La Questione Monti
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Re: La Questione Monti
Lavoro:
Camusso, siamo per fare l'accordo con il governo ma se non ci sarà, siamo pronti a mobilitarci.
A concludere l'Assemblea delle Camere del Lavoro,
che ha visto la partecipazione di oltre 600 persone, il Segretario Generale della CGIL:
“la riforma del mercato del lavoro va fatta ,ma non va contrabbandata come operazione per la crescita"
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=18588
Camusso, siamo per fare l'accordo con il governo ma se non ci sarà, siamo pronti a mobilitarci.
A concludere l'Assemblea delle Camere del Lavoro,
che ha visto la partecipazione di oltre 600 persone, il Segretario Generale della CGIL:
“la riforma del mercato del lavoro va fatta ,ma non va contrabbandata come operazione per la crescita"
http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=18588
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Re: La Questione Monti
Se il premier si arrende ai veti di Berlusconi
Di fronte al moltiplicarsi dei segnali che annunciano il cedimento del governo Monti al ricatto berlusconiano su giustizia,
tv e informazione,
come conferma per la sua parte anche l’intervista del ministro Passera sul Sole 24 ore di ieri,
la prima impressione è che non ci sia voluto poi molto.
Considerando la fermezza dimostrata dall’esecutivo con lavoratori e pensionati,
si stenta a credere che al Pdl sia bastato così poco:
un vertice a Palazzo Chigi annullato,
una lettera di protesta un po’ minacciosa per la battuta fuori luogo di un ministro,
qualche facile affondo sulla tecnica imperizia dimostrata dal governo nelle gravi vicende indiane e nigeriane.
Appena due o tre giorni di tensione in tutto.
Ai tassisti, per dire, ne sono occorsi molti di più.
La seconda impressione suscitata da questa vicenda è che il governo Monti stia incorrendo in un drammatico errore di sottovalutazione dei problemi politici.
Una tendenza che appare piuttosto spiccata in gran parte della compagine ministeriale,
e che temiamo sia alla radice di molti dei più gravi infortuni di questi mesi.
Sembra quasi che a Palazzo Chigi non appaia chiaro il significato del messaggio che lo stesso governo si appresta a inviare a tutti gli italiani, ritirandosi ufficialmente dal campo delle riforme della Rai e della giustizia.
Ma quel messaggio apparirà chiarissimo al Paese:
il governo Monti riconosce che in materia di giustizia, tv e informazione, ancora oggi, l’ultima parola spetta a Silvio Berlusconi.
Riconosce cioè che gli interessi personali del padrone di Mediaset,
che li ha sempre anteposti non solo all’interesse nazionale, ma persino all’interesse di partito e di coalizione, non sono meno vincolanti per il governo dei tecnici.
In altre parole, che non è cambiato niente.
O che è cambiato poco.
E di sicuro, comunque, non abbastanza.
Più in generale, da tutte le diverse vicende che negli ultimi giorni hanno reso più difficile la navigazione del governo sembra venire una lezione sulle competenze della politica, nel duplice significato di ciò che alla politica compete e di ciò di cui il fare politica consiste.
In questi anni una cattiva propaganda ha accreditato invece l’idea di un’inconsistenza dei problemi politici in quanto tali, puntando a corrodere il vincolo della rappresentanza agli occhi dei cittadini, per affermare la necessità di una soluzione oligarchica alla crisi italiana.
È la stessa cattiva propaganda che vent’anni fa ha spianato la strada alla discesa in campo del Cavaliere.
Ma prima o poi la realtà s’incarica sempre di smentire queste rappresentazioni di comodo, e così oggi presenta al Paese il conto drammatico dei suoi problemi irrisolti.
Il primato degli interessi personali di Berlusconi su ogni altra esigenza non è l’ultimo di tali problemi, ed è anzi il vero “vincolo esterno” che ci ha tenuti bloccati nell’infuriare della crisi, mentre tutto precipitava intorno a noi. Peccato che ora gli stessi commentatori che hanno passato gli ultimi quindici anni ad accusare il centrosinistra di non aver fatto la legge sul conflitto di interessi, come fosse cosa facilissima, contestano persino la semplice richiesta del Pd che non sia ancora il conflitto d’interessi a dettare le leggi in materia di giustizia e informazione.
