quo vadis PD ????

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camillobenso
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Re: quo vadis PD ????

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Da radio24

DA LIBERO RENZI SI CUCINA BERSANI
"Se l'Inghilterra ha fatto a meno di Tony Blair e la Germania ha fatto a meno di Helmut Kohl forse l'Italia potrebbe fare a meno di D'Alema, no?". Questo il giudizio secco di Graziano Delrio, sindaco Pd di Reggio Emilia e presidente dell'Anci, ospite di "24 Mattino, l'Italia si desta" su Radio 24 per parlare del dibattito all'interno del Pd sul ricambio generazionale.

"Ma il problema non va personalizzato. - ha aggiunto Delrio - D'Alema, Bersani, Bindi, io ho molta stima di tutte queste persone. Però il limite dei tre mandati per i parlamentari è una proposta giusta ed è nello statuto del partito. Ci sono le deroghe? Le deroghe per definizione devono essere casi eccezionali, non il contrario. Mi sembra che delle deroghe abbiamo fatto una regola".

Delrio però non ha voluto rispondere alla domanda se stia con Renzi o con Bersani: "Non voglio dare risposte diplomatiche - ha detto - ma devo capire prima alcune cose, perché stiamo parlando di chi si candiderà a fare il presidente del Consiglio. Bisogna capire quali saranno le proposte concrete dei due. Io conosco entrambi, stimo molto Matteo, ha fatto una scelta coraggiosa che ha allargato il campo del centro sinistra, quindi se le sue proposte sono convincenti io tendo a favorire il ricambio generazionale. Però ci vogliono i contenuti giusti, non basta la parola ricambio per convincermi".

Delrio di una cosa è certo: "Le primarie vanno fatte, assolutamente, ed è un fatto molto positivo che Bersani abbia ribadito questa cosa. C'è una parte larga dell'establishment del Pd che sta utilizzando un meccanismo di difesa assolutamente sbagliato e cerca di non volere le primarie. Invece vanno fatte perché attivano una partecipazione democratica e riescono a creare un confronto sui programmi. Chi si oppone? Io credo che molti maggiorenti del partito abbiano paura delle primarie perché possono sconvolgere equilibri di correnti e di future opzioni sui parlamentari che invece in qualche modo sono prerogative dell'attuale classe dirigente".
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LA PAZZA IDEA DI BERSANI? LUI A PALAZZO CHIGI E RIGOR MONTIS AL QUIRINALE! - GENIALE TROVATA DEI SINISTRATI PER TOGLIERE DI MEZZO IL MONTI-BIS: NOMINARE SUPERMARIO PRESIDENTE DOPO BELLA NAPOLI (CHE GRADIREBBE ESSERE RICONFERMATO) - PICCOLO DETTAGLIO: PRIMA BISOGNA VINCERE LE ELEZIONI E POI CONVINCERE CASINI E IL PRODINO A RINUNCIARE AL COLLE E IL PATONZA A DARE L’OK A MONTI..

Paolo Bracalini per "il Giornale"

La continuità chiesta dai supervisor dell'Italia (Bruxelles, Germania, Bce, Fmi, agenzie di rating) passerebbe dal Quirinale, in scadenza il 15 maggio prossimo.
Non un Monti-bis né un bis di Napolitano, ma un Monti al Colle, come garanzia di fedeltà agli impegni presi dal suo esecutivo. L'opzione è allo studio di Napolitano da tempo, come alternativa ad un secondo governo Monti, prima opzione, auspicata inizialmente tramite una riforma delle legge elettorale che avrebbe aperto le strade ad un voto anticipato in autunno e la riconferma del premier (nominato da Napolitano).

Ma il risiko del Monti bis si è complicato, le elezioni tornano a coincidere con la fine naturale della legislatura, il Pd - grande sponsor di Monti - vuole governare senza professori-supplenti. Si apre dunque il piano B di Giorgio Napolitano, quello che prevede un Mario Monti - da lui nominato a novembre senatore a vita - nuovo inquilino del Quirinale. La permanenza del professore ai vertici dello Stato rassicurerebbe diversi partner all'estero, preoccupati per l'incognita aperta dalle elezioni politiche in Italia.

