SOS ambiente-in Italia e nel mondo

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shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

per la serie:

"come ti distruggo il pianeta"

trasmettiamo:

"ora tocca all'Africa"

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La corsa al diesel verde dell'Africa
neo-colonizzazione o eco-sviluppo?


Imprese dei paesi occidentali coltivano al momento più di tre milioni di ettari di suolo africano con piante adatte a produrre biocarburanti. Un business incentivato dalle norme Ue a favore delle miscele a basso tenore di Co2, dove l'Italia è al secondo posto dopo la Gran Bretagna. Un mercato molto promettente ma anche molto contestato dalle organizzazioni umanitarie
Immaginate la Svizzera interamente ricoperta di piantagioni per alimentare auto e centrali termo-elettriche: 4 milioni di ettari. E' il totale delle terre oggi sfruttate dagli occidentali in Africa per produrre biocarburanti. E' quanto emerge dalla nostra inchiesta. A guidare la classifica sono gli inglesi, con concessioni record di 1.600.000 ettari, seguiti da italiani, tedeschi, francesi e nord-americani. I contendenti scommettono sulla previsione fatta nel 2004 dal Copernicus Institute di Amsterdam: se il mercato della bioenergia è destinato a crescere, il continente che dispone di più terre coltivabili a basso costo ne diverrà il più grande produttore mondiale. Le stime dell'Agenzia internazionale per l'energia sono promettenti: gli 807 milioni di ettari di vergine suolo africano sono quindici volte più di quanto necessario per soddisfare il fabbisogno di agro-carburanti nel prossimo ventennio.

A trascinare la domanda è soprattutto la legislazione europea. A partire dal 2011 le stazioni di servizio degli Stati membri devono gradualmente aumentare le percentuali di carburante a basso tenore di Co2: bioetanolo per la miscela di benzina e biodiesel per la miscela di gasolio. Il traguardo finale è il dieci per cento entro il 2020. Una soglia che collocherà l'Italia nella top ten europea dei paesi importatori di biocarburanti. Le nuove norme mirano a ridurre sia le emissioni di gas a effetto serra sia la dipendenza dal petrolio sostituendolo con carburanti prodotti da materie vegetali. Il problema è che l'Europa non possiede terra per coltivarne a sufficienza. Secondo l'Institute for European Environmental Policy di Londra, l'ambizioso obiettivo del dieci per cento farà triplicare le importazioni di agro-combustibili. Gli attuali rifornimenti dall'Asia e dall'America Latina non basteranno più. Ecco dunque che l'Africa diventa il nuovo Eldorado del "petrolio verde". Un petrolio estratto principalmente dalla jatropha: una pianta originaria dell'America centrale i cui semi contengono olio con cui si produce diesel ecologico.

Abbiamo mappato una novantina di progetti condotti in oltre 20 paesi africani da 55 aziende, principalmente europee.
Circa 2.8 milioni di ettari, oltre due terzi del totale, sono destinati alla coltivazione della jatropha. Pensare che quattro anni fa le proiezioni del WWF prevedevano che nel 2015 sarebbe stata raggiunta una estensione di soli 2 milioni di ettari.
Ad accelerare la proliferazione della jatropha è il fatto che il biodiesel rappresenterà in futuro il 71% delle importazioni agro-energitiche UE. Ciò è dovuto alla progressiva "dieselizzazione" dei trasporti su strada. Nel 2020 gli automobilisti italiani da soli bruceranno 972 mila tonnellate di biodiesel in piu', piazzandosi al quarto posto per crescita della domanda dopo Regno Unito, Spagna e Germania.

