Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
MEDIA & REGIME | di Lorenzo Galeazzi | 19 aprile 2012
Frequenze e Agcom, il Pdl prepara il blitz
La nuova autorità sarà sotto il controllo di B.
Grazie a una falla nel decreto “Salva Italia”, gli azzurri verso l’en plein per l’imminente rinnovo dell'agenzia. Sul tavolo il bando per l’asta dei segnali tv, ma l’ex premier rischia di dettare legge anche su par condicio, Internet e pubblicità
“Vedremo il disciplinare di gara dell’Agcom. Non so se parteciperemo”. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, sale sulle barricate per commentare le decisioni del governo in materia di frequenze radiotelevisive. Quello che non dice però, né lui né Paolo Romani, è quale Autorità garante per le telecomunicazioni scriverà le regole dell’asta per assegnare i nuovi segnali tv dopo la cancellazione del beauty contest. Sì, perché a metà maggio (ben prima dei 4 mesi annunciati dall’esecutivo per la gara), Corrado Calabrò e colleghi faranno le valige e il Pdl, forte della sua maggioranza in entrambi rami del Parlamento, si sta già preparando a conquistare l’Authority.
Come? Grazie all’articolo 23 del decreto “Salva Italia”, approvato dalle Camere lo scorso dicembre, che prevede la riduzione dei commissari Agcom da otto a quattro, lasciando però inalterati i criteri per la loro nomina. Così se prima ogni parlamentare poteva esprimere il voto indicando due nominativi, “uno per la commissione infrastrutture e reti, l’altro per la commissione servizi e prodotti”, ora potrà votarne, sempre a maggioranza semplice, solo uno. Il risultato è che, escluso il presidente (di nomina governativa), almeno due dei quattro nuovi membri dell’organismo, (per esempio i due della commissione prodotti, quella che si occupa di tv), saranno diretta espressione del gruppo parlamentare più forte, quello del partito di Silvio Berlusconi. Con buona pace dell’assoluta imparzialità, autonomia e indipendenza di giudizio. Regole che, secondo statuto, sono il fondamento stesso dell’Agcom.
Il rinnovo dell’autorità si intreccia con la battaglia di Mediaset e Pdl contro le decisioni del governo: da una parte il duo Passera-Monti con un emendamento ha confermato il tetto europeo di cinque super-frequenze digitali per emittente facendo saltare i nervi a Confalonieri e soci che di multiplex ne hanno già cinque (quattro televisivi più uno dati, ma convertibile in segnale classico per le antenne). Dall’altra l’esecutivo ha dato l’estrema unzione al beauty contest (il meccanismo messo a punto dall’ex ministro Romani che regalava ulteriore capacità trasmissiva al Biscione) annunciando un’asta competitiva che si terrà entro 120 giorni.
Oggi il presidente dell’impero televisivo di B. tuona contro Palazzo Chigi dicendo che sono stati fatti fuori per ragioni politiche, ma sa benissimo che il disciplinare di gara, e cioè le regole del bando per l’assegnazione delle frequenze all’asta, sarà scritto da un Agcom sulla quale il Pdl avrà il controllo. Sarà quindi molto difficile leggere un testo che metterà i bastoni fra le ruote a Cologno Monzese.
Il primi a rendersi conto della stortura contenuta nel “Salva Italia” sono stati il commissario Agcom Nicola D’Angelo e il senatore del Pd Luigi Zanda. L’esponente democratico ha anche presentato un emendamento (respinto) in cui chiedeva che fossero cambiati i criteri di nomina alla luce dell’entrata in vigore del decreto governativo. Secondo il parlamentare, il rischio maggiore è che la commissione servizi e prodotti, quella che nello specifico si occupa di televisione, diventi un monocolore azzurro. Tant’è che le frequenze sono solo una delle partite legate alla composizione futura dell’Authority: quella commissione infatti si occupa anche di garantire le norme sull’applicazione della par condicio (in periodo elettorale e non), vigila sulle regole per la tutela dei minori, monitora la rilevazione degli indici d’ascolto delle emittenti. E soprattutto controlla le modalità di distribuzione della pubblicità, settore in cui le aziende di Silvio Berlusconi hanno più di un interesse.
