Le storie e lo specchio
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Re: Le storie e lo specchio
I 103 anni di Rita Levi-Montalcini
GRANDE DONNA
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‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Le storie e lo specchio
PUGLIA ITALIA
Lecce, imprenditore edile si uccide. "Metto fine a questa storia assurda"
Sabato, 28 aprile 2012 - 16:06:00
Ancora una vittima. Continua il massacro a causa della crisi. E succede ancora in Puglia, per la sesta volta in due mesi. A uccidersi con un colpo alla testa è stato Alessandro Lefons, 32 anni, titolare di una piccola impresa edile di Lizzanello, nel Leccese. Si tratta del sesto suicidio in Puglia legato alla crisi in soli due mesi. Nel pomeriggio, il giovane ha preso l'auto e ha raggiunto una località isolata a Cavallino. Si è seduto per terra, con le spalle appoggiate a un muretto e si è sparato.
In macchina hanno trovato una lettera in cui chiedeva scusa ai genitori e diceva: "Non lo faccio per farvi del male ma per mettere fine a questa storia assurda". Il corpo è stato trovato da un agricoltore, che ha avvertito i carabinieri, arrivati sul posto insieme ai vigili urbani. Nella sua mente le preoccupazioni legate al lavoro che ormai scarseggiava, "le cose non vanno bene nonostante gli sforzi", ha lasciato scritto. Lefons non era sposato, aveva una fidanzata.
Chi lo conosceva racconta di una faccia pulita, un bravo ragazzo, un lavoratore. Il suo dramma si unisce a quelli di Giuseppe Pignataro, 49 anni, di Trani; Vincenzo Di Tinco, 60 anni, di Ginosa; Silvano Pajano, 28 anni, di Presicce (Lecce); di Antonio Maggio, disoccupato 29enne di Scorrano, sempre nel Leccese, e Pierluigi Manfredi, 34 anni, suo concittadino, che si sono suicidati meno di un mese fa a distanza di poche settimane uno dall'altro in uno dei paesi del Sud dove la crisi sembra uccidere anche le speranze.
http://affaritaliani.libero.it/puglia/i ... 80412.html
Lecce, imprenditore edile si uccide. "Metto fine a questa storia assurda"
Sabato, 28 aprile 2012 - 16:06:00
Ancora una vittima. Continua il massacro a causa della crisi. E succede ancora in Puglia, per la sesta volta in due mesi. A uccidersi con un colpo alla testa è stato Alessandro Lefons, 32 anni, titolare di una piccola impresa edile di Lizzanello, nel Leccese. Si tratta del sesto suicidio in Puglia legato alla crisi in soli due mesi. Nel pomeriggio, il giovane ha preso l'auto e ha raggiunto una località isolata a Cavallino. Si è seduto per terra, con le spalle appoggiate a un muretto e si è sparato.
In macchina hanno trovato una lettera in cui chiedeva scusa ai genitori e diceva: "Non lo faccio per farvi del male ma per mettere fine a questa storia assurda". Il corpo è stato trovato da un agricoltore, che ha avvertito i carabinieri, arrivati sul posto insieme ai vigili urbani. Nella sua mente le preoccupazioni legate al lavoro che ormai scarseggiava, "le cose non vanno bene nonostante gli sforzi", ha lasciato scritto. Lefons non era sposato, aveva una fidanzata.
Chi lo conosceva racconta di una faccia pulita, un bravo ragazzo, un lavoratore. Il suo dramma si unisce a quelli di Giuseppe Pignataro, 49 anni, di Trani; Vincenzo Di Tinco, 60 anni, di Ginosa; Silvano Pajano, 28 anni, di Presicce (Lecce); di Antonio Maggio, disoccupato 29enne di Scorrano, sempre nel Leccese, e Pierluigi Manfredi, 34 anni, suo concittadino, che si sono suicidati meno di un mese fa a distanza di poche settimane uno dall'altro in uno dei paesi del Sud dove la crisi sembra uccidere anche le speranze.
http://affaritaliani.libero.it/puglia/i ... 80412.html
Re: Le storie e lo specchio
STEFANO BLANCO, DIRETTORE DEL COLLEGIO UNIVERSITARIO DI MILANO, AFFRONTA IL FENOMENO
Studentesse e sesso a pagamento:
la storia (brutta) di Ilaria
Un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle loro possibilità
di STEFANO BLANCO *
L'ultima volta che ho visto Ilaria è venuta a raccontarmi di aver «quasi finito la sua tesi di laurea; pronta a partire per gli Usa». Una studentessa come molte altre: voti discreti, in regola con gli esami, una mamma svedese, voglia di girare il mondo, grande curiosità, molto bella. Aggiungo questa notazione perché Ilaria (solo il nome è di fantasia) un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle sue possibilità, più e meno virtualmente si fa pagare (o ricompensare) per le sue prestazioni sessuali, perché, come dice lei, «qualcuno si deve prendere cura del mio tempo». È un fenomeno in espansione anche nelle nostre università. Tenuto sotto traccia da una certa finta pudicizia tutta milanese. Già acclarato e in parte descritto in molti campus, soprattutto nel mondo anglosassone, ma presente anche in Asia.