Una voce molto influente per l'Italia, la cancelliera Angela Merkel, l'ha detto più o meno apertamente durante l'ultima visita italiana: «Siamo molto preoccupati per quello che potrà accadere con le elezioni in Italia». Lo stesso concetto è stato espresso dal capo di Fitch, una delle tre sorelle (padrone) del rating, variabile pesantissima per lo spread e il conseguente costo del debito pubblico italiano.
«L'attuale governo italiano ha molta credibilità, ma ci sono delle preoccupazioni su chi guiderà l'Italia l'anno prossimo», dice il direttore operativo di Fitch, David Riley. Monti stesso, in un'uscita che scatenò le polemiche, durante il viaggio a caccia di investitori tra le tigri asiatiche (marzo 2012), aveva fatto capire che la comunità internazionale tifa per lui:

«I leader che hanno il palpabile desiderio di investire in Italia», disse, «mi chiedono, sono curiosi, vogliono rassicurazioni sul dopo», timorosi del ritorno di «vecchi vizi, come l'invadenza della politica nell'economia»; «io li rassicuro sul fatto che le cose stanno cambiando», cioè che si farà di tutto per proseguire sul solco da lui tracciato. E una garanzia potrebbe essere la sua elezione al Quirinale.
I candidati (eternamente) in pole, in primis Romano Prodi, sostenuto anche dall'alleato del Pd Nichi Vendola, e poi Casini, dovrebbero fare un passo indietro davanti ad una superiore ragion di Stato. E di partito. Perché quel che è cambiato, facendo oscillare il pendolo dal Monti bis al Monti quirinalizio, è tutto interno al Pd, partito al momento meglio piazzato nei sondaggi. Il segretario Bersani si è convinto di poter vincere con la rete messa a punto in questi ultime settimane.
Alleanza con l'Udc e con Vendola, fuori Di Pietro e altri urlatori, legge elettorale con premio regolato al punto giusto. E di non aver quindi più bisogno, come successe a novembre, del professor Monti. D'Alema lo dice apertamente: «Il prossimo governo sarà imperniato sul Pd. Il problema è andare oltre Monti. Non faremo passi indietro, non smonteremo le sue riforme». Ma il suo timer, dice l'ex premier diessino, è arrivato al termine. Le caselle dello scacchiere si muovono nella direzione di un Monti al Quirinale.
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Tornado sul Pd

PIAZZAPULITA

Littorio Feltri

Dai sondaggi di oggi nelle primarie Renzi supera Bersani.

Ci possiamo immaginare cosa sia il successo al Nazareno.

Dovranno trovare il modo di far saltare le primarie, ma se lo faranno si sputtaneranno oltre misura.

Diventano chiare le invettive di Dalemoni nei confronti di Renzi.
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Dalla Russia sovietica con amore.......Son tornate le vecchie anime di Stalin, Breznev, Andropov.

Se fosse vero quanto afferma Piepoli, saremmo davanti al secondo caso di occultamento dei dati sul Pd, dopo il crollo all'8 % rilevato da Pagnocelli, Ipsos, per conto di Pd e Udc.

O forse anche il terzo se si considera i 98.000 euro consegnati dal Gruppo Riva nel 2007 a Bersani. Un caso emblematico su cui il Pd non risponde alla accuse.



Primarie CSX: Il Sondaggio Piepoli (nascosto) con Renzi in testa


Allora, la questione è questa. Ci sarebbe, il condizionale è d'obbligo, un sondaggio Piepoli, commissionato da non si sa chi, sulle primarie del PD (che si terranno il?....). In pratica Renzi, secondo il sondaggio, è in testa, ragion per cui al sondaggio sarebbe stato messo la sordina. Tutto questo dopo (o prima?) che il PD mettesse la sordina al viaggio di Renzi per la convention DEM negli USA, Renzi, a quanto si apprende qui, sarebbe stato addirittura invitato a parlare con altri sindaci USA. Il PD al contempo pubblicizzava altresì l'invio di Lapo Pistelli e un altro oscuro funzionario di partito, nientepopodimeno che il...

