l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
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l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Il web fascista contro
il web democratico
Non esiste un web fascista contro un web democratico. Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso.
Di Cesare Buquicchio 28 agosto 2012
Il web fascista contro il web democratico. La veemente sfuriata del segretario Pd Pier Luigi Bersani contro i “fascisti del web”, contro coloro che usano in Rete un linguaggio aggressivo (“siete cadaveri ambulanti”; “vi seppelliremo”) e populista (“tutti i partiti sono uguali e vanno spazzati via”), squarcia il velo sulle intrecciate dinamiche tra politica, partecipazione e utilizzo di Internet.
Forse anche per la Rete in Italia è arrivato il momento di diventare adulta. Non esiste un web fascista contrapposto ad un web democratico, così come non esiste un modo “di sinistra” di stare su Internet antitetico ad un modo “di destra”. Ma esistono atteggiamenti, idee e comportamenti che delineano, ormai in modo chiaro, un approccio diverso alle potenzialità delle nuove tecnologie e alle loro ricadute sociali.
Potremmo dire che la vera contrapposizione sul web è quella tra complessità e semplicismo ed è la stessa che attanaglia la cultura e, di conseguenza, la politica nell'era post-ideologica. Venuti a mancare paradigmi rigidi, ci si è cullati sull'idea che per rispondere ai problemi complessi dell'era moderna bastassero soluzioni semplici e di senso comune. Che per affrontare la durezza delle sfide degli ultimi anni ci volesse un profilo “liquido” e dinamico come lo schermo touch di un tablet.
A corroborare queste sensazioni ha contribuito in maniera enorme la straordinaria rivoluzione del web e dei new media che ha effettivamente reso semplici e intuitivi processi e azioni che un tempo richiedevano tempo e innumerevoli complicazioni. E l'evoluzione 2.0 della Rete, i social network e la cosiddetta “era della partecipazione” hanno spinto ancora in avanti queste convinzioni.
Ma se la disintermediazione favorita dal web ha permesso a chiunque di prenotarsi un biglietto aereo senza passare dal banco (e dai sovrapprezzi) di una agenzia di viaggi, è quantomeno semplicistico pensare che possa funzionare anche per far funzionare un sistema democratico a colpi di clic. Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso.
Lo sa bene Bersani, che infatti ha invitato i “fascisti del web” ad uscire dalla Rete e ad andare a dirle faccia a faccia certe cose. Lo sanno bene perfino i militanti grillini del Movimento 5 Stelle (ai quali il segretario Pd implicitamente si riferiva) che, proprio in Rete, invocano più chiarezza e partecipazione nelle scelte del loro leader riguardo a uomini e proposte politiche del nascente partito. Lo avvertono, paradossalmente, anche i componenti del Partito Pirata Italiano, costola nostrana della forza politica capace nel Nord Europa di sorprendenti risultati elettorali (ha ben due Europarlamentari), che in osservanza alla loro fede per Internet hanno scelto di non avere né leader, né strutture decisionali e affidano tutte le scelte ad un apposito sistema on line (chiamato LiquidFeedback) in grado, in teoria, di “registrare” le diverse opinioni e farne una sintesi. Questo in teoria, perché, come confessano alcuni dei militanti, alla fine il “sistemone” fa solo la media e predilige sempre e solo posizioni moderate...
Della illusorietà delle teorie di democrazia diretta e di superamento del sistema dei corpi intermedi, partiti e associazioni che mediano tra istituzioni e interessi dei cittadini, sono consapevoli studiosi come Nadia Urbinati, docente di Scienze Politiche alla Columbia University di New York, che spiega come «il web possa essere un potente alleato dei cittadini per avere informazioni su quello che avviene nel 'palazzo', per controllare e sanzionare la politica, ma è la partecipazione fisica, l'incarnazione delle idee nelle persone a fare la differenza».
Tutti sappiamo quanto sia semplice insultare qualcuno con un nickname a proteggere la nostra identità o con la distanza che inevitabilmente si crea nelle comunicazioni sui social network. Specialmente se il destinatario dei nostri insulti è un personaggio pubblico o, ancora più semplicemente, una categoria generica come la “casta” dei politici. Molto più complesso è affrontare di persona assemblee, discussioni, la ricerca di mediazione tra posizioni distanti.
Ci ha provato, e forse ci riproverà ancora, Silvio Berlusconi a dipingere questa complessità della politica come una inutile perdita di tempo, contrapponendo le sbrigative dinamiche da consiglio d'amministrazione dove chi ha più voti decide e fine. Ma senza mediazioni tra interessi diversi, senza il presidio vigile e la capacità di opposizione e controllo di una minoranza parlamentare, semplicemente non c'è democrazia.
E, facendo salvo il ruolo di opinione pubblica e società civile, anche la partecipazione dei cittadini ai movimenti politici è molto diversa e richiede molte più energie di un clic su Facebook a sostegno di una campagna o di una firma digitale in coda ad uno dei tanti appelli via web. Per inciso va sottolineato come, secondo autorevoli commentatori, uno per tutti Micah White (uno dei creatori del movimento Occupy Wall Street) sul Guardian, questo “clicktivism” o “clic-attivismo”, rischia di rovinare soprattutto l'attivismo che storicamente e culturalmente è insediato a sinistra.
Niente alibi per i politici di professione nostalgici della netta distanza tra cittadini e potere. Nessuna indulgenza verso tentazioni di restaurazione di modelli passati in cui le stanze del potere e i loro segreti rimanevano inviolati. Il successo di modelli e movimenti populistici o genuinamente semplicistici deve far interrogare la politica sui suoi errori e sulle sue inefficienze, sui suoi compromessi al ribasso e sulla cronica incapacità di rinnovamento della sua classe dirigente.
Così come il web può essere usato anche dagli stessi rappresentanti per informare e per tenere vivo il legame diretto con i rappresentati. Un esempio virtuoso è quello di #OpenCamera avviato dal deputato Pd Andrea Sarubbi e seguito da onorevoli di tutti gli schieramenti che consiste nel comunicare via Twitter in tempo reale tutte le attività e le discussioni parlamentari. Più discutibile l'utilizzo “piacione” dei social network da parte di esponenti politici in cerca solo ed esclusivamente di consenso a buon mercato.
Nessun isterismo, però, nemmeno da parte di chi viene criticato via web, magari con toni pacati e argomentazioni fattuali.
E, infine, nessuna foglia di fico nemmeno da parte dell'informazione che dopo aver eccitato per anni il “popolo del web” con appelli e raccolte di firme, con colpi bassi travestiti da satira e colonnine destre mascherate da approfondimenti, appaiono ora poco credibili in veste di moraleggianti custodi di democrazia.
Non esiste la contrapposizione tra web fascista e web democratico. Esistono straordinari strumenti di informazione, condivisione e partecipazione. Ma, per usarli al meglio, bisogna volerne accettare la complessità.
http://www.unita.it/tecnologia/il-web-f ... o-1.441080
"Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso. "
Sostanzialmente fa il megafono del grido di dolore del capoccia del PD che si batte per il primato della "politica",
In fondo, la tecnologia, internet, la stessa politica sono strumenti e come tali possono essere usati più o meno bene: per costruire o per demolire, per organizzare o disorganizzare, per liberare o opprimere.
Si può , anzi , a mio avviso si deve ribadire il primato della politica, ma si impone una domanda:
Che cos'è la politica?