Ma c’è di peggio. come denuncia D’Angelo, compito della nuova Autorità garante sarà anche quello di scrivere le normative della governance di Internet: “Dalle regole d’accesso alla rete telematica alla tutela del diritto d’autore sul web. Strumenti essenziali per la democrazia di oggi”.
Riuscirà una futura Agom ipotecata dal Pdl a garantire libertà, pluralismo e libera concorrenza in televisione e sul web? Difficile crederlo. Soprattutto se si guarda la storia recente di alcuni commissari eletti dal Popolo delle libertà. Come Giancarlo Innocenzi, pizzicato dai magistrati al telefono con Berlusconi mentre gli intima di trovare una soluzione per far chiudere Annozero. Costretto alle dimissioni dopo lo scoppio del Trani-gate, a settembre 2010 i senatori azzurri trovano il suo sostituto: Antonio Martusciello, ex dirigente di Publitalia 80 (concessionaria del gruppo Fininvest), fondatore nel 1994 della sezione napoletana di Forza Italia, da allora parlamentare e più volte al governo. Uno specchiato esempio di imparzialità berlusconiana nella scelta dei componenti dell’autorità di garanzia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ni/205660/
Frequenze e Agcom, il Pdl prepara il blitz
La nuova autorità sarà sotto il controllo di B.
Grazie a una falla nel decreto “Salva Italia”, gli azzurri verso l’en plein per l’imminente rinnovo dell'agenzia. Sul tavolo il bando per l’asta dei segnali tv, ma l’ex premier rischia di dettare legge anche su par condicio, Internet e pubblicità
“Vedremo il disciplinare di gara dell’Agcom. Non so se parteciperemo”. Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, sale sulle barricate per commentare le decisioni del governo in materia di frequenze radiotelevisive. Quello che non dice però, né lui né Paolo Romani, è quale Autorità garante per le telecomunicazioni scriverà le regole dell’asta per assegnare i nuovi segnali tv dopo la cancellazione del beauty contest. Sì, perché a metà maggio (ben prima dei 4 mesi annunciati dall’esecutivo per la gara), Corrado Calabrò e colleghi faranno le valige e il Pdl, forte della sua maggioranza in entrambi rami del Parlamento, si sta già preparando a conquistare l’Authority.
Come? Grazie all’articolo 23 del decreto “Salva Italia”, approvato dalle Camere lo scorso dicembre, che prevede la riduzione dei commissari Agcom da otto a quattro, lasciando però inalterati i criteri per la loro nomina. Così se prima ogni parlamentare poteva esprimere il voto indicando due nominativi, “uno per la commissione infrastrutture e reti, l’altro per la commissione servizi e prodotti”, ora potrà votarne, sempre a maggioranza semplice, solo uno. Il risultato è che, escluso il presidente (di nomina governativa), almeno due dei quattro nuovi membri dell’organismo, (per esempio i due della commissione prodotti, quella che si occupa di tv), saranno diretta espressione del gruppo parlamentare più forte, quello del partito di Silvio Berlusconi. Con buona pace dell’assoluta imparzialità, autonomia e indipendenza di giudizio. Regole che, secondo statuto, sono il fondamento stesso dell’Agcom.
Il rinnovo dell’autorità si intreccia con la battaglia di Mediaset e Pdl contro le decisioni del governo: da una parte il duo Passera-Monti con un emendamento ha confermato il tetto europeo di cinque super-frequenze digitali per emittente facendo saltare i nervi a Confalonieri e soci che di multiplex ne hanno già cinque (quattro televisivi più uno dati, ma convertibile in segnale classico per le antenne). Dall’altra l’esecutivo ha dato l’estrema unzione al beauty contest (il meccanismo messo a punto dall’ex ministro Romani che regalava ulteriore capacità trasmissiva al Biscione) annunciando un’asta competitiva che si terrà entro 120 giorni.
Oggi il presidente dell’impero televisivo di B. tuona contro Palazzo Chigi dicendo che sono stati fatti fuori per ragioni politiche, ma sa benissimo che il disciplinare di gara, e cioè le regole del bando per l’assegnazione delle frequenze all’asta, sarà scritto da un Agcom sulla quale il Pdl avrà il controllo. Sarà quindi molto difficile leggere un testo che metterà i bastoni fra le ruote a Cologno Monzese.