Read more at http://www.scenaripolitici.com/#3skWpmY3LKGVti0T.99
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VERSO LE PRIMARIE
La sorpresa del sondaggio Piepoli
«Renzi favorito nella sfida a Bersani»

Fra gli elettori del centro sinistra il 35% sceglie il rottamatore, il 27 il segretario del Pd, il 20 non sceglie

FIRENZE - Sorpresa, Matteo Renzi per la prima volta in queste primarie annunciate ma ancora senza regole è in testa a un sondaggio. «Sono meravigliato», ammette Nicola Piepoli, direttore dell’Istituto Piepoli, cui SkyTg24 ha commissionato la ricerca (con metodologia C.a.t.i. su un campione di cinquecento persone ed eseguito il 3 settembre scorso). «Matteo Renzi sta sfidando nelle primarie del Partito Democratico il segretario del partito Pierluigi Bersani. Chi dei due preferisce come guida del Partito Democratico?», è la domanda rivolta agli intervistati (occorre tenere presente, però, che le primarie, se ci saranno, saranno di coalizione).

Fra gli elettori del centro sinistra il 35 per cento sceglie Renzi, il 27 Bersani, il 20 non sceglie nessuno; la percentuale scende un po’ prendendo come base gli elettori del Pd: parità fra i due (32 per cento). Se si prende l'elettorato per intero, Renzi è al 25 per cento e Bersani al 12. La meraviglia di Piepoli è reale: quando ha ricevuto i dati, ieri l’altro, quasi non ci credeva. «Renzi è in pole position. Ma gli attacchi dei dirigenti del partito di questi giorni non lo hanno né aiutato né danneggiato. Gli spostamenti non derivano dalla conoscenza o meno di un episodio; gli spostamenti si rifanno a matrici profonde.

Renzi parte indubbiamente favorito. E questo dato non deriva da oggi, ma da un sedimento ormai acquisito dal sindaco di Firenze». Il metodo utilizzato, spiega Piepoli, è classico: una domanda secca, come quelle che fa Gallup in America in questi mesi per la scelta del candidato presidente fra Obama e Romney. Ancora presto, invece, per stabilire se il Mezzogiorno sia davvero — come sostengono i renziani — una debolezza. I dati al momento a disposizione non permettono un’analisi geograficamente orientata. Roberto Weber, direttore di Swg, invece, dubita dei dati del collega Piepoli e avverte: «Bisogna stare attenti a quale tipo di platea votante assumiamo. Fare dei sondaggi sul voto di opinione restituisce il mood, il sentimento, che è cosa ben diversa dall'effettivo comportamento elettorale. Non è detto che i due universi coincidano. Noi quando facciamo dei sondaggi sulle primarie, facciamo una domanda molto selettiva; chiediamo se ha votato alle primarie precedenti e a quelle precedenti ancora».

L’elettorato delle primarie, sottolinea Weber, sta dentro quel circuito. Per questo dico che bisogna stare attenti a perimetrare bene l'universo di riferimento: la platea delle primarie è molto selezionata. E le vicende cui abbiamo assistito in questi anni la rendono ulteriormente selezionata; è difficile che gli elementi di disaffezione che abbiamo visto nei confronti della politica e dei partiti non abbiano colpito anche il Pd. Per cui, credo che se alle primarie vanno a votare due milioni e mezzo di persone è tanto. Vede, negli altri sondaggi sulle elezioni si sono triplicati gli astenuti, e posso solo immaginare che cosa succederà così». Il professor Renato Mannheimer, Ispo, è convinto che «Renzi non vincerà, ma potrà avere un buon risultato. E il fatto che abbia introdotto degli elementi di divisione, sottolineando le contraddizioni che ci sono nel partito, lo aiuterà. Nel Partito democratico ci sono tante anime, anche per quanto riguarda il giudizio nei confronti del governo».

David Allegranti
06 settembre 2012
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://corrierefiorentino.corriere.it/f ... 7838.shtml
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Re: quo vadis PD ????

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Adesso è chiaro l'affondo delle salme notabili del partito dei defunti.