La politica dovrebbe essere l'organizzazione ed il governo di una comunità, un governo che produca leggi che tutelino la dignità di ogni cittadino, il diritto, la solidarietà nei confronti degli ultimi, e una sempre sempre maggiore giustizia sociale.
Ora i nostri politici ( meglio... politicanti) approfittando del proprio ruolo e dopo aver stravolto il significato della politica, che sostanzialmente dovrebbe essere servizio, ne hanno fatto uno strumento per acquisire privilegi e sempre più potere per il potere sono diventati “casta” arrogandosi il diritto di alzare un recinto che circoscriva uno spazio esclusivo da “loro” occupato e difeso chiamato impropriamente politica e tutti gli altri restano fuori ... nell' antipolitica.
un saluto
il web democratico
Non esiste un web fascista contro un web democratico. Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso.
Di Cesare Buquicchio 28 agosto 2012
Il web fascista contro il web democratico. La veemente sfuriata del segretario Pd Pier Luigi Bersani contro i “fascisti del web”, contro coloro che usano in Rete un linguaggio aggressivo (“siete cadaveri ambulanti”; “vi seppelliremo”) e populista (“tutti i partiti sono uguali e vanno spazzati via”), squarcia il velo sulle intrecciate dinamiche tra politica, partecipazione e utilizzo di Internet.
Forse anche per la Rete in Italia è arrivato il momento di diventare adulta. Non esiste un web fascista contrapposto ad un web democratico, così come non esiste un modo “di sinistra” di stare su Internet antitetico ad un modo “di destra”. Ma esistono atteggiamenti, idee e comportamenti che delineano, ormai in modo chiaro, un approccio diverso alle potenzialità delle nuove tecnologie e alle loro ricadute sociali.
Potremmo dire che la vera contrapposizione sul web è quella tra complessità e semplicismo ed è la stessa che attanaglia la cultura e, di conseguenza, la politica nell'era post-ideologica. Venuti a mancare paradigmi rigidi, ci si è cullati sull'idea che per rispondere ai problemi complessi dell'era moderna bastassero soluzioni semplici e di senso comune. Che per affrontare la durezza delle sfide degli ultimi anni ci volesse un profilo “liquido” e dinamico come lo schermo touch di un tablet.
A corroborare queste sensazioni ha contribuito in maniera enorme la straordinaria rivoluzione del web e dei new media che ha effettivamente reso semplici e intuitivi processi e azioni che un tempo richiedevano tempo e innumerevoli complicazioni. E l'evoluzione 2.0 della Rete, i social network e la cosiddetta “era della partecipazione” hanno spinto ancora in avanti queste convinzioni.
Ma se la disintermediazione favorita dal web ha permesso a chiunque di prenotarsi un biglietto aereo senza passare dal banco (e dai sovrapprezzi) di una agenzia di viaggi, è quantomeno semplicistico pensare che possa funzionare anche per far funzionare un sistema democratico a colpi di clic. Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso.
Lo sa bene Bersani, che infatti ha invitato i “fascisti del web” ad uscire dalla Rete e ad andare a dirle faccia a faccia certe cose. Lo sanno bene perfino i militanti grillini del Movimento 5 Stelle (ai quali il segretario Pd implicitamente si riferiva) che, proprio in Rete, invocano più chiarezza e partecipazione nelle scelte del loro leader riguardo a uomini e proposte politiche del nascente partito. Lo avvertono, paradossalmente, anche i componenti del Partito Pirata Italiano, costola nostrana della forza politica capace nel Nord Europa di sorprendenti risultati elettorali (ha ben due Europarlamentari), che in osservanza alla loro fede per Internet hanno scelto di non avere né leader, né strutture decisionali e affidano tutte le scelte ad un apposito sistema on line (chiamato LiquidFeedback) in grado, in teoria, di “registrare” le diverse opinioni e farne una sintesi. Questo in teoria, perché, come confessano alcuni dei militanti, alla fine il “sistemone” fa solo la media e predilige sempre e solo posizioni moderate...
Della illusorietà delle teorie di democrazia diretta e di superamento del sistema dei corpi intermedi, partiti e associazioni che mediano tra istituzioni e interessi dei cittadini, sono consapevoli studiosi come Nadia Urbinati, docente di Scienze Politiche alla Columbia University di New York, che spiega come «il web possa essere un potente alleato dei cittadini per avere informazioni su quello che avviene nel 'palazzo', per controllare e sanzionare la politica, ma è la partecipazione fisica, l'incarnazione delle idee nelle persone a fare la differenza».
Tutti sappiamo quanto sia semplice insultare qualcuno con un nickname a proteggere la nostra identità o con la distanza che inevitabilmente si crea nelle comunicazioni sui social network. Specialmente se il destinatario dei nostri insulti è un personaggio pubblico o, ancora più semplicemente, una categoria generica come la “casta” dei politici. Molto più complesso è affrontare di persona assemblee, discussioni, la ricerca di mediazione tra posizioni distanti.
Ci ha provato, e forse ci riproverà ancora, Silvio Berlusconi a dipingere questa complessità della politica come una inutile perdita di tempo, contrapponendo le sbrigative dinamiche da consiglio d'amministrazione dove chi ha più voti decide e fine. Ma senza mediazioni tra interessi diversi, senza il presidio vigile e la capacità di opposizione e controllo di una minoranza parlamentare, semplicemente non c'è democrazia.
E, facendo salvo il ruolo di opinione pubblica e società civile, anche la partecipazione dei cittadini ai movimenti politici è molto diversa e richiede molte più energie di un clic su Facebook a sostegno di una campagna o di una firma digitale in coda ad uno dei tanti appelli via web. Per inciso va sottolineato come, secondo autorevoli commentatori, uno per tutti Micah White (uno dei creatori del movimento Occupy Wall Street) sul Guardian, questo “clicktivism” o “clic-attivismo”, rischia di rovinare soprattutto l'attivismo che storicamente e culturalmente è insediato a sinistra.
Niente alibi per i politici di professione nostalgici della netta distanza tra cittadini e potere. Nessuna indulgenza verso tentazioni di restaurazione di modelli passati in cui le stanze del potere e i loro segreti rimanevano inviolati. Il successo di modelli e movimenti populistici o genuinamente semplicistici deve far interrogare la politica sui suoi errori e sulle sue inefficienze, sui suoi compromessi al ribasso e sulla cronica incapacità di rinnovamento della sua classe dirigente.
Così come il web può essere usato anche dagli stessi rappresentanti per informare e per tenere vivo il legame diretto con i rappresentati. Un esempio virtuoso è quello di #OpenCamera avviato dal deputato Pd Andrea Sarubbi e seguito da onorevoli di tutti gli schieramenti che consiste nel comunicare via Twitter in tempo reale tutte le attività e le discussioni parlamentari. Più discutibile l'utilizzo “piacione” dei social network da parte di esponenti politici in cerca solo ed esclusivamente di consenso a buon mercato.
Nessun isterismo, però, nemmeno da parte di chi viene criticato via web, magari con toni pacati e argomentazioni fattuali.
E, infine, nessuna foglia di fico nemmeno da parte dell'informazione che dopo aver eccitato per anni il “popolo del web” con appelli e raccolte di firme, con colpi bassi travestiti da satira e colonnine destre mascherate da approfondimenti, appaiono ora poco credibili in veste di moraleggianti custodi di democrazia.
