. E anche le parti sociali soffrono di questa assenza della politica, oscillando fra un realistico accomodamento e una rabbiosa denuncia della mancanza di decisioni.
Si prospetta allora per i prossimi anni un periodo difficile, perché di fatto ambivalente: presidiare il fronte esterno potrebbe non bastare. Occorre «armare» (anche in termini di emozioni collettive) il fronte interno, mettendo in campo nuova vitalità di idee e di classe dirigente, nel mondo sia socioeconomico che politico. È l'unica possibilità, forse necessità, se vogliamo sfuggire a un destino di eterodirezione, sia pure abilmente contrattato.
Giuseppe De Rita
19 agosto 2012 | 16:13
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/12_ag ... a9b5.shtml
-
- Messaggi: 17353
- Iscritto il: 06/04/2012, 20:00
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Certo che e' complesso ma credo che sarebbe venuto il tempo per dire da che parte stare e quali siano gli obiettivi da raggiungere. In questo momento non vedo quali siano gli obiettivi di questo centro sinistra o qual si voglia definire.
pancho
Come ho avuto modo di spiegare qualche giorno fa, caro pancho, la sinistra non esiste più, è morta e sepolta.
Di conseguenza non esiste più nessun centrosinistra.
L’attuale “sinistra” del partito dei defunti è in realtà una finta sinistra, sono tutti seguaci di POLTRONE & FORCHETTE.
Pensavo che il Sel potesse rappresentare ancora la sinistra, ma non è così dopo le scelte di Vendola, e le sue implicazioni poco chiare con l’Ilva.
Rimane un fatto certo, che buona parte dell’elettorato Pd e Sel rimangono di sinistra, ma non hanno più un punto di riferimento nella classe dirigente.
Il Fatto Quotidiano quattro giorni fa, in completa solitudine, ha riportato la notizia che il Gruppo Riva ha finanziato direttamente Bersani con 98 mila euro e con 245 mila i berluscones.
Sarebbe opportuno a questo punto un riscontro oggettivo, perché anche il Fatto si può sbagliare.
Invece tutto tace, sembra che il partito dei defunti sia andato tutto in vacanza al Polo Sud, tra i pinguini.
Silenzio assoluto. Neppure per smentire l’accusa avanzata dal Fatto, ribadita da Di Pietro e riportata da Grillo sul suo blog.
La Pravdona, intesa come il resto di tutta la stampa italiana, tace nel modo più assoluto.
Tacciono perfino le corazzate della salma, Libero e Il Giornale, che in altri tempi non si sarebbero tirate indietro per affondare quelli del Pd che loro in modo inopportuno chiamano ancora sinistra.
Ti viene da pensare, conoscendo i polli, che la notizia sia vera, ma dato che i berluscones ne hanno presi 245 mila di euro, in questa fase delicatissima per loro preferiscono tacere anche su una notizia ghiotta (per loro) come quella di Bersande
In altri tempi lo avrebbero sbranato come fanno con Fini.
La Repubblica si sta comportando in modo scandaloso. Si è messa il silenziatore su questo fatto come ha ignorato completamente che Corrado Passera è indagato per frode fiscale.
Mentre con il Celeste ha piazzato i cannoni alzo zero e da 4 mesi non cessa di fargli il mazzo a cestone.
Come con Napolitano ha assunto una posizione scandalosa.
Anche questo silenzio del partito dei defunti è assai misterioso. Non attacca neppure Il Fatto sostenendo che sono calunnie.
Sembra che gli sia caduto il plafone sulla testa e sono tutti a terra tramortiti.
Nel caso Penati, Bersande aveva tirato fuori le unghie minacciando di denunciare chiunque avesse osato tirarlo dentro a forza.
Forse che dal Polo Sud si sono interrotte le comunicazioni? Ti risulta che ci sia qualche tempesta magnetica in corso?
E poi, caro pancho, te la raccomando la sinistra dei “compagneros”.