Primarie Pd, D’Alema attacca Renzi. Che risponde: “Rispetto tantissimo i nonni”
Botta e risposta a distanza tra il sindaco di Firenze e l'ex premier, secondo cui il rottamatore "è sostenuto soprattutto da quelli che non vogliono i democratici al governo". La risposta: "Solito dirigismo di chi è andato a palazzo Chigi facendo il patto con Clemente Mastella"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 6 settembre 2012Commenti (330)

Botta e risposta. A mezzo stampa. Massimo D’Alema e Matteo Renzi non si amano. E non perdono occasione per rimarcare antipatia e distanza su ogni tema dell’agenda politica, che nel Partito democratico oggi verte sulle primarie di coalizione. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex presidente del Consiglio ha sottolineato come il sindaco di Firenze sembra aver lanciato una campagna rivolta “non alla costruzione di una prospettiva di governo, ma esclusivamente contro il gruppo dirigente del Pd e tutti i potenziali alleati di governo del centrosinistra”. Non solo. L’ex dirigente dei Ds ha registrato “con amarezza che Renzi sembra essere sostenuto soprattutto da quelli che il Pd al governo non lo vogliono, a partire dalle personalità politiche e dai giornali che fanno riferimento al centrodestra”. Poi la stilettata, chiara e diretta: “Tutto questo dovrebbe preoccupare Renzi – ha detto D’Alema – anche perché non credo che fosse il suo progetto”.

Il presidente della fondazione Italianieuropei, inoltre, ha preso una posizione molto netta in tema di alleanze, che “in tutto il mondo si fanno dopo il voto”. In tal senso, a sentire D’Alema “il Pd ha già detto con chiarezza con chi si vuole alleare. Il vero problema non è quando si dichiarano le alleanze, ma se esse funzionano ai fini del governo”. Alla domanda su chi sia più vicino tra Renzi e Bersani all’agenda di governo di Mario Monti, D’Alema ha sottolineato che “Monti è diventato presidente del Consiglio grazie ad una scelta generosa e responsabile di Bersani” e “può governare grazie al sostegno di Bersani e del nostro partito”. Al contrario, “cosa proponga Renzi nei contenuti ancora non l’ho capito”. Sul fronte delle primarie, invece, per l’ex ministro degli Esteri è importante soprattutto avere delle regole “che impediscano manipolazioni e inquinamenti, come negli Stati Uniti dove esiste l’albo degli elettori. Albo a cui tutti possono iscriversi e quindi sono primarie aperte a tutti”.

Critiche che non hanno scalfito minimamente il credo di Matteo Renzi, il quale, in un’intervista a la Repubblica, ha ricambiato con la stessa moneta. “Più ci attaccano e più si fanno male. Più fanno polemica e più i nostri comitati sorgono in tutta Italia” ha detto il sindaco di Firenze. Che poi ha utilizzato l’ironia per evidenziare la sua “funzione sociale” tra i democratici, ovvero quella di “mettere tutti d’accordo contro di me”. Il primo cittadino del capoluogo toscano, poi, è tornato a battere sul suo tasto preferito: il divario generazionale tra la vecchia guardia del partito e i suoi ‘rottamatori’. “Rispetto tantissimo gli anziani: se non ci fossero i nonni non ci sarebbe la famiglia” ha detto Renzi, che in tema di primarie ha sottolineato che se sono previste non è certo per “concessione di Bersani“. Poi la stoccata finale, sempre nei confronti di D’Alema: “La funzione delle primarie – ha detto il sindaco di Firenze – è riportare il potere alla base”, mentre quello di D’Alema è il solito dirigismo di colui che “è andato a palazzo Chigi facendo il patto con Clemente Mastella“.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ni/344043/
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Vuol dire qualcosa che La Repubblica e L'Unità non riportino la notizia?????
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Re: quo vadis PD ????