Il primi a rendersi conto della stortura contenuta nel “Salva Italia” sono stati il commissario Agcom Nicola D’Angelo e il senatore del Pd Luigi Zanda. L’esponente democratico ha anche presentato un emendamento (respinto) in cui chiedeva che fossero cambiati i criteri di nomina alla luce dell’entrata in vigore del decreto governativo. Secondo il parlamentare, il rischio maggiore è che la commissione servizi e prodotti, quella che nello specifico si occupa di televisione, diventi un monocolore azzurro. Tant’è che le frequenze sono solo una delle partite legate alla composizione futura dell’Authority: quella commissione infatti si occupa anche di garantire le norme sull’applicazione della par condicio (in periodo elettorale e non), vigila sulle regole per la tutela dei minori, monitora la rilevazione degli indici d’ascolto delle emittenti. E soprattutto controlla le modalità di distribuzione della pubblicità, settore in cui le aziende di Silvio Berlusconi hanno più di un interesse.
Ma c’è di peggio. come denuncia D’Angelo, compito della nuova Autorità garante sarà anche quello di scrivere le normative della governance di Internet: “Dalle regole d’accesso alla rete telematica alla tutela del diritto d’autore sul web. Strumenti essenziali per la democrazia di oggi”.
Riuscirà una futura Agom ipotecata dal Pdl a garantire libertà, pluralismo e libera concorrenza in televisione e sul web? Difficile crederlo. Soprattutto se si guarda la storia recente di alcuni commissari eletti dal Popolo delle libertà. Come Giancarlo Innocenzi, pizzicato dai magistrati al telefono con Berlusconi mentre gli intima di trovare una soluzione per far chiudere Annozero. Costretto alle dimissioni dopo lo scoppio del Trani-gate, a settembre 2010 i senatori azzurri trovano il suo sostituto: Antonio Martusciello, ex dirigente di Publitalia 80 (concessionaria del gruppo Fininvest), fondatore nel 1994 della sezione napoletana di Forza Italia, da allora parlamentare e più volte al governo. Uno specchiato esempio di imparzialità berlusconiana nella scelta dei componenti dell’autorità di garanzia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ni/205660/
Re: il più grande spettacolo dopo il week end
repubblica.it
Il nuovo partito "liquido" di Berlusconi
cambio del nome, liste civiche e internet
Il Cavaliere studia il modello Obama. Il Pdl ora è una "bad company". Montezemolo potrebbe guidare il listone nazionale di imprenditori e intellettuali. Tra le ipotesi quella di battezzarlo "Tutti per l'Italia". Alfano e Berlusconi si sono affidati a Marco Montemagno "Monty"considerato un guru della comunicazio-ne sui social network
ROMA - È un predellino digitale "la più grossa novità della politica italiana" annunciata ieri da Angelino Alfano. Un lavoro che il Cavaliere e Alfano stanno cucinando da due mesi in gran segreto nel retrobottega del Pdl, in attesa del 2013. Ma che sono stati costretti a portare allo scoperto sotto la spinta del Partito della Nazione di Casini e della prospettiva di un voto anticipato già ad ottobre. Ma soprattutto davanti al rischio incombente di uno sbriciolamento del partito.
Il Pdl dunque cambierà nome, questa la prima novità. E chissà se è casuale quello slogan - "Tutti per l'Italia" - lanciato due giorni fa da Giuliano Ferrara nella coda di un pezzo sul Foglio. Dunque nome nuovo, ma non basta. Perché il Pdl è ormai diventato una "bad company", lo dimostrano i sondaggi di Alessandra Ghisleri, e va supportato da una lista civica nazionale innervata dalla società civile. Un listone guidato da Luca Cordero di Montezemolo, con dentro gli imprenditori e i professori del think tank "Italia Futura". In ogni circoscrizione il modello potrebbe diventare plurale, con più liste civiche alleate. Un amo è stato lanciato anche a Emma Marcegaglia, presidente uscente di Confindustria. Berlusconi spera in questo modo, dando vita a un partito più "liquido", di intercettare parte di quel rifiuto della politica tradizionale che soffia impetuoso nel paese. "Dobbiamo innovare - sostiene Daniela Santanché, ieri al fianco di Alfano mentre il segretario annunciava la novità - perché i vecchi partiti non funzionano più. La gente non ne vuole più sapere".