In occasione dell’articolo sull’abuso delle scorte, il Fatto, riportava che Diliberto dopo 10 anni gode di macchina dello Stato e autista per essere stato ministro della Giustizia. Altrettanto vale per il “compagneros” in cashmirino, Bertinotti che non sa rinunciare a macchina e autista.
E questi erano i difensori della classe operaia?
C’è molto da riflettere sulla sinistra del dopo Berlinguer.
Bisogna nascere ricchi come Enrico per essere di sinistra e non approfittarsi dello Stato anche quando gli incarichi sono cessati?
Ricordati cosa diceva Bartali.
pancho
Come ho avuto modo di spiegare qualche giorno fa, caro pancho, la sinistra non esiste più, è morta e sepolta.
Di conseguenza non esiste più nessun centrosinistra.
L’attuale “sinistra” del partito dei defunti è in realtà una finta sinistra, sono tutti seguaci di POLTRONE & FORCHETTE.
Pensavo che il Sel potesse rappresentare ancora la sinistra, ma non è così dopo le scelte di Vendola, e le sue implicazioni poco chiare con l’Ilva.
Rimane un fatto certo, che buona parte dell’elettorato Pd e Sel rimangono di sinistra, ma non hanno più un punto di riferimento nella classe dirigente.
Il Fatto Quotidiano quattro giorni fa, in completa solitudine, ha riportato la notizia che il Gruppo Riva ha finanziato direttamente Bersani con 98 mila euro e con 245 mila i berluscones.
Sarebbe opportuno a questo punto un riscontro oggettivo, perché anche il Fatto si può sbagliare.
Invece tutto tace, sembra che il partito dei defunti sia andato tutto in vacanza al Polo Sud, tra i pinguini.
Silenzio assoluto. Neppure per smentire l’accusa avanzata dal Fatto, ribadita da Di Pietro e riportata da Grillo sul suo blog.
La Pravdona, intesa come il resto di tutta la stampa italiana, tace nel modo più assoluto.
Tacciono perfino le corazzate della salma, Libero e Il Giornale, che in altri tempi non si sarebbero tirate indietro per affondare quelli del Pd che loro in modo inopportuno chiamano ancora sinistra.
Ti viene da pensare, conoscendo i polli, che la notizia sia vera, ma dato che i berluscones ne hanno presi 245 mila di euro, in questa fase delicatissima per loro preferiscono tacere anche su una notizia ghiotta (per loro) come quella di Bersande
In altri tempi lo avrebbero sbranato come fanno con Fini.
La Repubblica si sta comportando in modo scandaloso. Si è messa il silenziatore su questo fatto come ha ignorato completamente che Corrado Passera è indagato per frode fiscale.
Mentre con il Celeste ha piazzato i cannoni alzo zero e da 4 mesi non cessa di fargli il mazzo a cestone.
Come con Napolitano ha assunto una posizione scandalosa.
Anche questo silenzio del partito dei defunti è assai misterioso. Non attacca neppure Il Fatto sostenendo che sono calunnie.
Sembra che gli sia caduto il plafone sulla testa e sono tutti a terra tramortiti.
Nel caso Penati, Bersande aveva tirato fuori le unghie minacciando di denunciare chiunque avesse osato tirarlo dentro a forza.
Forse che dal Polo Sud si sono interrotte le comunicazioni? Ti risulta che ci sia qualche tempesta magnetica in corso?
E poi, caro pancho, te la raccomando la sinistra dei “compagneros”.
In occasione dell’articolo sull’abuso delle scorte, il Fatto, riportava che Diliberto dopo 10 anni gode di macchina dello Stato e autista per essere stato ministro della Giustizia. Altrettanto vale per il “compagneros” in cashmirino, Bertinotti che non sa rinunciare a macchina e autista.
E questi erano i difensori della classe operaia?
C’è molto da riflettere sulla sinistra del dopo Berlinguer.
Bisogna nascere ricchi come Enrico per essere di sinistra e non approfittarsi dello Stato anche quando gli incarichi sono cessati?
