Nazione Marcia
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Nazione Marcia
IlFattoQuotidiano.it / Giustizia & Impunità
Franzoso presenta ‘Il Disobbediente’: “Denunciare era l’unica scelta possibile. Lo rifarei, rende liberi. Ma ora serve una legge”
Il prossimo video verrà caricato fra 0 secondi
annulla
04:01
04:01
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... i/3909284/
di Alberto Sofia | 12 ottobre 2017
commenti (7)
90
Più informazioni su: Corruzione, Marco Lillo, Pietro Grasso, Raffaele Cantone, Senato, Whistleblowing
In Senato rischia di venire affossata la legge sul whistleblowing che serve a tutelare chi, come lui, denuncia il malaffare. Ma Andrea Franzoso, il disobbediente che svelò i furti di Ferrovie Nord Milano e le “spese pazze” dell’allora suo presidente Norberto Achille, rilancia la sua battaglia. E invita a seguire il suo esempio, nel giorno della presentazione del suo libro (“Il disobbediente”, edito da Paper First) proprio a Palazzo Madama, alla presenza del presidente Piero Grasso, del capo dell’Anac Raffaele Cantone e dei giornalisti Milena Gabanelli e Marco Lillo.
“È paradossale che chi vuole denunciare il malaffare debba sentirsi un disobbediente”, ha spiegato Franzoso. “Quando denunciai lo scandalo, inizialmente speravo che passasse la piena mediatica e che potessi tornare alla mia vita normale. Ma poi ho capito, tramite tanti messaggi e chi mi ha supportato, che la mia storia andava raccontata. Non era più mia, poteva essere utile ad altri”. Franzoso, dopo la denuncia, ha pagato però un prezzo salato. Non solo l’isolamento, anche la perdita del lavoro: “C’è da pagare un prezzo, ma la mia scelta è stata razionale. Quando ho dovuto decidere se salvare la mia coscienza o la mia carriera, dubbi non ne ho avuti. Mi ha permesso di restare libero”, ha rivendicato. E ancora: “L’Italia è malata di rassegnazione, si pensa che nulla cambi. Per questo c’è bisogno invece di scelte di campo nette. Tornando indietro, denunciare era l’unica scelta possibile”. “Sicuramente ho sofferto l’isolamento, mi è dispiaciuto l’opportunismo di molto. Comprendo la paura di taluni, molti mi sono stati vicini di nascosto. Forse il mio libro vuole dare coraggio anche a loro”.
Per Franzoso qualcosa sta però cambiando: “Sento che c’è un cambio di paradigma culturale. Sta cambiando la cultura, ci sono sempre più casi simili, come nel caso di Philip Laroma Jezzi, che ha denunciato lo scandalo dei concorsi universitari truccati”, ha aggiunto Franzoso. Serve però una legge per tutelare chi vuole denunciare il malaffare: “Non è vero che favorisce i delatori, le spie. Auspico che venga approvata al più presto. Il rischio che si voglia affossare tutto in Senato è concreto, ho paura di questo. Ma spero che martedì possa essere approvata a Palazzo Madama”, ha rivendicato Franzoso ai microfoni de Ilfattoquotidiano.it.
di Alberto Sofia | 12 ottobre 2017
Franzoso presenta ‘Il Disobbediente’: “Denunciare era l’unica scelta possibile. Lo rifarei, rende liberi. Ma ora serve una legge”
Il prossimo video verrà caricato fra 0 secondi
annulla
04:01
04:01
http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10 ... i/3909284/
di Alberto Sofia | 12 ottobre 2017
commenti (7)
90
Più informazioni su: Corruzione, Marco Lillo, Pietro Grasso, Raffaele Cantone, Senato, Whistleblowing
In Senato rischia di venire affossata la legge sul whistleblowing che serve a tutelare chi, come lui, denuncia il malaffare. Ma Andrea Franzoso, il disobbediente che svelò i furti di Ferrovie Nord Milano e le “spese pazze” dell’allora suo presidente Norberto Achille, rilancia la sua battaglia. E invita a seguire il suo esempio, nel giorno della presentazione del suo libro (“Il disobbediente”, edito da Paper First) proprio a Palazzo Madama, alla presenza del presidente Piero Grasso, del capo dell’Anac Raffaele Cantone e dei giornalisti Milena Gabanelli e Marco Lillo.
“È paradossale che chi vuole denunciare il malaffare debba sentirsi un disobbediente”, ha spiegato Franzoso. “Quando denunciai lo scandalo, inizialmente speravo che passasse la piena mediatica e che potessi tornare alla mia vita normale. Ma poi ho capito, tramite tanti messaggi e chi mi ha supportato, che la mia storia andava raccontata. Non era più mia, poteva essere utile ad altri”. Franzoso, dopo la denuncia, ha pagato però un prezzo salato. Non solo l’isolamento, anche la perdita del lavoro: “C’è da pagare un prezzo, ma la mia scelta è stata razionale. Quando ho dovuto decidere se salvare la mia coscienza o la mia carriera, dubbi non ne ho avuti. Mi ha permesso di restare libero”, ha rivendicato. E ancora: “L’Italia è malata di rassegnazione, si pensa che nulla cambi. Per questo c’è bisogno invece di scelte di campo nette. Tornando indietro, denunciare era l’unica scelta possibile”. “Sicuramente ho sofferto l’isolamento, mi è dispiaciuto l’opportunismo di molto. Comprendo la paura di taluni, molti mi sono stati vicini di nascosto. Forse il mio libro vuole dare coraggio anche a loro”.
Per Franzoso qualcosa sta però cambiando: “Sento che c’è un cambio di paradigma culturale. Sta cambiando la cultura, ci sono sempre più casi simili, come nel caso di Philip Laroma Jezzi, che ha denunciato lo scandalo dei concorsi universitari truccati”, ha aggiunto Franzoso. Serve però una legge per tutelare chi vuole denunciare il malaffare: “Non è vero che favorisce i delatori, le spie. Auspico che venga approvata al più presto. Il rischio che si voglia affossare tutto in Senato è concreto, ho paura di questo. Ma spero che martedì possa essere approvata a Palazzo Madama”, ha rivendicato Franzoso ai microfoni de Ilfattoquotidiano.it.
di Alberto Sofia | 12 ottobre 2017
-
- Messaggi: 694
- Iscritto il: 22/02/2012, 10:21
Re: Nazione Marcia
Insegnano ai nostri ragazzi di lavorare gratis.
Il prossimo anno si calcola di 500 milioni di ore ... che risparmia l'industria e la PA ... e poi ci lamentiamo della disoccupazione giovanile ... 500 milioni di ore sono circa 250.000 posti di lavoro
Alternanza scuola-lavoro, primo sciopero degli studenti. ‘Non vogliamo più fare fotocopie e portare caffè. Siamo sfruttati’
SCUOLA
L'iniziativa voluta dall’Unione degli Studenti ha trovato il sostegno di molte sigle. Ad oggi sono coinvolti nel programma 1,5 milioni di ragazzi delle superiori e sono in atto 143mila tirocini universitari, aumentati del 116% negli ultimi cinque anni “perché non c’è un limite da parte delle aziende nell’attivare questo programma”
di Alex Corlazzoli | 13 ottobre 2017
“Ci rubano il futuro? Noi ci liberiamo dal ricatto”. Dietro questo slogan scendono oggi in piazza migliaia di ragazzi di tutt’Italia per il primo sciopero contro l’alternanza scuola-lavoro, prevista dalla Legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola”. L’iniziativa voluta dall’Unione degli Studenti ha trovato il sostegno di molte altre sigle tra cui anche Link, il coordinamento universitario. Perché il problema dello “sfruttamento”, a detta dei ragazzi, è comune sia a chi si trova sui banchi delle superiori a fare obbligatoriamente l’alternanza scuola-lavoro così come a chi frequenta gli atenei e svolge tirocini formativi come previsto dalla Legge 196 del 24 giugno 1997 e dall’accordo Stato-Regioni del 24 gennaio 2013.
Si tratta di due esperienze diverse. La prima che già esisteva nelle scuole secondarie di secondo grado è diventata obbligatoria con la Legge 107 mentre la seconda (può essere facoltativa o obbligatoria a seconda della facoltà) è una pratica di formazione che consiste in un’esperienza, coerente con il proprio percorso formativo e professionale, da svolgere presso enti pubblici o privati con lo scopo di introdurre lo studente nell’ambito lavorativo.