Nel pieno della trattativa sul mercato del lavoro, non c’è bisogno di una spiccata sensibilità politica per prevedere il corto circuito che il governo Monti rischia di innescare.
Solo degli agitatori accecati dai propri pregiudizi potrebbero consigliare al presidente del Consiglio di varare una riforma che renda più facile il licenziamento dei lavoratori, contro i sindacati e contro tutti i partiti del centrosinistra, e contemporaneamente spiegare che bisogna andarci piano con le norme anticorruzione, o sull’asta delle frequenze, o sul controllo della Rai, per non fare arrabbiare il miliardario di Arcore.
Chiunque abbia a cuore le sorti del governo Monti dovrebbe metterlo in guardia da un simile pericolo, per il suo bene e per il nostro.
http://il-nuovo-che-e-avanzato.comunita ... erlusconi/
Di fronte al moltiplicarsi dei segnali che annunciano il cedimento del governo Monti al ricatto berlusconiano su giustizia,
tv e informazione,
come conferma per la sua parte anche l’intervista del ministro Passera sul Sole 24 ore di ieri,
la prima impressione è che non ci sia voluto poi molto.
Considerando la fermezza dimostrata dall’esecutivo con lavoratori e pensionati,
si stenta a credere che al Pdl sia bastato così poco:
un vertice a Palazzo Chigi annullato,
una lettera di protesta un po’ minacciosa per la battuta fuori luogo di un ministro,
qualche facile affondo sulla tecnica imperizia dimostrata dal governo nelle gravi vicende indiane e nigeriane.
Appena due o tre giorni di tensione in tutto.
Ai tassisti, per dire, ne sono occorsi molti di più.
La seconda impressione suscitata da questa vicenda è che il governo Monti stia incorrendo in un drammatico errore di sottovalutazione dei problemi politici.
Una tendenza che appare piuttosto spiccata in gran parte della compagine ministeriale,
e che temiamo sia alla radice di molti dei più gravi infortuni di questi mesi.
Sembra quasi che a Palazzo Chigi non appaia chiaro il significato del messaggio che lo stesso governo si appresta a inviare a tutti gli italiani, ritirandosi ufficialmente dal campo delle riforme della Rai e della giustizia.
Ma quel messaggio apparirà chiarissimo al Paese:
il governo Monti riconosce che in materia di giustizia, tv e informazione, ancora oggi, l’ultima parola spetta a Silvio Berlusconi.
Riconosce cioè che gli interessi personali del padrone di Mediaset,
che li ha sempre anteposti non solo all’interesse nazionale, ma persino all’interesse di partito e di coalizione, non sono meno vincolanti per il governo dei tecnici.
In altre parole, che non è cambiato niente.
O che è cambiato poco.
E di sicuro, comunque, non abbastanza.
Più in generale, da tutte le diverse vicende che negli ultimi giorni hanno reso più difficile la navigazione del governo sembra venire una lezione sulle competenze della politica, nel duplice significato di ciò che alla politica compete e di ciò di cui il fare politica consiste.
In questi anni una cattiva propaganda ha accreditato invece l’idea di un’inconsistenza dei problemi politici in quanto tali, puntando a corrodere il vincolo della rappresentanza agli occhi dei cittadini, per affermare la necessità di una soluzione oligarchica alla crisi italiana.
È la stessa cattiva propaganda che vent’anni fa ha spianato la strada alla discesa in campo del Cavaliere.
Ma prima o poi la realtà s’incarica sempre di smentire queste rappresentazioni di comodo, e così oggi presenta al Paese il conto drammatico dei suoi problemi irrisolti.
Il primato degli interessi personali di Berlusconi su ogni altra esigenza non è l’ultimo di tali problemi, ed è anzi il vero “vincolo esterno” che ci ha tenuti bloccati nell’infuriare della crisi, mentre tutto precipitava intorno a noi. Peccato che ora gli stessi commentatori che hanno passato gli ultimi quindici anni ad accusare il centrosinistra di non aver fatto la legge sul conflitto di interessi, come fosse cosa facilissima, contestano persino la semplice richiesta del Pd che non sia ancora il conflitto d’interessi a dettare le leggi in materia di giustizia e informazione.
Nel pieno della trattativa sul mercato del lavoro, non c’è bisogno di una spiccata sensibilità politica per prevedere il corto circuito che il governo Monti rischia di innescare.