Non esiste la contrapposizione tra web fascista e web democratico. Esistono straordinari strumenti di informazione, condivisione e partecipazione. Ma, per usarli al meglio, bisogna volerne accettare la complessità.
http://www.unita.it/tecnologia/il-web-f ... o-1.441080
"Internet può aiutare il sistema politico e, soprattutto, la sua trasparenza, ma non può sostituirsi ad esso. "
Sostanzialmente fa il megafono del grido di dolore del capoccia del PD che si batte per il primato della "politica",
In fondo, la tecnologia, internet, la stessa politica sono strumenti e come tali possono essere usati più o meno bene: per costruire o per demolire, per organizzare o disorganizzare, per liberare o opprimere.
Si può , anzi , a mio avviso si deve ribadire il primato della politica, ma si impone una domanda:
Che cos'è la politica?
La politica dovrebbe essere l'organizzazione ed il governo di una comunità, un governo che produca leggi che tutelino la dignità di ogni cittadino, il diritto, la solidarietà nei confronti degli ultimi, e una sempre sempre maggiore giustizia sociale.
Ora i nostri politici ( meglio... politicanti) approfittando del proprio ruolo e dopo aver stravolto il significato della politica, che sostanzialmente dovrebbe essere servizio, ne hanno fatto uno strumento per acquisire privilegi e sempre più potere per il potere sono diventati “casta” arrogandosi il diritto di alzare un recinto che circoscriva uno spazio esclusivo da “loro” occupato e difeso chiamato impropriamente politica e tutti gli altri restano fuori ... nell' antipolitica.
un saluto
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Armi di distrazione di massa
A pagina 4 del Fatto di oggi, Marco Palombi intervista Roberto Weber fondatore e presidente di Swg.
Sostiene Weber:
“La mia sensazione è che quella frase gli sia sfuggita: probabilmente il Pd si sente accerchiato e reagisce sbagliando i toni. Se quella battuta la fa Cassano lo capisco, ma Bersani no,non è nelle sue corde.
E poi a me sembra, il Movimento 5 stelle da cittadinanza a un disagio, anche politico, non è certo uno strumento eversivo”
Visto che se ne occupa Travaglio nel suo editoriale di stamani, visto che il Fatto dedica 4 pagine al tema, visto che i media Tv se ne sono impossessati subito, ieri Filippo Facci a “In Onda” e subito dopo Mentana a “Bersaglio mobile”, visto che se ne occupano tutti gli altri media della Pravdona, ma soprattutto preso atto che Bersani con precisa puntualità svizzera ieri ha rilanciato il tema, non posso essere d’accordo con Roberto Weber, né con molti altri che in questo momento se ne stanno occupando diffusamente.
L’operazione insulti è stata studiata a tavolino, magari ancora davanti alla solita birretta.
Sono passati 11 giorni da quando Il Fatto Quotidiano occupandosi del caso Ilva ha pubblicato la notizia che il Gruppo Riva aveva elargito 98.000 euro personalmente a Bersani e 245.000 euro ai berluscones.
Da quel giorno è calato uno stranissimo silenzio tombale. Silenzio totale da parte del Nazareno, silenzio totale da parte della Pravdona. Solo Grillo e Di Pietro ne avevano accennato nei rispettivi blog.
Qualche giorno dopo, il senatore Felice Casson, rispondendo ad una precisa domanda del giornalista del Fatto su questo caso ha diplomaticamente risposto di non saperne nulla.
Poi il 25 di agosto con l’inaugurazione della Festa piddina di Reggio Emilia, Bersani apre le ostilità contro Grillo. Pippo Civati ha ragione: “Se ti danno dello zombie e sai di non esserlo ci ridi sopra”.
Ma l’obiettivo di Bersani è un altro, creare finché è possibile la distrazione di massa sulla notizia pubblicata dal Fatto, i 98.000 euro ricevuti dal Gruppo Riva.
E fino ad ora direi che ci sta riuscendo abbastanza bene perché il merlame ha abboccato in pieno. Se fosse solo una scivolata su di una buccia di banana Bersani ieri non avrebbe rilanciato la stessa accusa, perché controproducente.
Ma non solo, avrebbe dovuto rispondere all’accusa “fine di mondo” rivoltagli da Grillo intervenendo il 26 agosto, sul suo blog, rispondendo alla performance del giorno precedente del segretario del Partito dei defunti.
Non esiste proporzione tra l’accusa di aver ricevuto 98.000 euro dal Gruppo Riva e quella di essere degli zombie.
E infatti Bersani e i suo morti viventi, Orfini, Boccia, Letta, fanno finta di ignorare quell’accusa che farebbe saltare i piani non solo del Piddì, ma anche dell’Udc per le alleanze delle prossime elezioni.
La Pravdona tace perché vede saltare tutto, forse anche il governo Monti, e quindi preferisce il silenzio assoluto rinunciando al suo compito di Quarto Potere, nella vaga speranza che tutto passi nel dimenticatoi e che gli italiani non sappiano nulla, …come al solito.
Tacciono perfino le due corazzate berlusconiane, Libero e Il Giornale, certamente mordendosi le dita per non poter sfruttare un’occasione ghiotta per mettere all’angolo il Piddì e quindi anche l’Udc. In questo caso dovrebbero spiegare ai depressi elettori del Pdl a chi sono andati i 245.000 euro del Gruppo Riva. E in questo momento non è assolutamente il caso di spingere nella fossa il Pdl.
Nello stesso tempo, Bersani con quella fava intende prendere altri piccioni. La cara salma di Hardcore è fortemente depressa ed è sicura di non poter vincere questa tornata delle elezioni. La propaganda di Alf è il solito fumo negli occhi per i soliti merli. E’ lo stesso guru berluscones del momento, Volpe Pasini, a sostenere che il Pdl non esiste più. Ergo, Silvio Berlusconi non può essere un nemico credibile con cui chiamare le masse piddine al voto anche se nelle ultime tornate elettorali lo hanno fatto turandosi il naso.
Il fassissta Grillo invece si. Il nemico ideale da battere nella campagna elettorale ufficialmente iniziata il 25 agosto 2012 è stato individuato nel comico genovese e nelle sue truppe.
A la guerre comme alla guerre.
A pagina 4 del Fatto di oggi, Marco Palombi intervista Roberto Weber fondatore e presidente di Swg.
Sostiene Weber:
“La mia sensazione è che quella frase gli sia sfuggita: probabilmente il Pd si sente accerchiato e reagisce sbagliando i toni. Se quella battuta la fa Cassano lo capisco, ma Bersani no,non è nelle sue corde.
E poi a me sembra, il Movimento 5 stelle da cittadinanza a un disagio, anche politico, non è certo uno strumento eversivo”
Visto che se ne occupa Travaglio nel suo editoriale di stamani, visto che il Fatto dedica 4 pagine al tema, visto che i media Tv se ne sono impossessati subito, ieri Filippo Facci a “In Onda” e subito dopo Mentana a “Bersaglio mobile”, visto che se ne occupano tutti gli altri media della Pravdona, ma soprattutto preso atto che Bersani con precisa puntualità svizzera ieri ha rilanciato il tema, non posso essere d’accordo con Roberto Weber, né con molti altri che in questo momento se ne stanno occupando diffusamente.
L’operazione insulti è stata studiata a tavolino, magari ancora davanti alla solita birretta.
Sono passati 11 giorni da quando Il Fatto Quotidiano occupandosi del caso Ilva ha pubblicato la notizia che il Gruppo Riva aveva elargito 98.000 euro personalmente a Bersani e 245.000 euro ai berluscones.
Da quel giorno è calato uno stranissimo silenzio tombale. Silenzio totale da parte del Nazareno, silenzio totale da parte della Pravdona. Solo Grillo e Di Pietro ne avevano accennato nei rispettivi blog.