(foto Diomede)
Un recente studio condotto in alcune università statunitensi indicava che una ragazza su dieci avesse fatto sesso, almeno virtuale, a pagamento negli anni di studio. Sono soprattutto le prestazione sessuali via Internet in esponenziale aumento. Per molti (più o meno benpensanti) tutta questa storia si deve ridurre a semplice prostituzione e quindi a una prostituta. Purtroppo o per fortuna le cose sono molto più complesse e questo comportamento va studiato poiché è, anche, lo specchio della città e della civiltà contemporanea in cui viviamo e del distorto rapporto tra corpo e denaro.
Ilaria, come altre, vive un suo avere molti o moltissimi fidanzati in un susseguirsi di rapporti più o meno brevi e più o meno regolati da regali o denaro, semplicemente in conseguenza del suo trasporto per l'altro o per la generosità del suo partner. Vive tra l'università e la notte milanese che l'accoglie nei sui vestiti scintillanti e firmati dentro i suoi locali più trendy, in un continuo girovagare notturno. Ilaria, come molte sue amiche, è fin troppo superfluo dirlo, non si sente una prostituta, non si sente nulla.
In una liquidità sociale completa e con un'identità mutevole e sovrapponibile, vive questo rapporto con il proprio corpo e con gli altri. Interpreta, anche così, la sua permanenza a Milano come studentessa. Eh sì, difficile da digerire. I paradigmi cambiano. Nessun senso di colpa. Nelle sue parole anche un sottinteso che racconta come per alcune professoresse o compagne più grandi è troppo appariscente e interessata alle scarpe per essere intelligente. Si tratta innanzitutto di alzare un velo su questo fenomeno e invece di fare finta che non esista, provare a comprenderlo, senza condanne a priori poco utili; continuare a parlarsi, creare un ambiente e una città dove sia possibile per tutti potersi confrontare senza la paura di anatemi morali. Provare a immaginarsi un luogo dove avere una progettualità più ampia che si prenda cura del tempo di tutti, anche di quello di Ilaria.
* direttore del Collegio universitario di Milano
16 giugno 2012 | 11:10
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 4141.shtml
Studentesse e sesso a pagamento:
la storia (brutta) di Ilaria
Un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle loro possibilità
di STEFANO BLANCO *
L'ultima volta che ho visto Ilaria è venuta a raccontarmi di aver «quasi finito la sua tesi di laurea; pronta a partire per gli Usa». Una studentessa come molte altre: voti discreti, in regola con gli esami, una mamma svedese, voglia di girare il mondo, grande curiosità, molto bella. Aggiungo questa notazione perché Ilaria (solo il nome è di fantasia) un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle sue possibilità, più e meno virtualmente si fa pagare (o ricompensare) per le sue prestazioni sessuali, perché, come dice lei, «qualcuno si deve prendere cura del mio tempo». È un fenomeno in espansione anche nelle nostre università. Tenuto sotto traccia da una certa finta pudicizia tutta milanese. Già acclarato e in parte descritto in molti campus, soprattutto nel mondo anglosassone, ma presente anche in Asia.
(foto Diomede)
Un recente studio condotto in alcune università statunitensi indicava che una ragazza su dieci avesse fatto sesso, almeno virtuale, a pagamento negli anni di studio. Sono soprattutto le prestazione sessuali via Internet in esponenziale aumento. Per molti (più o meno benpensanti) tutta questa storia si deve ridurre a semplice prostituzione e quindi a una prostituta. Purtroppo o per fortuna le cose sono molto più complesse e questo comportamento va studiato poiché è, anche, lo specchio della città e della civiltà contemporanea in cui viviamo e del distorto rapporto tra corpo e denaro.
Ilaria, come altre, vive un suo avere molti o moltissimi fidanzati in un susseguirsi di rapporti più o meno brevi e più o meno regolati da regali o denaro, semplicemente in conseguenza del suo trasporto per l'altro o per la generosità del suo partner. Vive tra l'università e la notte milanese che l'accoglie nei sui vestiti scintillanti e firmati dentro i suoi locali più trendy, in un continuo girovagare notturno. Ilaria, come molte sue amiche, è fin troppo superfluo dirlo, non si sente una prostituta, non si sente nulla.
In una liquidità sociale completa e con un'identità mutevole e sovrapponibile, vive questo rapporto con il proprio corpo e con gli altri. Interpreta, anche così, la sua permanenza a Milano come studentessa. Eh sì, difficile da digerire. I paradigmi cambiano. Nessun senso di colpa. Nelle sue parole anche un sottinteso che racconta come per alcune professoresse o compagne più grandi è troppo appariscente e interessata alle scarpe per essere intelligente. Si tratta innanzitutto di alzare un velo su questo fenomeno e invece di fare finta che non esista, provare a comprenderlo, senza condanne a priori poco utili; continuare a parlarsi, creare un ambiente e una città dove sia possibile per tutti potersi confrontare senza la paura di anatemi morali. Provare a immaginarsi un luogo dove avere una progettualità più ampia che si prenda cura del tempo di tutti, anche di quello di Ilaria.