Diversi investitori in Africa sono già in lista per ottenere la certificazione di sostenibilità ambientale del loro olio di jatropha, secondo quanto richiesto dalla direttiva europea sulle energie rinnovabili. Certificazione alla quale il nostro paese si è adeguato solo lo scorso gennaio. Nove dei dieci investitori italiani da noi individuati scommettono sulla jatropha, eccezion fatta per l'ENI che mira a produrre olio di palma, anch'esso destinato al biodiesel. I concorrenti stranieri hanno già preso di mira in nostro bisognoso paese. "Pensiamo di esportare in Italia, Germania e Norvegia, dove gli acquirenti offrono prezzi più elevati che nel Regno Unito ", afferma Clive Coker, A. D. della società inglese Jatropha Africa.


Il totale in ettari da noi calcolato è semplicemente la punta dell'iceberg. Non tiene infatti conto dei progetti locali e delle vaste concessioni ottenute dalla Cina, assetata di energia rinnovabile per sostenere la sua rapida crescita economica. Alla Repubblica Popolare si aggiungono, inoltre, i colossi agro-energetici brasiliani e malesi: tutti in pole position in Africa e pronti a esportare nel Vecchio continente non appena l'aumento del prezzo del petrolio e l'abolizione dei dazi Ue sui prodotti agricoli locali renderà gli agro-combustibili altamente competitivi.

Ad abbattere le barriere doganali sono anche gli Stati Uniti che impongono un obbligo di miscelazione del 15 per cento entro il 2017 e sono presenti in Africa con diverse società e progetti finanziati da Usaid, l'agenzia di cooperazione americana.


L'espansione straniera è incoraggiata da gran parte dei governi africani.

Sono già dodici quelli che hanno firmato la carta della cosiddetta "Green Opec".
L'Iniziativa promuove la produzione e l'uso locale dei biocarburanti per ridurre le costose importazioni di petrolio.

L'obiettivo è generare grossi risparmi da reinvestire nel rafforzamento dell'agricoltura e dell'autosufficienza alimentare.
Ottimo ragionamento, in teoria.
L'assenza di efficaci politiche pubbliche rischia però di vanificarlo nella pratica.


"Nel nostro Paese non ci sono piani per costruire raffinerie per trasformare olio vegetale in biodiesel, né obblighi per gli investitori stranieri di riservare parte della produzione al mercato interno", commenta Jamidu Katima, professore di ingegneria chimica presso la University of Dar es Salaam in Tanzania.
Un caso tra tanti che dimostrano come la spinta all'export degli investitori e gli obiettivi di sviluppo locale si trovino in rotta di collisione.
Di questo passo l'Africa finirebbe per regalare all'Occidente terre e biocarburanti in cambio di misere royalties intascate da corrotti governanti locali.

E perderebbe così l'opportunità di sfamare i suoi oltre 200 milioni di malnutriti.



Secondo un rapporto pubblicato l'anno scorso dalla rete internazionale International Land Coalition, il 66% delle acquisizioni terriere in Africa è finalizzato alla produzione di biocarburanti contro solo il 15% destinato alla produzione di cibo. La superficie complessivamente occupata dalle agro-colture sfiorerebbe i 19 milioni di ettari, secondo lo stesso documento. La sostituzione di colture alimentari con quelle energetiche su scala mondiale ha contribuito alla drastica impennata dei prezzi delle derrate durante le carestie del 2008. Quanto è bastato per esporre l'agro-energia al fuoco incrociato delle organizzazioni umanitarie.


Gli investitori giurano che la jatropha è la risposta alle critiche della società civile.
Cresce facilmente nelle zone aride del pianeta, inadatte all'agricoltura.


Un quarto di questi terreni sotto-utilizzati si trova in Africa dove la coltura intensiva di jatropha sarebbe quindi possibile senza affamare i poveri.
Tuttavia studi della Fao, esperti ed esperienze sul campo dimostrano che la jatropha è meno prodigiosa di quanto proclamato.
Richiede più acqua del previsto per sostenere grosse produzioni commerciali votate all'export.
Produzioni che spesso prendono il posto di foreste, rendendosi insostenibili dal punto di vista ambientale.