Solo degli agitatori accecati dai propri pregiudizi potrebbero consigliare al presidente del Consiglio di varare una riforma che renda più facile il licenziamento dei lavoratori, contro i sindacati e contro tutti i partiti del centrosinistra, e contemporaneamente spiegare che bisogna andarci piano con le norme anticorruzione, o sull’asta delle frequenze, o sul controllo della Rai, per non fare arrabbiare il miliardario di Arcore.
Chiunque abbia a cuore le sorti del governo Monti dovrebbe metterlo in guardia da un simile pericolo, per il suo bene e per il nostro.
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Re: La Questione Monti
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"...omissis...Nel pieno della trattativa sul mercato del lavoro, non c’è bisogno di una spiccata sensibilità politica per prevedere il corto circuito che il governo Monti rischia di innescare.
Solo degli agitatori accecati dai propri pregiudizi potrebbero consigliare al presidente del Consiglio di varare una riforma che renda più facile il licenziamento dei lavoratori,
contro i sindacati e contro tutti i partiti del centrosinistra,
e contemporaneamente spiegare che bisogna andarci piano con le norme anticorruzione, o sull’asta delle frequenze, o sul controllo della Rai, per non fare arrabbiare il miliardario di Arcore.
Chiunque abbia a cuore le sorti del governo Monti dovrebbe metterlo in guardia da un simile pericolo, per il suo bene e per il nostro.
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riporto la parte finale di questo ,secondo me, bellissimo articolo che vorrebbe fatto imparare a memoria a tutta la fairy band degli "oni"
(Veltroni-Fioroni-Gentiloni ecc..ecc...) e degli altri il cui cognome non finisce in "Oni" ma che son comunque così cogli"xxx" da continuare a proporre Monti come leader del csx per la prossima legislatura.
Monti è di destra.
educato,istruito,competente nel suo ramo,timorato di Dio,ma di destra.
Re: La Questione Monti
Sottoscrivo, ma aggiungo: c'è forse da meravigliarsi?
Non era forse evidente sin dall'inizio che un tal governo, a prescindere dalla sua composizione più o meno tecnica, su alcuni argomenti "tabù" avrebbe avuto le mani legate?
E non sta qui ancora una volta la dimostrazione del genio (del male) di Berlusconi? Quello di essere rispetto al governo, anche se non più nel paese, la maggiore forza parlamentare ed aver evitato (almeno per il momento, ma poi chissà...) un definitivo regolamento di conti (democratico) di una partita iniziata 18 anni fa e che ha tenuto in ostaggio il paese?
Quanto al merito delle questioni (Rai, informazione, corruzione) siamo proprio sicuri che il PD (ed il centrosinistra) senza il potere di veto del Pdl avrebbe la volontà e la forza di andare fino in fondo? e che Berlusconi non sia l'alibi per coprire le proprie contraddizioni interne?
Non era forse evidente sin dall'inizio che un tal governo, a prescindere dalla sua composizione più o meno tecnica, su alcuni argomenti "tabù" avrebbe avuto le mani legate?
E non sta qui ancora una volta la dimostrazione del genio (del male) di Berlusconi? Quello di essere rispetto al governo, anche se non più nel paese, la maggiore forza parlamentare ed aver evitato (almeno per il momento, ma poi chissà...) un definitivo regolamento di conti (democratico) di una partita iniziata 18 anni fa e che ha tenuto in ostaggio il paese?
Quanto al merito delle questioni (Rai, informazione, corruzione) siamo proprio sicuri che il PD (ed il centrosinistra) senza il potere di veto del Pdl avrebbe la volontà e la forza di andare fino in fondo? e che Berlusconi non sia l'alibi per coprire le proprie contraddizioni interne?
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Re: La Questione Monti
Capito "angelino"?
Quando erano al governo si occupava di leggi ad personam, giustizia, intercettazioni. Da sinistra gli si ricordava che le emergenze erano la crisi e il lavoro.
Adesso, per non far perdere al caimano il potere sulla Rai e sullle frequenze, la priorità di angelino è il lavoro.
Andiamo a votare e distruggiamoli, presto.
Quando erano al governo si occupava di leggi ad personam, giustizia, intercettazioni. Da sinistra gli si ricordava che le emergenze erano la crisi e il lavoro.