* direttore del Collegio universitario di Milano
16 giugno 2012 | 11:10
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 4141.shtml
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Re: Le storie e lo specchio
Fareste sesso a pagamento per pagarvi gli studi?
di Serena Danna
E’uno di quegli argomenti che ogni tanto spuntano sui giornali per poi insabbiarsi nell’apparente tranquillità quotidiana. Sesso per pagare gli studi. Non stiamo parlando di ragazze disperate in fuga da povertà e disperazione o di donne viziose e avide di denaro. Ma di ragazze e ragazzi che si prostituiscono per fare la vita di un qualsiasi coetaneo di famiglia medio-borghese: lezione la mattina, studio il pomeriggio, discoteca il sabato, cinema la domenica, vacanze e, perché no, qualche bel vestito nell’armadio. L’ultima denuncia, sulle pagine del “Corriere della Sera”, è di Stefano Blanco, direttore generale della Fondazione Collegio Università milanesi, che ha raccontato la storia di Ilaria, laureanda (con un futuro negli Stati Uniti) di giorno ed escort di notte. ”Ilaria, come molte sue amiche, è fin troppo superfluo dirlo, non si sente una prostituta, non si sente nulla – scrive Blanco- .In una liquidità sociale completa e con un’identità mutevole e sovrapponibile, vive questo rapporto con il proprio corpo e con gli altri. Interpreta, anche così, la sua permanenza a Milano come studentessa”. Un anno fa il film Student Service (nella foto), raccontando una storia analoga, aveva gettato nel panico la Francia. Una ricerca del Berlin Studies Center pubblicata nel 2011 rivela che a Berlino uno studente universitario su 3 farebbe sesso a pagamento per assicurarsi la retta e avere uno stile di vita soddisfacente. Così il 29,2% dei francesi e il 18,5% dei polacchi. E in Italia? Ricerche e indagini sull’argomento scarseggiano. Ma un sondaggio proposto dal sito Studenti.it illustra che alla domanda ”E’ giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare?” il 14% ha dichiarato “è legittimo perchè lo fanno tutti”, mentre per il 20% “dipende dalle situazioni”. Solo il 67% degli utenti ha risposto “no, perchè c’è sempre un’alternativa”. E voi cosa ne pensate?
Twitter @serena_danna
http://solferino28.corriere.it/2012/06/ ... /#more-450
di Serena Danna
E’uno di quegli argomenti che ogni tanto spuntano sui giornali per poi insabbiarsi nell’apparente tranquillità quotidiana. Sesso per pagare gli studi. Non stiamo parlando di ragazze disperate in fuga da povertà e disperazione o di donne viziose e avide di denaro. Ma di ragazze e ragazzi che si prostituiscono per fare la vita di un qualsiasi coetaneo di famiglia medio-borghese: lezione la mattina, studio il pomeriggio, discoteca il sabato, cinema la domenica, vacanze e, perché no, qualche bel vestito nell’armadio. L’ultima denuncia, sulle pagine del “Corriere della Sera”, è di Stefano Blanco, direttore generale della Fondazione Collegio Università milanesi, che ha raccontato la storia di Ilaria, laureanda (con un futuro negli Stati Uniti) di giorno ed escort di notte. ”Ilaria, come molte sue amiche, è fin troppo superfluo dirlo, non si sente una prostituta, non si sente nulla – scrive Blanco- .In una liquidità sociale completa e con un’identità mutevole e sovrapponibile, vive questo rapporto con il proprio corpo e con gli altri. Interpreta, anche così, la sua permanenza a Milano come studentessa”. Un anno fa il film Student Service (nella foto), raccontando una storia analoga, aveva gettato nel panico la Francia. Una ricerca del Berlin Studies Center pubblicata nel 2011 rivela che a Berlino uno studente universitario su 3 farebbe sesso a pagamento per assicurarsi la retta e avere uno stile di vita soddisfacente. Così il 29,2% dei francesi e il 18,5% dei polacchi. E in Italia? Ricerche e indagini sull’argomento scarseggiano. Ma un sondaggio proposto dal sito Studenti.it illustra che alla domanda ”E’ giustificabile prostituirsi se non si trova lavoro o non si hanno soldi per studiare?” il 14% ha dichiarato “è legittimo perchè lo fanno tutti”, mentre per il 20% “dipende dalle situazioni”. Solo il 67% degli utenti ha risposto “no, perchè c’è sempre un’alternativa”. E voi cosa ne pensate?
