Caro Gilioli, ti sbagli
25 luglio 2012 in News da Paolo Cosseddu
Alessandro Gilioli non è solo il titolare di uno dei blog più seguiti, ma è anche un giornalista che sin dall’inizio ha seguito con particolare interesse il percorso di Prossima Italia. Per questo, spiace molto leggere oggi del suo pessimismo a proposito della nostra proposta di referendum.
L’analisi della situazione interna al Partito Democratico compiuta da Gilioli non è poi tanto diversa da quella che facciamo noi, anzi, che fanno molti elettori sfiduciati e persino molti militanti. Non è un mistero per nessuno, infatti, il problema del ricambio, anzi il problema dell’ossificazione di una classe dirigente ormai sclerotizzata, i cui attori si sono legati gli uni agli altri, accantonando tutte le irrisolvibili divergenze tranne una, quella di restare dove sono. E non è una novità l’incapacità ormai patologica di far prendere al partito una posizione chiara su una questione qualsiasi: la sola idea è vista con timore, e siamo ormai oltre, siamo alla negazione stessa della discussione, come si è visto in Assemblea Nazionale dieci giorni fa.
Ma qui sta la differenza, ed è sostanziale: se per Gilioli questi sono i motivi per mollare, per noi si tratta al contrario delle ragioni per cui terremo il punto, fino alla fine. Impresa disperata? Può darsi. Inutile? Vedremo, intanto però diciamo una cosa: chi oggi sostiene che il Pd vada abbandonato, o pretende di abbandonare la politica del tutto, e con essa l’appartenenza alla società umana, rifugiandosi su un atollo, ne scelga uno bello alto, perché lo scioglimento dei ghiacci che è in atto sommergerà tutto, e non risparmierà nessuna isola felice. Ma, ancora più esplicitamente, se qualcuno pensa invece di lasciare il Pd per far politica fuori da esso, in un partito o un movimento o qualsiasi altra cosa sia, deve puntare a costruire qualcosa che da zero prenda più voti del Pd stesso: che sono 7 milioni, più o meno, al momento, e 12 come potenziale ipotetico. Dovrebbe anche spiegare come si fa, però, e nel caso, auguri. Perché è da sempre, che qualcuno compie questo ragionamento, a sinistra, e finora non si registrano successi significativi.
Altrimenti, stiamo parlando della solita, proverbiale scissione dell’atomo, che da sola non troverebbe neppure l’ossigeno per respirare, ma che se proprio volesse vivere, e qui casca l’asino, alla fin fine dovrebbe comunque allearsi con il Pd. Tutta quella fatica, per tornare al punto di partenza: grazie, ma no, grazie.
Dopodiché, è facile e al momento è un argomento molto popolare, scrivere che bisogna mollare il Pd: costa poca fatica, ed è un esercizio alla portata di tutti, anche di chi è privo di fantasia. Procura di certo molti like, e molto consenso. Ma la cosa finisce lì, e di certo non contribuisce a cambiare le cose.
Così, se il Gilioli giornalista si potrebbe limitare a decidere se questa cosa dei referendum è più o meno interessante da raccontare – per noi lo è, ovviamente – dal Gilioli opinionista, blogger, e perché no, militante, ci aspetteremo uno sforzo in più, che è quello di saper discernere il grano dal loglio: chi sta sui contenuti e chi li rifugge, chi non cerca accordicchi e chi si intavola, chi lavora a zero budget e chi largheggia. Chi ci prova e chi rema contro. Chi è onesto, soprattutto libero, e merita un po’ di aiuto, se Gilioli lo ritiene, in un sistema dei media che si lamenta dell’esistente, ma poi non concede spazio a nulla di nuovo a meno che non sia particolarmente becero e urlato. Salvo poi accigliarsi perché il livello medio è così basso, ovviamente. E salvo, anche, tenersi D’Alema tutta la vita: perché è così che vanno le cose, e così come non lo auspichiamo noi ci era sembrato di capire che non lo desiderasse nemmeno Gilioli.