Ad oggi si contano 1,5 milioni di ragazzi delle superiori più o meno equamente ripartiti tra le classi terze, quarte e quinte dell’ultimo triennio di tutti i percorsi di studi in alternanza scuola-lavoro e 143mila tirocini universitari che hanno visto un incremento del 116 per cento negli ultimi cinque anni “grazie al fatto che non c’è un limite da parte delle aziende nell’attivare questo programma”, spiega Alessio Bologna di Link.
Dal terzo anno di scuola impariamo cosa significa essere manodopera gratuita nelle mani delle grandi aziende
“Siamo gli stessi figli che, nati in una bolla precaria di vita, imparano cosa significa essere manodopera gratuita nelle mani delle grandi aziende: lo impariamo a partire dal terzo anno di scuola superiore con le 200 ore obbligatorie di alternanza per i licei e le 400 ore per gli istituti tecnici e professionali; lo impariamo a partire dalla divisione delle ore tra licei ed istituti che classifica ingiustamente gli indirizzi di studi; lo impariamo dall’assenza di tutele e di uno statuto dei diritti che garantisca qualità e gratuità dei percorsi di alternanza che intraprendiamo”, spiegano i ragazzi dell’Unione degli studenti coordinati da Francesca Picci.
A loro fa eco Andrea Torti di Link: “Non esiste uno statuto che garantisca i nostri diritti, malattia, maternità, rimborsi spese. Non abbiamo nemmeno la compatibilità con gli esami e con l’orario di lezioni se previste nello stesso semestre. Inoltre dentro i nostri atenei e dipartimenti non esistono commissioni paritetiche che monitorino in più fasi il controllo della coerenza tra progetto formativo e attività svolte e che definiscano criteri per l’accreditamento degli enti ospitanti dove si pratica il tirocinio, come il rispetto dei diritti dei lavoratori. Non siamo più disposti a fare fotocopie o portare caffè. Scendiamo in piazza per far conoscere le nostre esperienze di sfruttamento”.
Appunto. Chi frequenta l’università ha la possibilità di svolgere un tirocinio curriculare (se svolto durante il percorso universitario); uno ordinistico (se fatto obbligatoriamente per l’accesso alle professioni) o extracurriculare se eseguito dopo la laurea ed entro i 12 mesi in continuità con il percorso universitario. Se parliamo di quest’ultimo caso Bologna, che segue per Link questo filone, ci spiega: “E’ il caso di chi dopo l’università va in uno studio d’avvocato. Spesso trascorrono il tempo a fare fotocopie ma lo devono fare”.
Non esiste uno statuto che garantisca i nostri diritti, malattia, maternità, rimborsi spese
I casi degli universitari: le storie di Chiara e Marco – Per raccoglierli e monitorarli Link ha lanciato proprio in questi giorni un’inchiesta nazionale. Ci sono storie come quella di Chiara (nome di fantasia), studentessa del terzo anno in Educatore sociale e culturale iscritta all’ateneo di Bologna. Come previsto dal piano di studi, lo scorso anno ha effettuato 225 ore di tirocinio all’interno dell’unità operativa di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale Sant’Orsola, specificatamente nel reparto dei disturbi alimentari in età evolutiva. “Vista la figura professionale che avrei dovuto rappresentare, il compito che mi aspettava – spiega Chiara – era quello di organizzare e sviluppare laboratori creativi ed attività educative, ludico-espressive di gruppo e personalizzate. Insomma le premesse erano fantastiche. Peccato che la realtà si sia rivelata molto meno entusiasmante delle parole scritte su quella presentazione di tirocini. I dubbi sono iniziati ben presto: sono stata introdotta al reparto dalla tirocinante uscente, una mia coetanea, studentessa anche lei al secondo anno di università, la quale mi ha passato tutte le consegne, mi ha insegnato quello che in autonomia aveva imparato per poi lasciarmi in mano tutto quel processo di riabilitazione iniziato ancor prima di lei. Finite le due settimane di accostamento, mi sono trovata a gestire il piano psico-educativo esclusivamente in compagnia dei due tirocinanti che avevano iniziato con me. Entravamo e uscivamo dal lavoro senza scorgere l’ombra della nostra tutor. Era raggiungibile solo nel suo ufficio, quando e se c’era. In quattro mesi di servizio non l’ho mai vista in reparto”. Il Sant’Orsola di Bologna, interpellato sul caso, ha risposto così: “Non ci risulta alcun nominativo proveniente da quella facoltà che ha fatto un tirocinio da noi. Potrebbe essere una studentessa che ha fatto il tirocinio presso la scuola in ospedale. In quel caso il tutor non è un dipendente dell’ospedale. Noi non abbiamo mai avuto lamentele di questo tipo”.
La nostra tutor? In quattro mesi non l’ho mai vista in reparto
Ma non c’è solo la storia di Chiara. Marco studente alla magistrale di Antropologia all’Università di Bologna non è soddisfatto: “Purtroppo, quando studiavo in triennale ho fatto un tirocinio curriculare di 150 ore presso un’associazione, pensando di poter svolgere attività sociali ed educative attinenti al mio percorso di studi. Le attività di questo tipo, come i doposcuola per adolescenti (in particolare stranieri), erano però ridotte all’osso e la maggior parte delle ore le ho trascorse svolgendo noioso lavoro d’ufficio, fotocopie e pratiche ripetitive senza alcun carattere formativo. Spesso ho dovuto saltare le lezioni di un corso importante perché gli orari del tirocinio coincidevano e a poco è servita la segnalazione al professore. Tra l’altro la notevole distanza mi imponeva di prendere il mezzo pubblico senza che fosse previsto alcun rimborso spese. Solo di trasporto ho speso circa 300 euro che ho dovuto mettere di tasca mia, ledendo così il mio diritto allo studio”.
I giovani delle superiori – E i casi non sono diversi per gli studenti delle scuole superiori, come abbiamo più volte raccontato anche sul fattoquotidiano.it. Nonostante le pubbliche denunce i giovani continuano a sentirsi “sfruttati”. A Parma, l’Uds ha scritto una vertenza all’ufficio scolastico regionale per il caso di un ragazzo di un istituto tecnico economico di Parma: “Il progetto di tirocinio doveva essere sul software aziendale del centro sportivo “Ercole Negri” ma è stato mandato ad aprire e chiudere ombrelloni ”, spiega la coordinatrice nazionale Francesca Picci. “Non posso dire di più. Non le posso dire il nome dello studente, solo quello della scuola ma non lo scriva. Quel ragazzo è l’unico che ha denunciato va salvaguardato. Dopo la nostra vertenza l’alternanza è stata sospesa”.
I ragazzi hanno paura a fare nomi e cognomi, temono ritorsioni. Contattato il direttore del centro sportivo, Stefano Mari, ha preferito non spiegare: “Ne abbiamo già parlato non abbiamo più niente da dire. Dobbiamo lavorare, non abbiamo tempo da perdere. Si rivolga alla scuola”. Ci pensa la dirigente scolastica, Luciana Donelli, a fare chiarezza: “Lo stage è stato interrotto prima che lo studente si lamentasse con la suo tutor. Avrebbe dovuto seguire la reception ma gli facevano fare in realtà altri lavori. Ci sono persone che non hanno difficoltà a dare una mano anche in altre cose mentre questo studente forse si è sentito non utilizzato nel migliore dei modi. In questo caso il tutor è stato essenziale”. La coordinatrice dell’Uds segnala anche un’altra storia a Taranto: “I ragazzi dell’artistico “Calò” nei mesi scorsi sono finiti a scartavetrare barche alla Lega navale. Abbiamo anche le foto che non possiamo darvi perché i ragazzi hanno poi avuto problemi con la scuola. Anche in questo caso abbiamo fatto una vertenza all’ufficio scolastico regionale”.