Per salvare la reputazione e contenere i rischi economici, molti investitori puntano su progetti locali in attesa di tempi migliori per l'export.
"A seguito della crisi finanziaria, la maggior parte delle grandi monocolture di jatropha ha perso appetibilità e sponsor. L'Ue dovrebbe approfittarne per finanziare maggiormente progetti su scala ridotta nell'ambito del suo programma di sostegno energetico per l'Africa", afferma Meghan Sapp, segretario generale di Partners for Euro-African Green Energy con sede a Bruxelles.
"Le piantagioni commerciali estensive privano le comunità rurali delle loro terre",
spiega Lorenzo Cotula, ricercatore presso l'International Institute for the Environment and Development di Londra,
"invece, la produzione e la vendita autogestita può offrire energia a costi inferiori, nuove opportunità d'impiego e fonti di reddito supplementari agli abitanti delle aree svantaggiate".
Nora McKeon, coordinatrice dell'Ong italiana Terra Nuova e dell'iniziativa EuropAfrica, tiene però a precisare:
"E' essenziale che anche i piccoli progetti comunitari siano promossi e controllati dai beneficiari locali e non da circuiti commerciali internazionali che inducono asservimento economico.

http://inchieste.repubblica.it/it/repub ... 0257116%2F
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

Belpaese addio:
analisi e proposte per fermare il consumo del suolo.


Nella Road Map ‘Anti-cemento’ di WWF e FAI:
limiti alla edificazione nei piani paesaggistici e moratoria delle nuove costruzioni, lotta all’abusivismo, l’uso della leva fiscale, fasce di rispetto per tutelare le coste e i fiumi.

Un’Italia erosa dalle lobby del cemento e del mattone che fagocitano per sempre,
al ritmo di 75 ettari al giorno,
tesori naturalistici e paesaggistici, terreni agricoli e spazi di aggregazione sociale che non saranno più restituiti all’ambiente e alla collettività:
è la fotografia di un processo irreversibile e in crescita, quello della perdita di territorio, che FAI e WWF tracciano nel Dossier sul consumo del suolo “Terra Rubata – Viaggio nell’Italia che scompare” .

Secondo il Dossier, nei prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari,
pari ad una conversione urbana di 75 ettari al giorno,
raffigurabile come un quadrato di 6400 kmq.
La stima, emerge da un’indagine condotta su 11 regioni italiane,
corrispondenti al 44% della superficie totale,
secondo cui l’area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata,
secondo i dati ufficiali,
di 3,5 volte ed è aumentata, dagli anni ’50 ai primi anni del 2000, di quasi 600mila ettari
- oltre 33 ettari al giorno e 366,65 mq a persona con valori medi oltre il 300% e picchi di incremento fino al 1100% in alcune regioni –
equivalenti all’intera regione del Friuli Venezia Giulia,
come risulta da un progetto di ricerca promosso dall’Università degli Studi dell’Aquila in collaborazione con il WWF Italia, l’Università Bocconi, l’Osservatorio per la Biodiversità, il Paesaggio Rurale e il Progetto sostenibile della Regione Umbria.

Segue al link:
https://www.wwf.it/client/ricerca.aspx? ... &content=1

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questo articolo è molto allarmante,
se poi considerate che il pianeta viene da un’evoluzione di 6 miliardi di anni e pensate a come l’abbiamo ridotto negli ultimi 100 anni…il pensiero diventa terrificante.
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

DIECI DOMANDE E RISPOSTE SUL NUCLEARE
1.E’ vero che il nucleare offre un contributo energetico insostituibile?
Risposta >>
2.E’ vero che il nucleare è in forte espansione in tutto il mondo?
Risposta >>
3.E’ vero che col nucleare l’Italia migliorerà la propria sicurezza energetica e ridurrà la propria dipendenza dal petrolio?
Risposta >>
4.E’ vero che l’Italia è costretta a importare a caro prezzo l’energia nucleare dalla Francia?
Risposta >>
5.E’ vero che il nucleare è economico e permetterà di ridurre le bollette dell’energia elettrica?
Risposta >>
6.E’ vero che in Italia l’energia elettrica costa di più che negli altri paesi europei perché noi non abbiamo impianti nucleari?
Risposta >>
7.E’ vero che l’uranio è una risorsa molto abbondante in natura?
Risposta >>
8.E’ vero che la gestione delle scorie costituisce un problema ormai risolto?
Risposta >>
9.E’ vero che l’energia nucleare non provoca emissioni di gas serra e rappresenta quindi una solazione per contrastare i cambiamenti climatici?
Risposta >>
10.E’vero che le nuove centrali sono sicure?
Risposta >>