Twitter @serena_danna
http://solferino28.corriere.it/2012/06/ ... /#more-450
Re: Le storie e lo specchio
Gaffe di Alemanno su Twitter, segue un sito di incontri per adulti
http://bit.ly/Alemanno-segue-Incontri-Segreti
http://bit.ly/Alemanno-segue-Incontri-Segreti
Re: Le storie e lo specchio
EURO 2012
Undici notti insonni per seguire gli Europei: tifoso cinese muore per sfinimento
«Overdose» di calcio per il 26enne Jiang Xiaoshan
Non voleva perdersi nemmeno un secondo di Euro 2012. Si è messo davanti alla tv per seguire ogni partita, ogni azione e tutti i gol in diretta. Alla fine, dopo 1.890 minuti di calcio, è crollato. Come riportano i media inglesi e quelli asiatici, il 26enne Jiang Xiaoshan è morto per un cocktail micidiale di fumo, alcol e una passione smisurata per il calcio.
IL FUSO ORARIO - «Overdose di calcio», anche così potrebbe essere descritta la causa di morte di un giovane cinese di Changsha, nella provincia dell’Hunan. Il pallone è stato infatti il suo amore più grande, ma anche la sua condanna. Per seguire in tv tutte le sfide del Campionato europeo in Ucraina e Polonia, il giovane è rimasto sveglio per 11 notti di seguito. Già, perché a causa del fuso orario le partite in Cina vanno in onda tra la tarda notte e l'alba. Di giorno, il ragazzo andava regolarmente al lavoro, di notte si dava appuntamento con gli amici per seguire i suoi idoli del calcio - soprattutto quelli del team inglese e della squadra francese - e poi festeggiare con alcol e sigarette. Tuttavia, alla fine il suo fisico non ha retto. Lo sfortunato tifoso è morto martedì per uno scompenso cardiaco. I medici di Changsha hanno spiegato che la perdurante assenza di sonno, il costante consumo di alcool e il fumo hanno contribuito ad indebolire drasticamente il sistema immunitario del ragazzo.
PRECEDENTI - Fatale per Jiang sarebbe stata la sfida Italia-Irlanda, riferisce il portale cinese di news Sina.com. Dopo l’incontro, verso le cinque di mattina, è tornato a casa per riposare, si è fatto ancora una doccia, si è messo a letto, ma non si è più svegliato. Increduli i parenti e gli amici, anche perchè Jiang viene descritto come un «ragazzo sano» con una vita «abbastanza regolare». Purtroppo, quello di Jiang non è un caso isolato: già nel corso dei Mondiali di due anni fa in Sud Africa e di quelli di Germania 2006 furono numerosi i tifosi cinesi e asiatici colpiti da malori perchè seguivano in diretta le partite della competizione passando lunghe notti insonni. Jiang Xiaoshan ha seguito un totale di 21 partite di Euro 2012, ovverosia 1890 minuti di calcio e 51 gol.
Elmar Burchia
24 giugno 2012 | 14:17
http://www.corriere.it/cronache/12_giug ... ebe6.shtml
Undici notti insonni per seguire gli Europei: tifoso cinese muore per sfinimento
«Overdose» di calcio per il 26enne Jiang Xiaoshan
Non voleva perdersi nemmeno un secondo di Euro 2012. Si è messo davanti alla tv per seguire ogni partita, ogni azione e tutti i gol in diretta. Alla fine, dopo 1.890 minuti di calcio, è crollato. Come riportano i media inglesi e quelli asiatici, il 26enne Jiang Xiaoshan è morto per un cocktail micidiale di fumo, alcol e una passione smisurata per il calcio.
IL FUSO ORARIO - «Overdose di calcio», anche così potrebbe essere descritta la causa di morte di un giovane cinese di Changsha, nella provincia dell’Hunan. Il pallone è stato infatti il suo amore più grande, ma anche la sua condanna. Per seguire in tv tutte le sfide del Campionato europeo in Ucraina e Polonia, il giovane è rimasto sveglio per 11 notti di seguito. Già, perché a causa del fuso orario le partite in Cina vanno in onda tra la tarda notte e l'alba. Di giorno, il ragazzo andava regolarmente al lavoro, di notte si dava appuntamento con gli amici per seguire i suoi idoli del calcio - soprattutto quelli del team inglese e della squadra francese - e poi festeggiare con alcol e sigarette. Tuttavia, alla fine il suo fisico non ha retto. Lo sfortunato tifoso è morto martedì per uno scompenso cardiaco. I medici di Changsha hanno spiegato che la perdurante assenza di sonno, il costante consumo di alcool e il fumo hanno contribuito ad indebolire drasticamente il sistema immunitario del ragazzo.