Ma non basta ancora. E qui entra in campo Alfano. Il Cavaliere già nel 2008 era rimasto affascinato dalla cavalcata inarrestabile di un oscuro senatore di Chigago fino al cuore della Casa Bianca. E ha consigliato ai suoi di studiare per bene il caso Obama. Angelino l'ha preso in parola e ha lanciato a febbraio il progetto di un Pdl 2.0, affidato ad Antonio Palmieri. Il guru del nuovo corso a cui si sono affidati Berlusconi e Alfano è un nome molto conosciuto sul web. Si chiama Marco Montemagno, si fa chiamare "Monty". Cranio lucido, piglio da telepredicatore, cofondatore di Blogosfere, è Monty il "Jim Messina" a cui è si rivolto Berlusconi per mettere in piedi la nuova macchina da guerra. L'altro è Davide Tedesco, che ha diretto la Political Digital Academy del Pdl. È una sfida che passa per l'uso attivo di tutti i social network in campagna elettorale, da Youtube a Facebook, da Twitter (la nuova passione di Alfano) a Flickr. Come sta avvenendo in Francia, l'altro esempio a cui si stanno ispirando a via dell'Umiltà. Il caso francese dimostra che lo sconosciuto Mélenchon, candidato di sinistra-sinistra, nell'ultimo mese ha surclassato tutti gli altri avversari nella crescita del numero di fan su Facebook: 91% contro un misero 6% di Sarkozy. La Rete cambia le regole, chi era dato per spacciato può risalire la china. "Ma siccome siamo in Italia - spiega un uomo che lavora al progetto Pdl 2.0 - e molti, specie gli anziani, non sono connessi a Internet, ci baseremo anche sull'invio degli sms e sulle telefonate tradizionali". Del resto è stato proprio il servizio di sms a dare la spinta decisiva alla campagna Obama del 2008. La società di sondaggi Nielsen stimò che il candidato democratico ne aveva mandati in tutto 10 milioni, a 2,9 milioni di americani, tutti firmati in modo confidenziale "Barack". Come se fosse un amico, proprio per instaurare un legame personale e diretto con gli elettori.
A palazzo Grazioli la macchina gira già a pieno regime. Negli studi che ospitavano Red Tv, la televisione vicina a D'Alema, ora lavorano Maria Rosaria Rossi e Roberto Gasparotti. La prima è nota alle cronache soprattutto per la storia delle feste ad Arcore, ma pochi sanno che la deputata Pdl è anche un imprenditrice dei call center. Ed è proprio a lei che si è rivolto il Cavaliere per mettere in piedi un mega call center da gettare nella mischia in campagna elettorale. Certo il centro di Rossi e Gasparotti non sarà "the Beast", la bestia, come è stato soprannominato il cuore pulsante della campagna Obama2012, con i suoi trecento volontari ed esperti di marketing. Ma su queste iniziative il Cavaliere non va sottovalutato. La struttura peraltro è già operativa. E fa carotaggi limitati alla platea di iscritti ed eletti del partito: sperimenta messaggi politici, ricevendone un ritorno immediato per calibrare di nuovo la comunicazione in uscita. È un rodaggio.
Alfano è convinto che la strada imboccata sia quella giusta ed è certo di esserci arrivato per primo. "Una volta i ragazzi attaccavano i manifesti - ha spiegato il segretario - oggi è molto più facile ed efficace attaccare un post". Ma la Rete può anche essere una trappola. Come ha sperimentato a sue spese Roberto Formigoni, costretto a chiudere il blog del suo sito multicanale (Facebook, Youtube, ecc) per lo tsunami di insulti in arrivo. C'è poi da superare la radicata diffidenza dei vecchi del Pdl. "Questa grande novità di cui parla Angelino - nota velenoso un detrattore interno - a me sembra tanto il partito del "Sarchiapone". Nessuno sa bene cosa sia. Non vorrei fosse solo una trovata per rubare la scena a Casini per un giorno".