Ricordati cosa diceva Bartali.
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
Sul fatto che siamo in presenza di uno strapotere economico mi pare che non ci piova.
Credo sia superfluo continuare a ripetere sempre gli stessi concetti sui quali siamo tutti d'accordo. Né credo basti semplicemente dichiarare da che parte si sta, come se ci trovassimo a fare il tifo per una partita di calcio.
Penso sia più utile cercare di chiarire i punti sui quali non siamo d'accordo o che comunque non sono abbastanza chiari.
Punto primo. Per combattere un nemico bisogna avere un livello di organizzazione almeno paragonabile al suo ed una strategia (proprio in senso militare) vincente.
Il nemico in questi anni si è organizzato, globalizzandosi ed usando le nuove tecnologie per agire rapidamente e su scala mondiale.
Cosa ha fatto la politica per contrapporvisi? Si è ghettizzata in tanti statarelli nazionali, coltivando piccoli egoismi sui quali si è illusa di costruire consensi.
Questo è quanto è successo in Europa, che invece di andare avanti nel processo di integrazione politica, è andata indietro tornando a forme di governance basate sui rapporti intergovernativi svuotando totalmente le già deboli istituzioni comuni (parlamento e commissione).
In tale quadro l'Italia si è illusa per anni di poter andare avanti accumulando debito su debito, senza affrontare i nodi strutturali del suo inesorabile declino: corruzione, evasione, illegalità, un peso delle strutture pubbliche (articolate su quattro-cinque livelli di rappresentanza chiaramente insostenibili).
Ancora oggi, di fronte ad un debito di 2.000 miliardi di euro (pari al 125% della ricchezza prodotta), ad una pressione fiscale superiore al 50%, ci si illude di poter risolvere la situazione con politiche keynesiane di ulteriore espansione della spesa pubblica.
E' ancora una volta un modo per mettere la testa sotto la sabbia e di illudere la gente che basta cambiare un po' la politica economica e fiscale, mettendo magari una piccola tassa sui patrimoni, per continuare ad andare avanti, con gli stessi livelli di costi della politica, di strutture pubbliche elefantiache ed inefficienti, senza minimamente intaccare i privilegi delle concessioni pubbliche d'oro (trasporti, energia, informazione ecc.), del ben godi delle forniture alla sanità, dei monopoli iperprotetti, delle piccole e grandi corporazioni intoccabili.
Una sinistra seria ed onesta dovrebbe avere il coraggio di dire chiaramente come stanno le cose ed agire di conseguenza.
Per quanto riguarda l'Europa, invece di accodarsi al cosiddetto euroscetticismo della destra populista, dovrebbe lanciare una chiara battaglia per la conquista di strutture europee democratiche, a partire da un'autentica costituzione.
E' inutile, oltre che ipocrita, lamentarsi del fatto che l'Europa è dominata da politiche "liberiste" se non si è fatto nulla per imporsi sulla scena europea con parole d'ordine ed approcci chiaramente ed efficacemente alternativi.
Così come è sinceramente da irresponsabili vagheggiare interventi pubblici per il rilancio dell'economia, senza lanciarsi a testa bassa contro la corruzione, la mala politica nazionale, regionale e locale, le inefficienze, i privilegi, gli innumerevoli conflitti di interesse.
Siamo d'accordo che sono queste le priorità?
Se sì, lasciamo perdere Keynes e le analisi sui massimi sistemi, interessanti per qualche convegno tra economisti, ma ormai fuorvianti rispetto alla drammaticità della situazione.
Credo sia superfluo continuare a ripetere sempre gli stessi concetti sui quali siamo tutti d'accordo. Né credo basti semplicemente dichiarare da che parte si sta, come se ci trovassimo a fare il tifo per una partita di calcio.
Penso sia più utile cercare di chiarire i punti sui quali non siamo d'accordo o che comunque non sono abbastanza chiari.