PRECEDENTI - Fatale per Jiang sarebbe stata la sfida Italia-Irlanda, riferisce il portale cinese di news Sina.com. Dopo l’incontro, verso le cinque di mattina, è tornato a casa per riposare, si è fatto ancora una doccia, si è messo a letto, ma non si è più svegliato. Increduli i parenti e gli amici, anche perchè Jiang viene descritto come un «ragazzo sano» con una vita «abbastanza regolare». Purtroppo, quello di Jiang non è un caso isolato: già nel corso dei Mondiali di due anni fa in Sud Africa e di quelli di Germania 2006 furono numerosi i tifosi cinesi e asiatici colpiti da malori perchè seguivano in diretta le partite della competizione passando lunghe notti insonni. Jiang Xiaoshan ha seguito un totale di 21 partite di Euro 2012, ovverosia 1890 minuti di calcio e 51 gol.
Elmar Burchia
24 giugno 2012 | 14:17
http://www.corriere.it/cronache/12_giug ... ebe6.shtml
Re: Le storie e lo specchio
VIALE GORIZIA - ALTERCO CON UN 63ENNE PER UN FIORE NON OFFERTO ALLA COMPAGNA
Gli spaccano la faccia e poi lo accusano
di resistenza, arrestati due poliziotti
Gli agenti 24enni, fuori servizio, sono stati incastrati dalle telecamere: totalmente falsa la loro versione
MILANO - Due agenti della questura di Milano sono stati arrestati per aver selvaggiamente pestato un 63enne a pugni e calci in faccia - l'uomo ha riportato lesioni permanenti, «un impressionante numero di fratture». Il gip Alessandra Clemente ha emesso a loro carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del pm Tiziana Siciliano. I due agenti, Davide Sunseri e Federico Spallino, entrambi 24enni originari della Sicilia, al momento del fatto non erano in servizio e vestivano in borghese. Sono stati sospesi dal servizio e trasferiti in carcere. L'uomo ha riportato fratture al volto con una prognosi di 40 giorni; resterà sfigurato. I due agenti, oltre che di lesioni gravissime, sono accusati anche di falso ideologico e calunnia perché, dopo il pestaggio dell'uomo, hanno stilato una relazione dei fatti totalmente smentita dalle immagini riprese da una telecamera.
LA DINAMICA - Il gravissimo episodio è avvenuto il 20 maggio scorso, alle 3 del mattino, in viale Gorizia. Pare che all'origine di tutto ci fossero dei fiori che gli agenti distribuivano alle ragazze di passaggio per approcciarle. L'uomo, offeso perché alla sua compagna 50enne non era stata dedicata alcuna attenzione, avrebbe iniziato ad insultarli. Poi il pestaggio, ripreso dalle telecamere di sorveglianza. «Pochi minuti di drammatiche immagini rese ancor più crude dalla indifferenza del mondo circostante», scrive il pm Tiziana Siciliano nella richiesta di custodia cautelare. Il pm spiega che quella sera c'è stato «un incontro casuale» tra i due agenti e il 63 enne, Luigi Vittorino Morneghini, che era insieme alla compagna di 50 anni. I due poliziotti, a un certo punto, fanno per andarsene e «attraversano la strada». L'uomo, «certamente alterato da assunzione di alcol» compie un «gesto tanto insensato quanto risibile» e si «toglie la giacca» e segue i due, «rimanendo poi fermo al centro della carreggiata». Il pm scrive che non si può sapere cosa l'uomo «abbia detto, possiamo ipotizzare che fossero le frasi sconclusionate e, perché no, provocatorie di un ubriaco un po' molesto».
OSSA FRACASSATE - Quello che «nemmeno un pubblico ministero con anni di esperienza quale chi scrive avrebbe mai potuto immaginare è la reazione fredda ma bestiale dei due» che dovrebbero essere «rappresentanti dell'ordine», scrive il pm. Prima un «pugno» quando l'uomo è ancora in mezzo alla strada, poi «un calcio in pieno volto di violenza inaudita» da parte dell'altro poliziotto. «Nel lieve sobbalzo del corpo - si legge ancora - le cui immagini la telecamera impietosamente ci trasmette, sembra poter percepire il rumore delle ossa che si frantumano». L'uomo «esanime» viene «trascinato» dall'altro lato della strada dove l'aggressione prosegue. Dopo il pestaggio, i poliziotti stessi hanno chiamato il 118 e atteso l'arrivo dei soccorsi, dopo di che hanno sporto denuncia contro l'uomo.
IL QUESTORE - I due sono quindi anche accusati di falso e di calunnia, perché hanno incolpato l'uomo «di resistenza a pubblico ufficiale, pur nella consapevolezza della sua innocenza», stilando una denuncia a suo carico. Sull'episodio è subito intervenuto il questore di Milano Alessandro Marangoni: «È con rammarico ma con molta fermezza che parlo di questa storia. Chi sbaglia tra i poliziotti - ha detto - dovrebbe pagare doppio. La reazione degli agenti è stata spropositata. Il nostro intervento dimostra che la forza dello Stato è quella di essere trasparente».