Qualche giorno dopo, il senatore Felice Casson, rispondendo ad una precisa domanda del giornalista del Fatto su questo caso ha diplomaticamente risposto di non saperne nulla.
Poi il 25 di agosto con l’inaugurazione della Festa piddina di Reggio Emilia, Bersani apre le ostilità contro Grillo. Pippo Civati ha ragione: “Se ti danno dello zombie e sai di non esserlo ci ridi sopra”.
Ma l’obiettivo di Bersani è un altro, creare finché è possibile la distrazione di massa sulla notizia pubblicata dal Fatto, i 98.000 euro ricevuti dal Gruppo Riva.
E fino ad ora direi che ci sta riuscendo abbastanza bene perché il merlame ha abboccato in pieno. Se fosse solo una scivolata su di una buccia di banana Bersani ieri non avrebbe rilanciato la stessa accusa, perché controproducente.
Ma non solo, avrebbe dovuto rispondere all’accusa “fine di mondo” rivoltagli da Grillo intervenendo il 26 agosto, sul suo blog, rispondendo alla performance del giorno precedente del segretario del Partito dei defunti.
Non esiste proporzione tra l’accusa di aver ricevuto 98.000 euro dal Gruppo Riva e quella di essere degli zombie.
E infatti Bersani e i suo morti viventi, Orfini, Boccia, Letta, fanno finta di ignorare quell’accusa che farebbe saltare i piani non solo del Piddì, ma anche dell’Udc per le alleanze delle prossime elezioni.
La Pravdona tace perché vede saltare tutto, forse anche il governo Monti, e quindi preferisce il silenzio assoluto rinunciando al suo compito di Quarto Potere, nella vaga speranza che tutto passi nel dimenticatoi e che gli italiani non sappiano nulla, …come al solito.
Tacciono perfino le due corazzate berlusconiane, Libero e Il Giornale, certamente mordendosi le dita per non poter sfruttare un’occasione ghiotta per mettere all’angolo il Piddì e quindi anche l’Udc. In questo caso dovrebbero spiegare ai depressi elettori del Pdl a chi sono andati i 245.000 euro del Gruppo Riva. E in questo momento non è assolutamente il caso di spingere nella fossa il Pdl.
Nello stesso tempo, Bersani con quella fava intende prendere altri piccioni. La cara salma di Hardcore è fortemente depressa ed è sicura di non poter vincere questa tornata delle elezioni. La propaganda di Alf è il solito fumo negli occhi per i soliti merli. E’ lo stesso guru berluscones del momento, Volpe Pasini, a sostenere che il Pdl non esiste più. Ergo, Silvio Berlusconi non può essere un nemico credibile con cui chiamare le masse piddine al voto anche se nelle ultime tornate elettorali lo hanno fatto turandosi il naso.
Il fassissta Grillo invece si. Il nemico ideale da battere nella campagna elettorale ufficialmente iniziata il 25 agosto 2012 è stato individuato nel comico genovese e nelle sue truppe.
A la guerre comme alla guerre.
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Caro Camillo, non credo che sia così macchiavellico il signor Bersani.
Anche perché nella risposta a Bersani, Grillo chi ha ri-chiesto dei 98.000 euro dell'Ilva.
Non solo, ma gli ha ricordato tutte le magagne che ha fatto, dal conflitto d'interessi alle frequenze TV. Insomma, anche se le varie Pravda hanno "oscurato" la risposta, è leggibile da tutti e non ha fatto che una bella pubblicità al suo blog.
Per non parlare della reazione di Civati che riporto qui sotto:
dal www.ciwati.it
Quella frase, ecco, non l’avrei detta
Non ho capito bene il senso dell’intemerata di ieri del segretario nazionale del Pd a proposito dei «fascisti del web». Non l’ho capita, perché se qualcuno ti dà dello zombie e tu zombie non lo sei, ci devi solo ridere sopra. E dimostrare che sei vitale, vitalissimo, se proprio proprio.
E i fascisti, per un partito antifascista, secondo me sono altra e ben più grave, cosa, rispetto a quelli che ti zimbellano e ti attaccano con strumenti satirici (perché a noi la satira piace, giusto?).
E con tutte le contumelie che mi sono preso, recentemente, anche da sostenitori del segretario (che mai mi sognerei di definire «fascisti del web» anche se a volte adottano toni da querela) su questo blog, questo blog avrei dovuto chiuderlo. E rivolgermi agli indomiti cultori dell’ortodossia di partito, chiedendo loro di venire qui, a dirmele, certe cose. Soprattutto se si tratta di dirigenti del partito.
Volete un esempio? Eccolo qui.
Tornando alle dichiarazioni del segretario, la parte che capisco ancora meno è la seguente, in particolare la seconda affermazione, sulla quale è il caso di soffermarsi un momento:
«Vengano qui a dircelo, vengano via dalla Rete. Vengano qui».
La frase, pronunciata dal leader di un partito del campo progressista europeo, consente di ricordare, ancora una volta, che la rete non è un luogo ‘altro’ rispetto alla realtà e chi la frequenta non si pone in una posizione ‘speciale’ rispetto a quella degli altri, che (forse) non la frequentano.
Perché chi sta sulla rete, poi (anzi, prima) legge libri e giornali, va a fare la spesa, guida l’auto, prende un treno e la metropolitana e va a lavorare tutte le mattine: tutte cose che magari non tutti i politici fanno più, si potrebbe dire, se volessimo utilizzare lo stesso metro (è un esempio, eh). E la rete è protagonista del dibattito politico sempre di più, e si pensava che dopo la Milano di Pisapia e i referendum dello scorso anno fosse chiaro a tutti.
E per la verità, in moltissimi sono già «venuti via dalla rete», alle ultime elezioni, e sono anche andati a votare, in parecchi, per il M5S. Altri, invece, non sono andati a votare proprio: forse sono rimasti sulla rete.
Sono certo che Bersani ha cambiato idea, almeno un po’, rispetto alla memorabile definizione di ambaradàn del 2009. E spero che sia stata solo un’uscita infelice, la sua. E che il Pd punterà molto, sulla rete, per la prossima campagna elettorale, come ci siamo permessi di suggerire in un piccolo volume, a disposizione di tutti. Entusiasti e scettici del web.
Anche perché nella risposta a Bersani, Grillo chi ha ri-chiesto dei 98.000 euro dell'Ilva.
Non solo, ma gli ha ricordato tutte le magagne che ha fatto, dal conflitto d'interessi alle frequenze TV. Insomma, anche se le varie Pravda hanno "oscurato" la risposta, è leggibile da tutti e non ha fatto che una bella pubblicità al suo blog.
Per non parlare della reazione di Civati che riporto qui sotto:
dal www.ciwati.it
Quella frase, ecco, non l’avrei detta
Non ho capito bene il senso dell’intemerata di ieri del segretario nazionale del Pd a proposito dei «fascisti del web». Non l’ho capita, perché se qualcuno ti dà dello zombie e tu zombie non lo sei, ci devi solo ridere sopra. E dimostrare che sei vitale, vitalissimo, se proprio proprio.
E i fascisti, per un partito antifascista, secondo me sono altra e ben più grave, cosa, rispetto a quelli che ti zimbellano e ti attaccano con strumenti satirici (perché a noi la satira piace, giusto?).