Doveva fare il tirocinio sul software aziendale, ma è stato mandato ad aprire e chiudere gli ombrelloni
Diversa la ricostruzione del presidente della Lega Navale di Taranto Federico Sion: “Si è tutto risolto. Qualcuno di noi ha spiegato ai ragazzi come si scartavetra, come si fanno le barche. Voleva solo dare un insegnamento, far capire. Sì è vero hanno scartavetrato. Poi sono venuti a reclamare ma la parte operativa è inclusa nell’insegnamento. Si è tutto chiarito, la scuola ci aveva detto cosa far fare ai ragazzi. Non è stata un’attività ma un momento di formazione. Nulla di più”. Impossibile parlare con la dirigente del liceo artistico Brigida Sforza. Al numero riportato sul sito della scuola come “telefono ufficio” dirigenza cade la linea. Al centralino ci promettono di farci parlare con la vice preside Maria Teresa Greco: “Chiami alle 12”. All’ora dell’appuntamento ci risponde: “Ah lei è il giornalista? Mi dia il suo cellulare, la richiamo tra cinque minuti”. Ma la telefonata non è mai arrivata.
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
-
- Messaggi: 1188
- Iscritto il: 21/02/2012, 22:55
Re: Nazione Marcia
Gli studenti tornano in piazza. Cortei in 70 città contro l’alternanza scuola-lavoro,
resa obbligatoria dalla «Buona scuola» di Renzi: «Non vogliamo essere schiavi delle aziende».
130 mila le imprese coinvolte a «ospitare» il lavoro gratuito dei giovani, McDonald’s in testa
https://ilmanifesto.it/
resa obbligatoria dalla «Buona scuola» di Renzi: «Non vogliamo essere schiavi delle aziende».
130 mila le imprese coinvolte a «ospitare» il lavoro gratuito dei giovani, McDonald’s in testa
https://ilmanifesto.it/
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Nazione Marcia
18 ott 2017 18:00
1. LE ‘IENE’ NON MOLLANO L’OSSO DAVID ROSSI E INDAGANO SUI ‘COCA E FESTINI’ (VIDEO!)
2. L’EX SINDACO DI SIENA HA PARLATO DI VILLE IN CUI SI RADUNAVANO POLITICI NAZIONALI, DIRIGENTI MPS E MAGISTRATI: ANTONINO MONTELEONE HA RICEVUTO DECINE DI SEGNALAZIONI
3. L’EX AZIONISTA DEL MONTE CHE DENUNCIÒ IL SISTEMA ‘ORGIASTICO’: ‘TI INVITANO AI FESTINI COSÌ SEI RICATTABILE A VITA’ - QUANDO CI FU L’ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA, CALARONO IN CITTÀ DECINE DI PROSTITUTE SUDAMERICANE PER SODDISFARE I MANAGER. E SU UNO YACHT...
4. FORSE SI RIAPRIRÀ L’INCHIESTA: NELL’ORDINANZA DI ARCHIVIAZIONE CI SONO DEGLI ERRORI…
'Le Iene': Festini sesso e coca a Siena
http://www.dagospia.com/rubrica-4/busin ... 158902.htm
1. LE ‘IENE’ NON MOLLANO L’OSSO DAVID ROSSI E INDAGANO SUI ‘COCA E FESTINI’ (VIDEO!)
2. L’EX SINDACO DI SIENA HA PARLATO DI VILLE IN CUI SI RADUNAVANO POLITICI NAZIONALI, DIRIGENTI MPS E MAGISTRATI: ANTONINO MONTELEONE HA RICEVUTO DECINE DI SEGNALAZIONI
3. L’EX AZIONISTA DEL MONTE CHE DENUNCIÒ IL SISTEMA ‘ORGIASTICO’: ‘TI INVITANO AI FESTINI COSÌ SEI RICATTABILE A VITA’ - QUANDO CI FU L’ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA, CALARONO IN CITTÀ DECINE DI PROSTITUTE SUDAMERICANE PER SODDISFARE I MANAGER. E SU UNO YACHT...
4. FORSE SI RIAPRIRÀ L’INCHIESTA: NELL’ORDINANZA DI ARCHIVIAZIONE CI SONO DEGLI ERRORI…
'Le Iene': Festini sesso e coca a Siena
http://www.dagospia.com/rubrica-4/busin ... 158902.htm
-
- Messaggi: 694
- Iscritto il: 22/02/2012, 10:21
Re: Nazione Marcia
Una Nazione marcia lo si vede anche dal degrado dei propri monumenti, della propria storia.
Ai tempi di Berlusconi fu il Sito archeologico di Pompei, ai tempi di Renzi non a caso è Firenze e il suo rinascimento che crolla.
Povera Italia
da www.huffingtonpost.it
CRONACA
Cade un pezzo dalla navata della Basilica di Santa Croce a Firenze: muore turista spagnolo
L'incidente nel pomeriggio. Rilievi in corso
19/10/2017 16:14 CEST
ANSA
E' morto sotto gli occhi della moglie colpito in pieno da un pezzo di capitello. Tragedia a Firenze dove un turista spagnolo di 52 anni è morto colpito in testa da un elemento architettonico caduto da circa 30 metri di altezza dalla sommità di una navata della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Inutili i soccorsi del 118 e della polizia municipale. La tragedia è avvenuta nel primo pomeriggio, intorno alle 14,30, e la chiesa è stata immediatamente chiusa al pubblico e lo rimarrà almeno fino a domani.
Gli spagnoli erano da poco in vacanza nel capoluogo toscano. La moglie, disperata, è ancora all'interno della chiesa dove sta raccontando agli inquirenti quanto accaduto. Sull'incidente indaga il magistrato di turno, Benedetta Oti.
"Ero li' 10 minuti prima, perchè è successo proprio nel punto dove ci fermiamo sempre a spiegare". Così la guida turistica Bernardo Randelli che si trovava nella Basilica fiorentina di Santa Croce dopo le 14,30, nel momento in cui il turista spagnolo è stato colpito da un 'peduccio' in pietra. "Tutto è successo all'altezza della terza cappella gentilizia nel transetto di destra - continua la guida -. Io in quel momento mi trovavo ad una quindicina di metri di distanza con i turisti che stavo accompagnando, quando ho visto un pezzo di pietra cadere. Non ho visto l'impatto con la persona ma ho sentito una donna, credo la moglie, iniziare a gridare". "Non ho visto la persona riversa a terra perché c'era molta gente davanti - continua la guida turistica - ma ho visto dei frammenti di pietra e del sangue, così ho portato via i miei turisti perchè non assistessero alla scena. Quando poi sono tornato, i custodi erano tutti intorno alla persona colpita e mi hanno detto che avevano già avvisato vigili e 118"
Ai tempi di Berlusconi fu il Sito archeologico di Pompei, ai tempi di Renzi non a caso è Firenze e il suo rinascimento che crolla.
Povera Italia
da www.huffingtonpost.it
CRONACA
Cade un pezzo dalla navata della Basilica di Santa Croce a Firenze: muore turista spagnolo
L'incidente nel pomeriggio. Rilievi in corso
19/10/2017 16:14 CEST
ANSA
E' morto sotto gli occhi della moglie colpito in pieno da un pezzo di capitello. Tragedia a Firenze dove un turista spagnolo di 52 anni è morto colpito in testa da un elemento architettonico caduto da circa 30 metri di altezza dalla sommità di una navata della Basilica di Santa Croce a Firenze.
Inutili i soccorsi del 118 e della polizia municipale. La tragedia è avvenuta nel primo pomeriggio, intorno alle 14,30, e la chiesa è stata immediatamente chiusa al pubblico e lo rimarrà almeno fino a domani.
Gli spagnoli erano da poco in vacanza nel capoluogo toscano. La moglie, disperata, è ancora all'interno della chiesa dove sta raccontando agli inquirenti quanto accaduto. Sull'incidente indaga il magistrato di turno, Benedetta Oti.
