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flaviomob ha scritto:Rimarrebbero i passaggi in nero estero su estero. Bisogna capire se contro i paradisi fiscali si sta facendo sul serio o si solleva solamente un po' di polvere...
E' questo il vero problema! Si proclamano "editti" e la gente li beve tutti e da per scontato che si faranno ma poi come il solito non li verifica sul campo.
E' anche questa una tattica per avere consensi sapendo fin dall'inizio come son fatti gli italioti.
Sparale grosse Sam tanto poi nessuno va a verificarle se sono le soluzioni adatte e se vanno a compimento.
Sparale grosse Sam!!!![/col
un salutone
Flaviomob e pancho, scusatemi, io non sono un esperto, ma dovreste spiegarmi nel dettaglio, se siete in grado , come si fa a fare il nero estero su estero.
Il nero in Italia non potresti farlo, ma facendo false fatturazioni (cioè faccio una falsa fattura in cui risulta che ho spedito della merce all'estero e all'estero mi viene accreditato l'importo relativo) in questo modo sarebbe possibile, ma è altrettanto facile individuare l'imbroglio.
Diversamente spiegatemi come si fa.
A parte i numerosi marchingegni che si possono fare e sarebbero opera solo di tanti Arsenio Lupin, la maggioranza però dovrebbe comportarsi normalmente e sarebbe veramente una rivoluzione.
L'imposta sul possesso di beni immobili e finanziari e l' imposta sulle transazioni monetarie
invece che l'imposta sul reddito e l'IVA darebbero la possibilità di distribuire equamente il carico fiscale e non come avviene oggi.
Credo che sia semplice. Hai un conto all'estero in un paradiso fiscale. Devi pagare una tangente a un politico X o una partita in nero ad un fornitore Y ?
E' sufficiente che anche X o Y abbiano un conto in un altro paradiso fiscale, tu ti connetti ad internet e dai disposizione di fare il pagamento, così hai aggirato tutto, attraverso un sito criptato.
Non so se il mio esempio calza ma ci sono centinaia di "consulenti" tributari (in primis lo studio Tremonti, che con queste facezie ha costruito una fortuna) espertissimi e competentissimi in materia...
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
flaviomob ha scritto:Credo che sia semplice. Hai un conto all'estero in un paradiso fiscale. Devi pagare una tangente a un politico X o una partita in nero ad un fornitore Y ?
E' sufficiente che anche X o Y abbiano un conto in un altro paradiso fiscale, tu ti connetti ad internet e dai disposizione di fare il pagamento, così hai aggirato tutto, attraverso un sito criptato.
Non so se il mio esempio calza ma ci sono centinaia di "consulenti" tributari (in primis lo studio Tremonti, che con queste facezie ha costruito una fortuna) espertissimi e competentissimi in materia...
Chiarissimo, ma il problema è che quel conto all'estero deve essere foraggiato con attività all'estero e non con quelle made in Italy.
"Dovrebbe" essere foraggiato con attività all'estero. Ma con estrema facilità l'UE permette di aprire conti in Lussemburgo o in qualche paradiso fiscale facente parte della corona britannica, o direttamente a San Marino. Paesi in cui è facile creare tante "scatole cinesi" che si appoggiano magari su paesi ancora più "occulti", che non collaborano con la magistratura internazionale.
Con certi esperti personaggi nostrani diventa tutto più facile, visto il potere che è stato dato loro negli anni.
Tutto sommato sembra che la maggior parte di cittadini nostrani che evadono e portano i soldi all'estero sono quelli che hanno fatto soldi in nero o con mezzi mafiosi , questi se si fanno le riforme sopra esposte NON POTREBBERO Più FARLO.
Identificare i titolari effettivi nella lotta contro il riciclaggio di denaro sporco ( 24.02.2015) Ora Transcrime sta sviluppando, all’interno del progetto EBOCS (www.ebocs.eu) ed in collaborazione con EBR (www.ebr.org), alcune tra i principali registri delle imprese e FIU europee, importanti istituti di credito e software house, un motore di ricerca capace di fornire un accesso rapido ed unificato ai dati sulla struttura proprietaria delle aziende (soci, azionisti, titolari effettivi, amministratori, manager) iscritte in vari registri europei delle imprese.