E con tutte le contumelie che mi sono preso, recentemente, anche da sostenitori del segretario (che mai mi sognerei di definire «fascisti del web» anche se a volte adottano toni da querela) su questo blog, questo blog avrei dovuto chiuderlo. E rivolgermi agli indomiti cultori dell’ortodossia di partito, chiedendo loro di venire qui, a dirmele, certe cose. Soprattutto se si tratta di dirigenti del partito.
Volete un esempio? Eccolo qui.
Tornando alle dichiarazioni del segretario, la parte che capisco ancora meno è la seguente, in particolare la seconda affermazione, sulla quale è il caso di soffermarsi un momento:
«Vengano qui a dircelo, vengano via dalla Rete. Vengano qui».
La frase, pronunciata dal leader di un partito del campo progressista europeo, consente di ricordare, ancora una volta, che la rete non è un luogo ‘altro’ rispetto alla realtà e chi la frequenta non si pone in una posizione ‘speciale’ rispetto a quella degli altri, che (forse) non la frequentano.
Perché chi sta sulla rete, poi (anzi, prima) legge libri e giornali, va a fare la spesa, guida l’auto, prende un treno e la metropolitana e va a lavorare tutte le mattine: tutte cose che magari non tutti i politici fanno più, si potrebbe dire, se volessimo utilizzare lo stesso metro (è un esempio, eh). E la rete è protagonista del dibattito politico sempre di più, e si pensava che dopo la Milano di Pisapia e i referendum dello scorso anno fosse chiaro a tutti.
E per la verità, in moltissimi sono già «venuti via dalla rete», alle ultime elezioni, e sono anche andati a votare, in parecchi, per il M5S. Altri, invece, non sono andati a votare proprio: forse sono rimasti sulla rete.
Sono certo che Bersani ha cambiato idea, almeno un po’, rispetto alla memorabile definizione di ambaradàn del 2009. E spero che sia stata solo un’uscita infelice, la sua. E che il Pd punterà molto, sulla rete, per la prossima campagna elettorale, come ci siamo permessi di suggerire in un piccolo volume, a disposizione di tutti. Entusiasti e scettici del web.
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Caro Bersani.Non mi arrabbio piu con voi.Ho cambiato pagina forse troppo darti.Io voterò per Grillo.
Quindi sarei un fascista.Avendo sempre votato PCI PDS DS PD.E ora voterò per lui.
Se vi ha dato degli Zombi il motivo c'è e come se c'è.Voi oramai non avete nulla di sinistra da diverso tempo.
Se ne sono accorti gli operai che da anni non li tutelate piu,percui hanno cambiato modo di votare.
Con questo governo avete acettato tutto quello proposto da Monti dalla prima manovra il poi.
Zombi vuol dire aver acettato tutto senza aver battuto ciglio.A questo punto abbiamo un Monti che viaggia a degreti legge come Berlusconi.
Forse invece di quella parola Grillo poteva dire che state dormendo.
A questo punto si possono risparmiare dei soldi delle due camere, fate solo numero.
Se c'era una volta una sinistra era quella di Berlinguer.Voi non siete nulla.
Premetto una cosa leggo il blog di Grillo a volte ma non ci scrivo.
Ciao
Paolo11
Quindi sarei un fascista.Avendo sempre votato PCI PDS DS PD.E ora voterò per lui.
Se vi ha dato degli Zombi il motivo c'è e come se c'è.Voi oramai non avete nulla di sinistra da diverso tempo.
Se ne sono accorti gli operai che da anni non li tutelate piu,percui hanno cambiato modo di votare.
Con questo governo avete acettato tutto quello proposto da Monti dalla prima manovra il poi.
Zombi vuol dire aver acettato tutto senza aver battuto ciglio.A questo punto abbiamo un Monti che viaggia a degreti legge come Berlusconi.
Forse invece di quella parola Grillo poteva dire che state dormendo.
A questo punto si possono risparmiare dei soldi delle due camere, fate solo numero.
Se c'era una volta una sinistra era quella di Berlinguer.Voi non siete nulla.
Premetto una cosa leggo il blog di Grillo a volte ma non ci scrivo.
Ciao
Paolo11
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Che il signor Bersani possa essere poco machiavellico sono d’accordo pure io.
Proviamo però a guardare gli accadimenti dalla parte del Nazareno.
11 giorni fa il Fatto pubblica la notizia in cui sostiene che Bersani ha ricevuto un finanziamento dal Gruppo Riva.
La notizia viene bloccata dai media cartacei e Tv della Pravdona, ma non sfugge a tutti.
Venerdì 17 Agosto 2012 09:12
Effetto domino. Riva (Ilva) finanziava Bersani
E' proprio vero, follow the money, segui la pista del denaro e tutto si chiarirà.
Le festività hanno portato, sulla vicenda Ilva, la notizia, divulgata dal Fatto, del finanziamento diretto dell'industriale Riva a Pierluigi Bersani. Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Il significato politico, inutile girarci intorno, è pesante: il ministro dello sviluppo economico riceveva finanziamenti dal proprietario di una azienda che avrebbe dovuto controllare.C'è quindi da chiedersi quali controlli, tra il 2006 e il 2008, il ministro Bersani ha attivato nei confronti delle acciaierie Ilva. Impianti su cui l'Organizzazione mondiale della sanità aveva denunciato la grave pericolosità dal '97 (epoca, anche quella, di governodi centrosinistra). Cosa faccia Bersani oggi, a fronte di una fabbrica che "produce" oltre mille morti l'anno, lo sappiamo: ha chiesto l'intervento del governo "formale e informale" nei confronti della sentenza del Gip di Taranto e un atteggiamento che "rassicuri gli investitori esteri in Italia". Evidente mente, per Bersani, i Riva devono venire anche dall'estero.
Quello che sta accadendo è di una chiarezza cristallina: da un lato Ilva sta producendo ogni tipo di ricorso possibile contro la procura di Taranto, e il provvedimento di sequestro di una fabbrica che produce un numero di decessi record in Europa, dall'altro il governo si sta attivando per delegittimare la sentenza sull'Ilva. Chi parla di mediazione istituzionale sull'Ilva dovrebbe tener quindi conto che il governo è da una parte sola
Questa è una notizia da ko per il Partito dei defunti nella fase che lo vede primo partito d’Italia e chiede un premio di maggioranza del 15 %.
Senza ricorrere a machiavellismi, qualcosa dovevano pur fare.
Hanno tenuto le bocche cucite fino al 25 agosto, poi ha parlato Bersani.
E’ il silenzio totale sulla notizia riportata dal Fatto, viene ripresa solo da pochi ad esclusione di tutti i media della carta stampata e della Tv, a destar sospetti.
Una ipotesi che si può fare è quella dello spread. I mercati si fidano poco del dopo Monti, e questa è una delle ragioni per cui il differenziale sui titoli tedeschi e italiani non si abbassa. Se si crea un caso Bersani, ritenuto il candidato vincente delle prossime elezioni, equivale ad innescare una spirale di sfiducia degli investitori che si sa da dove inizia ma non si sa dove finisce. Neppure il Tg7, solitamente indipendente, si è guardato bene dal commentare e riportare la notizia del Fatto.
Solitamente in casi di questo genere si ricorre alla smentita. Basta osservare il comportamento del Celeste Formigoni, che da mesi si sta arrampicando sui vetri, ma nega, nega tutto. Invece al Nazareno, silenzio tombale..
Sempre a mio parere è perché valutano grave la situazione.
Qualcosa dovevano pur fare. A mio parere hanno copiato un metodo di scuola collaudatissimo usato in tutti questi anni dal cavalier banana.