"Ero li' 10 minuti prima, perchè è successo proprio nel punto dove ci fermiamo sempre a spiegare". Così la guida turistica Bernardo Randelli che si trovava nella Basilica fiorentina di Santa Croce dopo le 14,30, nel momento in cui il turista spagnolo è stato colpito da un 'peduccio' in pietra. "Tutto è successo all'altezza della terza cappella gentilizia nel transetto di destra - continua la guida -. Io in quel momento mi trovavo ad una quindicina di metri di distanza con i turisti che stavo accompagnando, quando ho visto un pezzo di pietra cadere. Non ho visto l'impatto con la persona ma ho sentito una donna, credo la moglie, iniziare a gridare". "Non ho visto la persona riversa a terra perché c'era molta gente davanti - continua la guida turistica - ma ho visto dei frammenti di pietra e del sangue, così ho portato via i miei turisti perchè non assistessero alla scena. Quando poi sono tornato, i custodi erano tutti intorno alla persona colpita e mi hanno detto che avevano già avvisato vigili e 118"
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
_____________________
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Nazione Marcia
LIBRE news
Recensioni
segnalazioni
Bufera su Visco, ma silenzio sul retroscena (supermassonico)
Scritto il 20/10/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Si può anche chiamarla massoneria, ma la definizione è imprecisa: perché non tutti gli affiliati alle superlogge internazionali sono stati iniziati all’obbedienza massonica. Forse non ha mai indossato il grembiulino neppure l’uomo attualmente nella bufera, Ignazio Visco, in quota alla Ur-Lodge reazionaria “Edmund Burke”, difeso da Giorgio Napolitano (superloggia “Three Eyes”, come il ministro Padoan) e attaccato da Matteo Renzi, «che non è massone ma ha ripetutamente bussato – invano, finora – alle stesse reti: quelle della aristocrazia supermassonica neo-conservatrice, attraverso entità paramassoniche come il potentissimo Council on Foreign Relations, di Washington». L’autore di queste indicazioni sulla presunta identità supermassonica del vero potere è Gioele Magaldi, già gran maestro del Goi e poi affiliato alla Ur-Lodge progressista “Thomas Paine”. Nel 2014 Magaldi ha dato alle stampe “Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere e trasformatosi in bestseller-fantasma: solo il “Fatto Quotidiano” l’ha adeguatamente recensito, nel silenzio assordante dei grandi media. Che peraltro continunano a ignorare Magaldi, anche quando parla di massoneria italiana e di casi scottanti come l’affare Mps, su cui pesa tra l’altro anche lo strano “suicidio” di David Rossi.«Anziché attaccare il Grande Oriente per le vicende provinciali di Banca Etruria – afferma Magaldi, oggi presidente del Movimento Roosevelt – giornali e televisioni farebbero meglio a interrogarsi sul ruolo di Mario Draghi e Anna Maria Tarantola, poi ministra di Monti: erano al vertice di Bankitalia quando la banca centrale avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Montepaschi». Analoga polemica con Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”: «Si parla genericamente di massoneria, in relazione a piccole vicende locali, mentre si continua a ignorare il ruolo supermassonico di primo piano rivestito in Italia, per conto di reti internazionali, da personalità come Monti, Draghi, la stessa Tarantola, l’ex presidente Napolitano e l’attuale ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan». Sotto il fuoco renziano è ora finito Ignazio Visco? Non una parola, dal mainstream, sul possibile retroterra comune dei contendenti, legati a influenti “salotti” non italiani. Silenzio anche sul ruolo della banca centrale, a cui un altro supermassone, l’eurocrate Carlo Azeglio Ciampi, “staccò la spina” nel 1980, facendo in modo che Bankitalia cessasse di fungere da “bancomat del governo”, a costo zero, costringendo lo Stato – per finanziare il debito pubblico – a rivolgersi all’esosa finanza internazionale, mettendo all’asta i propri bond. Risultato: una falla rovinosa nel debito italiano, perfetta per indebolire il paese di fronte all’eurocrazia.«La messa alla berlina del governatore Visco ad opera della maggioranza piddina rappresenta un patetico scaricabarile politico», scrive Alberto Bagnai sul blog “Goofynomics”, che parla di «modus paraculandi». Bankitalia non vigilava adeguatamente sulla crisi delle banche italiane? Consob neppure? Chi, onestamente, può dire il contrario? «Ma pensiamo davvero che Visco e Fazio fossero degli incompetenti, dei dilettanti? Se così fosse – aggiunge Bagnai – la loro nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell’elettore più superficiale». Forse, continua Bagnai, la causa di tante “sviste” ad opera degli organismi di controllo esterni e interni alle banche italiane «era imputabile non all’umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno». Più precisamente «a un chiaro e inequivocabile ordine di scuderia», emanato in sede europea. «Un ordine al quale tutti, ma proprio tutti, dai vertici Bce fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale», dovevano sottostare. Ovvero: «Non intralciare l’enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal Trattato di Maastricht e dall’unione monetaria».Arbitraggio? «Così si chiama il prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali», spiega l’economista. «Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell’oceano degli ignari e polverizzati investitori globali». In pratica, una droga: «Come nel narcotraffico fisico, nel narcotraffico finanziario tutti si sono sporcati le mani: i coltivatori (ingegneri e top manager finanziari), i cartelli dei trafficanti (le grandi banche del nucleo, cresciute in “Germagna” sino a diventare uno Stato nello Stato), i cartelli degli spacciatori e la loro rete di “down the line dealers” (le grandi banche commerciali periferiche e le numerose banchette che le contornano)». E poi anche «i governi, i responsabili dei controlli a tutti i livelli: pubblici e privati, nazionali e internazionali, i partiti e le forze politiche, tutti pro-Maastricht e pro-euro (ricordo che la “Costituzione europea” da noi fu votata all’unanimità e il Fiscal Compact con dibattito praticamente zero»).E’ stato questo il “miracolo” dell’euro, sintetizza Bagnai con sarcasmo: «È stata questa la fonte di accumulo di capitale finanziario che ora permette la fase due: sfruttare la mobilità incontrollata del lavoro». Quindi, «cari moralisti falliti e vigliacchi – chiosa l’economista – chi di voi è senza Maastricht scagli la prima pietra». Se è difficile leggere analisi di questo tenore sulla grande stampa, o tantomeno ascoltarle in televisione, è addirittura impensabile imbattersi in spiegazioni dettagliate su quello che Bagnai chiama “vincolo esterno”. La piaga del neoliberismo finanziario in versione europea ha drasticamente impoverito centinaia di milioni di persone? Certamente, osserva Magaldi, ma bisogna pur sapere che ogni piano – compreso questo – cammina sulle gambe di individui precisi, accuratamente selezionati da un’élite occulta per occupare posti-chiave. Rarissimo che l’oligarchia si dichiari: è accaduto di recente in Francia, quando il supermassone reazionario Jacques Attali ha rivendicato la partenità del progetto che ha portato all’Eliseo la sua creatura, Emmanuel Macron, già dirigente della Banca Rothschild. In Italia, invece, si sorvola regolarmente anche su un altro difensore di Ignazio Visco: Romano Prodi. «Ne parlerò nel sequel di “Massoni”, di prossima uscita», annuncia Magaldi.«Pessimo interprete di questa globalizzazione privatizzatrice», l’ex premier ulivista, ex presidente della Commissione Europea nonché advisor di Goldman Sachs: benché ufficialmente “progressista” sarebbe anch’esso «affiliato a quelle potenti reti supermassoniche internazionali che hanno progettato la grande crisi, in termini di svuotamento della democrazia e colossale trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto», sostiene Magaldi. La stampa ne coglie sempre e solo gli effetti terminali – la disoccupazione, la crisi dei risparmiatori colpiti dai crack bancari – evitando però sempre di inquadrare il disegno, i suoi architetti occulti e i relativi interpreti locali. Non stupisce che giornali e televisioni continuino a ignorare le rivelazioni di Magaldi, che forniscono un’inedita geografia del vero potere. Tra le 36 superlogge mondiali, da cui dipendono entità paramassoniche come il Bilderberg e la stessa Trilaterale, spicca il ruolo nefasto svolto negli ultimi decenni dalle Ur-Lodges neoaristocratiche e oligarchiche, come la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose”, la “Leviathan”, la “White Eagle”, senza contare la potentissima “Three Eyes” (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) e la “Hathor Pentalpha” fondata dai Bush, secondo Magaldi con intenti addirittura terroristici (11 Settembre, Al-Qaeda, Isis).A valle, la mappa del back-office del potere si rifletterebbe in Italia – come in ogni altro paese, non solo occidentale – nel reticolo dei leader locali: Magaldi ha ripetutamente indicato l’appartenenza di Giorgio Napolitano alla “Three Eyes” (la stessa di Attali). Della “Three Eyes” farebbero parte anche Padoan e Draghi, Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Recchi (costruzioni), Marta Dassù (Finmeccanica), Enrico Tommaso Cucchiani (banchiere, già a capo di Intesa Sanpaolo) e l’ex ministra renziana Federica Guidi. Altri circuiti della stessa supermassoneria neo-conservatrice sarebbero rappresentati da uomini affiliati a Ur-Lodges come la “Babel Tower” (Mario Monti), la “Compass Star-Rose” (Fabrizio Saccomanni, Massimo D’Alema, Vittorio Grilli), la “Atlantis-Aletheia” (Corrado Passera), la “Pan-Europa” (Alfredo Ambrosetti, Emma Marcegaglia). Ignazio Visco, l’attuale governatore di Bankitalia, sarebbe invece legato alla “Edmund Burke” (insieme all’ex ministro dell’economia Domenico Siniscalco). Ma non c’è caso che ne si faccia cenno, nelle cronache: tutto finirà, come sempre, attorno alle chiacchiere di Renzi, più quelle su Renzi e quelle contro Renzi, senza spiegare verso quali scogli sta andando la nave, e per ordine di chi.