LESIONI PERMANENTI - La vittima ha presentato denuncia dopo essere stato dimesso con 40 giorni di prognosi dall'ospedale Policlinico, dove è rimasto ricoverato per quattro giorni. Dagli accertamenti è emerso che il 63enne ha un precedente recentissimo per una lite con la compagna, che lo aveva denunciato in questura nello scorso aprile. Nel provvedimento firmato dal giudice si fa riferimento a «un impressionante numero di fratture», tra cui diverse lesioni allo zigomo, al setto nasale, al bulbo oculare e alla mascella, che hanno comportato un «fracasso di faccia» con una «deformazione permanente del viso».
Redazione Milano online
29 giugno 2012 | 19:02
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 1176.shtml
Gli spaccano la faccia e poi lo accusano
di resistenza, arrestati due poliziotti
Gli agenti 24enni, fuori servizio, sono stati incastrati dalle telecamere: totalmente falsa la loro versione
MILANO - Due agenti della questura di Milano sono stati arrestati per aver selvaggiamente pestato un 63enne a pugni e calci in faccia - l'uomo ha riportato lesioni permanenti, «un impressionante numero di fratture». Il gip Alessandra Clemente ha emesso a loro carico un'ordinanza di custodia cautelare in carcere su richiesta del pm Tiziana Siciliano. I due agenti, Davide Sunseri e Federico Spallino, entrambi 24enni originari della Sicilia, al momento del fatto non erano in servizio e vestivano in borghese. Sono stati sospesi dal servizio e trasferiti in carcere. L'uomo ha riportato fratture al volto con una prognosi di 40 giorni; resterà sfigurato. I due agenti, oltre che di lesioni gravissime, sono accusati anche di falso ideologico e calunnia perché, dopo il pestaggio dell'uomo, hanno stilato una relazione dei fatti totalmente smentita dalle immagini riprese da una telecamera.
LA DINAMICA - Il gravissimo episodio è avvenuto il 20 maggio scorso, alle 3 del mattino, in viale Gorizia. Pare che all'origine di tutto ci fossero dei fiori che gli agenti distribuivano alle ragazze di passaggio per approcciarle. L'uomo, offeso perché alla sua compagna 50enne non era stata dedicata alcuna attenzione, avrebbe iniziato ad insultarli. Poi il pestaggio, ripreso dalle telecamere di sorveglianza. «Pochi minuti di drammatiche immagini rese ancor più crude dalla indifferenza del mondo circostante», scrive il pm Tiziana Siciliano nella richiesta di custodia cautelare. Il pm spiega che quella sera c'è stato «un incontro casuale» tra i due agenti e il 63 enne, Luigi Vittorino Morneghini, che era insieme alla compagna di 50 anni. I due poliziotti, a un certo punto, fanno per andarsene e «attraversano la strada». L'uomo, «certamente alterato da assunzione di alcol» compie un «gesto tanto insensato quanto risibile» e si «toglie la giacca» e segue i due, «rimanendo poi fermo al centro della carreggiata». Il pm scrive che non si può sapere cosa l'uomo «abbia detto, possiamo ipotizzare che fossero le frasi sconclusionate e, perché no, provocatorie di un ubriaco un po' molesto».
OSSA FRACASSATE - Quello che «nemmeno un pubblico ministero con anni di esperienza quale chi scrive avrebbe mai potuto immaginare è la reazione fredda ma bestiale dei due» che dovrebbero essere «rappresentanti dell'ordine», scrive il pm. Prima un «pugno» quando l'uomo è ancora in mezzo alla strada, poi «un calcio in pieno volto di violenza inaudita» da parte dell'altro poliziotto. «Nel lieve sobbalzo del corpo - si legge ancora - le cui immagini la telecamera impietosamente ci trasmette, sembra poter percepire il rumore delle ossa che si frantumano». L'uomo «esanime» viene «trascinato» dall'altro lato della strada dove l'aggressione prosegue. Dopo il pestaggio, i poliziotti stessi hanno chiamato il 118 e atteso l'arrivo dei soccorsi, dopo di che hanno sporto denuncia contro l'uomo.
IL QUESTORE - I due sono quindi anche accusati di falso e di calunnia, perché hanno incolpato l'uomo «di resistenza a pubblico ufficiale, pur nella consapevolezza della sua innocenza», stilando una denuncia a suo carico. Sull'episodio è subito intervenuto il questore di Milano Alessandro Marangoni: «È con rammarico ma con molta fermezza che parlo di questa storia. Chi sbaglia tra i poliziotti - ha detto - dovrebbe pagare doppio. La reazione degli agenti è stata spropositata. Il nostro intervento dimostra che la forza dello Stato è quella di essere trasparente».
LESIONI PERMANENTI - La vittima ha presentato denuncia dopo essere stato dimesso con 40 giorni di prognosi dall'ospedale Policlinico, dove è rimasto ricoverato per quattro giorni. Dagli accertamenti è emerso che il 63enne ha un precedente recentissimo per una lite con la compagna, che lo aveva denunciato in questura nello scorso aprile. Nel provvedimento firmato dal giudice si fa riferimento a «un impressionante numero di fratture», tra cui diverse lesioni allo zigomo, al setto nasale, al bulbo oculare e alla mascella, che hanno comportato un «fracasso di faccia» con una «deformazione permanente del viso».