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A SOSTEGNO DI ‘BISCHE-RENZI’ SI MOBILITA PURE FELTRI: “PD UNITO SOLO PER FARLO FUORI - SE NON A LUI, I PROGRESSISTI A CHI SI AFFIDANO? A PRODI? A VELTRONI? SE I COMPAGNI NON SI RENDONO CONTO CHE IL MONDO È MUTATO, RESTERANNO SEMPRE PRIGIONIERI DELLE ROVINE COMUNISTE” - RENZI VA A CHARLOTTE DA OBAMA IN CERCA DELLA BENEDIZIONE DEI DEMOCRATS USA MA NESSUNO SE LO FILA: “PIÙ MI ATTACCANO PIÙ HO CONSENSI” …

Articoli di:

1 - PD UNITO SOLTANTO PER FAR FUORI RENZI...
Vittorio Feltri per "il Giornale"

2 - RENZI: PIÙ MI ATTACCANO PIÙ HO CONSENSI...
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

3 - IL BREAK AMERICANO DI «MATTEOO»: "NOI SIAMO VENT'ANNI INDIETRO"...
Paolo Valentino per il "Corriere della Sera"

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... -43570.htm
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Il sindaco di Reggio Delrio scuote il Pd: “L’Italia può fare a meno di D’Alema”
Il presidente dell'Anci dichiara la sua simpatia per Matteo Renzi. Poi lancia un siluro all'ex presidente del consiglio e ministro: "L'Inghilterra ce l'ha fatta senza Blair, la Germania senza Kohl. Io rottamatore? Diciamo che sono propensi al ricambio generazionale"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | Reggio Emilia
| 6 settembre 2012 | Commenti (5)


“Se l’Inghilterra ha fatto a meno di Tony Blair e la Germania ha fatto a meno di Helmut Kohl forse l’Italia potrebbe fare a meno di D’Alema, no?“.

Questo il giudizio secco di Graziano Delrio, sindaco Pd di Reggio Emilia e presidente dell’Anci, ospite di “24 Mattino, l’Italia si desta” su Radio 24 per parlare del dibattito all’interno del Pd sul ricambio generazionale.

“Ma il problema non va personalizzato. – ha aggiunto Delrio – D’Alema, Bersani, Bindi, io ho molta stima di tutte queste persone. Però il limite dei tre mandati per i parlamentari è una proposta giusta ed è nello statuto del partito. Ci sono le deroghe? Le deroghe per definizione devono essere casi eccezionali, non il contrario. Mi sembra che delle deroghe abbiamo fatto una regola”.

Delrio però non ha voluto rispondere alla domanda se stia con Renzi o con Bersani: “Non voglio dare risposte diplomatiche – ha detto – ma devo capire prima alcune cose, perché stiamo parlando di chi si candiderà a fare il presidente del Consiglio. Bisogna capire quali saranno le proposte concrete dei due. Io conosco entrambi, stimo molto Matteo, ha fatto una scelta coraggiosa che ha allargato il campo del centro sinistra, quindi se le sue proposte sono convincenti io tendo a favorire il ricambio generazionale. Però ci vogliono i contenuti giusti, non basta la parola ricambio per convincermi”.

Delrio di una cosa è certo: “Le primarie vanno fatte, assolutamente, ed è un fatto molto positivo che Bersani abbia ribadito questa cosa. C’è una parte larga dell’establishment del Pd che sta utilizzando un meccanismo di difesa assolutamente sbagliato e cerca di non volere le primarie. Invece vanno fatte perché attivano una partecipazione democratica e riescono a creare un confronto sui programmi. Chi si oppone? Io credo che molti maggiorenti del partito abbiano paura delle primarie perché possono sconvolgere equilibri di correnti e di future opzioni sui parlamentari che invece in qualche modo sono prerogative dell’attuale classe dirigente”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09 ... ma/344282/
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Renzi, l’arma segreta
(Marco Travaglio).
07/09/2012 di triskel182


Allarme generale: “Massimo D’Alema non è tranquillo”. Anzi, “è decisamente inquieto”. Così lo descrive, in una frizzante intervista, il Corriere della Sera. Non bastassero “la crisi” che “de v’essere la prima preoccupazione di tutti” e “il degrado del dibattito politico” (tutte vicende che lo vedono incolpevole spettatore, non avendo lui ricoperto alcun incarico negli ultimi 40 anni), c’è pure la questione del “Nagorno-Karabach” di cui si appresta a parlare con l’ambasciatore.