Si può anche chiamarla massoneria, ma la definizione è imprecisa: perché non tutti gli affiliati alle superlogge internazionali sono stati iniziati all’obbedienza massonica. Forse non ha mai indossato il grembiulino neppure l’uomo attualmente nella bufera, Ignazio Visco, in quota alla Ur-Lodge reazionaria “Edmund Burke”, difeso da Giorgio Napolitano (superloggia “Three Eyes”, come il ministro Padoan) e attaccato da Matteo Renzi, «che non è massone ma ha ripetutamente bussato – invano, finora – alle stesse reti: quelle della aristocrazia supermassonica neo-conservatrice, attraverso entità paramassoniche come il potentissimo Council on Foreign Relations, di Washington». L’autore di queste indicazioni sulla presunta identità supermassonica del vero potere è Gioele Magaldi, già gran maestro del Goi e poi affiliato alla Ur-Lodge progressista “Thomas Paine”. Nel 2014 Magaldi ha dato alle stampe “Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere e trasformatosi in bestseller-fantasma: solo il “Fatto Quotidiano” l’ha adeguatamente recensito, nel silenzio assordante dei grandi media. Che peraltro continunano a ignorare Magaldi, anche quando parla di massoneria italiana e di casi scottanti come l’affare Mps, su cui pesa tra l’altro lo strano “suicidio” di David Rossi.
«Anziché attaccare il Grande Oriente per le vicende provinciali di Banca Etruria – afferma Magaldi, oggi presidente del Movimento Roosevelt – giornali e televisioni farebbero meglio a interrogarsi sul ruolo di Mario Draghi e Anna Maria Ignazio ViscoTarantola, poi ministra di Monti: erano al vertice di Bankitalia quando la banca centrale avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Montepaschi». Analoga polemica con Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”: «Si parla genericamente di massoneria, in relazione a piccole vicende locali, mentre si continua a ignorare il ruolo supermassonico di primo piano rivestito in Italia, per conto di reti internazionali, da personalità come Monti, Draghi, la stessa Tarantola, l’ex presidente Napolitano e l’attuale ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan». Sotto il fuoco renziano è ora finito Ignazio Visco? Non una parola, dal mainstream, sul possibile retroterra comune dei contendenti, legati a influenti “salotti” non italiani. Silenzio anche sul ruolo della banca centrale, a cui un altro supermassone, l’eurocrate Carlo Azeglio Ciampi, “staccò la spina” nel 1980, facendo in modo che Bankitalia cessasse di fungere da “bancomat del governo”, a costo zero, costringendo lo Stato – per finanziare il debito pubblico – a rivolgersi all’esosa finanza internazionale, mettendo all’asta i propri bond. Risultato: una falla rovinosa nel debito italiano, perfetta per indebolire il paese di fronte all’eurocrazia.
«La messa alla berlina del governatore Visco ad opera della maggioranza piddina rappresenta un patetico scaricabarile politico», scrive Alberto Bagnai sul blog “Goofynomics”, che parla di «modus paraculandi». Bankitalia non vigilava adeguatamente sulla crisi delle banche italiane? Consob neppure? Chi, onestamente, può dire il contrario? «Ma pensiamo davvero che Visco e Fazio fossero degli incompetenti, dei dilettanti? Se così fosse – aggiunge Bagnai – la loro nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell’elettore più superficiale». Forse, continua Bagnai, la causa di tante “sviste” ad opera degli organismi di controllo esterni e interni alle banche italiane «era imputabile non all’umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno». Più precisamente «a un chiaro e inequivocabile ordine di scuderia», emanato in sede europea. «Un ordine al quale tutti, ma Alberto Bagnaiproprio tutti, dai vertici Bce fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale», dovevano sottostare. Ovvero: «Non intralciare l’enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal Trattato di Maastricht e dall’unione monetaria».
Arbitraggio? «Così si chiama il prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali», spiega l’economista. «Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell’oceano degli ignari e polverizzati investitori globali». In pratica, una droga: «Come nel narcotraffico fisico, nel narcotraffico finanziario tutti si sono sporcati le mani: i coltivatori (ingegneri e top manager finanziari), i cartelli dei trafficanti (le grandi banche del nucleo, cresciute in “Germagna” sino a diventare uno Stato nello Stato), i cartelli degli spacciatori e la loro rete di “down the line dealers” (le grandi banche commerciali periferiche e le numerose banchette che le contornano)». E poi anche «i governi, i responsabili dei controlli a tutti i livelli: pubblici e privati, nazionali e internazionali, i partiti e le forze politiche, tutti pro-Maastricht e pro-euro (ricordo che la “Costituzione europea” da noi fu votata all’unanimità e il Fiscal Compact con dibattito praticamente zero»).
E’ stato questo il “miracolo” dell’euro, sintetizza Bagnai con sarcasmo: «È stata questa la fonte di accumulo di capitale finanziario che ora permette la fase due: sfruttare la mobilità incontrollata del lavoro». Quindi, «cari moralisti falliti e vigliacchi – chiosa l’economista – chi di voi è senza Maastricht scagli la prima pietra». Se è difficile leggere analisi di questo tenore sulla grande stampa, o tantomeno ascoltarle in televisione, è addirittura impensabile imbattersi in spiegazioni dettagliate su quello che Bagnai chiama “vincolo esterno”. La piaga del neoliberismo finanziario in versione europea ha drasticamente impoverito centinaia di milioni di persone? Certamente, osserva Magaldi, ma bisogna pur sapere che ogni piano – compreso questo – cammina sulle gambe di individui precisi, accuratamente selezionati da un’élite occulta per occupare posti-chiave. Rarissimo che l’oligarchia si dichiari: è accaduto di recente in Francia, quando il supermassone reazionario Il libro di MagaldiJacques Attali ha rivendicato la partenità del progetto che ha portato all’Eliseo la sua creatura, Emmanuel Macron, già dirigente della Banca Rothschild. In Italia, invece, si sorvola regolarmente anche su un altro difensore di Visco: Romano Prodi. «Ne parlerò nel sequel di “Massoni”, di prossima uscita», annuncia Magaldi.
«Pessimo interprete di questa globalizzazione privatizzatrice», l’ex premier ulivista, ex presidente della Commissione Europea nonché advisor di Goldman Sachs: benché ufficialmente “progressista” sarebbe anch’esso «affiliato a quelle potenti reti supermassoniche internazionali che hanno progettato la grande crisi, in termini di svuotamento della democrazia e colossale trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto», sostiene Magaldi. La stampa ne coglie sempre e solo gli effetti terminali – la disoccupazione, la sofferenza dei risparmiatori colpiti dai crack bancari – evitando però sempre di inquadrare il disegno, i suoi architetti occulti e i relativi interpreti locali. Non stupisce che giornali e televisioni continuino a ignorare le rivelazioni di Magaldi, che forniscono un’inedita geografia del vero potere. Tra le 36 superlogge mondiali, da cui dipendono entità paramassoniche come il Bilderberg e la stessa Trilaterale, spicca il ruolo nefasto svolto negli ultimi decenni dalle Ur-Lodges neoaristocratiche e oligarchiche, come la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose”, la “Leviathan”, la “White Eagle”, senza contare la potentissima “Three Eyes” (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) e la “Hathor Pentalpha” fondata dai Bush, secondo Magaldi con intenti addirittura terroristici (11 Settembre, Al-Qaeda, Isis).