Tu, caro lucfig, di fronte ad una notizia bomba come questa che scelta avresti fatto?
Proviamo però a guardare gli accadimenti dalla parte del Nazareno.
11 giorni fa il Fatto pubblica la notizia in cui sostiene che Bersani ha ricevuto un finanziamento dal Gruppo Riva.
La notizia viene bloccata dai media cartacei e Tv della Pravdona, ma non sfugge a tutti.
Venerdì 17 Agosto 2012 09:12
Effetto domino. Riva (Ilva) finanziava Bersani
E' proprio vero, follow the money, segui la pista del denaro e tutto si chiarirà.
Le festività hanno portato, sulla vicenda Ilva, la notizia, divulgata dal Fatto, del finanziamento diretto dell'industriale Riva a Pierluigi Bersani. Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Il significato politico, inutile girarci intorno, è pesante: il ministro dello sviluppo economico riceveva finanziamenti dal proprietario di una azienda che avrebbe dovuto controllare.C'è quindi da chiedersi quali controlli, tra il 2006 e il 2008, il ministro Bersani ha attivato nei confronti delle acciaierie Ilva. Impianti su cui l'Organizzazione mondiale della sanità aveva denunciato la grave pericolosità dal '97 (epoca, anche quella, di governodi centrosinistra). Cosa faccia Bersani oggi, a fronte di una fabbrica che "produce" oltre mille morti l'anno, lo sappiamo: ha chiesto l'intervento del governo "formale e informale" nei confronti della sentenza del Gip di Taranto e un atteggiamento che "rassicuri gli investitori esteri in Italia". Evidente mente, per Bersani, i Riva devono venire anche dall'estero.
Quello che sta accadendo è di una chiarezza cristallina: da un lato Ilva sta producendo ogni tipo di ricorso possibile contro la procura di Taranto, e il provvedimento di sequestro di una fabbrica che produce un numero di decessi record in Europa, dall'altro il governo si sta attivando per delegittimare la sentenza sull'Ilva. Chi parla di mediazione istituzionale sull'Ilva dovrebbe tener quindi conto che il governo è da una parte sola
Questa è una notizia da ko per il Partito dei defunti nella fase che lo vede primo partito d’Italia e chiede un premio di maggioranza del 15 %.
Senza ricorrere a machiavellismi, qualcosa dovevano pur fare.
Hanno tenuto le bocche cucite fino al 25 agosto, poi ha parlato Bersani.
E’ il silenzio totale sulla notizia riportata dal Fatto, viene ripresa solo da pochi ad esclusione di tutti i media della carta stampata e della Tv, a destar sospetti.
Una ipotesi che si può fare è quella dello spread. I mercati si fidano poco del dopo Monti, e questa è una delle ragioni per cui il differenziale sui titoli tedeschi e italiani non si abbassa. Se si crea un caso Bersani, ritenuto il candidato vincente delle prossime elezioni, equivale ad innescare una spirale di sfiducia degli investitori che si sa da dove inizia ma non si sa dove finisce. Neppure il Tg7, solitamente indipendente, si è guardato bene dal commentare e riportare la notizia del Fatto.
Solitamente in casi di questo genere si ricorre alla smentita. Basta osservare il comportamento del Celeste Formigoni, che da mesi si sta arrampicando sui vetri, ma nega, nega tutto. Invece al Nazareno, silenzio tombale..
Sempre a mio parere è perché valutano grave la situazione.
Qualcosa dovevano pur fare. A mio parere hanno copiato un metodo di scuola collaudatissimo usato in tutti questi anni dal cavalier banana.
Tu, caro lucfig, di fronte ad una notizia bomba come questa che scelta avresti fatto?
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Federico Geremicca (La Stampa) poc'anzi a "in Onda":
<<Non credo che quella frase sia scappata a Bersani,......Bersani in quel momento sapeva benissimo quello che diceva,...farsi nemico Grillo in questa fase è poco salutare...>>
Ci stanno girando tutti intorno e nessuno si prende le responsabilità di riprendere le affermazioni del Fatto.
<<Non credo che quella frase sia scappata a Bersani,......Bersani in quel momento sapeva benissimo quello che diceva,...farsi nemico Grillo in questa fase è poco salutare...>>
Ci stanno girando tutti intorno e nessuno si prende le responsabilità di riprendere le affermazioni del Fatto.
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
E' proprio vero, follow the money, segui la pista del denaro e tutto si chiarirà.
Le festività hanno portato, sulla vicenda Ilva, la notizia, divulgata dal Fatto, del finanziamento diretto dell'industriale Riva a Pierluigi Bersani. Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Il significato politico, inutile girarci intorno, è pesante: il ministro dello sviluppo economico riceveva finanziamenti dal proprietario di una azienda che avrebbe dovuto controllare.C'è quindi da chiedersi quali controlli, tra il 2006 e il 2008, il ministro Bersani ha attivato nei confronti delle acciaierie Ilva. Impianti su cui l'Organizzazione mondiale della sanità aveva denunciato la grave pericolosità dal '97 (epoca, anche quella, di governodi centrosinistra). Cosa faccia Bersani oggi, a fronte di una fabbrica che "produce" oltre mille morti l'anno, lo sappiamo: ha chiesto l'intervento del governo "formale e informale" nei confronti della sentenza del Gip di Taranto e un atteggiamento che "rassicuri gli investitori esteri in Italia". Evidente mente, per Bersani, i Riva devono venire anche dall'estero.
Quello che sta accadendo è di una chiarezza cristallina: da un lato Ilva sta producendo ogni tipo di ricorso possibile contro la procura di Taranto, e il provvedimento di sequestro di una fabbrica che produce un numero di decessi record in Europa, dall'altro il governo si sta attivando per delegittimare la sentenza sull'Ilva. Chi parla di mediazione istituzionale sull'Ilva dovrebbe tener quindi conto che il governo è da una parte sola[quote][/quote]
Dovrebbe almeno dimettersi Berrsani se la cosa è vera.Ci teneva molto alla salute degli operai Ilva.
L'Ho sempre detto ancora nell'altro forum che Bersani non mi convinceva.Se vi ricordate a Ballarò si prese il merito di aver tolto sui cellulari una tassa sulla ricarica.Invece il tutto era partito dal Blog di Grillo in cui un ragazzzo si era dato da fare a raccogliere milioni di firme.Essendo solo noi Italiani che pagavano una tassa sulla ricarica.
Ciao
Paolo11
Le festività hanno portato, sulla vicenda Ilva, la notizia, divulgata dal Fatto, del finanziamento diretto dell'industriale Riva a Pierluigi Bersani. Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Il significato politico, inutile girarci intorno, è pesante: il ministro dello sviluppo economico riceveva finanziamenti dal proprietario di una azienda che avrebbe dovuto controllare.C'è quindi da chiedersi quali controlli, tra il 2006 e il 2008, il ministro Bersani ha attivato nei confronti delle acciaierie Ilva. Impianti su cui l'Organizzazione mondiale della sanità aveva denunciato la grave pericolosità dal '97 (epoca, anche quella, di governodi centrosinistra). Cosa faccia Bersani oggi, a fronte di una fabbrica che "produce" oltre mille morti l'anno, lo sappiamo: ha chiesto l'intervento del governo "formale e informale" nei confronti della sentenza del Gip di Taranto e un atteggiamento che "rassicuri gli investitori esteri in Italia". Evidente mente, per Bersani, i Riva devono venire anche dall'estero.