Adesso, per non far perdere al caimano il potere sulla Rai e sullle frequenze, la priorità di angelino è il lavoro.
Andiamo a votare e distruggiamoli, presto.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: La Questione Monti
Cari amici forumisti,
Da tempo non ascolto + le parole di Monti, ogni volta che fa un intervento in TV cambio canale o silenzio il volume.
Non ha + niente da dirmi.
Adesso con il suo intervento sulla Fiat dove ripete le stesse parole di berlusconi, cioè, che qualunque imprenditore (che opera in Italia, ndr) non ha nessun obbligo di mantenere le proprie industrie in Italia.
Così da un messaggio chiaro agli imprenditori, se volete andarvene io non vi tratterrò!
Per saperne di + rimando al seguente articolo:
http://www.ilgiornale.it/interni/monti_ ... comments=1
Monti con la Fiat: "Ha il diritto di andarsene"
Il premier spiazza tutti: "Non ha alcun dovere di ricordarsi dell’Italia". E ai sindacati: "Dovete cedere qualcosa"
Dulcis in fundo, Monti restituisce 3,4 Miliardi di dollari di derivati alla banca Morgan Stanley. Nessuna interrogazione per capirne di + né da parte del PD né da parte dell'IDV.
http://www.iltempo.it/2012/03/17/132931 ... nley.shtml
Monti non ha incassato nemmeno un euro dalla tassa aggiuntiva sui capitali scudati, ma non ha fatto alcun decreto per sanare la situazione se non la solita prorogatio termine.
Oramai la mia posizione politica è contro il governo Monti ed il suo liberismo becero, contro la politica degli "inchini" a Monti del PD e degli "Ichini" per la riforma del lavoro.
Neanche l'IDV mi rappresenta .... veleggio ormai verso un partito extra-parlamentare che non c'è.
un saluto
Da tempo non ascolto + le parole di Monti, ogni volta che fa un intervento in TV cambio canale o silenzio il volume.
Non ha + niente da dirmi.
Adesso con il suo intervento sulla Fiat dove ripete le stesse parole di berlusconi, cioè, che qualunque imprenditore (che opera in Italia, ndr) non ha nessun obbligo di mantenere le proprie industrie in Italia.
Così da un messaggio chiaro agli imprenditori, se volete andarvene io non vi tratterrò!
Per saperne di + rimando al seguente articolo:
http://www.ilgiornale.it/interni/monti_ ... comments=1
Monti con la Fiat: "Ha il diritto di andarsene"
Il premier spiazza tutti: "Non ha alcun dovere di ricordarsi dell’Italia". E ai sindacati: "Dovete cedere qualcosa"
Dulcis in fundo, Monti restituisce 3,4 Miliardi di dollari di derivati alla banca Morgan Stanley. Nessuna interrogazione per capirne di + né da parte del PD né da parte dell'IDV.
http://www.iltempo.it/2012/03/17/132931 ... nley.shtml
Monti non ha incassato nemmeno un euro dalla tassa aggiuntiva sui capitali scudati, ma non ha fatto alcun decreto per sanare la situazione se non la solita prorogatio termine.
Oramai la mia posizione politica è contro il governo Monti ed il suo liberismo becero, contro la politica degli "inchini" a Monti del PD e degli "Ichini" per la riforma del lavoro.
Neanche l'IDV mi rappresenta .... veleggio ormai verso un partito extra-parlamentare che non c'è.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Re: La Questione Monti
Monti e l'encomio a Gianni Letta: "Fonte perenne di saggezza"
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... bGrJSrEWbs#!
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... bGrJSrEWbs#!
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Re: La Questione Monti
Ecco come esordisce il partito dei tecnici
22 marzo 2012
Le opinioni sono tutte legittime, ma i fatti, a questo punto, sono chiari.
Il primo fatto è che è il governo Monti ad aver scelto di rompere con la Cgil, e non viceversa.
Il secondo è che non lo ha fatto per ragioni di merito, ma per ragioni politiche.
Sul primo fatto, semmai qualcuno avesse ancora dei dubbi, basta andarsi a rivedere i commenti degli ultimi sette giorni, quando su tutti i giornali e in tutte le trasmissioni televisive si è descritto fino al dettaglio l’accordo imminente sul cosiddetto modello tedesco.