A valle, la mappa del back-office del potere si rifletterebbe in Italia – come in ogni altro paese, non solo occidentale – nel reticolo dei leader locali: Magaldi ha ripetutamente indicato l’appartenenza di Giorgio Napolitano alla “Three Eyes” (la stessa di Attali). Ne farebbero parte anche Padoan e Draghi, Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Recchi (costruzioni), Marta Dassù (Finmeccanica), Enrico Tommaso Cucchiani (banchiere, già a capo di Intesa Sanpaolo) e l’ex ministra renziana Federica Guidi. Altri circuiti della stessa supermassoneria neo-conservatrice sarebbero rappresentati da uomini affiliati a Ur-Lodges come la “Babel Tower” (Mario Monti), la “Compass Star-Rose” (Fabrizio Saccomanni, Massimo D’Alema, Vittorio Grilli), la “Atlantis-Aletheia” (Corrado Passera), la “Pan-Europa” (Alfredo Ambrosetti, Emma Marcegaglia). Ignazio Visco, l’attuale governatore di Bankitalia, sarebbe invece legato alla “Edmund Burke” (insieme a un altro ex ministro dell’economia, Domenico Siniscalco). Ma non c’è caso che ne si faccia cenno, nelle cronache: tutto finirà, come sempre, attorno alle chiacchiere di Renzi, più quelle su Renzi e quelle contro Renzi, senza spiegare verso quali scogli sta andando la nave, e per ordine di chi.
Recensioni
segnalazioni
Bufera su Visco, ma silenzio sul retroscena (supermassonico)
Scritto il 20/10/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi
Si può anche chiamarla massoneria, ma la definizione è imprecisa: perché non tutti gli affiliati alle superlogge internazionali sono stati iniziati all’obbedienza massonica. Forse non ha mai indossato il grembiulino neppure l’uomo attualmente nella bufera, Ignazio Visco, in quota alla Ur-Lodge reazionaria “Edmund Burke”, difeso da Giorgio Napolitano (superloggia “Three Eyes”, come il ministro Padoan) e attaccato da Matteo Renzi, «che non è massone ma ha ripetutamente bussato – invano, finora – alle stesse reti: quelle della aristocrazia supermassonica neo-conservatrice, attraverso entità paramassoniche come il potentissimo Council on Foreign Relations, di Washington». L’autore di queste indicazioni sulla presunta identità supermassonica del vero potere è Gioele Magaldi, già gran maestro del Goi e poi affiliato alla Ur-Lodge progressista “Thomas Paine”. Nel 2014 Magaldi ha dato alle stampe “Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere e trasformatosi in bestseller-fantasma: solo il “Fatto Quotidiano” l’ha adeguatamente recensito, nel silenzio assordante dei grandi media. Che peraltro continunano a ignorare Magaldi, anche quando parla di massoneria italiana e di casi scottanti come l’affare Mps, su cui pesa tra l’altro anche lo strano “suicidio” di David Rossi.«Anziché attaccare il Grande Oriente per le vicende provinciali di Banca Etruria – afferma Magaldi, oggi presidente del Movimento Roosevelt – giornali e televisioni farebbero meglio a interrogarsi sul ruolo di Mario Draghi e Anna Maria Tarantola, poi ministra di Monti: erano al vertice di Bankitalia quando la banca centrale avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Montepaschi». Analoga polemica con Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”: «Si parla genericamente di massoneria, in relazione a piccole vicende locali, mentre si continua a ignorare il ruolo supermassonico di primo piano rivestito in Italia, per conto di reti internazionali, da personalità come Monti, Draghi, la stessa Tarantola, l’ex presidente Napolitano e l’attuale ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan». Sotto il fuoco renziano è ora finito Ignazio Visco? Non una parola, dal mainstream, sul possibile retroterra comune dei contendenti, legati a influenti “salotti” non italiani. Silenzio anche sul ruolo della banca centrale, a cui un altro supermassone, l’eurocrate Carlo Azeglio Ciampi, “staccò la spina” nel 1980, facendo in modo che Bankitalia cessasse di fungere da “bancomat del governo”, a costo zero, costringendo lo Stato – per finanziare il debito pubblico – a rivolgersi all’esosa finanza internazionale, mettendo all’asta i propri bond. Risultato: una falla rovinosa nel debito italiano, perfetta per indebolire il paese di fronte all’eurocrazia.«La messa alla berlina del governatore Visco ad opera della maggioranza piddina rappresenta un patetico scaricabarile politico», scrive Alberto Bagnai sul blog “Goofynomics”, che parla di «modus paraculandi». Bankitalia non vigilava adeguatamente sulla crisi delle banche italiane? Consob neppure? Chi, onestamente, può dire il contrario? «Ma pensiamo davvero che Visco e Fazio fossero degli incompetenti, dei dilettanti? Se così fosse – aggiunge Bagnai – la loro nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell’elettore più superficiale». Forse, continua Bagnai, la causa di tante “sviste” ad opera degli organismi di controllo esterni e interni alle banche italiane «era imputabile non all’umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno». Più precisamente «a un chiaro e inequivocabile ordine di scuderia», emanato in sede europea. «Un ordine al quale tutti, ma proprio tutti, dai vertici Bce fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale», dovevano sottostare. Ovvero: «Non intralciare l’enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal Trattato di Maastricht e dall’unione monetaria».Arbitraggio? «Così si chiama il prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali», spiega l’economista. «Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell’oceano degli ignari e polverizzati investitori globali». In pratica, una droga: «Come nel narcotraffico fisico, nel narcotraffico finanziario tutti si sono sporcati le mani: i coltivatori (ingegneri e top manager finanziari), i cartelli dei trafficanti (le grandi banche del nucleo, cresciute in “Germagna” sino a diventare uno Stato nello Stato), i cartelli degli spacciatori e la loro rete di “down the line dealers” (le grandi banche commerciali periferiche e le numerose banchette che le contornano)». E poi anche «i governi, i responsabili dei controlli a tutti i livelli: pubblici e privati, nazionali e internazionali, i partiti e le forze politiche, tutti pro-Maastricht e pro-euro (ricordo che la “Costituzione europea” da noi fu votata all’unanimità e il Fiscal Compact con dibattito praticamente zero»).E’ stato questo il “miracolo” dell’euro, sintetizza Bagnai con sarcasmo: «È stata questa la fonte di accumulo di capitale finanziario che ora permette la fase due: sfruttare la mobilità incontrollata del lavoro». Quindi, «cari moralisti falliti e vigliacchi – chiosa l’economista – chi di voi è senza Maastricht scagli la prima pietra». Se è difficile leggere analisi di questo tenore sulla grande stampa, o tantomeno ascoltarle in televisione, è addirittura impensabile imbattersi in spiegazioni dettagliate su quello che Bagnai chiama “vincolo esterno”. La piaga del neoliberismo finanziario in versione europea ha drasticamente impoverito centinaia di milioni di persone? Certamente, osserva Magaldi, ma bisogna pur sapere che ogni piano – compreso questo – cammina sulle gambe di individui precisi, accuratamente selezionati da un’élite occulta per occupare posti-chiave. Rarissimo che l’oligarchia si dichiari: è accaduto di recente in Francia, quando il supermassone reazionario Jacques Attali ha rivendicato la partenità del progetto che ha portato all’Eliseo la sua creatura, Emmanuel Macron, già dirigente della Banca Rothschild. In Italia, invece, si sorvola regolarmente anche su un altro difensore di Ignazio Visco: Romano Prodi. «Ne parlerò nel sequel di “Massoni”, di prossima uscita», annuncia Magaldi.«Pessimo interprete di questa globalizzazione privatizzatrice», l’ex premier ulivista, ex presidente della Commissione Europea nonché advisor di Goldman Sachs: benché ufficialmente “progressista” sarebbe anch’esso «affiliato a quelle potenti reti supermassoniche internazionali che hanno progettato la grande crisi, in termini di svuotamento della democrazia e colossale trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto», sostiene Magaldi. La stampa ne coglie sempre e solo gli effetti terminali – la disoccupazione, la crisi dei risparmiatori colpiti dai crack bancari – evitando però sempre di inquadrare il disegno, i suoi architetti occulti e i relativi interpreti locali. Non stupisce che giornali e televisioni continuino a ignorare le rivelazioni di Magaldi, che forniscono un’inedita geografia del vero potere. Tra le 36 superlogge mondiali, da cui dipendono entità paramassoniche come il Bilderberg e la stessa Trilaterale, spicca il ruolo nefasto svolto negli ultimi decenni dalle Ur-Lodges neoaristocratiche e oligarchiche, come la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose”, la “Leviathan”, la “White Eagle”, senza contare la potentissima “Three Eyes” (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) e la “Hathor Pentalpha” fondata dai Bush, secondo Magaldi con intenti addirittura terroristici (11 Settembre, Al-Qaeda, Isis).A valle, la mappa del back-office del potere si rifletterebbe in Italia – come in ogni altro paese, non solo occidentale – nel reticolo dei leader locali: Magaldi ha ripetutamente indicato l’appartenenza di Giorgio Napolitano alla “Three Eyes” (la stessa di Attali). Della “Three Eyes” farebbero parte anche Padoan e Draghi, Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Recchi (costruzioni), Marta Dassù (Finmeccanica), Enrico Tommaso Cucchiani (banchiere, già a capo di Intesa Sanpaolo) e l’ex ministra renziana Federica Guidi. Altri circuiti della stessa supermassoneria neo-conservatrice sarebbero rappresentati da uomini affiliati a Ur-Lodges come la “Babel Tower” (Mario Monti), la “Compass Star-Rose” (Fabrizio Saccomanni, Massimo D’Alema, Vittorio Grilli), la “Atlantis-Aletheia” (Corrado Passera), la “Pan-Europa” (Alfredo Ambrosetti, Emma Marcegaglia). Ignazio Visco, l’attuale governatore di Bankitalia, sarebbe invece legato alla “Edmund Burke” (insieme all’ex ministro dell’economia Domenico Siniscalco). Ma non c’è caso che ne si faccia cenno, nelle cronache: tutto finirà, come sempre, attorno alle chiacchiere di Renzi, più quelle su Renzi e quelle contro Renzi, senza spiegare verso quali scogli sta andando la nave, e per ordine di chi.