Quello che sta accadendo è di una chiarezza cristallina: da un lato Ilva sta producendo ogni tipo di ricorso possibile contro la procura di Taranto, e il provvedimento di sequestro di una fabbrica che produce un numero di decessi record in Europa, dall'altro il governo si sta attivando per delegittimare la sentenza sull'Ilva. Chi parla di mediazione istituzionale sull'Ilva dovrebbe tener quindi conto che il governo è da una parte sola[quote][/quote]
Dovrebbe almeno dimettersi Berrsani se la cosa è vera.Ci teneva molto alla salute degli operai Ilva.
L'Ho sempre detto ancora nell'altro forum che Bersani non mi convinceva.Se vi ricordate a Ballarò si prese il merito di aver tolto sui cellulari una tassa sulla ricarica.Invece il tutto era partito dal Blog di Grillo in cui un ragazzzo si era dato da fare a raccogliere milioni di firme.Essendo solo noi Italiani che pagavano una tassa sulla ricarica.
Ciao
Paolo11
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Dovrebbe almeno dimettersi Bersani se la cosa è vera.Ci teneva molto alla salute degli operai Ilva.
Paolo11
**
A me il sospetto che sia vero nasce da :
1) Il silenzio tombale del Pd.
2) In occasione del caso Penati, con una certa grinta, Bersani ha dichiarato che avrebbe querelato chiunque avesse osato accostare il suo nome a quello dell’ex sindaco di Sesto SG. Qui non reagisce all’accusa.
3) Il silenzio tombale del resto della stampa e dei media Tv.
4) Quando una notizia non viene pubblicata sul vecchio forum è perché c’è odore di bruciato, e questo accade spesso negli ultimi mesi
Poi c’è questa nota ripresa dal Fatto Quotidiano:
Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile.
A mio avviso, a meno che non comprendo più la lingua italiana, significa che le cifre rendicontate sono ufficiali, niente di nascosto e di oscuro, o che non sia certificabile. Sembra quindi che sia tutto documentato.
Però prima di buttare la croce su qualcuno sarebbe opportuno conoscere la sua difesa, e l'accertamento giudiziario.
Ma se fosse vero, tu, caro paolo, che scenari prevedi come conseguenza?
Paolo11
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A me il sospetto che sia vero nasce da :
1) Il silenzio tombale del Pd.
2) In occasione del caso Penati, con una certa grinta, Bersani ha dichiarato che avrebbe querelato chiunque avesse osato accostare il suo nome a quello dell’ex sindaco di Sesto SG. Qui non reagisce all’accusa.
3) Il silenzio tombale del resto della stampa e dei media Tv.
4) Quando una notizia non viene pubblicata sul vecchio forum è perché c’è odore di bruciato, e questo accade spesso negli ultimi mesi
Poi c’è questa nota ripresa dal Fatto Quotidiano:
Si, proprio l'attuale segretario del Pd, che nel periodo in cui riceveva il finanziamento di 98.000 euro (2006-7) era ministro dello sviluppo economico. Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile. Solo che se nel 2007 il finanziamento diretto di Riva a Bersani poteva passare inosservato oggi è qualcosa che si nota come un grattacielo in un giardino.
Cifre e rendicontazioni ufficiali, niente di oscuro o di non certificabile.
A mio avviso, a meno che non comprendo più la lingua italiana, significa che le cifre rendicontate sono ufficiali, niente di nascosto e di oscuro, o che non sia certificabile. Sembra quindi che sia tutto documentato.
Però prima di buttare la croce su qualcuno sarebbe opportuno conoscere la sua difesa, e l'accertamento giudiziario.
Ma se fosse vero, tu, caro paolo, che scenari prevedi come conseguenza?
Ultima modifica di camillobenso il 28/08/2012, 22:03, modificato 1 volta in totale.
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
“Grillo fascista”. Delrio e De Magistris prendono le distanze da Bersani
Piero Fassino, con i "colleghi" sindaci alla Festa Democratica di Reggio, aggiunge: "Sono anni che il blogger insulta il Pd, se una volta il Pd reagisce non credo che questo sia uno scandalo". E ancora dal palco: "Se ascoltiamo la gente, il Movimento 5 Stelle non si espanderà ulteriormente"
di Martina Castigliani | Reggio Emilia | 28 agosto 2012
Commenti (0)
Torino, Bologna, Napoli e Cagliari. Ad essere rappresentata sul palco della Festa Democratica di Reggio Emilia, tutta l’Italia targata Partito Democratico con quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero essere i sindaci emergenti, il punto di partenza per il riscatto di cui il segretario Pierluigi Bersani parlava qualche tempo fa. A pochi giorni dalla polemica tra Bersani e Grillo che ha infiammato il palco della Festa dell’Unità proprio in apertura e con le parole del segretario del partito democratico ancora calde, il testimone passa ai rappresentanti locali, perché si parli di buon governo e si dimentichino i passi falsi di una campagna elettorale che è appena iniziata.
“Penso che i problemi del paese siano altri, – dice Piero Fassino, sindaco di Torino appena arrivato a Reggio Emilia, commentando le parole del segretario che domenica aveva definito fascista il linguaggio che corre sulla rete – e sarebbe bene che il sistema informativo e mediatico si occupasse dei problemi veri e non di una battuta nel corso di una riflessione politica. Quanto allo scambio di battute, sono anni che Beppe Grillo insulta il Pd, se una volta il Pd reagisce non credo che questo sia uno scandalo. Lo scandalo è che sono anni e anni che Grillo insulta tutto e tutti e nessuno dice niente”.
Non ha voglia di parlare di quella battuta che, anche se venuta proprio nel giorno in cui i riflettori erano puntati sul palco di Bersani, dice, era una semplice “riflessione” e non una volontà di portare il discorso allo scontro fascisti\comunisti della poca distante epoca berlusconiana. E dal palco aggiunge: “Se saremo capaci di ascoltare i cittadini, il Movimento Cinque Stelle non riuscirà ad espandersi ulteriormente. Tutto dipende dalla nostra capacità di vedere il problema”.
A fargli eco il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, che da padrone di casa commenta così le dichiarazioni del segretario: “Credo che Bersani abbia sbagliato nei toni, ma lo dico con affetto. C’è molto spazio per sfidare Grillo sul terreno della politica vera e non facendo una guerra ideologica, perché i partiti hanno gli strumenti per contrastare il Movimento a Cinque Stelle”.
Di opinione simile il tanto atteso sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “Non mi piacciono queste contrapposizioni personali. Noi dobbiamo parlare di contenuti politici, dire qual è il programma e se c’è un effettivo miglioramento. Con l’attacco personale Grillo si rafforza ancora di più”.
Non piace l’attacco del segretario Bersani di qualche giorno fa e per contrastare le tanto temute derive populiste, i sindaci si schierano a favore di un buon governo che, dicono in coro, loro sono già riusciti a realizzare almeno in parte. A parlare di amministrazione locale il sindaco di Bologna, Virginio Merola; il sindaco di Napoli Antonio De Magistris; il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda; e il sindaco di Torino, Piero Fassino.
“È evidente,- continua Fassino, – che i sindaci hanno un ruolo fondamentale nella politica oggi, sono ancora un punto di tenuta e di relazione a cui i cittadini si rivolgono con maggiore fiducia. È importante che ogni partito e che in generale la politica tenga conto di questo ruolo. È fondamentale che gli enti locali siano messi in grado di poter governare”.