le risposte al link:
http://www.wwf.it/client/render.aspx?co ... &root=5810

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si consiglia la lettura...anche solo per capire cosa abbiamo evitato con quel referendum...
iospero
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da iospero »

Per tornare alla cementificazione del nostro Paese diciamo anche che :

- nel Belpaese sarebbero 500mila le abitazioni locate senza regolare contratto.

- Sono 120mila gli immobili del nostro Paese VUOTI , a disposizione a prezzi alti.

Inoltre dal ivolume "Gli Immobili in Italia." Distribuzione del patrimonio e dei redditi dei proprietari, rapporto elaborato dal dipartimento delle Finanze e dall’agenzia del Territorio :

- In Italia ci sono 132 case ogni 100 famiglie. Di queste 74 sono destinate ad abitazioni principali. Al sud il numero aumenta e arriva a 142. a significare che molte abitazioni sono destinate ad altro uso, soprattutto turistico.

- Quanti sono i proprietari in Italia? Considerando le abitazioni principali il 74% sono di proprietà. Ciò vuol dire che 74 famiglie italiane su 100 possiedono la casa in cui vivono.

- Che età hanno i proprietari? Pochi i giovani, soltanto 1 milione, compresi tra i 20 e i 30 anni. La principale fascia d’etá ha più di 51 anni, con 13 milioni di immobili posseduti.

- Chi sono i proprietari? La distribuzione della ricchezza immobiliare mostra una notevole concentrazione: quasi un quarto della proprietà immobiliare è detenuta dai contribuenti più ricchi, ossia il 10% deil totale. Significa che ogni cento case ce ne sono 25 di proprietà dei più abbienti.

- La grandezza media di una casa è di 62mq. 52mq se si vive in città, 80mq nei centri minori.

- Le case date in affitto sono il 10% del totale. Una cifra molto bassa, a cui bisogna però aggiungere il mercato nero delle case senza contratto. Facile fare i conti: risultano date in affitto 2,8 milioni di case, mentre 4,3 milioni di famiglie dichiarano di vivere in affitto. Considerando che 1 milione di famiglie vivono in case popolari, mancano all’appello 500mila case, evidentemente affittate in nero. Senza contare tutte le case in nero a studenti, che risultano residenti a casa dei genitori.

- Il prezzo medio di una casa è di 182mila euro. Al mq il prezzo medio è 1.597, con l’indice più alto in Liguria (2.750 euro al mq)

- Al 2008 la ricchezza immobiliare in Italia ammonta, per il solo settore residenziale, a circa 6.244 miliardi di euro: un valore pari a 4 volte il pil nazionale.
Amadeus

Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da Amadeus »

Non so se avete seguito ieri sera presadiretta speciale su fukushima ....

è stato interessantissimo soprattutto l'intervento del prof Armaroli :

http://www.agoravox.it/Presadiretta-da- ... a-all.html

Presadiretta ha sfatato un primo luogo comune: la nostra dipendenza dal nucleare è, rispetto alle altre energie, molto bassa. Inoltre, secondo gli studi del professor Armaroli del CNR di Bologna, con le energie rinnovabili possiamo farcela a coprire tutto il fabbisogno. Basterebbe, se volessimo sostenere il 100% dell'energia col fotovoltaico “pannellare” tutta la provincia di Piacenza (e non tutta la pianura Padana, come si sente dire). Il che, tradotto in termini pratici, significa che si iniziassero a sfruttare i tetti delle aree industriali, anche quelle dismesse e che oggi magari vengono riqualificate a colpi di tangenti per fare alberghi e centri commerciali, saremmo già a buon punto È quello che hanno fatto a Castelgugliemo, a Rovigo. A Casalecchio di Reno, il comune mette in affitto i pannelli solari, inventandosi una “comunità solare”, per cui un cittadino può affittarsi il pannello e questi soldi finiscono in un fondo usato per comprare altri pannelli.