Redazione Milano online
29 giugno 2012 | 19:02
http://milano.corriere.it/milano/notizi ... 1176.shtml
Re: Le storie e lo specchio
Lettera Giorgio Ambrosoli Un eroe borghese
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Aq7PEguS72w[/youtube]
Giorgio Ambrosoli fu assassinato l'11 luglio del 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli indagò nell'ambito dell'incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.
Di seguito, in suo ricordo, la lettera che Ambrosoli scrisse alla moglie prima che lo uccidessero.
"Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana, ndr) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana, ndr), le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [...]. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro. Francesca dovrà essere più forte, più dura, più pronta ma è una dolcissima bambina e crescerà benone. Filippo - che mi è carissimo perché forse è quello con il carattere più difficile e simile al mio -, dovrà essere più morbido, meno freddo ma sono certo che diventerà un ottimo ragazzo e andrà benone nella scuola e nella vita. Umberto non darà problemi: ha un carattere tale ed è così sveglio che non potrà che crescere bene. Sarà per te una vita dura ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi [...].
Giorgio
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Aq7PEguS72w[/youtube]
Giorgio Ambrosoli fu assassinato l'11 luglio del 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli indagò nell'ambito dell'incarico di commissario liquidatore della Banca Privata Italiana.
Di seguito, in suo ricordo, la lettera che Ambrosoli scrisse alla moglie prima che lo uccidessero.
"Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana, ndr) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica. Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell'Umi (Unione Monarchica Italiana, ndr), le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant'anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l'incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato - ne ho la piena coscienza - solo nell'interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto [...]. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell'altro. Francesca dovrà essere più forte, più dura, più pronta ma è una dolcissima bambina e crescerà benone. Filippo - che mi è carissimo perché forse è quello con il carattere più difficile e simile al mio -, dovrà essere più morbido, meno freddo ma sono certo che diventerà un ottimo ragazzo e andrà benone nella scuola e nella vita. Umberto non darà problemi: ha un carattere tale ed è così sveglio che non potrà che crescere bene. Sarà per te una vita dura ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi [...].
Giorgio
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Re: Le storie e lo specchio
Giorgio Ambrosoli è qualcosa di più di un’eroe borghese. E’ il punto di continuità tra la Resistenza e il dopo Resistenza.
Chi tra il 1943 e il 1945 ha scelto di aderire alla Resistenza lo ha fatto nella piena consapevolezza di mettere a disposizione della comunità il bene più prezioso a sua disposizione,..la vita.
La degenerazione dell’ideologia fascista che ha infettato tutta l’Europa e che in Germania aveva preso la deriva nazista, doveva avere termine.
Ma perché questo avvenisse era necessario che questo avvenisse con sacrifici umani.
Sostanzialmente potremmo definire questa fase come appartenente all’eterna lotta tra il male e il bene.
Ma questa lotta non si esaurisce con la vittoria Alleata e della Resistenza nel 1945, istante dopo istante prosegue anche quando finisce la guerra.
Cambiano solo gli attori e gli scenari.
Come si legge dalla lettera di Ambrosoli alla moglie, l’avvocato monarchico meneghino, è lucidamente consapevole dei rischi che sta correndo.
Nessuno lo ha obbligato ad assumere l’incarico di Commissario liquidatore della B.P.I.del mafioso Sindona legato ad Andreotti, ne era il tipo in cerca di successo, perché chi cerca il successo poi se lo deve anche godere, altrimenti che lo cerca a fare?
Ma Giorgio Ambrosoli è una di quelle rare persone con addosso il convincimento dello schifosissimo senso dello Stato.
Schifossissimo perché il senso dello Stato è addirittura più forte della propria vita e della sfera degli affetti nei confronti della moglie e dei figli piccoli.
E’ in sostanza quello stramaledetto senso del “dovere innanzitutto” che lo accomuna a Falcone e Borsellino ed altri magistrati caduti nella lotta alla mafia.
Ma nel caso di Ambrosoli ci sta un quid in più. I magistrati, come gli appartenenti alle forze dell’ordine il rischio della vita fa parte della scelta iniziale.
Per l’avvocato Ambrosoli no, gli viene chiesto nel mezzo della sua carriera per via della conoscenza della serietà professionale dimostrata.
Quattro conti sgangherati avrebbero indotto chiunque a rifiutare, ma non Giorgio Ambrosoli troppo piegato dal senso dello Stato e del dovere civico.
Francamente, vedendo questa massa di rinnegati dentro e fuori dallo Stato, mi chiedo sempre se ne valga la pena. Quello di Ambrosoli, come quello dei magistrati e forze dell’ordine caduti nella lotta alla mafia, oppure quello degli uomini e donne della Resistenza (basta ricordare il sacrificio di Salvo D’acquisto) sono sacrifici spropositati se confrontati ai risultati ottenuti.