(21 aprile 2012) ©
Il nuovo partito "liquido" di Berlusconi
cambio del nome, liste civiche e internet
Il Cavaliere studia il modello Obama. Il Pdl ora è una "bad company". Montezemolo potrebbe guidare il listone nazionale di imprenditori e intellettuali. Tra le ipotesi quella di battezzarlo "Tutti per l'Italia". Alfano e Berlusconi si sono affidati a Marco Montemagno "Monty"considerato un guru della comunicazio-ne sui social network
ROMA - È un predellino digitale "la più grossa novità della politica italiana" annunciata ieri da Angelino Alfano. Un lavoro che il Cavaliere e Alfano stanno cucinando da due mesi in gran segreto nel retrobottega del Pdl, in attesa del 2013. Ma che sono stati costretti a portare allo scoperto sotto la spinta del Partito della Nazione di Casini e della prospettiva di un voto anticipato già ad ottobre. Ma soprattutto davanti al rischio incombente di uno sbriciolamento del partito.
Il Pdl dunque cambierà nome, questa la prima novità. E chissà se è casuale quello slogan - "Tutti per l'Italia" - lanciato due giorni fa da Giuliano Ferrara nella coda di un pezzo sul Foglio. Dunque nome nuovo, ma non basta. Perché il Pdl è ormai diventato una "bad company", lo dimostrano i sondaggi di Alessandra Ghisleri, e va supportato da una lista civica nazionale innervata dalla società civile. Un listone guidato da Luca Cordero di Montezemolo, con dentro gli imprenditori e i professori del think tank "Italia Futura". In ogni circoscrizione il modello potrebbe diventare plurale, con più liste civiche alleate. Un amo è stato lanciato anche a Emma Marcegaglia, presidente uscente di Confindustria. Berlusconi spera in questo modo, dando vita a un partito più "liquido", di intercettare parte di quel rifiuto della politica tradizionale che soffia impetuoso nel paese. "Dobbiamo innovare - sostiene Daniela Santanché, ieri al fianco di Alfano mentre il segretario annunciava la novità - perché i vecchi partiti non funzionano più. La gente non ne vuole più sapere".
Ma non basta ancora. E qui entra in campo Alfano. Il Cavaliere già nel 2008 era rimasto affascinato dalla cavalcata inarrestabile di un oscuro senatore di Chigago fino al cuore della Casa Bianca. E ha consigliato ai suoi di studiare per bene il caso Obama. Angelino l'ha preso in parola e ha lanciato a febbraio il progetto di un Pdl 2.0, affidato ad Antonio Palmieri. Il guru del nuovo corso a cui si sono affidati Berlusconi e Alfano è un nome molto conosciuto sul web. Si chiama Marco Montemagno, si fa chiamare "Monty". Cranio lucido, piglio da telepredicatore, cofondatore di Blogosfere, è Monty il "Jim Messina" a cui è si rivolto Berlusconi per mettere in piedi la nuova macchina da guerra. L'altro è Davide Tedesco, che ha diretto la Political Digital Academy del Pdl. È una sfida che passa per l'uso attivo di tutti i social network in campagna elettorale, da Youtube a Facebook, da Twitter (la nuova passione di Alfano) a Flickr. Come sta avvenendo in Francia, l'altro esempio a cui si stanno ispirando a via dell'Umiltà. Il caso francese dimostra che lo sconosciuto Mélenchon, candidato di sinistra-sinistra, nell'ultimo mese ha surclassato tutti gli altri avversari nella crescita del numero di fan su Facebook: 91% contro un misero 6% di Sarkozy. La Rete cambia le regole, chi era dato per spacciato può risalire la china. "Ma siccome siamo in Italia - spiega un uomo che lavora al progetto Pdl 2.0 - e molti, specie gli anziani, non sono connessi a Internet, ci baseremo anche sull'invio degli sms e sulle telefonate tradizionali". Del resto è stato proprio il servizio di sms a dare la spinta decisiva alla campagna Obama del 2008. La società di sondaggi Nielsen stimò che il candidato democratico ne aveva mandati in tutto 10 milioni, a 2,9 milioni di americani, tutti firmati in modo confidenziale "Barack". Come se fosse un amico, proprio per instaurare un legame personale e diretto con gli elettori.