Le rassegne stampa e gli archivi televisivi sono pieni delle espressioni di delusione e delle facce compunte di chi sperava nella rottura.
Fino alla sera di martedì, infatti, tutti davano per scontato che la proposta del governo sarebbe stata quella emersa dal vertice della settimana scorsa, su cui si erano già espressi favorevolmente anche i vertici del Pd.
Viene quindi da chiedersi per quale ragione, dunque, martedì il governo abbia deciso improvvisamente di alzare la posta, abbandonando il modello tedesco e virando verso la pura e semplice cancellazione dell’articolo 18.
Perché di questo si tratta, come dimostra il titolo scelto ieri dal Sole 24 Ore:
«Articolo 18, addio per tutti… La regola generale diventa l’indennizzo».
Semplice, chiaro e conciso.
Non ci sono molti motivi plausibili che possano spiegare un simile comportamento.
Non certo ragioni di merito, giacché non si trattava di importare la normativa dell’Unione Sovietica,
ma quella della Germania,
la maggiore economia europea,
che oggi dà lezioni di rigore e competitività a tutto il Continente.
Di conseguenza, non appare plausibile nemmeno che il governo abbia scartato quella possibilità per timore del giudizio dei mercati finanziari:
è evidente che il varo di una simile riforma, per giunta con l’accordo di tutte le maggiori forze politiche e sindacali, sarebbe stato una notizia ben più rassicurante sulle prospettive dell’Italia, per i mercati come per qualunque persona dotata di raziocinio.
Non resta quindi che la spiegazione più semplice:
che il governo abbia cercato la rottura per la rottura, perseguendo intenzionalmente l’asse con Cisl e Uil contro la Cgil (con il conseguente colpo al Partito democratico), nonostante tutte le rassicurazioni date in senso contrario.
Difficile dire quanto Mario Monti o Elsa Fornero siano artefici e quanto strumento dell’operazione, ma certo ora tornano alla mente le molte voci circolate in questi mesi sulle grandi manovre dietro le quinte, affinché sulla scheda delle politiche del 2013 gli elettori trovino anche una sorta di partito dei tecnici.
Perché l’unica ragione politica che spiega la scelta della rottura è proprio questa:
aprire la strada a una nuova formazione che possa collocarsi al centro e spaccare il Pd, così da ottenere domani una maggioranza simile a quella che attualmente sostiene il governo Monti, ma con diversi rapporti di forza.
Lasciando quindi alle forze di centrosinistra la non entusiasmante alternativa tra l’accordo in posizione di totale subalternità e l’opposizione in condizioni di isolamento e delegittimazione.
Il coro intonato dai mezzi di informazione in questi mesi, con l’abituale corredo di pseudoretroscena e pseudosondaggi, è un significativo anticipo della musica che ci aspetta in campagna elettorale.
Una campagna che per qualcuno, evidentemente, è già cominciata.
http://il-nuovo-che-e-avanzato.comunita ... i-tecnici/
22 marzo 2012
Le opinioni sono tutte legittime, ma i fatti, a questo punto, sono chiari.
Il primo fatto è che è il governo Monti ad aver scelto di rompere con la Cgil, e non viceversa.
Il secondo è che non lo ha fatto per ragioni di merito, ma per ragioni politiche.
Sul primo fatto, semmai qualcuno avesse ancora dei dubbi, basta andarsi a rivedere i commenti degli ultimi sette giorni, quando su tutti i giornali e in tutte le trasmissioni televisive si è descritto fino al dettaglio l’accordo imminente sul cosiddetto modello tedesco.
Le rassegne stampa e gli archivi televisivi sono pieni delle espressioni di delusione e delle facce compunte di chi sperava nella rottura.
Fino alla sera di martedì, infatti, tutti davano per scontato che la proposta del governo sarebbe stata quella emersa dal vertice della settimana scorsa, su cui si erano già espressi favorevolmente anche i vertici del Pd.
Viene quindi da chiedersi per quale ragione, dunque, martedì il governo abbia deciso improvvisamente di alzare la posta, abbandonando il modello tedesco e virando verso la pura e semplice cancellazione dell’articolo 18.
Perché di questo si tratta, come dimostra il titolo scelto ieri dal Sole 24 Ore:
«Articolo 18, addio per tutti… La regola generale diventa l’indennizzo».
Semplice, chiaro e conciso.