se il governo mettesse mano al piano energetico nazionale e tenesse conto di questi studi, si potrebbe veramente "svoltare". il nucleare lasciamolo a putin.
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

La rivista L'”International Journal of Cancer”

ha pubblicato nel suo numero del primo gennaio 2012 studio scientifico che dimostra
una correlazione molto chiara tra la frequenza di leucemia acuta infantile e la vicinanza alle centrali nucleari
[1].

Lo studio epidemiologico rigoroso,
condotto da un team I.N.S.E.R.M. [2], il I.R.S.N. [3] e il Registro Nazionale delle malattie ematologiche di bambini in Villejuif,
per il periodo 2002-2007 mostra che la frequenza d’insorgenza di leucemia infantile (bambini da 0 a 14)
aumenta in modo significativo entro 5 km dalle centrali nucleari francesi -
fino a 2,2 volte superiore tra i bambini sotto i 5 anni.

Questo studio conferma l’altro studio effettuato in Germania,
e condotto dal Cancer Registry a Magonza nel 2008 [4], che ha portato a conclusioni simili.

Per anni, il gruppo la "Corrente senza nucleare" ha visto l’I.R.S.N. lavorare allo smantellamento di tutti gli studi epidemiologici che mostravano un impatto degli impianti nucleari sulla salute:

- smantellamento dello studio di Jean-Francois Viel (1995) che mostra un eccesso di tumori e leucemia infantile intorno a La Hague [5],

- smantellamento dello studio che dimostra l'eccesso di leucemia infantile intorno alla centrale tedesca [6].

Il gruppo "Corrente senza nucleare" si congratula con il I.R.S.N. per la partecipazione a questo studio epidemiologico.

Anche in situazioni non accidentali,
l'evidenza è ancora che la tecnologia nucleare non fa parte di un mondo civilizzato
.


http://groupes.sortirdunucleaire.org/Ce ... -leucemies

Notes

[1] http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1 ... 5/abstract

[2] Institut national de la santé et de la recherche médicale

[3] Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire

[4] Étude épidémiologique sur les cancers infantiles dans le voisinage des centrales nucléaires, éditée par l’Agence de Protection contre les Radiations et le Registre des Cancers infantiles de Mayence.

[5] http://www.irsn.fr/FR/Actualites_presse ... entin.aspx

[6] Rapport IRSN sur les leucémies infantiles autour des sites nucléaires Mai 2008
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

Cemento spa

Malavita, illegalità, corruzione non sono una prerogativa solo del sud del Paese.
Allarmanti i dati nel nord Italia.
Leggi il nostro dossier.
Da tutta Italia in 100mila a Genova contro le mafie.
Sono oltre 100.000 i manifestanti che sabato 17 marzo hanno sfilato per le vie del centro di Genova per la 17/a Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie.

Oltre 900 nomi di vittime delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perchè, con rigore e coerenza, hanno compiuto il loro dovere.

In occasione della manifestazione abbiamo presentato il dossier "Cemento Spa", con tutte le storie di infiltrazione ecomafiosa e illegalità nel ciclo del cemento nelle regioni del nord Italia.

http://www.legambiente.it/contenuti/art ... emento-spa

leggi il dossier Cemento spa:
http://issuu.com/legambienteonlus/docs/ ... emento_spa
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

Critici i livelli di PM10

Nei primi due mesi del 2012 sono già 27 i capoluoghi che hanno superato i limiti di legge per il PM10. La salute dei cittadini a serio rischio.