A palazzo Grazioli la macchina gira già a pieno regime. Negli studi che ospitavano Red Tv, la televisione vicina a D'Alema, ora lavorano Maria Rosaria Rossi e Roberto Gasparotti. La prima è nota alle cronache soprattutto per la storia delle feste ad Arcore, ma pochi sanno che la deputata Pdl è anche un imprenditrice dei call center. Ed è proprio a lei che si è rivolto il Cavaliere per mettere in piedi un mega call center da gettare nella mischia in campagna elettorale. Certo il centro di Rossi e Gasparotti non sarà "the Beast", la bestia, come è stato soprannominato il cuore pulsante della campagna Obama2012, con i suoi trecento volontari ed esperti di marketing. Ma su queste iniziative il Cavaliere non va sottovalutato. La struttura peraltro è già operativa. E fa carotaggi limitati alla platea di iscritti ed eletti del partito: sperimenta messaggi politici, ricevendone un ritorno immediato per calibrare di nuovo la comunicazione in uscita. È un rodaggio.
Alfano è convinto che la strada imboccata sia quella giusta ed è certo di esserci arrivato per primo. "Una volta i ragazzi attaccavano i manifesti - ha spiegato il segretario - oggi è molto più facile ed efficace attaccare un post". Ma la Rete può anche essere una trappola. Come ha sperimentato a sue spese Roberto Formigoni, costretto a chiudere il blog del suo sito multicanale (Facebook, Youtube, ecc) per lo tsunami di insulti in arrivo. C'è poi da superare la radicata diffidenza dei vecchi del Pdl. "Questa grande novità di cui parla Angelino - nota velenoso un detrattore interno - a me sembra tanto il partito del "Sarchiapone". Nessuno sa bene cosa sia. Non vorrei fosse solo una trovata per rubare la scena a Casini per un giorno".
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Ma senza la lega dove vanno? L'alleanza è ancora recuperabile?
Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
La LEGA ? Marì al momento ci sono i LEGO, tanti piccoli pezzettini verdi da rimontare.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Infatti, se poi esce che l'AD di Finmeccanica Grossi ha dato 10 milioni in tangenti alla moglie di Maroni, i mattoncini verdi ... spariranno dalla collezione LEGO.Amadeus ha scritto:La LEGA ? Marì al momento ci sono i LEGO, tanti piccoli pezzettini verdi da rimontare.
Bye
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
azioni Mediaset 10-04-2012
Performance 1 mese: -15,31%
Performance 6 mesi: -24,92%
Performance 1 anno: -59,17%
http://www.borsaitaliana.it/borsa/azion ... 10&lang=it
azioni mediaset 23-04-2012:
Performance 1 mese: -20,43%
Performance 6 mesi: -34,44%
Performance 1 anno: -61,50%
http://www.borsaitaliana.it/borsa/azion ... 10&lang=it
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azioni mediaset 23-04-2012:
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Gli incubi di Silvio:
«La sinistra può vincere»
Forse elezioni a ottobre e il «Pdl cambia nome»
Berlusconi ai coordinatori regionali del partito:
«Possibili elezioni a ottobre».
E avverte: «La sinistra può vincere», quindi chiede l'unità dei moderati.
Poi annuncia un cambio di nome del Pdl al prossimo congresso:
«L'acronimo Pdl non suscita emozione».
«È possibile che si vada a elezioni a ottobre».
È quanto ha detto il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, durante un incontro alla Camera con i coordinatori regionali del partito, secondo quanto viene riferito da alcune fonti.
MODERATI UNITI O VINCE LA SINISTRA
Alle prossime elezioni
«possiamo prevalere solo se i moderati restano uniti, altrimenti vince la sinistra»,
è il monito di Berlusconi.
«I moderati - ha aggiunto - sono la maggioranza in Italia e noi siamo i portabandiera dei moderati».