Ma soprattutto “lo assillano i titoli dei giornali” che “parlano quasi tutti di Matteo Renzi. E lui non riesce a digerirlo”.

A queste parole, il Renzi deve aver acceso un cero alla Madonna: negli ultimi giorni si era diffusa la voce che alcuni supporter di Bersani si stessero spostando su di lui. Tipo il sindaco di Piacenza e anche un fedelissimo di Napolitano come Umberto Ranieri.


Mancava solo l’appoggio di D’Alema e il sindaco di Firenze avrebbe fatto prima a ritirarsi, risparmiandosi una costosa e faticosa campagna elettorale.


Quello di D’Alema, com’è noto, è il bacio della morte: appena ti appoggia, sei spacciato. Ne sa qualcosa Francesco Boccia, noto trascinatore di folle, doppiato due volte da Vendola dopo il decisivo sostegno dalemiano nella comune terra di Puglia.

Tant’è che qualcuno, nello staff di Bersani, per liberarsi di Renzi aveva pensato di scatenargli a sostegno la Volpe del Tavoliere
.

Figurarsi la gioia del giovine Matteo quando, ieri mattina, ha appreso che avrà D’Alema contro, mentre il povero Bersani l’avrà a favore (“per governare il Paese in un momento così difficile la persona più adatta è Bersani”, mentre il Renzi “non è in grado di governare”).


È l’arma segreta che potrebbe assicurare al rottamatore una vittoria a sorpresa.

Ma che cosa esattamente D’Alema “non digerisce”? Non la campagna del Renzi per le primarie, questo sarebbe troppo: ma che essa venga condotta “contro il gruppo dirigente del Pd”.

Il Renzi, per non rovinargli la digestione, dovrebbe candidarsi a favore del gruppo dirigente. Decoubertinianamente. Magari assicurando che, anche in caso di vittoria, lascerebbe Bersani al suo posto, con tutto il cucuzzaro di D’Alema, Veltroni, Bindi, Finocchiaro e magari pure Violante e la Turco.



L’idea che le primarie si facciano proprio per decidere il gruppo dirigente, non sfiora neppure il Viceconte Max.




Il gruppo dirigente lo decide lui (“capotavola è dove mi siedo io”).



Squadra che perde non si cambia.



“C’è – denuncia – una distorsione del dibattito sul rinnovamento: sembra che questo passi per la cacciata dal Parlamento dell’intero gruppo dirigente del centrosinistra”.



È chiaro a tutti che il rinnovamento passa dalla riconferma dell’intero gruppo dirigente. Tra l’altro, così giovane.

“La segreteria Pd è affidata ad una nuova generazione”: infatti Bersani s’iscrisse al Pci nel 1973, diventò presidente della Regione Emilia nel ’93, poi nel ’96 si dimise per fare il ministro del primo governo Prodi e nel 2001 entrò in Parlamento. Insomma, un bebè.


Renzi non si capisce bene “cosa proponga nei contenuti”, mentre il Pd di Bersani & D’Alema “ha già detto chiaramente con chi si vuole alleare: Sel e l’Udc” e che “l’agenda Monti è un punto di partenza irrinunciabile”, per non ripetere l’errore di “vent’anni di alleanze che poi non sono state in grado di governare” (e lui, modestamente, non c’era mai, in quei vent’anni).


Il fatto che Vendola ripeta che l’agenda Monti va sbaraccata perché affama il popolo è un dettaglio trascurabile.


Del resto, non è questa l’unica minuzia su cui Max sorvola: per esempio, sostiene che nel 2003 fu trombato nella corsa al Quirinale “perché il centrodestra giudicò la mia scelta troppo politica”. Ma ricorda male: i berluscones – Confalonieri, Ferrara, Rossella, Dell’Utri, Feltri, Farina, Guzzanti padre, Baget-Bozzo, Ostellino e Veneziani – erano tutti a suo favore. Poi purtroppo corse voce che D’Alema fosse sostenuto anche da D’Alema: e fu la fine.

Da Il Fatto Quotidiano del 07/09/2012.
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