La qualità dell’aria in Italia non accenna a migliorare.

Ossidi di azoto, ozono troposferico, ma soprattutto PM10 continuano a soffocare le nostre città rendendo l’aria irrespirabile.

A soli due mesi dall’inizio del 2012,
sono 27 i capoluoghi della nostra Penisola che hanno già esaurito i 35 superamenti annuali del limite medio giornaliero di emissioni (50 µg/m3) per la protezione della salute umana previsti della normativa vigente (Dm 60/2002; Dlgs. 155/2010).

A guidare l’infausta classifica troviamo Parma,
Cremona e Vicenza con rispettivamente 52, 47 e 46 giorni di “malaria”.


Seguono a ruota Alessandria, Brescia, Verona e Vercelli:

una nuvola di smog sembra avvolgere il nord del Paese,
ma anche il Centro-Sud rientra nell’elenco delle città più inquinate con Frosinone e Benevento, dove sono stati rilevati rispettivamente 44 e 38 sforamenti dei valori limite.

PM10 –Città che hanno esaurito i 35 giorni di superamenti del limite medio giornaliero di protezione della salute umana (50 µg/m3) previsti dalla normativa nei primi due mesi del 2012 (dato aggiornato al 29 febbraio 2012).
È stata presa come riferimento la centralina peggiore.



Al link la tabella delle città più inquinate:
http://www.legambiente.it/contenuti/art ... li-di-pm10
mariok

Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da mariok »

AMBIENTE & VELENI | di Vincenzo Iurillo | 27 marzo 2012

Terzigno, così si vive (e si muore) vicino alla discarica di Cava Ranieri

Intere famiglie sterminate dallo stesso cancro. Morti premature e malattie rare. Leucemie fulminanti. Casi di meloblastoma, sarcoma, tumore alla pelle ed al colon: tre volontarie hanno creato un aggiornatissimo registro delle vittime. Obiettivo è stimolare un'indagine epidemiologica consegnando il dossier all'Asl, che non lo vuole: ha già il suo, compilato nel 2009

La signora Rosa, la signora Anna Rachele e la signora Anna Pina per mesi hanno battuto il territorio di Terzigno (Napoli) palmo a palmo. Sono entrate nei condomini, hanno bussato alle porte degli appartamenti, hanno parlato con le persone malate e con i loro familiari, vincendo resistenze, pudori, dolori e lacrime. E in quaderni a quadretti comprati al discount hanno scritto le storie che hanno ascoltato. Storie da far accapponare da pelle.

Intere famiglie sterminate dal cancro. Morti premature e malattie rare. Marito e moglie colpiti dallo stesso tumore. Leucemie fulminanti. Casi di meloblastoma, sarcoma, cancro alla pelle ed al colon. Una bambina piccolissima alla quale hanno dovuto asportare le ovaie. Una ragazza di 16 anni con un serio problema alla mammella. Un caso, raro, di tumore alla lingua. Un altro, ancora più raro, di tumore al pene. E una strana e sospetta statistica: un numero impressionante di malattie tumorali, circa l’80 per cento delle 120 registrate dalle signore, concentrate in via Guastaferri, via Carlo Alberto, via Martiri d’Ungheria, via Cavour, via Leonardo da Vinci. Ovvero tra strade e traverse che hanno in comune una sola cosa: sono tutte molto vicine in linea d’aria a Cava Ranieri, un ex sito di stoccaggio rifiuti che il tempo e il degrado hanno trasformato in un laghetto di percolato puzzolente. In un caseggiato si è raggiunto un drammatico en plein: cinque appartamenti, ognuno con il suo caso di cancro. Potrebbe anche essere una coincidenza, ma vallo a spiegare a chi ci abita.