«LA SINISTRA PUO' VINCERE»
La sinistra, ha detto Berlusconi, «con questa legge elettorale», potrebbe vincere «visto che la Lega masochisticamente ha deciso di andare alle amministrative da sola e Fini ha fatto quello che ha fatto».
UN CAMBIO DI NOME PER IL PDL
«L'acronimo Pdl - ha evidenziato Berlusconi - non suscita emozione, quindi al prossimo congresso sottoporremo un altro nome per il partito che resta lo stesso, composto dalle stesse persone che credono nelle stesse cose, nelle nostre idee».
http://www.unita.it/italia/berlusconi-l ... e-1.404581
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«La sinistra può vincere»
Forse elezioni a ottobre e il «Pdl cambia nome»
Berlusconi ai coordinatori regionali del partito:
«Possibili elezioni a ottobre».
E avverte: «La sinistra può vincere», quindi chiede l'unità dei moderati.
Poi annuncia un cambio di nome del Pdl al prossimo congresso:
«L'acronimo Pdl non suscita emozione».
«È possibile che si vada a elezioni a ottobre».
È quanto ha detto il presidente del Pdl, Silvio Berlusconi, durante un incontro alla Camera con i coordinatori regionali del partito, secondo quanto viene riferito da alcune fonti.
MODERATI UNITI O VINCE LA SINISTRA
Alle prossime elezioni
«possiamo prevalere solo se i moderati restano uniti, altrimenti vince la sinistra»,
è il monito di Berlusconi.
«I moderati - ha aggiunto - sono la maggioranza in Italia e noi siamo i portabandiera dei moderati».
«LA SINISTRA PUO' VINCERE»
La sinistra, ha detto Berlusconi, «con questa legge elettorale», potrebbe vincere «visto che la Lega masochisticamente ha deciso di andare alle amministrative da sola e Fini ha fatto quello che ha fatto».
UN CAMBIO DI NOME PER IL PDL
«L'acronimo Pdl - ha evidenziato Berlusconi - non suscita emozione, quindi al prossimo congresso sottoporremo un altro nome per il partito che resta lo stesso, composto dalle stesse persone che credono nelle stesse cose, nelle nostre idee».
http://www.unita.it/italia/berlusconi-l ... e-1.404581
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Breve commento a quanto sopra:
intanto fa sempre un certo effetto constatare che questo piduista ,puttaniere,maniaco und sovverziven,
continui a spacciarsi per “moderato”…ad ulteriore riprova che il titolo dato al 3d sia quantomai azzeccato.
Non mi sorprende neppure questa fretta di andare ad elezioni anticipate:
sa che se non torna al più presto al comando,il rischio di una condanna al processo Ruby è molto alta.
E sappiamo che dalla sua “discesa in campo” non ha mai fatto un passo indietro,ma anzi ,ha sempre più alzato i toni ed il livello dello scontro.
intanto fa sempre un certo effetto constatare che questo piduista ,puttaniere,maniaco und sovverziven,
continui a spacciarsi per “moderato”…ad ulteriore riprova che il titolo dato al 3d sia quantomai azzeccato.
Non mi sorprende neppure questa fretta di andare ad elezioni anticipate:
sa che se non torna al più presto al comando,il rischio di una condanna al processo Ruby è molto alta.
E sappiamo che dalla sua “discesa in campo” non ha mai fatto un passo indietro,ma anzi ,ha sempre più alzato i toni ed il livello dello scontro.
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
Se dovesse accadere che questo manigoldo, nano, piduista, puttaniere principe di Harcore, arrivasse nel 2013 alla massima carica dello Stato sarei pronto a scendere in piazza, 8 ore al giorno, tutti i giorni 7/7.
Augh
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Berlusconi è ancora armato e pericoloso
CRONACA | di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 aprile 2012
Marcello Dell’Utri fu il mediatore fra Berlusconi e la mafia
A scriverlo nero su bianco è la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio, la condanna per concorso esterno. "Convergenti interessi" del Cavaliere e di Cosa nostra "circa il tema della non gratuità dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme in favore del sodalizio mafioso"
Il senatore Marcello Dell’Utri è stato il “mediatore” dell’accordo protettivo per il quale Berlusconi pagò alla mafia “cospicue somme” per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. A scriverlo nero su bianco è la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell’Utri.