Punto primo. Per combattere un nemico bisogna avere un livello di organizzazione almeno paragonabile al suo ed una strategia (proprio in senso militare) vincente.
Il nemico in questi anni si è organizzato, globalizzandosi ed usando le nuove tecnologie per agire rapidamente e su scala mondiale.
Cosa ha fatto la politica per contrapporvisi? Si è ghettizzata in tanti statarelli nazionali, coltivando piccoli egoismi sui quali si è illusa di costruire consensi.
Questo è quanto è successo in Europa, che invece di andare avanti nel processo di integrazione politica, è andata indietro tornando a forme di governance basate sui rapporti intergovernativi svuotando totalmente le già deboli istituzioni comuni (parlamento e commissione).
In tale quadro l'Italia si è illusa per anni di poter andare avanti accumulando debito su debito, senza affrontare i nodi strutturali del suo inesorabile declino: corruzione, evasione, illegalità, un peso delle strutture pubbliche (articolate su quattro-cinque livelli di rappresentanza chiaramente insostenibili).
Ancora oggi, di fronte ad un debito di 2.000 miliardi di euro (pari al 125% della ricchezza prodotta), ad una pressione fiscale superiore al 50%, ci si illude di poter risolvere la situazione con politiche keynesiane di ulteriore espansione della spesa pubblica.
E' ancora una volta un modo per mettere la testa sotto la sabbia e di illudere la gente che basta cambiare un po' la politica economica e fiscale, mettendo magari una piccola tassa sui patrimoni, per continuare ad andare avanti, con gli stessi livelli di costi della politica, di strutture pubbliche elefantiache ed inefficienti, senza minimamente intaccare i privilegi delle concessioni pubbliche d'oro (trasporti, energia, informazione ecc.), del ben godi delle forniture alla sanità, dei monopoli iperprotetti, delle piccole e grandi corporazioni intoccabili.
Una sinistra seria ed onesta dovrebbe avere il coraggio di dire chiaramente come stanno le cose ed agire di conseguenza.
Per quanto riguarda l'Europa, invece di accodarsi al cosiddetto euroscetticismo della destra populista, dovrebbe lanciare una chiara battaglia per la conquista di strutture europee democratiche, a partire da un'autentica costituzione.
E' inutile, oltre che ipocrita, lamentarsi del fatto che l'Europa è dominata da politiche "liberiste" se non si è fatto nulla per imporsi sulla scena europea con parole d'ordine ed approcci chiaramente ed efficacemente alternativi.
Così come è sinceramente da irresponsabili vagheggiare interventi pubblici per il rilancio dell'economia, senza lanciarsi a testa bassa contro la corruzione, la mala politica nazionale, regionale e locale, le inefficienze, i privilegi, gli innumerevoli conflitti di interesse.
Siamo d'accordo che sono queste le priorità?
Se sì, lasciamo perdere Keynes e le analisi sui massimi sistemi, interessanti per qualche convegno tra economisti, ma ormai fuorvianti rispetto alla drammaticità della situazione.
-
- Messaggi: 3688
- Iscritto il: 22/02/2012, 14:30
Re: Il Brasile fa rivivere Keynes. Bocciato Boccia.........
E' fondamentalmente vero: "questi" governi sono i comitati d'affari della borghesia.
E allora? Con cosa li sostituiamo? Con altri governi, magari dotati di poteri eccezionali, dopo aver analizzato il DNA dei loro componenti?
O non è forse il caso di parlare di contenuti? E riconoscere che le forze in campo che nominalmente si contrappongono a questa borghesia stanno ancora una volta toppando strategia?
E allora? Con cosa li sostituiamo? Con altri governi, magari dotati di poteri eccezionali, dopo aver analizzato il DNA dei loro componenti?
O non è forse il caso di parlare di contenuti? E riconoscere che le forze in campo che nominalmente si contrappongono a questa borghesia stanno ancora una volta toppando strategia?
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Semrush [Bot] e 10 ospiti