Rimangono comunque punti di riferimento incancellabili.
Chi tra il 1943 e il 1945 ha scelto di aderire alla Resistenza lo ha fatto nella piena consapevolezza di mettere a disposizione della comunità il bene più prezioso a sua disposizione,..la vita.
La degenerazione dell’ideologia fascista che ha infettato tutta l’Europa e che in Germania aveva preso la deriva nazista, doveva avere termine.
Ma perché questo avvenisse era necessario che questo avvenisse con sacrifici umani.
Sostanzialmente potremmo definire questa fase come appartenente all’eterna lotta tra il male e il bene.
Ma questa lotta non si esaurisce con la vittoria Alleata e della Resistenza nel 1945, istante dopo istante prosegue anche quando finisce la guerra.
Cambiano solo gli attori e gli scenari.
Come si legge dalla lettera di Ambrosoli alla moglie, l’avvocato monarchico meneghino, è lucidamente consapevole dei rischi che sta correndo.
Nessuno lo ha obbligato ad assumere l’incarico di Commissario liquidatore della B.P.I.del mafioso Sindona legato ad Andreotti, ne era il tipo in cerca di successo, perché chi cerca il successo poi se lo deve anche godere, altrimenti che lo cerca a fare?
Ma Giorgio Ambrosoli è una di quelle rare persone con addosso il convincimento dello schifosissimo senso dello Stato.
Schifossissimo perché il senso dello Stato è addirittura più forte della propria vita e della sfera degli affetti nei confronti della moglie e dei figli piccoli.
E’ in sostanza quello stramaledetto senso del “dovere innanzitutto” che lo accomuna a Falcone e Borsellino ed altri magistrati caduti nella lotta alla mafia.
Ma nel caso di Ambrosoli ci sta un quid in più. I magistrati, come gli appartenenti alle forze dell’ordine il rischio della vita fa parte della scelta iniziale.
Per l’avvocato Ambrosoli no, gli viene chiesto nel mezzo della sua carriera per via della conoscenza della serietà professionale dimostrata.
Quattro conti sgangherati avrebbero indotto chiunque a rifiutare, ma non Giorgio Ambrosoli troppo piegato dal senso dello Stato e del dovere civico.
Francamente, vedendo questa massa di rinnegati dentro e fuori dallo Stato, mi chiedo sempre se ne valga la pena. Quello di Ambrosoli, come quello dei magistrati e forze dell’ordine caduti nella lotta alla mafia, oppure quello degli uomini e donne della Resistenza (basta ricordare il sacrificio di Salvo D’acquisto) sono sacrifici spropositati se confrontati ai risultati ottenuti.
Rimangono comunque punti di riferimento incancellabili.
Re: Le storie e lo specchio
L'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati sarà chiamato a pronunciarsi entro la fine della legislatura sulla possibilità di concedere l'assistenza sanitaria a Ricarda Trautmann, compagna della deputata del Pd Paola Concia. Lo rende noto il presidente della Camera Gianfranco Fini, concludendo la presentazione del libro di Concia a Maria Teresa Meli «La vera storia dei miei capelli bianchi».
Sarebbe la prima decisione di un'alta istituzione sui diritti alle cosiddette coppie di fatto. «Paola Concia - informa Fini al termine del convegno - ha posto la questione della modifica del regolamento della Camera che prevede la tutela di alcuni diritti anche per i compagni di vita che non siano sposati con matrimonio civile o religioso. Concia chiede la modifica perchè in questo caso si tratta di riconoscere diritti a una persona dello stesso sesso del coniuge. Non ci sono precedenti», spiega Fini.
Il presidente della Camera aggiunge: «Io ho garantito che entro il termine della legislatura chiamerò l'ufficio di presidenza a pronunciarsi. Non si può fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia. Io spero che anche su questo si facciano dei passi avanti e, detto questo, si è già capito come la penso».
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... che razza di lotta è? e chi non è deputato? e col mondo esterno che attende da anni ...non si preoccupano di fare operazioni dal sapore di "casta" ?
che delusion........
Sarebbe la prima decisione di un'alta istituzione sui diritti alle cosiddette coppie di fatto. «Paola Concia - informa Fini al termine del convegno - ha posto la questione della modifica del regolamento della Camera che prevede la tutela di alcuni diritti anche per i compagni di vita che non siano sposati con matrimonio civile o religioso. Concia chiede la modifica perchè in questo caso si tratta di riconoscere diritti a una persona dello stesso sesso del coniuge. Non ci sono precedenti», spiega Fini.
Il presidente della Camera aggiunge: «Io ho garantito che entro il termine della legislatura chiamerò l'ufficio di presidenza a pronunciarsi. Non si può fare come gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia. Io spero che anche su questo si facciano dei passi avanti e, detto questo, si è già capito come la penso».
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... che razza di lotta è? e chi non è deputato? e col mondo esterno che attende da anni ...non si preoccupano di fare operazioni dal sapore di "casta" ?
che delusion........
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