Il software costituirà un valido strumento di supporto per FIU, forze dell’ordine, istituti finanziari e per gli altri intermediari soggetti agli obblighi di adeguata verifica della clientela previsti dalla normativa antiriciclaggio. Inoltre, rendendo più rapida ed efficace la ricerca del titolare effettivo delle imprese, rappresenterà un passo fondamentale per migliorare la trasparenza dei mercati finanziari europei
Se La società europea e mondiale vuole controllare oggi è in grado di farlo
oggi si legge :
prima della proposta di Ei Towers il valore di Rai Way era già cresciuto di circa 200 milioni. Complessivamente, “dalla quotazione (19 novembre 2014) al 3 marzo la performance azionaria ha visto una crescita del 35%, per un maggior valore di 300 milioni”, ha precisato il manager.
In base al decreto legge 66/2014 le tasse sulle rendite finanziarie sono del 26%,
mentre con la proposta sopraesposta , cioè l'imposta sul possesso di beni immobili e finanziari , la tassa verrebbe applicata sempre su tutto il patrimonio e le aliquote dovrebbero essere calibrate in base al valore totale avvalendosi di un principio comune a molte democrazie, comprese la nostra, che i cittadini debbano contribuire alle spese dello Stato “in ragione della loro capacità contributiva” (art. 53 della Costituzione italiana).
Leopolda, la proposta di Serra a Renzi: "Azzerare pagamenti in contanti"
". E' una riforma a costo zero." E' quanto ha proposto il finanziere Davide Serra, in quello che è stato probabilmente il tavolo più affollato e seguito dei 52 allestiti alla Leopolda, nella kermesse ideata da Matteo Renzi. L'ho visto fare in Corea. Quando la tracciabilità dei pagamenti è arrivata nel 1998, l'evasione fiscale era al 20% come in Italia. Hanno azzerato il pagamento in contante e l'evasione è passata dal 20 al 5%
"A noi il contante - ha precisato Serra - costa il 2, 3% all'anno per la gestione, quella digitale costerebbe l'1%. Quindi già come italiani risparmieremmo tantissimo. In più abbiamo la tracciabilità e abbassiamo l'evasione". Un sistema, tramite card reader già adottati ad esempio a Londra, "che dovrebbe essere obbligatorio per tutti i commercianti
“
Quale è il vero costo dei contanti?
di Alessandro Onano in Economia & Mercati
Anche se c’è ancora poca consapevolezza circa questo argomento (spesso alimentata da una certa opinione pubblica avversa alla diffusione dei pagamenti virtuali), è un fatto che il costo dei contanti è elevato; un costo che deriva non solo dalla stampa delle banconote e dal conio delle monete, ma anche dalle spese di distribuzione e di controllo a cui si aggiungono gli oneri per la sicurezza per il trasporto e la conservazione dei valori.
Uno studio della BCE ha evidenziato che l’Europa spende ogni anno lo 0,46% del suo PIL (60 miliardi di euro) per il denaro. E in Italia, dove il denaro cartaceo è più diffuso che altrove, i costi ammontano ad oltre 10 miliardi di euro, pari allo 0,52% del PIL (valore superiore a quello, 0,40%, rilevato nella media degli altri paesi europei). Questo significa che per pagare il personale, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza, le assicurazioni spendiamo circa 200€ a testa l’anno.
Confrontando i costi per operazione, il costo sociale del contante (0,33€) è ancora minore di quello delle carte di debito (0,74€) e di credito (1,91€) ma questo è principalmente dovuto al minore importo medio dei pagamenti in contati rispetto agli altri metodi. Se rapportato al valore medio dell’operazione il contante risulta al contrario lo strumento più costoso (2%).
