Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam
Inviato: 30/06/2015, 18:26
Non lo vogliamo vedere, ma abbiamo una Guerra mondiale in corso alle nostre porte,
e il piano C è il ripristino della leva obbligatoria... per i nostri figli e nipoti.
Siamo solo in attesa del casus belli.
soloo42001
^
Condivido pienamente!L'ottusita di non renderci contro peggiora giorno x giorno la situazione
pancho
^^^^^
GLI ATTACCHI TERRORISTICI
Perché non vogliamo vedere
il messaggio degli assassini
Chi osa ricordare che per la difesa bisogna spendere viene messo a tacere
di Pierluigi Battista
Le gesta sanguinose della guerra santa scatenata dai fondamentalisti jihadisti sconvolgono i governi e lasciano sgomenta e frastornata l’opinione pubblica.
Non è solo la paura che ammutolisce.
È l’ostinata volontà di non riconoscere la guerra per quello che è: una guerra, appunto.
Che richiede strategie di contenimento e di controffensive, impegni militari, chiarezza politica, alleanze, mobilitazione culturale, studio, investimenti onerosi.
Siamo lì invece a chiederci come ha detto il primo ministro francese Valls quando avverrà il prossimo attacco.
Ci chiediamo se abbiamo qualche colpa per gli attentati che insanguinano con regolarità l’Europa e le democrazie come quella tunisina.
Se i vignettisti massacrati di Charlie Hebdo se la siano cercata, se sia sufficiente togliere dalla Tate Gallery i quadri con Maometto raffigurato per placare la rabbia dei fanatici, se un po’ di autocensura possa attutire i colpi, se si debba arretrare un po’ sulla libertà di espressione per evitare «offese» e non urtare la suscettibilità di chi depone una testa mozzata davanti a una fabbrica per trasmettere il suo messaggio di terrore.
Non vogliamo leggerlo, questo messaggio.
Facciamo finta di non capire cosa ci vogliano dire gli assassini con i vessilli neri quando trucidano turisti nei musei o sulle spiagge della Tunisia, fedeli sciiti in una moschea del Kuwait, ragazze e bambini in Nigeria, ebrei in un supermercato di Parigi, nelle sale danesi dove si tengono convegni sulla libertà di satira.
Cerchiamo di mantenere le distanze. Speriamo con tutte le nostre forze che le immagini delle vittime decapitate, annegate in una gabbia, fatte a pezzi con l’esplosivo attaccato al collo non siano messaggi rivolti a noi.
Cerchiamo di tenerle lontane.
Speriamo che siano solo un incubo. Ma non vogliamo risvegliarci.
Non vogliamo capire.
Facciamo scorrere qualche lacrima di indignazione.
Ma rimandiamo all’infinito il momento della decisione.
Per questo siamo così paralizzati e impotenti.
Per questo i fondamentalisti sono così sfrontati. A Kobane si combatte una battaglia di civiltà: se la perdiamo è una trincea decisiva che salta.
Ma i governi e l’opinione pubblica non vogliono capire che Kobane è Lione e Tunisi, Parigi, Roma, Londra. Lasciamo i curdi praticamente soli.
Riduciamo al minimo il sostegno dovuto.
Mentre ci maceriamo con l’autodenigrazione: sarà mica colpa nostra se sgozzano, decapitano, fanno strage in una spiaggia.
I fondamentalisti fanno di tutto per farcelo capire: hanno anche deposto una testa tagliata nel cuore dell’Europa per rendere più esplicito e inequivocabile la dichiarazione di guerra.
Seguiranno i giorni dell’indignazione rituale, dei messaggi di cordoglio.
Ma se qualcuno osa ricordare che bisognerà spendere qualche punto di Pil occidentale per rispondere ai guerrieri del terrore, verrà messo a tacere come molesto messaggero di cattive notizie.
Se ci si chiede cosa possiamo fare per neutralizzare i santuari fondamentalisti in Siria e in Iraq, speriamo soltanto che qualcun altro si accolli l’onere del lavoro sporco.
Come se la difesa fosse un lavoro sporco, o addirittura un residuo di arroganza imperialista.
Ma così non resta che attendere il prossimo bagno di sangue.
Per indignarci.
E rannicchiarci nella paura.