Si può anche chiamarla massoneria, ma la definizione è imprecisa: perché non tutti gli affiliati alle superlogge internazionali sono stati iniziati all’obbedienza massonica. Forse non ha mai indossato il grembiulino neppure l’uomo attualmente nella bufera, Ignazio Visco, in quota alla Ur-Lodge reazionaria “Edmund Burke”, difeso da Giorgio Napolitano (superloggia “Three Eyes”, come il ministro Padoan) e attaccato da Matteo Renzi, «che non è massone ma ha ripetutamente bussato – invano, finora – alle stesse reti: quelle della aristocrazia supermassonica neo-conservatrice, attraverso entità paramassoniche come il potentissimo Council on Foreign Relations, di Washington». L’autore di queste indicazioni sulla presunta identità supermassonica del vero potere è Gioele Magaldi, già gran maestro del Goi e poi affiliato alla Ur-Lodge progressista “Thomas Paine”. Nel 2014 Magaldi ha dato alle stampe “Massoni, società a responsabilità illimitata”, edito da Chiarelettere e trasformatosi in bestseller-fantasma: solo il “Fatto Quotidiano” l’ha adeguatamente recensito, nel silenzio assordante dei grandi media. Che peraltro continunano a ignorare Magaldi, anche quando parla di massoneria italiana e di casi scottanti come l’affare Mps, su cui pesa tra l’altro lo strano “suicidio” di David Rossi.
«Anziché attaccare il Grande Oriente per le vicende provinciali di Banca Etruria – afferma Magaldi, oggi presidente del Movimento Roosevelt – giornali e televisioni farebbero meglio a interrogarsi sul ruolo di Mario Draghi e Anna Maria Ignazio ViscoTarantola, poi ministra di Monti: erano al vertice di Bankitalia quando la banca centrale avrebbe dovuto vigilare sull’operato del Montepaschi». Analoga polemica con Ferruccio De Bortoli, già direttore del “Corriere della Sera”: «Si parla genericamente di massoneria, in relazione a piccole vicende locali, mentre si continua a ignorare il ruolo supermassonico di primo piano rivestito in Italia, per conto di reti internazionali, da personalità come Monti, Draghi, la stessa Tarantola, l’ex presidente Napolitano e l’attuale ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan». Sotto il fuoco renziano è ora finito Ignazio Visco? Non una parola, dal mainstream, sul possibile retroterra comune dei contendenti, legati a influenti “salotti” non italiani. Silenzio anche sul ruolo della banca centrale, a cui un altro supermassone, l’eurocrate Carlo Azeglio Ciampi, “staccò la spina” nel 1980, facendo in modo che Bankitalia cessasse di fungere da “bancomat del governo”, a costo zero, costringendo lo Stato – per finanziare il debito pubblico – a rivolgersi all’esosa finanza internazionale, mettendo all’asta i propri bond. Risultato: una falla rovinosa nel debito italiano, perfetta per indebolire il paese di fronte all’eurocrazia.
«La messa alla berlina del governatore Visco ad opera della maggioranza piddina rappresenta un patetico scaricabarile politico», scrive Alberto Bagnai sul blog “Goofynomics”, che parla di «modus paraculandi». Bankitalia non vigilava adeguatamente sulla crisi delle banche italiane? Consob neppure? Chi, onestamente, può dire il contrario? «Ma pensiamo davvero che Visco e Fazio fossero degli incompetenti, dei dilettanti? Se così fosse – aggiunge Bagnai – la loro nomina ad opera della classe dirigente che ancora oggi si ripropone come insostituibile oligarchia dovrebbe suscitare alcune domande anche nell’elettore più superficiale». Forse, continua Bagnai, la causa di tante “sviste” ad opera degli organismi di controllo esterni e interni alle banche italiane «era imputabile non all’umana pochezza ma ad un’altra causa: ad un vincolo esterno». Più precisamente «a un chiaro e inequivocabile ordine di scuderia», emanato in sede europea. «Un ordine al quale tutti, ma Alberto Bagnaiproprio tutti, dai vertici Bce fin al più passivo sindaco e revisore della più piccola banca territoriale», dovevano sottostare. Ovvero: «Non intralciare l’enorme arbitraggio finanziario reso possibile dal Trattato di Maastricht e dall’unione monetaria».
Arbitraggio? «Così si chiama il prendere a prestito nel nucleo e prestare con spread ai mal-investitori della periferia senza subire rischi di cambio e senza alcun controllo sui movimenti dei capitali», spiega l’economista. «Una colossale macchina da soldi, la cui già enorme potenza era ulteriormente amplificata dal mercato dei derivati, grazie al quale si diluivano i rischi di credito nell’oceano degli ignari e polverizzati investitori globali». In pratica, una droga: «Come nel narcotraffico fisico, nel narcotraffico finanziario tutti si sono sporcati le mani: i coltivatori (ingegneri e top manager finanziari), i cartelli dei trafficanti (le grandi banche del nucleo, cresciute in “Germagna” sino a diventare uno Stato nello Stato), i cartelli degli spacciatori e la loro rete di “down the line dealers” (le grandi banche commerciali periferiche e le numerose banchette che le contornano)». E poi anche «i governi, i responsabili dei controlli a tutti i livelli: pubblici e privati, nazionali e internazionali, i partiti e le forze politiche, tutti pro-Maastricht e pro-euro (ricordo che la “Costituzione europea” da noi fu votata all’unanimità e il Fiscal Compact con dibattito praticamente zero»).
E’ stato questo il “miracolo” dell’euro, sintetizza Bagnai con sarcasmo: «È stata questa la fonte di accumulo di capitale finanziario che ora permette la fase due: sfruttare la mobilità incontrollata del lavoro». Quindi, «cari moralisti falliti e vigliacchi – chiosa l’economista – chi di voi è senza Maastricht scagli la prima pietra». Se è difficile leggere analisi di questo tenore sulla grande stampa, o tantomeno ascoltarle in televisione, è addirittura impensabile imbattersi in spiegazioni dettagliate su quello che Bagnai chiama “vincolo esterno”. La piaga del neoliberismo finanziario in versione europea ha drasticamente impoverito centinaia di milioni di persone? Certamente, osserva Magaldi, ma bisogna pur sapere che ogni piano – compreso questo – cammina sulle gambe di individui precisi, accuratamente selezionati da un’élite occulta per occupare posti-chiave. Rarissimo che l’oligarchia si dichiari: è accaduto di recente in Francia, quando il supermassone reazionario Il libro di MagaldiJacques Attali ha rivendicato la partenità del progetto che ha portato all’Eliseo la sua creatura, Emmanuel Macron, già dirigente della Banca Rothschild. In Italia, invece, si sorvola regolarmente anche su un altro difensore di Visco: Romano Prodi. «Ne parlerò nel sequel di “Massoni”, di prossima uscita», annuncia Magaldi.