La corte spiega il perchè, lo scorso 9 marzo, ha disposto un nuovo esame nei confronti di Dell’Utri, annullando la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta in appello. In particolare, la quinta sezione penale scrive che “la motivazione della sentenza impugnata si è giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di più collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra – tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza- approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell’attendebilità soggettiva”.
Pienamente riscontrato anche “il tema dell’assunzione -per il tramite di Dell’Utri- di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra” e “il tema della non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l’esecuzione di quell’accordo, essendosi posto anche come garante del risultato”.
Nelle 146 pagine di motivazioni, la suprema Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.
E allora perché la Cassazione ha annullato la condanna di Marcello Dell’Utri? “Deve essere provato il concorso esterno di Marcello Dell’Utri, a favore di Cosa Nostra, per gli anni che vanno dal 1977 al 1982″, periodo durante il quale Dell’Utri non lavorò più per Berlusconi ma venne assunto “alle dipendenze di imprenditore diverso e autonomo” l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. Secondo la Cassazione, nel verdetto della Corte d’Appello c’è “un totale vuoto argomentativo per quanto concerne la possibile incidenza di tale allontanamento sulla permanenza del reato già commesso”. E’ questo il motivo fondamentale in base al quale la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta a Dell’Utri dai giudici di secondo grado.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/04 ... ia/206848/
Marcello Dell’Utri fu il mediatore fra Berlusconi e la mafia
A scriverlo nero su bianco è la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio, la condanna per concorso esterno. "Convergenti interessi" del Cavaliere e di Cosa nostra "circa il tema della non gratuità dell'accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme in favore del sodalizio mafioso"
Il senatore Marcello Dell’Utri è stato il “mediatore” dell’accordo protettivo per il quale Berlusconi pagò alla mafia “cospicue somme” per la sua sicurezza e quella dei suoi familiari. A scriverlo nero su bianco è la Cassazione nelle motivazioni depositate della sentenza che ha annullato con rinvio la condanna per concorso esterno a Dell’Utri.
La corte spiega il perchè, lo scorso 9 marzo, ha disposto un nuovo esame nei confronti di Dell’Utri, annullando la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta in appello. In particolare, la quinta sezione penale scrive che “la motivazione della sentenza impugnata si è giovata correttamente delle convergenti dichiarazioni di più collaboratori a vario titolo gravitanti sul o nel sodalizio mafioso Cosa nostra – tra i quali Di Carlo, Galliano e Cocuzza- approfonditamente e congruamente analizzate dal punto di vista dell’attendebilità soggettiva”.
Pienamente riscontrato anche “il tema dell’assunzione -per il tramite di Dell’Utri- di Mangano ad Arcore come la risultante di convergenti interessi di Berlusconi e di Cosa nostra” e “il tema della non gratuità dell’accordo protettivo, in cambio del quale sono state versate cospicue somme da parte di Berlusconi in favore del sodalizio mafioso che aveva curato l’esecuzione di quell’accordo, essendosi posto anche come garante del risultato”.
Nelle 146 pagine di motivazioni, la suprema Corte parla “senza possibilità di valide alternative di un accordo di natura protettiva e collaborativa raggiunto da Berlusconi con la mafia per il tramite di Dell’Utri che, di quella assunzione, è stato l’artefice grazie anche all’impegno specifico profuso da Cinà”.
E allora perché la Cassazione ha annullato la condanna di Marcello Dell’Utri? “Deve essere provato il concorso esterno di Marcello Dell’Utri, a favore di Cosa Nostra, per gli anni che vanno dal 1977 al 1982″, periodo durante il quale Dell’Utri non lavorò più per Berlusconi ma venne assunto “alle dipendenze di imprenditore diverso e autonomo” l’imprenditore Filippo Alberto Rapisarda. Secondo la Cassazione, nel verdetto della Corte d’Appello c’è “un totale vuoto argomentativo per quanto concerne la possibile incidenza di tale allontanamento sulla permanenza del reato già commesso”. E’ questo il motivo fondamentale in base al quale la Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa inflitta a Dell’Utri dai giudici di secondo grado.
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