28 giugno 2015 | 16:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/opinioni/15_giug ... d278.shtml
e il piano C è il ripristino della leva obbligatoria... per i nostri figli e nipoti.
Siamo solo in attesa del casus belli.
soloo42001
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Condivido pienamente!L'ottusita di non renderci contro peggiora giorno x giorno la situazione
pancho
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GLI ATTACCHI TERRORISTICI
Perché non vogliamo vedere
il messaggio degli assassini
Chi osa ricordare che per la difesa bisogna spendere viene messo a tacere
di Pierluigi Battista
Le gesta sanguinose della guerra santa scatenata dai fondamentalisti jihadisti sconvolgono i governi e lasciano sgomenta e frastornata l’opinione pubblica.
Non è solo la paura che ammutolisce.
È l’ostinata volontà di non riconoscere la guerra per quello che è: una guerra, appunto.
Che richiede strategie di contenimento e di controffensive, impegni militari, chiarezza politica, alleanze, mobilitazione culturale, studio, investimenti onerosi.
Siamo lì invece a chiederci come ha detto il primo ministro francese Valls quando avverrà il prossimo attacco.
Ci chiediamo se abbiamo qualche colpa per gli attentati che insanguinano con regolarità l’Europa e le democrazie come quella tunisina.
Se i vignettisti massacrati di Charlie Hebdo se la siano cercata, se sia sufficiente togliere dalla Tate Gallery i quadri con Maometto raffigurato per placare la rabbia dei fanatici, se un po’ di autocensura possa attutire i colpi, se si debba arretrare un po’ sulla libertà di espressione per evitare «offese» e non urtare la suscettibilità di chi depone una testa mozzata davanti a una fabbrica per trasmettere il suo messaggio di terrore.
Non vogliamo leggerlo, questo messaggio.
Facciamo finta di non capire cosa ci vogliano dire gli assassini con i vessilli neri quando trucidano turisti nei musei o sulle spiagge della Tunisia, fedeli sciiti in una moschea del Kuwait, ragazze e bambini in Nigeria, ebrei in un supermercato di Parigi, nelle sale danesi dove si tengono convegni sulla libertà di satira.
Cerchiamo di mantenere le distanze. Speriamo con tutte le nostre forze che le immagini delle vittime decapitate, annegate in una gabbia, fatte a pezzi con l’esplosivo attaccato al collo non siano messaggi rivolti a noi.
Cerchiamo di tenerle lontane.
Speriamo che siano solo un incubo. Ma non vogliamo risvegliarci.
Non vogliamo capire.
Facciamo scorrere qualche lacrima di indignazione.
Ma rimandiamo all’infinito il momento della decisione.
Per questo siamo così paralizzati e impotenti.
Per questo i fondamentalisti sono così sfrontati. A Kobane si combatte una battaglia di civiltà: se la perdiamo è una trincea decisiva che salta.
Ma i governi e l’opinione pubblica non vogliono capire che Kobane è Lione e Tunisi, Parigi, Roma, Londra. Lasciamo i curdi praticamente soli.
Riduciamo al minimo il sostegno dovuto.
Mentre ci maceriamo con l’autodenigrazione: sarà mica colpa nostra se sgozzano, decapitano, fanno strage in una spiaggia.
I fondamentalisti fanno di tutto per farcelo capire: hanno anche deposto una testa tagliata nel cuore dell’Europa per rendere più esplicito e inequivocabile la dichiarazione di guerra.
Seguiranno i giorni dell’indignazione rituale, dei messaggi di cordoglio.
Ma se qualcuno osa ricordare che bisognerà spendere qualche punto di Pil occidentale per rispondere ai guerrieri del terrore, verrà messo a tacere come molesto messaggero di cattive notizie.
Se ci si chiede cosa possiamo fare per neutralizzare i santuari fondamentalisti in Siria e in Iraq, speriamo soltanto che qualcun altro si accolli l’onere del lavoro sporco.
Come se la difesa fosse un lavoro sporco, o addirittura un residuo di arroganza imperialista.
Ma così non resta che attendere il prossimo bagno di sangue.
Per indignarci.
E rannicchiarci nella paura.
28 giugno 2015 | 16:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/opinioni/15_giug ... d278.shtml