Non ci sono molti motivi plausibili che possano spiegare un simile comportamento.
Non certo ragioni di merito, giacché non si trattava di importare la normativa dell’Unione Sovietica,
ma quella della Germania,
la maggiore economia europea,
che oggi dà lezioni di rigore e competitività a tutto il Continente.
Di conseguenza, non appare plausibile nemmeno che il governo abbia scartato quella possibilità per timore del giudizio dei mercati finanziari:
è evidente che il varo di una simile riforma, per giunta con l’accordo di tutte le maggiori forze politiche e sindacali, sarebbe stato una notizia ben più rassicurante sulle prospettive dell’Italia, per i mercati come per qualunque persona dotata di raziocinio.
Non resta quindi che la spiegazione più semplice:
che il governo abbia cercato la rottura per la rottura, perseguendo intenzionalmente l’asse con Cisl e Uil contro la Cgil (con il conseguente colpo al Partito democratico), nonostante tutte le rassicurazioni date in senso contrario.
Difficile dire quanto Mario Monti o Elsa Fornero siano artefici e quanto strumento dell’operazione, ma certo ora tornano alla mente le molte voci circolate in questi mesi sulle grandi manovre dietro le quinte, affinché sulla scheda delle politiche del 2013 gli elettori trovino anche una sorta di partito dei tecnici.
Perché l’unica ragione politica che spiega la scelta della rottura è proprio questa:
aprire la strada a una nuova formazione che possa collocarsi al centro e spaccare il Pd, così da ottenere domani una maggioranza simile a quella che attualmente sostiene il governo Monti, ma con diversi rapporti di forza.
Lasciando quindi alle forze di centrosinistra la non entusiasmante alternativa tra l’accordo in posizione di totale subalternità e l’opposizione in condizioni di isolamento e delegittimazione.
Il coro intonato dai mezzi di informazione in questi mesi, con l’abituale corredo di pseudoretroscena e pseudosondaggi, è un significativo anticipo della musica che ci aspetta in campagna elettorale.
Una campagna che per qualcuno, evidentemente, è già cominciata.
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Ultima modifica di shiloh il 23/03/2012, 9:43, modificato 1 volta in totale.
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Re: La Questione Monti
Se a qualcuno ancora non era chiaro perché questo governo si comporti così…direi che l'articolo postato sopra è chiaro ed esaustivo delle motivazioni.
e a sto punto viene anche da chiedersi perché Bersani non stacchi la spina,
o quantomeno che rimetta il PD all’opposizione.
Cosa aspetta ???
Non lo capisce che lo stanno a bollire a fuoco a lento come una rana ???
e a sto punto viene anche da chiedersi perché Bersani non stacchi la spina,
o quantomeno che rimetta il PD all’opposizione.
Cosa aspetta ???
Non lo capisce che lo stanno a bollire a fuoco a lento come una rana ???
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Re: La Questione Monti
Bersani ha paura di quella stramaledetta fronda interna.shiloh ha scritto:Se a qualcuno ancora non era chiaro perché questo governo si comporti così…direi che l'articolo postato sopra è chiaro ed esaustivo delle motivazioni.
e a sto punto viene anche da chiedersi perché Bersani non stacchi la spina,
o quantomeno che rimetta il PD all’opposizione.
Cosa aspetta ???
Non lo capisce che lo stanno a bollire a fuoco a lento come una rana ???
Cmq egli si è smarcato chiaramente da questa fronda con un intervista a Vespa molto netta.
Io credo che la sfiducia a Monti su questo tema specifico, dei diritti dei lavoratori quindi trasversali a tutti gli schieramenti politici, sia l'unico modo per il PD di non uscirsene con le ossa rotte.
Il fatto è che il governo Monti con quello che ha effettivamente portato avanti con la sua azione di governo è di confermare il liberismo, partendo dai mercati finanziari eppoi sul mercato del lavoro, come unica risposta politica valida ed unica per riconquistare il posto dell'Italia nel potere economico finanziario internazionale (dominato dalle politiche economiche e monetarie degli USA).
Noi di sinistra sappiamo invece che esiste un altro modello politico sociale altrettanto valido che può garantire sviluppo ed equità sociale.
Vedremo con la vittoria di Holland che in Francia si faranno politiche diverse da quelle portate avanti da Merkosy.
un saluto
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
Chi c’è in linea
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