«Pessimo interprete di questa globalizzazione privatizzatrice», l’ex premier ulivista, ex presidente della Commissione Europea nonché advisor di Goldman Sachs: benché ufficialmente “progressista” sarebbe anch’esso «affiliato a quelle potenti reti supermassoniche internazionali che hanno progettato la grande crisi, in termini di svuotamento della democrazia e colossale trasferimento della ricchezza dal basso verso l’alto», sostiene Magaldi. La stampa ne coglie sempre e solo gli effetti terminali – la disoccupazione, la sofferenza dei risparmiatori colpiti dai crack bancari – evitando però sempre di inquadrare il disegno, i suoi architetti occulti e i relativi interpreti locali. Non stupisce che giornali e televisioni continuino a ignorare le rivelazioni di Magaldi, che forniscono un’inedita geografia del vero potere. Tra le 36 superlogge mondiali, da cui dipendono entità paramassoniche come il Bilderberg e la stessa Trilaterale, spicca il ruolo nefasto svolto negli ultimi decenni dalle Ur-Lodges neoaristocratiche e oligarchiche, come la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose”, la “Leviathan”, la “White Eagle”, senza contare la potentissima “Three Eyes” (Kissinger, Rockefeller, Rothschild) e la “Hathor Pentalpha” fondata dai Bush, secondo Magaldi con intenti addirittura terroristici (11 Settembre, Al-Qaeda, Isis).
A valle, la mappa del back-office del potere si rifletterebbe in Italia – come in ogni altro paese, non solo occidentale – nel reticolo dei leader locali: Magaldi ha ripetutamente indicato l’appartenenza di Giorgio Napolitano alla “Three Eyes” (la stessa di Attali). Ne farebbero parte anche Padoan e Draghi, Gianfelice Rocca (Techint) e Giuseppe Recchi (costruzioni), Marta Dassù (Finmeccanica), Enrico Tommaso Cucchiani (banchiere, già a capo di Intesa Sanpaolo) e l’ex ministra renziana Federica Guidi. Altri circuiti della stessa supermassoneria neo-conservatrice sarebbero rappresentati da uomini affiliati a Ur-Lodges come la “Babel Tower” (Mario Monti), la “Compass Star-Rose” (Fabrizio Saccomanni, Massimo D’Alema, Vittorio Grilli), la “Atlantis-Aletheia” (Corrado Passera), la “Pan-Europa” (Alfredo Ambrosetti, Emma Marcegaglia). Ignazio Visco, l’attuale governatore di Bankitalia, sarebbe invece legato alla “Edmund Burke” (insieme a un altro ex ministro dell’economia, Domenico Siniscalco). Ma non c’è caso che ne si faccia cenno, nelle cronache: tutto finirà, come sempre, attorno alle chiacchiere di Renzi, più quelle su Renzi e quelle contro Renzi, senza spiegare verso quali scogli sta andando la nave, e per ordine di chi.
-
- Messaggi: 317
- Iscritto il: 02/03/2015, 18:13
Re: Nazione Marcia
ma non è per caso che dietro certe proposte di legge come la flat tax e il quoziente familiare ci sia dietro la massoneria?Queste sono proposte che uccidono le fasce sociali deboli
Gesù disse a scribi e farisei che erano sepolcri imbiancati delle persone inique.Guai a voi scribi e farisei
Gesù disse a scribi e farisei che erano sepolcri imbiancati delle persone inique.Guai a voi scribi e farisei
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Nazione Marcia
Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
La Sicilia va al centrodestra. Cancelleri attacca
“Vittoria contaminata dagli impresentabili”
Nello Musumeci festeggia, Genovese jr il più votato a Messina. 5 Stelle è primo partito al 28% (diretta)
Udc e cuffariani oltre il 5%. Voto disgiunto, il candidato M5s premiato dagli elettori Pd (di G. Pipitone)
Politica
“Una vittoria contaminata dagli impresentabili”. Giancarlo Cancelleri, candidato del M5s, commenta così il risultato delle elezioni regionali in Sicilia: “Non chiamerò il vincitore Musumeci – ha detto Cancelleri in conferenza stampa – perché se lo facessi ringrazierei i veri vincitori che sono i Genovese e i Cuffaro“. Mentre il centrodestra festeggia, sono dispersi i candidati del centrosinistra
di F. Q.
•l’affluenza – alle urne solo il 46,7% degli aventi diritto •le sfide – dai debiti alle riforme flop: le emergenze che si troverà sul tavolo il governatore
•Flop Micari, renziani accusano Grasso •Il presidente del senato: “Colpa mia? Scuse patetiche”
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
La Sicilia va al centrodestra. Cancelleri attacca
“Vittoria contaminata dagli impresentabili”
Nello Musumeci festeggia, Genovese jr il più votato a Messina. 5 Stelle è primo partito al 28% (diretta)
Udc e cuffariani oltre il 5%. Voto disgiunto, il candidato M5s premiato dagli elettori Pd (di G. Pipitone)
Politica
“Una vittoria contaminata dagli impresentabili”. Giancarlo Cancelleri, candidato del M5s, commenta così il risultato delle elezioni regionali in Sicilia: “Non chiamerò il vincitore Musumeci – ha detto Cancelleri in conferenza stampa – perché se lo facessi ringrazierei i veri vincitori che sono i Genovese e i Cuffaro“. Mentre il centrodestra festeggia, sono dispersi i candidati del centrosinistra
di F. Q.
•l’affluenza – alle urne solo il 46,7% degli aventi diritto •le sfide – dai debiti alle riforme flop: le emergenze che si troverà sul tavolo il governatore
•Flop Micari, renziani accusano Grasso •Il presidente del senato: “Colpa mia? Scuse patetiche”
-
- Messaggi: 5725
- Iscritto il: 11/10/2016, 2:47
Re: Nazione Marcia
UncleTom ha scritto:Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
La Rosa
La Sicilia va al centrodestra. Cancelleri attacca
“Vittoria contaminata dagli impresentabili”
Nello Musumeci festeggia, Genovese jr il più votato a Messina. 5 Stelle è primo partito al 28% (diretta)
Udc e cuffariani oltre il 5%. Voto disgiunto, il candidato M5s premiato dagli elettori Pd (di G. Pipitone)
Politica
“Una vittoria contaminata dagli impresentabili”. Giancarlo Cancelleri, candidato del M5s, commenta così il risultato delle elezioni regionali in Sicilia: “Non chiamerò il vincitore Musumeci – ha detto Cancelleri in conferenza stampa – perché se lo facessi ringrazierei i veri vincitori che sono i Genovese e i Cuffaro“. Mentre il centrodestra festeggia, sono dispersi i candidati del centrosinistra
di F. Q.
•l’affluenza – alle urne solo il 46,7% degli aventi diritto •le sfide – dai debiti alle riforme flop: le emergenze che si troverà sul tavolo il governatore
•Flop Micari, renziani accusano Grasso •Il presidente del senato: “Colpa mia? Scuse patetiche”
QUANDO L'OVRA ENTRA IN AZIONE
Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
Elezioni Regionali Sicilia
4.514 sezioni su 5.300
39,80%
Musumeci
34,70%
Cancelleri
18,50%
Micari
6,20%
Fava
0,70%
La Rosa
La Sicilia va al centrodestra. Cancelleri attacca
“Vittoria contaminata dagli impresentabili”
Nello Musumeci festeggia, Genovese jr il più votato a Messina. 5 Stelle è primo partito al 28% (diretta)
Udc e cuffariani oltre il 5%. Voto disgiunto, il candidato M5s premiato dagli elettori Pd (di G. Pipitone)
Politica
“Una vittoria contaminata dagli impresentabili”. Giancarlo Cancelleri, candidato del M5s, commenta così il risultato delle elezioni regionali in Sicilia: “Non chiamerò il vincitore Musumeci – ha detto Cancelleri in conferenza stampa – perché se lo facessi ringrazierei i veri vincitori che sono i Genovese e i Cuffaro“. Mentre il centrodestra festeggia, sono dispersi i candidati del centrosinistra
di F. Q.
•l’affluenza – alle urne solo il 46,7% degli aventi diritto •le sfide – dai debiti alle riforme flop: le emergenze che si troverà sul tavolo il governatore
•Flop Micari, renziani accusano Grasso •Il presidente del senato: “Colpa mia? Scuse patetiche”
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 16 ospiti