Ecco, questo aiuterebbe, anche se è vero che costa un po’ di sudore, e richiede un’alta resistenza alla frustrazione. Ma può valerne la pena, perché anche il mondo visto dal prorpio blog, per quanto grande e interessante, alla lunga non basta più.
Ciò detto, noi proveremo a raccogliere 30mila firme, nonostante il pessimismo di Gilioli. Per presentare cinque referendum, che abbiamo tirato fuori da 10 cose che ha messo in bella e pubblicato Pippo Civati, e che per noi sono un’eccellente proposta al Paese, non solo al Pd. Firme e quesiti li porteremo al partito, e porteremo anche un regolamento – visto che non ne è mai stato adottato uno – che, come già per le primarie dei parlamentari, faremo scrivere ai più competenti su piazza. Lo faremo in tempi non frenetici, ma ragionevolmente rapidi, in modo che, come proponiamo, si votino primarie per scegliere il premier, i parlamentari, e i referendum, nello stesso fine settimana. Come scrive Gilioli, una Commissione di Garanzia dovrà decidere se ammettere o no i quesiti, ma per la prima volta in assoluto dovrà farlo da dietro un’alta pila di moduli zeppi di nomi e cognomi. Ce lo negheranno comunque, perché come il famoso scorpione dice alla rana, è la loro natura? Come dire, a un certo punto ognuno si prende le proprie responsabilità. Politiche, si intende.
E non solo noi, ma tutti gli iscritti che avranno firmato, e tutti gli elettori che sapranno di non poter votare, beh, anche loro ne trarranno le debite conseguenze. Perché insomma, giunti a quel punto, quale sarà il residuo di agibilità politica, anzi, di democrazia del partito sedicente tale? Facciano, decidano, a loro rischio e pericolo. Dopotutto, noi stiamo percorrendo una strada che sta scritta nero su bianco nello Statuto, quello Statuto che per il Pd dovrebbe essere sacro tanto quanto lo è la Costituzione per l’Italia.
Ma su una cosa vorrei essere assolutamente chiaro, caro Alessandro, e vorrei che anche tu te ne rendessi conto. Del matrimonio civile, esteso a tutte le coppie a prescindere dal loro orientamento e composizione, non se ne parlerà più, mai più, per chissà quanto tempo. Capisci? Con buona pace delle persone che si vogliono bene, e che continueranno a vivere nell’apartheid dei diritti.
Di tassare i grandi patrimoni, per abbassare le tasse dei poveri cristi che lavorano, continuerà a parlarne ogni tanto il presidente di Confindustria, perché fa fine e non impegna, e perché siamo il Paese dei paradossi, e la cosa finirà lì.
Di stabilire per legge l’incandidabilità dei condannati con sentenza definitiva, sai che c’è? Continuerà a parlarne solo Beppe Grillo. Che non mi pare, da quello che scrivi, sia proprio nei tuoi desideri.
Di istituire uno straccio di reddito di cittadinanza, come in tutti, ma proprio tutti i Paesi civili, invece, non ne parlerà nessuno, perché ti stupirà ma non c’è quasi nessuno, al momento, che abbia questa proposta in agenda.
E dell’alleanza con l’Udc si parlerà solo per spiegare che è cosa fatta, perché bisogna fare il grande compromesso storico tra Casini e Bersani come lo fecero Aldo Moro e Berlinguer. E non so a te, ma a me e a tutti i democratici che conosco, almeno uno dei due paragoni sembra molto offensivo.
E quindi te lo chiedo esplicitamente, Alessandro, ripensaci. Sei pessimista, e lo capisco, siamo tutti pessimisti, ma il punto non è il pessimismo, il punto è trovarsi sulle cose da fare, e combattere per realizzarle. Io non ci credo, che davvero tu non voglia che per qualche mese sia possibile, tra una base sana e vogliosa di partecipare, discutere di temi così importanti. Poi finirà come finirà, nessuno di noi ha poteri divinatori, e sicuramente il lieto fine appare arduo.
Ma spaccare l’atomo e dividersi quando si pensano esattamente le stesse cose, perdonami, è incomprensibile, e fa danni molto seri.
http://www.prossimaitalia.it/news/3144/ ... ti-sbagli/