Sono volontarie le signore Rosa, Anna Rachele e Anna Pina. Non cercano pubblicità, non vogliono riconoscimenti, non ci guadagnano un euro. Hanno svolto un lavoro immenso: i circa 120 casi di tumore da loro raccolti nei block notes (ma sarebbero di più, diversi hanno preferito chiudersi in un comprensibile riserbo) sono ora trasfusi in una sfilza di schede, tutte chiuse in un faldone conservato nello studio di due agguerrite legali ambientaliste, Maria Rosaria Esposito e Mariella Stanziano, che con questa documentazione si battono per aggiornare il registro tumori dell’Asl locale e per ottenere uno studio epidemiologico su Terzigno, premessa indispensabile per provare ad avere bonifiche e tutele ambientali.

In ogni scheda, i dati anagrafici dell’ammalato, il congiunto che si assume la delega dell’accesso degli atti dell’Asl, il tetro codice numerico corrispondente al tipo di tumore sofferto: 231.8 è leucemia, 202.2 è linfoma non hodgkin, e via andando. Chi scrive ha visto i nomi e cognomi e i dettagli delle patologie, che omettiamo per ovvie ragioni di privacy. Sono schede studiate per essere trasmesse alle Asl attraverso i medici di base, solo che qualcosa si è inceppato: le Asl non le vogliono, hanno i loro registri, aggiornati però al 2009. E mal funzionanti: qualcosa sfugge sempre, molte malattie sfuggono alle statistiche ‘ufficiali’, secondo i comitati ambientalisti germinati come funghi in un luogo dove il governo Berlusconi voleva aprire la discarica più grande d’Europa, Cava Vitiello, e ci volle una sommossa di popolo per impedirlo.

Sullo sfondo, una guerra silenziosa, che non conquista le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg come quella furibonda di un paio di autunni or sono a colpi di molotov e scontri con la polizia per bloccare la maxi discarica nel Parco del Vesuvio. Ma sempre di rifiuti e veleni si tratta. E’ la guerra dei residenti contro un nemico subdolo e sleale, figlio di scellerate politiche ambientali: il cancro. Che si manifesta con numeri e vicende impressionanti nei pressi di Cava Ranieri, l’incubo del luogo. Cava Ranieri era una vecchia cava che nel 2002 fu riattata a sito provvisorio di stoccaggio della spazzatura. Ma siccome in questo paese non c’è nulla di più definitivo del provvisorio, tra emergenze e ritardi la monnezza è rimasta lì, i teloni di protezione si sono strappati e la spazzatura è fermentata, tramutandosi in un liquido fetido, al quale si abbeverano i cani randagi.

“Abbiamo svolto questo lavoro di raccolta dati – spiega l’avvocato Esposito – perché volevamo fornire un supporto documentale alle nostre ragioni contro l’apertura dello sversatoio di Cava Sari, avvenuta nel 2007, e a maggior ragione quando ci ipotizzarono l’apertura anche di Cava Vitiello. Volevamo dimostrare che non si potevano ipotizzare nuove e continue discariche su un territorio che già aveva già dovuto ingoiare veleni di ogni tipo e pagare un prezzo ambientale e umano notevole: qui in passato sono esistiti numerosi sversatoi. Eppoi la storia di Cava Ranieri, dove ci sarebbero due antiche ville romane, seppellite nella spazzatura…”.

A Terzigno intanto Cava Sari è ancora attiva e riceve monnezza trattata. Ci sversano per ora solo i quattro comuni che ci si affacciano: Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase. Tra innumerevoli giochi di prestigio sui numeri della capienza residua, che si riduce e si amplia come il soffietto di una fisarmonica, avrebbe dovuto chiudere nel 2011 e invece è ancora aperta, e forse resterà aperta un altro anno, dipende dalle scelte che faranno l’assessorato regionale all’Ambiente, i sindaci (che nei comunicati implorano la chiusura immediata), le amministrazioni degli altri comuni alle falde del Vesuvio. Qui dove i rifiuti continuano a essere una costante della quotidianità della gente. E i tumori, purtroppo, pure.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03 ... ri/200396/
shiloh
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Re: SOS ambiente-in Italia e nel mondo

Messaggio da shiloh »

:twisted:
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