E se tutti smentiscono la nascita di una lista dei sindaci per le prossime elezioni e rivendicano il loro ruolo nelle amministrazioni locali, ad andare più lontano è il sindaco di Napoli che parla di un “movimento arancione” in cantiere per poter dare spazio alla politica dei cambiamenti. “I sindaci,- dice De Magistris, – vogliono fare la rivoluzione governando. C’è bisogno anche di rinnovamento della classe dirigente. Insieme ad altri stiamo per lanciare un movimento arancione, poi vedremo come questo movimento arancione potrà schierarsi. I nostri interlocutori sono i cittadini e non i partiti. Non è un qualcosa che si aggiunge, è un qualcosa di nuovo. Nel movimento arancione darò il mio contributo ma da sindaco”.
Al di là di ogni considerazione politica, la discussione ruota ancora una volta intorno alla crisi economica ed ai provvedimenti del governo Monti che tanti sacrifici hanno chiesto proprio agli enti locali. “Ma di quale cambiamento parliamo? – dice Virginio Merola, sindaco di Bologna, “Siamo in una guerra economica o in un’economia di guerra? Non c’è più la forza della politica, si tratta di scegliere se dobbiamo fare un compito preconfezionato dalla crisi o se dobbiamo fare un cambiamento verso una prospettiva politica”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ni/336710/
Piero Fassino, con i "colleghi" sindaci alla Festa Democratica di Reggio, aggiunge: "Sono anni che il blogger insulta il Pd, se una volta il Pd reagisce non credo che questo sia uno scandalo". E ancora dal palco: "Se ascoltiamo la gente, il Movimento 5 Stelle non si espanderà ulteriormente"
di Martina Castigliani | Reggio Emilia | 28 agosto 2012
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Torino, Bologna, Napoli e Cagliari. Ad essere rappresentata sul palco della Festa Democratica di Reggio Emilia, tutta l’Italia targata Partito Democratico con quelli che, almeno sulla carta, dovrebbero essere i sindaci emergenti, il punto di partenza per il riscatto di cui il segretario Pierluigi Bersani parlava qualche tempo fa. A pochi giorni dalla polemica tra Bersani e Grillo che ha infiammato il palco della Festa dell’Unità proprio in apertura e con le parole del segretario del partito democratico ancora calde, il testimone passa ai rappresentanti locali, perché si parli di buon governo e si dimentichino i passi falsi di una campagna elettorale che è appena iniziata.
“Penso che i problemi del paese siano altri, – dice Piero Fassino, sindaco di Torino appena arrivato a Reggio Emilia, commentando le parole del segretario che domenica aveva definito fascista il linguaggio che corre sulla rete – e sarebbe bene che il sistema informativo e mediatico si occupasse dei problemi veri e non di una battuta nel corso di una riflessione politica. Quanto allo scambio di battute, sono anni che Beppe Grillo insulta il Pd, se una volta il Pd reagisce non credo che questo sia uno scandalo. Lo scandalo è che sono anni e anni che Grillo insulta tutto e tutti e nessuno dice niente”.
Non ha voglia di parlare di quella battuta che, anche se venuta proprio nel giorno in cui i riflettori erano puntati sul palco di Bersani, dice, era una semplice “riflessione” e non una volontà di portare il discorso allo scontro fascisti\comunisti della poca distante epoca berlusconiana. E dal palco aggiunge: “Se saremo capaci di ascoltare i cittadini, il Movimento Cinque Stelle non riuscirà ad espandersi ulteriormente. Tutto dipende dalla nostra capacità di vedere il problema”.
A fargli eco il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio, che da padrone di casa commenta così le dichiarazioni del segretario: “Credo che Bersani abbia sbagliato nei toni, ma lo dico con affetto. C’è molto spazio per sfidare Grillo sul terreno della politica vera e non facendo una guerra ideologica, perché i partiti hanno gli strumenti per contrastare il Movimento a Cinque Stelle”.
Di opinione simile il tanto atteso sindaco di Napoli Luigi De Magistris: “Non mi piacciono queste contrapposizioni personali. Noi dobbiamo parlare di contenuti politici, dire qual è il programma e se c’è un effettivo miglioramento. Con l’attacco personale Grillo si rafforza ancora di più”.
Non piace l’attacco del segretario Bersani di qualche giorno fa e per contrastare le tanto temute derive populiste, i sindaci si schierano a favore di un buon governo che, dicono in coro, loro sono già riusciti a realizzare almeno in parte. A parlare di amministrazione locale il sindaco di Bologna, Virginio Merola; il sindaco di Napoli Antonio De Magistris; il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda; e il sindaco di Torino, Piero Fassino.
“È evidente,- continua Fassino, – che i sindaci hanno un ruolo fondamentale nella politica oggi, sono ancora un punto di tenuta e di relazione a cui i cittadini si rivolgono con maggiore fiducia. È importante che ogni partito e che in generale la politica tenga conto di questo ruolo. È fondamentale che gli enti locali siano messi in grado di poter governare”.
E se tutti smentiscono la nascita di una lista dei sindaci per le prossime elezioni e rivendicano il loro ruolo nelle amministrazioni locali, ad andare più lontano è il sindaco di Napoli che parla di un “movimento arancione” in cantiere per poter dare spazio alla politica dei cambiamenti. “I sindaci,- dice De Magistris, – vogliono fare la rivoluzione governando. C’è bisogno anche di rinnovamento della classe dirigente. Insieme ad altri stiamo per lanciare un movimento arancione, poi vedremo come questo movimento arancione potrà schierarsi. I nostri interlocutori sono i cittadini e non i partiti. Non è un qualcosa che si aggiunge, è un qualcosa di nuovo. Nel movimento arancione darò il mio contributo ma da sindaco”.
Al di là di ogni considerazione politica, la discussione ruota ancora una volta intorno alla crisi economica ed ai provvedimenti del governo Monti che tanti sacrifici hanno chiesto proprio agli enti locali. “Ma di quale cambiamento parliamo? – dice Virginio Merola, sindaco di Bologna, “Siamo in una guerra economica o in un’economia di guerra? Non c’è più la forza della politica, si tratta di scegliere se dobbiamo fare un compito preconfezionato dalla crisi o se dobbiamo fare un cambiamento verso una prospettiva politica”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... ni/336710/
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Re: l'ira di Bersani contro i “fascisti del web”
Fassino è un altro dinosuaro con la pelle da rinoceronte, partecipa al gioco della disinformazione.
Non so se avete mai visto l’espressione di una persona che vi annuncia di aver appena saputo di avere il cancro?
A me è capitato più volte con parenti ed amici.
Tutti hanno lo stesso modo di comunicazione, si sentono dei condannati a morte senza aver commesso nessun reato.
In certo senso, per fortuna, avevano dai 60 anni in su.
Ora provate ad immaginare quei genitori che ricevono la notizia che il proprio figlio è stato colpito dal cancro a soli tre anni, come sta succedendo a Taranto, e come risulta dalla protesta della pediatra che cura i bambini di Taranto.
Non so se avete mai visto l’espressione di una persona che vi annuncia di aver appena saputo di avere il cancro?
A me è capitato più volte con parenti ed amici.
Tutti hanno lo stesso modo di comunicazione, si sentono dei condannati a morte senza aver commesso nessun reato.
In certo senso, per fortuna, avevano dai 60 anni in su.
Ora provate ad immaginare quei genitori che ricevono la notizia che il proprio figlio è stato colpito dal cancro a soli tre anni, come sta succedendo a Taranto, e come risulta dalla protesta della pediatra che cura i bambini di Taranto.
Chi c’è in linea
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