Fino a pochi anni fa questi costi venivano considerati quasi naturali ed ineliminabili ma la veloce estensione dei moderni sistemi di pagamento elettronici, dalle carte di credito all’internet banking, la quantità di denaro concretamente in circolazione tende sempre più a ridursi a vantaggi degli scambi puramente virtuali.
L’inversione di tendenza è quindi in atto ma l’Italia, culturalmente legata al denaro tangibile, è ancora una volta fanalino di coda nel processo di sostituzione. Lo conferma anche l’Abi secondo la quale l’Italia è tra gli stati occidentali con il più basso utilizzo di carte di credito. Secondo la più recente mappatura, sono 34,2 milioni le carte e 33 milioni i bancomat. Al Nord del paese si concentra il 57% delle carte in circolazione contro il 22% del Centro e il 21% di Sud e Isole.
Ma la guerra al contante è una sfida di civiltà economica per un motivo fondamentale: i soldi, quelli fatti di carta e metallo, costano troppo ma sono anche il veicolo che maggiormente favorisce l’evasione fiscale. In verità, sul fronte dell’incentivazione della moneta elettronica come mezzo contro l’evasione fiscale (in Italia il sommerso rappresenta una forchetta tra il 16.3% ed il 17.5% del PIL), qualche passo è stato fatto anche in Italia. Il primo è stato il Decreto Bersani del 2006 che ha introdotto limiti precisi all’uso del denaro contante e degli assegni non tracciabili a favore di mezzi di pagamento tracciabili (fatta eccezione per somme inferiori a 100€). Nel 2010 è stata data una ulteriore stretta non rendendo più possibile trasferire denaro contante, avere libretti al portatore, emettere assegni trasferibili di importo superiore a 5.000€.
L’impegno delle banche nella direzione della virtualizzazione del denaro è costante: se da un lato le banche non chiedono alcun tipo di commissione annua per i bancomat mentre per le carte di credito (i circuiti più diffusi in Italia sono Visa, Mastercard e American Express) a volte il costo per la carte è compreso nel canone annuo del conto corrente, altre volte è un extra che raramente supera quota 50€, di recente molti istituti hanno introdotto dei costi per il prelievo del denaro dagli sportelli, in modo da incentivare i clienti a passare ai conti online e a usare bancomat e carte di credito.
Ma la lotta alla cartamoneta si basa anche su altri argomenti, tra cui la sicurezza e la salute. Il 40% delle rapine che si registrano in Europa sono messe a segno in Italia. Inoltre la Banca d’Italia riconosce ogni anno 72 mila banconote false (387 mila in Europa). Quanto agli aspetti igienici, la vita media di un biglietto di piccolo taglio è di circa 18 mesi, mentre una banconota si taglio grosso passa di mano in mano anche per 7 anni e mezzo. Il 18% delle monete e il 7% delle banconote in circolazione sono veicoli di batteri anche potenzialmente pericolosi come l’escherichia coli e lo stafilococco aureo.
Dunque monete e banconote hanno vita breve? In realtà la strada è ancora lunga. Attualmente sono in circolazione oltre 13 miliardi e 600 milioni di banconote per un valore di 815 miliardi e ogni anno ne vengono rimpiazzate tra 6 e 10 milioni. Sul fronte delle monete, ne circolano 91 miliardi e oltre 800 milioni di esemplari che valgono, in totale, quasi 22 miliardi di euro e che formerebbero, messe una sopra l’altra, una pila lunga 4 volte la circonferenza della Terra.
L'azzeramento del contante, come sperimentato e dimostrato nella Corea del sud, riduce drasticamente l'evasione e il lavoro in nero, due gravi cancri della società, e solo quando questi saranno sotto controllo sarà possibile fare una riforma del Fisco equa , una riforma che vede i lavoratori dipendenti e autonomi dalla stessa parte contro il potere della finanza e delle rendite.
Intanto si potrebbe rendere detraibili la grossa parte delle spese essenziali in modo da combattere l'evasione e spingere gli operatori a dare la ricevuta. Prima va restituito il fiscal drag se no il consumatore va a perderci, considerata l'erosione del potere d'acquisto che è avvenuta da 14 anni a questa parte.