IL LEADER CONVINCE I BIG: SENNÒ VA A SBATTERE TUTTO IL PARTITO
Pd, Bersani strappa un equilibrio (fragile) «Ragazzi, niente scontri»
Scambio di sms con Renzi: gara ad armi pari.
Oggi l'assemblea per stabilire le regole delle primarie
ROMA - Ci sono voluti tutta la pazienza e il pragmatismo di Pier Luigi Bersani per arrivare a un compromesso. Che potrebbe sempre saltare se oggi Rosy Bindi, che presiede l'assemblea nazionale del Pd, tenterà di boicottarlo.
Per il resto sono tutti - o quasi - d'accordo. Anche Beppe Fioroni, avendo strappato quello che voleva, non cercherà di rovinare la «festa». La battuta che circola da ieri a Largo del Nazareno è questa: «Il segretario ha messo il guinzaglio ai suoi cani da guardia». Un modo per spiegare che gli ultrà sono stati fatti fuori perché questa partita il leader la vuole giocare ad armi pari con Matteo Renzi (con cui ieri c'è stato uno scambio di messaggi). Ma soprattutto Bersani non vuole «la divisione del partito»: «Non intendo andare allo scontro, che nuocerebbe solo al Pd e al centrosinistra», è la parola d'ordine del segretario. Perciò «evitiamo strappi ed estremismi da tutte le parti». E su questo punto Renzi concorda: «Non voglio passare per quello che fa esplodere il centrosinistra perché non è così».
Ma oltre al pragmatismo e alla pazienza in questo partito perennemente sull'orlo di una crisi di nervi ci vuole anche un tocco di furbizia. Quello non guasta mai. E Bersani lo ha utilizzato per evitare di farsi soffocare dai capicorrente che ancora mal digeriscono le primarie perché, pur sostenendo il segretario, lo vorrebbero a sovranità (da loro) limitata. Il che significa che l'assemblea di oggi formalmente darà ragione a Bindi, perché «le regole stabilite per le primarie non muteranno», come ha chiesto la presidente del partito, ma in sostanza sancirà il fatto che il Pd si apre alla trattativa. Come dimostrano il comma B e il comma C del documento numero uno dell'assemblea. Quello in cui l'assemblea nazionale dà mandato al segretario per trattare le regole delle primarie e i termini dell'alleanza politica con le altre forze del centrosinistra.
Si legge dunque al comma B: «Qualora nessun candidato raggiunga il 50 per cento più uno dei voti validamente espressi è previsto un turno di ballottaggio tra i primi due candidati». Si legge invece al comma C: «La partecipazione alle primarie è aperta a tutte le elettrici e gli elettori che dichiarano di riconoscersi nel Manifesto politico dell'alleanza e si impegnano a sostenere l'alleanza alle elezioni politiche del 2013, sottoscrivendo un appello pubblico per il successo dell'alleanza stessa e iscrivendosi all'albo delle sue elettrici ed elettori. L'iscrizione all'albo potrà avvenire dal ventunesimo giorno precedente la data delle primarie fino al giorno del voto». Tradotto dal politichese burocratico all'italiano in quel testo non sono menzionati i due punti della discordia con Renzi: ossia il ballottaggio chiuso a chi non ha votato al primo turno e l'obbligo di recarsi in un ufficio elettorale ad hoc per ottenere la tessera che dà diritto al voto.
Perciò, nonostante le smentite di rito, la trattativa è aperta. Ma Bersani non la chiuderà oggi. E, soprattutto, non la chiuderà formalmente con Renzi (sarebbe concedergli troppo). Bensì con gli alleati della coalizione che verrà. Tra i quali il più importante è
Nichi Vendola. Il quale, guarda caso, proprio come il sindaco di Firenze, è contrario al doppio turno blindato e all'idea che gli elettori delle primarie debbano registrarsi in un posto diverso dal gazebo, cioè in quel fantomatico ufficio elettorale di cui parlava la bozza del responsabile organizzativo del partito Nico Stumpo.
Insomma, per farla breve, le regole oggetto della contesa cadranno al tavolo della coalizione. Sempre che Bindi o altri non facciano saltare l'accordo (e il Pd) oggi. Bersani, però, è convinto: «Ragazzi, attenti a non andare a sbattere, perché poi così va a sbattere tutto il Partito democratico». Per dirla con Walter Veltroni, autore della mediazione tra il segretario e Renzi, «dividersi sulle regole sarebbe grave». Ci sarà qualcuno, all'assemblea nazionale, che vorrà prendersi questa responsabilità?
Maria Teresa Meli
6 ottobre 2012 | 10:00
http://www.corriere.it/politica/12_otto ... 16b3.shtml